CONTRO GLI ABUSI DEL COPYRIGHT IN ITALIA


 

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CONTRO LA CENSURA, LA STUPIDITA’ E L’IGNORANZA

Cari naviganti, lettori, artisti, giornalisti, scrittori, poeti, docenti, studenti, bloggers, legislatori, giudici, politici, avvocati, medici, ricercatori, uomini di cultura e di varia umanità: su alcune pagine del sito amatoriale denominato Daimon Art creato da Carl William Brown, e di proprietà di Bruno M. e non intestato pertanto a nessuna associazione, erano presenti 8 piccole fotografie, a bassa risoluzione, con colori modificati e quindi non simili agli originali, di opere di Magritte prelevate negli scorsi anni dalla grande rete, il tutto a scopo divulgativo, culturale, informativo, artistico, senza scopo di lucro alcuno e senza fini commerciali. In altre pagine del sito erano anche presenti 3 piccole fotografie a bassa risoluzione, e quindi inutilizzabili per la stampa e per qualsiasi riproduzione decente, di opere di Dalí e 3 di Duchamp. Queste fotografie sono state rimosse perché il curatore del sito ha ricevuto dalla sezione O.L.A.F., Ufficio Arti Figurative della S.I.A.E. di Roma una raccomandata dove si pretende il pagamento dei diritti per l'utilizzazione di queste immagini nel periodo che va dal marzo 2002 al gennaio 2007 e lo diffida dall'utilizzo illecito di opere tutelate dalla S.I.A.E. Da sottolineare che la cifra che è stata richiesta ammonta a ben 3.627,60 euro.

In ogni caso io ho tolto le foto dal mio sito internet, perché ora sono stato informato che sono protette da copyright; prima di questa comunicazione non potevo immaginarmelo, in quanto come potrei sapere con la marea di materiale grafico e fotografico che gira su internet quello protetto o meno, se nessuno lo segnala (io infatti le avevo prelevate dalla grande rete da siti amatoriali nazionali ed internazionali e nessuno facevo riferimento ad alcun copyright); per di più trattandosi di autori stranieri come potevo sognarmi che gli eventuali eredi, nel caso esistano, avessero incaricato la vostra società di tutelare i loro diritti. Da aggiungere inoltre che dovrebbero dimostrarmi che tali foto erano online dal 2002, perché in verità non mi ricordo nemmeno io bene quando sono state inserite nel sito, ma credo comunque verso la fine del 2003 o inizi del 2004. In ogni caso visto che questa società ha tanto a premura la salvaguardia dei diritti dei suoi associati è chiaro che avrebbe dovuto informarmi già nel 2003 o 2004 che il materiale era coperto da copyright e non aspettare il gennaio del 2007.

Pertanto ora stiamo valutando la miglior strategia per affrontare questo increscioso episodio, seguendo tutte le vie possibili, sia legali, sia culturali. 

La stessa sorte è toccata al Sig. Enrico Galavotti, e anche ad altre persone, meglio conosciuto in rete col nick di Galarico, uno dei fondatori del web scolastico nazionale, autore del sito www.homolaicus.it , noto soprattutto per i suoi materiali didattici e culturali, che è incappato, dopo un decennio di presenza attiva, nelle maglie sempre più strette che la Siae sta stringendo intorno al mondo degli insegnanti e degli attivisti culturali telematici. Da qui è nato in rete un ampio dibattito sulla moralità e la validità giuridica di un tale comportamento da parte della Siae e sulla necessità di interpretare al meglio la legge sui diritti d'autore. In molti siti dunque si trovano ora casi vari, perizie tecniche, analisi della legge sul 22/4/1941 e successive, riflessioni giuridiche, culturali, filosofiche ed economiche per contrastare questa legge antiquata che mina gravemente il diritto alla diffusione libera del sapere, della cultura, della conoscenza e che al tempo stesso mira a lasciare i cittadini nell'ignoranza più totale e si accanisce contro quei poveri intellettuali che con grande fatica ed impegno cercano di divulgare e di diffondere una certa sensibilità artistica, letteraria e sociale, ovvero che cercano in pratica di migliorare la sensibilità etica ed estetica di tutta l'umanità del nostro pianeta. Inoltre la mancanza di una legislazione come il "Fair Use" statunitense e la rigidità del nostro sistema blocca la creatività e la crescita dei siti culturali italiani e quindi al tempo stesso inibisce la promozione del nostro territorio, del nostro genio, delle nostre imprese e allontana i navigatori stranieri e locali dalla nostra realtà, la qual cosa costituisce un danno per tutto il paese.


FORUM ANTI COPYRIGHT SULLA CULTURA


Carl William Brown and the Daimon Club    daimonclub@yahoo.com

Oggi, in Italia, il diritto d'autore è regolato in primo luogo da una serie di art. del codice civile e soprattutto dalla legge del 1941. Il testo di legge si compone di 206 articoli racchiusi in 8 titoli.


http://www.antiarte.it/eugius/sentenza_anticopyright.htm


Materiali contro l'abuso nel rivendicare i diritti d'autore (copyright) da parte della SIAE; petizione "NO COPYRIGHT" su formazione, insegnamento e cultura senza fini di lucro.  Casi vari, perizie tecniche, analisi della legge sul 22/4/1941 e successive, riflessioni giuridiche, culturali, filosofiche ed economiche per contrastare questa legge antiquata che mina gravemente il diritto alla diffusione libera del sapere, della cultura, della conoscenza e che al tempo stesso mira a lasciare i cittadini nell'ignoranza più totale e si accanisce contro quei poveri intellettuali che con grande fatica ed impegno cercano di divulgare e di diffondere una certa sensibilità artistica, letteraria e sociale, ovvero che cercano in pratica di migliorare la sensibilità etica ed estetica di tutta l'umanità del nostro pianeta.

FIRMA LA PETIZIONE >>      http://www.anitel.it/petizione/



SINTESI DELLA RISPOSTA ALLA SIAE DI CARL WILLIAM BROWN

In seguito alla vostra lettera di cui all’oggetto vi informo che ho tolto immediatamente le fotografie in questione dal mio sito internet, perché ora sono stato informato che sono protette da copyright; prima di questa comunicazione non potevo immaginarmelo, in quanto come potrei sapere con la marea di materiale grafico e fotografico che gira su internet quello protetto o meno, se nessuno lo segnala (io infatti le avevo prelevate dalla grande rete da siti amatoriali nazionali ed internazionali e nessuno facevo riferimento ad alcun copyright); per di più trattandosi di autori stranieri come potevo sognarmi che gli eventuali eredi, nel caso esistano, avessero incaricato la vostra società di tutelare i loro diritti. E comunque in ogni caso voi avete il dovere, come dice la Legge 22 aprile 1941 n. 633 aggiornata al marzo 2005 all’Art. 182 Bis, di prevenire e vigilare sulle eventuali infrazioni alla stessa e non di avvisare gli ipotetici trasgressori dopo cinque anni, in pratica dovete applicare una vigilanza come fate con gli agenti nei locali da ballo, nelle feste, e via dicendo. Da aggiungere inoltre che dovreste dimostrarmi che tali foto erano online dal 2002, perché in verità non mi ricordo nemmeno io bene quando sono state inserite nel sito, ma credo comunque verso la fine del 2004 o inizi del 2005. Dunque visto che avete tanto a premura la salvaguardia dei diritti dei vostri associati voi avreste dovuto informarmi già nel 2004 o 2005 che il materiale era coperto da copyright e non aspettare il gennaio del 2007.

Sempre nella vostra lettera devo precisare che vi sono anche altre imprecisioni e quindi le vostre richieste, una volta che fossero dimostrate pertinenti, sono a mio avviso del tutto inesatte. Principalmente io non sono un editore, ma sono un insegnante, uno scrittore, un tecnico, un artista, e un logico, in secondo luogo non sono una persona giuridica, ma sono una persona fisica, in terzo luogo il sito www.daimonclub.it/art/ dove erano presenti le fotografie è di mia proprietà e non è intestato a nessuna associazione, e rappresenta un'attività amatoriale del sottoscritto, in arte Carl William Brown, senza alcun fine di lucro, a scopo didattico, e con l’unico scopo di divulgare la sensibilità artistica, e di promuovere la cultura sotto i suoi molteplici aspetti; quindi i vostri conteggi una volta che si fosse dimostrato che siete dalla parte della ragione sono a mio avviso del tutto impropri. In fondo alla lettera riporto i conteggi eseguiti in base alla tipologia del mio sito, ovvero “siti creati da privati (persone fisiche, non persone giuridiche, a solo scopo amatoriale, con esclusione quindi di attività professionale e/o scopo di lucro connesse all’utilizzazione dei siti in questione.)

Da aggiungere inoltre che una fotografia di un dipinto NON E’ una COPIA dell’ opera. Anche se l’ articolo 13 della LDA riporta la fotografia fra i modi di produrre “copie”, questo non significa che qualunque modo sia adeguato a produrre una copia di qualunque opera, ma semplicemente che per alcune opere dell’ ingegno (film, composizione fotografiche, testi, spartiti) la fotografia è un mezzo adeguato per produrre una copia abbastanza fedele all’originale da permetterne la stessa fruibilità. Per un dipinto, “copia” può essere soltanto un’ imitazione, più o meno fedele, eseguita da un altro pittore con tecniche simili: “disegno, pittura o scultura che riproduce più o meno fedelmente un originale, talvolta a scopo di contraffazione, o a scopo di esercitazione o di diffusione” (DeMauro).
La foto di un dipinto è semplicemente una fotografia, e viene quindi regolamentata dagli art. 87 – 92 LDA. A conferma di questo, l’ art. 87: sono considerate fotografie ai fini dell'applicazione delle disposizioni di questo capo le immagini di persone o di aspetti, elementi o fatti della vita naturale e sociale, ottenute col processo fotografico o con processo analogo, comprese le riproduzioni di opere dell'arte figurativa e i fotogrammi delle pellicole cinematografiche. Non sono comprese le fotografie di scritti, documenti, carte di affari, oggetti materiali, disegni tecnici e prodotti simili.
E l’ art. 90: gli esemplari della fotografia devono portare le seguenti indicazioni: 1) il nome del fotografo, o, nel caso previsto nel primo capoverso dell'art. 88, della ditta da cui il fotografo dipende o del committente; 2) la data dell'anno di produzione della fotografia; 3) il nome dell'autore dell'opera d'arte fotografata. L’ art. 90 prosegue: qualora gli esemplari non portino le suddette indicazioni, la loro riproduzione non è considerata abusiva e non sono dovuti i compensi indicati agli articoli 91 e 98, a meno che il fotografo non provi la malafede del riproduttore.
Poiché tutte le foto di dipinti sono state riprodotte dal sottoscritto in buonafede da esemplari che non riportavano le suddette indicazioni, il loro uso è libero a qualunque scopo.
In subordine, ammesso e non concesso che una fotografia possa essere considerata una copia di un dipinto: un’ immagine digitale Jpeg < 640 x 480 pixel x 24 bit tratta dalla foto non può essere considerata riproduzione dell’ intera opera, ma solo di una piccola percentuale di parti di essa e può essere quindi utilizzata liberamente per uso di critica o di discussione (art. 70 LDA) che autorizza espressamente il diritto di citazione. “Il riassunto, la citazione o la riproduzione di brani o di parti di opera, per scopi di critica, di discussione ed anche di insegnamento, sono liberi nei limiti giustificati da tali finalità e purché non costituiscano concorrenza alla utilizzazione economica dell'opera”. A sostegno della seconda tesi viene allegato uno studio effettuato da un esperto di informatica multimediale.

Da considerare inoltre che digitando nel motore di ricerca Google Italia nella sezione immagini la parola Magritte compaiono 25.700 risultati, il che significa che in ogni pagina del noto motore di ricerca vengono riportate 20 immagini prelevate da altrettanti siti. La cosa significa che in qualsiasi momento in ogni parte del mondo una persona qualsiasi può vedere le fotografie dei quadri dell’artista Magritte. Non vedo dunque perché io che ho creato un sito amatoriale con pochissime fotografie dello stesso autore dovrei pagare dei diritti alla SIAE o a qualunque altra persona o società senza prima essere informato che tali immagini sono coperte da copyright. Questa ovviamente è una riflessione personale del tutto opinabile e io sarò pronto ad assumermi le mie responsabilità, nel caso mi fosse dimostrato che sono nel torto.

Infatti Internet è un mezzo globale, e nella grande rete ci sono tantissime immagini che saranno anche protette da copyright, ma negli Stati Uniti per esempio, si cerca di "aggirare il problema" attraverso la legislazione sul "fair use", istituto prettamente statunitense che prevede la possibilità di utilizzare le immagini protette da copyright senza autorizzazione del proprietario, questo però, a determinate condizioni, ossia, per finalità di promozione "del progresso della scienza e delle arti utili". Un istituto come questo non esiste in Italia, ma proprio per questo sarebbe opportuno crearlo ed iniziare ad uniformarsi alla legislazione internazionale e sempre per questa ragione se le immagini non sono prelevate da siti in cui espressamente si evidenzia il fatto che sono tutelate da copyright e se ne fa espressamente divieto di utilizzo chi vuole preservarne la loro utilizzazione o comunque percepire dei diritti per il loro utilizzo deve informare chi le sta usando delle sue intenzioni, e non pretendere a posteriori il pagamento di cifre calcolate in base solo alle proprie aspettative. Se poi si volessero tutelare a tutti i costi le proprie produzioni, grazie alle nuove tecnologie e ai nuovi software si potrebbe sempre apporre anche la firma digitale ai files che si intende proteggere, e in questo modo sarebbe chiaro a tutti cosa si può liberamente usare e cosa invece richiede il pagamento dei diritti d’autore.

Dopo aver interpellato vari legali, un giudice della Corte di Cassazione di Roma, e diversi docenti ed esperti di informatica questo è quanto ritengo opportuno rispondere alla vostra lettera, Sig. XXXXXXXX XXXXXX, se poi il vostro ufficio ritenesse ancora di poter pretendere dei pagamenti, allora dovrete mandarmi delle richieste molto più dettagliate, precise e corrette, sia da un punto di vista giuridico, sia da un punto di vista economico, in modo tale da mettermi in una condizione di poter valutare con più serenità e nel migliore dei modi le vostre ipotetiche richieste. Restando in attesa di una vostra gentile ed eventuale risposta vi porgo i miei più distinti saluti e auguri di buon lavoro.



A seguito di queste vicende è nata anche un'interrogazione parlamentare presentata dal senatore Bulgarelli dei Verdi che pubblichiamo qui di seguito.

Interrogazione a risposta scritta

Ai ministri della Giustizia, della Pubblica Istruzione, dei Beni e attività culturali

Premesso che:

l’ufficio Arti Figurative della Siae ha inoltrato varie denunce, con richiesta di ingenti somme pecuniarie, al sig. Enrico Galavotti, insegnante di Cesena, autore di ipertesti pubblicati su sito internet di didattica e cultura non profit di Cesena www.homolaicus.com, da lui realizzato e gestito attivamente da un decennio; Galavotti (meglio conosciuto in rete col nick di Galarico) è uno dei fondatori del web didattico nazionale, ed è stato denunciato per l'utilizzo di immagini digitali riproducenti 74 dipinti protetti dai diritti d'autore;
la decisione della Siae induce a forti preoccupazioni per l'aver introdotto un precedente che potrebbe avere forti ripercussioni negative sull'operato di tutti quegli insegnanti autori di siti internet e divulgatori di preziosi materiali didattici e culturali; la Siae, infatti, applicando in maniera distorta una legge le cui origini risalgono all'anteguerra (legge del 22/4/1941, n. 633 e successivamente adeguata con la cosiddetta “Legge Urbani” - legge 22 maggio 2004, n. 128) e non individuando alcuna differenza tra uso didattico-formativo-istituzionale e uso commerciale, pretende il pagamento di cifre rilevanti relative a diritti d'autore su opere protette realizzate da artisti viventi o scomparsi da meno di 70 anni; in particolare la Siae, applicando impropriamente solo ed esclusivamente l’art.3 della legge 633 del ’41, sostiene discrezionalmente che l'utilizzazione, anche parziale, di un'opera costituisca lesione del diritto morale dell'autore e che la riproduzione non autorizzata delle opere in questione leda gli esclusivi diritti patrimoniali che la legge riconosce a quest'ultimo; al tempo stesso la Siae trascura, però, l’applicazione dell’art. 70 della stessa legge del ’41, che prevede massima libertà per l’uso di immagini a scopo didattico non commerciale e di insegnamento senza
finalità di lucro, a patto di citare la fonte (cosa che è avvenuta regolarmente nel sito in questione); sono innumerevoli le conseguenze dirette che si potranno verificare interpretando in maniera distorta la norma:

• qualsiasi sito scolastico o blog didattico che utilizza per puro scopo didattico file sonori, immagini protette, citazioni d'autore, rischia ingenti sanzioni e quindi la chiusura immediata;
• le rappresentazioni teatrali, i saggi di fine anno caratterizzati da sottofondi musicali alla presenza di pubblico o dei genitori diverrebbero insostenibili dal punto di vista economico;
• la realizzazione di cd rom didattici e la creazione di ipertesti risulterebbe estremamente costosa;
• la libertà didattica e le specifiche competenze professionali degli insegnanti ne risulterebbero pesantemente condizionate;

il comportamento della Siae, in sostanza, appare limitare fortemente la funzione formativa della Scuola e la libertà didattica degli insegnanti; a tale proposito, si fa presente che la legislazione statunitense sul "fair use", permette di pubblicare materiali sotto copyright senza autorizzazione, purchè vi siano fini e intenti educativi; il principio del fair use, infatti, rende i lavori protetti dal diritto d'autore disponibili al pubblico come materiale grezzo senza la necessità di autorizzazione, a condizione che tale libero utilizzo soddisfi le finalità della legge sul diritto d'autore, che la Costituzione degli Stati Uniti d'America definisce come promozione "del progresso della scienza e delle arti utili"; la dottrina tenta in questo modo di equilibrare gli interessi dei titolari di diritti individuali con i benefici sociali o culturali che derivano dalla creazione e dalla distribuzione dei lavori derivanti;

si chiede di sapere:

se i ministri in indirizzo non ritengano opportuno ­ attraverso specifici provvedimenti legislativi ­ esentare gli insegnanti, nell'ambito della propria specifica funzione educativa, formativa e didattica, dall'osservanza del copyright, operando essi in un contesto palesemente senza fini di lucro e di alta utilità sociale;

se non ritengano opportuno introdurre anche in Italia, in materia di diritto d'autore, il principio del "fair use".

Roma, 05/02/07

Sen. Mauro Bulgarelli


Against Intellectual Monopoly   Michele Boldrin and David K. Levine


Seconda interrogazione parlamentare sul diritto d'autore, alla Camera questa volta, da parte della deputata Cardano Annamaria.

INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA

AL MINISTRO DELLA PUBBLICA ISTRUZIONE
AL MINISTRO PER I BENI E LE ATTIVITA’ CULTURALI
AL MINISTRO DELLE COMUNICAZIONI

Per sapere premesso che

- la creazione e l’uso in internet di siti didattici e culturali a libero accesso si sta diffondendo sempre più nelle scuole tra le comunità di docenti e di studenti;
- tali siti non sono di natura commerciale;
- da diverse segnalazioni ricevute (ad es. per il sito www.homolaicus.com) risulta che la SIAE richiede il pagamento dei diritti
d’autore per l’uso di alcune immagini utilizzate in ipertesti didattici sulla base della legge 22 aprile 1941, n. 633 modificata con legge 22 maggio 2004, n.128, non individuando essa alcuna differenza tra uso didattico-formativo-culturale-istituzionale e uso commerciale;
- l’art.70 della citata legge 633 prevede la possibilità di citazione o riproduzione di brani o parti di opera e la loro comunicazione al pubblico se effettuati per uso di critica, di discussione e di insegnamento, nei limiti giustificati da tali fini e purché non costituiscano concorrenza all’utilizzazione economica dell’opera e che, se effettuati a fini di insegnamento o ricerca scientifica, l’utilizzo deve avvenire per finalità illustrative e per fini non commerciali;
- citare vuol dire anche riprodurre immagini in modo incompleto o degradato (come ad esempio nel caso delle risoluzioni adottate negli ipertesti didattici sugli attuali p.c. con il formato JPEG), quindi la SIAE dovrebbe distinguere tra copie identiche dell’opera, non ammesse, e citazioni delle stessa, ammissibili per legge;
- secondo l’art 90 della suddetta legge la riproduzione è considerata abusiva quando la foto originale riporta nome del fotografo (o ditta), data, nome dell’autore dell’opera d’arte fotografata, ma non lo è se mancano tali indicazioni;
- la soluzione spesso proposta dalla SIAE ai docenti (mettere “sotto chiave”, in area riservata gli ipertesti didattici) non è utile, perché rende inefficace e spesso anche inefficiente l’utilizzo degli stessi siti; - esiste una petizione organizzata da Altroconsumo, associazione per la difesa dei consumatori (www.altroconsumo.it) per una modifica della legge sul diritto d’autore, basata sull’idea che la condivisione di opere multimediali, resa possibile da internet, sia un’occasione di crescita sia del singolo che della collettività;
- nella nostra legislazione è assente il concetto di “Fair Use” o “equo utilizzo” presente invece nella legislazione degli USA, che permette di pubblicare materiali sotto copyright senza autorizzazione, purché a certe condizioni ben definite (eccezioni ai diritti d’autore o diritti connessi), ogni Paese dovrebbe promuovere il diritto di accesso all’informazione come bene comune mondiale, anche alle fasce di utenza svantaggiate.

- se i Ministri interrogati non ritengano che il principio della libera fruizione dei materiali didattici sia un presupposto che garantisce
l’accesso democratico al sapere e che quindi vada salvaguardato in modo particolare;
- se non ritengano necessario, considerata la nuova situazione dovuta all’utilizzo di internet anche nel mondo della scuola, adoperarsi affinché venga modificata la normativa esistente in modo che siano ben differenziati i comportamenti da seguire nel caso di siti culturali e in quello dei siti commerciali, adottando per la scuola, nell’ambito della propria e specifica funzione educativa, formativa e didattica, i presupposti del “Fair Use”;
- se non ritengano necessario adoperarsi affinché venga fornita agli insegnanti un’adeguata informazione sugli aspetti giuridici della gestione dei siti internet;
- se non ritengano necessario, in attesa di modifiche legislative, invitare la SIAE ad una moratoria di almeno un anno per consentire ai docenti, e a quanti gestiscono siti culturali senza scopo di lucro, di controllare i loro patrimoni digitali rispetto all’elenco di artisti le cui opere sono oggetto di tutela.

On. Anna Maria Cardano

Roma, 8 febbraio 2007

La petizione di Altroconsumo cui fa riferimento si trova qui:

www.altroconsumo.it/map/src/140553.htm
www.altroconsumo.it/map/src/140613.htm


FORUM ANTI COPYRIGHT SULLA CULTURA


IN DIFESA DELL'IMPEGNO DIDATTICO E CULTURALE DEI DOCENTI

Non solo un docente non danneggia la dignità morale di un artista ma in realtà la esalta, mettendo in luce il suo genio creativo, e di conseguenza non fa che incrementare il valore patrimoniale delle sue opere e quindi i diritti degli eredi.
Questo significa che la Siae obbligandomi a rimuovere interi ipertesti ha violato la diffusione della cultura artistica, ha sottratto all’umanità un patrimonio comune, ha offeso la dignità morale e professionale del sottoscritto facendolo passare per un truffatore, un falsario, un ladro peggiore di quegli studenti che scaricano in area privata film musica software e che solo per questo non vengono giudicati colpevoli dalla Cassazione.
Un docente ha meno diritti di un giornalista, il quale, beneficiando del diritto di cronaca, può utilizzare immagini protette senza pagare il diritto d’autore.
Enrico Galavotti


L’ARTE E L’ARTE DI FAR SOLDI DELLA SIAE
 

Ha senso proteggere gli artisti penalizzando chi li valorizza?

Enrico Galavotti, meglio conosciuto in rete col nick di Galarico, uno dei fondatori del web scolastico nazionale, autore del sito homolaicus.com, molto quotato in Google, soprattutto per i suoi materiali didattici e culturali, è incappato, dopo un decennio di presenza attiva, nelle maglie sempre più strette che la Siae sta stringendo intorno al mondo degli insegnanti telematici.

Dunque, che è successo?

Niente, o quasi. Con mia grande sorpresa mi sono visto recapitare una raccomandata dall’ufficio Arti figurative della Siae che mi intima di pagare una cifra rilevante per l’uso di 74 dipinti di Kandinsky, Picasso, Klee e alcuni Futuristi, di cui non avevo chiesto la preventiva autorizzazione.

E perché non l’avevi chiesta?

Perché non sapevo di doverla chiedere, non avendo mai fatto nulla di commerciale coi miei ipertesti, né lo sapevano i miei colleghi, che hanno collaborato alla loro realizzazione. In dieci anni non mi ha mai chiesto nulla nessuno. E come io ho preso immagini da vari siti, così è probabile che altri le abbiano prese dal mio: il baratto ha caratterizzato la rete sin dai suoi esordi. Il massimo che si faceva era citare a vicenda i rispettivi siti.

Eppure esiste una precisa legge sul diritto d’autore.

Sì esiste, ho cominciato a leggerla adesso. In rete, sin dalla sua nascita, tra insegnanti s’è sempre detto che bastava citare la fonte (in questo caso i musei), e a volte non si faceva neppure quello, trovando la stessa immagine su decine e decine di altri siti.

Con questo cosa vuoi dire, che da una fase anarchica della rete si sta passando a una fase regolamentata?

Indubbiamente una sanzione del genere solo qualche anno fa sarebbe stata impensabile, e non tanto perché le leggi erano meno restrittive (sicuramente lo erano prima di quella Urbani), quanto perché la Siae non faceva nulla in rete: è da circa tre-quattro anni che s’aggira come leone ruggente in cerca di chi divorare, e purtroppo, grazie al mio posizionamento nei motori, ha trovato il pollo da spennare.

Cioè vuoi dire che la mazzata sarebbe dovuta arrivarti con una sorta di preavviso?

No, sarebbe troppo chiedere a una società come la Siae, di cui è ben noto il carattere vessatorio che esercita nel nostro paese. Non a caso è stata per anni commissariata. Certo è che passare improvvisamente dalla libera fruizione di materiali didattici al terrore di dover rendere conto a questo Moloch del copyright, non è piacevole. Per questo forse sarebbe stata necessaria maggiore informazione o che comunque il nostro Ministero [della P.I.] avesse svolto un’opera di maggiore tutela nei confronti dei propri insegnanti, che nella mia condizione saranno a centinaia.

Ti riferisci al fatto che la legge è troppo restrittiva nei confronti di chi fa cultura senza scopo di lucro?

Esattamente. La Siae, o meglio la legge Urbani, non fa differenza tra sito culturale e sito commerciale: per l’uso di immagini protette tutti devono pagare. La differenza sta solo negli importi, che però restano troppo alti per qualunque insegnante. È impensabile infatti che per fruire di 50 immagini io debba pagare 120 euro l’anno, quando per le stesse immagini, a te che sei giornalista, grazie al tuo diritto di cronaca, non costano nulla.

Veramente la Siae non t’impedisce di usare le stesse immagini senza pagarci i diritti sopra.

È vero, ma mi costringe o a metterle sotto chiave, in un’area riservata (il che non è il massimo per un sito culturale), o a usarle con dei link esterni, facendomi così rischiare di avere continuamente dei buchi neri quando il sito di riferimento sparisce dal web, o cambia nome, o quando il webmaster, semplicemente, colloca la propria immagine in un cartella diversa da quella originaria del proprio sito. L’altra soluzione è quella di usare porzioni di immagini, ma in un ipertesto artistico, di commento critico di un’opera, questa soluzione viene generalmente scartata a priori. E poi quelli della Siae, contraddicendo apertamente, in questo, la legge n. 633, con le sue successive modifiche, ritengono l’uso parziale dell’immagine un illecito ancora maggiore.

Strano però che la Siae sia così ossessiva con gli insegnanti, quando la Cassazione è così tollerante nei confronti di chi fa pirateria di film, musica e software in ambito privato, pur senza scopo di lucro.

È che per la Siae c’è una certa differenza tra quanto avviene in un’area privata e quanto invece avviene alla luce del sole. Un ipertesto didattico o culturale che utilizza pubblicamente immagini non autorizzate viola, ipso facto, la dignità morale dell’artista e i diritti patrimoniali degli eredi: nella raccomandata è scritto esattamente così, ed è stato questo che più mi ha sconcertato.

Questo automatismo mi pare un po’ strano, anche perché semmai un ipertesto culturale su un dipinto dovrebbe incrementarne il valore commerciale.

Infatti, io penso che se un erede vedesse i lavori che i docenti fanno nel mio sito, non noterebbe di sicuro una violazione ma semmai un’esaltazione dell’ingegno artistico e intellettuale di un autore. Invece devi pensare che per la Siae costituisce addirittura un’aggravante il fatto che su un dipinto si mettano cerchi, linee e quadrati per poterlo meglio spiegare. Mi hanno addirittura scritto che l’aver usato il volto di Picasso in un puzzle in java avrebbe potuto comportare una richiesta separata di risarcimento danni.

Insomma o paghi i diritti o non fai ipertesti di dominio pubblico su autori viventi o scomparsi da meno di 70 anni?

Purtroppo la Siae non pubblica l’elenco degli eredi ma solo quello degli artisti, e di questi artisti considera protette tutte le opere, tant’è che non hanno neppure voluto dirmi i nomi dei files “incriminati”. Quindi è lei a decidere le regole del gioco, e in queste regole la scuola è costretta a tenere lo sguardo rivolto verso il passato più lontano.

Fonte: Pino Nicotri, giornalista dell’Espresso http://nicotri.blogautore.espresso.repubblica.it/?topic=04/11/16/5181603 


IN INTERNET LA STUPIDITA' PRETENDE I PROPRI DIRITTI D'AUTORE !!!!!!

Pretendere soldi sotto forma di pagamento per i diritti d'autore per l'utilizzo di fotografie di opere artistiche in siti didattici, culturali, scolastici, di privati e di associazioni no profit senza fini di lucro che operano nello spirito del "cooperative learning" non è morale, non è economico, non è intelligente, non è legale, ma è da stupidi e da ignoranti. Queste pagine internet infatti esaltano la creatività degli stessi autori, e di coloro che ne divulgano l'arte, e aiutano tutti i cittadini di buona volontà ad approfondire la propria conoscenza estetica e quindi etica del mondo in cui vivono, ed è inutile dire che questo processo oltre che ad essere didattico e pedagogico aiuta inevitabilmente ad incrementare la sensibilità degli esseri umani e quindi ne stimola il loro progresso e la loro evoluzione. In questa ottica la legislazione americana prevede il "fair use", istituto prettamente statunitense che sancisce la possibilità di utilizzare le immagini protette da copyright senza autorizzazione del proprietario, questo però, a determinate condizioni, ossia, per finalità di promozione "del progresso della scienza e delle arti utili".

Impedire o richiedere il pagamento di esose somme di denaro per l'utilizzo senza scopi di lucro di immagini di vari quadri da parte della Siae impone quindi la nascita di un ampio dibattito sulla moralità e la validità giuridica di un tale comportamento e sulla necessità di interpretare al meglio la legge sui diritti d'autore, che mina gravemente il diritto alla diffusione libera del sapere, della cultura, della conoscenza e che al tempo stesso mira a lasciare i cittadini nell'ignoranza più totale e si accanisce contro quei poveri intellettuali che con grande fatica ed impegno cercano di divulgare e di diffondere una certa sensibilità artistica, letteraria e sociale, ovvero che cercano in pratica di migliorare la sensibilità etica ed estetica di tutta l'umanità del nostro pianeta. Ma questo accade solo in Italia dove la stupidità e la rigidità del nostro sistema bloccano la creatività e la crescita dei siti culturali e quindi al tempo stesso inibiscono la promozione del nostro territorio, del nostro genio, delle nostre imprese e allontanano i navigatori stranieri e locali dalla nostra realtà, la qual cosa costituisce un gravissimo danno per tutto il paese. Questa situazione richiede dunque non solo l'intervento immediato di tutti gli intellettuali di buona volontà che abbiano un minimo a cuore le sorti culturali, sociali, economiche e scientifiche del nostro paese, ma anche di tutti quei naviganti che di questo passo diventeranno sempre più succubi di una cultura straniera, non sempre amicale nei nostri confronti, e che vedranno di pari passo impoverirsi a grandi falcate le loro già misere finanze.

Su internet ormai si può trovare di tutto e soprattutto immagini di opere d'arte, fotografie, filmati, musica, ipertesti didattici, articoli, corsi, e via dicendo, il web sta in pratica trasformando molti principi culturali e la filosofia di fondo che ne sta alla base è quella rivoluzionaria della condivisione e della libera comunicazione di idee, di sentimenti, di pensieri, di testi, di immagini, di critiche e di proposte. I links e gli ipertesti, la multimedialità e la diffusione gratuita di tutto il sapere online, sono i concetti basilari di questa enorme innovazione tecnologica e culturale. Siamo entrati nell'epoca della rete e delle reti di reti. Tutto il mondo del business, delle istituzioni e dell'educazione deve ormai puntare su internet. L'innovazione più importante di questa rivoluzione è che la premessa per lo sviluppo ed il successo della grande rete non è più l'individualismo e l'egoismo, come nel mondo reale in cui viviamo, ma la condivisione di interessi e bisogni. La messa in comune di conoscenze, competenze e capacità. Solo così infatti la nostra umanità può crescere e risolvere i problemi spinosi che la assillano.

Ma in Italia come al solito il "digital divide" aumenta implacabilmente rispetto all’Europa. Aumenta insieme agli stipendi, al potere, e alle risorse finanziarie dei manager di tantissime aziende pubbliche e private che ostacolano e limitano lo sviluppo del paese e la crescita armonica della nostra società. Negli Stati Uniti più del 50% delle famiglie ha la banda larga. La banda larga, non l’ADSL, in Italia invece ci sono zone dove non è coperto neppure il cellulare. Per non parlare poi dello stato della nostra ricerca, delle nostre scuole, di tanti nostri ospedali, delle nostre aziende, delle nostre città, sempre più caotiche e disorganizzate, della nostra burocrazia e della nostra giustizia, e in mezzo a tutta questa caotica imbecillità c'è anche chi si perde ancora a chiedere i diritti per qualche misera foto a bassa risoluzione di autori ormai morti da tempo. Inoltre il web significa libertà di espressione e se passa il concetto che gli unici a poter fare critica o cultura sono solo le "testate registrate" allora qualcuno mi spieghi cosa cavolo è stato inventato a fare il www, Berners Lee non poteva dedicarsi a qualcosa di più utile? Poteva trovare un vaccino contro l'AIDS, studiare un po' i tumori, pensare a qualcosa contro le PM10, contro il surriscaldamento del pianeta o le catastrofi ambientali che ci travolgeranno.
Certo le cose non sono semplici, infatti in questo settore la concorrenza è spietata e tutti cercano di garantirsi il più alto numero di utenti, causando così in parecchi casi la soppressione di molte realtà. E così operando la Siae sta causando la morte dei nostri siti scolastici, culturali, didattici, artistici e divulgativi.

Ma una cosa deve essere chiara, ormai è finita l'epoca in cui le grosse aziende riuscivano a controllare l'accesso alle informazioni, e oggigiorno sono proprio i consumatori, le loro associazioni e le grandi organizzazioni no-profit, non governative e anti-globalizzazione la migliore risorsa di informazione per il nostro mondo in fase di grande mutamento. Pensate che più di 23.000 scienziati nel mondo si sono impegnati a boicottare le riviste che non renderanno i propri articoli accessibili gratuitamente su internet entro sei mesi dalla pubblicazione. In pratica una vera e propria rivoluzione. Tutto il sapere deve essere messo in rete e deve essere fruibile da parte di tutti; solo così potremo migliorare la nostra umanità e diffondere il pluralismo e la vera ricerca globale. Questo ovviamente contrasta con gli interessi dei grossi editori che da soli riescono a controllare la pubblicazione di migliaia di riviste, si pensi per esempio al colosso anglo-olandese Reed Elsevier che gestisce con pochi altri un giro di affari di 10 miliardi di dollari all'anno. E' evidente che queste situazioni di monopolio devono alla lunga essere ridimensionate. Perciò se anche voi credete che in questo mondo tutti debbano aver voce in capitolo, unitevi a noi, e combattete con noi questa battaglia per la libertà di espressione creativa e per la crescita del nostro web didattico, artistico e culturale, infatti l'unione fa la forza e solo in questo modo le vostre idee, le vostre iniziative e le vostre aspirazioni potranno crescere e contribuire al miglioramento e alla piena realizzazione di tutta l'umanità.

Negli Stati Uniti già dalla fine dell'anno 2003 si stava costruendo una rete di connessioni tra tutte le università e i laboratori del paese, questa Internet Speciale chiamata e-science sarà in grado di collegare tutti i ricercatori mediante fibre ottiche alla velocità di 10 mega bits al secondo. Grazie a questo progetto, che si spera verrà poi allargato anche ad altre realtà, sarà possibile trasferire e condividere enormi quantità di dati e di ricerche, compreso la mappatura del genoma umano e sarà inoltre possibile lavorare con grande velocità e nello stesso tempo su modelli tridimensionali delle varie proteine. Purtroppo invece dobbiamo allo stesso tempo constatare che nel nostro paese oltre a non favorire lo sviluppo della ricerca, delle tecnologie e a non incentivare economicamente gli scienziati, si fa di tutto per bloccare e limitare anche la buona volontà degli insegnanti che fanno cultura in rete e che cercano di unire le due culture, umanistica e scientifica, al fine di aumentare la creatività di tutti. E così mentre gli altri paesi avanzano, da noi c'è un marciume stagnante che impedisce qualsiasi progresso e questo è dovuto anche alle nostre stupide e ataviche leggi e a chi le prende a pretesto per fare due soldi alle spalle del buon senso, della logica, della creatività e del progresso scientifico e culturale. Quindi senza far riferimento ai pietosi dati delle statistiche sull'utilizzo di Internet e della banda larga in Italia, dobbiamo rilevare che procedendo in questa direzione il nostro paese risulterà sempre più abitato da un popolo tecnologicamente, scientificamente, culturalmente e artisticamente analfabeta, stupido, violento, incolto, ignorante, insensibile, cafone, infelice, chiuso, introverso, e che alla fine non riuscirà più a rimanere al passo dei paesi più liberi e più civilizzati e sarà quindi sempre più costretto a vivere in un paese squallido, triste, cupo, misero, ingiusto, ridicolo ed ignobile.

Carl William Brown


FORUM ANTI COPYRIGHT SULLA CULTURA


MA IL COPYRIGHT PUO' TUTELARE ANCORA IL MERCATO?

Per la Corte di cassazione scaricare da internet files protetti da copyright non è reato se non c'è scopo di lucro. Benché si riferisca in realtà a fatti coperti dalla normativa precedente alla legge Urbani, questa sentenza è un'utile occasione per discutere di proprietà intellettuale (copyright e brevetti) in un'economia moderna. Sulla carta, la legge Urbani (che peraltro non verrà mai applicata) è tra le più severe d'Europa. Ma ha ancora senso la proprietà intellettuale? Lo dico come provocazione personale. So per esempio che il direttore del Sole-24 Ore, anche perché ha fatto l'editore, la pensa in maniera opposta. Ma parliamone... Partiamo dal caso più semplice, il copyright artistico, cioè la proibizione di copiare, rivendere o utilizzare in pubblico un cd o un dvd, che di fatto attribuisce al produttore un diritto di monopolio. L'argomento usuale della Siae e della sua controparte americana, la Riaa, è che questo monopolio permette agli autori di recuperare i costi fissi per produrre una canzone.
Continua u pagina 12In sua assenza, molte opere d'arte non verrebbero prodotte, e il mondo sarebbe più povero culturalmente. Ma questo è falso.
Lo sostengono Michele Boldrin e David Levine (due economisti della Washington University di St. Louis) in un bellissimo libro disponibile su internet, su cui gran parte di questo articolo è basato. Bach, Mozart e Beethoven scrissero la loro musica quando il copyright non esisteva e gli spartiti (i cd del XVIII secolo) venivano copiati liberamente. E certamente Picasso avrebbe dipinto Guernica anche senza royalties su ogni poster che riproduce il quadro.
Abolire il copyright non significa che un artista non possa vivere del proprio lavoro. Se un cd di Madonna potesse essere copiato e rivenduto liberamente, la prima copia costerebbe molto più del prezzo attuale, perché porta con sé il diritto di rivendere il contenuto a qualsiasi prezzo il mercato accetti. Le copie successive scenderebbero progressivamente di prezzo, esattamente come oggi molti spendono 10 euro per guardare un film il weekend dell'uscita mentre potrebbero vederlo a 3 euro dopo due mesi al cineforum.
I profitti degli autori sarebbero in ogni caso sufficienti per coprire i costi iniziali e offrire una remunerazione aggiuntiva; verrebbero però grandemente ridotte le enormi remunerazioni dei cantanti e attori di punta. Si dice spesso che questi guadagni sono determinati dal gradimento del pubblico, e quindi dal mercato. Vero, ma sta a noi decidere se vogliamo che il mercato sia monopolistico o concorrenziale. Per chi crede nel mercato, ma non riesce a riconciliarsi con l'idea che un'artista possa guadagnare milioni per cantare mentre si fa crocifiggere su una struttura di vetro pensando di fare chi sa quale operazione culturale, oppure per fare monologhi più o meno incoerenti alla televisione, la soluzione non è la censura (che non funziona mai), ma l'abolizione del copyright.
Né il mondo sarebbe culturalmente più povero senza copyright, anzi. Scomparirebbero le case discografiche, che oggi si accaparrano enormi rendite e di fatto consentono l'accesso a pochi artisti. Molti più di questi ultimi avrebbero quindi accesso al mercato, non essendovi più bisogno della Siae che, di fatto, tiene alti i prezzi e i costi proteggendo il monopolio di quei pochi che vengono distribuiti. Dobbiamo però temere che gli artisti esteri diserteranno il mercato italiano perché non protetto dal copyright? No, perché il prezzo che potranno ottenere è sempre maggiore di zero.
Lo stesso discorso vale per gli altri casi di copyright artistico, cioè per libri e film, e in genere per la proprietà intellettuale, inclusi quindi i brevetti scientifici. Quasi tutte le industrie nuove non avevano copyright nella fase iniziale e più innovativa. In decine di settori tra i più innovativi (moda, banche d'investimento, open source software) i costi fissi sono alti eppure non ci sono brevetti.
Si dice spesso che il brevetto consente la ricerca in farmaci con alti costi di sviluppo e domanda limitata, e quindi beneficia tutto il mondo. Ma i costi fissi sopportati dall'industria farmaceutica sono più limitati di quanto si creda, e la domanda è elastica. Fino al 1978 in Italia i brevetti farmaceutici erano proibiti, eppure la nostra industria farmaceutica era composta di decine di aziende con una reputazione mondiale di innovazione; sappiamo tutti cosa è successo negli ultimi 30 anni.
Questi sono argomenti delicati, che richiedono un dibattito serio e rigoroso. Per ora potremmo accontentarci di un passo più modesto ma significativo. Se il ministro Bersani cerca già idee per la prossima lenzuolata, eccone una: ministro, abolisca la Siae.
Roberto Perotti  Il Sole 24 Ore 7 febbraio '07 

http://www.micheleboldrin.com/research/innovation.html Il libro di M. Boldrin e D. Levine 


Against Intellectual Monopoly   Michele Boldrin and David K. Levine


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