CAPITOLO III°
III.1 HOW
TO BE AN ALIEN.
How to be an Alien fu pubblicato nel 1946 ed ebbe subito una buona
accoglienza. Da allora è stato ristampato più di trenta volte e tradotto in quasi
altrettante lingue:
Scritto dunque casualmente, il piccolo testo composto da saggi divertenti si rivelò una grande sorpresa editoriale.
In parte abbiamo già visto gli esiti che l'accoglienza di tale operetta ebbe
sull'autore ed ora ne approfondiremo i molteplici aspetti. Arrivato a Londra nel 1938,
Mikes si trovò un pò a disagio nel nuovo mondo; infatti come ci spiega il Priestley: "England
is the land of privacy, and, therefore, the stranger who comes here is at a
disadvantage." L'impatto con la nuova
cultura deve averlo impressionato parecchio tanto che nel corso degli anni successivi egli
ha continuato ad avere il complesso dello complesso dello straniero:
Uno straniero in un nuovo paese è un pò come un nuovo nato ed è per questo
infinitamente più curioso degli indigeni, assuefatti al modo di vivere del luogo; egli in
genere non condivide o trova estremamente diversi e bizzarri i vari comportamenti che di
volta in volta si trova a comparare con i modelli della sua terra d'origine; ed è proprio
su questo principio che opera Mikes, il quale evidenzia ed esaspera le qualità inglesi,
che sostanzialmente si scostano da un clichè continentale, ottenendo in questo modo un
forte contrasto, potenziale fonte di inesauribile divertimento.
Abbiamo visto come il "sentimento del contrario", ed il concetto di
incongruenza o di contrasto siano alla base
per molti studiosi del fenomeno comico-umoristico, e questo risulta giustificabile in
quanto da uno scontro tra elementi incompatibili spesso nasce il paradosso, il quale a sua
volta è foriero di situazioni divertenti.
(3)
Il confronto con la diversità è quindi un nucleo fondamentale dell'esperienza
narrativa del testo; la cosa però che subito fa scaturire un leggero sorriso è che Mikes inizia
il suo divertente libretto contro le stranezze dell'Inghilterra con un piglio
assolutamente ironico, quasi per giustificare e neutralizzare il suo stupore e mitigare il
suo disagio. Tale reazione può trovare un'ipotetica spiegazione psicologica nella
seguente affermazione di Freud:" L'umorismo non è rassegnato, anzi
esprime un sentimento di sfida, e costituisce non solo il trionfo dell'Io, ma anche quello
del principio di piacere, che riesce in questo caso ad affermarsi a dispetto delle reali
avversità... (4)
Tale approccio, oltre che una difesa, esprime anche il desiderio, maturato negli
anni da Mikes, di mitigare il divario con l'estraneo, di avvicinarsi ed integrarsi al
popolo inglese. Descrivendolo minuziosamente ed attaccandolo attraverso le armi della
scrittura, l'autore compie quello che Escarpit ha chiamato una forma di esorcismo:
"Le démon qu'exorcise Mikes est celui de l'exil, de l'oppression, du mépris. (5) Tutta la prefazione del libro ribadisce infatti tale impressione:
Da queste frasi risulta chiaro come l'autore cerchi in primo luogo di guadagnarsi la simpatia del lettore assumendo una posizione subalterna rispetto agli abitanti del luogo, che risultano già come un insieme di autentici "snobs", e dalla sua postazione inizi a sferrare la sua controffensiva.
I termini bellici non sono fuori luogo se pensiamo che nell'ambito etologico
l'estraneo viene realmente considerato una minaccia ed è tenuto ad una distanza di sicurezza, superata la quale, se non
intervengono messaggi di sottomissione, scatta l'attacco.
Riprendendo
quanto dice Escarpit: "Prenant (Mikes)
à bras-le-corps son propre destin de displaced person, il lui fait faire un tour
de valse cocasse et enseigne à être un étranger."
(6) ci rendiamo conto che
l'inversione che attua Mikes non è che uno stratagemma per evidenziare le stranezze del
paese che lo ospita e per sferrare le sue critiche nel modo più velato ed ambiguo
possibile, cioè utilizzando lo stile ironico ed umoristico.
L'esito che vuole ottenere è in ogni caso palese e dichiarato:
Al di là di ogni ambiguità retorica, il testo ha un suo scopo primario ben
preciso da realizzare; rendere ridicoli gli Inglesi, e si sa, come dice il proverbio
francese: "Le ridicule tue."
In questo caso la valenza spiritosa e contemporaneamente critica è resa dal
dilemma conclusivo insolubile, date due diverse possibilità di comportamento, l'effetto
sarà il medesimo e questo sembrerebbe contrario alla logica, in quanto due condotte
diverse dovrebbero dare esiti diversi. Troviamo
un artificio simile per esempio nella risposta che Socrate diede ad un suo allievo che gli
chiedeva se dovesse o meno sposarsi: "Fa come vuoi, te ne pentirai in ogni
caso." Come vedremo in più occasioni è quasi sempre il confronto-scontro tra due
piani referenziali contrapposti che genera la situazione umoristica, come d'altronde ha già messo in luce
Koestler, che ha elaborato la teoria della bisociazione. (7).
Questo è il primo lavoro di Mikes sulla nazione inglese e all'epoca egli
probabilmente non aveva ancora capito bene la mentalità di tale paese, è ovvio quindi
che quanto scrive è sicuramente influenzato da pregiudizi e da un desiderio di rivalsa
nei confronti di un habitat che gli pare un po' ostile.
Al contrario di Voltaire, che aveva
analizzato, nelle sue Lettres Anglaises, l'organizzazione socio-culturale e politica
dell'Inghilterra e ne era rimasto entusiasta, Mikes parlandoci in forma di leggera
canzonatura degli usi e delle abitudini di tale nazione si avvicina più allo stile delle Lettres
Persianes di Montesquieu o al The Citizen of the World di Goldsmith; con la differenza che non ha bisogno
di usare l'artificio di fingersi straniero per osservare
con un occhio più disincantato e quindi più obiettivo i costumi del paese che sta
visitando, infatti egli è realmente uno straniero.
La razza inglese è sempre stata considerata in modo particolare; lo scrittore
olandese G. J. Renier diceva appunto: " The world is inhabited by two species of
human beings: mankind and the English."
(8) e
J.B.Priestley è dello stesso parere quando affermava: " They think there are no
other men like themselves, and no other world but England..."
(9) Continuando ad analizzare il
carattere inglese il grande scrittore riconosce come tale paese sia in effetti un paradiso
di individualità, di eccentricità, di anomalie e per questo lo riconosce come il più adatto a fornire spunti eccellenti per il lavoro
di un umorista; l'opera di Mikes dal canto suo sembra essere proprio una conferma di tale
tesi.
Il principio che offre all'autore il pretesto per una trattazione divertente delle
caratteristiche nazionali è enunciato all'inizio del testo; i lettori vengono infatti
avvertiti che: " In England everything is the other way round." (pp.20); in
questo modo tutto diventa più comprensi-bile e naturalmente divertente:
Da questa lunga presentazione al testo possiamo renderci conto come in effetti la contrapposizione tra le abitudini e le caratteristiche degli inglesi e quelle dei "continentali" sfoci in un'analisi comparata delle sostanziali differenze tra i due oggetti del paragone. L'inizio di ogni nuova frase con le stesse parole dà un ritmo ripetitivo al discorso che viene a costituire un elemento di contrasto stilistico con la novità a sorpresa cui ci condurrà il successivo raffronto. All'interno di questa struttura narrativa si ha poi la presenza di una certa enfasi che tende, in alcuni punti, ad esagerare appositamente il dato di fatto per rendere in questo modo spiritosa l'osservazione; è il caso della frase "Lovely day, isn't it ?" che verrebbe ripetuta almeno duecento volte al giorno per essere certi di comportarsi in conformità alla norma, onde appunto evitare di sembrare monotoni non pronunciandola affatto.
Le varie analisi di Mikes sono in effetti miti nei confronti delle abitudini del
paese in questione, anzi in alcuni punti assumono addirittura un carattere di lode; questo
si ottiene per esempio quando vengono messe in risalto l'onestà, il non-conformismo e la
pragmaticità degli inglesi.
Altre volte il discorso ci lascia più o meno indifferenti, anche se sempre un pò
divertiti, fino a portarci al punto dove una manifesta incongruenza ci strappa un sorriso:
è il caso della frase che pone volutamente l'attitudine di tale razza in una nuvola di
ambiguità, essi infatti non mentono quasi mai, ma d'altro canto non si sognano
lontanamente di dire la verità - c'è in tale periodo un crescendo di stupore in quanto
non ci si aspetta l'esito finale, contraddittorio e divertente. L'inizio narrativo è
costituito da osservazioni generiche fornite chiaramente all'autore dalla vita quotidiana;
il materiale di base su cui Mikes lavora è "la realtà fattuale", questa gli
offre lo spunto per la propria manipolazione letteraria e diventa l'oggetto delle sue
speculazioni.
In ciò troviamo
un'evidente conferma di quanto nota a proposito il Cazamian che parlando dell'umorismo di
Shakespeare notava: " Le réalisme, point de départ et loi constante d'une oeuvre
humoristique, n'est pas seulment le principe accepté de son art, mais en est la vie
même. Une telle ouverture à la variété infinie des choses et des êtres exclut tout
parti pris, toute théorie et tout choix préconçu. Or l'humour justement réclame la
liberté d'une penseé sans aucune attache.
(10)
E' ovvio che l'abilità umoristica di Mikes, in molti casi crea un tipo di
narrativa che si allontana considerevolmente da quella che chiameremmo
"realista" o "naturalista", ma ciònonostante con l'impiego di una
informale quanto sincera analisi psicologica arriva a svelare delle realtà impreviste;
leggiamo ad esempio questo brano che concerne le forme di presentazione:
Risulta chiaro da queste battute come Mikes riesca ad ottenere un effetto
umoristico opponendosi all'estrema formalità e all'estremo conformismo di certi
"clichés" della comunicazione e prendendo alla lettera tali forme stereotipate
ne denuncia l'implicita ipocrisia, rispondendo in modo completamente anomalo alle
aspettative. Il fatto di dare un quadro completo del proprio stato di salute, dove
chiunque altro avrebbe risposto solo con una frase altrettanto formale e al tempo stesso
disinteressata, causa una necessaria sorpresa nel lettore e, al di là di particolari
connotazioni nazionalistiche, ci spiega quale sia l'atteggiamento di un umorista, il quale più delle volte ama andare
controcorrente, rompere le convenzioni e denunciare le ipocrisie.
Si delinea a poco a poco la reale e ovvia spiegazione del titolo del libro, se
intendiamo infatti per alieno, colui che si comporta in modo diverso ed estraneo alle
regole e convenzioni di un luogo, non ci sarà difficile scorgere in molte situazioni del
testo proprio un invito a tale atteggiamento.
How to Be
an Alien è composto da tanti capitoletti su situazioni ed argomenti tipici della
vita inglese; ma l'attenzione dell'autore si posa principalmente sui fattori
comportamentali e ne risulta una sottile analisi più di carattere sociologico che non
letterario-descrittiva.
Prendiamo ad
esempio la descrizione del clima inglese effettuata da S. Leacock nel libro My Discovery of England: " The Gulf Stream
as it nears the shores of the British Isles and feels the propinquity of Ireland, rises
into the air, turns into soup, and comes down on London. At times the soup is thin and is,
in fact, little more than a mist; at other times it has the consistency of a thick Potage
St.Germain. London people are a little sensitive in the point and flatter their atmosphere
by calling it a fog; but it is not: it is soup.....The whole subject of daylight in the
London winter is, however, one which belongs rather to the technique of astronomy than to
a book of description. In practise daylight is but little used. Electric lights are burned
all the time in all houses, buildings, railway stations, and clubs. This practise, which
is now universally observed, is called Daylight Saving."
(11)
La descrizione è sicuramente umoristica e rende l'idea dell'atmosfera invernale
del clima londinese, ma in questo contesto è il clima che viene considerato e solo di
sfuggita viene posta l'attenzione sull'attegiamento degli abitanti di fronte a tali
caratteristiche: al contrario Mikes sottolinea come, nel paese, proprio il tempo divenga
uno dei soggetti preferiti di conversazione:
Il tempo in questo dialogo è solo il pretesto per prendersi gioco della mania
degli inglesi di condurre, in certe occasioni, banali e superflue conversazioni; in ogni
caso è un pretesto per sfruttare certe forme
di comunicazione fatica per ottenere un risultato divertente; ancora una volta Mikes si
sofferma di più sulla natura psicologica di certi aspetti comportamentali che non sulla
descrizione di ambienti e caratteristiche fisiche.
E' una continua leggera presa in giro della natura anglo-sassone; egli, ancora
prendendo lo spunto dal tempo, sottolinea come gli inglesi si sentano sempre al centro
dell'universo:
Si tratta dunque di una guida alla mentalità inglese condotta con una sorprendente
abilità e velocità: i piccoli saggi non seguono un ordine logico; il libro potrebbe
essere letto anche in senso inverso e non cambierebbe proprio nulla.
Il confronto continua, e lo spunto umoristico è per il momento offerto
principalmente dall'"avvertimento del contrario" e dalla sua elaborazione
linguistica e quindi intellettuale che sfocia nel "sentimento del contrario",
tale evoluzione è per Pirandello (12) ciò che
distingue appunto la comicità dall'umorismo e tale interpretazione calza perfettamente
all'opera di Mikes:
Nel
passo soprariportato non solo abbiamo l'evidenziazione dell'understatement, che è
veicolo di spirito e di umorismo ed è una tecnica linguistica e comportamentale tipica
degli inglesi, ma abbiamo al tempo stesso la contrapposizione tra un'enfasi passionale
tipica delle popolazioni continentali, espressa e ridicolizzata con la tecnica
dell'esagerazione e la freddezza anglosassone, che raggiunge appunto il massimo nell'
illimitata timidezza dell'understatement.
Entrambe le posizioni risultano un po'
amplificate e per questo divertenti; Mikes per ottenere immagini umoristiche non esita a
sfruttare tutti quegli atteggiamenti che si distanziano considerevolmente da una moderata
e virtuale via di mezzo, che corrisponderebbe alla giusta ragione: tutte le variazioni
rispetto a questo ideale, risultano ai suoi occhi leggermente assurde e ridicole e per
questo sono idonee a veicolare messaggi risibili.
In alcuni frangenti la brevità delle espressioni dell'autore è talmente pungente
che lascia allibiti. E' il caso dell'aforisma che costituisce da solo il capitolo intitolato " Sex ":
In
questo raffronto l'estrema condensazione metaforica della vita sessuale degli inglesi non
suona certo come un complimento. In questo caso Mikes opera un'estrema riduzione verbale,
che non fa altro che amplificare l'idea di estrema freddezza di questa popolazione;
l'impressione spiritosa è fornita dall'arguta similitudine che serve a mettere in
discussione, ed al tempo stesso a degradare, le qualità amatorie della razza britannica.
Il tracollo di tali doti, simbolo di potenza, ottiene il risultato di mettere in risalto
la superiorità dell'altro oggetto di paragone, cioè la popolazione del continente, e
questo fa scaturire il riso.
Per molti studiosi questa sarebbe infatti la causa principale che origina il riso;
scoprire la nostra superiorità grazie ad una degradazione dei soggetti con cui ci
confrontiamo; abbiamo visto come Hobbes dia appunto tale spiegazione al fenomeno comico, e sulle sue tracce anche altri ricercatori hanno
elaborato teorie analoghe, è il caso di James Sully o Alexander
Bain (13), o ancora dello scrittore italiano
Pietro Verri (14)
I brevi "saggi" si susseguono ed è la volta del capitolo dedicato al
"tè", poi alla "lingua", all"ipocrisia", al
"compromesso" e così via.
Ogni volta Mikes trova un artificio per farci sorridere e senza mai essere sgarbato
o scortese ci racconta anedotti, storielle, invenzioni, scherzi; ne risulta un pot-pourri,
una letteratura farcita di ogni cosa, ed in questo simile alla narrativa satirica delle
origini, sempre divertente e che non conosce alcun sentimentalismo o alcuna discesa nel
volgare.
Certo non possiamo dire che si tratti di letteratura impegnata, di saggistica, o
tanto meno di un grande romanzo, per il momento Mikes ci propone una narrativa leggera di "entertainment",
assolutamente spassosa e stimolante dove però non mancano alcune analisi di rilievo che
danno origine, tra le altre cose, ad un attacco nei confronti di tutti i luoghi comuni
sugli inglesi.
Le critiche mosse al sistema inglese,
potrebbero essere applicate, con la stessa efficacia, anche ad altre società; ciò
risulta evidente quando si analizzano le varie descrizioni caricaturali di alcuni
personaggi dell'ambiente culturale:
Queste valutazioni consentono di intravedere un atteggiamento critico nei confronti di ogni conformismo e di ogni ipocrisia, inoltre, attraverso una leggera e irriverente canzonatura, hanno la capacità di portare tutto ciò che viene considerato sullo stesso piano.
Ne abbiamo un'ulteriore dimostrazione quando leggiamo il passo dedicato alla presa in giro dell'apparato burocratico del paese:
Da questo passo riscontriamo in Mikes quella capacità di alternare a pagine di
mero gioco letterario, pagine di un più alto contenuto critico-sociologico, ma che
conservano comunque una valenza umoristica.
Ciò in effetti è una qualità di grande importanza per la buona riuscita di un
testo divertente, d'altro canto il fatto di travisare la realtà inserendo a proprio
piacimento generalizzazioni, riduzioni o esagerazioni, crea una certa ambiguità di fondo
attorno alle riflessioni dell'autore ed è forse per questo che il libretto, benchè fosse
stato scritto con l'intento di ridicolizzare e criticare aspramente gli inglesi, venne
accolto come un "funny book" e non creò alcun risentimento. Questo è forse
attribuibile alla qualità intrinseca dell'umorismo di Mikes, che risulta dotato di quella
"simpatia" che lo allontana dalla satira più
feroce.
Siamo in presenza di una descrizione abbastanza bonaria dei difetti e delle
imperfezioni della società, in cui Mikes non raggiunge mai livelli di indignazione; il
suo linguaggio è sempre garbato e la sua critica non ha bersagli particolari, ma aleggia
sull'intero sistema.
III.2
HOW TO BE AN ALIEN e LA SUA EVOLUZIONE.
La brevità delle speculazioni di Mikes consente di avere in poche pagine una ricca
panoramica della società inglese. Naturalmente, benchè gli spunti siano forniti dall'osser-vazione del reale, tale narrativa
rimane per il momento densa di innumerevoli giochi ed artifici retorici:
In questo caso Mikes, partendo da problemi oggettivi e considerandone solo alcuni
aspetti ne esaspera i lati più paradossali e ridicoli; attraverso alcune semplificazioni
fa in modo che l'intero comportamento di alcuni componenti del sistema sociale risulti
globalmente incongruo e ridicolo, ma non fa eccezioni, cioè coloro che risultano in
antitesi rispetto alla logica, appartengono a diverse classi sociali e questo conferisce
alla sua posizione un diplomatico ruolo di estrema imparzialità.
A queste considerazioni abbastanza polemiche l'autore alterna poi espressioni che
assumono, per il popolo inglese, quasi un valore di lode:
In effetti, taluni passi mettono il luce quell'aureola di
"respectability" e di "politeness", tipica di una certa natura
aristocratica dell'anima inglese; e rendono in qualche modo omaggio alla sempre tanto
decantata civiltà anglo-sassone. Proprio per tale civiltà, caratterizzata tra le altre
cose da una forte inclinazione all'auto-critica e da un proverbiale senso dell'umorismo,
Mikes ebbe il disappunto di vedere accolto con grande simpatia il suo libretto; i suoi
lettori lontani dall'offendersi, condividevano le analisi dell'autore, ed in ogni caso
avevano quasi insensibilmente incassato le varie critiche.
In realtà penso che a Mikes non ha potuto che far piacere il successo di tale
lavoro e la conferma di un simile risultato nelle opere successive; il disappunto di cui
parla l'autore riguarda in effetti il fatto di dover riconoscere che i suoi scritti non
erano per niente di natura satirica o sarcastica, come egli inizialmente li riteneva, ma
al contrario erano tipicamente umoristici. Forse egli avrebbe preferito raggiungere la
grandezza di una critica alla Swift o alla Shaw, ma non si verificò niente di simile.
L'umorismo di Mikes è infatti gentile ed indulgente; adottando i parametri
estetici di Harold Nicolson potremmo definirlo
"borghese" se contrapposto ad un umorismo più duro ed amaro, più escatologico
ed osceno, tipico delle classi popolari, che viene definito dal critico
"sardonic" o "cockney" humour.
(15)
In effetti parecchi critici sono inclini a
considerare la simpatia e l'indulgenza come peculiarità dello stile umoristico; Priestley
per esempio osservava: " Then it was observed that the great comic figures seemed to
live in an atmosphere of affectionate indulgence, that the humorist delighted in his
creatures and had not put them forward as bad examples or mere targets; and so critics
concluded that sympathy and not antipathy was the secret of humour. (16)
Le stesse opinioni sono espresse nell'articolo
sull'umorismo dell'Encyclopedia Britannica in cui l'autore distinguendo tra
"wit" e "humour" scriveva appunto: " By the mid-18th. century
humour was no longer an abnormality and a fit subject for the satirist but rather a
whimsical oddity or foible, amusing and innocent. But more than that, unlike wit, which
was often severe, bitter and satirical, humour very frequently exhibited generous,
benevolent sentiments of heart which, though exerted
in an odd manner, it was said, justly
commanded our fondness and love."
Al di là di ogni riflessione critica
la fortuna che accolse How To be an Alien contribuì a lanciare definitivamente nel mondo
della letteratura George Mikes ed il suo Editore.
Pierre Daninos
arriva perfino a considerarlo nel suo libro sui vari umoristi : "L'un des meilleurs humoristes de notre époque... doué de l'humour
le plus fin..."
(17) e se leggiamo il seguente
passo, riusciamo a farci anche un'idea del perché Daninos lo
elogi in questo modo:
Il segreto è dunque semplice, la miglior qualità dell'artista Mikes è l'umanità,
pura e semplice, ma profonda e sincera; e grazie a questa preziosa dote egli continuò a
dilettare ed a istruire i suoi lettori per quasi mezzo secolo.
Negli anni seguenti Mikes cominciò a viaggiare per il mondo; egli visitava nuovi
paesi ed il risultato era sempre un nuovo libro; allo stesso tempo la sua produzione si
arricchiva anche di testi di carattere più generale, classificabili sia come saggi, sia
come testi di storia, sia come narrativa autobiografica. Avremo modo di analizzare alcuni
di questi libri nei capitoli seguenti, ma quello che per ora ci preme di valutare è che
l'attività di questo autore, non essendo impostata solo su una letteratura di
"entertainment", che ha in ogni caso vari contenuti e molteplici pregi, gli ha
consentito di acquisire una buona esperienza culturale, sia storica, sia filosofica, e
questo necessariamente ha contribuito immensamente a far evolvere la sua scrittura ed il
suo umorismo.
Nel 1960, dopo aver pubblicato, dopo quel famoso How to be an Alien, circa
una dozzina di libri, Mikes ritorna sui suoi passi e da alle stampe How
to be Inimitable (18), ovvero un ulteriore studio sulla nazione inglese; a sua
volta seguito da How to be Decadent (19), l'ultimo di questa
trilogia dedicata alla Gran Bretagna.
Proprio per la presenza di questi lavori è quindi interessante analizzare alcuni
aspetti di questa evoluzione, che potremmo definire, in un certo senso, lo sviluppo
diacronico del suo umorismo, e grazie a questo valutare meglio come alcuni fattori e
soprattutto il parametro "tempo" influiscano su di esso.
Nella prefazione di How to be Inimitable
Mikes ci fornisce alcune motivazioni della sua nuova indagine:
La tematica dello "straniero" è ancora presente, ma attraverso un nuovo
impiego dei termini è più ingentilita; l'autore vuole comunque sottolineare la
persistenza di una certa mentalità, che d'altronde con il passare del tempo e quindi
delle circostanze è obbligata a mutare . Nel passo soprariportato c'è tuttavia
un'incongruenza di fondo, tra le prime impressioni che convogliano l'idea di una nazione
fortemente modificata in peggio e le
successive constatazioni che ribadiscono l 'idea di una perenne staticità; contrasto
ulteriormente accentuato per esempio dall'uso improprio della congiunzione avversativa
"while" che introduce nella proposizione, diversamente dalla norma, un concetto
identico al precedente.
L'ambivalente significato di questa prefazione tende a porre in rilievo che
nonostante molte cose all'interno di tale società siano cambiate, alcune in meglio, altre in peggio, vi è tuttavia una
sostanziale uguaglianza nella mentalità , frutto di quella tendenza fondamentalmente
conservatrice e dunque ripetitiva della specie umana.
Come sosteneva già Bergson, che considerava appunto il comico come
qualcosa di rigido e di meccanico, contrapposto ad una elasticità vitale, la ripetizione
esprimeva una dualità tra un sentimento compresso che si distende come una molla e l'idea
che si diverte a comprimerlo nuovamente (20); e proprio facendo riferimento a tale
interpretazione riusciamo a comprendere come la tecnica espositiva di Mikes risulti
umoristica. How to be Inimitable è
tuttavia uno studio sociale che affronta tematiche più globali rispetto al lavoro
precedente; l'autore si pronuncia su diversi fronti e le sue osservazioni costituiscono
non solo una canzonatura degli inglesi, ma, oltre che ad essere divertenti e fedeli
testimonianze di mutazioni epocali, diventano vere e proprie critiche sociologiche:
In pieno "boom" economico
Mikes non poteva non dedicare numerose considerazioni alle vistose variazioni che
interessano le varie classi sociali.
Gli aspetti che vengono maggiormente sottolineati e contemporaneamente criticati
riguardano appunto il consumismo, l'arrivismo, la sfrenata ricerca della ricchezza e la
vanità dei nuovi "signori", la falsa modestia ed il ridicolo e sottile snobismo
dei vecchi aristocratici: tutti elementi portati da una maggiore prosperità e che
confrontati con un modello di sano e virtuoso equilibrio, ideale naturalmente, sfociano
indubbiamente negli eccessi e per questo diventano ottimi oggetti di scherno.
In un periodo di veloci sovvertimenti è inevitabile che sorga uno stato di
generale confusione e l'autore sfrutta tale condizione per evidenziare contrasti di fondo
con la vecchia struttura; l'incongruenza del nuovo assetto e l'ossessione tipicamente
inglese per la stratificazione sociale confermano la costante labilità e banalità degli
atteggiamenti umani:
L'enfasi e l'amplificazione che caratterizzano il discorso sulle classi rendono perfettamente l'idea di
confusione e tendono a focalizzare
l'attenzione sulla complessità della realtà;
ne risulta un'implicita critica alla superficialità
dell'uomo, che troppe volte vuole ridurre e rinchiudere in schemi fissi tale realtà, con la sola conseguenza
di perdere di vista la vera complessità dell'insieme e di ribadire una volta di più le proprie individualità ed i
propri egoismi.
La massima che conclude il periodo vuole appunto mettere in ridicolo quella
superbia e quell'ottusità umana che contribuiscono a conservare sotto la maschera
ipocrita di ideali di giustizia e di equità, il vero morbo della disuguaglianza sociale.
How to be Inimitable verte maggiormentesulle modificazio- ni che il progresso ha causato e le
differenze tra la cultura della nazione inglese e quella del continente lasciano il posto
alle differenze tra le vecchie abitudini e le nuove mode, influenzate dalla religione del
Dio "denaro".
Vengono presi di mira e fatti oggetto di racconti umoristici innumerevoli argomenti
tipici di quegl'anni, è così la volta della crescente mania del "viaggio",
"del fare acquisti", della "televisione", della
"pubblicità", della "politica", e via dicendo.
L'inesauribile vena creativa di Mikes attinge da tutte le fonti possibili per
originare pagine divertenti; per esempio seguendo i cambiamenti nel comportamento
sessuale, egli scrive:
In
questo brano gli sviluppi della tecnologia e della scienza servono appunto a costituire i
termini di raffronto nel discorso sul sesso; ovviamente sono necessarie alcune
elaborazioni mentali per fruire delle allusioni e delle metafore umoristiche, ma il
principio che ci fa sorridere è sempre quello basato su una "degradazione " e
su una "caduta di rango" delle persone, o della specie presa di mira; ciò
naturalmente si può ottenere con vari artifici e nel caso specifico gli elementi che
vengono a supplire alla enunciata frigidità inglese non possono non implicare un'idea di
artificialità e di rigidità che ci richiama alla memoria quella "rigidità
meccanica", contrapposta all'elasticità vitale, che Bergson indicava appunto come causa principale
del fenomeno comico. Vi è poi l'esplicita ammissione di come uno scrittore umorista possa
attingere idee, battute e considerazioni spiritose dall'ambito sociale che attraverso
anonimi personaggi, in questo caso la "kind lady", suggeriscono inesauribili
storielle e trovate spiritose. A questo
propositoleggiamo nell'Enciclopedia dell'Umorismo:
"L'umorista Anonimo è il più saccheggiato e plagiato da una moltitudine che si fa
bella delle sue battute, ripetendole agli amici e magari - per chi l'umorismo è mestiere
- manipolandoci uno sketch o una vignetta, una novella o una strofetta che firmerà col
proprio nome." (21)
In effetti la realtà e la vita in genere offrono all'attento osservatore
innumerevoli spunti ed aneddoti piacevoli che costituiscono per scrittori come Mikes un
vero e proprio tessuto narrativo. Nel testo Humour in Memoriam (op. cit.) l'autore
stesso ci offre un'ulteriore conferma di questo discorso:
All'interno di questi testi non vi è un "plot", non vi sono personaggi
che ruotano intorno ad una storia che si evolve; troviamo comunque varie scenette e
innumerevoli osservazioni ispirate a molteplici situazioni di vita ordinaria, che spesso
lasciano spazio ad un atteggiamento fortemente ludico in grado di generare quel pizzico di umorismo "nonsensical",
all'interno del quale tutto diventa possibile; in
How to be an Alien troviamo un ottimo esempio al proposito:
L'alternarsi di trovate simili, frammiste a riflessioni più o meno spiritose,
conferisce al testo una godibilità
consistente e fa in modo che i vari resoconti sulla vita inglese assumano una forma di
espressione variamente fantasiosa e che ha sicuramente una valenza gioiosamente ludica.
Nei libri successivi tali artifici vengono mitigati, ma sono tuttavia sempre
presenti, in How to be Decadent troviamo
infatti:
In parecchie occasioni l'eccezione diventa la norma ed il tutto assume un'aria paradossale; in questo modo l'autore si prende gioco indistintamente di qualsiasi avvenimento o situazione, ed attraverso l'esagerazione, l'amplificazione, l'inversione, nonchè la ripetizione, riesce ad illustrare quei settori che evidenziano lacune o che potrebbero in ogni caso funzionare meglio; egli segnala la disorganizzazione che colpisce alcune fasce dell'attività sociale, in più si diverte ad invertire il punto di vista e fittiziamente insegna come eseguire a puntino ciò che in realtà egli vuole criticare, modalità che rimanda al famoso "sentimento del contrario", già per Pirandello alla base del mondo umoristico. Tale risultato è spesso ottenuto attraverso la parodia del linguaggio amministrativo o politico:
Stando così le cose risulta abbastanza ovvio che non ci sono perlomeno problemi di
creatività per lo scrittore brillante; infatti, all'interno della produzione di Mikes,
sono innumerevoli gli episodi divertenti che nascono dalla collaborazione tra l'autore ed
i vari attori della commedia umana, anzi sembra proprio che il mondo sia stato creato
apposta per fornire materiale idoneo per l'elaborazione umoristica.
Naturalmente gli anni passano ed i protagonisti come i vari scenari cambiano, tutto
si evolve e muta; nascono nuove tendenze e vari movimenti collettivi; all'interno di
questo marasma, Mikes sa individuare l'inclinazione di un periodo e da tale spunto
costruisce una serie di saggi che fondono esperienze individuali e altrui, riflessioni
spiritose e serie, ma tutte comunque legate da un'idea comune che in genere è lasciata
intuire già dal titolo del libro.
Così dopo il periodo del "Boom Economico" si delineano momenti di
declino, e di tensione sociale; siamo verso la fine degli anni settanta e Mikes dedica ancora
un libretto
al mondo anglosassone che sembra ormai,
dopo anni di vario splendore, destinato ad un inevitabile declino: nasce così How to be Decadent:
La corsa al benessere, al successo, e la prosperità che troppo enfatizzati risultavano un
po' assurdi lasciano ora
il
posto ad un'epoca di declino e di involuzione, che, ugualmente, alla luce dello stile
narrativo di Mikes, diventa non meno paradossale. In queste riflessioni possiamo leggere
una critica rivolta all'incapacità britannica e del mondo in generale di creare un vero e
proprio "Wellfare State" e di lasciare che le cose peggiorino piuttosto che
modificare l'organizzazione e la mentalità sociale.
Ora non serve, per creare effetti risibili, "degradare" retoricamente
l'oggetto del suo studio, infatti la nazione inglese provvede all'azione autonomamente e
l'autore non fa che da testimone al processo.
C'è nella scrittura di Mikes una continua e sottile allusione ad un mondo più
giusto, ordinato e sereno, nei confronti del quale tutto ciò che accade su questa terra
risulta un po' assurdo e ridicolo. Il contrasto nasce proprio da questa opposizione tra la
banalità dei comportamenti umani ed una logica superiore che viene in qualche modo
percepita, ma che raramente è seguita.
In questa atmosfera si susseguono innumerevoli osservazioni, alcune sono evoluzioni
delle precedenti, mentre altre sono completamente inedite; sul tema sessuale, per esempio
leggiamo:
e a proposito degli
"omosessuali" che ormai rivendicano liberamente le loro caratteristiche:
In questa occasione l'autore è un po' più aspro
e giocando sul doppio senso dell'aggettivo "gay", critica sia i diretti
interessati, che forse sono solo vittime di questo epiteto, sia l'impiego sociale di un
uso distorto della lingua che, in parecchi casi da spazio a spiritose contraddizioni.
Sempre a proposito del linguaggio, l'autore sottolinea come l'uomo riesca a
complicarlo spesso arbitrariamente, forse con l'intento eufemistico di addolcirne i
significati attraverso i significanti:
Le sottili valutazioni polemiche continuano, e ci sembra di trovarci di fronte ad
un "grande osservatore" ultraterreno, che senza essere troppo sarcastico o
satirico è ugualmente fortemente polemico e non si risparmia di certo gli innumerevoli
giudizi e le argute frecciatine al sistema che sta analizzando nella sua globalità; si
tratta quindi di un umorismo panoramico, che non diventa mai di parte.
La disposizione mentale di Mikes è
estremamente positiva ed ottimistica; nonostante i problemi ed il difficile momento
economico, egli sa trovare soluzioni divertenti e riesce a sdrammatizzare la realtà,
veicolando in questo modo una certa fiducia nell'avvenire; sorridendo infatti, ci sentiamo
più forti e preparati per far fronte alle ostilità dell'esistenza. Sorridendo il mondo
sembra diventare più solidale, e anche se ciò dovesse essere un'illusione, rimane il
fatto che tale illusione ci aiuta a vivere meglio.
Continuando le sue constatazioni sul Regno Unito, che ormai ha perso un impero, e
da nazione leader ora è diventata un semplice satellite europeo, Mikes scrive:
Verso la fine di questo libretto avvertiamo nonostante tutto che l'autore ormai si
sente perfettamente integrato nel mondo inglese; anzi si lamenta che dopo aver impiegato
parecchi decenni per diventare un vero "Englishman", l'Inghilterra stia
diventando sempre più europea. La divertente fusione tra un brillante spirito ed un mondo
quanto mai ricco ed originale è al termine; il loro incontro-scontro ha dato vita ad una
produzione umoristica tra le più raffinate, e questo è di per sè straordinario, in più
alla fine si può affermare che le due parti si sono perfettamente amalgamate, per cui non
si potrebbe ormai lontanamente pensarle come entità separate ed indipendenti, senza
perdere la felicità della loro unione.
La conclusione che l'autore stesso elabora è tra le più simpatiche, ed in essa
appare perfino una sfumatura sentimentale; ciò ci dimostra ancora una volta come tale
letteratura bonariamente voglia insegnare all'uomo a divertirsi delle sue debolezze e al
tempo stesso lo aiuti a identificarle ed a eliminarle:
III.3
HOW TO SCRAPE SKIES e I LIBRI DI VIAGGIO.
Nel 1948 dovendosi recare negli Stati Uniti per incontrarvi i propri famigliari (il fratello infatti viveva là, ed in quel
periodo la madre e la sorella dovevano raggiungerlo), Mikes accolse il brillante
suggerimento della moglie che gli disse: " Why don't you go over and write a sort of How
to be an Alien book about the Americans ?". Queste parole, a detta dell'autore
costituirono la molla della nuova impresa e non solo; ecco come nella prefazione di How to
be a Yank.
(22) ci
spiega il fatto: " These few words settled the problem of my journey, and they also
settled my life style for the next twenty years or more: I was to continue travelling from
country to country, writing books about them".
Una buona parte della sua produzione
infatti è costituita da libri che raccontano e spiegano le caratteristiche salienti delle
nazioni che hanno costituito la meta dei suoi viaggi.
Nel mondo letterario sono moltissimi gli scrittori che hanno dedicato almeno una
delle loro opere alla descrizione del proprio o altrui paese, e le tematiche legate al
viaggio sono praticamente infinite; per di più Mikes era reduce dal successo di How to
be an Alien, ed è quindi ovvio che abbia
pensato di applicare lo stesso metodo e
lo stesso stile narrativo all'analisi di paesi diversi.
La grande curiosità e le sue qualità professionali rendevano il compito ancora
più entusiasmante; inoltre le diversità culturali di nuove località costituivano degli
ottimi termini di paragone da porre a confronto con il mondo da lui e dai suoi lettori
ormai ben conosciuto; ciò non poteva non creare un'infinità di contrasti e di
incongruenze che come abbiamo visto sono gli elementi migliori per originare un'atmosfera
umoristica.
Il desiderio di conoscere il mondo intiero è stato la molla di numerose imprese
che attraverso i secoli hanno sicuramente contribuito, nel bene e nel male, a conferire al
nostro pianeta l'assetto attuale; anche Mikes dal canto suo non era immune da questo
impulso, e nel suo piccolo ha certamente fatto la sua parte, dato che ha scritto libri su
quasi tutti i continenti del globo, dandoci la possibilità di conoscere e di divertirci
alle spalle di tutte quelle stranezze che rendono così bizzarro il nostro universo.
Grazie ai mutamenti di spazio e di tempo e grazie
alla sua superba inventiva, Mikes ha a disposizione un materiale praticamente
inesauribile, tanto più inesauribile in quanto egli non pone limiti di sorta alla sua
riflessione.
Gli Stati Uniti costituivano certamente una forte attrazione per il mondo
occidentale, e quindi anche per Mikes che introduce così il suo nuovo lavoro:
La
forma "How to be", tipica di quasi tutta la produzione Mikesiana,
rivela necessariamente, con tutte le riserve del discorso ironico, un'intenzione
didattica: il viaggio è dunque un motivo per indagare, scoprire e poi spiegare nuovi
contesti ai propri lettori, oltre che a sé stesso; non è quindi una fuga dalla realtà,
ma certamente una fuga dalla noia di situazioni note; in questo senso tale letteratura non
è né sterile, né tantomeno superflua.
Non ci troviamo dunque in presenza di viaggi fantastici, come può essere Alice nel paese delle meraviglie o di avventura
, sul modello dei romanzi di Verne; né
tantomeno di viaggi nel mondo dell'illusione e del sogno, come può essere il capolavoro
di Cervantes; i libri di Mikes sono
strettamente legati alla realtà ordinaria e solo attraverso il suo stile espressivo e la
sua inventiva arrivano ad assumere una valenza umoristica ed a differenziarsi da quelle
che sono normali guide o resoconti di viaggio.
La narrativa in questione potrebbe essere definita, usando una terminologia
teorica, sia di tipo empirico, cioè fedele alla realtà ed alla storia, sia di tipo
mimetico, legata cioè alle impressioni suscitate dall'ambiente ed ai vari comportamenti
umani (24); all'interno di questa narrativa sono frequenti i riferimenti autobiografici e
sul tutto si innesta l'uso sapiente di tecniche retoriche che la rendono in ultima analisi
umoristica; il contenuto dei testi rimane comunque affidabile, in quanto l'autore scrive
sempre con cognizione di causa:
L'intento è dunque quello di cogliere un momento nella storia di una nazione, le
immagini e le attitudini di un epoca attraverso l'organizzazione e la vita del suo popolo.
Successivamente, come se si trattasse di un nuovo Galateo, vengono passate in rassegna le
varie peculiarità del nuovo mondo, e l'autore, in un'atmosfera parodica, insegna ai
propri lettori come comportarsi per essere in sintonia con gli usi e costumi americani. Le
descrizioni non hanno preferenze di sorta e di conseguenza vengono passati in
rassegna gli argomenti più svariati,
dai più seri ai più superficiali.
Tutto contribuisce a fornire un quadro particolareggiato dell'ambiente, mentre,
seguendo il metodo già utilizzato in How to be an Alien, vengono forniti
all'ipotetico straniero parecchi suggerimenti che dovrebbero, se seguiti, aiutarlo ad
integrarsi nel nuovo contesto: contemporaneamente viene condotta una varia canzonatura
delle stravaganze osservate:
L'abbigliamento è certamente una delle
cose che distingue e identifica determinate categorie; dunque si capisce sin dall'inizio
che il modello americano non è certamente contraddistinto da una sobria classicità.
L'amplificazione che poi Mikes applica ai vari dettagli è indiscutibilmente esilerante:
non manca inoltre l'utilizzo della figura ironica, d'altronde largamente usata in questo
genere di opere.
Secondo l'interpretazione di Marina Mizzau, possiamo affermare che in questi casi
l'ironia diventa un vero e proprio umorismo, difatti ella scrive: " L'ironia si alza
di livello,diventa umorismo, quando il meccanismo antifrastico si allontana da ogni
sospetto di automatismo e sfrutta la situazione particolare per alludere criticamente a
qualche sistema generalizzato.(25)
La presa in giro del sistema americano può certamente essere intesa come una
critica, ma non è comunque amara o sarcastica, né troppo seria; è una critica spassosa
che si rende conto che non può sovvertire l'ordine delle cose, ma che può essere in ogni
caso utile.
Di volta in volta vengono messe in rilievo la mania di grandezza, i ritmi sfrenati,
il materialismo, ed i modi comportamentali della società americana; ne derivano immagini
terribilmente divertenti:
La tecnica dell'"esagerazione" in tale descrizione esaspera la sete
produttiva degli americani e sottolinea l'estrema meccanizzazionedelsistema, che,
disumanizzandosi, tende necessariamente ad assumere connotazioni comiche, come sosteneva
appunto Bergson . Ciònonostante l'autore in seguito si accorge che la gente non è per
niente irritata e sembra al contrario trovarsi perfettamente a proprio agio. In effetti in
questa nuova civiltà vi sono molte cose che funzionano ed agevolano notevolmente
l'esistenza; da qui, attraverso il raffronto con le caratteristiche della vita nel
continente, e soprattutto in Gran Bretagna,
egli mette
in luce le varie differenze, e fa in
modo che il contrasto tra le vecchie strutture europee e le nuove degli Stati Uniti, che
si dimostrano più efficienti, risulti divertente:
Le differenze tecnologiche offrono
ancora una volta lo spunto per costruire
episodi risibili; in questa occasione l'umorismo
diventa evidentemente comico ed i contrasti non fanno
altro che evidenziare tempo da una parte la superiorità
del popolo americano e quindi del lettore che tende
ad identificarsi con essi, e dall'altra l'inferiorità
del degradato popolo inglese: troviamo in questo
procedimento un'ulteriore conferma ai modelli interpretativi che abbiamo utilizzato precedentemente; se infatti
seguiamo quanto affermava Freud quando
scriveva: " Poichè in generale ricaviamo
il piacere comico, da un confronto, dobbiamo esaminare
la comicità del confronto stesso." (26) e
nel passo soprariportato possiamo vedere tale comicità come originata dal piacere generato dal risparmio di
energia che l'operato degli americani, più
progredito, consente nei confronti di quello
inglese, più rudimentale e quindi più infantile:
seguendo ancora Freud,
tale spiegazione regge: " Rido della
differenza nel dispendio tra un'altra persona e me
stesso, ogni volta che riscopro in lui il bambino. Oppure,
più esattamente, il paragone completo che conduce alla
comicità si esprimerebbe in questi termini: " Ecco come lo fa, come lo facevo io da bambino." Quindi
il riso si applica sempre al paragone tra
l'Io dell'adulto e l'Io del bambino."
(27)
Gli
inglesi nell'episodio di Mikes riscaldano dunque le loro abitazioni, come gli americani lo
facevano da bambini, cioè molti anni prima. A questo tipo di comicità possiamo
senz'altro applicare il modello interpretativo della
teoria " Superiorità-Degradazione" di Hobbes,
condivisa anche da Freud, Bain e altri.
L'autore imprime inoltre a questi
contenuti intrinseci e già di effetto, uno stile espositivo di natura ironica e ciò ne
aumenta chiaramente l'ilarità, poichè vi è un ulteriore
scontro tra ciò che viene detto e ciò
che viene significato.
Questo tipo di umorismo ironico è ottenuto attraverso ciò che Escarpit chiama la "sospensione
dell'evidenza", cioè si fa in modo di ignorare l'evidenza normale delle cose per
conferire al discorso un alone di surrealità; lo studioso francese riporta per esempio il
caso di Swift: " Ce que fait Swift
consiste simplement à ignorer qu'il est évident qu'on ne mange pas les enfants, tout le
reste de son propos étant irréprochable.
Mais cette seule
évidence étant ignorée, l'ensemble de la vision du monde proposée par Swift devient
absurde."
(28)
Mikes per variegare il proprio lavoro fa anche ricorso ad inserti di natura
"nonsensical" del tipo:
In
ogni caso questa leggera inclinazione al "nonsense" non intende ricreare un
mondo diverso con delle proprie regole e situazioni, come accade per esempio nelle opere
di Edward
Lear o Lewis
Caroll. Qui l'autore vuole solo evidenziare le componenti assurde del reale; il suo
punto di partenza rimane sempre il mondo
normale che attraverso una certa esposizione viene illustrato nelle sue angolature più
banali:
Continue allusioni critiche sottendono tale narrativa; per ciò questo tipo di
umorismo necessita la collaborazione e l'elaborazione intellettuale del lettore che deve
mettersi in sintonia con il pensiero e la concezione del mondo dell'autore.
Man mano che vengono descritti usi e costumi, abitudini e peculiarità degli Stati
Uniti, la sua verve diventa sempre più polemica, e la sua critica si fa sempre più
pungente.
Come già Dickens
nelle sue American Notes o nel Martin
Chuzzlewit, come Sinclair Lewis nel suo Main Street o Babitt e
ancora come Mark Twain, a più riprese nella
sua opera, anche Mikes capisce che c'è qualcosa che non funziona alla perfezione nel
sistema americano; le sue riflessioni non vengono condotte però attraverso le avventure o
la vita di alcuni personaggi e non colpiscono determinati e limitati settori e vizi del
sistema, ma spaziano a ruota libera e attraverso rapide descrizioni parodiche, burlesche,
ed ironiche, elaborano una severa critica della nazione in questione.
In un tale crogiuolo di razze, l'autore per esempio osserva:
Appare qui una conclusione di tipo sarcastico, amara e severa, ma forse troppo
breve per costituire un forte rimprovero. Senza far riferimento alla storia, non si
potrebbe comprendere tale allusione ed in ogni caso, poichè gli antenati degli americani
siamo noi europei, la critica può essere applicata all'aggressività e alla sete di
potere dell'intera specie umana.
La ridicola amplificazione di alcuni comportamenti e di talune attività che
indicano la tendenza generale del sistema consumistico, offrono magnifici spunti per
pagine magistrali:
Possiamo intravedere in questo passo delle somiglianze con le descrizioni
satiriche, ben più dettagliate e copiose, dei riti funerari della california, presenti
nel Caro Estinto di Evelyn
Waugh; solo che qui l'autore non dedica un'intero libro allo scopo, ne consegue che le
critiche di Mikes saranno forse meno pungenti e meno approfondite, ma in compenso sono
senz'altro più varie e meno noiose, nonchè più divertenti.
Nello stile narrativo Mikes si avvicina in alcuni momenti ad un'altro grande
umorista, vale a dire Mark Twain, vi sono
naturalmente nei due autori tecniche di esposizione umoristica simili, ed anche
ideologicamente troviamo parecchie analogie, quali la critica alla religione, o al sistema
capitalistico; tendenze del resto condivise da un altro grande autore americano, forse
addirittura più coerente di Twain, e cioè Sinclair
Lewis.
Tale autore
scriveva nel 1914: " Almost all of the people who do think are agreed that things are
not as they should be; that education is either absurd or weightily inefficient: that
under the present economic system - technically called "capitalism" - products
do not get distributed as they should."
(29) e
Mikes la pensa allo stesso modo, ecco perchè non risparmia, attraverso la sua
narrativa spiritosa, profonde critiche al sistema economico mondiale, e alle numerose
ideologie che rendono appunto assurda la vita dell'uomo sulla terra.
Questa tendenza sfocierà nell'umorismo ideologico
delle opere della maturità di cui
parleremo nei prossimi capitoli. Criticando ciò che nella società americana appare
banale e stupido, l'autore si avvicina al pensiero di filosofi quali Marcuse
o Russel, con la differenza che egli non
rinuncia mai al suo tono allegro:
Grazie alle numerose e varie associazioni di idee e di nozioni culturali, Mikes
riesce sempre a costituire delle premesse affascinanti; in questo caso modificare la già
adattata massima iniziale, in un più esteso confronto a chiasmo ci illustra come in un
mondo che sta evolvendo tecnologicamente sempre più si riscontri al medesimo tempo una
tendenza alla regressione delle risorse umane ed intellettuali.
Il passo sopracitato è l'inizio del saggio intitolato " The Empire ofsoap operas" dedicato al mondo della radiofonia, ed è, a distanza di
quarant'anni, di assoluta attualità. Con minuzia e precisione di dati vengono descritti i
vari "Networks" e poi attraverso analisi successive vengono indicate le massime
anomalie di tale struttura. Ne esce una critica impietosa al mondo della pubblicità, del
consumismo, e del profitto:
Parecchie pagine, sia serie sia parodiche, sono dedicate alla critica dettagliata
di quelle manifestazioni sociali, che sono frutto dell'avidità malsana dell'uomo, e che
rivelano contemporaneamente l'assurdità di un certo sistema.
La sua abilità e la sua assoluta integrità morale gli consentono inoltre,
attraverso una scrittura che non è solo volta a
suscitare il riso, ma è in fondo in fondo critica e riflessiva, di veicolare un vero e
proprio umorismo intellettuale:
Più il problema è serio, più si ha una forte presenza di ironia drammatica, che
nonostante la pateticità di certe situazioni, non inibisce il riso, perchè illumina la
meschinità di certe fasce sociali e noi è di loro che ridiamo, della loro inferiorità
mentale; in ogni caso l'autore riesce sempre a mettere qualcuno in ridicolo: questa volta
sono gli oppressori, di cui vengono criticate le povere qualità umane ed al contempo
viene messo in discussione il loro arbitrario e crudele potere.
Escarpit
scrive: "L'humour intéressant surtout les régions supérieures (c'est-à-dire
conscientes) du rire, sa phase critique est intellectuelle et nous l'appellerons
ironie."
(30);
e sono proprio le zone superiori della coscienza e dell'intelletto a cui fanno appello le
riflessioni ironiche di Mikes, le quali in determinati momenti raggiungono la qualità
espressiva tipica dei maggiori saggisti della letteratura impegnata. La conclusione di
questo testo è dunque meno risibile del solito, ma non per questo meno umoristica, nel
senso più completo del termine:
L'estrema varietà delle tecniche impiegate dall'autore ben evidenzia la sua
abilità artistica; in questo caso la reminiscenza di una storiella dell'infanzia funge da
parabola metaforica per alludere allo
strapotere economico e all'inevitabile imperialismo
degli Stati Uniti, inoltre lascia garbatamente intendere il parere ed il giudizio,
implicito, dello scrittore. Come l'ironia, così anche racconti allegorici o metaforici,
leggermente ambigui, inseriti nel discorso assumono un'atmosfera umoristica che allude
ovviamente a significati ben precisi: Walter Nash dice che una valenza allusiva è
quasi sempre presente nel discorso umoristico: "Allusion in the very broadest sense
is never absent from our discourse; always there is some fact of shared experience, some
circumstance implicit in the common culture, to which participants in a conversation may
confidently allude.
For families,
friends, neighbours, colleagues, there is a generic knowledge of the affairs of the day -
of politics, of social question, of sports and entertainments, of current notions and
phraseology. Such knowledge informs a good deal of what we say to each other, making its
point even when its presence is veiled."
(31); tale allusività assumerà
aspetti sempre più significativi nell'opera dell'autore, soprattutto quando le tematiche
saranno più espressamente legate ai contenuti ideologici ed antropologici della specie
umana. Le sue valutazioni sono comunque sempre profonde e ricercate, e in alcuni casi non
lasciano perfino spazio all'espressione divertente. E' il caso del libro scritto sulla
Germania (32) dove l'autore avverte:
Ed è proprio così, il testo non è
per niente divertente o spiritoso, ma ciò è forse da attribuire al fatto che i ricordi
dei crimini nazisti hanno inibito lo spirito
di Mikes, che di origine ebraica, deve aver serbato un po' di rancore nei confronti della
razza tedesca.
Ciò è comunque significativo, in quanto ci indica come l'autore non ci proponga
testi forzatamente e articialmente divertenti, ma ci offra al contrario una produzione
sincera
e genuina. Negli altri testi, al
contrario, sono numerose le pagine esileranti, anche se siamo ugualmente in presenza di
uno spirito raramente fine a se stesso.
Si va via via formando un umorismo
concettuale, che si rifa all'intera esistenza dell'uomo sulla terra, ma questo sarà
l'argomento di trattazione dei prossimi capitoli; per ora è importante comunque
sottolineare come la sua concezione ideologica influisca ovviamente sul suo giudizio e
quindi sull'etica e l'estetica della sua narrativa.
Partendo ancora
da alcune considerazioni di Escarpit che scriveva: "Les sociétés -
nations, groupes culturels, classes, familles, etc - "sécretent" des systèmes
d'évidences de nature très diverses (intellectuelles, affectives, morales, pratiques)
qui sont les "coups joués", les "débus de partie" de l'existence
commune des membres de cette société."
(33)
notiamo che Mikes, dato il suo carattere e le sue vedute piuttosto originali e
quasi sempre in bonario conflitto con la tradizione, vista come la componente statica
della cultura, si colloca in una posizione estremamente anticonformista e da qui traccia le sue
valutazioni critico-umoristiche. Per questo un vasto bersaglio delle sue analisi è
costituito dalle varie mode, dalle tendenze epocali,
dalle furbizie umane in genere; per esempio nel suo libro di viaggio sull'Italia egli
colpisce gli aspetti più assurdi e incongrui della nostra cultura cattolica e della
nostra tradizione, egli è infatti, come avremo modo di constatare, un ateo convinto ed ha
quindi buon gioco nel trovare e mettere in luce le numerose contraddizioni della nostra
nazione.
Concludendo, dobbiamo rilevare che i
suoi libri, poichè sono strumenti di riflessione, di informazione, di critica, oltre che
di svago; in un mondo sempre più interdipendente assumono un valore storico e sociologico
assai importante e risultano infine come brillanti testimonianze, attraverso il tempo e lo
spazio, della vita sul nostro pianeta.
Ora non ci rimane che soffermarci sui testi che riguardano più in generale le
ideologie ed i comportamenti dell'uomo, come specie animale del tutto particolare, e che
costituiscono gli involucri di quello che potremmo chiamare l'umorismo filosofico di
Mikes.
III.4 WISDOM FOR OTHERS ovvero HOW TO BE A GURU.
L'autore francese Tony Mayer conclude
la prefazione al suo libro dedicato all'umorismo inglese con una citazione tratta da uno
studio sul valore educativo dello Humour pubblicata nel 1907 da Stephen S. Colvin ,
professore all'Università Americana dell'Illinois, in cui si afferma appunto l'importanza
pedagogica di tale materia: " Mais la culture est un besoin, et aucune culture n'est
plus bienfaisante que celle qui fait voir les rapport réel de l'homme avec le monde sous
l'angle de l'humour....
Pratiquer
l'humour, c'est atteindre un tel objet. C'est intégrer la sagesse antique à la
vie." (34)
I testi che analizzeremo ora, riguardano proprio i rapporti tra gli esseri umani, e
tra l'uomo inteso come cittadino di questo pianeta e l'intero universo; l'autore passa in
rassegna le questioni sociali, politiche, religiose, economiche che caratterizzano la
nostra vita, con il duplice intento di divertire e di insegnare a vivere meglio.
Avremo modo dunque di approfondire ulteriormente, attraverso le concezioni e le
trattazioni più intellettualistiche, sia la natura di tale letteratura, sia i contenuti
più intrinseci del fenomeno umoristico.
Benchè infatti un velo di autoironia ricopra buona parte delle affermazioni di
Mikes, è indubbio che i suoi lavori hanno uno scopo ben determinato che lascia, molto
favorevolmente, presagire la chiara intenzionalità didattica dell'autore. In questi
testi, e mi riferisco ad esempio a Wisdom for
Others, a How to be a Guru,
oppure a How to be God, la forma di
espressione, pur conservando un alone divertente, diventa "saggistica" nel vero
senso della parola. Infatti Mikes si rivolge
direttamente ad un pubblico, presenta le sue esperienze personali e le sue opinioni,
espone e critica concezioni diverse ed in ultima analisi cerca in ogni caso di persuadere
i suoi lettori ad accogliere i propri consigli e le proprie constatazioni.
Come i libri di viaggio diventano guide spiritose dei vari paesi esplorati, così
il resto della sua produzione diventa una guida globale all'esistenza umana; il suo stile risulta quindi direttamente proporzionale al
contenuto ideologico del suo pensiero, ed il suo umorismo diventa un vero e proprio
approccio filosofico alla vita stessa, metodo di comprensione, di riflessione e di
critica, nonchè di sostegno per la sopportazione della fenomenologia universale. In
questo senso, volendo scrivere sulla condotta umana, i suoi fini e le sue incongruenze,
Mikes a buon merito riconosce indirettamente di avere un ruolo attivo nell'ambito
dell'agire letterario, e le sue indagini di natura socio-culturale fanno si che il suo
lavoro acquisti una vera e propria "funzione sociale". Le sue speculazioni non
sono comunque mai disgiunte da una vena altamente umoristica, il che fa parte
necessariamente del suo metodo e del suo stile; il risultato finale è una riflessione
seria condotta con una disposizione allegra e serena.
Tutto quanto sembra generalmente costituire un caposaldo della vita comunitaria,
sia pertinente alla tradizione, all'ideologia o al comportamento, viene di volta in volta
messo in discussione dall'autore, che mal si adatta ai prestabiliti codici convenzionali.
Tale critica globale è diplomaticamente inserita in un involucro ironico che conferisce a
Mikes una positiva aureola di modestia:
In effetti, anche se Mikes non desidera salvare o cambiare il mondo, c'è in lui
perlomeno l'intenzione di migliorarlo e di far, nel frattempo, divertire i suoi abitanti,
il che non è poca cosa.
L'affermazione che egli non ama il codice morale attualmente esistente è comunque
una prova lampante della sua posizione, da cui egli muoverà le sue principali mosse di
attacco.
La sua riflessione è dunque il risultato di un'alta intelligenza che ama mettere
in discussione le regole ed i valori e dubita della validità assoluta delle ideologie e
delle prassi culturali. Il suo atteggiamento è sempre
razionale, ed in più occasioni i suoi scritti mettono in guardia il lettore dalla stupida passionalità o
dal falso sentimentalismo; ecco cosa scrive
per esempio a proposito dell'amore:
In questo modo l'autore considera varie situazioni che caratterizzano il rapporto
amoroso: il suo piglio polemico è rivolto sia ai singoli indivdui, che troppo spesso in
nome di sentimenti egoistici dimenticano di perseguire il bene comune della società,
sia ai sistemi di divulgazione ideologica, che troppe volte per soddisfare i propri
guadagni fanno perno proprio sui lati più deboli dell'essere umano. La cosa che più
stupisce l'autore è che l'amore viene sempre associato al matrimonio, e ciò gli pare
quantomeno in How to be a yank (op. cit. pp. 176) strano, infatti l'innamorato
frequentemente ha un cervello annebiato e dunque il più delle volte non può fare una scelta sobria, quale invece richiederebbe
appunto l'unione matrimoniale. Al di là delle diverse opinioni, possiamo in ogni caso
constatare che vi è comunque nell'autore l'intenzione di prendersi gioco di un argomento
che gode di un grande carisma ed è alla base del sistema sociale; ne deduciamo che questo
amore è altresì fonte di stupidità, di egoismi e di rapporti falsati e tutto ciò non
contribuisce certo a diffondere la vera felicità sulla faccia della terra.
Mikes critica da una parte la cieca
passione d'amore e dall'altra le istituzioni rigide e convenzionali che regolano i
rapporti amorosi; il suo pensiero viceversa lascia intravedere un'estrema tolleranza per
quanto riguarda le tematiche sessuali e la seguente barzelletta che egli narra in Humour in Memorian e che racconterà anche
ad un seminario per insegnanti di inglese, tenutosi tra l'altro proprio in Italia (37), ne
è la riprova:
Benché
la storiella sopra riportata non possa essere intesa come un'aperta dichiarazione di
incitamento alla promiscuità sessuale, ciònonostante ci ricorda alcune idee inerenti al
testo di Wilhelm Reich (38), La Rivoluzione Sessuale
del 1936, ed una volta di
più ci dimostra come l'autore riesca ad esprimere concetti complessi e provocatori
attraverso semplici e divertenti stratagemmi, quali sono appunto i motti di spirito.
Questo affrontare le varie tematiche con un atteggiamento polemico e controcorrente ci
indica chiaramente come l'autore desideri porsi in contrasto con la routine esistenziale
della società ed inviti attraverso una critica umoristica ad osservare le cose con una
mentalità diversa, meno influenzata dalle opinioni comuni, divulgate dai centri di
diffusione di cultura standard.
Mikes vuole segnalare che il comportamento abitudinario di alcuni individui
all'interno del nostro sistema non è sincero, né tantomeno razionale, ma è falso ed è
influenzato da modelli che hanno delle lacune interiori madornali.
L 'autore non si limita comunque a dissentire, ma suggerisce anche pratiche azioni di intervento:
Egli intende ovviamente quel tipo di amore egoistico ed irrazionale che fa perdere
di vista ad innumerevoli individui la vera filantropia, e li invoglia ad esaltare solo un
certo tipo di stupida passionalità interpersonale, la quale il più delle volte porta a
condurre una vita del tutto ridicola, per lo meno dal punto di vista dell'umorista.
Per quanto riguarda il matrimonio Mikes è comunque più tollerante e considera
positivamente tale istituziione, purchè si trovi la persona ideale, e si sa, come diceva
Trilussa la donna ideale ha un solo difetto e cioè non esiste. Sembra comunque che egli
in questo settore si sia conformato visto che si è sposato due volte; è comunque
singolare rilevare che nella sua opera e soprattutto nella sua autobiografia vi sono solo alcuni brevissimi ed ironici accenni
alla sua vita coniugale.
Le sue divagazioni ora non si limitano più ad osservare stranezze o particolarità
folkloristiche nazionali, ma costituiscono vere e proprie analisi
sociologiche, che risultano, a seconda dei casi, più o meno divertenti.
In questa parte della sua produzione, è comunque difficile
che egli strappi ai suoi lettori un
riso meccanico, ciò che nasce, quando naturalmente si condividono le sue posizioni, è al
contrario un sorriso critico. Questo significa che tale narrativa, calandosi all'interno
delle vicende più scottanti della vita comunitaria, non si limita a creare dialoghi
spiritosi, banali, o che evadono solamente il senso ordinario del pensiero usuale, ma ne
discute e ne elabora i dati oggettivi, fino a diventare vero e proprio esercizio
intellettuale che ha molteplici finalità e concretezza di valori.
Il ruolo dello scrittore impegnato è dunque quello di segnalare ed evidenziare
prepotenze ed illogicità, ingiustizie e furbizie del mondo in generale, allo scopo di
aiutare i comuni mortali ad essere un po' più coscientemente critici , e questo
è proprio quanto Mikes si propone di fare con i suoi scritti:
In questa occasione lo stile di Mikes si avvicina più all'arguzia amara e severa
di un Wilde o di uno Shaw e si allontana enormemente dall'umorismo spassoso e facile di
autori più superficiali. Le sue analisi fanno trapelare i suoi pensieri più profondi e nella critica ad una società di massa
enormemente influenzata dai mass-media possiamo tracciare notevoli analogie con gli
scritti di tutti quei filosofi che hanno evidenziato il pericolo di una globale ed
incondizionata alienazione delle menti.
La grande produzione tecnologica, l'enorme consumismo e la ricerca sfrenata del successo, del benessere
e del denaro contribuiscono a creare una società estremamente conformistica, senza una
vera e propria coscienza critica e quindi facilmente dominabile ed influenzabile. Questo
continuo innalzamento dei bisogni crea un'uniformità di comportamenti, che vengono
giostrati e manovrati dai centri di potere che hanno così buon gioco a modellare la
psiche collettiva a proprio vantaggio e guadagno. Mikes attraverso la sua forma ed il suo
piacevole stile denuncia quindi i pericoli e le incongruenze di una società che, come
illustrerà alcuni anni dopo Herbert Marcuse, sta diventando unidimensionale. In questo
senso egli è certamente influenzato dalla corrente positiva e razionalizzante della
filosofia contemporanea e risente degli influssi del pensiero di autori quali Weber,
Marcuse, Russel, Shaw, ecc.ecc.
Ovviamente la letteratura di Mikes non è così profondamente saggistica ed
impegnata come può essere quella degli scrittori sopracitati, daltronde egli non è né
un filosofo, né un sociologo, né tanto meno uno scienziato, egli è solo uno scrittore
umorista, che comunque veicola, all'interno dei suoi scritti piacevoli e divertenti,
pensieri ed idee molto simili a quelle dei suoi colleghi più illustri, e perciò possiamo
considerarlo un divulgatore estremamente positivo.
Attraverso l'osservazione, spiritosa ma severa dei comportamenti collettivi, Mikes
critica e mette in dubbio da una parte la morale e l'ordine costituito e dall'altra
sottolinea la mancanza di una consapevolezza critica dei soggetti, che evitano quindi di
ribellarsi.
Nell'evidenziare questo sterile conformismo egli si avvicina ad autori quali Shaw,
Sinclair Lewis e lo stesso Mark Twain, (39) i quali a loro modo, in stili e forme diverse,
avevano comunque denunciato i pericoli di un sistema capitalistico, troppo dedito alla
comune e religiosa corsa al denaro, al successo, al profitto, con i conseguenti danni
inferti alla logica ed all'umanità più sincera. Una prova di quanto sopra affermato
trapela dal seguente passo:
Continua la sua requisitoria contro i malefici influssi
di una cultura di massa indiscriminata ed alienante.
Nelle affermazioni dell'autore è chiara l'allusione ad un pubblico asservito che
viene rabbonito con gli zuccherini del consumismo e che non è certamente aiutato, dai
sicofanti dei potenti, nell'approfondimento della cultura alta ed ideale del passato,
promossa da grandi intellettuali che si battevano per la diffusione di una migliore
giustizia sociale. Abbiamo in pratica gli stessi contenuti che ritroviamo per esempio nei
saggi di Marcuse (40), con la differenza che in questa sede vengono trattati in modo più
allegro e digeribile.
Vi è comunque un forte risentimento nelle parole dell'autore e questo sfocia nella
solita drammatica ironia che fa riferimento a situazioni sociali assolutamente tragiche,
ciò aiuta a spiegare perchè autori come il Panzini, il Richter, il Solger o il
Pirandello e lo stesso Mikes vedano l'umorismo come l'unione del tragico e del comico; un'
essenza quindi che comprende la totalità della vita stessa, intesa come l'unione del bene
e del male.
In questo contesto l'autore si sforza
quindi di fornire innumerevoli analisi e considerazioni su vaste angolature della vita
sociale al fine di fornire sagge proposizioni e contribuire in questo modo ad un sano
processo di miglioramento. Mikes si basa su dati concreti e fatti precisi e diventa , per
dirla con Bergson, " un moralista che si
camuffa da sapiente" e scende all'interno dei vari episodi della vita e ce li
illustra, serbando sempre un tono distaccato ed imparziale, quasi da scienziato, in modo
da sdrammatizzare e se serve ridicolizzare la dura faccia del reale.
Uno dei metodi per rendere più comprensibile la difficile esistenza è senz'altro
quello di descriverla in modo profondo e razionale, ma con uno stile ed una forma semplice
e divertente, ed in ciò risiede un altro caposaldo dell'umorismo:
Viene dunque confermato il ruolo serio e terapeutico delle sue riflessioni,
racchiuse in una forma divertente e godibile, ma non per questo meno efficace; in fin dei
conti tutta la letteratura non fa altro che convogliare idee, concezioni, visioni del
mondo, critiche e proposte all'interno di forme metaforiche, simboliche, virtuali, che si
manifestano appunto nella poesia e nella
prosa, sia essa romanzesca o saggistica.
Di questo passo l'autore, attraverso un linguaggio semplice ed efficace, che in
molte occasioni fa ricorso ad aneddoti o barzellette, e per ciò risulta abbastanza
popolare e comprensibile, conduce una sottile analisi dell'esperienza umana, che non ha
nulla da invidiare ai saggi meglio riusciti dei grandi scrittori di ogni tempo.
Poco a poco egli fornisce osservazioni, critiche, consigli su qualsiasi argomento,
in modo tale da costituire una vera e propria "Summa" interpretativa del nostro
mondo, la quale ovviamente risente delle sue concezioni più profonde. (36) e (41)
La sua scrittura non è comunque sempre e per forza divertente, al contrario spesso
risulta piuttosto seria e si avvicina allo stile aforistico coltivato dai sapienti di ogni
tempo:
Scopriamo in questi suggerimenti una
vera e propria vena pedagogica che si rifà, oltre che all'esperienza dell'autore, all'antica saggezza
di vari pensatori che hanno cercato nel corso dei secoli di contribuire alla formazione di
una coscienza e di una morale critica che non fosse precostituita e predigerita, ma
serbasse i canoni della più sana elaborazione intellettuale. In questa occasione come in
altre, l'umorismo diventa quasi impercettibile e lascia il posto alle sottili operazioni
dell'intelletto, che non producono solo sovvertimenti di idee e concezioni, ma stimolano
la vera e propria meditazione celebrale: prendiamo ad esempio quanto scrive a proposito
delle leggi inglesi sul divorzio:
Non vi sono eccezioni per Mikes; istituzioni, autorità, leggi, abitudini, persone
comuni, tutto e tutti vengono fatti oggetto delle sue argute, pungenti, ironiche, insomma
umoristiche osservazioni. Il suo tono pacato e leggermente sarcastico, sempre pronto a
cogliere gli aspetti più ridicoli dell'esistenza
umana, conferma ampliamente che la tecnica delle sue speculazioni ed il suo spirito non
sono altro che una pura e logica ricerca intellettuale.
Per questo la sua narrativa non può essere definita comica, in quanto non pensa
solo a sovvertire le regole sociali, ma le mette in discussione. In ciò consisterebbe
proprio la differenza tra comico ed umoristico ben illustrata da vari studiosi: Eco per esempio scrive: " Il comico pare
popolare, liberatorio, eversivo perchè da licenza di violare la regola. Ma la dà proprio
a chi questa regola ha talmente introiettato da presumerla come inviolabile. La regola
violata dal comico è talmente riconosciuta che non c'è bisogno di ribadirla. Per questo
il Carnevale può avvenire solo una volta all'anno. Occorre un anno di osservanza rituale
perchè la violazione dei precetti rituali sia goduta." In tale articolo, oltre ad
essere riprese le opinioni già espresse da Klapp (42) sul ruolo del buffone, viene ben
evidenziata la differenza con l'operazione umoristica, che sempre a detta di Eco :
"non è come il comico vittima della regola che presuppone,
ma ne rappresenterebbe la critica conscia ed esplicita. L'umorismo sarebbe sempre
metasemiotico e metatestuale. " (43)
Anche se Bachtin (44) considerava il
razionalismo borghese come il diretto responsabile dell'annientamento della cultura
carnevalesca, è difficile negare che la grande capacità dialettica che caratterizza l'umorismo non abbia costituito
un grosso elemento di progresso critico e cognitivo, e riguardi, come ci insegna il Pirandello, la globalità della riflessione
artistica e filosofica.
L'idea che l'approccio umoristico all'esistenza costituisca un vero e proprio modo
di vivere, di vedere e di interpretare le cose e quindi sia in qualche modo una
"filosofia di pensiero", viene in parte confermata dalle seguenti frasi
contenute nelle prime pagine di How to be a
Guru:
Egli infatti non solo descrive e analizza le grandi tematiche che influenzano la
nostra specie, ma ci fornisce anche gli strumenti necessari per affrontarle e giudicarle.
Il mondo per Mikes rimane un coacervo di elementi, sia positivi, sia negativi e
tutti sono giustificabili in quanto esistono e contribuiscono ad influenzare gli eventi.
Potremmo dire che per questo aspetto egli ha una visione manicheista, e consapevole
di questa eterna lotta tra il bene ed il male egli cerca di suggerire alcune ricette al
fine di aiutarci a muoverci meglio in questo mondo, che pare conservare caratteristiche di
estrema contradditorietà e di notevole assurdità.
Il suo ateismo, la sua fiducia nella ragione, ed il suo ottimismo nell'impegno e
nell'azione che dovrebbero migliorare l'esistenza umana, che daltronde non ha per lui
nessun fine e terminerà comunque nel nulla, lo rendono per molti versi un esistenzialista
all Sartre, ma con la differenza che la sua vena umoristica gli fa apparire la vita
divertente e degna di essere vissuta e per questo egli vuole contribuire a divulgare la
sua positiva disposizione ai suoi lettori, affinchè possano anch'essi fruire al meglio
della nostra condizione di esseri umani.
La sua battaglia contro il male e l'irrazionalità assume così delle connotazioni
hegeliane, e diventa quindi un processo necessario per la difficile conquista di una
sempre più profonda razionalità.
III.5 HOW TO BE GOD.
UMORISMO e RELIGIONE.
How
to be God (45) è l'ultimo libro scritto da Mikes e con How to be a Guru e How to be Poor
costituisce quello che potremmo definire il suo testamento ideologico e spirituale.
Le concezioni che vengono in questo testo promosse, erano già state chiaramente
espresse nei libri di poco anteriori, e sono l'ennesima prova che tale scrittura assume un
ruolo di interpretazione e di divulgazione pedagogica e filosofica. Con tali opere Mikes
conclude la sua missione, se così possiamo chiamarla, ed anche la sua vita ( infatti poco
dopo morirà ) e ci consente infine, per quanto ci riguarda, di definire con una buona
precisione quella che è l'essenza stessa dell'umorismo.
Il punto di partenza è la sua consolidata convinzione che il mondo è un luogo di
per sè assurdo e pazzo, in cui noi poveri esseri umani siamo al tempo stesso artefici e
vittime della nostra miseria.
"
Paradox and madness is not in the beholder's eye but in reality itself."
(46); attenendosi a questo assunto
egli cerca da una parte di dimostrare tale situazione e dall'altra, analizzandone le
motivazioni psicologiche più profonde, cerca di suggerire alcune soluzioni formulando via
via il suo modello interpretativo ed esistenziale.
Prima di inoltrarci in quella che sarà la valutazione conclusiva del suo pensiero
e del fenomeno umoristico, è utile premettere che tale letteratura si prefigge di
contribuire alla dialettica del divenire e ciò è sempre stata una consapevolezza di
Mikes, che in più occasioni ha criticato l'operato non troppo ortodosso di molti altri
scrittori:
Dunque un'epoca così fatta ha
bisogno di un impegno e di una letteratura che fungano da stimolo alla riflessione, e
l'umorismo le consente proprio di assumere tale
ruolo. I valori a cui fa riferimento tale disciplina sono infatti, la giustizia, la
perfezione, la bontà, la felicità dell'uomo: è proprio il desiderare queste cose che
conduce lo scrittore arguto a confrontarsi con la tristezza della realtà effettiva, a
scoprire le differenze che vi sono virtualmente tra il mondo qual è e quale potrebbe essere, che lo porta da
una parte a considerare la vita terrena come una ridicola beffa e dall'altra a cercare di
migliorarla.
Ed è in questo senso che l'umorismo, assimilabile in tale caso al comico è
unicamente umano; infatti come scrive Ceccarelli, citando lo Stern,:
" Il riso è unicamente umano, e ciò è dovuto al fatto che solo l'uomo è cittadino
di due mondi, quello assiologico dei valori, e quello fisico, dell'assenza dei
valori." (47) e chissà se Rabelais quando
scriveva " Purquoi rire c'est le propre de l'homme" aveva chiaro questo concetto
?
Osservando la realtà, si scorgono numerose incongruenze rispetto ad un mondo
referenziale ideale, organizzato in modo più funzionale ed in grado di garantire una
serenità ed una felicità maggiore, e questo non può che generare una certa angoscia
nell'essere umano che perlomeno si rende conto di tale contrasto.
Il ruolo quindi dell'umorismo e della critica è dunque quello di consentire agli
individui di avere le idee estremamente chiare, al fine di non essere condizionati da
false ideologie e da prepotenti autorità a
condurre una vita che invece di dissipare, alimenta la discrepanza tra reale ed ideale, e
quindi l'assurdità della nostra esistenza. Perciò l'obbiettivo
di tale filosofia è di dare delle risposte e di fornire delle soluzioni alle diverse
problematiche e di costituire al tempo stesso
una terapia che produca degli antidoti efficaci all'ignoranza e all'insicurezza della vita
oggettiva.
Da qui nasce l'esigenza di liberare gli esseri umani da false morali, da illusorie soluzioni o
dall'autorità costrittiva e limitante di alcune organizzazioni politiche, religiose o
economiche che attraverso l'ottuso comportamento di pochi
provocano il malessere ed il dolore di molti.
Contro il potere malsano dei prepotenti e degli stupidi e
contro la forza dell'ignoranza si alza
la letteratura comica, satirica ed umoristica più seria di tutti i tempi ed in questo
filone si colloca anche il lavoro di George Mikes.
Attraverso l'analisi storica dell'agire umano, dei suoi sbagli e delle sue
illogicità, troppe volte giustificate da false filosofie, gli uomini più saggi hanno
cercato di illustrare ai loro simili un retto comportamento e si sono sforzati di fornire
loro i mezzi critici per non lasciarsi ingannare; hanno denunciato i vizi dei potenti e
delle istituzioni, gli orrori degli stati e dei dittatori, le furbizie degli impostori e
le innumerevoli e malefiche conseguenze dell'intolleranza e del fanatismo: per tali
ragioni il nostro autore non ha voluto essere da meno e si è impegnato nella stessa
direzione:
Non poteva quindi mancare nella sua
opera l'irriverente analisi di quelle ideologie che hanno giustificato, in qualche modo,
per secoli l'abuso di potere di pochi signori nei confronti del resto della popolazione, e
hanno diffuso l'illusione e la rassegnazione nelle masse, inibendo fortemente il
progresso, la tolleranza ed in ultima istanza la felicità dell'uomo sulla terra: è per
queste ragioni che vede la luce How to be a Guru
prima, e How to be God poi.
Il carattere indipendente e logico di Mikes non può sopportare che alcuni
individui, indubbiamente forti e senza scrupoli, continuino a sfruttare tutti gli altri,
giocando sulle debolezze e l'ignoranza degli stessi:
E' largamente riconosciuto il fatto
che la sfera dell'ignoto e del misterioso costituiscano l'oggetto primario di ogni fede
religiosa. Nelle prime forme di magia vi è un forte sentimento egoistico di difesa da
parte dell'uomo che cerca di governare i fenomeni della natura attraverso riti e procedure
mistiche, ed è proprio, come ben dice Frazer:
"Il propiziarsi e il conciliarsi le potenze superiori all'uomo, che egli suppone
dirigere e controllare il corso della natura
e della vita umana." (48)
Mikes dunque non scopre niente di nuovo, ma il suo intento ovviamente va più in
là. Egli come vedremo non crede in un Essere Supremo, e quindi il fingere che
esista ed il fare alcune volte ad esso riferimento non è che uno stratagemma per
criticare le religioni costituite ed in ultima istanza il fallace operato dell'uomo, che
proprio scaricando ogni responsabilità su una divinità onnipotente ha commesso
un'enormità di errori. Anche per questa opera si avvertirà l'influsso dei grandi
pensatori che hanno rivoluzionato il mondo; tra essi Mikes ne cita solo alcuni, ma è
singolare che appaia tra i nomi di Newton, Darwin, Einstein, Marx e Freud anche quello di Gesù; è quindi evidente che egli è
consapevole della portata del fenomeno cristiano e ne vuole comunque criticare solo gli
aspetti meno credibili, conservandone invece gli insegnamenti positivi.
A proposito poi di Freud, Mikes ha un
appunto originale da proporre:
La proposta dell'autore è un tributo alla femminilità ed il pretesto per
dichiarare il suo femminismo, inoltre è senza dubbio un volere andare polemicamente
contro una tradizionemaschilista millenaria, che anche nell'organizza-
zione
religiosa ha sempre rilegato le donne in secondo piano ed ha imposto loro innumerevoli
sacrifici; per questo Mikes simpaticamente e provocatoriamente trasforma l'idea di una
Divinità maschile, in una femminile, perlomeno con l'intento di mutare il troppo comune
immaginario collettivo:
Mikes qundi inverte l'osservazione di Freud che considerava Dio come un padre
potenziato, ed il padre diventa la madre, anche se il concetto di fondo rimane lo stesso.
" Dio è vero, ma creato forse da noi." diceva Saint-Exupéry e questa è l'idea fondamentale di
Mikes, che proprio valutando le motivazioni psicologiche di questa invenzione, mette a
nudo la grande ed arrogante debolezza dell'uomo e le ripercussioni di tutto ciò sulla
vita ordinaria della nostra specie:
Secondo Mikes dunque l'uomo per sopperire alla propria debolezza ed alla propria
ignoranza si crea dei capisaldi illusori e fantastici, dei dogmi a cui delega
l'interpretazione e la giustificazione di tutti i fenomeni, siano essi naturali o siano
frutto del suo operato, perciò egli auspica al contrario che l'essere umano riesca ad
essere indipendente e non si affidi ciecamente a teorie o credenze che vanno al di là
dell'umana capacità di comprensione.
L'autore, nella sua convinzione che Dio sia stato creato dall'uomo e non viceversa,
sembra rifarsi al pensiero di Nietzsche, il quale in un suo aforisma aveva osservato: " Come, è l'uomo solo uno sbaglio di
Dio ? o Dio solo uno sbaglio dell'uomo ? ". Nel passo successivo egli ribadisce
ulteriormente l'idea di una divinità creata dall'uomo e per di più non troppo
affidabile:
Le
incongruenze e le contraddizioni cominciano ad affiorire, così come la polemica condotta
con semplicità ed efficacia retorica: se parafrasiamo il detto di Anatole
France: " L'impotenza di Dio è infinita" e se accogliamo l'ipotesi di Mikes
dobbiamo dedurre che noi stessi siamo infinitamente impotenti e che tutti gli illusori
principi di autorità, rappresentati dagli ordini costituiti, sono infiniti nella loro
ignoranza. Tutto questo se non ci fosse
l'umorismo, sarebbe tragico, invece
grazie ad alcuni osservatori diventa comico e divertente.
La tesi di Mikes trova il proprio embrione già nel pensiero di Freud, di Marx, di
Russel (49) e di molti altri pensatori.
Per esempio Freud nel suo libro Il
Motto di Spirito cita Heine: " Si dice
che Heine abbia creato l'ultimo motto di spirito blasfemo sul suo letto di morte. Quando
un amico prete gli ricordò la misericordia divina e gli diede la speranza che Dio gli
avrebbe perdonato le sue colpe, si dice che egli abbia risposto: " Bien sûr qu'il me
pardonnera: c'est son métier."... Così nel morente, che giace là senza forza,
nasce la coscienza di aver creato Dio e di avergli attribuito una forza in modo da
servirsi di Lui quando fosse capitata l'occasione. Quello che si supponeva l'essere creato
si è rivelato egli stesso, appena prima del suo annientamento, come il creatore."
(50).
Il ruolo degli umoristi è di vedere appunto il sottile gioco delle opposizioni,
dei contrari, delle incongruenze; alludendo a innumerevoli concetti, tali scrittori
manipolano il linguaggio in modo tale da evocare attraverso poche parole una realtà più vasta:
prendiamo ad esempio quanto scrive Guido Almansi : " Heine affermava che il supremo ironista era Dio,
il grande autore dell'universo, l'Aristofane
del cielo." (51)
Secondo la logica di Freud e di Mikes, dunque siamo noi i comici artefici di questo
mondo, e quindi è a noi che si rivolgono tutte le accuse dei vari umoristi.
Esistono quindi tante divinità, piccole, grandi, medie, tante quante sono le
esigenze dell'umanità:
L'immagine di Dio viene sempre più assimilata all'uomo; e via via Mikes fornisce
molteplici ragioni per le quali l'umanità ha creato tali idoli e codificato in rigide
dottrine tutto quanto li riguardasse.
Da questo punto in poi gli attacchi e
le critiche dell'autore si fanno più pesanti e polemiche. In questo modo la valenza
aggressiva e la sottile arguzia speculativa della narrativa umoristica trovano una loro
conferma e si rivelano come efficaci elaborazioni in grado di mettere in discussione la
pretesa di qualsivoglia autorità ad assurgere ai ruoli più alti della gerarchia umana e
di arrogarsi quindi il diritto di governare e di stabilire ciò che è giusto e ciò che
non lo è. Per Mikes come per altri scrittori
tale pretesa, a volte illegittima, è basata su false
premesse, ed in molte occasioni non è che uno stratagemma di pochi individui per
sfruttare le moltitudini e perciò va contrastata.
La satira, l'umorismo, e la comicità servono proprio a questo, a degradare
l'autorità, i potenti, gli sfruttatori, per riaffermare allo stesso tempo i diritti dei
più deboli e degli opressi, per diffondere sentimenti di solidarietà e di uguaglianza;
questa era anche l'opinione del Thackeray che
scriveva appunto: " The humorous writer professes to awaken and direct your love,
your pity, your kindness - your scorn for untruth, pretension, imposture - your tenderness
for the weak, the poor, the oppressed, the unhappy.
To the best of
his means and ability, he comments on all the ordinary actions and passions of life
almost. He takes upon himself to be the week-day preacher, so to speak."
(52), che in definitiva è una
descrizione che ben si addice al nostro autore.
Mikes prosegue nella sua indagine sulla religione:
L'effetto umoristico è evidente, le incongruenze di determinati comportamenti che
costituiscono la storia della chiesa risultano ai nostri occhi, di individui più maturi e
più sapienti, (oggi possiamo infatti usufruire di migliaia di anni di esperienza e degli
studi di innumerevoli ricercatori) estremamente assurde e ridicole, in effetti ci sentiamo
un poco superiori e ne sorridiamo, anche se la materia non è proprio troppo divertente.
Tutti gli elementi che costituiscono le varie teorie sul riso sono così presenti, e ciò
non può che aiutare alla riflessione.
Mikes come al solito offre ai suoi lettori solide argomentazioni, ed una volta di
più ci dimostra quale sia il ruolo del pensatore
attivo che sente il bisogno di interpretare
e spiegare le disgrazie dell'umanità.
Egli cita in suo favore il testo "
The Misery of Christianity "di Joachin Kahl
e prosegue così nella illustrazione
di alcuni misfatti che hanno disseminato innumerevoli atrocità:
La religione diventa così un comodo schema per mantenere le ricchezze ed il
benessere, sempre in grado di ottenere l'approvazione divina per i propri misfatti. Ma la
religione è creata dagli uomini, e come diceva
Swift, tali uomini sono abbastanza religiosi per odiarsi, ma non lo sono a sufficienza
per amarsi.
Seguendo pertanto le interpretazioni di Ceccarelli
che scrive: " L'uomo di spirito, se
l'individuo riesce ad incarnarlo al suo massimo livello di efficienza, è un distruttore
impietoso di pretese illegittime, di presunzioni mal fondate e di inani aspirazioni al
rango; più egli è abile, penetrante e acuto, più quest'opera livellatrice è
appariscente...(51) risulta a questo punto chiaro che
Mikes può essere considerato a pieno titolo un uomo di spirito. Ora la sua tecnica espositiva si
avvicina al severo stile analitico di scrittori quali appunto Swift, Shaw o Bierce, dove l'umorismo diventa
appunto sottile arguzia intellettuale. Bierce
per esempio nel suo Dizionario del Diavolo
ci da proprio un classico esempio di tale pungente capacità quando definisce la religione
come " A daughter of hope and fear, explaining to ignorance the nature of the
Unknowable." (53) Tale aforisma, così
come le analisi e le speculazioni di Mikes non provocano il riso, ma sono in ogni caso
fonte di piacere intellettuale, che origina al limite un certo lieve sorriso di
soddisfazione.
Quello che era stato indicato nei capitoli precedenti come uno dei componenti
fondamentali dell'umorismo, e cioè l'ingegno, l'arguzia, il "wit" è dunque
senza dubbio l'anima più sottile e raziocinante di tale capacità riflessiva.
La cosa più importante rimane comunque la precisa e scrupolosa capacità di
osservare quanto accade nella vita reale; associando poi anche i più piccoli dettagli a
dei contesti più vasti, si riescono a mettere in evidenza contrasti e paradossi che sono
sicuramente gli elementi principali del discorso umoristico.
Continuando l'analisi della religione, Mikes riporta notizie storiche tramandate
dai testi biblici ed è chiaro che vagliando tali elementi alla luce della odierna
mentalità e delle attuali conoscenze non può nascere che un logico conflitto alimentato
appunto dalle evidenti contraddizioni; ed è proprio tale contrasto che ci evidenzia
l'estrema ingenuità di molti nostri antenati ed è perciò che nel lettore odierno nasce
un lieve sorriso di commiserazione, che è la manifestazione visibile della sua supposta
superiorità:
In questo divertente riassunto di alcuni tratti della storia della religione, Mikes
non fa altro che narrare quanto viene riferito dai testi sacri e l'unica libertà che si
prende è di inserirvi alcune piccole considerazioni che aiutano ovviamente a mettere in
ridicolo e ad illustrare l'illogicità di quanto viene da secoli fatto passare come un
evento straordinario ed irripetibile. Proprio il fatto che non sia ripetibile, agli occhi
di noi uomini del XX° secolo, è tra l'altro una delle
prove della sua falsità e l'autore come ben sappiamo non ama le ipocrisie,
soprattutto quando sono spacciate per verità assolute e rivelate.
Egli fa appello al nostro buon senso di uomini che possono, grazie ad un'esperienza
millenaria, finalmente valutare quanto è ammissibile e quanto è invece assurdo e
ridicolo, e ciò che vuole dimostrare è chiaramente la comicità di alcuni capisaldi
della cultura cristiana e della religione; egli si limita a valutare criticamente quanto
viene raccontato e spacciato per un evento miracoloso, ed è evidente che dal contrasto,
tra la realtà e la fantasia, nasce necessariamente un effetto umoristico. La cosa più
dannosa è che proprio la chiesa basando le sue dottrine su storie e spiegazioni
paradossali ha continuato ad esercitare il suo potere sul corso degli eventi per decine e
decine di secoli, e questo sembra a Mikes decisamente troppo:
Possiamo agevolmente notare che la
scrittura di Mikes è effettivamente un misto di considerazioni, a volte estremamente
serie ed a volte brillantemente divertenti. In certi passi, egli diventa un divulgatore
particolarmente attento alla storia degli accadimenti umani; egli vuole obbiettivamente
offrire al lettore che ne fosse sprovvisto,
utili elementi per poter valutare a pieno la consistenza delle sue posizioni, delle sue
critiche e dei suoi giudizi. Tale
procedimento è utile per non dimenticare il nostro passato, e gli errori commessi da
alcune organizzazioni nel corso del cammino storico dell'umanità. Mikes non solo
ribadisce tratti significativi della nostra storia, ma assume chiaramente delle posizioni
estremamente severe e critiche nei confronti degli antichi misfatti della Chiesa.
Per il lettore con una certa cultura storica, non è difficile condividere il
pensiero dell'autore, soprattutto quando pensa all'intolleranza della Chiesa, agli orrori
dell'Inquisizione e ai processi vari contro i liberi pensatori; per chi invece fosse
sprovvisto di tali cognizioni, le analisi di Mikes costituiscono un invito alla ricerca,
alla riflessione e all'indagine storica oltre che sociologica.
Non è fuori luogo quindi affermare che il lavoro di Mikes è senz'altro frutto di
un intellettuale consapevole ed impegnato, e la sua letteratura a buona ragione, con
quella di altri grandi scrittori, si colloca nell'area dell'Arte per il Progresso, oltre
che in quella dell'Arte per l'Arte.
Al lettore vengono fornite notizie per poter fare dei paragoni, per scoprire la
vera facciata delle cose, per sviluppare conseguentemente una propria coscienza critica;
in più, grazie ad uno stile leggermente canzonatorio gli vengono forniti anche i mezzi
per poter sopportare serenamente tanti spiacevoli dati di fatto. E' il caso della
simpatica descrizione della " Superstizione", uno dei fondamenti delle dottrine
religiose, ed uno dei principali nemici del progresso civile ed umanitario; causa nefasta
di cieco fanatismo, di triste irrazionalità, di perseveranza nell'errore e nella
stupidità; elemento indispensabile di tutti i dogmi e di tutti gli inganni:
Il fatto di accostare elementi considerati divini ad una realtà materiale tra le
più elementari e banali, anche se fondamentalmente necessarie, può sembrare alquanto
dissacratorio, e indiscutibilmente consiste in una degradazione bella e buona della
religione, condotta attraverso le armi e le astuzie della retorica e del pensiero
umoristico. Ma in fin dei conti il discorso
è lievamente provocatorio per chi condivide le posizioni dell'autore; infatti per lui non
esistono né sacro né profano, ma solo interpretazioni di fenomeni che a seconda di chi
li elabora assumono valenze di una certa tipologia.
L'intento dell'autore è quello esplicito di veicolare il fatto che per l'essere
umano è sicuramente più importante una realtà oggettiva e concreta
che non favolistiche interpretazioni e assurde invenzioni.
L'opera di Mikes è quindi fondamentalmente rivolta a rimuovere quelle credenze,
quelle concezioni, quelle dottrine che basandosi su falsi presupposti condizionano e
rendono la vita dell'uomo ancora più stupida di quello che potrebbe essere. Egli è
assolutamente consapevole che la causa di tutti i mali è l'ignoranza umana, e che essendo
questa una caratteristica intrinseca della specie, non è facile colpevolizzare in senso
assoluto determinate patologie, che in fin dei conti non sono altro che le tristi
conseguenze della sovrana causa primaria. Poichè comunque vi sono delle speranze di
alleviare la gravità di tale situazione, egli si prodiga in tale direzione e cerca di
evidenziare quelli che sono i fattori limitanti che
potrebbero rendere difficile la guarigione della razza umana. Ecco perchè la sua critica
si basa sostanzialmente sulla staticità della cultura religiosa, sul ruolo conservatore
di una certa tradizione e naturalmente le sue accuse vengono rivolte ai maggiori
responsabili di tale condizione:
La critica alla religione ed alla chiesa culmina appunto in questa immagine di
staticità culturale e di frenetica voglia di viaggiare del Papa, che viene assimilato ad
un turista buontempone che non ha altro da fare che girare il mondo, senza preoccuparsi
concretamente dei suoi problemi, ed anche se se ne occupa, lo fa in modo completamente
sbagliato e ciò è naturalmente dovuto alla fallacità delle premesse su cui basa le sue
credenze e quindi il suo operato.
Tra le tante cose negative che Mikes ravvede nella religione, non potevano mancare
alla sua nalisi anche alcune note di merito, alcuni tratti positivi che in parte
caratterizzano la materia; queste considerazioni vanno però interpretate con estrema
cautela, in quanto l'ironia drammatica dell'autore in questi casi è talmente sottile che
può dare luogo ad ovvie ed ambigue interpretazioni. La religione nasce infatti dalla
paura e dalla vigliaccheria dell'uomo e questo in un certo senso può essere un fattore
positivo e di progresso:
Benché in questo passo risulti
ugualmente evidente l'opinione di Mikes su quella che sarà la sorte finale dell'umanità,
è pur sempre possibile riscontrare che vi è tuttavia una sua significativa ammisione: la
paura nell'uomo ha contribuito a creare degli artifici che hanno salvaguardato la nostra
specie, e la religione è probabilmente uno di questi. Grazie ad essa l'uomo ha superato
periodi difficili e traumatici della sua storia, inoltre come ha spiegato Freud la
sublimazione stessa delle energie umane, favorita da una certa repressione e quindi
dalla stessa religione, è alla base del "progresso" umano.
In questa unione di fattori positivi e negativi, la stessa costruzione metafisica,
fantastica, fantascientifica, e il desiderio di trovare una sana epistemologia al divenire
del mondo, sono alla base sia della religione, sia della filosofia, sia della diretta
discendente di queste materie, cioè la scienza. Dunque la religione non è che la scienza
di ieri, sulle sue basi si fonda la moderna cultura e ciò comunque la si pensi è
indubbiamente una cosa che è difficile da smentire.
La religione ha funzionato inoltre come diceva Freud
da "narcotico", e nelle parole di Marx
essa era "l'oppio dei popoli" e grazie a questa sua capacità l'uomo
innegabilmente ha potuto far fronte ai misteri, alle paure, alle difficoltà
dell'esistenza, è insomma riuscito a meglio sopportare l'angoscia del vivere. E' pur vero
che tale rimedio è stato pur sempre un rimedio elaborato in epoche passate e che deve ora
lasciare il posto a soluzioni più attuali ed efficaci.
Come scrive Emanuele
Severino "La liberazione dell'uomo moderno è la distruzione di un rimedio
grandioso, che però come avverte Nietzsche, è
stato peggiore del male." (54)
Ora la cosa interessante da notare è la rassomiglianza di alcuni aspetti che
riguardano sia la religione, sia l'umorismo:
Mikes in parte intende tale
vigliaccheria nel senso che probabilmente un vero eroe sceglierebbe altre forme di
intervento piuttosto che racchiudere le sue proteste in un involucro letterario e riuscire
così ad essere accetato dalla società, quella società che invece vuole fermamente
cambiare. Egli in effetti l'ha affermato, la scrittura umoristica può essere un
alternativa alla rivoluzione armata, anche se è pur sempre un tentativo pratico e
concreto di cambiare le cose. Come gli eroi di alcune tragedie che giustificano la loro
esistenza e le danno un senso compiendo una grande azione, volta a distruggere qualche
tiranno, così gli umoristi trovano una ragione di esistere nella distruzione,
diplomaticamente non violenta, della più terribile forma di tirannia umana, vale a dire
la stupidità. La seconda interpretazione è
di un'altra specie; anche l'umorista infatti, come il religioso avverte l'angoscia dell'esistenza, ha paura della morte e
dell'incertezza del futuro; è per questo motivo che elabora un mezzo di difesa, un
palliativo, unsistema per poter meglio affrontare e superare le difficoltà della vita,
come daltronde abbiamo già messo in evidenza nei capitoli precedenti (cfr. Cap. II.2 e
II.3 pp. 58-69 ). L'umorismo diventa così uno "shock absorber" ed è proprio
l'insicurezza dell'essere umano che ne favorisce lo sviluppo.
Vi è comunque una sostanziale differenza tra il rimedio religioso e quello
umoristico, infatti il primo si basa su verità ipotetiche, ma rese dogmatiche, mentre il
secondo si basa sulla continua messa in discussione ed elaborazine degli accadimenti
umani. Nell'approccio umoristico non vi sono fissità di valori, autorità supreme ed
indiscutibili, ma vi è la dinamicità della continua critica dialettica, del dialogo e
del cambiamento. In questo senso il rimedio umoristico, se così possiamo chiamarlo, è
più scientifico, nel senso moderno della parola, infatti, come la scienza, rinuncia a
volersi imporre come una verità definitiva ed incontrovertibile e fonda la sua essenza
sulla continua ricerca e sperimentazione, al
fine di ottenere sempre una
conoscienza più diffusa. La fede della
religione è una fede che non ammette dubbi, la fede nell'umorismo è una fede nel dubbio;
come per il movimento "dadaista" che dubitava di tutto e come per Dante che
diceva appunto " Perchè dubitar più che saper m'aggrada" così anche
l'umorista fa proprio del dubbio uno dei suoi maggiori capisaldi esistenziali.
Per la religione, l'uomo diventa il fulcro fondamentale dell'esistenza, ed essa
quindi favorisce l'orgoglio, stimola l'idea di immortalità e fomenta il desiderio di
potere; l'umorismo al contrario , come la scienza è più umile ed è consapevole che
questo mondo non è né il fine né il centro dell'universo.
Freud in Totem e Tabù scrive che " La
religione corrisponde allo stadio di rinvenimento degli oggetti, durante il quale prevale
la dipendenza dai genitori; mentre la fase scientifica corrisponde alla maturità, in cui
l'individuo, che ha ormai rinunciato al principio di piacere e ha accettato la realtà,
cerca il suo oggetto nel mondo esterno." (55) e questo ci porta alla conclusione che
senza dubbio, volendo accettare la classificazione di Freud, l'umorismo fa parte non della
fase religiosa, ma bensì della fase scientifica, cioè della fase più matura, più
razionale e forse anche più umana.
L'umorismo diventa così una specie di divinità, ma terrena, estremamente
autocritica e ovviamente metaforica; ed è proprio lo stesso Mikes che già in Humour
in Memoriam suggeriva questo
parallelismo:
Come abbiamo visto Mikes da un po' di tempo nutriva queste idee, e forse
l'intenzione di scrivere proprio un libro su Dio e la Religione.
Finalmente dopo aver chiarito la sua posizione in proposito ed avere fornito al suo
pubblico i mezzi per poter giudicare più criticamente la questione non rimaneva che
ultimare la faccenda e chiudere definitivamente il discorso; ed è proprio questo che
Mikes si accinge a fare, suggerendo un'umoristica ipotesi di intervento:
Se dunque per Nietzsche, " Dio
è morto ", per Mikes sembra invece ancora vivo e vegeto e non vale la pena neanche
di ucciderlo; piuttosto è più logico data la sua anzianità di servizio, mandarlo in
pensione.
In
questa originale e conclusiva trovata, avvertiamo come lo spirito umoristico, al pari
della filosofia, dimostri di poter esprimere metaforicamente concetti ideologici
importanti, ma con in più il vantaggio di esporli in modo divertente.
CONCLUSIONE. UN'ARTE DI ESISTERE.
Come abbiamo visto non siamo in presenza di una semplice letteratura di evasione,
che sfrutta le possibilità umoristiche del linguaggio solo per divertire e dobbiamo
necessariamente ammettere che gli scritti di Mikes sono una via di mezzo tra la miglior
letteratura sapienzale dell'antichità e la moderna saggistica sociologica, il tutto
ovviamente condotto con uno stile raffinatamente umoristico.
L'autore si rivolge in prima persona al lettore e gli parla come se stesse
conversando con lui, da amico, e gli espone il suo pensiero, le sue opinioni, le sue
convinzioni; non vi è comunque nessuna forma di fanatismo nei suoi discorsi e le sue
speculazioni sono in ogni caso rivolte a diffondere una certa sensazione di tranquillità
e serenità.
Mikes osserva attentamente le vicende umane e non crede all'intervento
provvidenziale di alcuna divinità, né tantomeno né ipotizza l'esistenza; vi è nel suo
pensiero la certezza, forse errata, che la vita non conduca da nessuna parte, e da spirito
sincero e schietto, lo ribadisce a chiare lettere in più occasioni:
Dal nulla esistenzialistico, che è
il termine ultimo della filosofia di Mikes, e che rende dunque la vita assurda ed anche
ridicola, egli passa attraverso l'accettazione stessa di questa realtà a considerare
ugualmente in senso positivo la vita, intesa come entità da essere vissuta nel miglior
modo possibile, lucidamente, umanamente, ricercando una felicità terrena ed eliminando
l'angoscia, il dolore e la paura. Ed è proprio per questo che egli si impegna per
diffondere una miglior capacità critica nell'uomo, affinchè egli possa rendersi conto di
una realtà oggettiva, e la affronti in modo concreto, senza modelli interpretativi
illusori.
Mikes cerca dunque di dissuadere i propri lettori dal credere in false divinità, e
li invita a non crearsi alcun idolo, né metafisico, né terreno, e a dubitare di tutte le
forme di mistificazione.
Da qui nasce la sua critica e la sua azione di degradazione nei confronti della
religione e di tutte quelle autorità costituite che non tengono conto dei diritti, delle
esigenze e dell'umanità della specie, ma ne sfruttano solo le risorse per un loro
esclusivo ed egoistico interesse. " I believe in Pure Logic.
I
believe in the Sanctity of Reason. I loathe all superstition.....If someone wishes to
believe that God created humanity as the crowning glory of the Universe, if he wishes to
believe that nothing matters in those many thousand million years through which the
Universe existed than those two million or so years during which a species which calls
itself Homo sapiens has graced and will
continue to grace ( or disgrace ) a provincial planet, let him do so. ( How to be a Guru.
pp. 32-33 )
Credendo nella pura logica e nella
forza razionale dell'uomo, Mikes segnala tutti i vizi e le incongruenze dell'essere umano
e si prodiga per la diffusione della libertà individuale e per l'acquisizione di una più
profonda consapevolezza.
L'uomo deve diventare più responsabile, più autonomo e non deve uniformarsi
pedissequamente nel seguire stupidi comportamenti, ma deve ogni volta considerare le
vicende ed agire conseguentemente nel migliore dei modi.
L'autore cerca perciò di diffondere un sostanziale equilibrio, invita a fuggire
tutti gli eccessi, a vivere umilmente e modestamente, senza inseguire falsi miti e idoli
nefasti. Egli crede nella molteplicità
delle differenze e nella pluralità delle esperienze, sempre che naturalmente possano
insegnare qualcosa di positivo; non è comunque un fervido sostenitore di alcuna
ideologia, ma da vero intelletuale indipendente crede nei valori di uguaglianza, libertà
e fratellanza, che dovrebbero essere i capisaldi dell'agire umano e che vengono invece
troppo spesso dimenticati.
In tale contesto si fa strada l'umorismo
che diventa mezzo per diffondere il buon senso, aiutare gli individui a fuggire tutte le
interpretazioni univoche e a combattere ogni forma di prepotenza. L'umorismo come
approccio disincantato all'esistenza, sussidio alla comprensione e alla sopportazione
delle bizzarre evoluzioni del divenire.
Umorismo come filosofia di vita, strumento critico e conoscitivo da una parte,
antidoto terapeutico contro l'angoscia dell'essere dall'altra.
Umorismo come elemento tipico della specie umana, perchè basato sulle complesse
funzioni del linguaggio e dell'intelletto, espressione delle enormi capacità dialettiche
di un'intelligenza in continua attività. ( Le altre specie animali non hanno daltronde
bisogno né delle complesse funzioni del linguaggio, né delle capacità strabilianti
della ragione, né tanto meno dell'umorismo, poichè anche senza tali magnifiche
peculiarità vivono ugualmente bene).
E' pur vero che noi umani tra i vari mali dobbiamo scegliere il minore e dobbiamo
pur credere in qualcosa:
In queste simpatiche frasi finali, si
avverte l'estrema fiducia che Mikes, come Prospero, riveste nella letteratura e nell'opera
onesta di tutti quegli individui che si prodigano seriamente e sinceramente per il
benessere dell'umanità. Anche lui ha cercato di fare lo stesso, ovviamente nei limiti
delle proprie capacità e secondo il mio umile parere penso che abbia fatto un ottimo
lavoro, degno nel suo genere delle migliori opere di tutti i tempi.
Concludendo possiamo affermare che coltivando l'umorismo Mikes ha coltivato un'arte di esistere
e filantropicamente l'arte di aiutare ad esistere. NOTE
(1)
George Mikes. Dalla
prefazione di How To Be a Brit.
André
Deutsch.
London 1984. Il
volume è una raccolta di 3 piccoli libri di
Mikes e cioè: How To Be an Alien; How To Be Inimitable; How To Be Decadent.
(2) ( Priestley, J.B. op. cit. pp. 4)
(3) Citiamo tra i sostenitori di questa
corrente: Pirandello, Kant, Shopenhauer, Koestler, ecc. Per una rassegna completa e tra le più recenti delle
varie teorie si confronti il citato testo di Ceccarelli.
(4)
Sigmund Freud "L'Umorismo."
(op. cit. pp. 505) vedi anche Il Motto di Spirito. (op. cit. pp.
208)
(5) ( Escarpit, R. op. cit. pp. 71 )
(6) ( Escarpit, R. op. cit. pp. 71)
(7) Koestler, A. L'atto della
creazione. Ubaldini, Roma 1975. (tit. orig.
The act of
creation.
1969) Per Koestler si ha bisociazione quando un'idea viene percepita contemporaneamente su due sistemi di riferimento diversi ed incompatibili. Tali
elementi scontrandosi o creano il riso o si fondono in una sintesi intellettuale e creano
un'esperienza estetica.
(8) Citazione contenuta in " The
world of English" della rivista italiana " Speak up " Isti.
Geografico de Agostini. Numero 8 Ottobre 1985.
(9)
(Priestley, J.B. op. cit. pp. 1)
(10)
Cazamian, L. L'humour de Shakespeare. Aubier.
Paris, 1945.
(pp. 215-216)
(11)
Stephen Leacock. My discovery of England. John Lane. London, 1922. in Britain and
America. A. Rossi
Cisorio. Petrini. Torino 1970.
(12) ( Pirandello, L.
op. cit. pp.
135 )
(13)
Sully, J. An Essay on Laughter, trad.
franc.
Essai sur le
rire.
Alcan, Paris
1904 e Bain, A. The Emotion and the Will. Longmans Green, New York 1888.
(riportati entrambi nel testo di Ceccarelli op. cit. pp. 271)
(14) Verri, P. " Articolo sul
ridicolo". in Il Caffè. (20 ott. 1765)
(15)
( Harold Nicolson. op. cit. pp. 23)
L'umorismo "sardonico" deriva
dal concetto di riso sardonico che Ceccarelli così definisce: L'origine del
termine sembra riferirsi al costume degli antichi Sardi di immolare i vecchi, che ridevano al momento
dell'uccisione. (Esistono tuttavia varie teorie.) Comunque, oltre allo spasmo del tetano,
tale termine indica comunemente un riso particolarmente crudele e maligno. (op. cit.
pp.250)
(16) ( Priestley, J.B. op. cit. pp. 16
)
(17)
( Daninos, P. op. cit. pp. 17-19 )
(18)
G. Mikes How to be Inimitable.
André Deutsch.
London 1960.
(19)
G. Mikes How to be Decadent.
André Deutsch.
London 1977.
(20) ( Bergson, H. op. cit. pp. 78-79 )
(21) ( Guasta, G. op. cit. pp. 42 )
(22)
Mikes, G. How to be a Yank and more Wisdom.
André Deutsch.
London 1987. (Penguin 1989) Il libro è una raccolta di tre testi e cioè How to Scrape
Skies 1948; Wisdom for Others 1950; Shakespeare and Myself
1952.
(23)
Mikes, G. How to scrape skies.
André
Deutsch, London 1948.
(Penguin
1989)
(24) Sholes, R. e Kellog, R. La
natura della narrativa. Il
Mulino, Bologna 1970. riportato in Teoria della
letteratura. a cura di E. Raimondi e L. Bottoni. Il
Mulino, Bologna 1975.
(25) Mizzau, M. L'ironia.
Feltrinelli, Milano 1984. (pp. 40).
(26)
( Freud, S. op. cit. pp. 242 )
(27)
( freud, S. op. cit. pp. 257 )
(28) Escarpit modifica ciò che
Cazamian (op. cit.) aveva identificato come la "sospensione del giudizio". Per
Cazamian infatti la sospensione del giudizio comico, affettivo, morale e filosofico
originava a sua volta un
umorismo di tipo comico, nero, morale e assurdo.
( Escarpit,
R. op. cit. pp. 88 )
(29)
Sinclair Lewis. Main Street. Signet Classics Ed. New York 1961.(pp. 134) citato in
Sinclair L. di James Lundquist. Frederick Ungar Publishing Co. New York 1973.
(30)
( Escarpit, R. op. cit. pp. 86)
(31)
( Nash, W. op. cit. pp. 74 )
(32)
Mikes, G. Über Alles. Germany
explored. Allan Wingate, London 1953.
(pp. 1)
(33)
( Escarpit, R. op. cit. pp. 93 )
(34)
( Mayer, T. op. cit. pp. 33 )
(35)
Mikes, G. Shakespeare and myself. André Deutsch. London 1952 contenuto in How
to be a Yank.
André Deutsch.
London 1987.
Penguin 1989.
(36)
Mikes, G. Wisdom for Others.
André Deutsch.
London, 1950.
(37) Tale seminario era organizzato dal
British Council e dal USIS ed ebbe luogo nel gennaio del 1986 al Palazzo delle Stelline di
Milano: George Mikes era uno degli ospiti principali e parlò naturalmente dell'Umorismo.
(38) Wilhelm Reich (1897-1957)
criticava appunto la morale puritana e repressiva della società che aveva i suoi
capisaldi nella famiglia, e nelle Istituzioni in genere. Egli contestava la psicanalisi
stessa ed elaborò teorie del tutto personali, alla base delle quali vi era però la
liberazione dell'uomo e dei suoi istinti da ogni costrizione. A Reich si rifanno Marcuse,
Laing, Cooper, la sinistra psicoanalitica e
l'antipsichiatria.
(39) Si pensi ad esempio alle opere
teatrali di Shaw come Major Barbara (1905), The Devil's Disciple (1897) o Mrs. Warren's Profession (1902); ai romanzi
Main Street (1920) o Babbitt (1922) di Sinclair Lewis; ed a A Connecticut
Yankee (1889), The Prince and the
Pauper (1881) ed il racconto La vita
come la vedo io. 1874) di Mark Twain.
(40) Marcuse, H. L'uomo a una dimensione. Einaudi. Torino, 1967.
(ed. orig.
1964)
(41)
Mikes, G. How to be a Guru.
André
Deutsch. London 1984.
(Penguin, 1986,
1988)
(42)
Klapp, O. The fool as a social type. in " American Journal of Sociology."
LV, (pp.157-162) citato
in Ceccarelli. (op. cit. pp.336)
(43) Eco, U. " Il comico e la regola." in
SetteAnnidi Desiderio.
Bompiani. Milano, 1980. (pp. 258-259)
(44)
Bachtin, M.M. L'opera di Rabelais e la cultura popolare.
Einaudi. Torino, 1979. (ed. orig.
1965)
(45)
Mikes, G. How to be God.
André
Deutsch. London, 1986.
(Penguin 1988).
(46)
How to be a Guru.
(op. cit. pp.
17)
(47)
Stern, A. Philosophie du rire et des pleures. Presses
Universitaires de France.
Paris,
1949. ( in Ceccarelli op. cit. pp.140)
(48)
Frazer, James, G. The
Golden Bough (vol.
I pp. 107 1890) in Il Mondo
Spirituale dei Primitivi. di Guglielmo Guariglia. Servizio librario I.S.U. Università
Cattolica del Sacro Cuore. Milano, 1982.
(49) Ci referiamo qui ai seguenti
testi: Why I am not Christian. di B. Russel Unwin
Paperbacks. London, 1988 e Sulla Religione di K. Marx e F. Engels Savelli, Roma 1969.
(50)
( Freud, S. op. cit. pp. 148 )
(51) Heine, H. Pagine
Autobiografiche. Formiggini. Roma, 1926 in L'ironia. di Almansi G. Garzanti.
Milano, 1984. (pp. 9)
(52)
Thackeray, W.M. The English Humorists. Thomas Y Crowell & Company. New York,
1902.
(53)
Bierce,A.The Devil's Dictionary.(1906) The Collected Writings of Ambrose Bierce.
New York, 1946.
(54)
Emanuele Severino.
"Il
futuro della filosofia." in Filosofia. Storia del pensiero
occidentale. A cura di E. Severino Armando
Curcio Editore Roma, 1988. Vol. IV°. (55) Freud, S. Totem e Tabù. Newton Compton Editori. Roma 1970. (ed. orig. 1913). La citazione è riportata in La vita contro la morte. di Norman O. Brown Adelphi Ediz. Milano 1964 (tit. orig. Life against death 1959) Indice Capitolo I° Capitolo II° Capitolo III°
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