CITTADINI
PER IL RICICLAGIO E PER IL RISPARMIO ENERGETICO
La Storia e Il gruppo
Qual è la molla che ha spinto ecologisti già appartenenti a diverse associazioni
ambientaliste a riunirsi nel nuovo gruppo "Cittadini per il riciclaggio"? E'
stato l'aver individuato un nemico comune: l'inceneritore di rifiuti dell'Asm di via
Codignole, del quale a Brescia si è cominciato a discutere una decina d'anni fa. Si
tratta di un grande termoutilizzatore che produce elettricità e acqua calda per il
teleriscaldamento della città, sfruttando l'energia contenuta nelle immondizie che
vengono bruciate. Proprio dieci anni fa si svolsero infatti le prime riunioni fra Marino
Ruzzenenti (Legambiente), Giorgio Gregori (Greenpeace), Paolo Mori (Italia Nostra), Enrico
Zecca (Legambiente), Angiola Masneri (Legambiente), Fabrizio Valli (Wwf), Luigi Tosetti
(Comitato ambiente "Città di Brescia"), Ezio Garibaldi, Celestino Panizza,
Ettore Brunelli, e altri ancora. Fin dall'inizio il gruppo temeva che il grande
inceneritore, con la sua continua fame di combustibile, avrebbe annullato ogni politica di
raccolta differenziata e si è opposto a questa filosofia propugnando un riutilizzo più
lungimirante degli scarti bresciani, basato sul principio che la combustione dei rifiuti
non è la soluzione del problema del loro smaltimento.
Infatti, i "Cittadini per il
riciclaggio" sostengono che "una volta gettata l'immondizia nel cassonetto, la
gente si illude che tutto sia risolto, mentre in realtà il funzionamento di un
inceneritore comporta emissioni di anidride carbonica e scorie nocive (diossina, clori
organici e ossidi di azoto), che rimangono depositate nei filtri". Il gruppo si è
perciò occupato di organizzare campagne di informazione e convegni, al fine non solo di
coinvolgere le altre associazioni ambientaliste, ma anche tutti gli abitanti della città,
a partire da quelli residenti nella zona Sud. Sono stati quindi allestiti incontri di
educazione ambientale nelle scuole e dibattiti per discutere di alcuni temi strategici,
affrontati anche con personale tecnico. Per esempio come impostare correttamente la
raccolta differenziata, come fissare equamente le tariffe per i rifiuti (dalla tassa in
base alla metratura dell'abitazione, alla tariffa in base alla produzione, così come in
altri paesi europei), come utilizzare le biomasse, ossia gli scarti biologici della
vendemmia, delle cartiere, degli oleifici e altri, che hanno un alto potere calorico e che
l'Asm vorrebbe utilizzare nell'inceneritore (tanto che qualcuno già parla di una terza
linea proprio dedicata all'utilizzo termico delle biomasse). Il gruppo ha sollecitato
anche la preparazione di un piano di evacuazione in caso di disastro ambientale e, in
generale, di una politica di tutela della salute pubblica.
La sua battaglia
I "Cittadini per il riciclaggio" hanno sempre favorito un discorso di
prevenzione appoggiandosi alle direttive del decreto Ronchi, nel quale si dà priorità
alla riduzione della produzione delle immondizie, al riuso del materiale, alla raccolta
differenziata e al riciclaggio: inceneritore e discarica, in una corretta impostazione del
problema dei rifiuti, arrivano infatti agli ultimi posti. "Se si considera l'aspetto
economico", spiega il portavoce del gruppo Marino Ruzzenenti, "ai comuni la
raccolta differenziata costa più di 170 lire al chilo, anche perché va sostenuta da una
campagna pubblicitaria ed educativa, mentre se tutto finisce nell'inceneritore il costo è
intorno alle 90 lire al chilo". Seconda come produzione pro capite di immondizia,
Brescia (intesa come insieme di città e provincia) - stando ai dati di giugno di
quest'anno in possesso dei "Cittadini per il riciclaggio" - è agli ultimi posti
tra le province lombarde impegnate nella raccolta differenziata, che è relegata a uno
scarso 17 per cento sul totale dei rifiuti. "In realtà Asm e Comune", sostiene
Ruzzenenti, "non hanno alcun interesse nella riduzione della produzione pro capite,
nel riciclo o nel riuso: i guadagni provenienti dalla raccolta dei rifiuti presso gli
altri comuni, dalla vendita dell'acqua calda, dell'energia elettrica e dagli incentivi
statali non hanno infatti nulla da spartire con concetti come riduzione, riutilizzo e
riciclo".
I "Cittadini per il riciclaggio" spiegano che "nel 1999 a Brescia e
provincia sono state prodotte oltre 550 mila tonnellate di rifiuti, ma ne sono state
smaltite complessivamente 1 milione e 400 mila tonnellate, provenienti anche da altre
province. Il progetto futuro di aprire la terza linea del termoutilizzatore e quello di
aggregare la provincia di Mantova e una parte di Bergamo alla raccolta dei rifiuti sono
preoccupanti. Oltre a trasformare Brescia in una grande pattumiera, questo comporterebbe
la deresponsabilizzazione delle due province vicine, che potrebbero ragionare come il
cittadino che una volta chiuso il cassonetto non si preoccupa ulteriormente".
Ma ai primi di dicembre 2000 si è
verificata una svolta che potrebbe cambiare le carte in tavola anche nel medio periodo, e
proprio i "Cittadini per il riciclaggio" sono stati i vincitori di un primo
round giudiziario molto importante. Partendo da un loro ricorso, il Tar di Brescia ha
infatti emesso un'ordinanza con la quale ha sospeso di fatto fino alla fine dell'anno il
conferimento di rifiuti all'inceneritore di via Codignole. Il motivo? L'impianto dell'Asm
ha superato il tetto di 266 mila tonnellate per il quale era stato autorizzato. Dai
documenti in possesso dell'associazione ambientalista e diffusi dalla Provincia, demandata
a controllare l'applicazione del piano-rifiuti, è risultato infatti che a giugno del 2000
l'impianto era già arrivato a ridosso del tetto delle 266 mila tonnellate. Questo
utilizzando due delibere regionali nelle quali si introduce il concetto del diverso potere
calorico, e che consentono nei fatti uno sforamento delle quantità se la
"qualità" dei rifiuti è bassa. Di conseguenza il ricorso al Tar chiedeva che
rientrasse nei parametri autorizzati. E l'1 dicembre 2000 il tribunale amministrativo di
Brescia ha sospeso l'efficacia delle deliberazioni regionali del 1998, costringendo l'Asm
a spegnere l'inceneritore fino alla fine dell'anno in attesa di prendere una decisione. La
vicenda giudiziaria è poi proseguita nelle aule del Consiglio di Stato, al quale
l'azienda ha fatto ricorso contro l'ordinanza del Tar. E il 19 dicembre il Consiglio di
Stato ha dato ragione all'Asm, autorizzando la riapertura dell'impianto.
Per contattare i "Cittadini per il riciclaggio": Marino Ruzzenenti 030 290354.
PERCHE' SOSTENERE IL COMITATO AMBIENTE
CITTA' DI BRESCIA
1. Perchè è formato da semplici cittadini che hanno a cuore la qualità
dellambiente della città in cui vivono.
2. Perchè non siamo strumentalizzati dalla politica dei partiti, ma pratichiamo la
politica del bene comune contro quella del bene di pochi.
3. Perchè abbiamo occhi ed orecchie attente su come gli enti preposti; Comune, Provincia
e Regione gestiscono la nostra città.
Se anche tu condividi queste finalità, puoi dare il tuo contributo economico o di
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Tosetti Luigi (Presidente del Comitato)
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Dalola Giuseppe
030/2680148 e-mail: fabioprandelli@libero.it
Prandelli Fabio
COMITATO CONTRO LA CENTRALE TURBOGAS DI
BRESCIA E PER IL RISPARMIO ENERGETICO
Ai Consiglieri Provinciali
c/o Palazzo Broletto
Brescia
Ai Consiglieri Comunali
c/o Palazzo Loggia
Brescia
Oggetto: Centrale a turbogas di Brescia repowering centrale ASM di
Lamarmora
Allego alla presenta il documento ASM sfida ancora una volta la città dopo il più
grande inceneritore dEuropa una megacentrale termoelettrica da 400 MW in pieno
centro urbano elaborato dal comitato costituitosi per contrastare la costruzione di
questo nuovo impianto che renderà ancora più critica la situazione ambientale di
Brescia.
Riteniamo assolutamente necessario aprire un dibattito approfondito e serio sulle
motivazioni e sugli effetti che la costruzione della nuova centrale avrà
sullambiente ma anche su altri aspetti vitali per i cittadini bresciani.
Chiediamo pertanto di sospendere ogni decisione in proposito a partire, per quanto
riguarda il Comune di Brescia, da quelle che eventualmente dovessero essere prese in
occasione del prossimo Consiglio Comunale convocato su questo tema.
Siamo disponibili ad un confronto diretto per illustrare le tematiche trattate nel
documento allegato.
Con loccasione porgo distinti saluti.
Celestino Panizza
Brescia 15.12.05
Celestino Panizza Via Avanzino, 14 25133 Brescia 0302007736
cele.panizza@virgilio.it
ASM sfida ancora una volta la città: dopo il
più grande inceneritore d'Europa, una megacentrale termoelettrica da 400 MW, in pieno
centro urbano!
Diciamo no alla centrale turbogas da
400 MW dell'Asm
· Perché è una nuova
centrale e non sostituisce nulla, se non ferri vecchi già inutilizzati!
· Perché produce altre Pm 10 in una realtà già molto inquinata con
alti rischi per la salute!
· Perché non serve per il teleriscaldamento, dove già ora si spreca
oltre il 50% di acqua calda e che non può più espandersi in futuro!
· Perché Brescia sta già emettendo C02 da effetto serra oltre le
quote assegnate!
· Diciamo sì al risparmio energetico e al solare!
· Perché a Brescia non si è fatto nulla e gli sprechi sono enormi
(consumi 3-4 volte gli appartamenti della Germania)!
· Perché solo così si abbassano le emissioni di gas serra e delle PM
10!
· Perché si produce lavoro e ricchezza diffusa, e non profitti
concentrati nelle mani dei soliti noti (Asm e "furbetti del quartierino")!
Comitato contro la centrale turbogas di Brescia e per
il Risparmio Energetico. Sostenuto dall'Associazione per la
Ricerca e la Lotta contro la Stupidità! (Molto attiva a Brescia, anche se un po'
snobbata! Per forza
)
Brescia, 17 dicembre 2005
COMITATO CONTRO LA CENTRALE TURBOGAS DI
BRESCIA E PER IL RISPARMIO ENERGETICO
ASM sfida ancora una volta la città dopo il più grande inceneritore dEuropa
una megacentrale termoelettrica da 400 MW in pieno centro urbano (Dati Tecnici).
In questa nota si fa riferimento in particolare ai seguenti documenti provenienti dal
Comune di Brescia e da Asm e ad alcuni studi per il risparmio energetico:
Comune1: Comune di Brescia, Settore Ambiente ed Ecologia, Verifica della situazione
energetica nel comune di Brescia in relazione alla realizzazione della nuova unità a
biomasse presso il termoutilizzatore, giugno 2001.
Comune2: Comune di Brescia - Università degli studi di Brescia, Studio di dispersione
atmosferica di inquinanti emessi da diverse sorgenti sul territorio bresciano, dicembre
2004.
Asm1: Asm, Dichiarazione ambientale 2004. Teleriscaldamento, Brescia agosto 2005.
Asm2: Asm, Progetto di riqualificazione della centrale di teleriscaldamento di Lamarmora,
diapositive presentate alle Commissioni consiliari del Comune di Brescia, 18 novembre
2005.
Kyoto1: M. Pallante, Un futuro senza luce?, Editori Riuniti, Roma 2004.
Kyoto2: M. Costantini (Univ. Pavia) e F. Cassaro (Politcn. Milano), Rendimento energetico
degli edifici: lintegrazione quale elemento di razionalizzazione, 2005.
1. Si tratta, di fatto, di una nuova megacentrale termoelettrica di 400MW no di
repowring della centrale esistente
Per quanto riguarda la dimensione Asm ha confermato che si tratta di un modulo Ansaldo a
turbogas, simile a quelli previsti ad Offlaga (due moduli per complessivi 800 MW). La
dichiarazione di 330 MWe (Asm2, dia 24) evidentemente è da intendersi come potenza netta
immessa in rete. Comunque la dimensione è quella che convenzionalmente viene definita
turbogas da 400 MWe, come avevamo denunciato.
E lo stesso studio della provincia, curato dalling. Clò, che indicava gli
impianti di produzione di energia elettrica di grandi dimensioni in quelli
di potenza superiore a 300 MWe (p. 90) e che, come è noto, concludeva
sostanzialmente con la considerazione che questi non fossero necessari per il fabbisogno
provinciale (Rie, Studio sul sistema energetico della provincia di Brescia e sulle
implicazioni conseguenti a possibili futuri insediamenti di produzione di energia, 23
aprile 2003, pp. 31-32).
Quali impianti si prevede sostituisca?
Attualmente sono attive tutto lanno:
quattro gruppi termoelettrici, funzionanti anche quando in estate il calore non è
necessario, (anzi dannoso alla città poiché ne peggiora il microclima): 1, la centrale
policombustibile da 70 MWe, che potrebbe essere alimentata a metano, combustibile
relativamente poco inquinante. In realtà irresponsabilmente, viene ora alimentata a
carbone, più inquinante ma meno costoso;
3 linee di incenerimento per complessivi 80 MWe, alimentate da rifiuti (circa 750.000
tonnellate allanno, tra urbani e quasi 300.000 speciali importati da fuori
provincia).
I gruppi 1 (30 MWe) e 2 (30 MWe) di Lamarmora (come la centrale Nord) operativi solo
quando è necessario in inverno, nelle punte di freddo sono alimentati a olio
combustibile, assai inquinante, ma che potrebbero già ora funzionare a gas. Questi
gruppi, non sono considerati da ASM (da anni) utilizzabili come centrali produttrici di
energia elettrica, quindi in quanto tali dimessi, ma attivabili solo in caso di punte di
freddo (Comune1, p. 24).
Va ricordato infatti che nel 2000, quando a dicembre linceneritore fu spento per
decisione del Tar di Brescia, il gruppo 2 funzionò per circa 90 giorni, cioè per tre
mesi, mentre il gruppo 1 per circa 45 giorni, cioè per circa un mese e mezzo (Comune2, p.
39). Allepoca erano attive solo due linee dellinceneritore, mentre
dallanno scorso con la terza linea viene di fatto sostituito il gruppo 2 della
centrale, di potenza pressoché equivalente, per cui allo stato attuale la centrale che
verrebbero smantellata, funziona in realtà per circa uno/due mesi allanno per un
solo gruppo di 30 MWe, equivalente su base annua a una potenza elettrica installata
effettivamente in funzione di circa 4 MWe.
Si passa quindi da 4 MWe attualmente installati ed effettivamente utilizzati a 400 MWe.
Sostenere così che il nuovo impianto è solo una riqualificazione o un repowering
dellesistente sembra semplicemente una presa in giro o una provocazione mentre è
palese che trattasi di una nuova centrale a turbogas di grandi dimensioni.
E lo stesso studio della provincia, curato dalling. Clò, che indicava gli
impianti di produzione di energia elettrica di grandi dimensioni in quelli
di potenza superiore a 300 MW (p. 90) e che, come è noto, concludeva
sostanzialmente con la considerazione che proprio questi tipi di impianti non fossero
necessari per il fabbisogno provinciale (Rie, Studio sul sistema energetico della
provincia di Brescia e sulle implicazioni conseguenti a possibili futuri insediamenti di
produzione di energia, 23 aprile 2003, pp. 31-32).
Senza contare che Brescia sul piano dei consumi di energia elettrica per usi civili
avrebbe grandi margini di miglioramento come alternativa alla costruzione di nuove
centrali inutili e dannose.
Ed effettivamente Brescia, anche per la sciagurata politica Asm tesa ad imporre le cucine
elettriche ed a smantellare il gas metano, tende ad un continuo aumento del consumo di
energia elettrica pro-capite (nel 2001 raggiunge i 1099 kWh/ab/anno, livello che la
colloca al 75° posto nella graduatoria negativa dei consumi delle 103 province italiane,
con un arretramento di 3 posizioni rispetto al 2000, quando era al 72° posto. Supplemento
di ItaliaOggi del 14 gennaio 2003, Rapporto 2002 sulla qualità della vita in
Italia, Consumo annuo pro-capite di energia elettrica, p. 20), mentre non fa pressoché
nulla per il risparmio energetico.
2. Emissioni da una centrale turbogas a metano da 400 MW
Vi sono numerosi studi che dimostrano quale sia il pesantissimo impatto ambientale di un
simile impianto. Ne citiamo solo due:
M. Armaroli, C. Po, Emissioni da centrali termoelettriche a gas naturale. La letteratura
corrente e lesperienza statunitense, La chimica e lindustria,
maggio 2003.
Tabella 1 Centrali turbogas autorizzate in California ed emissioni previste per ognuna
delle principali classi di inquinanti (t/anno)
Centrale (località) potenza NOx* CO
PM10 Voc SO2
Delta energy center (S. Francisco) 880 MW 298
1229 172 69
20
High desert power plant (Southern California) 700 MW
205 750 234 129
14
Blythe (Riverside County) 520 MW 202
306 103 24 24
Elk Hilss (Ken County) 500 MW 148
112 159 33 29
* tutte queste centrali sono dotate di specifiche apparecchiature di contenimento degli
NOx (Sistemi di abbattimenti catalitici, SCR).
Università di Bologna, Arpa Emilia Romagna, Valutazione di emissioni inquinanti di
impianti termoelettrici da combustibili fossili in funzione delle condizioni di esercizio,
2004.
Tabella 2 Dati di emissioni annue di alcuni nuovi impianti proposti a ciclo combinato
(t/anno)
Sito e società Potenza Fumi Nm3/h
CO2Kg/MWh SO2* NOx**
CO PM10* Ton/anno (mg/Nm3) [Kg/h]
Ravenna Enipower 712 4.142.300 300
0* 1656 (50)[206] 994 (30)[124]
Candela (FG) Edison 358 1.820.291
419,5 0* 820 (50)[102,6]
- 70 [9]*
* In Italia normalmente vengono considerate nulle le emissioni di SO2 e di PM10, in quanto
sono tipicamente considerate trascurabili, nel caso di impiego di gas naturale come
combustibile (ad eccezione della centrale di Candela, che impiega un mix di NG gas
povero estratto localmente.
** In Italia, inoltre, non vengono di norma previste misure specifiche di contenimento
degli NOx (Sistemi di abbattimenti catalitici, SCR, non presenti neppure
nellinceneritore Asm), adottati di norma invece negli Usa, per cui le quantità
emesse di questo inquinante sono mediamente 4-5 volte più importanti.
3. Grandi quantità di PM10 sotto forma di particolato secondario e quindi di polveri fini
(< 2,5µm) ed ultrafini (< 0,1 µm).
In Italia si continua a non considerare lingente emissioni di particolato secondario
da questi impianti nonostante sia del tutto noto in letteratura, con la motivazione che
quello misurato al camino è di entità trascurabile. Ma diversi studi provenienti da
fonte non sospetta di fondamentalismo ambientalista, pubblicati sulla rivista
ufficiale degli industriali chimici, La chimica e lindustria, dimostrano
che uno dei problemi ambientali più gravi, oltre alla produzione di gas serra, è la
formazione di particolato secondario originato da inquinanti primari come Nox, CO, SO2.
Infatti il particolato secondario, si forma in atmosfera attraverso complessi
processi, principalmente di natura fotochimica, a partire da emissioni gassose di biossido
di zolfo (SO2), ossidi di azoto (NOx), ammoniaca, composti organici (M. Armaroli, C.
Po, Emissioni da centrali termoelettriche a gas naturale. La letteratura corrente e
lesperienza statunitense, La chimica e lindustria, maggio 2003,
pp. 45-50 e M. Armaroli, C. Po, Centrali termoelettriche a gas naturale. Produzione di
particolato primario e secondario, La chimica e lindustria, novembre
2003, pp. 45-51). Il problema è che gli inquinanti precursori in Italia paiono
essere considerati del tutto irrilevanti. Questa sottovalutazione è particolarmente grave
per quanto riguarda le polveri fini PM10, poiché i dati qui riportati dimostrano che una
centrale a ciclo combinato da 780 MW con il massimo di controllo sugli inquinanti primari
produce comunque una quantità di PM10 dellordine di 150-250 t/anno. Non è quindi
difficile ipotizzare che in assenza di severi controlli su NOx,Voc, CO e SOx (tutti
precursori di polveri fini secondarie) la produzione di PM10 possa agevolmente superare le
300 t/anno negli impianti italiani (M. Armaroli, C. Po, Emissioni da centrali, cit.,
p. 49).
Si possono quindi stimare in oltre 400 le ton/anno di NOx in uscita da questo nuovo
impianto, rispetto alle circa 230 ton/anno, emesse realmente nel 2000 dalle due centraline
che verrebbero dismesse, (Comune di Brescia, Studio di dispersione atmosferica di
inquinanti emessi sul territorio bresciano, dicembre 204, p. 39), emissioni che con
lentrata in funzione della terza linea dellinceneritore di fatto si sono
ulteriormente ridotte (per un periodo medio di 1,5 2 mesi allanno) e che
potrebbero essere ulteriormente contenute se, come è possibile, leventuale
attivazione temporanea delle due centraline in dismissione avvenisse, come deve, con
lutilizzo del metano (in questo caso già ora le emissioni di NOx sarebbero ben al
di sotto delle 100ton/anno). Si può in conclusione prevedere la dimensione del
peggioramento della situazione con un aumento consistente delle emissioni primarie,
stimabili in oltre 300 ton/anno di NOx , destinate a far aumentare in proporzione le
polveri ultrafini presenti nellaria di Brescia. Bisogna infatti considerare che se
attualmente le due vecchie centrali di Lamarmora, come quella Nord, sono utilizzate solo
come riserva nelleventualità nei mesi freddi di un picco di domanda di acqua calda
o di guasti inattesi, la nuova centrale, come linceneritore peraltro, funzionerà a
pieno ritmo per tutto lanno, anche quando in estate il caldo contribuisce a
peggiorare il microclima cittadino, essendo finalizzata alla produzione di energia
elettrica e non al teleriscaldamento, evocato solo come pretesto per giustificare una
collocazione assurda in pieno centro urbano.
Si possono prevedere gli effetti perversi: già ora si verificano a Brescia anche in
estate situazioni di emergenza per superi di PM10. Nel 2003: in pieno agosto, con la
metà del traffico e tutte le acciaierie chiuse, le polveri erano ancora oltre i
limiti, registrava costernato lAssessore comunale allAmbiente (A.
Azzoni, Unestate soffocata da polveri e ozono, Bresciaoggi, 30 agosto
2003). La spiegazione forse è più semplice di quanto si pensi: come ci viene spiegato
ogni giorno, le PM10 sono dovute per un 30-40% agli impianti di riscaldamento, che nelle
altre città come Milano e Bregamo in estate sono spenti, ma non a Brescia dove
linceneritore e la centrale a carbone funzionano anche in estate, perché Brescia ha
la singolare fortuna di essere riscaldata anche quando ci sono 40°,
costringendo magari i bresciani a prendersi il condizionatore (altro spreco energetico, ma
soldi per Asm!).
Del resto nessuno ha mai spiegato la situazione paradossale in cui si trova Brescia: con
il teleriscaldamento, le centrali Lamarmora e linceneritore si sono eliminate quasi
del tutto le caldaie private che a Milano e a Bergamo, altre aree critiche per laria
della Lombardia, sono imputate di circa un 30-40% delle PM10 presenti nei mesi invernali;
ora, se linceneritore e le altre centrali, che sostituiscono buona parte delle
caldaie private, pulissero davvero laria, dovremmo avere a Brescia una situazione
ideale, con circa un 30% in meno di polveri sottili nellaria in inverno, mentre
invece Brescia si trova in condizioni peggiori di Bergamo (che peraltro è più vicina a
Milano e più congestionata dal punto di vista del traffico che assorbe anche parte di
quello bresciano) e molto vicine a quelle della congestionatissima Milano: nel 2002
Brescia ha superato la soglia dallarme per le PM10 per 120 giorni, rispetto a
Bergamo per 115 e a Milano per 125, mentre anche per il superamento del valore limite
medio annuale Brescia si è attestata su un 17% circa, rispetto a Bergamo con un 12% e a
Milano con un 20% (Arpa Lombardia, Rapporto sullo stato dellambiente in Lombardia
2003, p. 112).
Per quanto riguarda la stima dei supposti benefici ambientali che si avrebbero con
lintroduzione del nuovo impianto si deve tener presente che le emissioni della nuova
centrale non vanno confrontate come fa ASM con le stime teoriche massime dei vecchi gruppi
funzionanti ad olio combustibile (che come già esposto sono da tempo praticamente
inutilizzati ovvero utilizzati per meno del 10% delle potenzialità). Piuttosto i
confronti vanno effettuati, con le emissioni degli stessi gruppi ma funzionanti a metano e
per il solo periodo strettamente necessario alle esigenze termiche del teleriscaldamento.
La situazione dellaria del Comune di Brescia è fra le più critiche della Regione
Lombardia, anche se è stata disattivata lunica centralina che misurava le PM10
nella zona più inquinata, quella Sud di Brescia, dove tra laltro si vorrebbe
installare la nuova centrale turbogas, altrimenti Brescia si troverebbe sempre in testa
alla classifica negativa.
Preliminare ad ogni discussione sul polo energetico di Lamarmora riteniamo sia quindi
anche il ripristino immediato della centralina nella zona Sud che permette ai cittadini di
conoscere quale aria davvero respirano. Mantenere in funzione la sola centrale di
rilevamento del Broletto, che sottosima linquinamento, ha il significato gravissimo
di occultare i reali pericoli della salute che corrono i cittadini di Brescia, oltre che,
in questo caso, di favorire operazioni come quella che intende portare avanti Asm.
A questo proposito occorre ricordare quanto prevedono le Misure strutturali per la
qualità dellaria in regione Lombardia, peraltro ampiamente insufficienti,
approvate il 4 agosto 2005:
Si precisa innanzitutto che linquinamento atmosferico procura un impatto
sanitario nellaumento della mortalità giornaliera per tutte le cause naturali, in
relazione alla concentrazione degli inquinanti studiati (specie ossidi di azoto, ossido di
carbonio, e PM10).
Lo stesso documento precisa che nei mesi di dicembre e gennaio, il contributo
allinquinamento atmosferico dagli impianti termici è superiore al 50% del totale
(Arpa 2003) e per questi pone lobiettivo prioritario di favorire la diffusione
del gas naturale come combustibile primario per riscaldamento, chiedendo ai privati
di fare lo sforzo di trasformare le loro caldaie a gasolio o a carbone in caldaie a
metano.
A Brescia le grandi caldaie centralizzate dellAsm (gruppi 1, 2 e 3 di Lamarmora,
centrale Nord), che sostituiscono quelle private, possono già ora funzionare a metano,
essendo appunto policombustibili, ma vengono alimentate a carbone e a olio
pesante per ragioni di profitto. Va ricordato che ASM è unazienda che macina utili
nellordine di svariate decine di milioni di euro ed è controllata da un Comune che
avrebbe il dovere prioritario di salvaguardare la salute dei cittadini. E uno
scandalo che non può continuare, perché ogni giorno si provocano danni aggiuntivi ai
cittadini, rispetto a cui devono intervenire subito le autorità preposte (Asl, Arpa, e
forse anche la Procura, visto che esiste una delibera regionale non rispettata senza
alcuna motivazione e che viene intaccata la salute dei cittadini).
E infine gravissimo, che da parte di Asm o del Comune si usi largomento del
maggior inquinamento attuale delle centrali in questione, per giustificare la presunta
innovazione, facendo intendere che appositamente le si manterrebbe funzionante
a carbone e ad olio per poi avere il pretesto di ristrutturarle con la nuova turbogas,
migliorando laria. Usare un simile argomento, in questo contesto, appare
semplicemente cinico, quando ci si dovrebbe scusare con i bresciani per non aver ancora
provveduto a compiere ciò che è da tempo dovuto, cioè lesclusivo utilizzo del
metano come combustibile in queste centrali.
4. Inutilità per il teleriscaldamento.
Una delle argomentazioni pretestuose di Asm, la principale, è che la nuova megacentrale
è giustificata dalla domanda che deriverebbe dalla ulteriormente espansione
dell teleriscaldamento.
Asm ha pubblicato un suo documento sul teleriscaldamento che riporta dati che meritano di
essere considerati, perché contraddicono lo scenario di previsione inventato ora per
giustificare la nuova megacentrale (Asm1, p. 97):
Tabella 3: sviluppo del teleriscaldamento ed erogazione di calore nella rete anni
1999-2003
Distribuzione calore Unità di misura 1999
2000 2001 2002
2003
Volumetria servita Mm3 31,5 32,3
33,1 33,9 34.5
Calore erogato GWh 1.030 983
1.023 962 1.055
Calore immesso in rete GWh 1.176
1.141 1.214 1.164 1.251
Calore prodotto GWh 1.299 1.423
1.418 1.413 1.586
Da questa tabella si ricavano due considerazioni:
1. di fronte allaumento della volumetria servita del 9,5% circa nel quinquennio, il
calore erogato allutenza è stato sostanzialmente stabile, pari ad una media di
1.010, con un incremento scarsamente significativo tra il 1999 ed il 2003 solo del 2,5%
(il che significa un incremento del risparmio energetico spontaneo da parte
dei cittadini di circa il 7% nel quinquennio).
2. nel quinquennio è aumentato a dismisura lo spreco di energia termica globale che dal
28% circa esplode al 50% circa, se confrontiamo lenergia prodotta e quella erogata
(Ma a questo dato va aggiunta la terza linea dellinceneritore entrata in funzione
nel 2004, e cioè altre circa 150 GWh, con un totale di 1.730 GWh anno di calore prodotto
di fronte a un consumo di poco più della metà). Anche il calore immesso in rete, anche
se in misura minore, ha avuto un incremento superiore di quello erogato (+ 2,5%), pari a
circa il 7%.
Dei due fenomeni la stessa Asm cerca di dare una spiegazione:
1. negli ultimi anni, avendo coperto la grandissima parte delle
zone densamente abitate della città, ci si è rivolti anche alle utenze più distribuite
(monofamiliari )2 (Asm1, p. 28), con il risultato di un relativo maggior aumento delle
tubazioni nel quinquennio (18,9%), quindi della dispersione termica e
dellefficienza del sistema.
2. da parte di Asm si fa notare che le nuove utenze sono caratterizzate
da volumetria ridotta mentre aumenta lattenzione ai consumi ed alla
riduzione degli stessi. (Asm1, p. 63)
Asm, invece, non spiega il vertiginoso aumento del calore prodotto rispetto a quello
immesso in rete, valutabile, con lentrata in funzione della terza linea
dellinceneritore, in oltre 500 GWth allanno. In realtà il sistema produce un
enorme surplus di energia termica, che neppure avrebbe giustificato la terza linea, e men
che meno una nuova centrale turbogas da 400 MWe. Già solo analizzando questi dati si
dimostra che il teleriscaldamento è solo un puro pretesto per giustificare impianti che
sono in realtà esclusivamente finalizzati alla produzione di energia elettrica e che come
tali garantiscono consistenti utili, nellordine di svariate decine di milioni di
euro.
In relazione quindi a quanto è accaduto nellultimo quinquennio, sulla base dei dati
Asm, lestensione della rete del teleriscaldamento è nei fatti economicamente ed
ecologicamente insostenibile, perché comporterebbe un aumento esponenziale dello spreco
di calore.
Del resto questo elemento è confermato dallo stesso Presidente di Asm che riconosceva due
anni fa (prima dellattuale campagna propagandistica) i limiti intrinseci del sistema
del teleriscaldamento, rispetto al quale, - ha spiegato Capra - non è previsto un
grande sviluppo. Ci vorrebbe unaltra città (M. Meneghello, Asm, nel 2003
lutile a 96 milioni, Bresciaoggi, 11 dicembre 2003).
il fenomeno della estensione della rete sul territorio continua comunque, anche se
gli estendimenti più consistenti sono già stati effettuati [
] Laumento
dellestensione della rete si è rivelato più consistente nel 2002 e nel 2003 a
causa di nuove importanti lottizzazioni nella città di Brescia (Asm1, p. 64)
Quindi è la stessa Asm, fuori dallurgenza propagandistica, ad indicare che ci si
attende un decremento, se non un arresto dellestensione.
Tuttavia per giustificare la nuova megacentrale vengono gonfiate le previsioni dello
scenario di sviluppo della rete di teleriscaldamento con un incremento di 10 milioni di m3
in 15 anni, (Asm 2, dia19) con un incremento medio addirittura superiore al trend ritenuto
ormai eccezionale degli ultimi 5 anni, si ipotizzano 1,1 Mm3 per Concesio e Bovezzo,
distante oltre 10 km dalle centrali, con una dispersione termica assurda, nonché 1,1 Mm3
a nuove utenze industriali in città e addirittura 5 milioni di m3 di edifici residenziali
di nuova costruzione, quando lintervento più importante previsto dal PRG ed ancora
da cantierare, quello del Comparto Milano, prevede una volumetria di circa 0,5 milioni di
m3, comprese le attività commerciali e produttive.
Insomma si gonfiano a dismisura e in modo sconsiderato le previsioni. Va anche annotato,
per inciso, che la collocazione del megainceneritore in città fu giustificata dalla
necessità di un contenimento chilometrico delle tubazioni dellacqua calda ed ora si
vorrebbero allacciare comuni che si trovano esattamente dal lato opposto della città,
senza peraltro chiedere se i cittadini di Brescia sono disposti a farsi carico
dellinquinamento aggiuntivo per scaldare quei comuni.
E più che evidente che lo scenario prospettato è volutamente gonfiato a dismisura.
In quello reale devono essere esclusi dalle previsioni i comuni di Bovezzo e Concesio (che
se valutassero lutilità del teleriscaldamento dovrebbero razionalmente farsi carico
anche delle caldaie installate in loco alimentate a gas metano e/o a biomasse, cioè il
legno dei boschi circostanti lasciato a marcire, non, beninteso, le biomasse truffaldine,
che in realtà sono rifiuti speciali come quelli che entrano nellinceneritore).
Altrettanto andranno esclusi ,per il futuro, i comuni di Roncadelle, Rezzato, ecc. la
cosiddetta Grande Brescia, per evidenti ragioni di buon senso.
Così la prevista espansione di edifici di nuova costruzione va quantomeno dimezzata,
nonché le nuove utenze industriali e le sostituzioni di caldaie private, il cui
allacciamento è ormai inefficiente per la dispersione e frammentazione sul territorio. Va
ricordato, a questo proposito che la lunghezza già ora eccessiva della rete (493 Km),
teoricamente a circuito chiuso, comporta una dispersione di acqua che deve essere
reintegrata in temperatura (fino a 120 C°), pari a 271 m3/giorno, equivalente al consumo
idrico di un paese di 1100 abitanti!
Lo scenario realistico vede quindi al massimo un possibile incremento di 4-5 Mm3 nei
prossimi 15 anni in coerenza con la curva costantemente decrescente dellespansione
del teleriscaldamento da un decennio a questa parte (Asm1, p. 64) e con le stesse
affermazioni già citate di Asm nel documento sul teleriscaldamento. Tutti sanno che le
previsioni si fanno almeno sulla base delle tendenze degli anni precedenti e non
contraddicendole clamorosamente.
A questo punto si possono ipotizzare due scenari:
1. scenario sulla base delle attuali tendenze ricavabili dai documenti Asm (Asm1):
1.1.incremento della volumetria di 4,5 Mm3 nei prossimi 15 anni, pari a una crescita media
percentuale di circa 4,5%, per ogni quinquennio, rispetto ai 9,5% dellultimo
straordinario quinquennio (si può ipotizzare una percentuale più elevata nel
1° quinquennio, circa il 7%, per poi decrescere verso lo 0).
1.2.conferma dellattuale trend spontaneo al risparmio energetico pari ad
un 7% per ogni quinquennio.
A fine periodo (quindici anni) si può prevedere un calore erogato allutenza ridotto
di un 7-8%, rispetto ai livelli attuali, cioè al di sotto dei 1.000 GWh/a, rispetto ad
una produzione attuale di oltre 1.600 GWh/a .
2. scenario coerente con lapplicazione della nuova direttiva Ue
sul protocollo di Kyoto e sul risparmio energetico nel riscaldamento (Direttiva
2002/91/CE)
2.1. come 1.2 di cui sopra.
2.2. poiché un appartamento in Italia e a Brescia consuma mediamente
3-4 volte i consumi che si registrano nei Paesi dellEuropa centrale e settentrionale
(Kyoto 2, p. 1), ed è dimostrato che un edificio a basso consumo energetico si può
attestare sui 30-50 KWh/m2a (in Germania già ora il valore limite è 50 KWh/m2 . Cfr.
Kyoto 2 p. 1), rispetto a Brescia superiore a 150 KWh/m2a, se consideriamo il calore
prodotto, si può ipotizzare realisticamente con una politica incentivata e orientata al
risparmio energetico che in 15 anni si possano dimezzare i consumi per il riscaldamento,
contenendo anche gli sprechi di un sistema teleriscaldamento evidentemente inefficiente e
irrazionale.
A fine periodo si può prevedere in questo caso un calore erogato allutenza ridotto
di un 45%, rispetto ai livelli attuali, al di sotto dei 550 GWh.
Infine accenniamo a due aspetti che meritano essere approfonditi
Quale impatto avrà sulla città la manutenzione della rete di teleriscaldamento per il
futuro? E un aspetto non indifferente se si considera che la rete di 500 Km
(attuali) non potrà avere una durata illimitata e che nel giro di pochi decenni dovrà
completamente essere rinnovata. Già ora ASM dichiara ogni anno 100-130 cantieri di sola
manutenzione della rete.
Quali impatto avrà sulla vita dei cittadini la vigorosa spinta a perseguire
intensivamente la scelta sopra delineata?
Gli effetti già si vedono: imposizione delle cucine elettriche invece della classica
cucina a gas. Fino a quale punto sarà spinta questa scelta? Facciamo notare che una volta
fornito alle utenze il riscaldamento domestico e lacqua calda sanitaria con il
teleriscaldamento diventa assai diseconomico (per ASM) gestire la rete diffusa di metano
(i cui ricavi, tra laltro, sono vincolati per una certa rigidità delle tariffe del
metano) che verrà progressivamente ridotta o addirittura smantellata.
Conclusioni:
Nel primo scenario non cè comunque bisogno di nessuna nuova centrale, nel secondo
scenario si può gradualmente disattivare la terza linea dellinceneritore che brucia
solo rifiuti speciali di importazione e via via gli altri gruppi meno efficienti.
In ambedue i scenari, comunque, tutte le caldaie sia della centrale Lamarmora che della
centrale Nord, da subito, devono essere alimentate esclusivamente a metano.
Lobiezione delle punte di fabbisogno nei giorni particolarmente freddi trova
risposta in quello che prevede la stessa Asm, non avendo alcun senso una megacentrale
funzionante tutto lanno per far fronte a punte di freddo di alcuni giorni: a
Lamarmora devono rimanere attivi i due attuali gruppi, funzionanti solo a metano, per
alimentare le rispettive caldaie, come indicato dalla stessa Asm (Asm 2, dia 22).
E opportuno insistere sugli effetti perversi di centrali installate, non per il
teleriscaldamento, ma per produrre energia elettrica, come linceneritore,
lattuale policomnmbustibile, e la prospettata turbogas. Queste vengono fatte
funzionare anche destate con tre effetti dannosi ed indesiderabili:
1. aumentano anche in estate la presenza di PM10 e ossidi di azoto.
2. il calore prodotto deve essere disperso nella città anche quando si
raggiungono temperature elevate per linsolazione: di alcuni gradi mediamente
attraverso il teleriscaldamento in tutta la città (come si nota in inverno quando a
contatto con le strade teleriscaldate la neve si scioglie); di diversi gradi con
laggiunta di umidità nella zona già disastrata vicina alla centrale dove una gran
massa di calore viene dispersa con i ventilatori, peggiorando seriamente il microclima.
3. questo surriscaldamento della città in estate produce infine una
spinta a dotarsi di impianti di condizionamento, con spreco di energia, e con effetto
boomerang sullaria della città, anche da questi resa ancora più rovente.
Infine, nel momento in cui si accettasse la logica perversa che per smantellare due
centraline non funzionanti, e non utili al teleriscaldamento, si installa una mega
centrale a turbogas, con quali argomenti si dirà no ad Asm, quando tra 5 6 anni
sarà obsoleta lattuale policombustibile da 70 MWe ed al suo posto si vorrà
installare una gemella a turbogas? Non a caso si costruisce una torre per mimetizzare, non
il camino, ma i camini e, come la vicenda della terza linea dellinceneritore
insegna, già che si fa (e costa), si farà in grande capace di contenere anche la canna
necessaria al nuovo impianto, a cui peraltro accenna Asm per il 2011.
5. La vera alternativa: Il risparmio energetico.
Va aggiunto che risulta impressionante come nellaffrettata discussione che si è
sviluppata al chiuso delle stanze del potere (commissioni consiliari), come riferita dalla
stampa, non si sia neppure accennato al risparmio energetico, men che meno da parte
dellassessorato allambiente, invece sponsor interessato della nuova centrale!
Il protocollo di Kyoto, che per ora in Italia, invece di determinare una diminuzione dei
gas serra, ha prodotto un aumento del 7% (Kyoto 1, p. 89), ci indica la via maestra e di
buon senso da seguire: risparmio dei consumi di energia, diminuzione delluso dei
combustibili fossili, sostituiti dalle vere rinnovabili, il solare e i suoi derivati. A
Brescia, dove evidentemente lacqua va dal basso in alto, si vuol raccontare,
(ahinoi, anche da parte dellassessorato allambiente) che i gas serra si
riducono con una nuova megacentrale a combustibili fossili e con un insostenibile spreco
di energia termica (a cui andrebbe aggiunta anche quella elettrica della maggiore
diffusione dei condizionatori e delle nefaste cucine a induzioneimposte dal sistema
teleriscaldamento!).
Ma se non lAsm, almeno il Comune dovrebbe manifestare riserve di fronte al fatto che
già ora il polo energetico di Lamarmora supera le quote di emissioni di CO2 assegnate dal
ministero dellAmbiente, mediamente di 100.000 tonnellate circa, rispetto a quelle
assegnate di 527.721 allanno (Bresciaoggi, 14 dicembre 2005). Si dve
tener conto che la nuova centrale, in buona sostanza si aggiunge allesistente,
perché quelle smantellate in gran parte sono già fuori uso, e le sue
emissioni di CO2 sono stimabili in circa 400.000 tonnellate annue.
Certo, Asm può pagare una multa per poter continuare ad inquinare, ma è ammissibile che
un Comune di Brescia che si vanta di aver adottato lAgenda XXI possa accettare che
la propria azienda sia esemplare come fonte di inquinamento, ancorché monetizzato?
Linsostenibile inefficienza energetica delle abitazioni bresciane è stata
denunciata recentemente dallo stesso ordine degli ingegneri di Brescia, che non si può
considerare unassociazione di ecologisti fanatici:
La realtà delledilizia bresciana è, nel campo del contenimento dei consumi
energetici, lontana dai livelli di qualità imposti dalle norme vigenti, e non solo da
quelli: dimostra di aver perso buona parte della sensibilità necessaria per ben
costruire nei confronti dei parametri climatici peculiari della nostra zona
(Intervento delling. G. Ziletti, in rappresentanza dellOrdine degli Ingegneri
di Brescia al convegno, Brescia 1972-2002 Il teleriscaldamento compie
trentanni, 5 dicembre 2002).
Se il comune di Brescia volesse occuparsi davvero del risparmio energetico (non solo di
fare enormi affari con lenergia, magari abbellendo la facciata con il fiore
allocchiello di qualche sporadico intervento-vetrina), potrebbe imparare dalla
città gemella Darmstad, allavanguardia nella costruzione delle cosiddette
case passive, cioè con un consumo energetico certificato inferiore ai 15
MWh/m2/anno, una decima parte del consumo dei bresciani! (Kyoto 1, p. 53-54)
Per la riduzione dei consumi a Brescia il campo è sostanzialmente vergine, da un
controllo delle temperature e conseguente eliminazione degli sprechi negli edifici
pubblici, a partire dalle scuole, da sistemi banali, ma molto efficaci, di coibentazione
degli edifici già costruiti, a forme di utilizzo diffuso del solare passivo (tra
laltro ostacolato proprio dallinvadenza del teleriscaldamento centralizzato).
Tra laltro, una politica energetica impostata in chiave economica, e non ideologica,
può essere il fulcro di una ripresa produttiva e occupazionale che consentirebbe ai paesi
industrializzati di uscire dalla attuale fase di recessione, mentre gli strumenti
tradizionali di governo delleconomia (abbassamento del costo del denaro, lavori
pubblici e incentivazione dei consumi attraverso una riduzione delle tasse) hanno
dimostrato di essere diventati inefficaci. Si pensi agli effetti occupazionali che avrebbe
un programma di politica economica incentrato sulla ristrutturazione energetica del
patrimonio edilizio nazionale per allinearlo agli standard della legislazione tedesca.
Certo, queste politiche determinano lavoro e ricchezza diffusa, mentre la centralizzazione
della produzione di energia è funzionale ai poteri forti e alla concentrazione dei
profitti.
5. Danno per la città e affari per i soliti noti.
La verità è che il teleriscaldamento è diventato ormai un pretesto (una sorta di foglia
di fico) per imporre ai bresciani, prima la terza linea dellinceneritore e poi una
nuova megacentrale termoelettrica, del tutto superflue per il teleriscaldamento, ma utili
esclusivamente a fare soldi in un settore dove regna la rendita di posizione delle tariffe
imposte dal cartello energetico, dove gli alti profitti sono garantiti (oltre 20milioni di
euro allanno), per quanto riguarda lAsm non solo al Comune di Brescia, ma
anche ai furbetti der quartierino, i partner privati del Comune in Asm,
particolarmente amanti delle rendite speculative.
Il Comune di Brescia si trova in una posizione a dir poco imbarazzante (il conflitto di
interessi si spreca!): questa megacentrale termoelettrica fa parte del pacco
confezionato da Asm e assunto da una delibera della giunta comunale del 30 gennaio 2002
che sanciva il benestare alla terza linea dellinceneritore, e
limpegno dellAsm Brescia ad adottare provvedimenti di riduzione delle
emissioni dei gruppi 1 e 2 della centrale di Lamarmora, mediante la loro trasformazione a
ciclo combinato a metano (la solita formula ambigua perché se
trasformazione non significava moltiplicazione della potenza da 4-5 MW reali a
400 MW, non prevedeva neppure un limite alle dimensioni della nuova turbogas); lo stesso
pacco, che regalava ai bresciani il più grande inceneritore dEuropa e
ora la sorpresa di una megacentrale turbogas, prevedeva un contributo pari a 5
euro per tonnellata di rifiuti bruciati nella terza linea (circa 1 milione e 500 mila
euro!) allassessorato allEcologia per svolgere le proprie attività. Si
comprende perché lAssessorato allecologia sia quanto mai impegnato a
celebrare i benefici del nuovo impianto, incurante palese del conflitto di
interessi, che consiglierebbe almeno il silenzio.
Limbarazzo è così evidente che si è voluto, a quanto pare, procedere a spron
battuto, senza dare il tempo alla città di discutere e riflettere sul proprio futuro,
dando limpressione che i passaggi istituzionali siano puro rito formale, rispetto a
decisioni già prese da Asm, il vero centro di potere a Brescia.
Decenza democratica vorrebbe, per chi esalta a parole la partecipazione, che prima di
decidere si aprisse un dibattito pubblico vero, con approfondimenti a più voci nelle
diverse circoscrizioni direttamente coinvolte, sui mass media ed in appositi convegni di
studio.
Forse è il caso che almeno tutto lambientalismo unito faccia sentire forte il suo
no, ma anche le realtà partecipative, le circoscrizioni, i sindacati, la Pastorale del
Creato, dimostrando che questa città non è ostaggio degli interessi economici
dellAsm e dei furbetti der quartierino.
Brescia 15 dicembre 2005
Comitato contro la centrale turbogas di Brescia E per il risparmio energetico
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