CONTRO LA CENSURA, LA STUPIDITA’ E L’IGNORANZA
Cari naviganti,
lettori, artisti, giornalisti, scrittori, poeti, docenti, studenti, bloggers, legislatori, giudici, politici,
avvocati, medici, ricercatori, uomini di cultura e di varia umanità:
su alcune pagine del sito amatoriale denominato Daimon Art creato da
Carl William Brown, e di proprietà di Bruno M. e non intestato
pertanto a nessuna associazione, erano presenti 8 piccole
fotografie, a bassa risoluzione, con colori modificati e quindi non
simili agli originali, di opere di Magritte prelevate
negli scorsi anni dalla grande rete, il tutto a scopo divulgativo,
culturale, informativo, artistico, senza scopo di lucro alcuno e
senza fini commerciali. In altre pagine del sito erano anche
presenti 3 piccole fotografie a bassa risoluzione, e quindi
inutilizzabili per la stampa e per qualsiasi riproduzione decente,
di opere di Dalí e 3 di Duchamp. Queste fotografie sono state
rimosse perché il curatore del sito ha ricevuto dalla sezione O.L.A.F., Ufficio Arti Figurative della S.I.A.E. di Roma una
raccomandata dove si pretende il pagamento dei diritti per
l'utilizzazione di queste immagini nel periodo che va dal marzo 2002
al gennaio 2007 e lo diffida dall'utilizzo
illecito di opere tutelate dalla S.I.A.E. Da sottolineare che la
cifra che è stata richiesta ammonta a ben 3.627,60 euro.
In ogni caso io ho
tolto le foto dal mio sito internet, perché ora sono stato informato
che sono protette da copyright; prima di questa comunicazione non
potevo immaginarmelo, in quanto come potrei sapere con la marea di
materiale grafico e fotografico che gira su internet quello protetto
o meno, se nessuno lo segnala (io infatti le avevo prelevate dalla
grande rete da siti amatoriali nazionali ed internazionali e nessuno
facevo riferimento ad alcun copyright); per di più trattandosi di
autori stranieri come potevo sognarmi che gli eventuali eredi, nel
caso esistano, avessero incaricato la vostra società di tutelare i
loro diritti. Da aggiungere inoltre che dovrebbero dimostrarmi che
tali foto erano online dal 2002, perché in verità non mi ricordo
nemmeno io bene quando sono state inserite nel sito, ma credo
comunque verso la fine del 2003 o inizi del 2004. In ogni caso visto
che questa società ha tanto a premura la salvaguardia dei diritti
dei suoi associati è chiaro che avrebbe dovuto informarmi già nel
2003 o 2004 che il materiale era coperto da copyright e non
aspettare il gennaio del 2007.
Pertanto ora stiamo
valutando la miglior strategia per affrontare questo increscioso
episodio, seguendo tutte le vie possibili, sia legali, sia
culturali.
La stessa sorte è
toccata al Sig. Enrico Galavotti, e anche ad altre persone, meglio
conosciuto in rete col nick di Galarico, uno dei fondatori del web
scolastico nazionale, autore del sito
www.homolaicus.it , noto
soprattutto per i suoi materiali didattici e culturali, che è
incappato, dopo un decennio di presenza attiva, nelle maglie sempre
più strette che la Siae sta stringendo intorno al mondo degli
insegnanti e degli attivisti culturali telematici. Da qui è nato in
rete un ampio dibattito sulla moralità e la validità giuridica di un
tale comportamento da parte della Siae e sulla necessità di
interpretare al meglio la legge sui diritti d'autore. In molti siti
dunque si trovano ora casi vari, perizie tecniche, analisi della
legge sul 22/4/1941 e successive, riflessioni giuridiche, culturali,
filosofiche ed economiche per contrastare questa legge antiquata che
mina gravemente il diritto alla diffusione libera del sapere, della
cultura, della conoscenza e che al tempo stesso mira a lasciare i
cittadini nell'ignoranza più totale e si accanisce contro quei
poveri intellettuali che con grande fatica ed impegno cercano di
divulgare e di diffondere una certa sensibilità artistica,
letteraria e sociale, ovvero che cercano in pratica di migliorare la
sensibilità etica ed estetica di tutta l'umanità del nostro pianeta.
Inoltre la mancanza di una legislazione come il "Fair Use"
statunitense e la rigidità del nostro sistema blocca la creatività e
la crescita dei siti culturali italiani e quindi al tempo stesso
inibisce la promozione del nostro territorio, del nostro genio,
delle nostre imprese e allontana i navigatori stranieri e locali
dalla nostra realtà, la qual cosa costituisce un danno per tutto il
paese.
FORUM ANTI COPYRIGHT SULLA CULTURA
Carl William Brown and the Daimon Club
daimonclub@yahoo.com
Oggi, in
Italia, il diritto d'autore è regolato in primo luogo da una serie
di art. del codice civile e soprattutto dalla legge del 1941. Il
testo di legge si compone di 206 articoli racchiusi in 8 titoli.
http://www.antiarte.it/eugius/sentenza_anticopyright.htm
Materiali contro l'abuso nel rivendicare i diritti d'autore (copyright) da
parte della SIAE;
petizione
"NO
COPYRIGHT" su formazione, insegnamento e cultura senza fini di
lucro. Casi vari, perizie tecniche, analisi della legge sul 22/4/1941
e successive, riflessioni giuridiche, culturali, filosofiche ed economiche
per contrastare questa legge antiquata che mina gravemente il
diritto alla diffusione libera del sapere, della cultura, della
conoscenza e che al tempo stesso mira a lasciare i cittadini
nell'ignoranza più totale e si accanisce contro quei poveri
intellettuali che con grande fatica ed impegno cercano di divulgare
e di diffondere una certa sensibilità artistica, letteraria e
sociale, ovvero che cercano in pratica di migliorare la sensibilità
etica ed estetica di tutta l'umanità del nostro pianeta.
FIRMA LA PETIZIONE >>
http://www.anitel.it/petizione/
SINTESI DELLA
RISPOSTA ALLA SIAE DI CARL WILLIAM BROWN
In seguito alla vostra lettera di
cui all’oggetto vi informo che ho tolto immediatamente le fotografie in
questione dal mio sito internet, perché ora sono stato informato che sono
protette da copyright; prima di questa comunicazione non potevo
immaginarmelo, in quanto come potrei sapere con la marea di materiale
grafico e fotografico che gira su internet quello protetto o meno, se
nessuno lo segnala (io infatti le avevo prelevate dalla grande rete da siti
amatoriali nazionali ed internazionali e nessuno facevo riferimento ad alcun
copyright); per di più trattandosi di autori stranieri come potevo sognarmi
che gli eventuali eredi, nel caso esistano, avessero incaricato la vostra
società di tutelare i loro diritti. E comunque in ogni caso voi avete il
dovere, come dice la Legge 22 aprile 1941 n. 633 aggiornata al marzo 2005
all’Art. 182 Bis, di prevenire e vigilare sulle eventuali infrazioni alla
stessa e non di avvisare gli ipotetici trasgressori dopo cinque anni, in
pratica dovete applicare una vigilanza come fate con gli agenti nei locali
da ballo, nelle feste, e via dicendo. Da aggiungere inoltre che dovreste
dimostrarmi che tali foto erano online dal 2002, perché in verità non mi
ricordo nemmeno io bene quando sono state inserite nel sito, ma credo
comunque verso la fine del 2004 o inizi del 2005. Dunque visto che avete
tanto a premura la salvaguardia dei diritti dei vostri associati voi avreste
dovuto informarmi già nel 2004 o 2005 che il materiale era coperto da
copyright e non aspettare il gennaio del 2007.
Sempre nella vostra lettera devo
precisare che vi sono anche altre imprecisioni e quindi le vostre richieste,
una volta che fossero dimostrate pertinenti, sono a mio avviso del tutto
inesatte. Principalmente io non sono un editore, ma sono un insegnante, uno
scrittore, un tecnico, un artista, e un logico, in secondo luogo non sono
una persona giuridica, ma sono una persona fisica, in terzo luogo il sito
www.daimonclub.it/art/ dove erano presenti le fotografie è di mia proprietà
e non è intestato a nessuna associazione, e rappresenta un'attività
amatoriale del sottoscritto, in arte Carl William Brown, senza alcun fine di
lucro, a scopo didattico, e con l’unico scopo di divulgare la sensibilità
artistica, e di promuovere la cultura sotto i suoi molteplici aspetti;
quindi i vostri conteggi una volta che si fosse dimostrato che siete dalla
parte della ragione sono a mio avviso del tutto impropri. In fondo alla
lettera riporto i conteggi eseguiti in base alla tipologia del mio sito,
ovvero “siti creati da privati (persone fisiche, non persone giuridiche, a
solo scopo amatoriale, con esclusione quindi di attività professionale e/o
scopo di lucro connesse all’utilizzazione dei siti in questione.)
Da aggiungere inoltre che una fotografia di un dipinto NON E’ una COPIA
dell’ opera. Anche se l’ articolo 13 della LDA riporta la fotografia fra i
modi di produrre “copie”, questo non significa che qualunque modo sia
adeguato a produrre una copia di qualunque opera, ma semplicemente che per
alcune opere dell’ ingegno (film, composizione fotografiche, testi,
spartiti) la fotografia è un mezzo adeguato per produrre una copia
abbastanza fedele all’originale da permetterne la stessa fruibilità. Per un
dipinto, “copia” può essere soltanto un’ imitazione, più o meno fedele,
eseguita da un altro pittore con tecniche simili: “disegno, pittura o
scultura che riproduce più o meno fedelmente un originale, talvolta a scopo
di contraffazione, o a scopo di esercitazione o di diffusione” (DeMauro).
La foto di un dipinto è semplicemente una fotografia, e viene quindi
regolamentata dagli art. 87 – 92 LDA. A conferma di questo, l’ art. 87: sono
considerate fotografie ai fini dell'applicazione delle disposizioni di
questo capo le immagini di persone o di aspetti, elementi o fatti della vita
naturale e sociale, ottenute col processo fotografico o con processo
analogo, comprese le riproduzioni di opere dell'arte figurativa e i
fotogrammi delle pellicole cinematografiche. Non sono comprese le fotografie
di scritti, documenti, carte di affari, oggetti materiali, disegni tecnici e
prodotti simili.
E l’ art. 90: gli esemplari della fotografia devono portare le seguenti
indicazioni: 1) il nome del fotografo, o, nel caso previsto nel primo
capoverso dell'art. 88, della ditta da cui il fotografo dipende o del
committente; 2) la data dell'anno di produzione della fotografia; 3) il nome
dell'autore dell'opera d'arte fotografata. L’ art. 90 prosegue: qualora gli
esemplari non portino le suddette indicazioni, la loro riproduzione non è
considerata abusiva e non sono dovuti i compensi indicati agli articoli 91 e
98, a meno che il fotografo non provi la malafede del riproduttore.
Poiché tutte le foto di dipinti sono state riprodotte dal sottoscritto in
buonafede da esemplari che non riportavano le suddette indicazioni, il loro
uso è libero a qualunque scopo.
In subordine, ammesso e non concesso che una fotografia possa essere
considerata una copia di un dipinto: un’ immagine digitale Jpeg < 640 x 480
pixel x 24 bit tratta dalla foto non può essere considerata riproduzione
dell’ intera opera, ma solo di una piccola percentuale di parti di essa e
può essere quindi utilizzata liberamente per uso di critica o di discussione
(art. 70 LDA) che autorizza espressamente il diritto di citazione. “Il
riassunto, la citazione o la riproduzione di brani o di parti di opera, per
scopi di critica, di discussione ed anche di insegnamento, sono liberi nei
limiti giustificati da tali finalità e purché non costituiscano concorrenza
alla utilizzazione economica dell'opera”.
A sostegno della seconda tesi
viene allegato uno studio effettuato da un esperto di informatica
multimediale.
Da considerare inoltre che digitando nel motore di ricerca Google Italia
nella sezione immagini la parola Magritte compaiono 25.700 risultati, il che
significa che in ogni pagina del noto motore di ricerca vengono riportate 20
immagini prelevate da altrettanti siti. La cosa significa che in qualsiasi
momento in ogni parte del mondo una persona qualsiasi può vedere le
fotografie dei quadri dell’artista Magritte. Non vedo dunque perché io che
ho creato un sito amatoriale con pochissime fotografie dello stesso autore
dovrei pagare dei diritti alla SIAE o a qualunque altra persona o società
senza prima essere informato che tali immagini sono coperte da copyright.
Questa ovviamente è una riflessione personale del tutto opinabile e io sarò
pronto ad assumermi le mie responsabilità, nel caso mi fosse dimostrato che
sono nel torto.
Infatti Internet è un mezzo globale, e nella grande rete ci sono tantissime
immagini che saranno anche protette da copyright, ma negli Stati Uniti per
esempio, si cerca di "aggirare il problema" attraverso la legislazione sul
"fair use", istituto prettamente statunitense che prevede la possibilità di
utilizzare le immagini protette da copyright senza autorizzazione del
proprietario, questo però, a determinate condizioni, ossia, per finalità di
promozione "del progresso della scienza e delle arti utili". Un istituto
come questo non esiste in Italia, ma proprio per questo sarebbe opportuno
crearlo ed iniziare ad uniformarsi alla legislazione internazionale e sempre
per questa ragione se le immagini non sono prelevate da siti in cui
espressamente si evidenzia il fatto che sono tutelate da copyright e se ne
fa espressamente divieto di utilizzo chi vuole preservarne la loro
utilizzazione o comunque percepire dei diritti per il loro utilizzo deve
informare chi le sta usando delle sue intenzioni, e non pretendere a
posteriori il pagamento di cifre calcolate in base solo alle proprie
aspettative. Se poi si volessero tutelare a tutti i costi le proprie
produzioni, grazie alle nuove tecnologie e ai nuovi software si potrebbe
sempre apporre anche la firma digitale ai files che si intende proteggere, e
in questo modo sarebbe chiaro a tutti cosa si può liberamente usare e cosa
invece richiede il pagamento dei diritti d’autore.
Dopo aver interpellato vari legali, un giudice della Corte di Cassazione di
Roma, e diversi docenti ed esperti di informatica questo è quanto ritengo
opportuno rispondere alla vostra lettera, Sig. XXXXXXXX XXXXXX, se poi il
vostro ufficio ritenesse ancora di poter pretendere dei pagamenti, allora
dovrete mandarmi delle richieste molto più dettagliate, precise e corrette,
sia da un punto di vista giuridico, sia da un punto di vista economico, in
modo tale da mettermi in una condizione di poter valutare con più serenità e
nel migliore dei modi le vostre ipotetiche richieste. Restando in attesa di
una vostra gentile ed eventuale risposta vi porgo i miei più distinti saluti
e auguri di buon lavoro.
A seguito di queste
vicende è nata anche un'interrogazione parlamentare presentata dal
senatore Bulgarelli dei Verdi che pubblichiamo qui di seguito.
Interrogazione a risposta scritta
Ai ministri della Giustizia, della Pubblica Istruzione, dei Beni e
attività culturali
Premesso che:
l’ufficio Arti Figurative della Siae ha inoltrato varie denunce, con
richiesta di ingenti somme pecuniarie, al sig. Enrico Galavotti,
insegnante di Cesena, autore di ipertesti pubblicati su sito
internet di didattica e cultura non profit di Cesena
www.homolaicus.com, da lui realizzato e gestito attivamente da un
decennio; Galavotti (meglio conosciuto in rete col nick di Galarico)
è uno dei fondatori del web didattico nazionale, ed è stato
denunciato per l'utilizzo di immagini digitali riproducenti 74
dipinti protetti dai diritti d'autore;
la decisione della Siae induce a forti preoccupazioni per l'aver
introdotto un precedente che potrebbe avere forti ripercussioni
negative sull'operato di tutti quegli insegnanti autori di siti
internet e divulgatori di preziosi materiali didattici e culturali;
la Siae, infatti, applicando in maniera distorta una legge le cui
origini risalgono all'anteguerra (legge del 22/4/1941, n. 633 e
successivamente adeguata con la cosiddetta “Legge Urbani” - legge 22
maggio 2004, n. 128) e non individuando alcuna differenza tra uso
didattico-formativo-istituzionale e uso commerciale, pretende il
pagamento di cifre rilevanti relative a diritti d'autore su opere
protette realizzate da artisti viventi o scomparsi da meno di 70
anni; in particolare la Siae, applicando impropriamente solo ed
esclusivamente l’art.3 della legge 633 del ’41, sostiene
discrezionalmente che l'utilizzazione, anche parziale, di un'opera
costituisca lesione del diritto morale dell'autore e che la
riproduzione non autorizzata delle opere in questione leda gli
esclusivi diritti patrimoniali che la legge riconosce a quest'ultimo;
al tempo stesso la Siae trascura, però, l’applicazione dell’art. 70
della stessa legge del ’41, che prevede massima libertà per l’uso di
immagini a scopo didattico non commerciale e di insegnamento senza
finalità di lucro, a patto di citare la fonte (cosa che è avvenuta
regolarmente nel sito in questione); sono innumerevoli le
conseguenze dirette che si potranno verificare interpretando in
maniera distorta la norma:
• qualsiasi sito scolastico o blog didattico che utilizza per puro
scopo didattico file sonori, immagini protette, citazioni d'autore,
rischia ingenti sanzioni e quindi la chiusura immediata;
• le rappresentazioni teatrali, i saggi di fine anno caratterizzati
da sottofondi musicali alla presenza di pubblico o dei genitori
diverrebbero insostenibili dal punto di vista economico;
• la realizzazione di cd rom didattici e la creazione di ipertesti
risulterebbe estremamente costosa;
• la libertà didattica e le specifiche competenze professionali
degli insegnanti ne risulterebbero pesantemente condizionate;
il comportamento della Siae, in sostanza, appare limitare fortemente
la funzione formativa della Scuola e la libertà didattica degli
insegnanti; a tale proposito, si fa presente che la legislazione
statunitense sul "fair use", permette di pubblicare materiali sotto
copyright senza autorizzazione, purchè vi siano fini e intenti
educativi; il principio del fair use, infatti, rende i lavori
protetti dal diritto d'autore disponibili al pubblico come materiale
grezzo senza la necessità di autorizzazione, a condizione che tale
libero utilizzo soddisfi le finalità della legge sul diritto
d'autore, che la Costituzione degli Stati Uniti d'America definisce
come promozione "del progresso della scienza e delle arti utili"; la
dottrina tenta in questo modo di equilibrare gli interessi dei
titolari di diritti individuali con i benefici sociali o culturali
che derivano dalla creazione e dalla distribuzione dei lavori
derivanti;
si chiede di sapere:
se i ministri in indirizzo non ritengano opportuno attraverso
specifici provvedimenti legislativi esentare gli insegnanti,
nell'ambito della propria specifica funzione educativa, formativa e
didattica, dall'osservanza del copyright, operando essi in un
contesto palesemente senza fini di lucro e di alta utilità sociale;
se non ritengano opportuno introdurre anche in Italia, in materia di
diritto d'autore, il principio del "fair use".
Roma, 05/02/07
Sen. Mauro Bulgarelli
Against Intellectual
Monopoly
Michele Boldrin and David K. Levine
Seconda interrogazione parlamentare
sul diritto d'autore, alla Camera questa volta, da parte della
deputata Cardano Annamaria.
INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA
AL MINISTRO DELLA PUBBLICA ISTRUZIONE
AL MINISTRO PER I BENI E LE ATTIVITA’ CULTURALI
AL MINISTRO DELLE COMUNICAZIONI
Per sapere premesso che
- la creazione e l’uso in internet di siti didattici e culturali a
libero accesso si sta diffondendo sempre più nelle scuole tra le
comunità di docenti e di studenti;
- tali siti non sono di natura commerciale;
- da diverse segnalazioni ricevute (ad es. per il sito
www.homolaicus.com) risulta che la SIAE richiede il pagamento dei
diritti
d’autore per l’uso di alcune immagini utilizzate in ipertesti
didattici sulla base della legge 22 aprile 1941, n. 633 modificata
con legge 22 maggio 2004, n.128, non individuando essa alcuna
differenza tra uso didattico-formativo-culturale-istituzionale e uso
commerciale;
- l’art.70 della citata legge 633 prevede la possibilità di
citazione o riproduzione di brani o parti di opera e la loro
comunicazione al pubblico se effettuati per uso di critica, di
discussione e di insegnamento, nei limiti giustificati da tali fini
e purché non costituiscano concorrenza all’utilizzazione economica
dell’opera e che, se effettuati a fini di insegnamento o ricerca
scientifica, l’utilizzo deve avvenire per finalità illustrative e
per fini non commerciali;
- citare vuol dire anche riprodurre immagini in modo incompleto o
degradato (come ad esempio nel caso delle risoluzioni adottate negli
ipertesti didattici sugli attuali p.c. con il formato JPEG), quindi
la SIAE dovrebbe distinguere tra copie identiche dell’opera, non
ammesse, e citazioni delle stessa, ammissibili per legge;
- secondo l’art 90 della suddetta legge la riproduzione è
considerata abusiva quando la foto originale riporta nome del
fotografo (o ditta), data, nome dell’autore dell’opera d’arte
fotografata, ma non lo è se mancano tali indicazioni;
- la soluzione spesso proposta dalla SIAE ai docenti (mettere “sotto
chiave”, in area riservata gli ipertesti didattici) non è utile,
perché rende inefficace e spesso anche inefficiente l’utilizzo degli
stessi siti; - esiste una petizione organizzata da Altroconsumo,
associazione per la difesa dei consumatori (www.altroconsumo.it) per
una modifica della legge sul diritto d’autore, basata sull’idea che
la condivisione di opere multimediali, resa possibile da internet,
sia un’occasione di crescita sia del singolo che della collettività;
- nella nostra legislazione è assente il concetto di “Fair Use” o
“equo utilizzo” presente invece nella legislazione degli USA, che
permette di pubblicare materiali sotto copyright senza
autorizzazione, purché a certe condizioni ben definite (eccezioni ai
diritti d’autore o diritti connessi), ogni Paese dovrebbe promuovere
il diritto di accesso all’informazione come bene comune mondiale,
anche alle fasce di utenza svantaggiate.
- se i Ministri interrogati non ritengano che il principio della
libera fruizione dei materiali didattici sia un presupposto che
garantisce
l’accesso democratico al sapere e che quindi vada salvaguardato in
modo particolare;
- se non ritengano necessario, considerata la nuova situazione
dovuta all’utilizzo di internet anche nel mondo della scuola,
adoperarsi affinché venga modificata la normativa esistente in modo
che siano ben differenziati i comportamenti da seguire nel caso di
siti culturali e in quello dei siti commerciali, adottando per la
scuola, nell’ambito della propria e specifica funzione educativa,
formativa e didattica, i presupposti del “Fair Use”;
- se non ritengano necessario adoperarsi affinché venga fornita agli
insegnanti un’adeguata informazione sugli aspetti giuridici della
gestione dei siti internet;
- se non ritengano necessario, in attesa di modifiche legislative,
invitare la SIAE ad una moratoria di almeno un anno per consentire
ai docenti, e a quanti gestiscono siti culturali senza scopo di
lucro, di controllare i loro patrimoni digitali rispetto all’elenco
di artisti le cui opere sono oggetto di tutela.
On. Anna Maria Cardano
Roma, 8 febbraio 2007
La petizione di Altroconsumo
cui fa riferimento si trova qui:
www.altroconsumo.it/map/src/140553.htm
www.altroconsumo.it/map/src/140613.htm
FORUM ANTI COPYRIGHT SULLA CULTURA
IN DIFESA DELL'IMPEGNO DIDATTICO E
CULTURALE DEI DOCENTI
Non solo un docente non danneggia la
dignità morale di un artista ma in realtà la esalta, mettendo in
luce il suo genio creativo, e di conseguenza non fa che incrementare
il valore patrimoniale delle sue opere e quindi i diritti degli
eredi.
Questo significa che la Siae obbligandomi a rimuovere interi
ipertesti ha violato la diffusione della cultura artistica, ha
sottratto all’umanità un patrimonio comune, ha offeso la dignità
morale e professionale del sottoscritto facendolo passare per un
truffatore, un falsario, un ladro peggiore di quegli studenti che
scaricano in area privata film musica software e che solo per questo
non vengono giudicati colpevoli dalla Cassazione.
Un docente ha meno diritti di un giornalista, il quale, beneficiando
del diritto di cronaca, può utilizzare immagini protette senza
pagare il diritto d’autore.
Enrico Galavotti
L’ARTE E L’ARTE DI FAR
SOLDI DELLA SIAE
Ha senso proteggere gli artisti
penalizzando chi li valorizza?
Enrico Galavotti, meglio conosciuto in rete col nick
di Galarico, uno dei fondatori del web scolastico nazionale, autore del sito
homolaicus.com, molto quotato in Google, soprattutto per i suoi materiali
didattici e culturali, è incappato, dopo un decennio di presenza attiva,
nelle maglie sempre più strette che la Siae sta stringendo intorno al mondo
degli insegnanti telematici.
Dunque, che è successo?
Niente, o quasi. Con mia grande sorpresa mi sono visto
recapitare una raccomandata dall’ufficio Arti figurative della Siae che mi
intima di pagare una cifra rilevante per l’uso di 74 dipinti di Kandinsky,
Picasso, Klee e alcuni Futuristi, di cui non avevo chiesto la preventiva
autorizzazione.
E perché non l’avevi chiesta?
Perché non sapevo di doverla chiedere, non avendo mai
fatto nulla di commerciale coi miei ipertesti, né lo sapevano i miei
colleghi, che hanno collaborato alla loro realizzazione. In dieci anni non
mi ha mai chiesto nulla nessuno. E come io ho preso immagini da vari siti,
così è probabile che altri le abbiano prese dal mio: il baratto ha
caratterizzato la rete sin dai suoi esordi. Il massimo che si faceva era
citare a vicenda i rispettivi siti.
Eppure esiste una precisa legge sul diritto d’autore.
Sì esiste, ho cominciato a leggerla adesso. In rete,
sin dalla sua nascita, tra insegnanti s’è sempre detto che bastava citare la
fonte (in questo caso i musei), e a volte non si faceva neppure quello,
trovando la stessa immagine su decine e decine di altri siti.
Con questo cosa vuoi dire, che da una fase anarchica
della rete si sta passando a una fase regolamentata?
Indubbiamente una sanzione del genere solo qualche
anno fa sarebbe stata impensabile, e non tanto perché le leggi erano meno
restrittive (sicuramente lo erano prima di quella Urbani), quanto perché la
Siae non faceva nulla in rete: è da circa tre-quattro anni che s’aggira come
leone ruggente in cerca di chi divorare, e purtroppo, grazie al mio
posizionamento nei motori, ha trovato il pollo da spennare.
Cioè vuoi dire che la mazzata sarebbe dovuta arrivarti
con una sorta di preavviso?
No, sarebbe troppo chiedere a una società come la Siae,
di cui è ben noto il carattere vessatorio che esercita nel nostro paese. Non
a caso è stata per anni commissariata. Certo è che passare improvvisamente
dalla libera fruizione di materiali didattici al terrore di dover rendere
conto a questo Moloch del copyright, non è piacevole. Per questo forse
sarebbe stata necessaria maggiore informazione o che comunque il nostro
Ministero [della P.I.] avesse svolto un’opera di maggiore tutela nei
confronti dei propri insegnanti, che nella mia condizione saranno a
centinaia.
Ti riferisci al fatto che la legge è troppo
restrittiva nei confronti di chi fa cultura senza scopo di lucro?
Esattamente. La Siae, o meglio la legge Urbani, non fa
differenza tra sito culturale e sito commerciale: per l’uso di immagini
protette tutti devono pagare. La differenza sta solo negli importi, che però
restano troppo alti per qualunque insegnante. È impensabile infatti che per
fruire di 50 immagini io debba pagare 120 euro l’anno, quando per le stesse
immagini, a te che sei giornalista, grazie al tuo diritto di cronaca, non
costano nulla.
Veramente la Siae non t’impedisce di usare le stesse
immagini senza pagarci i diritti sopra.
È vero, ma mi costringe o a metterle sotto chiave, in
un’area riservata (il che non è il massimo per un sito culturale), o a
usarle con dei link esterni, facendomi così rischiare di avere continuamente
dei buchi neri quando il sito di riferimento sparisce dal web, o cambia
nome, o quando il webmaster, semplicemente, colloca la propria immagine in
un cartella diversa da quella originaria del proprio sito. L’altra soluzione
è quella di usare porzioni di immagini, ma in un ipertesto artistico, di
commento critico di un’opera, questa soluzione viene generalmente scartata a
priori. E poi quelli della Siae, contraddicendo apertamente, in questo, la
legge n. 633, con le sue successive modifiche, ritengono l’uso parziale
dell’immagine un illecito ancora maggiore.
Strano però che la Siae sia così ossessiva con gli
insegnanti, quando la Cassazione è così tollerante nei confronti di chi fa
pirateria di film, musica e software in ambito privato, pur senza scopo di
lucro.
È che per la Siae c’è una certa differenza tra quanto
avviene in un’area privata e quanto invece avviene alla luce del sole. Un
ipertesto didattico o culturale che utilizza pubblicamente immagini non
autorizzate viola, ipso facto, la dignità morale dell’artista e i diritti
patrimoniali degli eredi: nella raccomandata è scritto esattamente così, ed
è stato questo che più mi ha sconcertato.
Questo automatismo mi pare un po’ strano, anche perché
semmai un ipertesto culturale su un dipinto dovrebbe incrementarne il valore
commerciale.
Infatti, io penso che se un erede vedesse i lavori che
i docenti fanno nel mio sito, non noterebbe di sicuro una violazione ma
semmai un’esaltazione dell’ingegno artistico e intellettuale di un autore.
Invece devi pensare che per la Siae costituisce addirittura un’aggravante il
fatto che su un dipinto si mettano cerchi, linee e quadrati per poterlo
meglio spiegare. Mi hanno addirittura scritto che l’aver usato il volto di
Picasso in un puzzle in java avrebbe potuto comportare una richiesta
separata di risarcimento danni.
Insomma o paghi i diritti o non fai ipertesti di
dominio pubblico su autori viventi o scomparsi da meno di 70 anni?
Purtroppo la Siae non pubblica l’elenco degli eredi ma
solo quello degli artisti, e di questi artisti considera protette tutte le
opere, tant’è che non hanno neppure voluto dirmi i nomi dei files
“incriminati”. Quindi è lei a decidere le regole del gioco, e in queste
regole la scuola è costretta a tenere lo sguardo rivolto verso il passato
più lontano.
Fonte: Pino Nicotri, giornalista dell’Espresso
http://nicotri.blogautore.espresso.repubblica.it/?topic=04/11/16/5181603
IN INTERNET LA STUPIDITA'
PRETENDE I PROPRI DIRITTI D'AUTORE !!!!!!
Pretendere soldi sotto forma di pagamento per i diritti d'autore per
l'utilizzo di fotografie di opere artistiche in siti didattici,
culturali, scolastici, di privati e di associazioni no profit senza
fini di lucro che operano nello spirito del "cooperative learning"
non è morale, non è economico, non è intelligente, non è legale, ma
è da stupidi e da ignoranti. Queste pagine internet infatti esaltano
la creatività degli stessi autori, e di coloro che ne divulgano
l'arte, e aiutano tutti i cittadini di buona volontà ad approfondire
la propria conoscenza estetica e quindi etica del mondo in cui
vivono, ed è inutile dire che questo processo oltre che ad essere
didattico e pedagogico aiuta inevitabilmente ad incrementare la
sensibilità degli esseri umani e quindi ne stimola il loro progresso
e la loro evoluzione. In questa ottica la legislazione americana
prevede il "fair use", istituto prettamente statunitense che
sancisce la possibilità di utilizzare le immagini protette da
copyright senza autorizzazione del proprietario, questo però, a
determinate condizioni, ossia, per finalità di promozione "del
progresso della scienza e delle arti utili".
Impedire o richiedere il
pagamento di esose somme di denaro per l'utilizzo senza scopi di
lucro di immagini di vari quadri da parte della Siae impone quindi
la nascita di un ampio dibattito sulla moralità e la validità
giuridica di un tale comportamento e sulla necessità di interpretare
al meglio la legge sui diritti d'autore, che mina gravemente il
diritto alla diffusione libera del sapere, della cultura, della
conoscenza e che al tempo stesso mira a lasciare i cittadini
nell'ignoranza più totale e si accanisce contro quei poveri
intellettuali che con grande fatica ed impegno cercano di divulgare
e di diffondere una certa sensibilità artistica, letteraria e
sociale, ovvero che cercano in pratica di migliorare la sensibilità
etica ed estetica di tutta l'umanità del nostro pianeta. Ma questo
accade solo in Italia dove la stupidità e la rigidità del nostro
sistema bloccano la creatività e la crescita dei siti culturali e
quindi al tempo stesso inibiscono la promozione del nostro
territorio, del nostro genio, delle nostre imprese e allontanano i
navigatori stranieri e locali dalla nostra realtà, la qual cosa
costituisce un gravissimo danno per tutto il paese. Questa
situazione richiede dunque non solo l'intervento immediato di tutti
gli intellettuali di buona volontà che abbiano un minimo a cuore le
sorti culturali, sociali, economiche e scientifiche del nostro
paese, ma anche di tutti quei naviganti che di questo passo
diventeranno sempre più succubi di una cultura straniera, non sempre
amicale nei nostri confronti, e che vedranno di pari passo
impoverirsi a grandi falcate le loro già misere finanze.
Su internet ormai si può
trovare di tutto e soprattutto immagini di opere d'arte, fotografie,
filmati, musica, ipertesti didattici, articoli, corsi, e via
dicendo, il web sta in pratica trasformando molti principi culturali
e la filosofia di fondo che ne sta alla base è quella rivoluzionaria
della condivisione e della libera comunicazione di idee, di
sentimenti, di pensieri, di testi, di immagini, di critiche e di
proposte. I links e gli ipertesti, la multimedialità e la diffusione
gratuita di tutto il sapere online, sono i concetti basilari di
questa enorme innovazione tecnologica e culturale. Siamo entrati
nell'epoca della rete e delle reti di reti. Tutto il mondo del
business, delle istituzioni e dell'educazione deve ormai puntare su
internet. L'innovazione più importante di questa rivoluzione è che
la premessa per lo sviluppo ed il successo della grande rete non è
più l'individualismo e l'egoismo, come nel mondo reale in cui
viviamo, ma la condivisione di interessi e bisogni. La messa in
comune di conoscenze, competenze e capacità. Solo così infatti la
nostra umanità può crescere e risolvere i problemi spinosi che la
assillano.
Ma in Italia come al solito
il "digital divide" aumenta implacabilmente rispetto all’Europa.
Aumenta insieme agli stipendi, al potere, e alle risorse finanziarie
dei manager di tantissime aziende pubbliche e private che ostacolano
e limitano lo sviluppo del paese e la crescita armonica della nostra
società. Negli Stati Uniti più del 50% delle famiglie ha la banda
larga. La banda larga, non l’ADSL, in Italia invece ci sono zone
dove non è coperto neppure il cellulare. Per non parlare poi dello
stato della nostra ricerca, delle nostre scuole, di tanti nostri
ospedali, delle nostre aziende, delle nostre città, sempre più
caotiche e disorganizzate, della nostra burocrazia e della nostra
giustizia, e in mezzo a tutta questa caotica imbecillità c'è anche
chi si perde ancora a chiedere i diritti per qualche misera foto a
bassa risoluzione di autori ormai morti da tempo. Inoltre il web
significa libertà di espressione e se passa il concetto che gli
unici a poter fare critica o cultura sono solo le "testate
registrate" allora qualcuno mi spieghi cosa cavolo è stato inventato
a fare il www, Berners Lee non poteva dedicarsi a qualcosa di più
utile? Poteva trovare un vaccino contro l'AIDS, studiare un po' i
tumori, pensare a qualcosa contro le PM10, contro il
surriscaldamento del pianeta o le catastrofi ambientali che ci
travolgeranno.
Certo le cose non sono semplici, infatti in questo settore la
concorrenza è spietata e tutti cercano di garantirsi il più alto
numero di utenti, causando così in parecchi casi la soppressione di
molte realtà. E così operando la Siae sta causando la morte dei
nostri siti scolastici, culturali, didattici, artistici e
divulgativi.
Ma una cosa deve essere
chiara, ormai è finita l'epoca in cui le grosse aziende riuscivano a
controllare l'accesso alle informazioni, e oggigiorno sono proprio i
consumatori, le loro associazioni e le grandi organizzazioni
no-profit, non governative e anti-globalizzazione la migliore
risorsa di informazione per il nostro mondo in fase di grande
mutamento. Pensate che più di 23.000 scienziati nel mondo si sono
impegnati a boicottare le riviste che non renderanno i propri
articoli accessibili gratuitamente su internet entro sei mesi dalla
pubblicazione. In pratica una vera e propria rivoluzione. Tutto il
sapere deve essere messo in rete e deve essere fruibile da parte di
tutti; solo così potremo migliorare la nostra umanità e diffondere
il pluralismo e la vera ricerca globale. Questo ovviamente contrasta
con gli interessi dei grossi editori che da soli riescono a
controllare la pubblicazione di migliaia di riviste, si pensi per
esempio al colosso anglo-olandese Reed Elsevier che gestisce con
pochi altri un giro di affari di 10 miliardi di dollari all'anno. E'
evidente che queste situazioni di monopolio devono alla lunga essere
ridimensionate. Perciò se anche voi credete che in questo mondo
tutti debbano aver voce in capitolo, unitevi a noi, e combattete con
noi questa battaglia per la libertà di espressione creativa e per la
crescita del nostro web didattico, artistico e culturale, infatti
l'unione fa la forza e solo in questo modo le vostre idee, le vostre
iniziative e le vostre aspirazioni potranno crescere e contribuire
al miglioramento e alla piena realizzazione di tutta l'umanità.
Negli Stati Uniti già dalla
fine dell'anno 2003 si stava costruendo una rete di connessioni tra
tutte le università e i laboratori del paese, questa Internet
Speciale chiamata e-science sarà in grado di collegare tutti i
ricercatori mediante fibre ottiche alla velocità di 10 mega bits al
secondo. Grazie a questo progetto, che si spera verrà poi allargato
anche ad altre realtà, sarà possibile trasferire e condividere
enormi quantità di dati e di ricerche, compreso la mappatura del
genoma umano e sarà inoltre possibile lavorare con grande velocità e
nello stesso tempo su modelli tridimensionali delle varie proteine.
Purtroppo invece dobbiamo allo stesso tempo constatare che nel
nostro paese oltre a non favorire lo sviluppo della ricerca, delle
tecnologie e a non incentivare economicamente gli scienziati, si fa
di tutto per bloccare e limitare anche la buona volontà degli
insegnanti che fanno cultura in rete e che cercano di unire le due
culture, umanistica e scientifica, al fine di aumentare la
creatività di tutti. E così mentre gli altri paesi avanzano, da noi
c'è un marciume stagnante che impedisce qualsiasi progresso e questo
è dovuto anche alle nostre stupide e ataviche leggi e a chi le
prende a pretesto per fare due soldi alle spalle del buon senso,
della logica, della creatività e del progresso scientifico e
culturale. Quindi senza far riferimento ai pietosi dati delle
statistiche sull'utilizzo di Internet e della banda larga in Italia,
dobbiamo rilevare che procedendo in questa direzione il nostro paese
risulterà sempre più abitato da un popolo tecnologicamente,
scientificamente, culturalmente e artisticamente analfabeta,
stupido, violento, incolto, ignorante, insensibile, cafone,
infelice, chiuso, introverso, e che alla fine non riuscirà più a
rimanere al passo dei paesi più liberi e più civilizzati e sarà
quindi sempre più costretto a vivere in un paese squallido, triste,
cupo, misero, ingiusto, ridicolo ed ignobile.
Carl William Brown
FORUM ANTI COPYRIGHT SULLA CULTURA
MA IL COPYRIGHT PUO' TUTELARE
ANCORA IL MERCATO?
Per la Corte di cassazione scaricare da internet files protetti da copyright
non è reato se non c'è scopo di lucro. Benché si riferisca in realtà a fatti
coperti dalla normativa precedente alla legge Urbani, questa sentenza è
un'utile occasione per discutere di proprietà intellettuale (copyright e
brevetti) in un'economia moderna. Sulla carta, la legge Urbani (che peraltro
non verrà mai applicata) è tra le più severe d'Europa. Ma ha ancora senso la
proprietà intellettuale? Lo dico come provocazione personale. So per esempio
che il direttore del Sole-24 Ore, anche perché ha fatto l'editore, la pensa
in maniera opposta. Ma parliamone... Partiamo dal caso più semplice, il
copyright artistico, cioè la proibizione di copiare, rivendere o utilizzare
in pubblico un cd o un dvd, che di fatto attribuisce al produttore un
diritto di monopolio. L'argomento usuale della Siae e della sua controparte
americana, la Riaa, è che questo monopolio permette agli autori di
recuperare i costi fissi per produrre una canzone.
Continua u pagina 12In sua assenza, molte opere d'arte non verrebbero
prodotte, e il mondo sarebbe più povero culturalmente. Ma questo è falso.
Lo sostengono Michele Boldrin e David Levine (due economisti della
Washington University di St. Louis) in un bellissimo libro disponibile su
internet, su cui gran parte di questo articolo è basato. Bach, Mozart e
Beethoven scrissero la loro musica quando il copyright non esisteva e gli
spartiti (i cd del XVIII secolo) venivano copiati liberamente. E certamente
Picasso avrebbe dipinto Guernica anche senza royalties su ogni poster che
riproduce il quadro.
Abolire il copyright non significa che un artista non possa vivere del
proprio lavoro. Se un cd di Madonna potesse essere copiato e rivenduto
liberamente, la prima copia costerebbe molto più del prezzo attuale, perché
porta con sé il diritto di rivendere il contenuto a qualsiasi prezzo il
mercato accetti. Le copie successive scenderebbero progressivamente di
prezzo, esattamente come oggi molti spendono 10 euro per guardare un film il
weekend dell'uscita mentre potrebbero vederlo a 3 euro dopo due mesi al
cineforum.
I profitti degli autori sarebbero in ogni caso sufficienti per coprire i
costi iniziali e offrire una remunerazione aggiuntiva; verrebbero però
grandemente ridotte le enormi remunerazioni dei cantanti e attori di punta.
Si dice spesso che questi guadagni sono determinati dal gradimento del
pubblico, e quindi dal mercato. Vero, ma sta a noi decidere se vogliamo che
il mercato sia monopolistico o concorrenziale. Per chi crede nel mercato, ma
non riesce a riconciliarsi con l'idea che un'artista possa guadagnare
milioni per cantare mentre si fa crocifiggere su una struttura di vetro
pensando di fare chi sa quale operazione culturale, oppure per fare
monologhi più o meno incoerenti alla televisione, la soluzione non è la
censura (che non funziona mai), ma l'abolizione del copyright.
Né il mondo sarebbe culturalmente più povero senza copyright, anzi.
Scomparirebbero le case discografiche, che oggi si accaparrano enormi
rendite e di fatto consentono l'accesso a pochi artisti. Molti più di questi
ultimi avrebbero quindi accesso al mercato, non essendovi più bisogno della
Siae che, di fatto, tiene alti i prezzi e i costi proteggendo il monopolio
di quei pochi che vengono distribuiti. Dobbiamo però temere che gli artisti
esteri diserteranno il mercato italiano perché non protetto dal copyright?
No, perché il prezzo che potranno ottenere è sempre maggiore di zero.
Lo stesso discorso vale per gli altri casi di copyright artistico, cioè per
libri e film, e in genere per la proprietà intellettuale, inclusi quindi i
brevetti scientifici. Quasi tutte le industrie nuove non avevano copyright
nella fase iniziale e più innovativa. In decine di settori tra i più
innovativi (moda, banche d'investimento, open source software) i costi fissi
sono alti eppure non ci sono brevetti.
Si dice spesso che il brevetto consente la ricerca in farmaci con alti costi
di sviluppo e domanda limitata, e quindi beneficia tutto il mondo. Ma i
costi fissi sopportati dall'industria farmaceutica sono più limitati di
quanto si creda, e la domanda è elastica. Fino al 1978 in Italia i brevetti
farmaceutici erano proibiti, eppure la nostra industria farmaceutica era
composta di decine di aziende con una reputazione mondiale di innovazione;
sappiamo tutti cosa è successo negli ultimi 30 anni.
Questi sono argomenti delicati, che richiedono un dibattito serio e
rigoroso. Per ora potremmo accontentarci di un passo più modesto ma
significativo. Se il ministro Bersani cerca già idee per la prossima
lenzuolata, eccone una: ministro, abolisca la Siae.
Roberto Perotti Il Sole 24 Ore 7 febbraio
'07
http://www.micheleboldrin.com/research/innovation.html Il libro di M.
Boldrin e D. Levine
Against Intellectual
Monopoly
Michele Boldrin and David K. Levine
ALTRI SITI CHE SOSTENGONO LA PETIZIONE
ONLINE E IN CUI TROVARE MATERIALE INFORMATIVO
http://www.edscuola.it/
http://www.associazionedocenti.it/
http://vbscuola.it/
http://www.daimonclub.it/lib/internet.htm
http://www.homolaicus.it
http://www.antiarte.it/eugius/
http://www.beppegrillo.it/2005/05/ai_confini_dell.html
http://beppegrillo.meetup.com/143/boards/view/viewthread?thread=2609741
http://www.territorioscuola.com/
http://www.nonsoloscuola.org/
http://www.scuolidea.it/didattika/index.asp
http://www.didaweb.net/firma3.php
http://www.pcself.com/primopiano/flash/news_item.asp?NewsID=1442
http://www.foruminsegnanti.it/modules.php?name=News&file=article&sid=712
http://punto-informatico.it/p.aspx?id=1872223
https://www.daimon.org
http://www.graffinrete.it/tracciati/articolo.php?id_vol=385
http://www.retescuole.net/contenuto?id=20070129010104
http://www.docenti.org/News/file/petizione.htm
http://www.scuolamatica.net/
http://www.maecla.it/
http://www.ziobudda.net/petizione_no_copyright_su_formazione_insegnamento_e_cultura
http://www.alessandroronchi.net/2007/01/31/rinnoviamo-la-cultura/
http://www.altrascuola.it/article.php?sid=1262
http://www.civiltalaica.it/web/
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