EMERGENZE PLANETARIE E GAS SERRA

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COMITATO PER L'AMBIENTE E IL RISPARMIO ENERGETICO DI BRESCIA



ROMA - Mancano dieci anni al punto di non ritorno. I gas serra che escono da milioni di camini e milioni di tubi discappamento continuano ad accumularsi incielo a un ritmo sempre più veloce. Se nessuno li fermerà, nel 2015 si sarà raggiunta una concentrazione di anidride carbonica in atmosfera tale da provocare un cambiamento climatico disastroso.
E' questa la previsione firmata da tre autorevoli enti di ricerca: uno Britannico (Institute for Public Policy
Research), uno americano (Centre for American Progress) e uno austrliano (The Australia Institute).
Il nuovo studio sichiama «Meeting the Climate Challenge». Gli scienziati danno anche suggerimenti operativi, considerando per esempio che il numero di auto in Cina è attualmente di 8 per 100 abitanti, ma nei prossimi anni arriverà ad avvicinarsi alla media europera 60 macchine per 100 abitanti; nel settore agricolo bisognerebbe spostare gli incentivi in modo da favorire la produzione di biocarburanti; in campo energetico il G8 dovrebbe impeganrsi a produrre entro il 2025 almeno il 25% dell'elettricità usando fonti rinnovabili e a raddoppiare entro il 2010 gli investimenti per l'efficienza energetica; per dopo il 2012, la seconda fase del protocollo di Kyoto, si tratta di rendere operativo l'accordo per allargare il numero dei paesi coinvolti nel taglio delle emissioni serra. Senza queste azioni non si riuscirà a mantenere l'aumento di temperatura al di sotto dei 2 gradi. Dunque, secondo «Meeting the Climate Challenge», il dibattito non riguarda più se cisarà un cambiamento climatico ma quanto questo cambiamento muterà la nostra vita. Un aumento di temperatura che non superi i 2 gradi nell'arco di un secolo viene considerato affrontabile: i paesi industrializzati sono in grado di mettere in campo le risorse necessarie all'adattamento ed è ipotizzabile un piano di aiuti per i paesi meno attrezzati. Ma se si superano i 2 gradi lo sconvolgimento degli ecosistemi, la crescita della desertificazione, l'aumento di fenomeni estremi come uragani e alluvioni provocherebbe una continua sindrome tsunami. Lo spartiacque tra queste due ipotesi, affermano i tre istituti di ricerca, è quota 400 parti per millione. Quando l'anidride carbonica (che oggi ha una concentrazione di 379 parti per millione e cresce al ritmo di 2 parti per millione l'anno) avrà raggiunto quel livello sarà troppo tardi per tornare indietro. "Gli ecosistemi, dagli oceani alle foreste, sono in grado di assorbire circa 3 miliardi di tonnellate di carbonio l'anno." spiega Vincenzo Ferrara, l'esperto di clima dell'Enea. "Nel 1850 ne producevano 150 milioni di tonnellate. Oggi siamo a 6,7 miliardi di tonnellate e l'aumento è continuo. Calcolando che l'anidride carbonica resta in atmosfera per un periodo medio di 70-100 anni, risulta evidente che il momento giusto per tirare il freno di emergenza era ieri.

L'anidride carbonica è uno dei gas maggiormente responsabili dell'effetto serra. Esce dai camini delle industrie, dalle centrali elettriche, dagli scappamenti delle auto. Secondo vari studi negli ultimi 800 mila anni non c'è mai stata tanta anidride carbonica come oggi.

Cambiamenti climatici ipotizzabili.

Ghiacciai. Il tasso di diminuzione della superficie dei ghiacci è pari all'8 per cento annuo. Secondo diversi studi a questo ritmo il ghiaccio potrebbe scomparire entro il 2060. Nel 2005 l'estensione dei ghiacci ha raggiunto il minimo dal 1978. Meno 20 per cento. Entro il 2020-2050 si potrà andare in barca a vela nel Polo Nord. Qui migreranno per sopravvivere 200 milioni di persone.

Alluvioni. Le piogge saranno più brevi, concentrate e violente. Il terreno sempre più privo di vegetazione non sarà più in grado di trattenerle.

Mari. E' prevista una crescita del livello del Mediterraneo fino a un massimo di 88 centimetri entro la fine del secolo. Sono a rischio di invasione le coste basse, soprattutto quelle dell'Adriatico e di parte della Toscana e del Lazio. Secondo uno studio Usa negli ultimi 150 anni il livello dei mari sta crescendo ad un ritmo doppio rispetto al passato: 2 millimetri l'anno. Dal 1980 ad oggi il 20% della totalità delle barriere coralline ha subito un degrado e il 20% è andato distrutto. EMERGENZE IDRICHE

Desertificazione. Lo sconvolgimento del ciclo delle piogge e l'agricoltura iperchimicizzata aumentano la percentuale delle aree inaridite. Il 27 per cento del territorio italiano è a rischio. Oggi sono 2 miliardi gli esseri umani che vivono nelle zone aride della terra; 1 miliardo non ha accesso a un miglior rifornimento idrico; circa due soffrono di penuria idrica.

Fertilizzanti. Dal 1985 è stata utilizzata più della metà di tutti ifertilizzanti a base di azoto prodotti nella storia dell'agricoltura (creati nel 1913). Dal 1960 al 1990 è quasi triplicato l'utilizzo di fertilizzanti a base di fosforo.


Le foreste. Ogni anno le foreste del mondo si riducono di 13 milioni di ettari (pari alla superfice della Grecia). In Amazzonia, dove oggi si concentra un quinto dell'acqua dolce che scorre in tutti i fiumi del mondo, entro il 2020-2050 ci sarà il deserto. Dal 1980 a oggi si è perso circa il 35% delle foreste di mangrovie.

Africa. Il consumo di acqua nel continente africano si è moltiplicato per 6 volte dal 1900 ad oggi. la situazione è destinata a peggiorare con la'vanzare del deserto nell'Africa del Centro Nord. Ultima stima globale dei profughi
ambientali risale al 1995 e parla di 25 milioni di persone. L'Africa dei deserti ha fatto emigrare 10 milioni di africani negli ultimi 20 anni

La Corrente del Golfo. Trasporta 27 mila volte più calore di quello prodotto artificialmente in Gran Bretagna e potrebbe arrestarsi, in questo caso la temperatura del Regno Unito scenderebbe di circa 8 gradi.

Stagioni. Accentuazione dei fenomeni estremi: picchi di freddo eccezionale e lunghe estati torride.

La temperatura. Secondo diversi studi la temperatura del globo degli ultimi 25 anni è la più calda da almeno 400 anni. In Europa è aumentata di 0,95 gradi.

Esseri Umani. Secondo l'Oms il riscaldamento globale provocherà in media 150 mila morti e 5 milioni di casi di malattie ogni anno. Oggi circa un miliardo di persone soffrono di denutrizione, 2 miliardi di carenza d'acqua e 3 miliardi non hanno accesso alla sanità.

Gli animali. Si calcola che 12 mila specie (il 25% degli animali) fra le 40 mila censite siano a rischio di estinzione. Nel prossimo secolo il 25% dei mammiferi, il 32% degli anfibi e il 12% degli uccelli probabilmente spariranno.


ARTICOLI  E  DOSSIER  SULLE NANOPOLVERI   IL CASO BRESCIA


CERCHIAMO DI SALVARE LA TERRA ORA O DOMANI SARA' TROPPO TARDI

Intorno all'anno 2025 al Polo Nord farà così caldo che si potrà andare in barca a vela, la foresta dell' Amazzoni sarà diventata un deserto, la Siberia sarà l'immondezzaio del mondo e la peste bubbonica tornerà a infuriare sull'Europa.
Non tutti prendono sul serio le previsioni di James Lovelock, uno scienziato inglese già famoso per le scoperte sui danni subiti dalla barriera dell'ozono e per altre invenzioni: colleghi altrettanto autorevoli dicono che le sue sono esagerate profezie apocalittiche. Eppure l'ultimo best seller appena pubblicato da Lovelock, a cui il Wall Street Iournal di ieri dedicava una pagina intera, The revenge of Gaia: earth's climate crisis and the fate of humanity (La vendetta di Gaia: la crisi del clima della terra e il destino dell'umanità), giunge a conclusioni assai simili a quelle annunciate in questi giorni a Norwich, nel Regno Unito, dalla British Association of Scientists in occasione dell'annuale Festival della Scienza. Cioè che il cambiamento climatico della terra; il surriscaldamento comunemente chiamato «effetto serra», raggiungerà un punto irreversibile entro vent'anni, e che a noi terrestri restano solamente una decina d'anni
per adottare drastiche misure in grado di invertire la tendenza, prima che sia troppo tardi.
In un rapporto presentato al congresso, per esempio, gli studiosi del British Antartic Survey dell'università di Cambridge hanno scandagliato gli strati più profondi della calotta glaciale alla ricerca di bolle d'aria che potessero fornire informazioni sulla trasformazione dell'atmosfera. Dalle loro analisi hanno scoperto che i livelli di anidride carbonica e di metano nell'atmosfera non sono mai stati così alti da 800 mila anni, e che crescono ad una velocità senza precedenti.
L'opinione dominante, perlomeno al festival della Scienza, è che siamo perciò giunti alla vigilia di catastrofici cambiamenti climatici. Come avverte, nel suo libro il Professor Lovelock: "Entro un decennio o due, la Terra sarà più calda di quanto non lo sia mai stata negli ultimi 5 milioni di anni, all'epoca in cui nell'oceano Atlantico nuotavano i coccodrilli. Duecento milioni di persone migreranno a nord, più vicino al Polo Nord per sopravvivere. E anche se adottassimo da subito iniziative straordinarie per frenare questo mutamento, al mondo saranno necessari mille anni per riprendersi".
Per di più, ammonisce un altro studioso al convegno di Norwich, è improbabile che l'uomo adotti misure "straordinarie" in risposta all'effetto serra, alemno fino a quando non accadrà qualche catastrofe degna di un film di fantascienza, tipo l'allagamento e il congelamento di una megalopoli come New York in The Day After Tommorrow, dice il Professor Peter Smith dell'Università di Nottingham: "L'apatia dei governi cambierà soltanto in presenza di un grande evento, come sarebbe l'alluvione del Tamigi e l'inondazione di Londra, che potrebbe accadere in qualsiasi momento provocando 300 miliardi di euro di danni. Solo allora i politici si muoverebbero, ed è una doppia tragedia dover aspettare una catastrofe per salvarci da quella che già incombe su di noi". (Si ricordi a tal proposito l'uragano che devastò New Orleans)


LONDRA - AI Polo Sud è in arrivo un bastimento carico di turisti. O meglio sovraccarico: ne trasporterà ben 3800 per volta. Con le sue 109 mila tonnellate, il transatlantico Golden Princess sarà dieci volte più grande di qualsiasi nave che abbia mai attraversato il Circolo Polare Antartico: a gennaio effettuerà la sua crociera inaugurale, il primo di una serie di tour, regolari. «E' l'inizio del turismo di massa al Polo Sud», lanciano l'allarme i gruppi ambientalisti, temendo che lo sfruttamento commerciale contribuirà all'inquinamento della regione. Il numero dei visitatori, in Antartide, è già cresciuto da 5 mila a 30 mila negli ultimi 15 anni: con le navi di linea potrebbe rapidamente moltiplicarsi.
E i turisti potrebbero arrivare non solo in nave: l'Australia ha completato una pista di tre chilometri alla sua base di Casey, che potrebbe essere utilizzata anche per voli passeggeri. Ma in pericolo non è solo l'ambiente: anche i turisti, secondo gli esperti, corrono rischi. «Una nave come la Golden Princess non è equipaggiata per resistere ai ghiacci e dovrà passare in una zona dove scarseggiano le informazioni idrografiche», dice Alan Hemmings, specialista del Polo Su dell'università della Nuova Zelanda. «In caso di incidente, sarebbe un'impresa salvare 4 mila persone in un luogo simile. Avremmo una tragedia delle dimensioni dei Titanic».


AMBIENTE A RISCHIO BANCAROTTA LA FAO DENUNCIA SI CONSUMA TROPPA ACQUA ED ENERGIA PER LE NOSTRE RISORSE

Purtroppo viviamo in modo stupido e dissoluto molto al di sopra delle nostre possibilità. In molte zone ogni giorno consumiamo più acqua, più minerali e più energia di quanto il pianeta possa offrire senza alterare il suo equilibrio. Siamo dunque in bancarotta ecologica e i primi beni cominciano ad essere pignorati. Negli ultimi 25 anni abbiamo visto sparire una foresta di mangrovia su tre e una barriera corallina su cinque; due ecosistemi su tre mostrano segni di declino; il 25 per cento dei mammiferi, il 12 per cento degli uccelli e il 32 per cento degli anfibi sono a rsichio estinzione. E' questo il quadro che emerge dal Millennium Ecosystem Assessment, la valutazione dell'ecosistema del millennio che dopo 4 anni di lavoro di 1360 esperti è stata presentata dalla Fao assieme al Wwf. Secondo queste organizzazioni non solo i proble i di oggi, come la scarsità di acqua, la desertificazione, la riduzione delle foreste e l'uso intensivo del mare per la pesca peggioreranno, ma rischiano di ipotecare il futuro delle prossime generazioni. Dal punto di vista della ricchezza delle specie il rapporto registra la vicinanza al punto di rottura: "Siamo alle soglie di un'estinzione di massa". E il bilancio si rivela critico nell'analisi di ognuno degli ecosistemi che ci permettono di sopravvivere. La Fao, l'organizzazione nata per combattere la fame, ricorda che ormai quasi un quarto della superficie del pianeta è coltivato. Abbiamo occupato uno spazio enorme senza risolvere i problemi di base. Anzi la disponibilità di acqua, suolo, cibo rischia di declinare. Dal 1960 a oggi è raddoppiato il prelievo di acqua: sorgenti, fiumi, laghi sono stati riempiti da idrovore e tubi. Oggi c'è molta più acqua bloccata nelle dighe di quella che scorre liberamente nei fiumi e gli esseri umani utilizzano fra il 40 e il 50 per cento delle acque correnti accessibili alla maggior parte della popolazione. Eppure non basta ancora: in zone come il Medio Oriente ed il Nord Africa si usa il 120 per cento dell'acqua disponibile, cioè si ruba quella delle falde acquifere che non riescono a ricaricarsi. Anche il suolo viene occupato ad una velocità impressionante: dal 1945 a oggi si sono convertite ad uso agricolo più foreste, savane e praterie di quanto non sia avvenuto nei due secoli precedenti. E, nonostante ciò, i risultati dal punto di vista della capacità di produrre cibo sono solo apparentemente soddisfacenti perché l'incasso è basato sull'indebitamento. Tra il 1960 e il 2000 la produzione alimentare totale è cresciuta di circa due volte e mezzo mentre la popolazione mondiale è raddoppiata, passando da 3 a 6 miliardi, ma ormai un quarto delle riserve marine di pesce è sovrasfruttato e in alcune aree gli stock ittici sono ridotti a un decimo rispetto alla situazione che esisteva prima della pesca industriale. Malgrado la crescita della produzione alimentare circa un milardo di persone ha sofferto di denutrizione nel periodo 2000-2002. inoltre la produzione alimentare pro capite dell'Africa sub sahariana è diminuita. E a livello globale più di un miliardo di persone non hanno ancora accesso a un buon approvvigionamento idrico e quasi tre miliardi non hanno accesso a sistemi di sanità accettabili. Di qui le conclusioni del rapporto: "La protezione delle risorse ambientali non può più essere considerata un accessorio extra, da affrontare solo dopo che interessi più pressanti, come la creazione della ricchezza o la sicurezza nazionale, siano stati risolti. L'attività umana pone una tale pressione sulle funzioni naturali della Terra che la capacità degli ecosistemi del pianeta di sostenere le generazioni future non può più essere data per scontata. Inoltre questa situazione comporterà che le prossime guerre ed i vari conflitti sulla terra saranno causati per motivi climatici e per l'accapparramento di materie prime. Il tutto ha portato a far dire all'americano Algore, ex vice di Clinton, che la sola unica grande missione dell'umanità è quella di salvare la terra da noi stessi, infatti i mutamenti climatici e aggiungo io la stupidità degli esseri umani sono la prima vera e grande emergenza planetaria. Ma in tanti non sembrano curarsi più di tanto e pensano solo ad arricchirsi egoisticamente e a fare un banale sfoggio della loro criminale vanità.

Carl William Brown Materiale tratto da articoli apparsi sulla Repubblica.
 


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