TI AUGURO TEMPO
Non ti auguro un dono qualsiasi.
Ti auguro soltanto quello che i più non hanno.
Ti auguro tempo per divertirti e per ridere.
Ti auguro tempo per il tuo Fare e il tuo Pensare,
non solo per te stesso, ma anche per donarlo agli altri.
Ti auguro tempo non per affrettarti e correre,
ma tempo per essere contento.
Ti auguro tempo non soltanto per trascorrerlo.
Ti auguro tempo perché te ne resti,
tempo per stupirti e tempo per fidarti
e non soltanto per guardarlo sull'orologio.
Ti auguro tempo per toccare le stelle
e tempo per crescere, per maturare.
Ti auguro tempo per sperare nuovamente e per amare.
Non ha più senso rimandare.
Ti auguro tempo per trovare te stesso,
per vivere ogni tuo giorno ogni tua ora come un dono.
Ti auguro tempo anche per perdonare.
Ti auguro di avere tempo,
tempo per la vita.
(Poesia indiana)
BALLATA DELLE
MADRI
Mi domando che madri avete avuto.
Se ora vi vedessero al lavoro
in un mondo a loro sconosciuto,
presi in un giro mai compiuto
d’esperienze così diverse dalle loro,
che sguardo avrebbero negli occhi?
Se fossero lì, mentre voi scrivete
il vostro pezzo, conformisti e barocchi,
o lo passate a redattori rotti
a ogni compromesso, capirebbero chi siete?
Madri vili, con nel viso il timore
antico, quello che come un male
deforma i lineamenti in un biancore
che li annebbia, li allontana dal cuore,
li chiude nel vecchio rifiuto morale.
Madri vili, poverine, preoccupate
che i figli conoscano la viltà
per chiedere un posto, per essere pratici,
per non offendere anime privilegiate,
per difendersi da ogni pietà.
Madri mediocri, che hanno imparato
con umiltà di bambine, di noi,
un unico, nudo significato,
con anime in cui il mondo è dannato
a non dare né dolore né gioia.
Madri mediocri, che non hanno avuto
per voi mai una parola d’amore,
se non d’un amore sordidamente muto
di bestia, e in esso v’hanno cresciuto,
impotenti ai reali richiami del cuore.
Madri servili, abituate da secoli
a chinare senza amore la testa,
a trasmettere al loro feto
l’antico, vergognoso segreto
d’accontentarsi dei resti della festa.
Madri servili, che vi hanno insegnato
come il servo può essere felice
odiando chi è, come lui, legato,
come può essere, tradendo, beato,
e sicuro, facendo ciò che non dice.
Madri feroci, intente a difendere
quel poco che, borghesi, possiedono,
la normalità e lo stipendio,
quasi con rabbia di chi si vendichi
o sia stretto da un assurdo assedio.
Madri feroci, che vi hanno detto:
Sopravvivete! Pensate a voi!
Non provate mai pietà o rispetto
per nessuno, covate nel petto
la vostra integrità di avvoltoi!
Ecco, vili, mediocri, servi,
feroci, le vostre povere madri!
Che non hanno vergogna a sapervi
– nel vostro odio – addirittura superbi,
se non è questa che una valle di lacrime.
È così che vi appartiene questo mondo:
fatti fratelli nelle opposte passioni,
o le patrie nemiche, dal rifiuto profondo
a essere diversi: a rispondere
del selvaggio dolore di esser uomini.
Pier Paolo
Pasolini
S'IO FOSSE FUOCO, ARDEREI 'L MONDO
S'i fosse fuoco, arderei 'l mondo;
s'i fosse vento, lo tempesterei;
s'i fosse acqua, i' l'annegherei;
s'i fosse Dio, mandereil' en profondo;
s'i fosse papa, allor sarei giocondo,
ché tutti cristiani imbrigarei;
s'i' fosse 'mperator, bel lo farei;
a tutti taglierei lo capo a tondo.
S'i fosse morte, andarei a mi' padre;
s'i' fosse vita, non starei con lui:
similmente faria da mi' madre.
S'i fosse Cecco com'i' sono e fui,
torrei le donne giovani e leggiadre:
le zoppe e vecchie lasserei altrui.
Cecco Angiolieri
JIM CROW
Dov'è il posto per Jim Crow
su questa giostra? Signore,
perché io voglio salire.
Giù nel Sud, da dove provengo,
bianchi e negri non possono
sedersi uno accanto all'altro.
Giù nel Sud, nel treno
c'è
una carrozza apposta per Jim Crow.
Sulle corriere ci mettono dietro,
ma qui non v'è un retro
per una giostra!
Dov'è un cavallo
per un bambino negro?
Langston James Hunghes
GLI ENIGMI
Io che sono colui che sta cantando
Sarò domani il misterioso, il morto,
L'abitante d'un magico e deserto
Mondo senza più pria né poi né quando.
La mistica lo afferma. Io non mi credo
Degno del Paradiso o dell'Inferno,
Ma di ciò taccio ché la nostra storia
Cambia come le forme di Proteo.
Che errante labirinto, che nitore
Cieco, abbagliante, mi toccherà in sorte
Quando mi porga l'ultima avventura
La bizzarra esperienza della morte?
Voglio bere il suo cristallino oblio,
Esser per sempre; ma non esser stato.
Jorge Luis Borges
DOMANDE
Cicale a gran consiglio in campagna.
"Cosa ne pensi, Marco Aurelio,
di queste antiche filosofie della pianura?
Ma com'è meschino il tuo pensiero!"
L'acqua del fiume scorre lentamente.
"Cosa vedi, Socrate,
nell'acqua che scivola all'amara morte?
Ma com'è misera e triste la tua fede!"
Le rose si sfolgiano nel fango.
"Cosa vedi, o dolce Giovanni di Dio,
in questi petali gloriosi?
Ma com'è piccolo il tuo cuore!"
F. G. Lorca
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