VARI TIPI

DI PSICOLOGIA

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INTRODUZIONE

LE VIE DELLA PSICOTERAPIA

La psicanalisi è quella malattia che essa pretende di curare. Karl Krauss

Oggi si parla assai spesso di psicologia, ma si ignora che non vi è una sola psicologia, bensì molte, anche assai diverse tra loro. Nel suo significato originale, il termine "psicologia" deriva dal greco psiche (anima) e dovrebbe voler dire quindi "scienza dell'anima", o per lo meno dell'interiorità; dico dovrebbe perché di fatto la psicologia accademica occidentale ha abbandonato, a partire dagli inizi del XX secolo, questo elevato compito, per rivolgere la sua attenzione all'agire esteriore dell'uomo, divenendo in tutto e per tutto una scienza del comportamento. Vari sono i motivi di questo cambiamento di rotta, ma principalmente il desiderio di imitare il metodo delle scienze fisiche, il che richiedeva un oggetto di studio visibile e misurabile oggettivamente - il comportamento esteriore, appunto. L'anima, l'interiorità, la coscienza non si possono osservare direttamente, non si prestano ad una indagine oggettiva, ed allora sono state semplicemente eliminate. Salvo alcune marginali eccezioni, la psicologia accademica, scientifica, è arrivata fino ad oggi seguendo le suddette linee di ricerca e di metodo, ed ha quindi poco o nulla da dirci di interessante circa i temi affrontati in questo libro. Fortunatamente, mentre nei laboratori delle università l'anima e l'interiorità venivano messe da parte, si sviluppava ad opera di alcuni studiosi e terapeuti privati una psicologia parallela che si manteneva in buona misura fedele al suo nome. Basata all'inizio principalmente sul metodo psicanalitico messo a punto da Sigmund Freud, la psicologia del profondo è poi cresciuta grazie al lavoro di altri terapeuti, ramificandosi in varie direzioni, alcune sostanzialmente fedeli ai presupposti freudiani, altre invece alquanto innovative, pur mantenendo comunque identità di vedute circa alcuni concetti base. Caratteristica comune a tali psicologie, l'essersi focalizzate sulla sofferenza psichica, sulla sfera della patologia, con intenti di conoscenza applicata, di volontà di comprendere per curare. Freud era medico e così molti suoi successori, e pure in seguito, quando anche non medici si sono inoltrati in questo campo, rimaneva comunque l'intento terapeutico. Ecco perché oggi, più che col termine "psicologie", ci si riferisce a tali contributi con quello di "psicoterapie".

Naturalmente, l'aver indagato essenzialmente la sfera delle patologie ha posto alcuni limiti a questi pur interessantissimi contributi, che poco o niente sanno dirci riguardo agli stati superiori di coscienza, alla realizzazione interiore, alle problematiche esistenziali, metafisiche e spirituali. Vi sono tuttavia alcune parziali eccezioni nella psicologia analitica di Carl Gustav Jung, nella psicosintesi di Roberto Assagioli e nella psicologia umanistica di Abraham Maslow, Rollo May e altri. Tuttavia, è solo in tempi recenti, grazie alla psicologia transpersonale, che le suddette problematiche sono divenute oggetto centrale di studio. Pur traendo ispirazione dal lavoro di vari autori occidentali (quali i già citati Jung, Assagioli, Maslow) questa nuova psicologia si caratterizza principalmente per il suo rivolgersi ad oriente - alle scienze ed ai metodi sulla coscienza che da millenni permeano gran parte della cultura e del misticismo orientali - e più in generale a tutte quelle culture che, con vari approcci, si sono dedicate alla esplorazione degli stati di coscienza. Applicando un efficace metodo comparativo, la psicologia transpersonale ha potuto far dialogare approcci apparentemente assai diversi quali il buddhismo, l'induismo, i vari metodi yoga, lo sciamanesimo, l'esoterismo, il misticismo cristiano e non, fino agli esperimenti sulle sostanze psicotrope e psichedeliche. Sono così emersi interessanti punti di collegamento tra i vari approcci evidenziando che, al di là di differenze culturali tra l'uno e l'altro, esiste un substrato comune, un nucleo di conoscenze universali da cui poter ricavare una sorta di "mappa della coscienza" valida sia per gli stati patologici che per quelli normali o supernormali.

Fatta questa doverosa premessa, cerchiamo di capire in che misura e modi le psicoterapie possono aiutarci a conseguire gli obiettivi illustrati in precedenza, cioè: a conoscere noi stessi, a ripulirci da condizionamenti e blocchi, ad armonizzare le varie dimensioni del nostro essere e a sviluppare il nostro potenziale, realizzandoci sempre di più come individui.

Diciamo subito che la via delle psicoterapie è assai utile per alcuni dei suddetti obiettivi e meno o per niente utile per altri: pertanto non va vista come l'unica via ma come una via, percorrendo la quale possiamo trovare alcune delle tessere del mosaico, mentre per le altre tessere occorreranno vie diverse, quali ad es: la meditazione, la respirazione, le tecniche di movimento consapevole o altro ancora, come meglio vedremo nei paragrafi seguenti. Inoltre, come abbiamo accennato, le psicoterapie non sono tutte uguali e, a seconda delle problematiche e anche delle caratteristiche dell'individuo, un determinato approccio può risultare più appropriato di un altro. Non sarà possibile, in questa sede, dare indicazioni esaurienti su ciascun approccio che richiederebbe, anche solo per una sintesi, pagine e pagine; ci limiteremo quindi ad evidenziare le caratteristiche salienti dei principali approcci, raggruppandoli in funzione del loro orientamento metodologico. Otterremo così 4 raggruppamenti corrispondenti alle 4 dimensioni corpo - cuore - mente - spirito. Tale scelta ha una ben precisa motivazione, consistente nel fatto che, a seconda della porta d'accesso all'interiorità, cioè al fatto che un approccio si rivolga alla mente piuttosto che al corpo o allo spirito, cambiano le problematiche indagate e i risultati ottenibili, come meglio vedremo nei vari casi.

In questo capitolo non sarà possibile, purtroppo, inserire esercizi pratici, poiché la psicoterapia è una via che non prevede il "fai da te" e richiede sempre la presenza di un terapeuta qualificato. Ciò renderà inevitabilmente più astratta e teorica la trattazione, rispetto ad altre vie qui prese in considerazione, ma purtroppo non c'è alternativa.

1. Le psicoterapie ad orientamento mentale

Iniziamo dunque questa panoramica partendo dalle psicoterapie ad orientamento mentale, per rispetto alla psicoanalisi freudiana, la più nota e più anziana delle psicoterapie. Annoveriamo in questo raggruppamento anche le varianti psicanalitiche dei suoi allievi diretti e indiretti (Adler, Klein, Lacan etc.), la psicologia analitica di Jung (che però è riconducibile per certi aspetti anche al gruppo transpersonale), le ipnoterapie, la programmazione neuro linguistica, le terapie cognitive, per fare solo i nomi più noti.

Al di là delle differenze, tali terapie si basano principalmente sul dialogo e la parola, insomma sul livello verbale: interpretazione dei sogni, ricordi, libere associazioni, suggestioni verbali e simili. Questi strumenti sono assai utili per scavare in alcune parti dell'inconscio e per raggiungere una maggiore consapevolezza riguardo ad alcuni episodi della nostra infanzia e risolverli, operando una sorta di ristrutturazione cognitiva dell'individuo, vale a dire modificando il modo in cui egli vede e valuta se stesso e il mondo (ci colleghiamo qui a quanto detto al capitolo IV riguardo ai condizionamenti e più in generale alla visione del mondo).

E' un metodo consigliabile specialmente per le persone non particolarmente intellettuali e non avvezze ad esaminarsi e interrogarsi a fondo. Tramite questo genere di lavoro esse acquisiscono infatti un metodo e una disciplina che modificano il loro atteggiamento poco introspettivo potendo poi tradursi in autoanalisi, uno strumento continuativo che, come vedremo, è indispensabile nel percorso evolutivo di ogni individuo.

Per contro, basandosi quasi esclusivamente sulle parole, questi approcci non sono spesso in grado di accedere a certi tipi di problematiche, quali ad esempio determinati blocchi emozionali, formatisi non tanto a seguito di un ben preciso episodio traumatico, ma a causa del protrarsi di microtraumi o situazioni patogene, insomma una genesi goccia a goccia che si somatizza nel corpo. E ancora, poco accessibili risultano le problematiche legate a dinamiche relazionali con altre persone e quelle inerenti il trascendente, quali visioni mistiche, aspirazioni spirituali etc.

2. Le psicoterapie ad orientamento emozionale-relazionale

Tra queste psicoterapie, rivolte al livello cuore del nostro modello, annoveriamo lo psicodramma di Moreno e derivati, l'approccio empatico di Carl Rogers (in parte), la terapia della Gestalt di Fritz Pearls, il dialogo delle voci di Hal Stone e Sidra Stone, per citarne solo alcune. Pur utilizzando anche metodi verbali, tali psicoterapie si caratterizzano per il puntare direttamente ai blocchi emozionali con l'intento di farli affiorare e rivivere, attraverso tecniche basate sul sentire e sull'agire nel qui ed ora le proprie emozioni. La drammaturgia è uno degli strumenti base di molti di tali approcci: il paziente viene cioè invitato a recitare/improvvisare determinate situazioni reali o immaginarie, ad impersonare (da solo o con altri, se la terapia è di gruppo) i vari protagonisti di tali situazioni, a dare voce alle diverse parti di sé facendole dialogare tra loro, agendole come fosse un attore sul palcoscenico. Ciò permette di prendere consapevolezza diretta delle cause e della natura dei propri blocchi, che, nel riviverli, si sciolgono in una sorta di benefica catarsi. Obiettivo fondamentale di tali psicoterapie è ripristinare il corretto "contatto con le proprie esigenze ed emozioni" ed il fluire armonico delle stesse (link cap. sul sentire).

3. Le psicoterapie ad orientamento corporeo - energetico

Passiamo ora alle psicoterapie ad orientamento corporeo, originatesi dal lavoro di Wilhelm Reich, uno degli allievi diretti di Freud, e sviluppatesi poi a cura di altri autori, non solo nella forma di metodi psicoterapeutici classici (come nel caso della analisi bioenergetica di Alexander Lowen) ma anche di metodi a prima vista più simili al massaggio o alla fisioterapia che non alla psicologia; metodi che, tuttavia, hanno dimostrato una notevole efficacia nel fare affiorare e sbloccare blocchi emozionali spesso talmente profondi da non essere accessibili né verbalmente né drammaturgicamente o empaticamente. Tra questi metodi di bodywork ricordiamo il Rolfing, l'integrazione posturale, la tecnica Alexander, il trager, tanto per citarne alcuni.

L'assunto di base di tutti questi metodi è che ogni blocco emozionale abbia un corrispettivo a livello corporeo, che può situarsi a livello muscolare (blocco o tensione cronica) a livello connettivale o ancora più a fondo, a livello scheletrico (disallineamenti vertebrali, abitudini posturali patologiche). Agendo sulle tensioni muscolari croniche (bioenergetica, massaggio) sul tessuto connettivo ( ) o sulla struttura scheletrica (rolfing, integrazione posturale etc.) con tecniche ed esercizi che a tutta prima ricordano più la ginnastica o il massaggio che la psicoterapia, si giunge a prendere coscienza dei propri blocchi, paure, rigidità e a rilasciarli intenzionalmente, liberando l'energia vitale rimasta per anni intrappolata lì.

Si tratta di una via particolarmente adatta per le persone molto mentali, per gli intellettuali che, di fronte ad un approccio verbale sanno spesso facilmente aggirare le mosse del terapeuta, barando inconsciamente e razionalizzando quanto emerso, mentre invece si trovano del tutto spiazzati di fronte ad un approccio rivolto al corpo che, a differenza della mente, non può né vuole barare.

4. Le psicoterapie ad orientamento umanistico e transpersonale

E veniamo adesso al quarto ed ultimo raggruppamento, collegato al livello spirituale del nostro modello. Ne fanno parte psicoterapie quali la psicosintesi di Roberto Assagioli, in parte la psicologia analitica di Carl Gustav Jung, la psicologia umanistica di Maslow, May, Laing ed altri e le psicoterapie transpersonali riconducibili ai lavori di numerosi autori tra i quali Buhler, Frankl, Grof, Koestler, Tart, Wilber, Weil.

Il punto in comune tra i suddetti approcci è l'attenzione per la coscienza e in particolare per gli stati di coscienza superiori, quelli che in oriente vengono definiti come Illuminazione, Satori, Samadhi, Nirvana e che in occidente sono descritti da termini quali: esperienze oceaniche (Freud), Peak Esperiences (Maslow), estasi mistica e via dicendo.

Il presupposto delle psicoterapie transpersonali è che oltre all'inconscio classico freudiano, sede della personalità, dei condizionamenti e pregiudizi mentali e dei blocchi emozionali esista anche un superconscio, o sé superiore, in cui risiede il nucleo più elevato e saggio dell'essere, che, libero dai confini della personalità individuale (da qui il termine transpersonale), può entrare in contatto con l'inconscio collettivo e finanche fondersi con l'intero cosmo.

Al di là del fatto che questo approccio è risultato assai utile per la comprensione e, in certa misura, la cura di alcune forme psicotiche gravi, le psicoterapie ad orientamento spirituale/transpersonale si rivolgono più alle persone cosiddette normali che non al trattamento di specifiche patologie.

5. La psicoterapia tra recupero dell’inconscio e ampliamento degli orizzonti

Al di là di differenze teoriche e tecniche tra i vari orientamenti e scuole, possiamo dire che la psicoterapia si rivolge al recupero di dimensioni "nascoste" della vita umana: sofferenze, blocchi, convinzioni limitanti createsi a seguito di situazioni problematiche che l'individuo non è riuscito a superare e che pertanto hanno creato un blocco a qualche livello. Facendo affiorare questi aspetti inconsci e affrontandoli, si viene a riequilibrare lo stato globale dell'individuo. Come si è visto, le situazioni possono essere costituite da eventi episodici e traumatici oppure da esposizioni patologiche lievi ma prolungate, con effetto "goccia a goccia"; in entrambi i casi, è nel passato che va ricercata la causa e che va mirata la terapia.

Vi sono tuttavia anche alcune scuole psicoterapeutiche che lavorano sopratutto sul presente, ritenendo che gran parte dei problemi psicologici siano conseguenza non tanto di particolari eventi del passato e dei blocchi emozionali ad essi conseguenti, quanto della visuale ristretta, delle convinzioni limitate, delle concezioni del mondo eccessivamente povere e/o prevenute tramite cui l'individuo non solo ha affrontato tali eventi in passato ma continua tuttora a interpretarli ed affrontali. L'obiettivo chiave, in questa prospettiva, è quindi il modificare la percezione/interpretazione della realtà, il trasformare le credenze, i valori, i presupposti cognitivo-culturali che portano a visioni non sane della realtà e della propria identità e quindi a modalità di agire in essa inefficaci ed anzi spesso controproducenti. L'ipnoterapia elaborata da Milton Erickson, agisce appunto a partire dal livello cognitivo, tendendo essenzialmente ad ampliare la mappa della realtà del soggetto, a fargli prendere consapevolezza che nelle situazioni che abitualmente gli creano problemi, vi sono possibilità e significati alternativi meno negativi o addirittura positivi; una volta che ciò accade, che l'individuo vede la situazione da un'altra angolatura, il problema mostra da solo la soluzione giusta e l'individuo ritrova l'energia e la fiducia per percorrere questa nuova strada che gli si è svelata. Sulla stessa falsariga opera, ancora più esplicitamente, la Programmazione Neurolinguistica (PNL), creata da R. Bandler e J. Grinder, tutta incentrata sul ristrutturare la percezione, l'immagine che della realtà ha il soggetto. Per certi versi, questi ultimi metodi, assieme alla psicoterapia transpersonale, sono quelli che più esplicitamente e direttamente tendono a sviluppare la consapevolezza, e anche quelli che presentano forse più aspetti in comune con la meditazione e con i metodi di derivazione mistico-esoterica, di cui parlaremo tra poco.

6. Testimonianze

Stiamo svolgendo alcuni esercizi di consapevolezza corporea e di bioenergetica (...); cerchiamo di sentire e prendere consapevolezza delle tensioni presenti nel nostro corpo e poi, una volta individuatele, assumiamo una posizione e un'andatura che le manifesti in modo accentuato al massimo. Dopo una prima fase collettiva, passiamo a lavorare uno alla volta. Quando arriva il mio turno avverto, all'inizio, solo la scomodità della posizione che ho assunto e le tensioni muscolari che l'accentuarla produce, poi all'improvviso mi sento come risucchiare verso me stesso, mi accovaccio a terra, mi sento come un bambino di due o tre anni. Affiorano alcuni ricordi confusi, non ricordi verbali ma sensazioni, immagini; sento che qualcuno sta succhiando la mia energia vitale, si sta appoggiando a me in modo eccessivo, forse mia madre. Inizio ad ansimare, il cuore batte come un forsennato, sto per una decina di secondi, forse più, in quella strana posizione, compresso come una molla, finché sento sorgere un impeto di ribellione e la stessa energia che mi ha risucchiato esplode repentina verso l'esterno: mi slancio verso l'alto a braccia distese cacciando un lungo urlo assordante. Rimango come intontito, non so bene che cosa è successo, né perché, ma ho la precisa sensazione che ciò che è accaduto sia tremendamente importante. (Capirò dopo che alcune tensioni croniche e collegate emozioni represse, che portavo con me da lunghissimo tempo, si erano improvvisamente sbloccate, consentendo alla mia voce di tornare a fluire vigorosamente, e con essa una bella fetta della mia espressività).

7. Come scegliere la terapia giusta

Come abbiamo detto in precedenza, la scelta di una via piuttosto che un'altra dipende sia dal tipo di problema da affrontare sia dal tipo di persona. Molti psicoterapeuti hanno una formazione eclettica, e possono pertanto scegliere tra più approcci a seconda del paziente; altri invece hanno una formazione più settoriale, che però può presentare altri vantaggi. E allora come orientarsi nella scelta? Uno strumento molto utile ma purtroppo poco usato in Italia è quello del counselling di orientamento, vale a dire un consulto con uno psicoterapeuta avente il compito di mettere a fuoco per grandi linee problematiche e caratteristiche del paziente in modo da indirizzarlo verso gli approcci e terapeuti presumibilmente più congeniali. Un altro importante criterio di scelta è la fiducia che la persona del terapeuta - al di là del suo ruolo ma proprio in quanto essere umano - ci ispira. Ed infine, fatta la scelta, una sana valutazione empirica degli effetti che quel certo approccio ha su di noi: se dopo qualche seduta non avvertiamo alcun miglioramento, alcun cambiamento nel rapporto con noi stessi, significa che è il caso di cambiare terapeuta o, forse, addirittura il genere di approccio. Un terapeuta sveglio e onesto dovrebbe rendersene conto prima del paziente ed ammettere per primo l'esigenza di un cambiamento, ma se ciò, per un motivo o l'altro, non avvenisse, sta al paziente prendere l'iniziativa e parlarne. Il fatto che una terapia non funzioni non è necessariamente demerito del terapeuta, e può semplicemente indicare che quell'approccio non è adatto a quel paziente, dunque si può interrompere la terapia senza drammi e cambiare terapeuta e approccio.

LA PSICOLOGIA TRANSPERSONALE

La psicologia transpersonale, dal punto di vista dello sviluppo del potenziale umano, può essere considerata la più avanzata forma di psicologia oggi esistente; il suo proposito è di comprendere e sviluppare non solo la parte conscia e inconscia della psiche umana, ma soprattutto la psiche superiore, il sé, la dimensione che trascende (trans) il personale.

La Psicologia Transpersonale a cura di Filippo Falzoni Gallerani

La Psicologia Transpersonale si è sviluppata negli USA alla fine degli anni '60, assumendo come schema di riferimento la visione olistica, ecologica e sistemica della vita. La Psicologia Transpersonale vede lo sviluppo individuale proseguire oltre l’adattamento e la soddisfazione egoistica dei bisogni, per giungere alla realizzazione della capacità d’amare e alla capacità di comprendere in senso più profondo il senso dell’esistenza.

Nel 1992 in un articolo del JTP si riassumevano le principali definizioni di "Psicologia Transpersonale", attraverso l'analisi di 220 volumi pubblicati su quest'argomento. Da allora il numero di pubblicazioni è enormemente cresciuto, ma le basi teoretiche non sono mutate.

Citeremo in breve alcune definizioni: La Psicologia Transpersonale è stata definita la "quarta forza" della psicologia, (dopo la prima forza: il Comportamentismo, la seconda forza: le "teorie psicanalitiche" classiche, la terza forza: la Psicologia Umanistica) in quanto intende definire quelle potenzialità e capacità dell'essere umano che non sono state considerate dalle scuole che l'anno preceduta

Lo scopo della Psicologia Transpersonale è quello di offrire una presentazione psicologica della Filosofia Perenne e della Grande Catena dell'Essere, completamente riadattata e inserita nelle moderne scoperte e ricerca scientifiche. Essa riconosce pienamente ed incorpora le scoperte della moderna psichiatria, del comportamentismo e della psicologia evolutiva, ma aggiunge, quando necessario, le ulteriori intuizioni ed esperienze delle dimensioni esistenziali e spirituali dell'essere umano. (Ken Wilber 1991)

La Psicologia Transpersonale si occupa specificamente con studi empirici e scientifici, dello sviluppo delle ricerche relative ai valori più alti, alle meta-motivazioni, alla coscienza dell'Unità, alle esperienze delle vette (peak experience), all'autorealizzazione, all'essenza dell'essere e della coscienza, all'esperienza di meraviglia di fronte al significato profondo dell'essere, alla trascendenza dell'io, alla percezione del sacro nella vita quotidiana, ai fenomeni trascendentali, allo sviluppo della consapevolezza, al risveglio ed a relativi concetti, esperienze ed attività.

La Psicologia Transpersonale può quindi essere definita la psicologia dei più alti significati e valori e gli psicologi che studiano quest'area del sapere devono essere preparati ad esaminare le istituzioni e le attività dal punto di vista che deriva da questi significati e valori.

Gli psicologi transpersonali stanno studiando una varietà di comportamenti umani e cercano di raccogliere le informazioni all'interno di uno studio sistematico. Gli aspetti sono diversi:
1) una nuova immagine dell'uomo
2) una sintesi di campi diversi.
3) l'impulso verso la trascendenza dell'io e la crescita spirituale
4) gli stati alterati di coscienza
5) la parapsicologia ed i fenomeni psichici
6) altre culture e altre psicologie
7) una nuova forma di energia
8) stati intersoggettivi
9) recenti scoperte della psicologia

La Psicologia Transpersonale è quell'orientamento della psicologia che si occupa di quei comportamenti e di quelle esperienze che sono percepiti come oltre il campo delle preoccupazioni personali ed i ruoli sociali dell'individuo. L'attenzione della Psicologia Transpersonale sono indirizzate a qualcosa che va oltre all'io quella percezione della vita e dell'universo, basilari e comuni agli esseri senzienti, come quei sentimenti che esprimono la profonda interconnessione di tutto ciò che esiste, a quelle idee che trascendono le considerazioni egoiche.

Il Paradigma della Psicologia Transpersonale afferma che ci sono esperienze e stati e azioni che vanno oltre i confini usuali dell'io e della personalità. Tra questi "stati diversi di coscienza", di importanza basilare sono: la trascendenza e l'estasi, le motivazioni come l'altruismo, l'amore e la compassione, le esperienze psiche che trascendono lo spazio e il tempo, le esperienze spirituali di illuminazione, risveglio, di profonda consapevolezza sensoriale, ed il misticismo. Tutte queste esperienze sono reali e non forme patologiche e possono quindi essere studiate scientificamente.

Caratteristiche dell’esperienza transpersonale

Nel libro Esperienze delle vette Piero Ferrucci dice:

Il mondo transpersonale è una realtà immensa e difficile da definire con il nostro linguaggio; però le esperienze con cui esso si manifesta nella psiche umana, pur essendo molto diverse tra loro, hanno in comune alcune caratteristiche fondamentali: stupore, giustezza, conoscenza, unità, universalità e rilevanza sociale.

La molteplicità delle esperienze "transpersonali", possiede un’unità profonda; le sei categorie descritte da Ferrucci, di cui riportiamo una sintesi, introducono un criterio per unificare la nostra prospettiva.

Stupore. Se paragonata all’esperienza ordinaria, quella transpersonale ha un voltaggio immensamente più forte. E non solo è diversa per intensità, ma anche per natura: ci si trova di fronte a un mondo nuovo. Le testimonianze parlano talvolta di abbagliamento, capogiro, pianto e riso, disorientamento psichico, svenimenti... Spesso un’esperienza transpersonale causa una destrutturazione. Le categorie mentali, le abitudini emotive, la percezione stessa, insomma l’intera struttura psichica subisce un terremoto. Entrano in scena elementi completamente nuovi e inaspettati: e quindi c’è sorpresa e meraviglia.

Giustezza. L’esperienza transpersonale è la risposta a domande profonde, il soddisfacimento di un bisogno incommensurabile. Quando arriva, si ha la sensazione di non avere più bisogno di nulla. Si ha l’impressione, dopo viaggi e peripezie in terre lontane ed estranee, dopo privazioni e difficoltà di ogni sorta, di essere finalmente tornati a casa. Giustezza significa sicurezza: una sicurezza infinitamente più profonda di qualsiasi sicurezza materiale. Così Tennyson descrive la sua esperienza: L’individualità stessa sembrava dissolversi e scomparire in un essere senza confini; e questo non era uno stato confuso, ma il più chiaro fra i più chiari, il più sicuro fra i più sicuri, il più prodigioso fra i prodigiosi, completamente al di là delle parole, dove la morte era una impossibilità quasi ridicola, e la perdita della personalità la sola vera vita.

Conoscenza. La conoscenza transpersonale è globale, immediata, rilevante, sorprendente e profonda. È una conoscenza globale, non è il conseguimento di un’informazione pezzo per pezzo, così come si possono conoscere, per esempio, le parti di una macchina, la composizione di una sostanza, o le fasi di una vicenda storica... la conoscenza transpersonale arriva tutta intera e indivisibile. È immediata. Molto spesso l’intuizione è improvvisa, ma anche quando emerge lentamente alla coscienza, non è mai il risultato di una concatenazione logica. È rilevante: ciò che si comprende sta a cuore e ha un senso alla luce delle domande e dei problemi fondamentali della vita umana. È sorprendente: essendo eterogenea alle categorie mentali preesistenti, può mettere in crisi, perchè obbliga a rivoluzionare la propria mentalità. Infine, è profonda: mette in contatto con una ricchezza di fronte a cui il nostro equipaggiamento mentale è ridicolmente insufficiente.

Universalità. Nel mondo transpersonale non si è più limitati dagli angusti confini dell’esperienza privata, né ipnotizzati dalle solite idee ricorrenti, né oppressi dai propri drammi, né travolti dai propri desideri. Cadono le distinzioni tra "tuo" e "mio", l’ossessione della proprietà, il provincialismo e la partigianeria. I problemi più assillanti perdono la loro importanza. Talvolta traspare la percezione dell’infinito, che, allargando la visione, rivoluziona le geometrie di sempre. Trasceso il particolare, si intravede l’universale. Allora nell’evento più insignificante, nel dettaglio di ogni giorno traspare l’immenso. Così Leopardi in una voce o un suono lontano, quando echeggiavano in spazi vasti, come il tuono in piena campagna, o il canto degli agricoltori, o degli uccelli, o il muggito dei buoi, percepiva l’infinito. Pasteur disse di vedere dappertutto l’inevitabile espressione dell’infinito nel mondo. Un maestro Zen disse che non é necessario andare altrove, l’illuminazione è esattamente dove ci troviamo e in quello che facciamo, nello spaccar la legna e portare secchi d’acqua.

Unità. Essere nell’unità dà gioia, così come perdersi nella molteplicità appesantisce e disorienta. Nella molteplicità l’attenzione è divisa, i sentimenti tormentati, i desideri in conflitto, la mente affollata. Le divisioni consumano energia mentale, mentre l’unità risana e alleggerisce. Così Paul Brunton descrive il suo senso di unità meditando alla presenza di Ramana Maharshi: Il mio cervello è entrato in uno stato di completa sospensione, come nel sonno profondo, però non c’è la minima perdita di coscienza... Sono al centro di un oceano di luce che divampa... ho raggiunto una libertà divina e una felicità quasi indescrivibile... Abbraccio tutto il creato con un profondo senso di empatia, perchè capisco nella maniera più profonda possibile che conoscere tutto e tutti equivale non solo a perdonare, ma ad amare tutto e tutti.

Rilevanza sociale. Nessuna esperienza è puramente individuale: ciò che uno vive lo trasmette agli altri, e lo trasmette non solo con le parole e gli atti, ma con il suo essere. L’influsso benefico di un individuo che vive nel mondo transpersonale è ancora meglio visibile e più intenso per quelli che gli sono fisicamente vicini. Chi entra in contatto col mondo del Sé ne irradia il carisma: molte persone, soprattutto le persone semplici, se ne accorgono immediatamente e ne sono attratte, come un assetato è attratto dall’acqua .

Le categorie di Weil delle esperienze divine

Riportiamo una simile classificazione delle caratteristiche comuni alle esperienze di coscienza risvegliata, che lo psicologo Pierre Weil propose nella metà degli anni Sessanta, e che ci viene descritta da Patrick Drouot nel libro Vite eterne.

Il sentimento di unità. Nello sperimentare stati espansi di coscienza, si constata sempre la scomparsa della percezione dualista: io e il mondo. La coscienza si identifica con Tutto ciò che è. Certe persone, per esempio, nel corso di esperienze di questo tipo, passano attraverso una nube di luce e riferiscono questa esperienza dicendo: Io ero la nube di luce.

Il carattere ineffabile. Di regola l’esperienza non può essere descritta con il linguaggio usuale. Spesso il soggetto non riesce a descrivere quello che sente e vede, soprattutto quando è dinnanzi a concetti che superano l’attuale visione meccanica del mondo. E' come se fossi solo una vibrazione - dicono allora - una coscienza universale. Non trovo le parole perchè quello che avviene è al di là delle parole.

Il carattere noetico. Quello che viene vissuto in uno stato di questo genere è percepito come reale, di una realtà molto più intensa del normale vissuto quotidiano. I soggetti sentono anche le emozioni in un modo più forte che nella loro vita "normale".

La trascendenza dello spazio-tempo. Questo parametro è uno dei più importanti. È presente dal momento in cui si penetra in una dimensione al di là dei nostri cinque sensi, nel mondo dello spirito. Si entra allora in un’altra dimensione in cui il tempo non esiste più e dove lo spazio tridimensionale scompare. Patanjali espone questa caratteristica con il seguente aforisma: Passato, presente e futuro non esistono, tutto avviene nel medesimo istante. Generalmente i soggetti sperimentano una concentrazione temporale, così che alcuni minuti sembrano loro durare delle ore.

Il sentimento del sacro. I soggetti hanno talora il senso di vivere qualche cosa di grande, di Sacro. Ma questo parametro non è permanente.

La scomparsa della paura della morte. Negli stati espansi di coscienza la vita è percepita come eterna e l’esistenza fisica come transitoria. La paura della morte scompare appena i soggetti prendono coscienza della loro capacità di vivere sotto una forma diversa, senza avere coscienza del loro corpo fisico, e di ricevere percezioni molto più vaste di quelle che ci trasmettono abitualmente i nostri cinque sensi.

Il cambiamento del comportamento e dei sistemi di valore. L’esperienza di coscienza profonda fa spesso scattare nel soggetto un cambiamento radicale nel suo apprezzamento di valori come la bellezza, la bontà e la verità. L’Essere si sostituisce all’Avere.

Il centro dell’essere: modelli e importanza in medicina e psicologia

L’esperienza del proprio essere influenza, forse più di ogni altro aspetto, la mente e la sua precaria stabilità aiutando a ritrovare il proprio "centro", la propria strada, le proprie finalità e la gioia di vivere. Questo processo di "centering" è fondamentale per tutte le persone che soffrono di forme patologiche psichiatriche, psicologiche e psicosomatiche in cui si osserva un senso di identità inesistente, frammentato, diviso, turbato, negato, conflittuale o non pienamente riconosciuto.

Ritrovare il centro del proprio essere spesso equivale all’inizio della guarigione stessa! Gli effetti della realizzazione del centro possono essere sintetizzati con i seguenti concetti: centering, fluidità, bilanciamento, armonia, distacco, percezione globale e visione olistica.

L’approccio integrale della psicologia transpersonale tra psicologia e meditazione di Laura Boggio Gilot
Atti del convegno "verso la nascita di una coscienza planetaria" dell’Associazione Amaranto


Noi tutti possiamo sperimentare tre tipi di povertà: la povertà fisica che è quella dell’indigenza e della privazione materiale, la povertà mentale che è quella della carenza di intelligenza e di creatività e la povertà spirituale, che è quella della chiusura del cuore all’amore per la verità e al mistero dell’armonia che la sottende. Senz’altro la povertà più grave e quella che porta maggiore infelicità è quella spirituale, che alla lunga è anche causa di povertà mentale e fisica.

Un grande psicologo del nostro tempo A. Maslow[1] scriveva che ognuno di noi può dare e ricevere dalla vita solo ciò che è, intendendo che la nostra possibilità di essere forti, felici, appagati, senza paura e senza conflitti, così come la nostra possibilità di dare un contributo alla vita, di essere creativi e significativi nell’esistenza, dipende dal nostro grado di autorealizzazione, ovvero da quanto siamo riusciti a sviluppare le nostre potenzialità, ed a far fiorire i semi che tutti possediamo nelle matrici profonde del nostro inconscio.

La psicologia transpersonale ha definito lo sviluppo autorealizzativo come il continuum da uno stadio prelogico, preegoico e di subcoscienza, che è tipico del bambino o della personalità patologica, ad uno stadio logico, egoico e di autocoscienza che è tipico dell’uomo adulto che costruisce il suo ruolo nel mondo, ad uno stadio che è traslogico, transegoico e di supercoscienza in cui si ha accesso alla sapienza che svela i significati profondi della vita, della sofferenza e della morte. Come dice F. Vaugan lo sviluppo autorealizzativo va dall’ignoranza alla conoscenza, dalla paura all’amore e dalla prigionia alla liberazione[2].

Caratteristica dello sviluppo integrale è il progressivo affievolirsi dell’inconsapevolezza, della paura, della dipendenza e dell’egoismo antagonistico ed il progressivo sviluppo di qualità intellettuali e spirituali che producono creatività e benessere.

La personalità pienamente autorealizzata manifesta nella vita talenti e attributi positivi, in un modo di agire che esprime armonia, amore e saggezza. Va da sè che l’autorealizzazione è associata ad una esistenza serena, altruista e cooperativa da cui nasce l’azione di pace[3].

La distruttività che dilaga nel pianeta ci fa comprendere che, all’alba del terzo millennio, lo sviluppo autorealizzativo della persona umana non è stato ancora raggiunto: nonostante i poteri della tecnologia, che ci ha portato un benessere impensabile solo qualche secolo fa, a livello emotivo e comportamentale l’uomo moderno manifesta un basso livello di maturità e consapevolezza. Nella cosiddetta normalità, in ciò che è considerato sano e ottimale, si vive al di sotto delle proprie possibilità di intelligenza, di creatività, di capacità di visione e di amore.

La discrepanza tra l’immaturità della coscienza individuale e la potenza tecnologica è stata delineata come uno dei grandi pericoli che fronteggia l’umanità: nulla è oggi più importante della crescita umana e spirituale, così che si possa realizzare un adeguamento tra le risorse interiori e quelle esteriori.

Uomini di scienza come R. Walsh e E. Laslzo[4], affermano oggi che noi stiamo vivendo una sfida tra lo sviluppo di una nuova coscienza e la distruzione planetaria, e tutti noi uomini di fede e di scienza o semplici mortali, tocchiamo con mano la realtà dei continui attentati alla vita e l’urgenza di uno sviluppo della coscienza, che lasci emergere le forze buone e intelligenti latenti nella psiche umana.

Maslow affermava che il progetto della crescita autorealizzativa era quello di evadere dalla cosiddetta psicopatologia della norma, che egli definiva come una zoppia collettiva, così condivisa da essere considerata normale: il suo dissenso dall’idea comune di normalità si rifaceva alla fiducia nelle intrinseche potenze buone dell’animo umano, che vanno ben oltre quella animalesca istintualità delineata dalla prima psicologia psicoanalitica.

Oltre a Maslow, altri psicologi e studiosi hanno manifestato la stessa fiducia nell’essere umano: Jung[5] diceva che noi contiamo qualcosa per la nostra Essenza e se non la realizziamo la nostra vita è perduta. Raphael[6], Maestro della filosofia perenne ed in particolare dell’Advaida Vedanta, alludendo all’appartenenza della vita individuale alla vita universale rileva: “Tu sei una fiamma del fuoco unico che tutto pervade, vivi nel conflitto e nella solitudine perché ti consideri una fiammella distinta dalla fonte”. Ed ancora sottolineando il ruolo della non conoscenza di se stessi nella sofferenza umana afferma: “L’uomo può risolvere tutti i suoi problemi economici e materiali, può conquistare nei limiti del possibile gli elementi, ma se non conquista se stesso non potrà mai conquistare la pace del cuore che è la condizione su cui ogni azione e decisione dovrebbe basarsi”.

La psicologia transpersonale è impegnata nell’obiettivo di studiare il processo della maturità e della crescita ottimale e di delineare le modalità tecniche per raggiungere e realizzare tale scopo. Nella psicologia transpersonale emerge il lavoro di Ken Wilber[7] e la sua cosiddetta psicologia integrale che abbraccia i portati della conoscenza premoderna, moderna e postmoderna.

I portati della conoscenza premoderna si riferiscono all’antica saggezza, ovvero a quella filosofia perenne che comprende le tradizioni sapienziali occidentali e orientali, portatrici di una visione integrale e non dualistica della realtà che implica la dimensione spirituale, presenti nel Buddhismo, nel Vedanta, nella Cabala mistica, nello Shivaismo del Kashmir, nel Platonismo ecc.. La visione non dualista è un dono senza prezzo dell’umanità tutta, che è stato drammaticamente perduto con l’avvento del materialismo scientifico. Secondo questa tradizione la realtà molteplice è unificata ad un livello profondo: una sola essenza immanifesta, indivisibile e permanente è alla base della realtà manifesta divisa e impermanente. Come si legge nelle Upanisad[8]: “Un solo Essere risplendente dimora in tutte le creature”.

Sulla base di un’essenza spirituale che è onnipervadente, trascendente e immanente ogni forma universale, il mondo delle forme universali si sviluppa in forma gerarchica ed è composto da tre dimensioni: una dimensione grossolana-fisica, una sottile dell’intelligenza auto-organizzatrice dell’universo e una causale-principiale-archetipica.

Un assunto della tradizione non dualista è che il microcosmo, ovvero il Sé individuale, è identico al macrocosmo cioè al cosmo nella sua interezza: i livelli della realtà cosmica sono identici a quelli della realtà individuale, ed entrambi condividono la stessa radice spirituale indivisibile e impermanente.

Nella individualità i livelli grossolano, sottile e causale corrispondono al corpo, alla mente e all’anima sottesi e trascesi dallo Spirito puro, che è una goccia nel grande mare nella vita infinita e indistruttibile.

Corpo, mente e anima sono occhi o finestre che danno accesso ai molteplici livelli dell’universo: la loro apertura è ciò che consente di spaziare nei diversi piani del cosmo, sino a cogliere la realtà dell’intima connessione tra l’esistenza individuale e l’esistenza universale, considerata nelle tradizioni meditative, lo scopo della vita. Nella antica saggezza si insegna che lo sviluppo delle potenzialità umane dà luogo a stadi di coscienza sempre più inclusivi, che hanno al loro apice l’illuminazione sulla Verità. Quest’ultima è l’esperienza della non dualità tra il Sé e la Realtà suprema o unità del tutto, realizzata in uno stato di coscienza oltre il pensiero e la dualità tra soggetto e oggetto, nel cosiddetto samadhi, satori, nirvana…..[9]
 

La concezione umana della filosofia perenne è la base della psicologia integrale e la mappa dello sviluppo autorealizzativo e della coscienza.

Il corpo rappresenta le potenzialità fisiche della personalità; la mente è la sede dei processi psicologici e contiene le potenzialità del pensiero, con le funzioni dell’intelligenza ad esso connesse come: l’immaginazione, la volontà e il sentimento. L’anima è sede degli archetipi o delle forme platoniche del vero del bello e del buono a cui è connesso il potere supercosciente dell’intelletto intuitivo e la capacità dell’amore incondizionato. L’origine dell’anima è nello Spirito puro indivisibile ed eterno: l’anima nasce e vive in una essenza indistruttibile.

L’autorealizzazione è l’espansione della coscienza alla totalità umana e l’attualizzazione delle potenzialità di corpo, mente e anima sino all’esperienza ultima che è quella dell’interezza con la realtà tutta.

Ken Wilber integra questa antica saggezza con la modernità, collegando l’espansione della coscienza alle potenzialità di corpo, mente, anima e Spirito con i quattro quadranti dell’esperienza umana, che sono il quadrante soggettivo dell’intenzionalità, il quadrante oggettivo del comportamento fisico, il quadrante intersoggettivo della relazione socioculturale e il quadrante interoggettivo delle istituzioni sociali.

Lo sviluppo autorealizzativo è quindi il continuum dell’espansione della coscienza alla totalità di corpo, mente, anima e Spirito, continuum che ha ripercussioni e interrelazioni con l’intenzionalità, la salute fisica, l’espressione culturale e la costruzione delle realtà sociali. Lo sviluppo della coscienza e dell’individualità in altre parole non è qualcosa di intimo e di separato dal mondo, al contrario l’evoluzione di una persona si misura dal grado in cui la coscienza e l’espressione delle proprie potenzialità corporee, emotive, mentali e spirituali si riverbera nella salute fisica e nell’operato comportamentale e socioculturale, ovvero si manifesta in un intelligente e costruttivo essere nel mondo collettivo.

Una persona pienamente autorealizzata con una identità integrale e una coscienza non dualistica, potrebbe essere definita secondo questo grafico che esprime l’umana compiutezza.

Un corpo pienamente realizzato esprime energia di salute.

Una mente pienamente realizzata irradia saggezza discriminante.

Un’anima pienamente realizzata irradia amore incondizionato.

Chi raggiunge le vette dello Spirito irradia luce.

La sfida dei ricercatori del campo a cui appartiene la scrivente è lo studio (che implica un personale cammino meditativo e autorealizzativo), del passaggio dall’identità parziale dell’ego limitato e sofferente, a quella integrale e traspersonale.

Secondo Ken Wilber, questo cammino richiede un lavoro a livello corporeo, emotivo, mentale e spirituale, ed è possibile attraverso l’accostamento delle conoscenze della psicologia occidentale con le pratiche di consapevolezza e trasformazione dei sistemi meditativi.

Nella mia esperienza, il lavoro sul corpo consiste nel rendere il corpo puro e sano, con una vita igienica che richiede armonia tra il ritmo individuale e il ritmo universale. Il corpo veramente realizzato, dovrà essere purificato da abitudini di vita, di vitto e di sonno in accordo con la natura.

Il lavoro a livello mentale deve coinvolgere la purificazione delle emozioni e del pensiero. Per quanto riguarda le emozioni, primario è reintegrare le emozioni dolorose, che generalmente l’io ordinario fugge: senza accogliere le emozioni dolorose di tristezza, paura, odio, risentimento, vergogna, invidia…, ovvero senza allargare la coscienza a queste aree oscure, non è possibile risanarle. Quando l’emozione dolorosa è negata, essa è infatti rimossa nell’inconscio e diventa un’ombra attiva e operante, che condiziona in maniera distruttiva dal profondo, l’intera vita della personalità. La psicologia ha accertato che se non abbiamo la capacità di fare emergere, accettare e trasformare le emozioni negative, noi perdiamo la capacità di essere consapevoli a vedere le cose come sono, di amare e di sentire la gioia nella vita, ed anche di essere persone creative e positive.

Il lavoro sul pensiero richiede la comprensione del potere motore e creativo del pensiero, e il superamento del pensiero negativo. La tradizione meditativa afferma che “si diventa ciò che si pensa” ad indicare che il pensiero costruisce gli stati emotivi e fisici dell’individuo, e se non cambia il pensiero, non cambierà il modo di sentire e agire nell’interiorità e nel mondo. L’opus di trasformazione al livello del pensiero, richiede il riconoscimento e la trasformazione dei pensieri di violenza, di svalutazione, e di criticismo che producono sofferenza e paura, ma anche la trasformazione dei pensieri portatori di credenze riduttive, che schiacciano l’immagine di se stessi e della realtà in identificazioni selettive e imprigionanti: queste ultime creano dei confini che inibiscono lo sviluppo della coscienza e l’integrazione delle potenzialità interiori.

Oltre alla consapevolezza, la trasformazione del pensiero richiede un’operazione etica di quei fattori mentali egoistici, che costruiscono dal profondo il pensiero disfunzionale e distorto come l’orgoglio, l’avidità e la volontà di potenza.

Nella sua essenza quindi, riconoscendo all’egoismo una funzione distruttiva, la trasformazione del pensiero richiede un opus spirituale che sviluppi qualità dell’amore e della saggezza, conducendo a donarsi alla vita per parteciparvi creativamente con un compito e uno scopo.

Il lavoro spirituale purificando lo stato polluto della mente, permette l’apertura della coscienza individuale alle verità universali e alle leggi dell’armonia che le regolano: trascendendo la coscienza identificata con l’ego e chiusa nei prodotti mentali, ci si apre alla visione illuminativa del mistero profondo, che è quella della natura divina del Sé e della realtà.

Nella psicoterapia transpersonale, l’approccio integrale rivela la stretta connessione tra espansione della coscienza, spiritualità e salute mentale, e quindi il ruolo fondamentale della pratica meditativa di autosservazione, per la guarigione dalla sofferenza psichica e per la sana evoluzione dell’essere umano[10].

Gli obiettivi della psicologia integrale, includendo lo sviluppo di una consapevolezza risanante e di un processo di autotrasformazione che risveglia i poteri latenti, coinvolge sia gli ambiti psicoterapici, che evolutivi, che educativi-sociali.

In tutti e tre questi ambiti l’approccio integrale sviluppa un modello di crescita psicologica e spirituale che è latrice di un più profondo e duraturo senso dell’esistenza, in cui si impara a riscoprire in se stessi forze e bontà gratuite e pronte per essere attualizzate. Questo modello addita la via della libertà dal narcisismo che impera distruttivamente nel mondo moderno, e ci mostra una via per esprimere il nostro diritto di vivere con pienezza e significato, liberi dalla paura e dall’ignoranza, con la dignità di riconoscerci persone dotate di saggezza e maturità, in grado di operare per il benessere di noi stessi e per quello dei fratelli nella vita. Enrico Cheli

[1] A.Maslow, Verso una Psicologia dell’Essere, Ubaldini, Roma 1971

[2] F.Vaugan, Spiritualità e Salute nella Psicologia Transpersonale, Cittadella Editrice, Assisi 1989

[3] L.Boggio Gilot, Crescere Oltre l’Io, Cittadella Editrice, Assisi 1997

[4] R. Walsh/E. Laslzo, La Sfida e la Visione, Edizione Corbaccio, Milano 1998

[5] C.G.Jung, Opere, Boringhieri, Torino

[6] Raphael, La Triplice Via del Fuoco, Asram Vidya, Roma 1986

[7] K.Wilber, Integral Psychology, Shambala, USA 2000

[8] Chandogya Upanisad, In Upanisad antiche e medie a cura di P.Filippani Ronconi, Bollati Boringhieri, Torino 1995

[9] L.Boggio Gilot, Il Sé Transpersonale, Asram Vidya, Roma 1992

[10]Il tempo dell’Anima a cura di L.Boggio Gilot,, Editrice Psiche, Torino 2001


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