Speciale reportage fotografico, a cura del
Daimon Club, sulla tragedia di William Shakespeare Romeo and Juliet messa in scena dalla
Classe 4H del Liceo Scientifico "A. Calini." di Brescia durante l'anno
scolastico 2001-2002 con la regia del Prof. Giuseppe
Gorruso. Il tutto per significare che il teatro, anche se amatoriale, può avere
grandi pregi educativi e può, oltre che stimolare e divertire i ragazzi, costituire
un'ottima metodologia pedagogica in grado di rendere protagonisti gli artefici
dell'apprendimento e dell'insegnamento all'interno delle nostre scuole. Il Daimon Club e Carl William Brown, consapevoli con Shakespeare che
"Il mondo intero è un palcoscenico, e gli uomini e le donne, tutti, non sono che
attori." invita dunque a riflettere sui propri e altrui ruoli all'interno della
società, soprattutto su quelli più tristi, e mette inoltre a disposizione la propria
esperienza, attraverso la maestria del Prof. Gorruso, a quanti, docenti, scuole,
associazioni o amministrazioni pubbliche, volessero sperimentare il grande fascino del
teatro e della passione applicato all'arte di insegnare, di coinvolgere, di
tramandare, di stimolare, e di divertire. 7 Giugno 2002 0re 20.00 "Il mondo è tutto un palcoscenico, e uomini e donne, tutti, sono attori;
hanno proprie uscite e proprie entrate; nella vita un uomo interpreta più parti, ché gli
atti sono le sette età. Primo, il bambino sbava e piange in braccio alla nutrice, poi lo
scolaro, piagnucoloso, con la sua cartella e il volto infreddolito dal mattino, che si
trascina svogliato, come una lumaca, verso la scuola; e poi l'innamorato: sospira come una
fornace la ballata triste composta per il sopracciglio dell'amata; poi il soldato, pieno
di strampalate imprecazioni, baffuto come un gattopardo, geloso dell'onore, impulsivo e
pronto al litigio, sempre alla ricerca, anche nella bocca del cannone, d'una reputazione
da quattro soldi; e poi il giudice, pancia rotonda, piena di bei capponi, occhio severo, e
rasatura a dovere, saggio acume, pedanteria aggiornata, recita la sua parte; la sesta età
ti trasforma in un debole pantalone in ciabatte, le lenti al naso ed una borsa al fianco,
calzoni d'un tempo ancora conservati, un mondo, un mondo troppo largo per le sue gambe
rinsecchite, e la voce, da maschio, di nuovo ridotto al falsetto infantile: striduli
fischi dal suono incrinato; l'ultima scena, infine, a conclusione di questa varia strana
storia, è una seconda infanzia, puro oblio, senza denti, occhi, gusto, senza
niente." |
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