IMAGINATION
The lunatic, the lover, and the poet,
Are of imagination all compact;
One sees more devils than vast hell can hold,
That is, the madman; the lover, all as frantic,
Sees Helen's beauty in a brow of Egypt:
The poet's eye, in a fine frenzy rolling,
Doth glance from heaven to earth, from earth to heaven;
And, as imagination bodies forth
The forms of things unknown, the poet's pen
Turn them to shapes, and gives to airy nothing
A local habitation and a name.
William Shakespeare
SOLEIL
Soleil, un petit homme est là sur ton
chemin
Et tu mets sous ces yeux ce qu'il faut de lointains.
Ne sauras-tu jamais un peu de ce qu'il pense?
Ah! Tu es faible aussi, sans aucune défense,
Toi qui n'as que la nuit pour sillage, pour fin.
Et peut-être
que Dieu partage notre faim.
Et que tous ces vivants et ces morts sur la terre
Ne sont que des morceaux de sa grande misère!
Dieu toujours appelé, Dieu toujours appelant,
Comme le bruit confus de notre propre sang.
Jules Supervielle
NONSENSE
C'era un vecchio che aveva il puntiglio
Di cibarsi di coniglio
Quando n'ebbe ingoiati ventuno
Si fece in viso color verde bruno
E allora rinunciò a quel suo puntiglio.
Edward Lear
NEVER SEEK TO TELL THY LOVE
Never seek to tell thy love
Love that never told can be;
For the gentle wind does move
Silently, invisibly.
I told my love, I told my love,
I told her all my heart,
Trembling, cold, in ghastly fears--
Ah, she doth depart.
Soon as she was gone from me
A traveller came by
Silently, invisibly--
O, was no deny.
William Blake
CHI SONO ?
Chi Sono?: "Son forse un poeta?
No certo.
Non scrive che una parola, ben strana
la penna dell'anima mia: "follia"
Son dunque un pittore?
Neanche
Non ha che un colore
la tavolozza dell'anima mia:
malinconia
Un Musico, allora?
Nemmeno
Non c'è che una nota
nella tastiera dell'anima mia:
"nostalgia"
Son dunque.....che cosa?
Io metto una lente
davanti al mio cuore
per farlo vedere alla gente
Chi sono?
Il "saltimbanco dell'anima mia."
Aldo Palazzeschi
UNA VECCHIA MI
VAGHEGGIA
Una *vecchia* mi vagheggia,
vizza e secca insino all'osso;
non ha tanta carne adosso
che sfamassi una marmeggia.
Ell'ha logra la gingiva,
tanto biascia fichi secchi,
perch'e' fan della sciliva
da 'mmollar bene e pennecchi:
sempre in bocca n'ha parecchi,
ché 'l palato se gli 'nvisca;
sempre al labro ha qualche lisca
del filar ch'ella morseggia.
Ella sa propio di cuoio,
quand'è in concia, o di can morto,
o di nidio d'avoltoio:
sol col puzzo ingrassa l'orto
(or pensate che conforto!),
e fuggita è della fossa;
sempre ha l'asima e la tossa
e con essa mi vezzeggia.
Tuttavia el naso le gocciola,
sa di bozzima e di sugna,
più scrignuta è ch'una chiocciola:
po', s'a un tratto el fiasco impugna,
tutto 'l suga come spugna,
e vuole anche ch'i' la baci.
Io la sgrido: "Oltre va' giaci!";
ella intorno pur matteggia.
Non tien l'anima co' denti,
ch'un non ha per medicina;
e luccianti ha quasi spenti,
tutti orlati di tonnina.
Sempre la virtù divina
fin nel petto giù gli cola;
vizza e secca è la sua gola,
tal ch'uin becco par d'acceggia.
Tante grinze ha nelle gote,
quante stelle sono in cielo;
le sue poppe vizze e vote,
paion proprio ragnatelo.
Nelle brache non ha pelo,
della peccia fa grembiule;
e più bascia che le mule,
quando intorno mi volteggia.
Angelo Poliziano
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