Brescia sabato 14 settembre 74
Il campo delle sensazioni è vario vasto a complesso; per questo motivo non tutte le
sensazioni un singolo individuo potra mai conoscere, e nemmeno tutti gli individui messi
insieme, di ogni generazione, conviene affermare che mai avrebbero potuto né potrebbero
conoscerle tutte, le sensazioni; però è da aggiungere, altrettanto convenientemente, che
non esiste speciale sensazione, anche la piu rara la più importante la più preziosa che,
al singolo uomo e agli esseri umani veduti nella loro totalità, non sia lecito e
possibile, in teoria, provare.
Sotto l'aspetto delle sensazioni, dunque, non c'è verità che sia inaccessibile; ma, che
tutte le sensazioni non si provino, e che non tutte le relative verità si finisca per
conoscere, o che alcuni dei momenti sensoriali migliori sfuggano o altri simili siano
ignorati dall'Umanità per sempre, e quindi perduti, dopo che essa sarà scomparsa, non
dipende da un qualche misterioso o invisibile diaframma che sia stato, comunque,
prestabilito e prefissato e in base a cui ci sarebbe da un lato il settore delle
sensazioni sperimentabili e dall'altro il settore delle sensazioni proibite.
Concludo dicendo che è solo questione di qualità, di capacità a di fortuna: qualità
perché le sensazioni, tutte possibili come ho già affermato, sono moltissime a
complicatissime; capacità perché ogni individuo è posseduto da limiti di vario tipo;
inoltre fortuna perché determinate sensazioni straordinarie potrebbero esserci inibite,
indipendentemente dalla quantità sterminata, con il quale concetto mi sono riferito alle
sensazioni in generale, dal tempo relativamente breve di ogni nostra vita organica
individuale e dalle negative situazioni sfavorevoli.
Brescia lunedi 16 settembre 74
COSCIENZA ASSOLUTA. Non si tratta di parole mie. Da solo forse non ci sarei arrivato mai.
Queste parole, semplicemente a magnificamente combinate, le ho lette in un libro,
interessante e bello, di autore contemporaneo.
Il libro parlava di tori, toreri e corride, e vi si tesseva, con stile impeccabile, il
paradossale elogio delta morte violenta.
Ma le due parole le ho incontrate nella introduzione critica del libro, in cui la
presentatrice, della quale non ricordo il nome, riportava, a titolo esemplificativo,
alcune frasi estratte da altri libri del medesimo autore che auspicava, discutendone
larvatamente ma certo riferendosi a se stesso, l'avvento prestigioso di una prosa non
ancora scritta mai, richiedente nel protagonista qualità singolari, e, in ultima analisi,
molto più difficile della poesia.
Questo nuovo tipo di artista idealizzato avrebbe dovuto imbattersi in ostacoli di tutti i
generi prima di realizzare la sua opera e correre, per le molte vicissitudini naturali e
sociali, il rischio di non sopravvivere, e avrebbe dimostrato di possedere, come
condizione indispensabile del delicato lavoro, e somma prerogativa personale, una
coscienza assoluta. Però era lasciato intendere che il compimento dell'opera avrebbe
abbondantemente riscattato ogni tormento sofferto e rappresentato il vertice dell'umana
soddisfazione individuale.
Ricordo di avere sentito un brivido, alla prima lettura; poi ho continuato a pensarci a
lungo, in maniera saltuaria e irregolare, ma sempre con piacevole turbamento, con vera
commozione, come quasi se il maggior interessato o il responsabile diretto dell'idea
fossi, in qualche modo, o per qualche motivo, proprio io, o come se tra me e I'autore
delle parole casualmente incontrate, non ci fosse, in un certo senso, alcuna differenza.
Brescia sabato 21 settembre 74
E' arrivato per me il momento della prova del fuoco il classico
momento delta verità.
Sto girandomi drammaticamente a rigirandomi tra letture titoli di opere esposte nelle
vetrine delle librerie camminate distensive o spossanti soste in locali pubblici di ogni
via e di ogni vicolo a bere un bianchino o per incontrare un viso noto che mi guardi mi
riconosca e neI salutarmi mi sorrida.
O per essere nessuno tra centomila.
E poi è l'ora della concentrazione spasmodica e varia come le passeggiate e ciò che si
osserva e si odora e si tocca e si gusta e si ode.
E poi ancora il leggere o il tentar di scrivere.
Poi il dormire e il risvegliarmi al mattino e il non pensare più a niente per lunghi
minuti a forse per ore...
Poi di nuovo a scuotermi a muovermi prepararmi un tè o bere un sorso di liguore o
masticare qualcosa da poco e cercare aiuto e respiro con tutti i possibili mezzi e in
tutti i possibili modi.
L'intelletto ripete, con pazienza, scandendole, potrei assicurare, le parole fatidiche:
Realtà Cosmica=Realtà Assoluta, e si aspetta un'eco e, subito dopo, una risposta,
l'approvazione decisiva a trionfale.
E' come un S.O.S. lanciato da uomini quasi naufraghi sull'oceano in tempesta, e sembra un
appello invano rivolto, nella sinfonia orgiastica e singhiozzante della bufera, non agli
altri uomini angosciati e ansiosi ma al fondo del mare placido a crudele.
Infatti la coscienza, intrepida e in ossequio alla sua legge ribadita dai secoli, le carte
in regola con i suoi principi millenari, fa orecchi da mercante, non vuole saperne a non
risponde: il terreno fecondo e generoso che sappiamo, è coperto di roccia e di ghiaccio,
il grande specchio poliedrico rimbomba e rimanda indietro le parole.
Nota dell'editore: Lofaro è
stato il professore di lettere del biennio all'Itis Castelli di Brescia del nostro Carl
William Brown che manco a dirlo con lui aveva 9, perché il 10 veniva dato
solo ai marinai di lungo corso. Il nostro "enfant terrible"
soleva chiamarlo "Lofaro è spento, Lofaro è acceso" ma nutriva per il povero
professore una sincera simpatia. I brani sopra riportati sono tratti dall'unico libro che
Lofaro scrisse e che dedicò ai suoi allievi, che logicamente non lo lessero, a parte
ovviamente il nostro Carl William Brown; il suo titolo era Al di là dell'inconscio
Magalini Editrice, Brescia, 1974
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