PETIZIONE PRO CULTURA CONTRO IL COPYRIGHT


 

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CONTRO LA CENSURA, LA STUPIDITA’ E L’IGNORANZA

Cari naviganti, lettori, artisti, giornalisti, scrittori, poeti, docenti, studenti, bloggers, legislatori, giudici, politici, avvocati, medici, ricercatori, uomini di cultura e di varia umanità: su alcune pagine del sito amatoriale denominato Daimon Art creato da Carl William Brown, e di proprietà di Bruno M. e non intestato pertanto a nessuna associazione, erano presenti 8 piccole fotografie, a bassa risoluzione, con colori modificati e quindi non simili agli originali, di opere di Magritte prelevate negli scorsi anni dalla grande rete, il tutto a scopo divulgativo, culturale, informativo, artistico, senza scopo di lucro alcuno e senza fini commerciali. In altre pagine del sito erano anche presenti 3 piccole fotografie a bassa risoluzione, e quindi inutilizzabili per la stampa e per qualsiasi riproduzione decente, di opere di Dalí e 3 di Duchamp. Queste fotografie sono state rimosse perché il curatore del sito ha ricevuto dalla sezione O.L.A.F., Ufficio Arti Figurative della S.I.A.E. di Roma una raccomandata dove si pretende il pagamento dei diritti per l'utilizzazione di queste immagini nel periodo che va dal marzo 2002 al gennaio 2007 e lo diffida dall'utilizzo illecito di opere tutelate dalla S.I.A.E. Da sottolineare che la cifra che è stata richiesta ammonta a ben 3.627,60 euro.

In ogni caso io ho tolto le foto dal mio sito internet, perché ora sono stato informato che sono protette da copyright; prima di questa comunicazione non potevo immaginarmelo, in quanto come potrei sapere con la marea di materiale grafico e fotografico che gira su internet quello protetto o meno, se nessuno lo segnala (io infatti le avevo prelevate dalla grande rete da siti amatoriali nazionali ed internazionali e nessuno facevo riferimento ad alcun copyright); per di più trattandosi di autori stranieri come potevo sognarmi che gli eventuali eredi, nel caso esistano, avessero incaricato la vostra società di tutelare i loro diritti. Da aggiungere inoltre che dovrebbero dimostrarmi che tali foto erano online dal 2002, perché in verità non mi ricordo nemmeno io bene quando sono state inserite nel sito, ma credo comunque verso la fine del 2003 o inizi del 2004. In ogni caso visto che questa società ha tanto a premura la salvaguardia dei diritti dei suoi associati è chiaro che avrebbe dovuto informarmi già nel 2003 o 2004 che il materiale era coperto da copyright e non aspettare il gennaio del 2007.

Pertanto ora stiamo valutando la miglior strategia per affrontare questo increscioso episodio, seguendo tutte le vie possibili, sia legali, sia culturali. 

Carl William Brown and the Daimon Club    daimonclub@yahoo.com



Oggi, in Italia, il diritto d'autore è regolato in primo luogo da una serie di art. del codice civile e soprattutto dalla legge del 1941. Il testo di legge si compone di 206 articoli racchiusi in 8 titoli.


http://www.antiarte.it/eugius/sentenza_anticopyright.htm



PETIZIONE "NO COPYRIGHT SU FORMAZIONE, INSEGNAMENTO E CULTURA SENZA FINI DI LUCRO"
SIAE E DIRITTI D'AUTORE


Alla luce delle recenti denunce dalla Siae a siti didattici e culturali non profit per l'utilizzo di immagini digitali di pittori protette dai diritti d'autore, con richiesta di ingenti somme pecuniarie, esprimiamo all'opinione pubblica le nostre preoccupazioni di educatori e formatori.
La Siae infatti, applicando "alla lettera" una legge le cui origini risalgono all'anteguerra (legge del 22/4/1941, n. 633 e successivamente adeguata con la legge 22 maggio 2004, n. 128) e non individuando alcuna differenza tra uso didattico-formativo-istituzionale e uso commerciale, pretende il pagamento di diritti d'autore su opere protette. In particolare essa sostiene che l'utilizzazione, anche parziale, di un'opera costituisce lesione del diritto morale dell'autore e che la riproduzione non autorizzata delle opere in questione lede gli esclusivi diritti patrimoniali che la legge riconosce agli stessi.

Ecco solo alcune delle innumerevoli conseguenze dirette che si verificano rispettando la norma:
1- qualsiasi sito scolastico o blog didattico che utilizza per puro scopo didattico file sonori, immagini protette, citazioni d'autore, rischia ingenti sanzioni e quindi la chiusura immediata
2- le rappresentazioni teatrali, i saggi di fine anno caratterizzati da sottofondi musicali alla presenza di pubblico o dei genitori sono insostenibili dal punto di vista economico
3- la realizzazione di cd rom didattici e la creazione di ipertesti sono estremamente costose
4- la libertà didattica e le specifiche competenze professionali degli insegnanti ne risultano condizionate

Questo comportamento limita fortemente la funzione formativa della Scuola e la libertà didattica degli insegnanti!

Chiediamo quindi al Ministero della Giustizia, al Ministero della Pubblica Istruzione, al Ministero dei Beni Culturali che la Scuola, nell'ambito della propria e specifica funzione educativa, formativa e didattica, sia esentata dal COPYRIGHT in situazioni non profit e che gli insegnanti vengano equiparati alle categorie che possono beneficiare gratuitamente di opere artistiche nel contesto professionale, senza fini di lucro. Chiediamo inoltre che le richieste vengano estese a produttori di cultura off /on line a livello gratuito e che operano nello spirito del Cooperative Learning, quali associazioni e community non profit.

La sottoscrizione è iniziata il 28 Gennaio 2007


FIRMA LA PETIZIONE >>      http://www.anitel.it/petizione/


Contro_gli_abusi_siae_del_copyright.htm     Materiali contro l'abuso nel rivendicare i diritti d'autore (copyright) da parte della SIAE; casi vari, perizie tecniche, analisi della legge sul 22/4/1941 e successive, riflessioni giuridiche, culturali, filosofiche ed economiche per contrastare questa legge antiquata che mina gravemente il diritto alla diffusione libera del sapere, della cultura, della conoscenza e che al tempo stesso mira a lasciare i cittadini nell'ignoranza più totale e si accanisce contro quei poveri intellettuali che con grande fatica ed impegno cercano di divulgare e di diffondere una certa sensibilità artistica, letteraria e sociale, ovvero che cercano in pratica di migliorare la sensibilità etica ed estetica di tutta l'umanità del nostro pianeta. Da qui è nato in rete un ampio dibattito sulla moralità e la validità giuridica di un tale comportamento da parte della Siae e sulla necessità di intepretare al meglio la legge sui diritti d'autore. In molti siti dunque si trovano ora casi vari, perizie tecniche, analisi della legge sul 22/4/1941 e successive, riflessioni giuridiche, culturali, filosofiche ed economiche per contrastare questa legge antiquata che mina gravemente il diritto alla diffusione libera del sapere, della cultura, della conoscenza e che al tempo stesso mira a lasciare i cittadini nell'ignoranza più totale e si accanisce contro quei poveri intellettuali che con grande fatica ed impegno cercano di divulgare e di diffondere una certa sensibilità artistica, letteraria e sociale, ovvero che cercano in pratica di migliorare la sensibilità etica ed estetica di tutta l'umanità del nostro pianeta. Inoltre la mancanza di una legislazione come il "Fair Use" statunitense e la rigidità del nostro sistema blocca la creatività e la crescita dei siti culturali italiani e quindi al tempo stesso inibisce la promozione del nostro territorio, del nostro genio, delle nostre imprese e allontana i navigatori stranieri e locali dalla nostra realtà, la qual cosa costituisce un danno per tutto il paese.



FORUM ANTI COPYRIGHT SULLA CULTURA



A seguito di queste vicende è nata anche un'interrogazione parlamentare presentata dal senatore Bulgarelli dei Verdi che pubblichiamo qui di seguito.

Interrogazione a risposta scritta

Ai ministri della Giustizia, della Pubblica Istruzione, dei Beni e attività culturali

Premesso che:

l’ufficio Arti Figurative della Siae ha inoltrato varie denunce, con richiesta di ingenti somme pecuniarie, al sig. Enrico Galavotti, insegnante di Cesena, autore di ipertesti pubblicati su sito internet di didattica e cultura non profit di Cesena www.homolaicus.com, da lui realizzato e gestito attivamente da un decennio; Galavotti (meglio conosciuto in rete col nick di Galarico) è uno dei fondatori del web didattico nazionale, ed è stato denunciato per l'utilizzo di immagini digitali riproducenti 74 dipinti protetti dai diritti d'autore;
la decisione della Siae induce a forti preoccupazioni per l'aver introdotto un precedente che potrebbe avere forti ripercussioni negative sull'operato di tutti quegli insegnanti autori di siti internet e divulgatori di preziosi materiali didattici e culturali; la Siae, infatti, applicando in maniera distorta una legge le cui origini risalgono all'anteguerra (legge del 22/4/1941, n. 633 e successivamente adeguata con la cosiddetta “Legge Urbani” - legge 22 maggio 2004, n. 128) e non individuando alcuna differenza tra uso didattico-formativo-istituzionale e uso commerciale, pretende il pagamento di cifre rilevanti relative a diritti d'autore su opere protette realizzate da artisti viventi o scomparsi da meno di 70 anni; in particolare la Siae, applicando impropriamente solo ed esclusivamente l’art.3 della legge 633 del ’41, sostiene discrezionalmente che l'utilizzazione, anche parziale, di un'opera costituisca lesione del diritto morale dell'autore e che la riproduzione non autorizzata delle opere in questione leda gli esclusivi diritti patrimoniali che la legge riconosce a quest'ultimo; al tempo stesso la Siae trascura, però, l’applicazione dell’art. 70 della stessa legge del ’41, che prevede massima libertà per l’uso di immagini a scopo didattico non commerciale e di insegnamento senza
finalità di lucro, a patto di citare la fonte (cosa che è avvenuta regolarmente nel sito in questione); sono innumerevoli le conseguenze dirette che si potranno verificare interpretando in maniera distorta la norma:

• qualsiasi sito scolastico o blog didattico che utilizza per puro scopo didattico file sonori, immagini protette, citazioni d'autore, rischia ingenti sanzioni e quindi la chiusura immediata;
• le rappresentazioni teatrali, i saggi di fine anno caratterizzati da sottofondi musicali alla presenza di pubblico o dei genitori diverrebbero insostenibili dal punto di vista economico;
• la realizzazione di cd rom didattici e la creazione di ipertesti risulterebbe estremamente costosa;
• la libertà didattica e le specifiche competenze professionali degli insegnanti ne risulterebbero pesantemente condizionate;

il comportamento della Siae, in sostanza, appare limitare fortemente la funzione formativa della Scuola e la libertà didattica degli insegnanti; a tale proposito, si fa presente che la legislazione statunitense sul "fair use", permette di pubblicare materiali sotto copyright senza autorizzazione, purchè vi siano fini e intenti educativi; il principio del fair use, infatti, rende i lavori protetti dal diritto d'autore disponibili al pubblico come materiale grezzo senza la necessità di autorizzazione, a condizione che tale libero utilizzo soddisfi le finalità della legge sul diritto d'autore, che la Costituzione degli Stati Uniti d'America definisce come promozione "del progresso della scienza e delle arti utili"; la dottrina tenta in questo modo di equilibrare gli interessi dei titolari di diritti individuali con i benefici sociali o culturali che derivano dalla creazione e dalla distribuzione dei lavori derivanti;

si chiede di sapere:

se i ministri in indirizzo non ritengano opportuno ­ attraverso specifici provvedimenti legislativi ­ esentare gli insegnanti, nell'ambito della propria specifica funzione educativa, formativa e didattica, dall'osservanza del copyright, operando essi in un contesto palesemente senza fini di lucro e di alta utilità sociale;

se non ritengano opportuno introdurre anche in Italia, in materia di diritto d'autore, il principio del "fair use".

Roma, 05/02/07

Sen. Mauro Bulgarelli


Seconda interrogazione parlamentare sul diritto d'autore, alla Camera questa volta, da parte della deputata Cardano Annamaria.

INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA

AL MINISTRO DELLA PUBBLICA ISTRUZIONE
AL MINISTRO PER I BENI E LE ATTIVITA’ CULTURALI
AL MINISTRO DELLE COMUNICAZIONI

Per sapere premesso che

- la creazione e l’uso in internet di siti didattici e culturali a libero accesso si sta diffondendo sempre più nelle scuole tra le comunità di docenti e di studenti;
- tali siti non sono di natura commerciale;
- da diverse segnalazioni ricevute (ad es. per il sito www.homolaicus.com) risulta che la SIAE richiede il pagamento dei diritti
d’autore per l’uso di alcune immagini utilizzate in ipertesti didattici sulla base della legge 22 aprile 1941, n. 633 modificata con legge 22 maggio 2004, n.128, non individuando essa alcuna differenza tra uso didattico-formativo-culturale-istituzionale e uso commerciale;
- l’art.70 della citata legge 633 prevede la possibilità di citazione o riproduzione di brani o parti di opera e la loro comunicazione al pubblico se effettuati per uso di critica, di discussione e di insegnamento, nei limiti giustificati da tali fini e purché non costituiscano concorrenza all’utilizzazione economica dell’opera e che, se effettuati a fini di insegnamento o ricerca scientifica, l’utilizzo deve avvenire per finalità illustrative e per fini non commerciali;
- citare vuol dire anche riprodurre immagini in modo incompleto o degradato (come ad esempio nel caso delle risoluzioni adottate negli ipertesti didattici sugli attuali p.c. con il formato JPEG), quindi la SIAE dovrebbe distinguere tra copie identiche dell’opera, non ammesse, e citazioni delle stessa, ammissibili per legge;
- secondo l’art 90 della suddetta legge la riproduzione è considerata abusiva quando la foto originale riporta nome del fotografo (o ditta), data, nome dell’autore dell’opera d’arte fotografata, ma non lo è se mancano tali indicazioni;
- la soluzione spesso proposta dalla SIAE ai docenti (mettere “sotto chiave”, in area riservata gli ipertesti didattici) non è utile, perché rende inefficace e spesso anche inefficiente l’utilizzo degli stessi siti; - esiste una petizione organizzata da Altroconsumo, associazione per la difesa dei consumatori (www.altroconsumo.it) per una modifica della legge sul diritto d’autore, basata sull’idea che la condivisione di opere multimediali, resa possibile da internet, sia un’occasione di crescita sia del singolo che della collettività;
- nella nostra legislazione è assente il concetto di “Fair Use” o “equo utilizzo” presente invece nella legislazione degli USA, che permette di pubblicare materiali sotto copyright senza autorizzazione, purché a certe condizioni ben definite (eccezioni ai diritti d’autore o diritti connessi), ogni Paese dovrebbe promuovere il diritto di accesso all’informazione come bene comune mondiale, anche alle fasce di utenza svantaggiate.

- se i Ministri interrogati non ritengano che il principio della libera fruizione dei materiali didattici sia un presupposto che garantisce
l’accesso democratico al sapere e che quindi vada salvaguardato in modo particolare;
- se non ritengano necessario, considerata la nuova situazione dovuta all’utilizzo di internet anche nel mondo della scuola, adoperarsi affinché venga modificata la normativa esistente in modo che siano ben differenziati i comportamenti da seguire nel caso di siti culturali e in quello dei siti commerciali, adottando per la scuola, nell’ambito della propria e specifica funzione educativa, formativa e didattica, i presupposti del “Fair Use”;
- se non ritengano necessario adoperarsi affinché venga fornita agli insegnanti un’adeguata informazione sugli aspetti giuridici della gestione dei siti internet;
- se non ritengano necessario, in attesa di modifiche legislative, invitare la SIAE ad una moratoria di almeno un anno per consentire ai docenti, e a quanti gestiscono siti culturali senza scopo di lucro, di controllare i loro patrimoni digitali rispetto all’elenco di artisti le cui opere sono oggetto di tutela.

On. Anna Maria Cardano

Roma, 8 febbraio 2007

La petizione di Altroconsumo cui fa riferimento si trova qui:

www.altroconsumo.it/map/src/140553.htm
www.altroconsumo.it/map/src/140613.htm


IN DIFESA DELL'IMPEGNO DIDATTICO E CULTURALE DEI DOCENTI

Non solo un docente non danneggia la dignità morale di un artista ma in realtà la esalta, mettendo in luce il suo genio creativo, e di conseguenza non fa che incrementare il valore patrimoniale delle sue opere e quindi i diritti degli eredi.
Questo significa che la Siae obbligandomi a rimuovere interi ipertesti ha violato la diffusione della cultura artistica, ha sottratto all’umanità un patrimonio comune, ha offeso la dignità morale e professionale del sottoscritto facendolo passare per un truffatore, un falsario, un ladro peggiore di quegli studenti che scaricano in area privata film musica software e che solo per questo non vengono giudicati colpevoli dalla Cassazione.
Un docente ha meno diritti di un giornalista, il quale, beneficiando del diritto di cronaca, può utilizzare immagini protette senza pagare il diritto d’autore.
Enrico Galavotti


Against Intellectual Monopoly   Michele Boldrin and David K. Levine


IN INTERNET LA STUPIDITA' PRETENDE I PROPRI DIRITTI D'AUTORE !!!!!!

Pretendere soldi sotto forma di pagamento per i diritti d'autore per l'utilizzo di fotografie di opere artistiche in siti didattici, culturali, scolastici, di privati e di associazioni no profit senza fini di lucro che operano nello spirito del "cooperative learning" non è morale, non è economico, non è intelligente, non è legale, ma è da stupidi e da ignoranti. Queste pagine internet infatti esaltano la creatività degli stessi autori, e di coloro che ne divulgano l'arte, e aiutano tutti i cittadini di buona volontà ad approfondire la propria conoscenza estetica e quindi etica del mondo in cui vivono, ed è inutile dire che questo processo oltre che ad essere didattico e pedagogico aiuta inevitabilmente ad incrementare la sensibilità degli esseri umani e quindi ne stimola il loro progresso e la loro evoluzione. In questa ottica la legislazione americana prevede il "fair use", istituto prettamente statunitense che sancisce la possibilità di utilizzare le immagini protette da copyright senza autorizzazione del proprietario, questo però, a determinate condizioni, ossia, per finalità di promozione "del progresso della scienza e delle arti utili".

Impedire o richiedere il pagamento di esose somme di denaro per l'utilizzo senza scopi di lucro di immagini di vari quadri da parte della Siae impone quindi la nascita di un ampio dibattito sulla moralità e la validità giuridica di un tale comportamento e sulla necessità di interpretare al meglio la legge sui diritti d'autore, che mina gravemente il diritto alla diffusione libera del sapere, della cultura, della conoscenza e che al tempo stesso mira a lasciare i cittadini nell'ignoranza più totale e si accanisce contro quei poveri intellettuali che con grande fatica ed impegno cercano di divulgare e di diffondere una certa sensibilità artistica, letteraria e sociale, ovvero che cercano in pratica di migliorare la sensibilità etica ed estetica di tutta l'umanità del nostro pianeta. Ma questo accade solo in Italia dove la stupidità e la rigidità del nostro sistema bloccano la creatività e la crescita dei siti culturali e quindi al tempo stesso inibiscono la promozione del nostro territorio, del nostro genio, delle nostre imprese e allontanano i navigatori stranieri e locali dalla nostra realtà, la qual cosa costituisce un gravissimo danno per tutto il paese. Questa situazione richiede dunque non solo l'intervento immediato di tutti gli intellettuali di buona volontà che abbiano un minimo a cuore le sorti culturali, sociali, economiche e scientifiche del nostro paese, ma anche di tutti quei naviganti che di questo passo diventeranno sempre più succubi di una cultura straniera, non sempre amicale nei nostri confronti, e che vedranno di pari passo impoverirsi a grandi falcate le loro già misere finanze.

Su internet ormai si può trovare di tutto e soprattutto immagini di opere d'arte, fotografie, filmati, musica, ipertesti didattici, articoli, corsi, e via dicendo, il web sta in pratica trasformando molti principi culturali e la filosofia di fondo che ne sta alla base è quella rivoluzionaria della condivisione e della libera comunicazione di idee, di sentimenti, di pensieri, di testi, di immagini, di critiche e di proposte. I links e gli ipertesti, la multimedialità e la diffusione gratuita di tutto il sapere online, sono i concetti basilari di questa enorme innovazione tecnologica e culturale. Siamo entrati nell'epoca della rete e delle reti di reti. Tutto il mondo del business, delle istituzioni e dell'educazione deve ormai puntare su internet. L'innovazione più importante di questa rivoluzione è che la premessa per lo sviluppo ed il successo della grande rete non è più l'individualismo e l'egoismo, come nel mondo reale in cui viviamo, ma la condivisione di interessi e bisogni. La messa in comune di conoscenze, competenze e capacità. Solo così infatti la nostra umanità può crescere e risolvere i problemi spinosi che la assillano.

Ma in Italia come al solito il "digital divide" aumenta implacabilmente rispetto all’Europa. Aumenta insieme agli stipendi, al potere, e alle risorse finanziarie dei manager di tantissime aziende pubbliche e private che ostacolano e limitano lo sviluppo del paese e la crescita armonica della nostra società. Negli Stati Uniti più del 50% delle famiglie ha la banda larga. La banda larga, non l’ADSL, in Italia invece ci sono zone dove non è coperto neppure il cellulare. Per non parlare poi dello stato della nostra ricerca, delle nostre scuole, di tanti nostri ospedali, delle nostre aziende, delle nostre città, sempre più caotiche e disorganizzate, della nostra burocrazia e della nostra giustizia, e in mezzo a tutta questa caotica imbecillità c'è anche chi si perde ancora a chiedere i diritti per qualche misera foto a bassa risoluzione di autori ormai morti da tempo. Inoltre il web significa libertà di espressione e se passa il concetto che gli unici a poter fare critica o cultura sono solo le "testate registrate" allora qualcuno mi spieghi cosa cavolo è stato inventato a fare il www, Berners Lee non poteva dedicarsi a qualcosa di più utile? Poteva trovare un vaccino contro l'AIDS, studiare un po' i tumori, pensare a qualcosa contro le PM10, contro il surriscaldamento del pianeta o le catastrofi ambientali che ci travolgeranno.
Certo le cose non sono semplici, infatti in questo settore la concorrenza è spietata e tutti cercano di garantirsi il più alto numero di utenti, causando così in parecchi casi la soppressione di molte realtà. E così operando la Siae sta causando la morte dei nostri siti scolastici, culturali, didattici, artistici e divulgativi.

Ma una cosa deve essere chiara, ormai è finita l'epoca in cui le grosse aziende riuscivano a controllare l'accesso alle informazioni, e oggigiorno sono proprio i consumatori, le loro associazioni e le grandi organizzazioni no-profit, non governative e anti-globalizzazione la migliore risorsa di informazione per il nostro mondo in fase di grande mutamento. Pensate che più di 23.000 scienziati nel mondo si sono impegnati a boicottare le riviste che non renderanno i propri articoli accessibili gratuitamente su internet entro sei mesi dalla pubblicazione. In pratica una vera e propria rivoluzione. Tutto il sapere deve essere messo in rete e deve essere fruibile da parte di tutti; solo così potremo migliorare la nostra umanità e diffondere il pluralismo e la vera ricerca globale. Questo ovviamente contrasta con gli interessi dei grossi editori che da soli riescono a controllare la pubblicazione di migliaia di riviste, si pensi per esempio al colosso anglo-olandese Reed Elsevier che gestisce con pochi altri un giro di affari di 10 miliardi di dollari all'anno. E' evidente che queste situazioni di monopolio devono alla lunga essere ridimensionate. Perciò se anche voi credete che in questo mondo tutti debbano aver voce in capitolo, unitevi a noi, e combattete con noi questa battaglia per la libertà di espressione creativa e per la crescita del nostro web didattico, artistico e culturale, infatti l'unione fa la forza e solo in questo modo le vostre idee, le vostre iniziative e le vostre aspirazioni potranno crescere e contribuire al miglioramento e alla piena realizzazione di tutta l'umanità.

Negli Stati Uniti già dalla fine dell'anno 2003 si stava costruendo una rete di connessioni tra tutte le università e i laboratori del paese, questa Internet Speciale chiamata e-science sarà in grado di collegare tutti i ricercatori mediante fibre ottiche alla velocità di 10 mega bits al secondo. Grazie a questo progetto, che si spera verrà poi allargato anche ad altre realtà, sarà possibile trasferire e condividere enormi quantità di dati e di ricerche, compreso la mappatura del genoma umano e sarà inoltre possibile lavorare con grande velocità e nello stesso tempo su modelli tridimensionali delle varie proteine. Purtroppo invece dobbiamo allo stesso tempo constatare che nel nostro paese oltre a non favorire lo sviluppo della ricerca, delle tecnologie e a non incentivare economicamente gli scienziati, si fa di tutto per bloccare e limitare anche la buona volontà degli insegnanti che fanno cultura in rete e che cercano di unire le due culture, umanistica e scientifica, al fine di aumentare la creatività di tutti. E così mentre gli altri paesi avanzano, da noi c'è un marciume stagnante che impedisce qualsiasi progresso e questo è dovuto anche alle nostre stupide e ataviche leggi e a chi le prende a pretesto per fare due soldi alle spalle del buon senso, della logica, della creatività e del progresso scientifico e culturale. Quindi senza far riferimento ai pietosi dati delle statistiche sull'utilizzo di Internet e della banda larga in Italia, dobbiamo rilevare che procedendo in questa direzione il nostro paese risulterà sempre più abitato da un popolo tecnologicamente, scientificamente, culturalmente e artisticamente analfabeta, stupido, violento, incolto, ignorante, insensibile, cafone, infelice, chiuso, introverso, e che alla fine non riuscirà più a rimanere al passo dei paesi più liberi e più civilizzati e sarà quindi sempre più costretto a vivere in un paese squallido, triste, cupo, misero, ingiusto, ridicolo ed ignobile.

Carl William Brown



FORUM ANTI COPYRIGHT SULLA CULTURA


PETIZIONE E RIFLESSIONI SULLA SIAE E LA LEGGE 22/4/1941

Una petizione on line per difendere i siti scolastici e culturali no profit. La minaccia viene dall'applicazione di una legge obsoleta nata quando i pc e Internet non erano nemmeno nella mente dei loro inventori... Una legge del 1941, aggiornata nel 2004. Si sa, la legge non si discute: si applica. Ma, possibilmente, "cum grano salis". Il "sale" che manca a qualche burocrate che confonde la cultura con il commercio e che mette sullo stesso piano i siti didattici liberi, aperti, gratuiti ("gratuiti" anche, e soprattutto, intellettualmente) e i siti a scopo di lucro, i mercanti d'opere d'arte e i venditori di musica e video. La petizione promossa dall'Anitel (Associazione Nazionale Tutor E-Learning) nasce dalla vicenda che vede protagonista un insegnante e il suo sito pesantemente multati dalla SIAE in base a quella legge. Un caso che, se si dovesse moltiplicare per eccesso di zelo, costringerebbe centinaia di siti a chiudere, facendo sparire dal web migliaia di esperienze didattiche e formative d'alta qualità alle quali hanno attinto, da anni, altrettante migliaia e migliaia di insegnanti nella loro pratica didattica quotidiana.
Quei siti (nati dalla passione di singoli docenti che sono stati i pionieri nel campo dell'informatica applicata alla didattica e l'avanguardia nazionale nell'uso formativo, informativo e creativo di Internet) costituiscono la base culturale e formativa dalla quale anche i siti istituzionali della scuola hanno imparato molto in quest'ultimo decennio per quanto riguarda le modalità di utilizzo didattico di quelle che erano chiamate le "Nuove Tecnologie": sono stati quegli insegnanti e quei siti ad insegnare al Ministero che cosa fossero gli ipertesti, la didattica multimediale e l'html. Non viceversa. La petizione al Ministro della Pubblica Istruzione, al Ministero dei Beni Culturali e al Ministero della Giustizia è aperta a tutti.
Una petizione per cambiare una legge sostanzialmente sbagliata perché omnicomprensiva e pericolosa se applicata alla lettera. Pericolosa per la libertà d'espressione e d'insegnamento. Sono certo che la petizione sarà accolta: non si possono fermare i pensieri, le immagini, i suoni, la cultura e la formazione quando non ledono gli interessi di nessuno e non rubano niente a nessuno. Anche perché un'immagine è solo una rappresentazione della realtà e la foto di un dipinto di Picasso non è il quadro di Picasso. Mi sembra chiarissimo. Ce l'hanno spiegato anche i filosofi. Ne può tener conto pure il legislatore.

Sto mandando in giro per il web questa proposta. La battaglia non è tanto contro la Siae ma contro una legge che permette alla Siae d'interpretarla come le pare.

1- Bisogna cioè evidenziare che l'utilizzo non commerciale di opere protette non puo' di per sé costituire una violazione del diritto morale dell'artista e dei diritti patrimoniali dei suoi eredi.

La Siae potrebbe anche far controllare agli eredi le nostre pubblicazioni e farci sapere se incappano in qualche violazione. Noi stessi potremmo essere interessati a un rapporto diretto con la Siae. Se però le nostre pubblicazioni gratuite sono in regola, dobbiamo pretendere una liberatoria gratuita della Siae, in grado di tutelarci nei confronti di chiunque voglia rivendicare qualcosa. È da escludere a priori che noi si debba pagare dei diritti per un lavoro senza alcun fine di lucro, anzi vantaggioso economicamente sia all'artista che ai suoi eredi.

2. In secondo luogo occorre specificare a chiare lettere che il formato JPEG non è in grado di riprodurre alcunché: è un formato troppo povero di informazioni per poter essere usato nell'editoria cartacea o filmica. Nessuno farebbe mai un testo prendendo un ipertesto così com'è. Le immagini andrebbero rifatte completamente e da un fotografo professionista.

3. In terzo luogo bisogna sostenere il principio che come i giornalisti hanno per il diritto di cronaca facoltà di usare gratis immagini protette, così i docenti, gli operatori culturali vogliono avere la stessa facoltà per il diritto di citazione (didattica, culturale) senza scopo di lucro.

4. Inoltre questa facoltà deve poter essere esercitata in pubblico, in chiaro, in area fruibile liberamente da tutti, senza alcun limite di accesso. La cultura, la formazione, l'informazione non possono essere messe sotto chiave.

5. In quinto luogo occorre che la Siae ci dia almeno un anno di tempo per metterci in regola e verificare se possiamo aver violato il cd. "diritto d'autore", ovvero deve darci una moratoria sufficiente per permettere a ogni docente di segnalare alla stessa Siae le proprie pubblicazioni, in cui ha usato opere di artisti protette, per richiederne una specifica liberatoria d'uso.

Insomma non basta una petizione: bisogna che i docenti intervengano direttamente sul costrutto della legge. 
Enrico Galavotti


Alessandro Ronchi, capogruppo verde a Forlì, sul proprio blog sostiene la petizione spiegando come le attuali normative sul diritto d'autore non solo risalgano al 1941 ma anche che i successivi aggiornamenti, compresi quelli più recenti, sono stati fatti da chi "non aveva la minima idea di cosa stava facendo, o se ce l'aveva era troppo soffocato sulle posizioni di una industria, quella della vendita di beni di consumo culturali, che probabilmente oggi dovrebbe essere più matura, alla luce dei cambiamenti di questo ultimo triennio. Altrimenti merita un inevitabile declino che faccia spazio ai soggetti, anche economici, più lungimiranti".

http://www.alessandroronchi.net/2007/01/31/rinnoviamo-la-cultura/

Rivolgendosi al Governo, dunque, la Petizione chiede anche che gli insegnanti vengano equiparati alle categorie che possono beneficiare gratuitamente di opere artistiche nel contesto professionale, senza fini di lucro. "Chiediamo inoltre - conclude la Petizione - che le richieste vengano estese a produttori di cultura off /on line a livello gratuito e che operano nello spirito del Cooperative Learning, quali associazioni e community non profit".


MA IL COPYRIGHT PUO' TUTELARE ANCORA IL MERCATO? (Ministro, abolisca la Siae!)

Per la Corte di cassazione scaricare da internet files protetti da copyright non è reato se non c'è scopo di lucro. Benché si riferisca in realtà a fatti coperti dalla normativa precedente alla legge Urbani, questa sentenza è un'utile occasione per discutere di proprietà intellettuale (copyright e brevetti) in un'economia moderna. Sulla carta, la legge Urbani (che peraltro non verrà mai applicata) è tra le più severe d'Europa. Ma ha ancora senso la proprietà intellettuale? Lo dico come provocazione personale. So per esempio che il direttore del Sole-24 Ore, anche perché ha fatto l'editore, la pensa in maniera opposta. Ma parliamone... Partiamo dal caso più semplice, il copyright artistico, cioè la proibizione di copiare, rivendere o utilizzare in pubblico un cd o un dvd, che di fatto attribuisce al produttore un diritto di monopolio. L'argomento usuale della Siae e della sua controparte americana, la Riaa, è che questo monopolio permette agli autori di recuperare i costi fissi per produrre una canzone.
Continua u pagina 12In sua assenza, molte opere d'arte non verrebbero prodotte, e il mondo sarebbe più povero culturalmente. Ma questo è falso.
Lo sostengono Michele Boldrin e David Levine (due economisti della Washington University di St. Louis) in un bellissimo libro disponibile su internet, su cui gran parte di questo articolo è basato. Bach, Mozart e Beethoven scrissero la loro musica quando il copyright non esisteva e gli spartiti (i cd del XVIII secolo) venivano copiati liberamente. E certamente Picasso avrebbe dipinto Guernica anche senza royalties su ogni poster che riproduce il quadro.
Abolire il copyright non significa che un artista non possa vivere del proprio lavoro. Se un cd di Madonna potesse essere copiato e rivenduto liberamente, la prima copia costerebbe molto più del prezzo attuale, perché porta con sé il diritto di rivendere il contenuto a qualsiasi prezzo il mercato accetti. Le copie successive scenderebbero progressivamente di prezzo, esattamente come oggi molti spendono 10 euro per guardare un film il weekend dell'uscita mentre potrebbero vederlo a 3 euro dopo due mesi al cineforum.
I profitti degli autori sarebbero in ogni caso sufficienti per coprire i costi iniziali e offrire una remunerazione aggiuntiva; verrebbero però grandemente ridotte le enormi remunerazioni dei cantanti e attori di punta. Si dice spesso che questi guadagni sono determinati dal gradimento del pubblico, e quindi dal mercato. Vero, ma sta a noi decidere se vogliamo che il mercato sia monopolistico o concorrenziale. Per chi crede nel mercato, ma non riesce a riconciliarsi con l'idea che un'artista possa guadagnare milioni per cantare mentre si fa crocifiggere su una struttura di vetro pensando di fare chi sa quale operazione culturale, oppure per fare monologhi più o meno incoerenti alla televisione, la soluzione non è la censura (che non funziona mai), ma l'abolizione del copyright.
Né il mondo sarebbe culturalmente più povero senza copyright, anzi. Scomparirebbero le case discografiche, che oggi si accaparrano enormi rendite e di fatto consentono l'accesso a pochi artisti. Molti più di questi ultimi avrebbero quindi accesso al mercato, non essendovi più bisogno della Siae che, di fatto, tiene alti i prezzi e i costi proteggendo il monopolio di quei pochi che vengono distribuiti. Dobbiamo però temere che gli artisti esteri diserteranno il mercato italiano perché non protetto dal copyright? No, perché il prezzo che potranno ottenere è sempre maggiore di zero.
Lo stesso discorso vale per gli altri casi di copyright artistico, cioè per libri e film, e in genere per la proprietà intellettuale, inclusi quindi i brevetti scientifici. Quasi tutte le industrie nuove non avevano copyright nella fase iniziale e più innovativa. In decine di settori tra i più innovativi (moda, banche d'investimento, open source software) i costi fissi sono alti eppure non ci sono brevetti.
Si dice spesso che il brevetto consente la ricerca in farmaci con alti costi di sviluppo e domanda limitata, e quindi beneficia tutto il mondo. Ma i costi fissi sopportati dall'industria farmaceutica sono più limitati di quanto si creda, e la domanda è elastica. Fino al 1978 in Italia i brevetti farmaceutici erano proibiti, eppure la nostra industria farmaceutica era composta di decine di aziende con una reputazione mondiale di innovazione; sappiamo tutti cosa è successo negli ultimi 30 anni.
Questi sono argomenti delicati, che richiedono un dibattito serio e rigoroso. Per ora potremmo accontentarci di un passo più modesto ma significativo. Se il ministro Bersani cerca già idee per la prossima lenzuolata, eccone una: ministro, abolisca la Siae.
Roberto Perotti  Il Sole 24 Ore 7 febbraio '07 

http://www.micheleboldrin.com/research/innovation.html Il libro di M. Boldrin e D. Levine 


Against Intellectual Monopoly   Michele Boldrin and David K. Levine


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