In questa
sezione raccoglieremo dei piccoli estratti di opere
letterarie famose, delle riflessioni brevi di vari autori, allo scopo sia di fornire ai naviganti un po' di buon materiale per le
loro letture, sia allo scopo di fare da stimolo alla critica e alla produzione di nuovi
lavori. Il tutto viene così ad unirsi all'offerta di più di 80.000 aforismi messi in
rete, 15.000 in italiano e gli altri in lingua inglese raggiungibili dai nostri links,
alla sezione dei nuovi autori, e a tutte le altre pagine, vale a dire quella dei forum,
quella dei libri in rete, quella delle promozioni, delle chat e via dicendo. Così facendo
si cercherà di creare un ponte tra le nuove leve, gli autori più o meno affermati
e i vari operatori del settore allo scopo sia di aumentare sempre più la popolarità di
tutti gli amanti di questo mondo, sia di fare al tempo stesso da guida, da stimolatori e
da promotori a tutti coloro i quali amano leggere e scrivere; a tutti quelli che credono
sempre più fermamente nel valore positivo della pluralità dei testi, del dialogo e del
confronto dialettico e a quanti sono più o meno consapevoli del bisogno che tutti abbiamo
di un minimo di aiuto, di conforto e di solidarietà. Si sa sin troppo bene infatti che
l'arte nasce dal dolore e noi fino a prova contraria pur volendo certamente essere degli
artisti vogliamo anche cercare di soffrire un po' di meno, sempre che la cosa sia
possibile! Se dunque anche tu vuoi far sentire la tua voce, non devi far altro che unirti
a noi, e quindi devi leggere il nostro statuto, i Principi Sintetici ed Enigmatici di Daimonologia
Applicata, il nostro lascito, il testamento di Carl William Brown e poi potrai
contattarci, dopo aver dato un'occhiata alla nostra politica leggendo la nostra pagina
delle promozioni. A presto dunque e buon divertimento.
Ciao, ciao e a presto!
Tre e' il numero della Trinità, tre furono gli
Angeli che visitarono Abramo, i giorni che Giona passò nel ventre del gran pesce, quelli
che Gesù e Lazzaro trascorsero nel sepolcro ; le volte che Cristo chiese al Padre che il
calice amaro si allontanasse da lui, quelle che si appartò a pregare con gli Apostoli.
Tre volte lo rinnegò Pietro e tre volte si manifestò ai suoi dopo la risurrezione. Tre
sono le virtù teologali, tre le lingue sacre, tre le parti dell'anima, tre le classi di
creature intellettuali, angeli, uomini e demoni ; tre le specie del suono, vox, flatus,
pulsus ; tre le epoche della storia umana, prima, durante e dopo la legge. U. Eco. Il nome
della rosa
Saggezza. Flettiti e resterai integro, piegati e ti raddrizzerai, svuotati e sarai
colmato, consumati e ti rinnoverai, abbi poco e riceverai molto, abbi molto e sarai
confuso. Perciò il saggio abbraccia l'Uno ed è esempio al mondo. Non si mette in mostra
e perciò risplende, non si giustifica e perciò viene riconosciuto, non si vanta e
perciò emerge, non si identifica con le sue opere e perciò dura. E' perché non compete
che nessuno può competere con lui. E' verso colui che è integro che ogni cosa fluisce
spontaneamente. Lao-Tzu. Tao Te Ching
Ciascuno esamini i propri pensieri ; li troverà sempre occupati del passato e
dell'avvenire. Non pensiamo quasi mai al presente, o, se ci pensiamo, è solo per
prenderne lume al fine di predisporre l'avvenire. Il presente non è mai il nostro fine ;
il passato e il presente sono i nostri mezzi ; solo l'avvenire è il nostro fine. Così
non viviamo mai ma speriamo di vivere e, preparandoci sempre ad essere felici, è
inevitabile che non siamo mai tali. Pascal
Non confondete la notorietà e la fama con la grandezza. Molti che oggi vengono
considerati personaggi eminenti hanno ottenuto fama e fortuna senza reali meriti. D'altro
canto mi è capitato di incontrare grandi uomini e donne che vivevano una vita oscura.
Perché la grandezza è una misura d'animo di una persona, non è il risultato della
posizione raggiunta sul piano materiale. Nessuno ( e meno che mai gli esseri umani ) è in
grado di dare grandezza ad un altro perchè non si tratta di un prezzo ma di un
raggiungimento. E la grandezza può coronare la testa di uomini umili esattamente come
può coronare la testa di persone di alto rango. Sherman G. Finesilver
Una volta gli eserciti si portavano appresso le palle da cannone nel timore che,
incontrando per strada il nemico, non avrebbero avuto nulla da sparargli addosso. Come
peso specifico i rancori pesano quanto le palle da cannone. Ma non è molto sensato
portarseli dietro. E' assai probabile che il nemico non si renda neppure conto della
vostra inimicizia e sicuramente sarebbe sorpreso di sapere che gli state facendo la posta
con un cannone in tasca. E' quindi il caso di analizzare i vostri rancori. Comportatevi
come gli eserciti al termini delle ostilità : scaricate i cannoni e fate, nei cortili dei
castelli, delle cataste di palle di cannone. Poi vi meraviglierete di quanto siete più
leggeri. J. A. Thom
L'amore è qualcosa di più del desiderio del rapporto sessuale; è il mezzo principale
per sfuggire alla solitudine che affligge la maggior parte degli uomini e delle donne
durante gran parte della loro vita. C'è una paura redicata, nella maggior parte della
gente, della freddezza del mondo e della possibile crudeltà del gruppo; esiste un
desiderio di affetto che viene spesso nascosto da maniere dure, rozze e prepotenti negli
uomini e da continui rimproveri e lamentele da parte delle donne. Russell
Per miliardi di anni, ogni cosa, trascorso il tempo della sua apparizione e della sua
presenza, si perdeva irrimediabilmente nel passato. Su di essa cadeva un oblio senza fine.
L'essere viveva con gioia il suo giorno di festa. Poi la luce del sole presto cadeva. Era
questa la sua condanna. Sprofondava e si perdeva nel 'già stato'. E nessuno ne sapeva
più niente. Stanco di questo destino, di questo estinguersi senza posa, di questa contiua
caduta nel nulla, l'essere, con sforzi enormi e notevole dispendio di energia, inventò la
memoria, il ricordo. Attraverso di essa l'essere cominciò a sopravvivere a sé stesso. Le
cose continuavano a perdersi nel nulla, ma di esse restava il ricordo. Si trasformavano in
immagini. Non tutto era perduto. In un certo modo le cose passate continuavano a vivere.
Mario Alcaro
Consideriamo inoltre una gran cosa l'indipendenza dai bisogni, non perché ci si debba
accontentare del poco, ma per godere anche di questo poco se ci capita di non avere molto,
convinti come siamo che l'abbondanza si gode con più dolcezza se meno da essa dipendiamo.
In fondo ciò che veramente serve non è difficile da trovare ; l'inutile è invece
difficile. I sapori semplici danno lo stesso piacere dei più raffinati, l'acqua e un
pezzo di pane fanno il piacere più pieno a chi ne manca. Epicuro
L'epicentro della storia, e quindi dell'arte, della letteratura e del potere militare e
commerciale, sis posta lentamente sul globo terraqueo seguendo più o meno il cammino del
sole : nasce sulle rive occidentali dell'Asia, riposa un bel po' di tempo in Grecia,
quindi si trasferisce a Roma e qui, tra impero romano e papato, fa i comodi suoi fino
all'avvento della riforma ; dopo di che migra in Francia, in Inghilterra, Spagna e in
America dove attualmente si è messo di casa. Domani arriverà in Giappone e forse, dopo
un altro migliaio di anni, potremo rivederlo da queste parti. L. De Crescenzo
La scienza distrugge i principali piaceri dell'animo nostro perché determina le cose e ce
ne mostra i confini benchè in moltissime cose abbia materialmente ingrandito d'assaissimo
le nostre idee. (...). Le ha ingrandite come idee chiare, ma una piccolissima idea confusa
è sempre maggiore di una grandissima affatto chiara. L'incertezza se una cosa sia o non
sia del tutto, è pur fonte di una grandezza, che viene distrutta dalla certezza che la
cosa realmente è. Quindi l'ignoranza, la quale sola può nascondere i confini delle cose,
è la maggior sorgente di felicità (in quanto fonte principale delle idee indefinite) e
perciò la fanciullezza è l'età più felice dell'uomo, la più paga di se stessa, meno
soggetta alla noia. G. Leopardi
Io credo che tutto ciò che ha inventato questo nuovo Dio che tu chiami progresso sia solo
una serie di prolunghe. L'automobile è una prolunga delle gambe, il telefono una prolunga
dell'orecchio, il televisore dell'occhio e il computer del cervello ; ma nessuno di questi
nuovi marchingegni, che io sappia, è mai riuscito a cambiare l'Uomo nel suo profondo.
Passano gli anni infatti e, malgrado le nuove prolunghe immesse nel mercato, gli uomini
continuano a comportarsi come sempre. Non ci sono forse, ancora oggi, uomini ambiziosi
come Alcibiade, gelosi come Menelao e invidiosi come Tieste ? Quando, come spero, il
progresso sarà capace di produrre ad un prezzo conveniente anche l'Amore e la Libertà,
allora io diventerò un suo fervido seguace. L. De Crescenzo. Oi dialogoi
Per la maggior parte delle persone la felicità consiste nel vivere bene. Ma una vita
fatta di soli piaceri fisici, avverte Aristotele, è una vita di bestie. Qualcuno più
evoluto pensa che la felicità possa consistere negli 'onori' ovvero nelle ricchezze, nel
potere o nei simboli del potere. Questi piaceri, obietta ancora Aristotele, sono
gratificazioni solo per modo di dire, in qunato rimangono esterni all'individuo senza
arricchirlo davvero. Per Platone la felicità era l'Idea del Bene, del Bene in sé, come
lo chiamava lui, una qualcosa cioè di separato, che proprio in quanto separato diventa
irraggiungibile. Aristotele, in questo, bisogna convenire, era più pratico di Platone.
Per lui il bene consiste nel realizzare l'attività che ci è peculiare. Che vuol dire ?
Che se per l'occhio il massimo del bene è il vedere e per l'orecchio il sentire, per
l'uomo il massimo del bene consisterà nello svolgere quelle funzioni che sono proprie
degli uomini. L. De Crescenzo
Non riesco a convincermi che Dio abbia voluto introdurre nella creazione un essere così
immondo come la donna senza dotarlo di qualche virtù. E non posso non riflettere sul
fatto che Egli le ha concesso molti privilegi e motivi di pregio, di cui tre almeno
grandissimi. Infatti ha creato l'uomo in questo mondo vile, e dal fango, e la donna in un
secondo tempo, in paradiso e da nobile materia. E non l'ha formata dai piedi o dalle
interiora di Adamo, ma dalla costola. In secondo luogo, il Signore, che può tutto,
avrebbe potuto incarnarsi direttamente in un uomo in qualche modo miracoloso, e scelse
invece di abitare nel ventre di una donna, segno che non era poi tanto immonda. E quando
apparve dopo la risurrezione, Egli apparve ad una donna. Infine, nella gloria celeste,
nessun uomo sarà re in quella patria ; ne sarà invece regina una donna, che non ha mai
peccato. U. Eco ; Il nome della rosa
Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli. Beati quelli che
piangono, perche' saranno consolati. Beati i miti perché erediteranno la terra. Beati
quelli che hanno fame e sete della giustizia perché saranno saziati. Beati i
misericordiosi perché troveranno misericordia. Beati i puri di cuore perché vedranno
Dio. Beati gli operatori di pace perché
saranno chiamati figli di Dio. Beati i perseguitati a causa della giustizia perché di
essi è il regno dei cieli. Beati voi quando vi insulteranno e vi perseguiteranno e,
mentendo, diranno contro di voi ogni sorta di male a causa mia : rallegratevi ed esultate,
poiché grande è la vostra ricompensa nei cieli. Matteo 5,1
La vita di ciascuno trascorre tutta fra il volere e l'ottenere. Il desiderio per sua
natura è dolore, la soddisfazione genera ben presto saturazione: la meta era solo
apparente. Il possesso toglie ogni interesse: il desiderio, il bisogno ricompare sotto
nuova forma; dove non succede, subentrano lo squallore, il vuoto, la noia, che da
combattere sono altrettanto tormentosi come il bisogno. Schopenhauer
Gli sforzi incessanti per bandire il dolore non fanno altro che fargli mutare forma.
Inizialmente si presenta in forma di povertà, di miseria, di timore di perdere la vita.
Se, cosa difficilissima, si riesce a scacciare il dolore in questa forma, esso si
ripresenta immediatamente in mille altre forme, a seconda dell'età e delle circostanze:
come istinto sessuale, passione amorosa, gelosia, invidia, odio, angoscia, ambizione,
avidità, malattia, ecc. Se poi alla fine non trova più altre forme, si presenta nel
triste, abito grigio del fastidio e della noia, contro cui si cercherà di fare qualcosa.
Ma anche se si riesce a scacciarli, difficilmente sarà possibile farlo senza aprire
nuovamente la via al dolore in una delle forme precedenti. E così il ballo ricomincia da
capo; perché la vita umana è un continuo oscillare tra il dolore e la noia. Ma se noi ci
renderemo conto che il dolore come tale è essenziale ed inevitabile per la vita, e solo
la sua forma, la forma in cui si presenta, dipende dal caso; e dunque la nostra sofferenza
presente occupa un posto in cui, se non ci fosse quella, ne subentrerebbe subito un'altra
che adesso viene tenuta lontana dalla presenza di quella; e dunque essenzialmente il
destino può ben poco contro di noi. Una simile riflessione, se divenisse una convinzione
sentita, produrrebbe un grado notevole di stoica indifferenza e ridurrebbe di molto
l'angosciosa preoccupazione per il bene personale. Schopenhauer
Noi sentiamo il dolore, ma non l'assenza del dolore; sentiamo la preoccupazione, ma non
l'assenza della preoccupazione; la paura, ma non la sicurezza. Sentiamo il desiderio,
così come la fame e la sete; ma non appena è soddisfatto, succede come per il boccone
che, nel momento in cui viene inghiottito, cessa di esistere per la nostra sensibilità.
Sentiamo amaramente
la mancanza di piaceri e di gioie, quando non ci sono; dei dolori invece non sentiamo
direttamente la mancanza, anche se non ne proviamo da parecchio tempo, tutt'al più ce ne
ricordiamo per mezzo della riflessione. Solo dolore e mancanza infatti possono venire
sentiti positivamente, e dunque si fanno sentire da sé: il benessere invece è solo in
negativo. Perciò noi ci rendiamo conto direttamente dei beni più grandi della vita,
salute, giovinezza e libertà, solo quando le abbiamo perdute: perché anch'esse sono
negazioni. Dei giorni felici della nostra vita ci accorgiamo solo quando hanno ormai
lasciato il posto a giorni felici. Schopenhauer
Pochissimi sanno astenersi dal dire delle malvagità sul conto dei loro conoscenti, e
persino, se capita, degli amici ; eppure, quando poi vengono a sapere che è stato detto
qualcosa contro di loro, assumono un atteggiamento di indignato stupore. Evidentemente non
hanno mai pensato che, esattamente come essi malignano sul conto altrui, gli altri
malignano sul loro conto. Ci aspettiamo che gli altri abbiano per noi quel tenero amore e
quel profondo rispetto che noi proviamo per noi stessi. Non ci passa per la mente che non
possiamo aspettarci dagli altri che pensino di noi più bene di quanto noi non pensiamo di
loro, e la ragione per cui questo non ci passa per la mente è che i nostri meriti ci
appaiono grandi ed evidenti, mentre quelli degli altri, ammesso che pure esistano, sono
visibili solo ad un occhio caritatevole. B. Russell
Se ci fosse dato per magia il potere di leggere nel pensiero altrui, suppongo che la prima
conseguenza sarebbe la fine di tutte le amicizie ; la seconda però potrebbe essere
eccellente : poiché un mondo senza amicizie apparirebbe a tutti intollerabile,
impareremmo così ad avere simpatia l'uno per l'altro, senza bisogno di celare a noi
stessi, sotto il velo dell'illusione, che non ci giudicavamo reciprocamente assolutamente
perfetti. Sappiamo che i nostri amici hanno i loro difetti, eppure nel complesso sono
persone simpatiche, alle quali siamo affezionati. B. Russell
Ricordate che i motivi che determinano le vostre azioni non sono sempre così altruistici
come vi appaiono. Non sopravvalutate che gli altri si interessino di voi quanto voi
stessi. La grande maggioranza delle azioni umane, persino quelle più nobili, hanno un
fine egoistico, poiché, se non fosse altrimenti, la razza umana non potrebbe
sopravvivere. B. Russell
Da che cosa deriva che uno zoppo non ci irrita, e invece un intelletto zoppicante ci
irrita ? Perché uno zoppo riconosce che noi camminiamo diritti e un intelletto zoppicante
dice che siamo noi a zoppicare ; altrimenti ne sentiremmo pietà, non collera. Epitetto
domanda con maggiore forza : "Perché non ci adiriamo se ci si dice che abbiamo mal
di testa e ci adiriamo se ci si dice che ragioniamo male o che scegliamo male ?". La
ragione di questo è che noi siamo ben sicuri di non aver mal di testa e che non siamo
zoppi ; ma non siamo tanto sicuri di scegliere il vero. Di modo che, non avendone altra
sicurezza se non che lo vediamo con tutta la nostra vista, quando un altro vede con tutta
la sua vista il contrario, ne siamo perplessi e meravigliati, e tanto più quando mille
altri si burlano della nostra scelta. Pascal
Ogni oggetto in noi suol trasformarsi secondo le immagini ch'esso evoca e raggruppa, per
così dire, attorno a sé. Certo, un oggetto può piacere anche per se stesso, per la
diversità delle sensazioni gradevoli che ci suscita in una percezione armoniosa ; ma ben
spesso il piacere che un oggetto ci procura non si trova nell'oggetto per se medesimo. La
fantasia lo abbellisce condendolo e quasi irraggiandolo d'immagini care, né noi lo
percepiamo più qual esso è, ma così, quasi animato dalle immagini che suscita in noi o
che le nostre abitudini vi associano. Nell'oggetto, insomma, noi amiamo quel che vi
mettiamo di noi, l'anima che esso acquista per noi soltanto e che è trasformata dai
nostri ricordi. L. Pirandello
Dint'a buttegghia/ natu dit'e vino/ è rimasto. Embè, che faccio, m'o guardo ?/ Mo
teng'ment e dico :/ "Me l'astipo e dimane mo bevo ?"/ Dimane nun esiste/ e o
juorno e' primma, poiché se n'è ghiut,/ manc esiste./ Esiste sulo stu momento/ e chistu
dito e vin 'nta buttegghia./ Embè, che faccio, m'o perd ?/ Che ne parlammo a fa !/ Si m'o
perdesse, manc'a buttegghia/ me
perdunarria./ E allora bebo.../ e chistu surs e vin/ vence a partita cull'eternità. E. De
Filippo. ....E allora bevo ; 1978
Meglio era attenersi ai miti sugli dei che essere schiavi del destino dei fisici, perché
quelli almeno ammettono la speranza di placare gli dei onorandoli ; questo, per contro, ha
implacabile necessità. E la fortuna il saggio non la reputa una divinità quale la crede
il volgo - giacché nulla è fatto dal Dio senza ordine e misura - e nemmeno la stima una
causa incostante di tutti i beni e i mali degli uomini perché egli certo non crede che da
essa siano donati agli uomini i beni e i mali che hanno valore per la vita felice, sebbene
conceda che sotto il suo influsso siano di grandi beni e mali gli inizi. Infatti egli
giudica meglio essere assennatamente sfortunato che dissennatamente fortunato ; chè nelle
nostre azioni l'insuccesso di un saggio giudizio è preferibile al successo di ciò che,
privo di giudizio, è portato a buon esito dalla fortuna. Epicuro
Alla nostra fiducia negli altri contribuiscono spesso in misura preponderante pigrizia,
egoismo e vanità: la pigrizia quando, per non cercare, sorvegliare, agire noi stessi
preferiamo fidarci di un altro; l'egoismo quando il bisogno di parlare dei fatti nostri ci
induce a fidarci di un altro; la vanità quando oggetto delle confidenze sono le nostre
vanterie. Nonostante ciò pretendiamo che si onori la nostra fiducia. Schopenhauer
Ogni perfezione umana è affine a un difetto, nel quale minaccia di trasformarsi; ma,
viceversa, anche ogni difetto è imparentato ad una perfezione. Dunque l'errore in cui
incorriamo in merito a qualcuno si fonda spesso sul fatto che all'inizio della conoscenza
scambiamo i suoi difetti per le perfezioni ad essi affini, o viceversa: il prudente ci
sembra vigliacco, il parco avaro, il dissipatore generoso, il villano schietto e sincero,
lo sfacciato fornito di nobile fiducia in se stesso, e così via. Schopenhauer
In una fredda giornata d'inverno una comunità di porcospini si stringevano vicinissimi,
per difendersi dal freddo con il reciproco calore. Ma ben presto si sentirono pungere
dalle spine degli altri, e questo li fece di nuovo allontanare. Quando poi il bisogno di
scaldarsi li indusse ancora a riavvicinarsi, si ripeté l'altro inconveniente; vennero
così sballottati più volte fra i due mali, finché scoprirono una distanza intermedia a
cui si trovavano bene. Analogamente, il bisogno di compagnia, che nasce dal vuoto e dalla
monotonia del proprio intimo, avvicina gli uomini tra loro; ma le loro numerose qualità
sgradevoli e i difetti insopportabili li separano nuovamente. La distanza intermedia a cui
è possibile stare assieme, che infine trovano, è la cortesia, la finezza di costumi. In
virtù di esse il bisogno di riscaldarsi a vicenda viene soddisfatto in modo incompleto,
è vero, però in compenso non si sente la puntura delle spine. Ma chi possiede calore
interiore in abbondanza preferisce starsene lontano dalla società, per non dare né
ricevere disturbo. Schopenhauer
Se qualcuno riesce ad essere così forte, il mondo può solamente ucciderlo per spezzarlo,
e naturalmente lo fa. Non c'è nessuno che il mondo non spezzi, molti poi si rafforzano
nel punto dove sono stati spezzati. Quelli che non si spezzano altrimenti, il mondo li
uccide. Con imparzialità uccide chi ha troppa forza nella bontà o nella gentilezza o nel
coraggio; e se non sei di questi ucciderà pure te, siine certo; ma con minor fretta.
Hemingway
L'uso del termine 'persona' in tutte le lingue europee per indicare l'individuo umano
inconsciamente coglie bene nel segno: il significato originario di 'persona' è 'maschera
teatrale', e in effetti nessuno si mostra com'è, ma tutti portano una maschera e recitano
una parte. In generale tutta la vita umana è una commedia continua. Ciò la rende
insipida per le persone di gusto, mentre le teste piatte ci provano gran gusto.
Schopenhauer
Il liberalismo è la suprema generosità : è di diritto che la maggioranza concede alle
minoranze ed è, per tanto, il più nobile appello che abbia risuonato nel mondo. Esso
proclama la decisione di convivere con il nemico e, di più, con il nemico debole. Era
inverosimile che il genere umano avesse attinto un principio così bello, così
paradossale, direi acrobatico, anti-naturale. Per questo, non deve sorprendere se subito
questo stesso genere umano sembra risoluto ad abbandonarlo. J. O. y Gasset
Ho trovato un egiziano, ben vestito e così parlando
mi ha detto che non c'erano dubbi, tutti riconoscevano al suo paese una grande
intelligenza, non per nulla la civiltà egizia era stata una delle prime e delle più
maestose; mentre lui continuava a tessere il suo elogio io pensavo che forse se fosse
stato al posto di uno di quei migliaia di schiavi obbligati a costruire le piramidi, non
avrebbe parlato in questo modo, ma non gli ho detto niente, gli ho lasciato le sue
illusioni, aiutano a vivere, no !
Carl William Brown
La vita dei più non è altro che una continua lotta per questa esistenza, con la certezza
che alla fine la perderanno. Ma ciò che li fa perseverare in questa lotta così faticosa
non è tanto l'amore per la vita quanto la paura della morte, che sta tuttavia inevitabile
sullo sfondo e può entrare in scena in ogni momento. La vita è un mare pieno di scogli,
di vortici e di gorghi che l'uomo evita con grandi sforzi e concentrazione, pur sapendo
che anche se riesce a procedere, ricorrendo a tutta la sua cautela e la sua abilità,
proprio in questo modo si avvicina a ogni passo, anzi, punta direttamente verso il
naufragio totale, inevitabile e irrimediabile: la morte. E' questa la meta finale del
vorticoso viaggio, per lui peggiore di tutte le scogliere a cui è sfuggito. Schopenhauer
L'amore dell'uomo decresce notevolmente dal momento in cui viene appagato: quasi tutte le
altre donne lo attirano di più di quella che già possiede; egli desidera la novità.
L'amore della donna invece aumenta a partire dallo stesso momento. Ciò è una conseguenza
del progetto della natura, indirizzato alla perpetuazione e dunque alla più ampia
moltiplicazione della specie. L'uomo infatti può tranquillamente generare oltre cento
bambini all'anno, se ha a disposizione altrettante donne; la donna invece può mettere al
mondo solo un bambino all'anno, per quanti uomini abbia. Perciò lui cerca altre donne; e
lei invece si attacca a lui: perché la natura la spinge istintivamente a tenersi stretto
l'uomo che nutra e protegga la futura prole. Di conseguenza la fedeltà coniugale per
l'uomo è artificiale, per la donna naturale, e dunque l'adulterio femminile, molto più
imperdonabile di quello maschile. Schopenhauer
Affinchè nasca un amore veramente appassionato è necessario qualcosa che si può
esprimere solo con la metafora presa dalla chimica: le due persone si devono neutralizzare
come acido e alcalino in un sale intermedio. Al fine di una tale neutralizzazione
reciproca fra due individui è necessario che il grado della virilità di lui corrisponda
esattamente al grado della femminilità di lei, così che ciascuna delle due parti
neutralizzi esattamente l'altra. Dunque l'uomo più virile cercherà la donna più
femminile e viceversa, e così ogni individuo cercherà il suo corrispondente quanto a
grado di sessualità. Schopenhauer
Negli impeti di insoddisfazione penso sempre a cosa
significa che un uomo come me possa vivere per tutta la vita dedicandosi alle proprie
inclinazioni e alla professione che gli è connaturata (...). Se di tanto in tanto mi è
capitato di sentirmi infelice è stato più in virtù di un equivoco, di un errore di
persona, mi ero scambiato per qualcuno che non sono e mi lamentavo dei fastidi di costui :
per esempio del libero docente che non diventa mai professore e non ha studenti, o
dell'uomo di cui un filisteo parla male o una cameriera spettegola, o dell'accusato in un
processo per danni, o dell'innamorato a cui la fanciulla della quale è incapricciato non
dà ascolto, o dell'ammalato bloccato in casa dalla malattia, o di altre persone simili,
tormentate da miserie simili. Tutto questo non ero io, tutto questo è materiale a me
estraneo, al massimo era la stoffa della giacca che ho portato per qualche tempo e poi ho
smesso, per indossarne un'altra. Schopenhauer
Conviene che le cose divine siano esposte più in forma di corpi vili che nobili (...)
perché questo modo rappresentativo più si conviene alla conoscenza che di Dio abbiamo su
questa terra : egli ci si manifesta infatti più in quello che non è che in quello che
è, e perciò le similitudini di quelle cose che più si allontanano da Dio ci portano ad
una più esatta opinione di Lui, perché così sappiamo che Egli è al di sopra di ciò
che diciamo e pensiamo. S. Tommaso D'Aquino
Mi sembra che sia tipico della poca virtù delle popolazioni italiane non peccare per
paura di qualche idolo, per quanto lo chiamino col nome di Santo. Hanno più paura di San
Gerolamo o di Sant'Antonio che di Cristo. Se uno vuole conservare pulito un posto qui,
perché non ci si pisci, come fanno gli italiani alla maniera dei cani, ci dipingi sopra
un'immagine di Sant'Antonio con la punta di legno e questa scaccerà quelli che stanno per
pisciare. Così gli italiani, e per opera dei loro predicatori, rischiamo di tornare alle
antiche superstizioni e non credono alla resurrezione della carne ; hanno solo paura delle
ferite corporali e delle disgrazie, e per ciò hanno più paura di Sant'Antonio che di
Cristo. U. Eco ; Il nome della rosa
(...) ma la vera raffinatezza [in senso ironico ; n.d.r.] è scrivere cose sconclusionate
riuscendo a far credere al lettore che sia colpa sua se non capisce, mentre l'autore sa
bene di essere lui il responsabile, in quanto non ha nulla di veramente comprensibile e
chiaro da dire. (...). Non si può mai ripetere abbastanza che i buoni scrittori (...) si
sforzano sempre di portare i loro lettori a pensare esattamente quel che loro hanno
pensato : chi ha qualcosa di buono da dire, infatti, starà molto attento che non vada
perduto. Perciò un buono stile si fonda principalmente sul fatto che si abbia realmente
qualcosa da dire. Schopenhauer
Gli eristici dichiararono un giorno che era impossibile attuare la ricerca della
conoscenza. Due sono i casi, dicevano : se uno non conosce la conoscenza, non si vede
come, trovandola, la possa riconoscere, e se invece già la conosce, non si capisce
perché dovrebbe cercarla. Platone invece rispose che l'uomo, quando trova la conoscenza,
la riconosce perché essa è già dentro l'Anima. In altre parole, la conoscenza sarebbe
un'amnesia, ovvero una forma di ricordo, un riemergere di cose che abbiamo appreso in vite
precedenti. L. De Crescenzo
L'animo umano ha bisogno di nutrirsi di speranza, così come lo stomaco ha bisogno di
cibo. La vita invece spesso è amara e non concede scappatoie ai desideri dei mortali.
Alcune verità sono senza alternative : tutti dobbiamo morire, chi è brutto non potrà
mai diventare bello, chi è bello non potrà mai ritornare giovane e chi vive una vita
opaca e senza entusiasmi sa che molto difficilmente riuscirà a cambiarla. E allora che
fare ? Non resta che rifugiarsi nel mistero, evadere nel trascendente. Ed ecco fiorire da
ogni parte le favole, gli extraterrestri, gli oroscopi, le droghe e gli estremismi
politici. L. De Crescenzo. Oi dialogoi
La conoscenza intuitiva può guidare direttamente il nostro agire e il nostro
comportamento ; la conoscenza astratta invece può farlo solo attraverso la mediazione
della memoria, e di qui deriva la priorità della conoscenza intuitiva per tutte le azioni
in cui l'esecuzione segue immediatamente la decisione ; nei rapporti con gli altri,
quindi, la conoscenza intuitiva è infinitamente più utile di quella astratta. Perciò le
donne eccellono in questo campo : solo chi ha compreso intuitivamente l'essenza degli
uomini come sono di norma, e poi le varianti dell'individuo in questione, saprà trattarle
con sicurezza e secondo quanto meritano. Schopenhauer
Per convincere l'uomo a lavorare e a produrre di più di quanto non sia capace di
consumare, noi dobbiamo puntare tutto sulla voglia di arrivare prima degli altri. Dice
Smith all'uomo : "Se tu lavori molto, io, in cambio di questo lavoro, ti darò tanti
pezzi di carta sui quali scriverò 'una sterlina', cento o mille sterline, e tu sarai
tanto più felice quanto più denaro riuscirai a mettere da parte. In pratica, il
capitalismo fa affidamento sull'egoismo umano e sulla sua voglia di arraffare. Carlo Marx
invece, avendo saputo da un certo Giacomo Rousseau che l'uomo era buono per natura, decise
di far leva sulla bontà. In altre parole è come se avesse detto all'uomo : "tu devi
lavorare per il bene della collettività ; poi tutto quello che riuscirai a produrre sarà
diviso in parti uguali fra gli uomini della nazione". L. De Crescenzo. Oi dialogoi
In generale la malinconia del genio nasce dal fato che la volontà di vivere più è
illuminata da un chiaro intelletto e più nettamente percepisce la miseria del proprio
stato. Quell'umore triste degli spiriti più dotati che si riscontra così spesso, è
simboleggiato dal Monte Bianco, la cui cima è spesso ricoperta di nuvole : ma quando ogni
tanto, soprattutto al mattino presto, il velo di nuvole si squarcia e la montagna, rossa
nella luce del sole, guarda giù verso Chamonix dall'alto delle nuvole, è una vista che
apre il cuore di tutti fin nel profondo. E così anche il genio, quasi sempre malinconico,
manifesta di tanto in tanto quella sua particolare letizia possibile solo a lui, scaturita
dalla perfetta obbiettività dello spirito, che aleggia come un'aureola di luce sulla sua
alta fronte. Schopenhauer
La miseria della vita risulta a sufficienza dalla semplice considerazione che per la
maggior parte degli uomini la vita non è altro che una continua lotta per questa stessa
vita, con la certezza che alla fine la perderanno. Nel momento in cui la miseria è stata
respinta e un po' di terreno conquistato, subentrano immediatamente una noia e un vuoto
terribili, e combatterli è quasi più tormentoso. Questo perché l'uomo in sé è
manifestazione della volontà e dunque la sua esistenza è fatta necessariamente di
costante e incessante volere e darsi da fare ; se questo gli viene sottratto dalla
soddisfazione, subentra appunto quel vuoto per il quale egli è di fastidio a se stesso.
La gioia del placido godimento della conoscenza, infatti, è data solo a pochissimi, e
anche a questi solo per una piccola parte del loro tempo. La volontà invece deve avere
per base la mancanza, e dunque il dolore. Così in tutti i suoi aspetti la vita è
essenzialmente dolore. Schopenhauer
Non dar lingua ai tuoi pensieri, e i pensieri aspetta di averli ben ponderati prima di
convertirli in azioni. Sii affabile, ma non volgare ; agli amici provati tieniti unito con
vincoli d'acciaio, ma non farti venire il callo alla destra stringendo tutte le mani che
incontri. Guardati dal cacciarti in risse : ma se proprio ti ci trovi, che il tuo
avversario ne esca augurandosi di non incontrarti più. Ascolta tutte le opinioni, ma sii
riservato nei tuoi giudizi. Elegante il vestire in proporzione ai mezzi, ma senza sfoggio
; ricco, non stravagante ; perché l'abito rivela l'uomo. Non chiedere né dare a prestito
perché che presta perde quasi sempre il denaro e l'amico, e il far debiti riduce il senso
della parsimonia. E questo soprattutto : sii sincero con te stesso ; e ne seguirà, come
la notte segue il giorno, che non potrai essere falso con gli altri. E ora addio : la mia
benedizione faccia lievitare in te questi consigli. Shakespeare. Amleto
Osservate l'insetto dinanzi ai vostri piedi, il pesce nella rete ancora aperta, la rana a
cui l'inerzia impedisce di fuggire, l'uccello che non si accorge del falco che volteggia
lassù, la pecora che una tigre ha appena avvistato : armati di scarsa prudenza, si
muovono ignari fra i pericoli che minacciano ad ogni momento la loro esistenza. La natura
manda i suoi figli incontro a mille pericoli, senza preoccuparsi, perché sa che se anche
cadono, ricadranno nel suo grembo dove nulla può andare perduto, e quindi la loro caduta
è solo uno scherzo. Schopenhauer
I piaceri sono e restano negativi: credere che rendano felici è un'illusione che
l'invidia nutre a sua propria punizione. I dolori invece vengono sentiti positivamente:
perciò la loro assenza è il metro della felicità. Se a una condizione priva di
sofferenze si aggiunge anche l'assenza di noia, la felicità terrena essenzialmente è
raggiunta: il resto sono chimere. Schopenhauer
I vostri figli non sono i vostri figli. Sono i figli e le figlie della fame che in se
stessa ha la vita. Essi non vengono da voi, ma attraverso di voi, e non vi appartengono
benchè viviate insieme. Potete amarli ma non costringerli ai vostri pensieri, poiché
essi hanno i loro pensieri. Potete custodire i loro corpi, ma non le anime loro, poiché
abitano in case future, che neppure in sogno potrete visitare. K. Gibran. Il profeta
Il "piacere" è una sensazione di benessere che è legata specialmente alla
parte istintivo-corporea della persona (il piacere del bere, del mangiare, del sesso, del
danzare, del giocare, della propria grandezza, del sapere, del dominare, del vendicarsi).
E' una sensazione intesa, forte, assorbente, ma si esaurisce in un tempo breve. La
"gioia" è una sensazione di benessere più ricca, coinvolge gli aspetti più
alti della persona, cioè la sua conoscenza, le sue decisioni, la sua libertà,
la sua creatività. Nel piacere la persona è piuttosto passiva, perché si lascia
invadere dalle cose per provare piacere; nella gioia la persona è attiva, perché
costruisce le realtà che formano il suo stato di benessere. La "felicità" è
la sensazione di benessere che si ha quando ogni desiderio viene colmato e non resta più
nulla da desiderare. È uno stato che non potrà mai essere realizzato nel tempo presente,
perché l'uomo in ogni momento della sua storia porta in sé una serie infinita di
benessere che nessuna esperienza può colmare: nel momento stesso in cui gioisce avverte
l'insufficienza di questa gioia, se non altro perché sa che finirà. La
"beatitudine" è la sensazione piena di benessere che si raggiunge nell'incontro
con Dio. Queste diverse sensazioni dovrebbero integrarsi formando un cammino che dallo
stadio più elementare del piacere si eleva fino alla beatitudine. Invece vediamo che
spesso si ostacolano. Il piacere male inteso impedisce la beatitudine, come avviene nelle
persone che vivono per il loro ventre o per i soldi. A sua volta la beatitudine male
intesa impedisce il piacere come avviene nelle persone rigide, che vivono la vita come un
perenne lutto. Per questo il cristiano si chiede come deve concepire il piacere, senza
esaltarlo e senza sminuirlo. Il piacere, allora, è necessario alla vita, perché è il
riposo che dà alla persona la voglia di vivere e l'aiuta a continuare il cammino spesso
faticoso. San Tommaso ricorda che "nessuno può vivere senza piacere" (I-II, q.
34, a. 1, c.). Ma esso può diventare un ostacolo e arrestare il cammino perché può dare
l'illusione di essere la felicità, cioè il punto di arrivo della vita. Per questo la
persona deve educarsi a vivere con equilibrio la ricerca del piacere. Non deve
disprezzarlo, perché è un'esperienza che aiuta nel cammino della vita; ma non deve
esaurirsi in esso, perché arresterebbe il suo cammino verso le forme più alte del
benessere, perdendo la gioia e dimenticando la sua vocazione alla beatitudine. G. Muraro.
Se si fosse indetto un referendum agli inizi del 900 per autorizzare un'invenzione che
avrebbe portato (solo negli Usa) 50.000 morti l'anno, due milioni di feriti, 20.000
miliardi di danni economici, caos nelle città, decadenza dei centri urbani, distruzione
dei trasporti pubblici, inquinamento, con conseguente morte di milioni di persone per
cancro ai polmoni, infarto e trasformazione di milioni di ettari coltivati in un mare
d'asfalto, avremmo tutti detto 'no' ! E così, l'automobile non avrebbe visto l'alba. Da
un articolo della rivista 'Life'
Quando un popolo, divorato dalla sete di libertà, si trova ad avere come capi dei
coppieri che gliene versano a volontà, sino ad ubriacarlo, accade che, se i governatori
resistono alle richieste dei sempre più esigenti sudditi son dichiarati tiranni. E
avviene pure che chi si dimostra disciplinato nei confronti dei superiori è definito un
uomo senza carattere e servo ; che il padre impaurito finisce col trattare il figlio come
suo pari e non è rispettato, che il maestro non osa rimproverare gli scolari, e costoro
si fanno beffe di lui, che i giovani pretendono gli stessi diritti dei vecchi, e questi,
per non parere troppo severi, danno ragione ai giovani. In questo clima di libertà nel
nome della medesima, non vi è più riguardo né rispetto per nessuno, e in mezzo a tanta
licenza, nasce e si sviluppa una mala pianta: la tirannia. Platone
Gli esseri umani si distinguono dalle formiche perché hanno la facoltà di esprimere le
proprie opinioni più o meno liberamente e che non tutti hanno la stessa opinione di
fronte allo stesso fatto. Questa facoltà evidentemente
non è concessa alle formiche. Ma ci sono esseri umani che hanno il cervello da formiche.
Questi ultimi hanno la pretesa che tutti dovremmo pensarla allo stesso modo : cioè come
loro, cioè come formiche. A. Einstein
Mentre è vero che l'invidia è la principale forza motrice che spinge alla giustizia tra
classi diverse, nazioni e sessi diversi, è al tempo stesso vero che la specie di
giustizia risultante dall'invidia ha molte probabilità di essere della peggiore specie, e
cioè una giustizia che consiste nel diminuire i privilegi del fortunato, piuttosto che
nell'accrescere quelli dello sfortunato. B. Russell. La conquista della felicità
Perché la propaganda è tanto più efficace quanto incita all'odio, di quando tenta di
incitare sentimenti di amicizia ? La ragione sta evidentemente nel fatto che il cuore
umano, quale la civiltà moderna lo ha fatto, è più propenso all'odio che all'amicizia,
e ciò perché è insoddisfatto, perché nel profondo sente, forse anche incoscientemente,
di aver perduto il senso della vita. B. Russell
Ogni individuo, ogni figura umana con la sua vita non è altro che un breve sogno
dell'eterno spirito della natura, dell'ostinata volontà di vita, è solo una figura
fugace fra le tante che essa disegna giocando sul foglio sterminato dello spazio e del
tempo, lasciandola esistere per un tempo infinitamente piccolo rispetto a quel foglio per
poi cancellarla, facendo spazio a nuove figure. Eppure, e qui sta l'aspetto inquietante
della vita, per ciascuna di queste fugaci figure, di questi vuoti capricci, l'intera
volontà di vita dovrà pagare con molte e profonde sofferenze e, alla fine, con una morte
amara a lungo temuta, che finalmente arriva. Perciò la vista di un cadavere ci rende
improvvisamente seri. Schopenhauer
Una volta la Legge sedeva sul seggio del Giudice, e la Clemenza s'inginocchiò piangendo.
"Sgombra!", gridò la Legge, "ragazzaccia scostumata! Non venire a
strisciarmi ai piedi! Se ti presenti ginocchioni è palese che qui non c'è posto per
te". Poi venne la Giustizia. Suo onore la Legge gridò: "Le tue generalità, che
il diavolo ti porti!", "Amica curiae" rispose la Giustizia, "amica
della corte, per servirti". "Vattene!" gridò la Legge, "la porta è
là: non ho mai visto la tua faccia prima d'ora!". Poesia firmata G.J. e riportata da
Ambroce Bierce. Dizionario del diavolo
Ogni individuo, se guarda in se stesso, riconosce nella propria esistenza, che è la sua
volontà, la cosa in sé. E dunque l'unica realtà esistente. Di conseguenza intende se
stesso come nucleo e centro del mondo, e si trova infinitamente importante. Se invece
guarda all'esterno, è nel campo della rappresentazione, della pura apparenza, e si vede
solo come individuo fra i tanti, quindi insignificante, assolutamente trascurabile. Dunque
ciascun individuo, anche il più insignificante, ciascun Io, visto dall'interno, è tutto;
visto dall'esterno invece è nulla, o quasi nulla. Di qui deriva la
grande differenza fra quello che ogni uomo è ai propri occhi e quello che è agli occhi
degli altri, e così anche l'egoismo che tutti rimproverano a tutti. Schopenhauer
Ogni volta che ti sentirai smarrita, confusa, pensa agli alberi, ricordati del loro modo
di crescere. Ricordati che un albero con molta chioma e poche radici viene sradicato al
primo colpo di vento, mentre in un albero con molte radici e poca chioma la linfa scorre a
stento. Radici e chioma devono crescere in uguale misura, devi stare nelle cose e starci
sopra, solo
così potrai offrire ombra e riparo, solo così alla stagione giusta potrai coprirti di
fiori e frutti. E quando poi davanti a te si apriranno strade e non saprai quale prendere,
non imboccarne una a caso, ma siediti e aspetta. Respira con la profondità fiduciosa con
cui hai respirato il giorno in cui sei venuta al mondo, senza farti distrarre da nulla,
aspetta e aspetta ancora. Stai ferma, in silenzio, e ascolta il tuo cuore. Quando poi ti
parla, alzati e va dove lui ti porta. S. Tamaro. Va dove ti porta il cuore
L'uomo è l'unico animale che provoca sofferenza agli altri senza altro scopo che la
sofferenza come tale. Gli altri animali lo fanno solo per soddisfare la fame o nella foga
della lotta. Mai nessun animale fa soffrire solo per soffrire: l'uomo invece si, e questo
costituisce il suo carattere diabolico, che è molto peggiore di quello animalesco.
Perciò tutti gli animali temono istintivamente la vista, le tracce dell'uomo,
dell'animale malvagio per eccellenza. Anche qui l'istinto non li inganna: solo l'uomo
infatti va a caccia, anche se la selvaggina non gli dà vantaggi né gli procura danni.
Schopenhauer
Ad Atene un giorno vidi un'urna che da una parte mostrava un uomo e dall'altra una donna.
Tutti e due correvano a perdifiato. La distanza che li separava era la stessa, né poteva
essere altrimenti dal momento che l'urna era circolare. E allora mi chiesi : chi è quello
che insegue ? E chi è quello che scappa ? Chi dei due è stato colpito dalla freccia di
Eros ? E chi da quella di piombo ? Dall'espressione dei volti non era possibile capirlo
poiché entrambi erano disperati, solo che una lo era per purtroppo amore e l'altro
perché aveva paura. Ebbene sappi che questo fatto, del rincorrere l'amato bene, senza
poterlo mai raggiungere, è l'unica possibilità che ha l'amore per resistere all'usura
del tempo. L. De Crescenzo. Panta Rei
Esiste una disciplina nella quale la regina Filosofia è asservita e diventa una scienza
ausiliaria o, per dirla accademicamente, una 'materia secondaria', ed è la Teologia. Dove
l'amore del sapere si eleva all'intuizione dell'ente supremo, della prima scaturigine
dell'essere, alla dottrina di Dio e delle cose divine, là, si potrebbe dire, è la vetta
della dignità scientifica, la sfera più alta e più nobile della conoscenza, la cima del
pensiero ; là l'intelletto spirituale trova la sua meta più sublime ; la più sublime
perché le ombre profane del sapere, per esempio la filosofia, e con essa la storia e
altre, diventano un mero ornamento al servizio della conoscenza delle cose sacre -e
altrettanto vale per il fine che va perseguito in profonda umiltà, perché, secondo le
parole della Scrittura, "è più alto della ragione" e lo spirito umano vi
assume un legame più devoto, più credente di quello che gli possa imporre qualsiasi
altra materia di erudizione. T. Mann
La capacità di sopportare o meno una vita monotona dovrebbe essere acquistata
nell'infanzia. I genitori moderni sono troppo da biasimare a questo riguardo ; essi
offrono ai loro figli troppi divertimenti passivi, come gli spettacoli e i dolciumi, senza
rendersi conto dell'importanza che ha per un bambino il trascorrere un giorno uguale
all'altro, ad eccezione, naturalmente, di qualche rara occasione. I piaceri dell'infanzia
dovrebbero essere per lo più quelli che il bambino stesso trae dall'ambiente che lo
circonda, con qualche sforzo e un po' d'inventiva. I piaceri eccitanti e che nello stesso
tempo escludono l'esercizio fisico dovrebbero essere concessi molto di rado. B.Russell. La
conquista della felicità
Un'inutile modestia è molto simile all'invidia. La modestia è considerata una virtù, ma
io, per parte mia, dubito che, nelle sue espressioni estreme, essa meriti d'essere
considerata tale. La gente modesta ha molto bisogno d'essere rassicurata, e spesso non osa
affrontare dei compiti che sarebbe perfettamente in grado di compiere. La gente modesta
crede di essere
messa in ombra da coloro che abitualmente frequenta. E' quindi particolarmente propensa
all'invidia e, attraverso l'invidia, all'infelicità e al malanimo. Per parte mia, credo
non si siano ancora presi abbastanza in considerazione i vantaggi che potrebbero derivare
ai ragazzi da un'educazione intesa ad inculcare loro la sicurezza della propria
personalità. Non credo che un pavone invidi la coda di un altro pavone, poiché ogni
pavone è persuaso di avere la coda più bella del mondo. La conseguenza di ciò è che i
pavoni sono uccelli pacifici. Immaginate come sarebbe infelice la vita di un pavone se gli
avessero insegnato che non si deve avere una buona opinione di se stessi. B. Russel. La
conquista della felicità
(Parla Bruto prima della congiura). No, non voglio alcun giuramento...Quale bisogno
abbiamo noi di uno sprone, oltre quello della nostra causa che ci spinga a trovare un
rimedio ? Quale altro vincolo, oltre a quello di accorti romani che hanno dato parola e
che non vogliono sapere di equivocare ? E quale altro giuramento, se non l'onestà
impegnata, affinché questo si dia o che altrimenti, per questo si cada ? Che giurino pure
i preti e i vigliacchi, i furbi e i traditori, e le vecchie carogne senza più forza
alcuna, e, insomma, simili anime tolleranti, le quali tutte accolgono con compiacimento le
offese ; e fate giurare per cause perse quelle creature delle quali si sospetta, ma non
vogliate macchiare la chiara virtù della nostra impresa col pensare che la nostra causa e
la sua esecuzione richiedano un giuramento, quando ogni goccia di sangue che scorre nelle
vene di ogni romano, e che vi scorre nobilmente, diviene colpevole di ripetute
bastardaggini, se egli infrange la minima parte di una qualsiasi promessa che gli volle
mai uscir di bocca. Shakespeare. Giulio Cesare
Mi sembra che sia tipico della poca virtù delle popolazioni italiane non peccare per
paura di qualche idolo, per quanto lo chiamino col nome di Santo. Hanno più paura di San
Gerolamo o di Sant'Antonio che di Cristo. Se uno vuole conservare pulito un posto qui,
perché non ci si pisci, come fanno gli italiani alla maniera dei cani, ci dipingi sopra
un'immagine di Sant'Antonio con la punta di legno e questa scaccerà quelli che stanno per
pisciare. Così gli italiani, e per opera dei loro predicatori, rischiamo di tornare alle
antiche superstizioni e non credono alla resurrezione della carne ; hanno solo paura delle
ferite corporali e delle disgrazie, e per ciò hanno più paura di
Sant'Antonio che di Cristo. U. Eco ; Il nome della rosa
Conviene che le cose divine siano esposte più in forma di corpi vili che nobili (...)
perché questo modo rappresentativo più si conviene alla conoscenza che di Dio abbiamo su
questa terra : egli ci si manifesta infatti più in quello che non è che in quello che
è, e perciò le similitudini di quelle cose che più si allontanano da Dio ci portano ad
una più esatta opinione di Lui, perché così sappiamo che Egli è al di sopra di ciò
che diciamo e pensiamo. S. Tommaso D'Aquino
Resta completamente dimostrato che, nella donna, sono meno sviluppate che nell'uomo
porzioni del cervello, le quali sono della massima importanza per la vita psichica, quali
le circonvoluzioni del lobo frontale e temporale, e che questa differenza esiste fin dalla
nascita. (...). Una delle differenze essenziali sta certamente nel fatto che l'istinto
nella donna domina in un campo molto più vasto che nell'uomo. (...).Cosi', caratteristica
tipica delle donne è la mancanza di giudizi propri. La mancanza di critica si manifesta
altresì nella suggestibilità. L'istinto non domina in essa, come negli animali, quasi
affatto isolato, ma è collegato al pensiero individuale; tuttavia questo non è capace di
camminar da solo e deve appoggiarsi a qualsivoglia giudizio altrui, che, in seguito alla
prevenzione data dall'amore o dalla vanità, le sia apparso degno di fiducia.(...). In
qual modo dev'essere costituita cotesta natura acciocchè essa possa adempiere nel modo
migliore al compito che le spetta ? La femmina, nella specie umana, deve partorire i
figli, ma, oltre a ciò, deve prenderne cura (...). E' precisamente il bisogno di cure
della figliolanza la causa della maggiore differenziazione dei sessi nella specie umana in
confronto cogli animali. (...). La natura vuole dalla donna amore e dedizione materna. E'
per questo che noi la vediamo, bambina, giocare con le bambole e la vediamo teneramente
sollecita per quanti miseri abbiano bisogno d'aiuto. Per questo appunto la donna
rassomiglia ai bimbi, è gaia, paziente e di spirito semplice. (...). Dopotutto la
deficienza mentale della donna non solo esiste, ma per di più è necessaria ; non
soltanto è un fatto fisiologico, ma è altresì un postulato fisiologico. Se noi vogliamo
una donna, la quale possa adempiere bene al suo compito materno, è necessario ch'essa non
abbia un cervello mascolino. Se si potesse far in modo che le facoltà femminili
raggiungessero uno sviluppo uguale a quello delle facoltà degli uomini, ne verrebbero
atrofizzati gli organi materni e noi ci troveremmo
d'innanzi un ripugnante e inutile androgino. (...). Adunque, se la donna deve diventare
quell'entità voluta dalla natura, essa deve astenersi dal mettersi in gara con l'uomo.
Paul Julius Moebius. L'inferiorità mentale della donna
Non riesco a convincermi che Dio abbia voluto introdurre nella creazione un essere così
immondo come la donna senza dotarlo di qualche virtù. E non posso non riflettere sul
fatto che Egli le ha concesso molti privilegi e motivi di pregio, di cui tre almeno
grandissimi. Infatti ha creato l'uomo in questo mondo vile, e dal fango, e la donna in un
secondo tempo, in paradiso e da nobile materia. E non l'ha formata dai piedi o dalle
interiora di Adamo, ma dalla costola. In secondo luogo, il Signore, che può tutto,
avrebbe potuto incarnarsi direttamente in un uomo in qualche modo miracoloso, e scelse
invece di abitare nel ventre di una donna, segno che non era poi tanto immonda. E quando
apparve dopo la risurrezione, Egli apparve ad una donna. Infine, nella gloria celeste,
nessun uomo sarà re in quella patria ; ne sarà invece regina una donna, che non ha mai
peccato. U. Eco ; Il nome della rosa
Io credo che tutto ciò che ha inventato questo nuovo Dio che tu chiami progresso sia solo
una serie di prolunghe. L'automobile è una prolunga delle gambe, il telefono una prolunga
dell'orecchio, il televisore dell'occhio e il computer del cervello ; ma nessuno di questi
nuovi marchingegni, che io sappia, è mai riuscito a cambiare l'Uomo nel suo profondo.
Passano gli anni infatti e, malgrado le nuove prolunghe immesse nel mercato, gli uomini
continuano a comportarsi come sempre. Non ci sono forse, ancora oggi, uomini ambiziosi
come Alcibiade, gelosi come Menelao e invidiosi come Tieste ? Quando, come spero, il
progresso sarà capace di produrre ad un prezzo conveniente anche l'Amore e la Libertà,
allora io diventerò un suo fervido seguace. L. De Crescenzo. Oi dialogoi
Per convincere l'uomo a lavorare e a produrre di più di quanto non sia capace di
consumare, noi dobbiamo puntare tutto sulla voglia di arrivare prima degli altri. Dice
Smith all'uomo : "Se tu lavori molto, io, in cambio di
questo lavoro, ti darò tanti pezzi di carta sui quali scriverò 'una sterlina', cento o
mille sterline, e tu sarai tanto più felice quanto più denaro riuscirai a mettere da
parte. In pratica, il capitalismo fa affidamento sull'egoismo umano e sulla sua voglia di
arraffare. Carlo Marx invece, avendo saputo da un certo Giacomo Rousseau che l'uomo era
buono per natura, decise di far leva sulla bontà. In altre parole è come se avesse detto
all'uomo : "tu devi lavorare per il bene della collettività ; poi tutto quello che
riuscirai a produrre sarà diviso in parti uguali fra gli uomini della nazione". L.
De Crescenzo. Oi dialogoi
Per la maggior parte delle persone la felicità consiste nel vivere bene. Ma una vita
fatta di soli piaceri fisici, avverte Aristotele, è una vita di bestie. Qualcuno più
evoluto pensa che la felicità possa consistere negli 'onori' ovvero nelle ricchezze, nel
potere o nei simboli del potere. Questi piaceri, obietta ancora Aristotele, sono
gratificazioni solo per modo di dire, in qunato rimangono esterni all'individuo senza
arricchirlo davvero. Per Platone la felicità era l'Idea del Bene, del Bene in sé, come
lo chiamava lui, una qualcosa cioè di separato, che proprio in quanto separato diventa
irraggiungibile. Aristotele, in questo, bisogna convenire, era più pratico di Platone.
Per lui il bene consiste nel realizzare l'attività che ci è peculiare. Che vuol dire ?
Che se per l'occhio il massimo del bene è il vedere e per l'orecchio il sentire, per
l'uomo il massimo del bene consisterà nello svolgere quelle funzioni che sono proprie
degli uomini. L. De Crescenzo
Disse la fata rivolgendosi ai tre medici riuniti intorno al letto di Pinocchio:
"Vorrei sapere da lor signori se questo disgraziato burattino sia morto o
vivo!". A quest'invito il Corvo, facendosi avanti per primo, tastò il polso a
Pinocchio, poi gli tastò il naso, poi il dito mignolo dei piedi; e quand'ebbe tastato
bene bene, pronunciò solennemente queste parole: "A mio credere il burattino è
bell'e morto: ma se per disgrazia non fosse morto, allora sarebbe indizio che è sempre
vivo!". "Mi dispiace" disse la Civetta, "di dover contraddire il
Corvo, mio illustre amico e collega: per me invece il burattino è sempre vivo; ma se per
disgrazia non fosse vivo, allora sarebbe segno che è morto davvero!".
Carlo Collodi. Le avventure di Pinocchio
Le ragioni supreme del progresso del potere della
scienza e del suo dominio sui comuni mortali non temono alcunché, neanche l'annientamento
della stessa razza. E' una volontà di potenza assoluta che preferisce autodistruggersi
piuttosto di non riuscire a vincere le sfide che si impone, in ciò sta la grandezza e la
miseria dell'umanità che ricava quasi un senso di felicità dalla sua stupidità. Ma
l'uomo prima non esisteva e dunque che problema ci sarà se tra un po' scomparirà.
Perciò nulla può intimorirci, il nulla non può intimidire se stesso, non può
intimidire l'inconsapevolezza e l'incoscienza del suo nichilismo.
Carl William Brown
Le tombe non sono fatte per i morti, ma per i vivi
(...). Dico del bisogno che ha la vita di fabbricare una casa ai suoi sentimenti. Non
basta ai vivi averli dentro, nel cuore, i sentimenti : se li vogliono vedere anche fuori ;
toccarli, e costruiscono loro una casa (...). Di noi poveri morti, dopo un pò di tempo,
che volete che ne resti in quelle fosse là ? Se mai un po' di polvere. Niente. E che cosa
sono allora le tombe ? Il ricordo, l'affetto, il rispetto, la devozione (tutti sentimenti,
come vedete), sentimenti dei vivi che, non contenti di essere coltivati dentro, o
diffidando che dentro non sarebbero durati a lungo, si sono pagati il lusso d'una casetta
fuori. L. Pirandello. All'uscita
Io avevo in vita un caro cagnolino (...). Non riusciva a capacitarsi come ad un cagnolino
bellino come lui non fosse lecito entrare in chiesa. Alle mie sgridate (...) stava a
guardarmi con l'aria di credere che là non ci stesse nessuno e che lui perciò potesse
entrarci. "Ma come non ci stà nessuno, Bibì ?" gli dicevo io carezzandolo ;
"ci sta il più rispettabile dei sentimenti umani, carino, il quale, non contento
neanche lui d'abitare nel petto degli uomini, ha voluto fabbricarsi fuori una casa, e che
casa ! Cupole, navate, colonne, ori, marmi, tele preziose". Ora voi, buono uomo,
forse siete in grado di comprendere. Come casa di Dio è senza dubbio infinitamente più
grande e più ricco il mondo che una chiesa ; incomparabilmente più nobile e prezioso di
ogni altare, lo spirito dell'uomo in adorazione del mistero divino. Ma questa
è la sorte di tutti i sentimenti che si vogliono costruire una casa : si
rimpiccioliscono, per forza, e diventano anche poco puerili, per loro vanità. E' la
stessa sorte di quell'infinito che è in noi, quando per alcun tempo si finisce in questa
apparenza che si chiama uomo, labile forma su questo volubile granello di terra perduto
nei cieli. L. Pirandello. All'uscita
Ognuno adatta la propria visione generale della vita alla propria condizione, per
illudersi di svolgere un'attività importante e positiva. Di solito si ritiene che il
ladro, l'assassino, la spia, prostituta, ammettendo l'infamia della loro attività, se ne
vergognino. E' proprio il contrario. Chi vive in queste condizioni, spinto dal destino e
dai propri errori, epr quanto errate siano, vi adatta la sua visione generale della vita
secondo la quale le sue azioni risultano buone e rispettabili. E si aggrappa agli ambienti
dove trova conferma e approvazione. Ci stupiamo di fronte ad un ladro che si vanta della
sua abilità, o ad una prostituta che si vanta della sua corruzione, o ad un assassino che
si vanta della sua crudeltà. Ma ci stupiamo solo perché si tratta di un mondo
particolare di cui non facciamo parte. Ci stupiamo forse dei ricchi, fieri della loro
ricchezza, che è ladrocinio ; o dei comandanti, fieri delle loro vittorie, che sono
assassinio ; o dei potenti, fieri del loro potere, che è violenza ? Non ci accorgiamo che
il loro concetto di bene e di male è falsato a giustificazione delle loro azioni solo
perché di questo mondo dalla morale elastica facciamo parte anche noi. Tolstoj
Capì chiaramente che tutto il male cui aveva assistito e la tranquilla sicurezza di chi
lo commetteva, dipendeva solo dal fatto che gli uomini volevano fare una cosa impossibile
: correggere il male, essendo impastati di male. Finalmente capiva il perché di tutti gli
orrori che aveva visto, e sapeva cos'era necessario fare per eliminarli. La risposta era
quella data da Cristo a Pietro : perdonare sempre, tutti, perdonare infinite volte,
perché non esistono uomini senza colpe e dunque in grado di punire e correggere. "E
i criminali ? Bisogna lasciarli impuniti ?" ; ormai non lo turbava più. Avrebbe un
senso se si potesse dimostrare che le punizioni arginano i delitti e rieducano i
colpevoli. Ma accade proprio il contrario : non è in potere dell'uomo giudicare. Egli
aveva ormai capito che la società e l'ordine esistono ancora non per merito di questi
criminali legali che giudicano e puniscono, ma solo perché, malgrado tanta ignoranza, gli
uomini si compatiscono e si amano. Tolstoj. Resurrezione
Non so chi mi abbia messo al mondo, né che cosa sia il mondo, né che cosa io stesso.
Sono un'ignoranza spaventosa in tutto. Non so che cosa sia il mio corpo, i miei sensi, la
mia anima e questa stessa parte di me che pensa quel che dico, che medita sopra di tutto e
sopra se stessa, e non conosce sé meglio del resto. Vedo quegli spaventosi spazi
dell'universo che mi rinchiudono ; e mi trovo confinato in un angolo di questa immensa
distesa, senza sapere perché sono collocato qui piuttosto che altrove, né perché questo
po' di tempo che mi è dato da vivere mi sia assegnato in questo momento piuttosto che in
un altro di tutta l'eternità che mi ha preceduto e di tutta quella che mi seguirà. Da
ogni parte vedo soltanto infiniti, che mi assorbono come un atomo e come un'ombra che dura
un istante e scompare poi per sempre. Tutto quel che so è che debbo presto morire ; ma
quel che ignoro di più è, appunto, questa stessa morte, che non posso evitare. Pascal
Non c'è preoccupazione più assillante e più tormentosa per l'uomo, non appena rimanga
libero, che quella di cercarsi al più presto qualcuno innanzi al quale genuflettersi. Ma
l'uomo pretende di genuflettersi dinanzi a ciò che è ormai indiscutibile, talmente
indiscutibile che innanzi ad esso tutti gli uomini in coro acconsentano a una generale
genuflessione. Giacchè la preoccupazione di queste misere creature non consiste solo nel
cercar qualche cosa di fronte alla quale io o un altro qualunque possiamo genufletterci,
ma nel cercare una cosa tale, che anche tutti gli altri credano in essa e vi si
genuflettano, e anzi, più precisamente, tutti quanti insieme. Dostoevskij. I Fratelli
Karamazov
Come ci sono figli illegittimi, ci sono anche i pensieri bastardi!. Tende ognuno ad
ammogliarsi per tuta la vita con un'anima sola, la più comoda, quella che ci porta in
dote la facoltà più adatta a conseguire lo stato cui aspiriamo; ma poi, fuori
dall'onesto tetto coniugale della nostra coscienza, abbiamo tresche, tresche e trascorsi
senza fine con tutte le altre nostre
anime rejette che stanno giù nei sotterranei del nostro essere, e da cui nascono atti,
pensieri, che non vogliamo riconoscere, o che, forzati, adottiamo o legittimiamo, con
accomodamenti e riserve e cautele. Pirandello. Ciascuno a suo modo