COMITATO PER L'AMBIENTE E IL
RISPARMIO ENERGETICO DI BRESCIA
Polveri sottili, particolato atmosferico, PM10; PM2,5;
nomi diversi per indicare un particolare tipo di inquinamento atmosferico che può essere
studiato ed osservato mediante il microscopio elettronico a scansione. Questa tecnica di
analisi consente di ottenere informazioni aggiuntive rispetto alle tecniche normalmente
impiegate. Riportiamo in queste pagine alcuni esempi delle osservazioni che possiamo
eseguire mediante il nostro microscopio elettronico a scansione SEM.
Prima di tutto qualche notizia sul PM10, in breve:
1) Per particolato si intendono tutte le particelle
solide o liquide sospese nell'aria, esclusa l'acqua pura, con dimensioni microscopiche. Il
PM10 è il particolato atmosferico che ha un diametro uguale o inferiore a 10 µm.Qualche
dettaglio.
2) Il PM2.5 è la frazione più fine del PM10, costituita dalle particelle con diametro
uguale o inferiore a 2,5 µm
3) Il diametro delle particelle è considerato il parametro più importante per
caratterizzare il comportamento fisico del particolato atmosferico
4) Il PM 2,5 è il particolato più pericoloso per la salute e l'ambiente: questo
particolato può rimanere sospeso nell'atmosfera per giorni o settimane. Le particelle
maggiori (da 2,5 a 10 µm) rimangono in atmosfera da poche ore a pochi giorni,
contribuiscono poco al numero di particelle in sospensione, ma molto al peso totale delle
particelle in sospensione. Sono significativamente meno dannose per la salute e l'ambiente
5) Ne consegue che la misura del PM10 (espresso in µg/m3) quale metodo di valutazione
dell'inquinamento da particolato fornisce informazioni incomplete: non distingue le
particelle grossolane dal pericoloso PM 2,5. Paradossalmente, un elevato valore del PM10
può corrispondere alla presenza di poche particelle del tipo PM 2,5 e molte di dimensioni
maggiori: una situazione più accettabile rispetto ad un PM10 di valore inferiore con
poche particelle grossolane e molte dal PM 2,5.
6) Sono quindi importanti le osservazioni consentite dal microscopio elettronico a
scansione: usare questa tecnica vuol dire vedere le particelle, contarle distinguendo le
varie famiglie, osservarne l'evoluzione nel tempo in forma, dimensioni e numero, su scala
di qualche decina di minuti, studiare la composizione chimica della frazione di maggiori
dimensioni del PM10.
7) Il PM 2,5 è una miscela complessa di migliaia di composti chimici e, alcuni di questi
sono di estremo interesse a causa della loro tossicità. L'attenzione è rivolta agli
idrocarburi aromatici policiclici (PHA) che svolgono un ruolo nello sviluppo del cancro.
Alcuni nomi: Fluoranthene, Pyrene, Chrysene, Benz[a]anthracene, Benzo[b]fluoranthene,
Benzo[k]fluoranthene, Benzo[a]pyrene, Dibenz[a,h]anthracene.
8) Quale sarebbe il valore del PM10 in natura senza la presenza dell'uomo? Le
concentrazioni di PM in atmosfera dipendono sia da sorgenti naturali che antropiche. La
concentrazione di fondo di PM è solitamente definita come la distribuzione delle
concentrazioni di PM che si osserverebbe in assenza di emissioni antropiche di PM
(particelle primarie), e in assenza di emissioni antropiche che precorrono la formazione
di PM (particelle secondarie), quali VOC (volatile organic carbons), NOx ed SO2. Come
termine di paragone, si pensi che l'intervallo atteso per le concentrazioni naturali di
fondo su base annuale varia da 4µg/m3 a 11µg/m3 per il PM10 e da 1µg/m3 a 5µg/m3per il
PM2,5 nei luoghi remoti del Nord America.
9) Per saperne di più:Per chi voglia approfondire l'argomento "polveri
sottili", consigliamo questo report redatto dal CEPA/FPAC (Canadian Environmental
Protection Act/Federal-Provincial Advirsory Committee) che tratta per esteso delle
caratteristiche fisico-chimiche del particolato atmosferico, del suo impatto sulla salute
e sull'ambiente, ecc.. (IN LINGUA INGLESE) http://www.esemir.it/particolato/PM10.pdf
Come esempio di analisi sul PM2.5 nell'area milanese si veda il seguente abstract (IN
LINGUA INGLESE) http://www.esemir.it/particolato/PM2_5.pdf
Studio inglese sulle particelle sottili: l'abitacolo
delle vetture pubbliche ricettacolo di smog
A bordo dei taxi l'aria più inquinata, veleni anche sui bus.
Usare la bicicletta o le proprie gambe si conferma una scelta vincente per tutelare la
salute.
ROMA Il luogo più inquinato della città è il taxi. Durante una corsa a ogni
inspirazione si inalano più di 100mila particelle ultrasottili per centimetro cubico. Del
particolato ultrasottile fanno parte le sostanze inquinanti con un diametro inferiore ai
100 nanometri (Un capello umano). Sono polveri particolarmente rischiose perché riescono
a penetrare in gran numero e in profondità nei polmoni.
Migliore di poco rispetto al taxi è la situazione in autobus, dove il livello di
particelle si avvicina alle 100mila per centimetro cubo. Andare in bicicletta o a piedi si
conferma una scelta vincente per la salute (rispettivamente 80mila e 50mila particelle).
Ma a sorpresa la soluzione migliore in assoluto per spostarsi in città si rivela
l'automobile. All'interno dell'abitacolo infatti il livello di particelle non supera le
40mila per centimetro cubo. La tabella delle misurazioni arriva da Londra, da un gruppo di
ricercatori dell'università Imperial College. I risultati appaiono sull'ultimo numero del
Journal Of Atmospheric Environment. L'alta esposizione agli inquinanti che si ha nel taxi
- ha spiegato la coordinatrice della ricerca Surbjit Kaur - deriva dal fatto che queste
vetture trascorrono buona parte della giornata negli ingorghi, cioè proprio alla fonte
dell'inquinamento. Per ottenere misurazioni così precise è stato usato un apparecchio
capace di visualizzare e contare le le particelle ultrasottili che si vengono a trovare
attorno alle vie respiratorie di un individuo. "La forza di questo sistema - conferma
Mark Nieuwenhujisen, sempre dell'Imperial College - è proprio il suo aspetto visivo. Il
fatto di toccare con mano l'inquinamento che ci circonda può aprire la strada a campagne
di comunicazione efficaci per evitare i luoghi più inquinati". Elena Dusi La
Repubblica 11-01-2006
Uomo in salute Ultimo aggiornamento: 18/02/05
Inquinati e inquinatori
L'aria non è più quella di una volta, un luogo comune che corrisponde sempre più a una
triste realtà. Sembra ormai accertato, infatti, il contributo determinante dato alla
diffusione delle malattie cardio-polmonari dall'aria che si respira inquinata dallo smog.
E in particolare dalle famigerate polveri sottili. Ma che cosa sono? Lo abbiamo chiesto a
Gaetano Maria Fara, direttore dell'Istituto di Igiene dell'Università La Sapienza di Roma
e più volte membro di commissioni ministeriali sull'argomento.
Sottili ma pericolose
"Le polveri sottili o PM10 sono particelle solide o
liquide di dimensioni abbastanza piccole da rimanere sospese nell'aria e venire quindi
inalate attraverso il respiro. La classificazione si basa sul diametro delle particelle
stesse. L'azione nociva è inversamente proporzionale alle dimensioni particellari"
spiega Fara. "Quelle con un diametro maggiore di 30 micron cadono a terra perché
troppo pesanti, quelle molto piccole non riescono a fissarsi all'albero respiratorio. La
dimensione "ideale" è tra i 5 e i 10 micron sono queste che si fissano alle vie
polmonari, raggiungendo i tratti successivi delle vie respiratorie". E i rischi non
sono pochi. Basti pensare che l'Unione italiana per la pneumologia ha parlato di 12 mila
italiani uccisi dallo smog ogni anno e le polveri sottili sono considerate dall'OMS, la
principale minaccia alle nostre aspettative di vita. Ma sono davvero così pericolose?
"L'azione dannosa - riprende Fara - è a due livelli: irritante e cancerogena. Le
polveri sottili possono, infatti, portare sostanze irritanti come il carbone o idrocarburi
tossici che svolgono un'azione cancerogena. Nulla comunque se confrontata col danno delle
particelle inalate con il fumo di tabacco. Le principali polveri sottili sono prodotte dal
traffico veicolare e dagli impianti di riscaldamento, che non rappresentano però una
minaccia costante. Il fumo invece sì, anche per la concentrazione maggiore di agenti
inquinanti. In un certo senso poi potrebbe essere un fenomeno più controllabile con
campagne di educazione alla salute e di disincentivazione al fumo. Intervenire
sull'inquinamento è più difficile". Ma l'inquinamento è un fenomeno stagionale?
"Senz'altro sì" - risponde il professore. "I picchi di inquinamento
coincidono con l'inverno quando il riscaldamento delle case è al massimo. Poi ci sono
zone particolari come la Pianura padana o la California dove esiste il fenomeno
dell'inversione termica che peggiora i danni da inquinamento". Cioè? E' un
particolare fenomeno tipico delle zone dove c'è un alternarsi di colline e valli. Questa
caratteristica conformazione geografica fa sì che il normale gradiente atmosferico,
quello per cui la temperatura dell'aria, diminuisce all'aumentare della quota altimetrica
si arresti in prossimità degli avvallamenti determinando un ristagno di inquinanti"
Un quadro piuttosto preoccupante, rispetto al quale l'Unione Europea ha stabilito nel 1999
i nuovi limiti dell'inquinamento urbano. A questo si devono gli interventi recenti delle
amministrazioni locali con targhe alterne e blocchi del traffico. Ma serve a qualcosa il
blocco occasionale del traffico? "Quando si oltrepassa una soglia d'allarme -
sottolinea il professore - interventi di questo tipo sono molto utili. Ma altrimenti i
blocchi occasionali fatti la domenica, quando per altro c'è normalmente meno traffico,
non fanno granché. Tutt'al più può servire a livello propiziatorio per educare i
cittadini a non usare la macchina. L'inquinamento andrebbe affrontato separando le aree di
traffico da quelle di lavoro, ricorrendo di più ai mezzi pubblici, possibilmente
elettrici, non scaldando troppo le case, basti pensare che ogni grado in più aumenta del
5% il rischio. E' un problema culturale, bisognerebbe imparare a rinunciare a un po' di
caldo in casa e a usare meno le automobili". Non bastano gli interventi di emergenza,
perciò, ma servono interventi strutturali come l'eliminazione dei mezzi più inquinanti,
la drastica riduzione del trasporto privato e rilancio della mobilità pubblica. Obiettivi
che si possono raggiungere con l'impegno di diverse istituzioni ma anche con quello dei
cittadini.
Marco Malagutti
MARTEDÌ, 11 NOVEMBRE 2003 Pagina 11 - Udine «È
NECESSARIO UN DECRETO PER FERMARLA»
GLI AMBIENTALISTI
TORVISCOSA. Conferenza a Torviscosa sulle emissioni delle polveri sottili e, soprattutto,
delle polveri secondarie, o micropolveri, prodotte dalle centrali a turbogas con la
presenza del ricercatore del Cnr di Bologna, Nicola Armaroli, e dellAusl bolognese,
Claudio Po. I comitati di difesa ambientale della Bassa Friulana stanno organizzando
lincontro affinché si faccia chiarezza su questo punto fondamentale prima della
costruzione della centrale da 800 Mw della Edison/Caffaro.
Dunque, mentre Edison tace sulla querelle sorta dopo le affermezioni dei ricercatori
bolognesi in merito alla pericolosità delle micropolveri e delle polveri sottili, il
mondo ambientalista è in forte fermento e più che mai intende opporsi alla realizzazione
di questa centrale da 800 Mw: sarebbe disponibile ad accettarne una massimo da 400 MW.
«Altro che decreto sblocca centrali: dopo lo studio di Bologna sembrerebbe logico
lesatto contrario - sostengono gli ambientalisti della Bassa -, vale a dire una
moratoria generalizzata per valutare leffettivo impatto ambientale delle emissioni
delle polveri ultrafini, PM2, 5, PM1 e PM 0,1. Infatti le Via ministeriali con le quali
sono state autorizzate queste centrali non fanno minimamente menzione di questi
pericolosissimi inquinanti». Lambientalista Paolo De Toni, sottolinea che già nel
2000 era stata posta la questione, «nella stesura delle osservazioni alla megacentrale di
Torviscosa - ricorda - avevamo sollevato il problema del particolato fine, ma non ci è
stata data nessuna risposta in merito. Certo, in Italia tutto è possibile, anche un
ulteriore miracolo del Ministro San Marzano, che con la scusa del black out o
attraverso altri artifizi tenterà di smentire lo studio suddetto e di dire che tutto va
bene». É opinione del Comitato di Difesa della Bassa «che ora sindaci e , presidenti di
Provincia e di Regione, dovranno esprimersi in merito: è un atto dovuto nei confronti
dellintera popolazione regionale. Dal canto nostro intensificheremo la
controinformazione su questo problema e sullassoluta necessità di una politica
energetica seria e ambientalmente compatibile». (f.a.)
MARTEDÌ, 11 NOVEMBRE 2003Pagina 11 - Udine
«Decida la Regione sullimpianto»
Secondo i comitati bisogna riammodernare i complessi già
esistenti
TORVISCOSA. Mentre la Edison di Torviscosa, per nulla preoccupata dalle polemiche sorte
sulla pericolosità delle emissioni sottili delle centrali a turbogas, si appresta alla
cerimonia della posa della prima pietra della centrale, il presidente del Cordicom
(coordinamento dei Comitati territoriali dei cittadini associati del Friuli Venezia
Giulia), Luciano Zorzenone, chiede al presidente della Regione, Illy, il blocco totale
delle concessioni in attesa dellapprovazione concordata del Piano energetico
regionale. «La sovranità della Regione a statuto speciale nelle gestione del territorio
e delle risorse - dice Zorzenone - non deve accettare che per impianti fino a 300 Mw le
decisioni possono essere prese in loco, mentre per impianti di dimensioni maggiori, che
hanno inevitabilmente un pesantissimo impatto ambientale siano altri a decidere per noi.
È un trattamento da vigilato speciale e non da statuto speciale». Zorzenone,
evidenziando che nella «pietosa e patetica storia del black out di tempo addietro», dove
la risposta è «fare nuove centrali», propone il riammodernamento di quelle esistenti al
fine di farle funzionare al meglio. Per il Piano energetico regionale, sostiene, si devono
inserire due elementi importanti: precisi parametri ambientali che devono essere
rispettati anche per le centrali esistenti, e lassoluto impegno da parte dei gestori
delle centrali a rispettare le quantità di energia che si erano impegnati a produrre
quando sono state concesse le autorizzazioni, inoltre propone lincentivazione di
impianti alternativi. «Per quanto riguarda il Fvg - sostiene Zorzenone -, mi risulta che
da anni sono inevase le richieste di realizzazione di centrali idroelettriche, questo
perché manca una attenzione verso lutilizzo intelligente delle risorse della
Regione. Lasciando fare agli industriali, questi farebbero le centrali sul castello di
Udine o su quello di Gorizia se solo fosse economicamente conveniente, o (come ora) una
mega centrale a Torviscosa su un terreno devastato da decenni di inquinamento mai
risanato. Oppure a Udine in una zona industriale realizzata in modo sbagliato nel posto
più sbagliato che ci potesse essere, con un inquinamento che sta raggiungendo limiti
osceni». «Ed anche ad Udine - conclude il presidente del Cordicom - vogliono costruire
una centrale analoga con indicato che il 25 per cento della produzione andrà ad una
acciaieria locale ed il 75 per cento verrà venduto fuori di regione: ma non mancava in
Fvg lenergia?» (f.a.)
MARTEDÌ, 11 NOVEMBRE 2003 Pagina 11 - Udine
Si formano in atmosfera Polveri secondarie peggiori delle sottili
IL NUOVO FRONTE
TORVISCOSA. La partita fondamentale sulla quantità delle emissioni delle centrali a
turbogas, non è costituita dalle polveri sottili, «ma si gioca tutta su unaltra
famiglia di micropolveri: le cosiddette secondarie, che nascondono in maniera
completamente diversa dalle precedenti, molto più laboriosa, lenta e lontano dalla
fuoriuscita del camino».
Questo è il giudizio tecnico espresso da Michele Fabbri e Francesca Noceti sulla rivista
specializzata Galileo. I due scendono in campo, infatti, per quello che considerano il
vero pericolo di questo tipo di centrale: le polveri secondarie. «Esse - evidenziano - si
formano in atmosfera attraverso complessi processi di natura fotochimica, a partire
soprattutto da molecole di ossidi di azoto (Nox) e di biossido di zolfo (SO2) emessi dalla
centrale. Sono molto più difficili da catturare e misurare (tanto che in futuro si
useranno i satelliti). Risentono del clima (temperatura, umidità,
circolazione dellaria) in cui si formano e della presenza di altre sostanze presenti
nellaria (ad esempio emissioni di altri impianti in zona). Galleggiano
in atmosfera per alcune settimane e rappresentano una percentuale molto rilevante delle
emissioni di Nox e So2 da cui derivano (oltre il 50 per cento). Da questa percentuale
dipende il fatto che la quantità totale di queste micropolveri è molto grande».
Fabbri e la Noceti concludono ricordando che per un impianto che emetta un migliaio di
tonnellate di Nox allanno, come gran parte delle turbogas progettate, «è facile
dedurre che si tratta di molte centinaia di tonnellate». (fr.a.)
MARTEDÌ, 11 NOVEMBRE 2003 Pagina 11 - Udine
LArpa rassicura sullinquinamento: «Il metano è la soluzione migliore»
LALTRO STUDIO
TORVISCOSA. «Le polveri da centrale a ciclo combinato turbogas sono trascurabili rispetto
alle emissioni da impianti alimentati con altri combustibili (olio, carbone,
orimulsion)». A scendere in campo contro la affermazioni dei ricercatori dell Cnr e
dallAusl bolognese, Armaroli e Po, è il direttore generale di Arpa Emilia-Romagna,
Edolo Minarelli, che ha sottolineato che i due ricercatori «hanno scambiato una ricerca
di letteratura disponibile su Internet con una supposta conoscenza internazionale,
nascondendo così una completa improvvisazione sul tema». «Si è detto - ha detto
Minarelli - che una centrale da 800 Mw può emettere quantità di polveri sottili pari
allintero traffico della città di Bologna, stimato in 300 t/anno. É bastata una
semplice valutazione per confermare i dubbi emersi immediatamente: un riscontro con i
controlli effettuati sulle centrali a turbogas esistenti, confrontati con le attività
svolte dalle Agenzie Arpa di altre regioni, porta alla conclusione che le tonnellate
emesse non possono essere superiori a 20, valore confermato dalle simulazioni
modellistiche. É lordine di grandezza già contenuto nella Valutazione di impatto
ambientale strategica effettuata dallArpa sul Piano energetico regionale: le polveri
da centrale a ciclo combinato turbogas sono trascurabili rispetto alle emissioni da
centrali alimentate con altri combustibili. Senza esprimere i giusti valori di una
centrale alimentata a gas naturale rispetto alle altre, si riduce la percezione del
rischio che comporta luso di un combustibile, che solo per le polveri è almeno 10
volte più impattante del gas naturale». Dello stesso avviso del direttore dellArpa
dellEmilia-Romagna sono lingegnere chimico Daniele Fraternali e Olga Olivetti
Selmi, ingegnere ambientale della Servizi territoriali srl di Cinisello Balsamo, che in
uno studio da loro condotto evidenziano che le emissioni di una centrale da 800 Mw
sarebbero pari a 28 t/anno e non 290 t/anno come citato dai ricercatori di Bologna. «Un
dato - dicono - certamente anchesso non del tutto trascurabile, ma di sicuro minore
impatto ambientale rispetto al valore pubblicato». Anche loro evidenziano
«unincongruenza nel dato americano: ricostruendo infatti i calcoli che hanno
portato alla emissione citata (290 t/anno) di particolato solido (Pm10), il valore di
emissione corretto risulta 10 volte inferiore».(f.a.)
Commento
a cura di www.ecologiasociale.org
Sulla rivista "La Chimica e l'Industria" del
novembre 2003 compaiono sia il secondo articolo di Armaroli e Po che l'articolo di
Fraternali e Oliveti in risposta al primo articolo di Armaroli e Po pubblicato sulla
stessa rivista in maggio 2003. L'intervento di Fraternali e Oliveti tocca solo il problema
delle emissioni al camino e non la formazione delle micropolveri in atmosfera a partire
dagli ossidi di azoto. Il confronto fra le due posizioni è di nuovo spiegato sul sito
Galileo.it.
Lo stesso direttore dell'Arpa dell'Emilia Romagna ha recentemente (sul quotidiano "Il
Resto del Carlino" ) dovuto correggersi ed affermare che il lavoro dei due
ricercatori è un "buon lavoro"
Links per evere tutto il metriale sul tema
http://www.ecologiasociale.org/pg/energia.html
http://www.nocentrale.it/
http://www.galileonet.it/Magazine/mag0341/0341_4.html
COMITATO PER L'AMBIENTE E IL RISPARMIO ENERGETICO DI BRESCIA
|