In questa
sezione raccoglieremo dei piccoli estratti di opere
letterarie famose, dei testi e delle riflessioni brevi, allo scopo sia di fornire ai naviganti un po' di buon materiale per le
loro letture, sia allo scopo di fare da stimolo alla critica e alla produzione di nuovi
lavori. Il tutto viene così ad unirsi all'offerta di più di 80.000 aforismi messi in
rete, 15.000 in italiano e gli altri in lingua inglese raggiungibili dai nostri links,
alla sezione dei nuovi autori, e a tutte le altre pagine, vale a dire quella dei forum,
quella dei libri in rete, quella delle promozioni, delle chat e via dicendo. Così facendo
si cercherà di creare un ponte tra le nuove leve, gli autori più o meno affermati
e i vari operatori del settore allo scopo sia di aumentare sempre più la popolarità di
tutti gli amanti di questo mondo, sia di fare al tempo stesso da guida, da stimolatori e
da promotori a tutti coloro i quali amano leggere e scrivere; a tutti quelli che credono
sempre più fermamente nel valore positivo della pluralità dei testi, del dialogo e del
confronto dialettico e a quanti sono più o meno consapevoli del bisogno che tutti abbiamo
di un minimo di aiuto, di conforto e di solidarietà. Si sa sin troppo bene infatti che
l'arte nasce dal dolore e noi fino a prova contraria pur volendo certamente essere degli
artisti vogliamo anche cercare di soffrire un po' di meno, sempre che la cosa sia
possibile! Se dunque anche tu vuoi far sentire la tua voce, non devi far altro che unirti
a noi, e quindi devi leggere il nostro statuto, il
nostro lascito, il testamento
di Carl William Brown e poi potrai contattarci, dopo aver dato un'occhiata alla nostra
politica leggendo la nostra pagina delle promozioni. A presto
dunque e buon divertimento.
Ciao,
ciao e a presto!
Una summa della miglior filosofia di ogni tempo
contro ogni forma di sopruso, i più famosi aforismi, le più acute riflessioni, i più
seri motti di spirito contro il potere e l'autorità, vale a dire contro la stupidità
dell'uomo e dell'universo.
Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli. Beati quelli che
piangono, perche' saranno consolati. Beati i miti perché erediteranno la terra. Beati
quelli che hanno fame e sete della giustizia perché saranno saziati. Beati i
misericordiosi perché troveranno misericordia. Beati i puri di cuore perché vedranno
Dio. Beati gli operatori di pace perché
saranno chiamati figli di Dio. Beati i perseguitati a causa della giustizia perché di
essi è il regno dei cieli. Beati voi quando vi insulteranno e vi perseguiteranno e,
mentendo, diranno contro di voi ogni sorta di male a causa mia : rallegratevi ed esultate,
poiché grande è la vostra ricompensa nei cieli. Matteo 5,1
La vita di ciascuno trascorre tutta fra il volere e l'ottenere. Il desiderio per sua
natura è dolore, la soddisfazione genera ben presto saturazione: la meta era solo
apparente. Il possesso toglie ogni interesse: il desiderio, il bisogno ricompare sotto
nuova forma; dove non succede, subentrano lo squallore, il vuoto, la noia, che da
combattere sono altrettanto tormentosi come il bisogno. Schopenhauer
Gli sforzi incessanti per bandire il dolore non fanno altro che fargli mutare forma.
Inizialmente si presenta in forma di povertà, di miseria, di timore di perdere la vita.
Se, cosa difficilissima, si riesce a scacciare il dolore in questa forma, esso si
ripresenta immediatamente in mille altre forme, a seconda dell'età e delle circostanze:
come istinto sessuale, passione amorosa, gelosia, invidia, odio, angoscia, ambizione,
avidità, malattia, ecc. Se poi alla fine non trova più altre forme, si presenta nel
triste, abito grigio del fastidio e della noia, contro cui si cercherà di fare qualcosa.
Ma anche se si riesce a scacciarli, difficilmente sarà possibile farlo senza aprire
nuovamente la via al dolore in una delle forme precedenti. E così il ballo ricomincia da
capo; perché la vita umana è un continuo oscillare tra il dolore e la noia. Ma se noi ci
renderemo conto che il dolore come tale è essenziale ed inevitabile per la vita, e solo
la sua forma, la forma in cui si presenta, dipende dal caso; e dunque la nostra sofferenza
presente occupa un posto in cui, se non ci fosse quella, ne subentrerebbe subito un'altra
che adesso viene tenuta lontana dalla presenza di quella; e dunque essenzialmente il
destino può ben poco contro di noi. Una simile riflessione, se divenisse una convinzione
sentita, produrrebbe un grado notevole di stoica indifferenza e ridurrebbe di molto
l'angosciosa preoccupazione per il bene personale. Schopenhauer
Noi sentiamo il dolore, ma non l'assenza del dolore; sentiamo la preoccupazione, ma non
l'assenza della preoccupazione; la paura, ma non la sicurezza. Sentiamo il desiderio,
così come la fame e la sete; ma non appena è soddisfatto, succede come per il boccone
che, nel momento in cui viene inghiottito, cessa di esistere per la nostra sensibilità.
Sentiamo amaramente
la mancanza di piaceri e di gioie, quando non ci sono; dei dolori invece non sentiamo
direttamente la mancanza, anche se non ne proviamo da parecchio tempo, tutt'al più ce ne
ricordiamo per mezzo della riflessione. Solo dolore e mancanza infatti possono venire
sentiti positivamente, e dunque si fanno sentire da sé: il benessere invece è solo in
negativo. Perciò noi ci rendiamo conto direttamente dei beni più grandi della vita,
salute, giovinezza e libertà, solo quando le abbiamo perdute: perché anch'esse sono
negazioni. Dei giorni felici della nostra vita ci accorgiamo solo quando hanno ormai
lasciato
il posto a giorni felici. Schopenhauer
Il liberalismo è la suprema generosità : è di diritto che la maggioranza concede alle
minoranze ed è, per tanto, il più nobile appello che abbia risuonato nel mondo. Esso
proclama la decisione di convivere con il nemico e, di più, con il nemico debole. Era
inverosimile che il genere umano avesse attinto un principio così bello, così
paradossale, direi acrobatico,
anti-naturale. Per questo, non deve sorprendere se subito questo stesso genere umano
sembra risoluto ad abbandonarlo. J. O. y Gasset
La vita dei più non è altro che una continua lotta per questa esistenza, con la certezza
che alla fine la perderanno. Ma ciò che li fa perseverare in questa lotta così faticosa
non è tanto l'amore per la vita quanto la paura della morte, che sta tuttavia inevitabile
sullo sfondo e può entrare in scena in ogni momento. La vita è un mare pieno di scogli,
di vortici e di gorghi che l'uomo evita con grandi sforzi e concentrazione, pur sapendo
che anche se riesce a procedere, ricorrendo a tutta la sua cautela e la sua abilità,
proprio in questo modo si avvicina a ogni passo, anzi, punta direttamente verso il
naufragio totale, inevitabile e irrimediabile: la morte. E' questa la meta finale del
vorticoso viaggio, per lui peggiore di tutte le scogliere a cui è sfuggito. Schopenhauer
L'amore dell'uomo decresce notevolmente dal momento in cui viene appagato: quasi tutte le
altre donne lo attirano di più di quella che già possiede; egli desidera la novità.
L'amore della donna invece aumenta a partire dallo stesso momento. Ciò è una conseguenza
del progetto della natura, indirizzato alla perpetuazione e dunque alla più ampia
moltiplicazione della
specie. L'uomo infatti può tranquillamente generare oltre cento bambini all'anno, se ha a
disposizione altrettante donne; la donna invece può mettere al mondo solo un bambino
all'anno, per quanti uomini abbia. Perciò lui cerca altre donne; e lei invece si attacca
a lui: perché la natura la spinge istintivamente a tenersi stretto l'uomo che nutra e
protegga la futura prole. Di conseguenza la fedeltà coniugale per l'uomo è artificiale,
per la donna naturale, e dunque l'adulterio femminile, molto più imperdonabile di quello
maschile. Schopenhauer
810.Affinchè nasca un amore veramente appassionato è necessario qualcosa che si può
esprimere solo con la metafora presa dalla chimica: le due persone si devono neutralizzare
come acido e alcalino in un sale intermedio. Al fine di una tale neutralizzazione
reciproca fra due individui è necessario che il grado della virilità di lui corrisponda
esattamente al grado della femminilità di lei, così che ciascuna delle due parti
neutralizzi esattamente l'altra. Dunque l'uomo più virile cercherà la donna più
femminile e viceversa, e così ogni individuo cercherà il suo corrispondente quanto a
grado di sessualità. Schopenhauer
I piaceri sono e restano negativi: credere che rendano felici è un'illusione che
l'invidia nutre a sua propria punizione. I dolori invece vengono sentiti positivamente:
perciò la loro assenza è il metro della felicità. Se a una condizione priva di
sofferenze si aggiunge anche l'assenza di noia, la felicità terrena essenzialmente è
raggiunta: il resto sono chimere. Schopenhauer
I vostri figli non sono i vostri figli. Sono i figli e le figlie della fame che in se
stessa ha la vita. Essi non vengono da voi, ma attraverso di voi, e non vi appartengono
benchè viviate insieme. Potete amarli ma non costringerli ai vostri pensieri, poiché
essi hanno i loro pensieri. Potete custodire i loro corpi, ma non le anime loro, poiché
abitano in case future, che neppure in sogno potrete visitare. K. Gibran. Il profeta
Il "piacere" è una sensazione di benessere che è legata specialmente alla
parte istintivo-corporea della persona (il piacere del bere, del mangiare, del sesso, del
danzare, del giocare, della propria grandezza, del sapere, del dominare, del vendicarsi).
E' una sensazione intesa, forte, assorbente, ma si esaurisce in un tempo breve. La
"gioia" è una sensazione di benessere più ricca, coinvolge gli aspetti più
alti della persona, cioè la sua conoscenza, le sue decisioni, la sua libertà,
la sua creatività. Nel piacere la persona è piuttosto passiva, perché si lascia
invadere dalle cose per provare piacere; nella gioia la persona è attiva, perché
costruisce le realtà che formano il suo stato di benessere. La "felicità" è
la sensazione di benessere che si ha quando ogni desiderio viene colmato e non resta più
nulla da desiderare. È uno stato che non potrà mai essere realizzato nel tempo presente,
perché l'uomo in ogni momento della sua storia porta in sé una serie infinita di
benessere che nessuna esperienza può colmare: nel momento stesso in cui gioisce avverte
l'insufficienza di questa gioia, se non altro perché sa che finirà. La
"beatitudine" è la sensazione piena di benessere che si raggiunge nell'incontro
con Dio. Queste diverse sensazioni dovrebbero integrarsi formando un cammino che dallo
stadio più elementare del piacere si eleva fino alla beatitudine. Invece vediamo che
spesso si ostacolano. Il piacere male inteso impedisce la beatitudine, come avviene nelle
persone che vivono per il loro ventre o per i soldi. A sua volta la beatitudine male
intesa impedisce il piacere come avviene nelle persone rigide, che vivono la vita come un
perenne lutto. Per questo il cristiano si chiede come deve concepire il piacere, senza
esaltarlo e senza sminuirlo. Il piacere, allora, è necessario alla vita, perché è il
riposo che dà alla persona la voglia di vivere e l'aiuta a continuare il cammino spesso
faticoso. San Tommaso ricorda che "nessuno può vivere senza piacere" (I-II, q.
34, a. 1, c.). Ma esso può diventare un ostacolo e arrestare il cammino perché può dare
l'illusione di essere la felicità, cioè il punto di arrivo della vita. Per questo la
persona deve educarsi a vivere con equilibrio la ricerca del piacere. Non deve
disprezzarlo, perché è un'esperienza che aiuta nel cammino della vita; ma non deve
esaurirsi in esso, perché arresterebbe il suo cammino verso le forme più alte del
benessere, perdendo la gioia e dimenticando la sua vocazione alla beatitudine. G. Muraro.
Se si fosse indetto un referendum agli inizi del 900 per autorizzare un'invenzione che
avrebbe portato (solo negli Usa) 50.000 morti l'anno, due milioni di feriti, 20.000
miliardi di danni economici, caos nelle città, decadenza dei centri urbani, distruzione
dei trasporti pubblici, inquinamento, con conseguente morte di milioni di persone per
cancro ai polmoni, infarto e trasformazione di milioni di ettari coltivati in un mare
d'asfalto, avremmo tutti detto 'no' ! E così, l'automobile non avrebbe visto l'alba. Da
un articolo della rivista 'Life'
Quando un popolo, divorato dalla sete di libertà, si trova ad avere come capi dei
coppieri che gliene versano a volontà, sino ad ubriacarlo, accade che, se i governatori
resistono alle richieste dei sempre più esigenti sudditi son dichiarati tiranni. E
avviene pure che chi si dimostra disciplinato nei confronti dei superiori è definito un
uomo senza carattere e servo ; che il padre impaurito finisce col trattare il figlio come
suo pari e non è rispettato, che il maestro non osa rimproverare gli scolari, e costoro
si fanno beffe di lui, che i giovani pretendono gli stessi diritti dei vecchi, e questi,
per non parere troppo severi, danno ragione ai giovani. In questo clima di libertà nel
nome della medesima, non vi è più riguardo né rispetto per nessuno, e in mezzo a tanta
licenza, nasce e si sviluppa una mala pianta: la tirannia. Platone
Gli esseri umani si distinguono dalle formiche perché hanno la facoltà di esprimere le
proprie opinioni più o meno liberamente e che non tutti hanno la stessa opinione di
fronte allo stesso fatto. Questa facoltà evidentemente
non è concessa alle formiche. Ma ci sono esseri umani che hanno il cervello da formiche.
Questi ultimi hanno la pretesa che tutti dovremmo pensarla allo stesso modo : cioè come
loro, cioè come formiche. A. Einstein
Mentre è vero che l'invidia è la principale forza motrice che spinge alla giustizia tra
classi diverse, nazioni e sessi diversi, è al tempo stesso vero che la specie di
giustizia risultante dall'invidia ha molte probabilità di essere della peggiore specie, e
cioè una giustizia che consiste nel diminuire i privilegi del fortunato, piuttosto che
nell'accrescere quelli dello sfortunato. B. Russell. La conquista della felicità
Perché la propaganda è tanto più efficace quanto incita all'odio, di quando tenta di
incitare sentimenti di amicizia ? La ragione sta evidentemente nel fatto che il cuore
umano, quale la civiltà moderna lo ha fatto, è più propenso all'odio che all'amicizia,
e ciò perché è insoddisfatto, perché nel profondo sente, forse anche incoscientemente,
di aver perduto il senso della vita. B. Russell
Pochissimi sanno astenersi dal dire delle malvagità sul conto dei loro conoscenti, e
persino, se capita, degli amici ; eppure, quando poi vengono a sapere che è stato detto
qualcosa contro di loro, assumono un atteggiamento di indignato stupore. Evidentemente non
hanno mai pensato che, esattamente come essi malignano sul conto altrui, gli altri
malignano sul loro conto. Ci aspettiamo che gli altri abbiano per noi quel tenero amore e
quel profondo rispetto che noi proviamo per noi stessi. Non ci passa per la mente che non
possiamo aspettarci dagli altri che pensino di noi più bene di quanto noi non
pensiamo di loro, e la ragione per cui questo non ci passa per la mente è che i nostri
meriti ci appaiono grandi ed evidenti, mentre quelli degli altri, ammesso che pure
esistano, sono visibili solo ad un occhio caritatevole. B. Russell
Se ci fosse dato per magia il potere di leggere nel pensiero altrui, suppongo che la prima
conseguenza sarebbe la fine di tutte le amicizie ; la seconda però potrebbe essere
eccellente : poiché un mondo senza amicizie apparirebbe a tutti intollerabile,
impareremmo così ad avere simpatia l'uno per l'altro, senza bisogno di celare a noi
stessi, sotto il velo
dell'illusione, che non ci giudicavamo reciprocamente assolutamente perfetti. Sappiamo che
i nostri amici hanno i loro difetti, eppure nel complesso sono persone simpatiche, alle
quali siamo affezionati. B. Russell
Ricordate che i motivi che determinano le vostre azioni non sono sempre così altruistici
come vi appaiono. Non sopravvalutate che gli altri si interessino di voi quanto voi
stessi. La grande maggioranza delle azioni umane, persino quelle più nobili, hanno un
fine egoistico, poiché, se non fosse altrimenti, la razza umana non potrebbe
sopravvivere. B. Russell
Da che cosa deriva che uno zoppo non ci irrita, e invece un intelletto zoppicante ci
irrita ? Perché uno zoppo riconosce che noi camminiamo diritti e un intelletto zoppicante
dice che siamo noi a zoppicare ; altrimenti ne sentiremmo pietà, non collera. Epitetto
domanda con maggiore forza : "Perché non ci adiriamo se ci si dice che abbiamo mal
di testa e ci adiriamo se ci si dice che ragioniamo male o che scegliamo male ?". La
ragione di questo è che noi siamo ben sicuri di non aver mal di testa e che non siamo
zoppi ; ma non siamo tanto sicuri di scegliere il vero. Di modo che, non avendone altra
sicurezza se non che lo vediamo con tutta la nostra vista, quando un altro vede con tutta
la sua vista il contrario, ne siamo perplessi e meravigliati, e tanto più quando mille
altri si burlano della nostra scelta. Pascal
Ogni oggetto in noi suol trasformarsi secondo le immagini ch'esso evoca e raggruppa, per
così dire, attorno a sé. Certo, un oggetto può piacere anche per se stesso, per la
diversità delle sensazioni gradevoli che ci suscita in una percezione armoniosa ; ma ben
spesso il piacere che un oggetto ci procura non si trova nell'oggetto per se medesimo. La
fantasia lo abbellisce condendolo e quasi irraggiandolo d'immagini care, né noi lo
percepiamo più qual esso è, ma così, quasi animato dalle immagini che suscita in noi o
che le nostre abitudini vi associano. Nell'oggetto, insomma, noi amiamo quel che vi
mettiamo di noi, l'anima che esso acquista per noi soltanto e che è trasformata dai
nostri ricordi. L. Pirandello
Dint'a buttegghia/ natu dit'e vino/ è rimasto. Embè, che faccio, m'o guardo ?/ Mo
teng'ment e dico :/ "Me l'astipo e dimane mo bevo ?"/ Dimane nun esiste/ e o
juorno e' primma, poiché se n'è ghiut,/ manc esiste./ Esiste sulo stu momento/ e chistu
dito e vin 'nta buttegghia./ Embè, che faccio, m'o perd ?/ Che ne parlammo a fa !/ Si m'o
perdesse, manc'a buttegghia/ me
perdunarria./ E allora bebo.../ e chistu surs e vin/ vence a partita cull'eternità. E. De
Filippo. ....E allora bevo ; 1978
Meglio era attenersi ai miti sugli dei che essere schiavi del destino dei fisici, perché
quelli almeno ammettono la speranza di placare gli dei onorandoli ; questo, per contro, ha
implacabile necessità. E la fortuna il saggio non la reputa una divinità quale la crede
il volgo - giacché nulla è fatto dal Dio senza ordine e misura - e nemmeno la stima una
causa incostante di tutti i beni e i mali degli uomini perché egli certo non crede che da
essa siano donati agli uomini i beni e i mali che hanno valore per la vita felice, sebbene
conceda che sotto il suo influsso siano di grandi beni e mali gli
inizi. Infatti egli giudica meglio essere assennatamente sfortunato che dissennatamente
fortunato ; chè nelle nostre azioni l'insuccesso di un saggio giudizio è preferibile al
successo di ciò che, privo di giudizio, è portato a buon esito dalla fortuna. Epicuro
Alla nostra fiducia negli altri contribuiscono spesso in misura preponderante pigrizia,
egoismo e vanità: la pigrizia quando, per non cercare, sorvegliare, agire noi stessi
preferiamo fidarci di un altro; l'egoismo quando il bisogno di parlare dei fatti nostri ci
induce a fidarci di un altro; la vanità quando oggetto delle confidenze sono le nostre
vanterie. Nonostante ciò pretendiamo che si onori la nostra fiducia. Schopenhauer
Ogni perfezione umana è affine a un difetto, nel quale minaccia di trasformarsi; ma,
viceversa, anche ogni difetto è imparentato ad una perfezione. Dunque l'errore in cui
incorriamo in merito a qualcuno si fonda spesso sul fatto che all'inizio della conoscenza
scambiamo i suoi difetti per le perfezioni ad essi affini, o viceversa: il prudente ci
sembra vigliacco, il parco avaro, il dissipatore generoso, il villano schietto e sincero,
lo sfacciato fornito di nobile fiducia in se stesso, e così via. Schopenhauer
In una fredda giornata d'inverno una comunità di porcospini si stringevano vicinissimi,
per difendersi dal freddo con il reciproco calore. Ma ben presto si sentirono pungere
dalle spine degli altri, e questo li fece di nuovo allontanare. Quando poi il bisogno di
scaldarsi li indusse ancora a riavvicinarsi, si ripeté l'altro inconveniente; vennero
così sballottati più
volte fra i due mali, finché scoprirono una distanza intermedia a cui si trovavano bene.
Analogamente, il bisogno di compagnia, che nasce dal vuoto e dalla monotonia del proprio
intimo, avvicina gli uomini tra loro; ma le loro
numerose qualità sgradevoli e i difetti insopportabili li separano nuovamente. La
distanza intermedia a cui è possibile stare assieme, che infine trovano, è la cortesia,
la finezza di costumi. In virtù di esse il bisogno di riscaldarsi a vicenda viene
soddisfatto in modo incompleto, è vero, però in compenso non si sente la puntura delle
spine. Ma chi possiede calore interiore in abbondanza preferisce starsene lontano dalla
società, per non dare né ricevere disturbo. Schopenhauer
Se qualcuno riesce ad essere così forte, il mondo può solamente ucciderlo per spezzarlo,
e naturalmente lo fa. Non c'è nessuno che il mondo non spezzi, molti poi si rafforzano
nel punto dove sono stati spezzati. Quelli che non si spezzano altrimenti, il mondo li
uccide. Con imparzialità uccide chi ha troppa forza nella bontà o nella gentilezza o nel
coraggio; e se non sei di questi ucciderà pure te, siine certo; ma con minor fretta.
Hemingway
L'uso del termine 'persona' in tutte le lingue europee per indicare l'individuo umano
inconsciamente coglie bene nel segno: il significato originario di 'persona' è 'maschera
teatrale', e in effetti nessuno si mostra com'è, ma tutti portano una maschera e recitano
una parte. In generale tutta la vita umana è una commedia continua. Ciò la rende
insipida per le persone di gusto, mentre le teste piatte ci provano gran gusto.
Schopenhauer