IL
TESTAMENTO DI CARL WILLIAM BROWN
AFORISMI DI CARL WILLIAM
BROWN
Omaggi
inaugurali Ci gît et
dort en ce solier quamour occit de son raillon, un pauvre petit écolier qui fut
nommé Francois Villon oncques de terre neut sillon. Il donna tout, chacun le
sait : tables, trétaux, pain, corbillon. Galants, dites en ce verset
.Freres
humains qui après nous vivez, Nayez les curs contre nous endurcis, Car, se
pitié de nous pauvres avez, Dieu en aura
plus tôt de vous mercis. François Villon
D'ora in poi voglio immaginarmi la
morte come una tenera e affettuosa mamma che con estremo amore, stringendomi sorridente al
suo seno per tutta l'eternità, invece di darmi la vita me la toglierà.
Forse l'uomo mostra nel modo
più evidente quale sia il suo senso dell'umorismo quando l'ultima, più dolorosa realtà,
ovvero la morte, si insinua nella sua coscienza.
La morte non è male; perché
libera l'uomo da tutti i mali, e insieme coi beni gli toglie i desideri. La vecchiezza è
male sommo: perché priva l'uomo di tutti i piaceri, lasciandogliene gli appetiti; e porta
seco tutti i dolori. Nondimeno gli uomini temono la morte, e desiderano la vecchiezza.
Volendo fare uno scherzo di
cattivo gusto al concetto stesso di esistenza, burlandosi della morte, si tolse la vita.
Compagni minatori io ve lo dico
qui, questo mio canto è vano se voi non avete ragione. Se l'uomo ha da morire prima di
avere il suo bene, bisogna che i poeti siano i primi a morire.
Non perdo mai occasione d'imparare
a morire. Insomma, lasciare nel mio testamento un vadecum che duri nel
tempo e che si rivolga contro la banalità di tutte le divinità e lasci in eredità a
tutti il mio anelito e i miei progetti di libertà.
Introduzione e Premesse
Certo, fino a qualche anno fa non
avrei mai pensato di mettermi a redigere un testamento ancora in giovane età, anche se da
sempre ho saputo che il saggio non solo deve essere sempre pronto a partire, ma anzi
dovrebbe essere desideroso di andarsene al più presto! Infatti come dicevano già Seneca,
Sofocle e forse anche Leopardi "Per l'uomo è meglio non nascere e se nasce è meglio
che muoia al più presto". Inoltre io sono sempre stato un grande surrealista e come
diceva Henry Miller il surrealismo è semplicemente il riflesso del processo della morte.
È una manifestazione di una vita rivolta verso l'istinto, un virus che accelera la fine
inevitabile. Dunque in un certo senso sono già morto! Ma forse in fin dei conti penso che
sia meglio così, fosse andata diversamente magari non sarei mai neanche riuscito a
lasciare ai posteri questa mia eredità; per cui non posso che essere grato al destino
che, ignorando il fatto che io fossi già morto, ha progettato la brillante e stupida idea
di vedermi sotto terra nell'arco di qualche anno. Evidentemente ha sbagliato persona, ma
nel contempo mi ha fatto anche un grande piacere!
Visto dunque che questa mia specie
di congedo vuole in qualche modo rispettare lo stile tipico della letteratura
testamentaria, ribadirò quindi sin da adesso che verso la fine del secondo millennio, o
se preferite inizio del terzo, dopo Cristo, il sottoscritto Carl William Brown, (oppure se
volete optare per la trinità, i giovani Carl, William e Brown) nel pieno possesso delle
sue facoltà mentali e cosciente del proprio declino fisico così come dei propri peccati,
o meglio dei propri vizi, a causa del suo "Fatal Flaw", consapevole che potrebbe
venire meno da un momento all'altro si appresta a lasciare ai presenti e ai posteri questa
sorta di lascito ereditario. Ricordandomi a questo punto
del Testamento di François Villon, un opera di circa 2000 versi scritta nel 1461 e
stampata nel 1489, ed entrata a pieno titolo nella grande storia della letteratura
francese, voglio a tal proposito sottolineare che il mio non è un lascito parodistico, ma
è comunque un testamento assolutamente letterario che richiama ovviamente il contenuto
satirico, poetico e filosofico dell'intera opera di C.W. Brown e non vuole dunque essere
né una meditazione sulla morte, né una danza macabra, né un pentimento, né un
tentativo di salvezza della propria anima, ma uno scritto assolutamente sereno che come
nella migliore tradizione umoristica è consapevole di prestare fede al motto sempre vivo
di Giordano Bruno "In Tristitia Hilaris, In Hilaritate Tristis".
Venendo poi al contenuto del mio
testamento vorrei anche ricordare il duca, lo scrittore francese François de La
Rochefoucauld noto al pubblico letterario per aver scritto circa 400 famose massime che
gli hanno reso gloria e popolarità e lo hanno consacrato tra i grandi della storia
letteraria del proprio paese e non solo. Certo anch'io come il duca avrei rifiutato la
candidatura alla prestigiosa Académie Francaise e spingendomi ancora più in là, come
Sartre, avrei persino rifiutato il premio Nobel, ma questi sono dettagli e non hanno una
stretta attinenza con il contenuto del presente lascito, anche perché essendo diponibili
in rete siti e programmi che contengono decine di migliaia di citazioni, un autore deve
essere consapevole di avere lobbligo di offrire alla posterità qualcosa di
veramente organico ed originale se vuole prendersi la briga di redigere un testamento e di
organizzare un lascito.
Prima di passare dunque al
nocciolo della questione voglio chiamare in causa persino Dante che nella sua Divina
Commedia ha scritto più o meno circa 14.160 versi, equivalenti sempre più o meno ad una
media di 4.720 frasi di tre righe ognuna, e non tutti di estremo significato concettuale,
e non vi sto a ribadire la sua posizione all'interno della letteratura mondiale, di gran
lunga maggiore a quella di gente che pur scrivendo o raccogliendo poche centinaia di
massime o di citazioni ha comunque fatto una brillante carriera all'ombra di famosi ed
avidi editori. Questo per dire che il sottoscritto avendo scritto circa 8.000 aforismi
originali, tutti dotati di significato, per un equivalente di circa 25.000 righe e
avendone selezionati ancora alcune migliaia tra le diverse decine di migliaia che popolano
l'universo letterario mondiale, oltre ad aver scritto numerosi saggi, e ad avere svolto
una seria attività di divulgazione culturale, si arroga appunto tutto il diritto di
redigere e di diffondere anche questo umile testamento. Naturalmente parlando di eredità e di testamento non posso
di certo nemmeno dimenticare il grande Montaigne, che pure amava le citazioni, il quale mi
ha insegnato che la meditazione sulla morte è meditazione sulla libertà, donandomi per
sempre l'idea che chi ha appreso a morire ha disimparato a servire. Il saper morire ci
libera infatti da ogni sudditanza e costrizione, dando un colpo mortale al nostro egoismo
e alla nostra vanità. Ed io da buon cultore della filosofia so con Cicerone che il
filosofare non è che prepararsi alla morte. Tutta la saggezza del mondo, continua ancora
Montaigne, si riduce alla fine a questo, insegnarci a non temere la morte e chi dunque
insegnasse agli uomini a morire insegnerebbe loro anche a vivere. Ecco, devo certamente
tener presente anche questo nel mio lascito, cercando inoltre di sottolineare che ognuno
dei miei aforismi avrebbe potuto diventare un saggio, e poi un racconto o un romanzo, e
poi ancora avrebbe potuto dar luogo con gli altri ad infiniti intrecci testuali, se solo
avessi avuto il tempo! Ma il tempo non cè e allora questidea continuerà il
suo cammino consapevole con Chomsky che da un numero finito di fonemi si possono creare
infinite frasi, così come da una vita limitata negli anni si possono incoraggiare
migliaia di vite nel futuro del tempo, affinché non io, non il mio nome, non i miei
libri, ma lo spirito della letteratura, della vita, della morte, delle idee e della lotta
venga tramandato.
Diciamo pure che il mio intento
non è né un desiderio di immortalità, in cui affogare langoscia della morte, né
una nostalgica sfida al tempo alla ricerca delle occasioni perdute, ma più semplicemente
un desiderio di lasciare in eredità la passione e lentusiasmo per unidea, che
si concretizza nel desiderio di comunicare e di condividere lessenza più profonda
di questa strana umanità. Unidea che non mi ha portato come Dante ad esplorare i
misteriosi palazzi dellaldilà, ma che mi ha spinto ad osservare e a raccontare in
forma di brevi pensieri tutta la storia della terrena vanità e della sua magnifica
conduttrice, la divina stupidità. Questo è stato il mio viaggio nellade del potere
e dellautorità e lo spirito di lotta e di rivolta che lo ha guidato costituisce
proprio il nucleo fondamentale del mio umile lascito. Io non avevo bisogno di andare da
vivo ad interrogare i morti, io ero già uno di loro, e come tale al limite ho cercato di
farmi sentire dai vivi, e poiché non penso di esserci riuscito al meglio, sto cercando di
lasciare loro questo testamento, o perlomeno il simbolo della sua gestazione letteraria,
comune e millenaria!
La caratteristica principale di
questo testamento è che in primo luogo non si affida ad un notaio, categoria che del
resto per me non esiste, ricordate per me infatti esiste solo la stupidità; la seconda
originale peculiarità è che non è nemmeno rivolto ad una singola persona o ad un
ristretto nucleo di parenti, né tanto meno ad una fantomatica associazione, ma è
pubblico e libero, vale a dire rivolto a tutti, indirizzato cioè a quegli uomini di buona
volontà che lo leggeranno! E il suo contenuto non potrà nemmeno essere rifiutato,
proprio perché costituito solo da idee che rimandano tutte ad unidea originaria e
complessiva, la quale anche se verrà snobbata, avrà raggiunto comunque il proprio
obiettivo, e se ne andrà tranquillamente da unaltra parte! Il testamento non è
tanto meno rivolto agli editori, o ad alcun scrittore in particolare, è tuttavia
indirizzato ai loro spiriti e ai loro successori, così come è rivolto a tutti le persone
di intelletto e di buon sentimento. Il lascito, così come il contenuto a cui si riferisce
non ha assolutamente secondi fini, e non ha ovviamente
bisogno del successo o della fama, poveri interessi che solo affliggono la
stupida ed istintiva sete di vanità della maggior parte dei miseri viventi, le idee
infatti non sanno cosa farsene né delle umane terraglie, né di beni di lusso che le
coltivano! Le idee lottano solamente e per far questo basta la loro essenza!
Veniamo dunque alloggetto
del testamento: io, Carl William Brown, entità fittizia, che da sempre si è mossa nel
grande universo della stupidità, intendo lasciare a tutti quanto segue: lidea della
mia opera. Non stupitevi, forse leredità non vi sembrerà gran che, ma vi assicuro
che non è poca cosa. Le migliaia di aforismi che ho scritto e che ho selezionato potranno
in futuro dar vita a nuove idee, la cui forma sempre diversa rimanderà tuttavia ad un
unico concetto il quale costituirà a sua volta unartistica lotta contro
lautorità del potere e della stupidità. Ma se vi sembra ancora poco, posso
aggiungere alla mia eredità il Lascito del Daimon Club
che colmerà tutte le eventuali mancanze di questo mio scritto e a tal proposito aggiungo
in questa sede quelle che sono le sue principali linee guida che completano con
lintera mia opera quella che da sempre
è stata la mia idea e la mia occupazione principale, vale a dire comunicare, condividere,
insegnare, tramandare, provocare, studiare, amare, soffrire e lottare. Tutto il mio lavoro
e lo spreco delle mie forze non mi hanno di certo arricchito, né tanto meno mi hanno reso
un grande sollievo e alla fine non sono nemmeno riuscito a capire la nostra umanità, non
sono riuscito né ad odiarla, né ad amarla, ho però sempre cercato di conoscerla e di
migliorarla, ma forse non usando i giusti mezzi, ed è allora proprio per questo che
voglio lasciare questa mia ricerca, affinché i posteri la possano proseguire, criticare
ed integrare, mitigando magari al tempo stesso un po anche il proprio egoismo.
Dovrete scusarmi ma in questo
momento avrei preferito sentirmi come il peccatore pentito di Adler, ossia colui che ha
potuto sperimentare tutte le soluzioni devianti della vita psichica o che, almeno, le ha
sfiorate ed è riuscito, diventando saggio, a salvarsi, solo che io purtroppo non mi sono
salvato. E mi conforta poco lidea che nemmeno la nostra umanità riuscirà a
salvarsi, anche perché il termine è assolutamente privo di alcun significato e quindi la
metafora serve solo a veicolare il concetto che io non mi aspetto niente né voglio
regalare niente, ricordate, voglio solo tramandare unidea, starà poi a voi darle
voce, o seppellirla, magari al più presto, quando cioè vi ritirerete nella vostra umile
residenza finale, un regno piccolo, piccolo, buio e silenzioso. E non lamentatevi del mio
stile, infatti un testamento non può di certo essere troppo allegro, infatti la morte
anche se può venire considerata alla stregua di una poesia satirica e burlesca, raramente
fa ridere, forse anche perché ormai da troppo tempo ci consola il fatto che forse è
meglio mascherarla con il pianto; laltra faccia della misteriosa medaglia!
P.S.
Per
chi si ostinasse ancora a pensare che la letteratura e magari i miei scritti non
servissero a niente e preferisse invece la concretezza di altri beni terreni voglio solo
ricordare che tra qualche anno né le loro cianfrusaglie, né la loro vanità, né loro
stessi esisteranno ancora, mentre le idee che io sto cercando di tramandare lasciandole in
eredità esistono da quando esiste l'uomo e forse non moriranno nemmeno quando la specie
umana scomparirà definitivamente dalla faccia di questo pianeta. Per cui se devo
scegliere la cosa che vale di meno non ho dubbi e preferisco dunque il lieve ricordo degli
ideali nel futuro piuttosto che un banale ammasso di terraglie nel presente. Vorrei
inoltre spendere anche due parole per tutti quelli che magari pensassero che visto che ho
già scritto il testamento ora non dovrei fare altro che morire, bene, voglio rassicurarli
subito, infatti prima me ne sarò andato e prima mi leverò di torno il dispiacere di
dover sopportare tutte le teste di cazzo che ci sono in giro, quindi se fossi in loro non
mi preoccuperei più di tanto, il lieto evento non tarderà a verificarsi!
In fede, senza tempo e senza luogo,
Carl William Brown and The
Daimon Club
Per eventuali informazioni,
chiarimenti o comunicazioni visitate pure la nostra tomba www.daimon.org o scrivete al nostro indirizzo daimonclub@yahoo.com
Grazie ancora e mi raccomando vivete a lungo!
Per poter vivere con intensità la
mia lunga agonia ho dovuto ricorrere a vari stratagemmi, all'amore, alla morte, all'arte,
all'umorismo, al vizio, allo studio, alla malattia...
Sono nato per conoscerti. Per
darti il tuo nome. Libertà.
La vita è solo errore, E la morte
è conoscenza.
La morte non ha alcun potere sugli
scrittori, uno dopo l'altro se ne vanno, ma c'è sempre da qualche parte qualche ignoto
individuo seduto in una poltrona che li fa rivivere.
Se il fine di ogni uomo è la
morte, perché mai dovremmo considerare malato chi decide di anticipare i tempi, in fondo
è solo un precursore, un catalizzatore di un processo inevitabile, un enzima.
L'inchiostro più sbiadito è
migliore della memoria migliore.
Perché dolore è più dolor, se
tace.
Anche la miseria è un'eredità.
La lotta contro il potere è la
lotta della memoria contro la dimenticanza.
Ma chi ha detto che il tempo fugge
inesorabilmente, io non porto l'orologio e ho tolto quello a muro, non faccio distinzione
tra il giorno e la notte, lavoro sempre, e sin da giovane mi sono spesso sentito vecchio e
stanco, per cui la morte non mi troverà impreparato. Per me il tempo non fugge, è l'uomo
a scappare! Carl William Brown
Nessun uomo è un'isola...; ogni
uomo è un pezzo del Continente....; la morte di qualsiasi uomo mi diminuisce perchè
faccio parte dell'umanità; e perciò non chiedere mai per chi suona la campana; essa
suona per te.
L'immagine della vita non è che
la fotografia di quel negativo che verrà sviluppato soltanto dalla morte.
Quando facciamo piani per la
posterità, dovremo ricordarci che la virtù non è ereditabile.Thomas Paine
La morte dell'individuo, in linea
di principio, non è meno assurda che la morte di tutto il genere umano. H.M. Enzensberger
L'evoluzione umana. Un crescere
della potenza della morte.
L'assenza di potere significa
paralisi, annientamento e morte; la sua presenza invece significa stupidità, autorità e
ovviamente vanità.
Tutti devono morire ma non tutte
le morti hanno eguale valore...La morte di chi si sacrifica per gli interessi del popolo
ha più peso del Monte Tai, ma la morte di chi serve il potere, di chi serve gli
sfruttatori e gli oppressori, è più leggera di una piuma.
Combattere e morire è morte che
annienta la morte.
Sul punto di ritornare all'inferno
per l'ennesima e definitiva missione, tra i dolori più atroci e l'angoscia dei suoi cari
Carl William Brown con la sua sbalorditiva lucidità esclamò: "Non preoccupatevi per
me, l'importante è la salute. Mi riguarderò, mi rifarò vivo!
Addio"
Per quanto mi riguarda, chiedo di
essere portato al cimitero in un furgone da sgombero.
La morte è il genio ispiratore
della filosofia....tutte le religioni e tutte le filosofie sono un contravveleno alla
certezza della morte.
Chi non ha paura della morte è
perché ha imparato a disprezzare la vita e chi disprezza la vita non può far altro che
amare disperatamente la libertà.
Imparando a conoscere i mali della
natura, si disprezza la morte; imparando a conoscere quelli della società, si disprezza
la vita.
Se gli uomini si conducessero
sempre al fianco la morte, non servirebbero si vilmente.
In punto di morte: Dio mi
perdonerà: è il suo mestiere.
Ahimè! quanto dev'essere felice
la morte dell'uccello, nei boschi!
Certo la morte non è uno
spettacolo molto divertente, ma quando penso alla vita, non posso far altro che ammettere
che non è poi neanche così triste.
Darò...il mio vasto regno per una
piccola tomba, una tomba piccola, piccola, una tomba oscura.
Proprio perché la vera arte
aspira a contrastare la morte deve anche essere funzionale a migliorare la vita e non solo
quella dei collezionisti.
Le tre grandi divinità madri dei
popoli orientali sembra fossero generatrici e annientatrici insieme; dee della vita e
della fecondità nello stesso tempo che dee della morte.
Eros e Thanatos, due tematiche
inseparabili, profondamente romantiche ed affascinanti. Amore per il buon senso e odio per
la vanità; pulsione di vita verso l'equità e pulsione di morte verso la stupidità.
Essere, o non essere - questa è
la domanda: se sia più nobile per la mente soffrire i colpi e le frecce dell'oltraggiosa
fortuna o prendere le armi contro un mare di affanni e, contrastandoli, finirli. Morire,
dormire - nient'altro, e con un sonno dire fine alla stretta del cuore e ai mille tumulti
naturali che eredita la carne. E' una consumazione da desiderare devotamente. Morire,
dormire. Dormire, forse sognare; e qui è lo scoglio.
E' irragionevole temere di essere
presi per matti in un mondo di matti.
La morte? Una mia antenata.
La vita fugge e non s'arresta
un'ora e la morte vien dietro a gran giornate e le cose presenti e le passate mi danno
guerra, e le future ancora.
La fede è un mistero, l'amore è
un mistero, la morte è un mistero! Comunque a me i misteri non sono mai piaciuti.
Libero è solo chi
è saggio, perché solo il saggio è padrone di se stesso, non teme né la povertà né la
morte, né le catene, sa tener testa alle passioni e disprezza gli onori: privo di bisogni
che lo fanno dipendere dalla volontà altrui, ha tutto in se, perfetto e compatto come una
sfera sulla cui levigata superficie nulla di estraneo può fermarsi e contro cui il
destino sempre si scaglia furiosamente senza mai riuscire a intaccarla.
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