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COMITATO PER L'AMBIENTE E IL RISPARMIO ENERGETICO DI BRESCIA


Nel giorno di Natale 2005 si è registrato a Brescia, nella centralina in Broletto, il record negativo assoluto per quanto riguarda l’inquinamento da polveri fini, le famigerate Pm10. Il valore segnalato dagli strumenti, 179 microgrammi per mc, è il più alto mai rilevato nella nostra città. Bisogna ricordare che il limite consentito dalle normative è di 50 microgrammi per mc. Sempre in questi giorni, dato le basse temperature, gli impianti del teleriscaldamento stavano andando al massimo, e grazie alle feste natalizie il traffico non era poi così intenso. In ogni caso bisognerà provvedere, e fare un'analisi più seria degli inquinanti, ripristinando anche la centralina della zona sud, in cui troviamo appunto la vicinanza dell'autostrada, della tangenziale, degli impianti Asm, e di alcune acciaierie, vedi l'Alfa e quella di San. Zeno.


APPROFONDISCI LA PERICOLOSITA' DELLE POLVERI SOTTILI


Inquinamento a Brescia e in Lombardia

Brescia da sempre è una città molto inquinata, essendo le sue attività principalmente di natura industriale. Soprattutto nella zona sud abbiamo una presenza incredibile di fattori inquinanti, come ad esempio la tangenziale, l'autostrada, l'acciaieria Alfa Acciai, l'inceneritore, che brucia circa 800.000 tonnellate di rifiuti all'anno e un'altra centrale elettrica sempre del gruppo Asm. Non a caso in questa zona della città è stata tolta la centralina che rilevava i dati inerenti l'inquinamento ambientale e le polveri sottili, proprio perché i dati erano sempre oltre la soglia massima di accettabilità.

IL comune nel frattempo, (che fa enormi guadagni con l'inceneritore appunto, essendo socio di maggioranza della società per azioni, un tempo azienda pubblica, ora di fatto in mano ai privati, che gestisce l'inceneritore e la fornitura di luce, acqua e gas ai cittadini) lancia un pacchetto di nuovi provvedimenti sul traffico per contrastare l’inquinamento (con due giornate di stop a gennaio) sostiene e pubblicizza una serie di nuove misure strutturali decise dalla Regione, con l’introduzione del divieto totale di circolazione per i mezzi più inquinanti dal 2007. Questo quanto annunciato ieri dal presidente della Regione Lombardia, Roberto Formigoni e dall’assessore alla Qualità dell’Ambiente, Domenico Zambetti. «L’obiettivo - ha sottolineato Formigoni - è ottenere un’aria sempre più pulita. Non stiamo attraversando un periodo di emergenza, anzi l’aria di questo inverno è migliore di quella delle stagioni precedenti per quanto riguarda tutti gli inquinanti.

Solo il PM10 registra livelli di concentrazione simili all’anno scorso e comunque inferiore a quello degli anni passati». Proprio per prevenire e contrastare l’inquinamento atmosferico, in particolare quello da polveri sottili, la Regione ha deciso di perseguire due strade: due giornate (venerdì 6 e domenica 29 gennaio) di fermo totale del traffico dalle 8 alle 20 nelle zone critiche della Lombardia (tra cui Brescia). Nessuna interruzione del provvedimento di fermo programmato dei mezzi più inquinanti (veicoli pre-euro a benzina o diesel non catalizzati e moto a due tempi non catalizzate) in vigore dal 2 novembre dal lunedì al venerdì (escluse le giornate festive infrasettimanali) dalle 8 alle 10 e dalle 16 alle 19, che proseguirà fino al 3 marzo 2006. Saranno escluse da quest’ultima misura le giornate del 24, 25 e 26 dicembre.

Intanto Brescia sta vivendo giornate critiche per l’alta concentrazione di polveri sottili nell’aria. Dopo alcuni giorni (più precisamente il 9 e il 10 dicembre) con rilevazioni al di sotto del livello di guardia, la situazione è progressivamente peggiorata, tornando a destare forti preoccupazioni. Secondo i dati forniti dall’Arpa, la centralina di Brescia-Broletto ha fatto segnare, nella giornata di giovedì, una concentrazione media pari a 104 microgrammi per metro cubo, quando la soglia di allarme è individuata a 75. Non va meglio a Rezzato dove, se l’altroieri ci si era fermati a 101, il 12 dicembre la centralina ha registrato ben 141 microgrammi per metro cubo.


L'ARIA E LA SUA QUALITA'

Considerando che l'aria che respiriamo è costituita per il 78.9% da azoto (N2) per il 20,9% da ossigeno (O2) e per lo 0,2% da anidride carbonica (CO2), gas nobili (elio…) e idrogeno (H2).

L'aria rappresenta dunque una materia prima indispensabile per la vita degli organismi viventi: è infatti fonte dell'ossigeno necessario ai processi di produzione dell'energia che sono alla base della vita e della attività cellulare.
Gli interscambi tra aria atmosferica e organismi viventi avvengono attraverso vari organi e apparati, fra questi l'APPARATO RESPIRATORIO rappresenta il principale sistema di contatto con l'atmosfera e tutto ciò che in essa è presente.

Un individuo adulto respira:

in condizioni di riposo: dai 6 ai 9 litri di aria al minuto (circa 9-13 metri cubi al giorno);
durante una attività fisica moderata: 60 litri al minuto;
durante una attività fisica intensa: 130 litri al minuto.
Questi volumi d'aria sono filtrati da una superficie respiratoria che si sviluppa per una estensione complessiva di ben 130-150 metri quadrati.

L'inquinamento atmosferico è dato dalla presenza nell'aria di una o più SOSTANZE INDESIDERABILI o ESTRANEE, in quantità e per una durata tali da alterare la salubrità dell'aria stessa e da costituire un pericolo per la salute umana.

Se si considera la quantità di aria che viene quotidianamente respirata da un individuo, ci si può meglio rendere conto della sua importanza ai fini della salute e dei rischi collegati alla respirazione di aria inquinata.

SITUAZIONE A BRESCIA

Polveri sottili sempre molto elevate a Brescia e provincia; pensate che a Rezzato secondo i dati dell'Arpa (Agenzia Regionale per la Tutela dell'Ambiente) nel corso della giornata di martedi 10 gennaio 2006 la centralina ha registrato la quota picco di 186 microgrammi di Pm10 per metro cubo d'aria. Nello stesso periodo la Lega Nord sta promuovendo una raccolta di firme per chiedere l'installazione di una centralina per la rilevazione della qualità dell'aria, unitamente alla revisione dei percorsi degli autobus in Via Foppa e nella zona Stazione. La situazione infatti, a causa dei vari cantieri che si apriranno in città e alla decisione della giunta di chiudere il centro storico alla circolazione delle auto, vedrà peggiorare sempre di più la qualità dell'aria nel resto della città. Per non parlare poi della zona sud in cui la qualità dell'aria viene resa spaventosa dalla presenza della tangenziale, dell'autostrada, dell'inceneritore, della centrale elettrica di Lamarmora, dell'Alfa Acciai e dell'acciaieria di San Zeno. Già nell'anno 2000 il parametro delle polveri totali sospese (PTS), ridotto nel numero di rilevamenti per l’introduzione degli analizzatori di PM10 (polveri fini con diametro inferiore a 10 micron) segnava nella centralina di Via Ziziola dei valori molto superiori rispetto alla Centralina presente in Broletto e ancora nel 2001 dei valori di molto superiori alla centralina presente in Via Triumplina, poi per magia questa centralina è stata tolta e quindi ora gli abitanti di tutta la zona sud possono solo immaginare la qualità e la quantità di inquinanti che respirano. Consiglio pertanto alla Lega, ai Partiti dell'opposizione, agli amminstratori della sesta circoscrizione, a tutti gli abitanti della zona sud e anche alla giunta comunale in carica di pretendere la reinstallazione di una centralina anche in questa zona e di monitorare costantemente i dati rilevati. Carl William Brown


LEGGI LA PERICOLOSITA' DEL FLUFF E DEL PCB


Ambiente/ Dossier 2005 di Legambiente: bilancio in rosso Lunedí 02.01.2006 10:17

"C'è la delega per riscrivere la normativa ambientale e la devastante ricaduta sul territorio del terzo condono edilizio. Parallelamente, si è assistito impotenti all'indebolimento delle strutture pubbliche di tutela e controllo in campo ambientale, mentre ha preso corpo l'idea sciagurata di risanare i conti dello Stato mettendo in vendita i beni culturali e paesaggistici ed è ricomparsa all'ultimo minuto la svendita delle spiagge. Un 2005 segnato da un stato dell'ambiente profondamente in rosso". Lo dice Legambiente, ma lo confermano i numeri: "Nell'anno appena trascorso - rileva l'associazione ambientalista, che, sul sito, traccia un bilancio dell'anno appena trascorso - sono stati registrati dalle forze dell'ordine ben tre illeciti ambientali ogni ora. Se in passato, insomma, non sempre si è fatto bene, oggi, quando la sensibilità ambientale è più spiccata e non mancano gli strumenti anche culturali per appaiare sviluppo a ambiente, si rischia di fare peggio".

I numeri: "In questo ultimo anno, in Italia sono aumentati tutti i fenomeni di illegalità ambientale (già + 32% nel 2003). Gli illeciti ambientali accertati dalle forze dell'ordine nel corso del 2004 sono stati 25.469 (tre ogni ora), un dato sostanzialmente in linea con quello del 2003, quando le infrazioni accertate erano state 25.798; resta stabile il numero dei sequestri effettuati (8.656) e quello delle persone arrestate (158); cresce in maniera sensibile il numero delle persone denunciate: ben 21.707, con un incremento del 10,4% rispetto al 2003 (numeri che risentono senz'altro del maggiore impegno dedicato dalle forze dell'ordine contro fenomeni di particolare gravità, come il traffico illecito di rifiuti, che coinvolgono una pluralità di soggetti).

Per tracciare il quadro generale, Legambiente prende volutamente in esame come primo parametro il business delle Ecomafie, cioè "quella che si può tranquillamente definire la quinta industria italiana per fatturato (24.600.000.000 nel 2004; + 30% rispetto al 2003), dopo Eni, Fiat, Enel e Telecom, e prima di Tim, Finmeccanica, Pirelli, Erg ed Edison.

Ma quali sono i campi in cui il business degli affari in nero prolifica a colpi di milioni di euro? L'abusivismo edilizio, tanto per cominciare. Una piaga purtroppo in continua crescita (+3,6% nel 2004) e la causa principale è sempre la stessa: il terzo, sciagurato, condono edilizio. Basta leggere i numeri per trovare immediate conferme: le nuove case abusive (al netto delle cosiddette trasformazioni d'uso rilevanti su costruzioni già esistenti) sono state 32mila nello scorso anno, ovvero 3mila in più rispetto al 2003, l'anno dell'impennata.

Le stime, prudenziali, relative al 2005 indicano un ulteriore diluvio di cemento illegale: altre 32mila nuove costruzioni abusive, accompagnate dalla sensazione di una "marea che continua a crescere". Le domande presentate per l'ultimo condono sono state appena 120mila, per un incasso di 968 milioni di euro, a fronte di ben 362mila abusi dal 1994 a oggi su tutto il territorio nazionale, di cui 260mila sono costruzioni destinate ad uso abitativo; sono aumentati i consumi di rifiuti (+4,6% pro capite nel triennio 2000-2003).

Ambiente/ Dossier 2005 di Legambiente: bilancio in rosso Lunedí 02.01.2006 10:17

Al Sud permangono ritardi infrastrutturali e incapacità di uscire dalla crisi nella gestione dei rifiuti. La raccolta differenziata - rileva Legambiente - non arriva all'8% e si smaltisce in discarica più del 90% dei rifiuti. A livello nazionale, la raccolta differenziata è al 21,5% (in progresso, ma lontana dall'obbiettivo del 35% che si doveva raggiungere nel 2003) ed è comunque un fenomeno positivo di alcune regioni del Centro-Nord, con i casi di successo di Lombardia e Veneto che sono già al 40%.

E anche nel campo dei rifiuti, i furbi non perdono tempo. Ogni giorno, quasi cinque reati nel traffico illegale dei rifiuti: dal 1994 al 2003 sono state 17.097 le infrazioni accertate nel nostro Paese. Un business che in dieci anni ha fatto guadagnare alla criminalità ambientale ben 26,9 miliardi di euro e che per quasi il 39% si è concentrato nelle quattro regioni a tradizionale presenza mafiosa: Campania, Puglia, Calabria e Sicilia.

Oltre il 50% delle auto in circolazione nel nostro Paese si trova nel Nord e qui si consuma la metà del carburante. Il consumo di carburante è in crescita (+7,5%); nel 2003 sono state immatricolate oltre 2milioni e 580mila nuove autovetture, portando il parco circolante di autovetture a 38,4 milioni di mezzi, con una densità di 59,3 auto ogni 100 abitanti, la più alta a livello europeo.

Altro mercato sempre florido è la cosiddetta Archeomafia, ovvero i furti di opere d'arte e di reperti archeologici: un giro d'affari attivo soprattutto nel Nord, come in Piemonte, nel Lazio e in Lombardia. Le opere trafugate nel 2004 sono arrivate a 19mila pezzi, il 4,7% in più rispetto al 2003. Un vero e proprio museo, che si arricchisce sempre più, nonostante la diminuzione dei furti scesi del 7,9% (1.190 nel 2003,) secondo i dati forniti dal Comando Tutela patrimonio culturale dell'Arma dei carabinieri.

Ambiente/ Dossier 2005 di Legambiente: bilancio in rosso Lunedí 02.01.2006 10:17

"La criticità più grande - spiega Roberto Della Seta, presidente nazionale di Legambiente - è nella risposta del mondo politico. Al condono edilizio, all'indebolimento delle strutture pubbliche per la tutela, all'immobilismo nel Sud, si sommano provvedimenti che incancreniscono lo stato delle cose. Basti pensare all'ultima finanziaria, che taglia, complessivamente, più di un quarto delle risorse che il dicastero ambientale avrà a disposizione per il 2006".

Al ministero dell'Ambiente - riferisce l'associazione del cigno - andranno 930 milioni di euro in tutto, 230 milioni di euro in meno rispetto allo scorso anno quasi totalmente defalcati dalle spese per investimenti. Si evidenzia che alle più importanti leggi per l'ambiente vengono tolti fondi essenziali: per la difesa del suolo si scende da 200 a 120 milioni di euro, per gli interventi contro il rischio idrogeologico da 50 a 30, per la bonifica dei siti inquinati da 14 a 8 milioni (con un taglio che dal 2003 è stato del 135%).


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La Protezione Civile subisce un taglio di 40 milioni di euro, mentre ai programmi di tutela ambientale vengono tolti tutti e 100 i milioni del fondo, arrivando a zero, così come accade alla mobilità ciclistica. Alle aree protette in cinque anni sono stati tagliati 11 milioni di fondi, su una dotazione che nel 2006 si attesterà sui 41 milioni di euro, con un taglio netto di circa 2 milioni e 600 mila euro. Tagli anche alla cooperazione allo sviluppo, per le risorse a dono, di quasi il 35%, passando da 572 a circa 392 milioni e, nonostante i tanti proclami fatti in questi anni (Berlusconi arrivò a promettere nel 2001 l'1% del Pil per la cooperazione allo sviluppo), l'Italia è all'ultimo posto dei Paesi donatori dell'Ocse con la vergognosa percentuale dello 0,15% sul Pil.

Per le opere infrastrutturali si spenderà il 75% in più: 239 milioni di euro rispetto ai 182 dell'anno scorso. Gravissima la permanenza nel maxi-emendamento del comma che permette la realizzazione di poli turistici di qualità e la conseguente svendita delle spiagge. Tutte decurtazioni, queste, solo in parte compensate dallo stanziamento per gli oneri del Protocollo di Kyoto, pari a 100 milioni di euro.

Un giudizio complessivamente negativo, che non impedisce, però, di cogliere alcuni segnali in controtendenza: come gli straordinari segnali di diffusione dell'agricoltura biologica (con in testa Sicilia e Sardegna), la leadership europea nei prodotti tipici, con oltre 145 prodotti a marchio Dop e Igp distribuiti in tutte le regioni (15 si sono anche dichiarate libere da Ogm), un serbatoio di biodiversità, con 2.700 siti che fanno parte della Rete Natura 2000 dell'Unione Europea (il sistema di aree protette copre quasi l'11% del territorio italiano), profondamente intrecciato con la storia e la cultura dei territori (un record i 39 siti riconosciuti dall'Unesco). Nel settore edilizio ci sono i maggiori rimpianti, non solo per le occasioni mancate, ma anche per il condono edilizio, che ha ulteriormente reso pesante l'impatto ambientale e legale. Comunque, arriva un segnale importante: l'ottimo risultato (eccezion fatta per il Sud) degli incentivi alla manutenzione.

Trascurato dalle grandi opere promesse dal governo vive, invece, un autentico boom il trasporto marittimo (+6,7% per i passeggeri, +8,2% per i container nel 2003) e riprendono fiato i boschi.


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