COMITATO PER L'AMBIENTE E IL
RISPARMIO ENERGETICO DI BRESCIA
ECOLOGIA E INQUINAMENTO
La morte o distruzione d’ogni essere vivente
restituisce di continuo alla natura le sostanze che l’azione vitale ha
prodotto in lui e che sono necessarie per la formazione di nuova vita.
Biosfera
E’ il sistema che comprende tutti gli esseri viventi, l’aria, l’acqua e il
suolo che costituiscono l’habitat (luogo) dove si sviluppa qualsiasi ciclo
vitale (il fenomeno della vita). Il funzionamento della Biosfera si può
riassumere in questo modo: dall’esterno una fonte d’energia rappresentata
dalle radiazioni solari e all’interno la biomassa, sede del metabolismo
vivente, dove gli organismi nascono, si accrescono, si riproducano, muoiono
formando catene alimentari.
Tali processi biologici cominciano con il ciclo dell’energia solare che
costituisce la vera fonte di vita sulla terra. Con l’energia solare le
piante verdi possono realizzare il processo della fotosintesi, trasformando
la materia inerte (inorganica) in materia organica e liberando ossigeno
necessario per la vita animale. (Questo gas che nasce dalla vita, mantiene
la vita!). Quasi tutto l’ossigeno presente nell’atmosfera è di origine
biologica.
Catena alimentare ed equilibrio ecologico
E' un sistema aperto per l’energia solare ma chiuso per i materiali; da qui
la necessità di riciclare i residui e di riutilizzare i prodotti della
decomposizione. Da questo punto di vista l’inquinamento può essere
considerato come l’effetto di un riciclaggio non naturale e inadeguato dei
materiali (organici ed inorganici), producente sostanze dannose alla vita
stessa.
L’azione dell’uomo sulla Biosfera
Per molte migliaia di anni l’uomo ha esercitato un’influenza molto ridotta
sull’ambiente. L’uomo primitivo si nutriva generalmente con alimenti teneri
e sugosi (frutti, radici, larve, ecc.) e di un po’ di carne; quindi i primi
strumenti che si costruirono dovevano servire per cacciare e pescare. In
quel periodo l’azione dell’uomo sulla Biosfera fu molto scarsa (ancora oggi
alcuni gruppi di aborigeni australiani sopravvivono grazie alla caccia e
alla pesca, non conoscono agricoltura e allevamento, dipendendo
esclusivamente dalla natura senza inquinarla). Con il passaggio dalla
caccia/pesca all’agricoltura e all’allevamento, dovuto alla nascita della
divisione del lavoro e della prima divisione della società in classi; iniziò
l’alterazione dell’ambiente naturale. La massiccia distruzione dei vegetali
in alcune aree a causa dell’allevamento intensivo (specialmente di ovini e
caprini) ne modificò il clima. Grandi distese verdi a poco a poco
s’inaridirono trasformandosi in savane, in terre aride e povere e in
deserti. L’uomo cominciava ad alterare l’equilibrio biologico della
Biosfera. L’aumento della popolazione, con l’aumento delle necessità, portò
alla ricerca di nuovi mezzi per aumentare la produzione, introducendo nuove
tecniche che aumentavano sempre di più la distruzione effettuata dall’uomo
della natura. (Taglio dei boschi nel Medioevo per facilitare l’allevamento e
l’agricoltura, l’incendio delle foreste vergini per ottenere terre da
sfruttare….infatti allora si pensava che le risorse naturali fossero
inesauribili!
Rivoluzione industriale
Con la rivoluzione industriale si sono introdotte nuove fonti d’energia
(unica fino ad allora era quella solare!) dovute ai combustibili solidi. Gli
effetti della combustione di questi prodotti si fecero sentire sempre più
nella Biosfera. Iniziò con la rivoluzione industriale anche il fenomeno
dell’urbanizzazione, cioè un’emigrazione dalla campagna alla città creando
così zone sovraffollate e zone scarsamente abitate, introducendo
numerosissimi problemi per l’elevato numero della popolazione in costante
aumento.
Inquinamento demografico
Nel 1650 la popolazione umana era solo di 150 milioni d’individui, con un
tasso d’incremento annuo dello 0,3%; cioè ci volevano 250 anni perché la
popolazione raddoppiasse. Nel 1970 la popolazione era di 3.600 milioni con
un tasso d’incremento del 2,1%, che corrisponde ad un periodo di raddoppio
in 33 anni! ( A causa delle continue guerre, delle carestie, della fame nei
paesi del terzo mondo, di una crescita quasi zero, se non negativa, di
alcuni paesi ricchi; il tasso mondiale d’incremento demografico ha subito un
rallentamento ed attualmente nel mondo siamo circa 6 miliardi). Prima
dell’inizio del capitalismo industriale il tasso di natalità eccedeva di
poco di quello della mortalità. La mortalità e le malattie erano molto
elevate nel XVII° secolo, oggi l’equilibrio si è parzialmente rotto a causa
della diminuzione della mortalità con l’allungarsi della vita media, per
l’introduzione della medicina moderna. Secondo alcuni esperti “l’esplosione
demografica” mondiale costituisce la causa principale dell’inquinamento e
della crisi dell’ambiente nonché delle crisi sociali (contrapposizione e
incremento del divario fra paesi ricchi e poveri, aumento dell’immigrazione,
ecc.). E’ stato calcolato che se tutti gli attuali abitanti della terra
potessero adottare il sistema economico e il modo di vita degli europei (o
dei nordamericani), il tasso di inquinamento totale sarebbe 10 volte
superiore e con un “effetto serra” tale da rendere in pericolo la vita sul
pianeta.
MECCANICA DEI VELENI
La presenza di sostanze inquinanti nell'atmosfera è un fenomeno legato
soprattutto alle aree urbane ed industriali, in cui si concentrano le fonti
di emissione: impianti di riscaldamento, attività industriali, traffico. La
quantità di inquinanti emessa non è costante nel corso dell'anno: nella
stagione invernale alle emissioni dovute alle attività produttive e al
traffico (in genere più sostenuto), si aggiungono quelle dovute agli
impianti di riscaldamento. Un'influenza determinante sulla concentrazione di
sostanze inquinanti hanno inoltre le condizioni meteo-climatiche che possono
o meno favorire la loro dispersione in atmosfera. Gli inquinanti generati
nelle aree urbanizzate a livello del suolo possono venire dispersi dal
vento, su di un piano orizzontale, o in verticale a causa dell'instabilità
dell'aria, come si verifica a volte in estate a causa del forte
riscaldamento del suolo. Nella stagione invernale però le condizioni
climatiche tipiche della Pianura Padana favoriscono il ristagno degli
inquinanti nei bassi strati dell'atmosfera.
Ciò avviene a causa del fenomeno dell'inversione termica, che si verifica di
frequente in inverno in condizioni di alta pressione: il normale gradiente
delle temperature, cioè aria più calda vicino al suolo che progressivamente
si raffredda salendo di quota, si "inverte" producendo uno strato di aria
fredda e densa vicino al suolo ed uno strato di aria più calda e leggera in
quota, in cui si ripristina il normale gradiente delle temperature. I due
strati di aria non si rimescolano e gli inquinanti vengono trattenuti a
lungo vicino al suolo, intrappolati nella cappa di aria fredda e pesante.
Purtroppo questo fenomeno naturale coincide con il periodo di massima
emissione degli inquinanti. I mesi invernali, in particolare gennaio e
febbraio, sono quindi il periodo più critico per la qualità dell'aria nelle
zone della Pianura Padana.
Vi sono poi altre situazioni meteo-climatiche che hanno influenza sulla
concentrazione degli inquinanti in atmosfera: - la pioggia contribuisce a
"ripulire" l'atmosfera, anche perché quando piove non ci sono le condizioni
di inversione termica; - la nebbia "assorbe" alcune sostanze inquinanti
provocando una loro diminuzione di concentrazione, ma l'umidità presente
innesca reazioni chimiche che trasformano gli inquinanti in altre sostanze,
che possono risultare anch'esse nocive, ma che non sono rilevate dalle
centraline; - in estate il forte irraggiamento solare provoca spesso la
formazione dello smog fotochimico, ovvero le sostanze organiche volatili,
emesse dagli autoveicoli e dalle industrie e gli ossidi di azoto, colpiti
dall'intensa radiazione luminosa reagiscono tra loro per formare ozono e una
gran varietà di altri composti, spesso dannosi.
I PRINCIPALI AGENTI DELL’INQUINAMENTO
Anidride carbonica (CO2) – Dovuta ai processi di combustione per produrre
energia e per il riscaldamento domestico. Fa aumentare la temperatura della
superficie terrestre.
Ossido di carbonio (CO) - E’ prodotto dalle industrie, dalle raffinerie del
petrolio e dalle macchine. Inalato può essere mortale.
Anidride solforosa (SO2) - Dal fumo delle centrali elettriche, dalle
fabbriche, automobili. Provoca lesioni a carico dell’apparato respiratorio.
Ossidi di azoto (NOx) – Prodotti da aerei, dai forni, dagli inceneritori,
dai fertilizzanti. Formano lo smog fotochimico; provocano bronchiti a
neonati e anziani.
Particolato – Particelle solide (PM 2.5 e PM 10) prodotte dalle industrie,
costruzioni, trasporti (motori Diesel) che si depositano negli agglomerati
urbani. Causano gravi disturbi all’apparato respiratorio.
COV – Sono i “composti organici volatili”, tossici e cancerogeni.
Fosfati - Dalle acque di scarico, provengono dai fertilizzanti chimici usati
in quantità eccessive. Inquinano laghi e fiumi (eutrofizzazione).
Mercurio – Prodotto dall’utilizzazione di combustibili fossili, dalle
centrali d’energia elettrica, dai colorifici, dalle raffinerie, dalla
preparazione di carta. E’ molto velenoso e può contaminare gli alimenti
provenienti dal mare.
Piombo - Prodotto dalle industrie chimiche. Attacca gli enzimi ed altera il
metabolismo cellulare.
Petrolio - Dall’estrazione di fronte alle coste, dalla sua raffinazione, da
incidenti delle navi petroliere. Causa gravissimi danni all’ambiente.
Distrugge plancton, uccelli marini, vegetazione.
D.D.T. e insetticidi – Contribuiscono a far sparire molti insetti,
crostacei, possono passare tramite le acque di scolo al mare,
contaminandolo, causando così moria di pesci.
Radiazioni - Dalla produzione d’energia atomica, da scoppio di bombe, dalle
navi a propulsione nucleare. Possono provocare tumori e modificazioni
genetiche (mutazioni).
INQUINAMENTO ATMOSFERICO
L’aria è l’elemento base per ogni vivente. Ogni giorno i polmoni filtrano 15
Kg d’aria atmosferica (2,5 Kg d’acqua e 1,5 di alimenti). L’imperatore Carlo
VI proibì i gas maleodoranti già nel 1380. Con l’avvento industriale
l’atmosfera subiva un inquinamento sempre maggiore. Il consiglio d’Europa ha
definito per ARIA INQUINATA: “L’aria è inquinata, quando la presenza di una
sostanza estranea, o una variazione nella proporzione dei suoi componenti,
sono tali per cui possono derivarne effetti e disturbi riconosciuti
pregiudizievoli alla luce delle attuali conoscenze atmosferiche
scientifiche”. Queste sono le potenziali fonti di origine delle sostanze
estranee che provocano l’inquinamento atmosferico:
Processi industriali,
Combustioni domestiche ed industriali,
Veicoli a motore
Le maggiori sostanze inquinanti dell’atmosfera:
Anidride solforosa, biossido di carbonio, monossido di carbonio, ossidi di
azoto, idrocarburi gassosi liberati dopo una combustione, particolato…
ANIDRIDE SOLFOROSA: è una dei più comuni nell’aria, deriva dalla combustione
di carboni ed oli minerali che sono utilizzati nella produzione di energia,
nell’industria e nel riscaldamento domestico, e possono mantenere zolfo in
una proporzione fino al 5 %. Questa (SO2) può in particolari condizioni
ambientali reagire e trasformarsi in SO3 (anidride solforica), che serve poi
con successive reazioni a provocare il fenomeno dello SMOG (smoke = fumo,
fog = nebbia). (Vedi PIOGGE ACIDE)
ANIDRIDE CARBONICA: proviene dalla combustione di composti organici; è in
costante aumento nell’atmosfera. L’elevata concentrazione di anidride
carbonica nell’atmosfera, che è aumentata del 15% dall’inizio del secolo, e
sta continuamente aumentando a causa delle combustioni (traffico veicolare,
impianti di riscaldamento, industrie…) può portare a squilibri notevoli in
tutta la biosfera (surriscaldamento dell’atmosfera terrestre: vedi L’EFFETTO
SERRA).
MONOSSIDO DI CARBONIO, IDROCARBURI E GLI OSSIDI DI AZOTO: Le loro fonti
principali sono i gas di scarico.
OZONO: composto triatomico dell’ossigeno che a livello della superficie
provoca disturbi come nausea, cefalee, difficoltà respiratorie specialmente
negli anziani; mentre nell’alta atmosfera funge da barriera protettiva per i
raggi ultravioletti. (vedi L’OZONO)
PARTICOLATO: Sono le polveri sottili in sospensione (PM 2.5 – PM 10) che
comprendono i metalli pesanti, gli idrocarburi e i composti carboniosi.
(Vedi VELENI E RIMEDI)
Per meglio capire le circostanze dell’inquinamento occorrono anche
informazioni climatiche della zona in esame, perché la diffusione d’impurità
è regolata dai cambiamenti di vento e della temperatura esistenti nella
cappa d’aria giacente sull’agglomerato urbano (vedi L’INVERSIONE TERMICA).
L'EFFETTO SERRA
L'Effetto Serra è un fenomeno provocato dalla troppa anidride carbonica
(CO2) presente nell’atmosfera, che non lascia disperdere nello spazio le
radiazioni solari di calore (raggi infrarossi) favorendone l’accumulo. Ha
come conseguenza l'aumento della temperatura che potrebbe, in alcuni
decenni, far aumentare notevolmente il livello dei mari a causa dello
scioglimento dei ghiacciai continentali e dell'espansione termica. L'aumento
della temperatura media del globo di 2-3 °C sarebbe sufficiente ad innalzare
il livello del mare di circa 70 cm. con conseguenze catastrofiche per tutto
il pianeta. (Anche se non prevedibile, un completo scioglimento dei
ghiacciai continentali farebbe aumentare il livello dei mari di circa 70 m.
con conseguenze facilmente immaginabili, mentre lo scioglimento dei
ghiacciai galleggianti non porterebbe alcun contributo all'aumento del
livello: vedi il ghiaccio che si scioglie in un bicchiere pieno d'acqua!).
Spiagge, strutture balneari, le basse isole, porti, città, coltivazioni
costiere, sarebbero invase dalle acque marine e solo i paesi più ricchi
potrebbero correre ai ripari con la costruzione di costose opere di
sbarramento (dighe), come si è fatto in Olanda per strappare la terra al
mare.
Un'altra conseguenza dell'Effetto Serra, per altro già evidente, sono gli
improvvisi sbalzi climatici: ondate di caldo e di freddo fuori stagione che
vanno a danneggiare le coltivazioni e la crescita della vegetazione, il
formarsi di lunghi periodi di siccità o di pioggia con grandi alluvioni,
tempeste ed uragani più frequenti, frane ecc. L'aumento costante della
popolazione mondiale, anche se minore rispetto alle stime effettuate negli
anni '70, porta ad un aumento dei consumi energetici: di petrolio, carbone,
gas, legna da ardere e del disboscamento per le coltivazioni e gli
allevamenti (specialmente nei paesi del terzo mondo).
Tutto ciò, assieme all'aumento dei deserti, contribuisce all'aumento della
C02 e quindi dell'Effetto Serra con le conseguenze già accennate prima.
Continuando di questo passo il nostro mondo rischia di diventare come il
pianeta Venere: una bolgia infernale dove un’atmosfera 100 volte più densa
di quella della terra, con il 90% di C02, ha causato, con il suo enorme
Effetto Serra, un aumento di temperatura superiore ai 500° C. D'altronde un
giusto Effetto Serra è necessario per la vita nel nostro pianeta: lo spazio
profondo è molto freddo e ci vuole quindi un’atmosfera ricca di vapore
acqueo e specialmente i mari, per trattenere il calore ricevuto dal sole (Il
pianeta Marte, a causa della sua bassa gravità, ha perso col tempo quasi
tutta la sua atmosfera nello spazio, i suoi mari si sono prosciugati
diventando così un pianeta arido e freddo per mancanza d’Effetto Serra).
L’OZONO
Effetto serra, buco nell'ozono, smog fotochimico, anidride carbonica, ossidi
d’azoto e di zolfo, particolato dei motori diesel e quant'altro, sono tutti
termini che accompagnano il nostro vivere e il nostro respirare in città,
associate cause d’incontrollabili disturbi respiratori e, perfino in casi
estremi, d’incremento della mortalità per patologie cardiovascolari e
respiratorie. E sulle proprietà dell'Ozono, gas azzurrognolo e dall'odore
agliaceo, forma triatomica dell'ossigeno (O3) visto di volta in volta utile
o dannoso, amico dell'uomo, capace di proteggerci con la sua fascia
nell'alta atmosfera o di danneggiarci quando disperde al suolo tra gli
inquinanti atmosferici dei nostri tempi, merita spendere qualche parola di
chiarimento.
Nella stratosfera, zona dell’atmosfera terrestre compresa tra i 20 ed i 50
km dal nostro pianeta, la presenza quasi esclusiva di questo gas, prodotto
con reazioni chimiche complesse ma fondamentalmente dall’ossigeno per
effetto di scariche elettriche o per azione dei raggi ultravioletti,
protegge il globo terrestre ed i suoi abitanti dalle dannose radiazioni
solari ultraviolette (UV) che non schermate da questa fascia protettiva
potrebbero apportare gravi danni agli esseri viventi. Nello scontro con
l’Ozono, infatti, questi raggi vengono bloccati perdendo la loro energia che
viene utilizzata per rompere la molecola dell’Ozono in ossigeno atomico (O)
e O2, che successivamente daranno origine ad altro Ozono.
Questa fascia protettiva può venire "usurata", e per “buco nell'Ozono”
s’intende una riduzione dello strato di questo gas, scoperta negli anni '70
nella stratosfera sopra il polo Sud, dapprima, e poi riscontrata anche al
polo Nord ed in altre località. Le attività umane possono favorire tale
danno, in particolare l'immissione nell'atmosfera dei Clorofluorocarburi
(CFC), composti organici impiegati come propellenti per bombolette
pressurizzate (aerosol terapeutici, lacche, vernici, ecc.) ed altro.
Il cloro di queste sostanze liberato in atmosfera si combina, ancora per
effetto dei raggi UV con l'Ozono che viene a perdere un atomo d’ossigeno e
ridotto ad O2 non sarà più in grado di bloccare le radiazioni UV del sole,
libere di attraversare questo “buco” e raggiungere la superficie del nostro
globo. E anche se le industrie progressivamente stanno sostituendo i dannosi
CFC con altri propellenti non interferenti sull'Ozono atmosferico, va
tuttavia sottolineato che potendo i precedenti composti persistere in
atmosfera perfino cento e più anni, occorrerà pazientare ancora per decenni
prima di vedere riparati i danni e reintegrare la fascia protettiva d’Ozono.
L’altra faccia della medaglia interessa invece quell’Ozono dannoso che si
produce al suolo sopra le nostre teste, in particolare in località
caratterizzate da vivace brillio del sole e da intenso traffico veicolare,
principale componente di quello smog fotochimico definito “smog di Los
Angeles”, ove è particolarmente evidente. E' un inquinante secondario
dovuto, in questo caso, alla trasformazione per effetto dei raggi UV del
biossido d’Azoto - N02 - prodotto dai veicoli a motore. I suoi livelli sono
quindi specialmente elevati nelle località soleggiate, come quelle
mediterranee, e con un notevole movimento autoveicolare, e dove il rischio
per una maggiore inalazione di questo gas tossico è il periodo estivo, la
tarda mattinata e il primo pomeriggio. L'effetto dannoso si esplica sulle
mucose delle vie aeree con un'azione irritativa ed infiammatoria. E' stato
ancora osservato un effetto coadiuvante dell'Ozono nello scatenare disturbi
allergici con l'inalazione dell'allergene responsabile nei soggetti
sensibilizzati, ed un facilitato passaggio di allergeni attraverso la mucosa
delle vie aeree. Per evitare questo particolare inquinamento atmosferico,
rimane da attuare un’unica prevenzione agendo esclusivamente sul polo
produttivo del Biossido d’azoto, dovuto al veicolo a motore, con una severa,
salutare, razionale, normativa di controllo.
VELENI E RIMEDI
Effetti dell’inquinamento sull’uomo Fra le malattie che si associano con
maggior frequenza all’inquinamento dell’aria ricordiamo le lesioni
broncopolmonari: bronchite, asma, enfisema (il 35% delle assenze dal lavoro
è dovuto a malattie respiratorie; alcuni tipi di cancro possono derivare
dall’inquinamento prodotto da particolari sostanze). I colpevoli sono gli
inquinanti classici: anidride solforosa, ossidi d’azoto, ozono cattivo,
piombo, monossido di carbonio, quote non trascurabili di benzene oltre alle
polveri fini e finissime. Le vie respiratorie subiscono attacchi strutturali
e funzionali. Si va dalla semplice irritazione con tosse alla maggiore
suscettibilità all'influenza con episodi di bronchite acuta fino ad attacchi
d'asma.
E' provato che l'inquinamento atmosferico determina immunodepressione e
induce una marcata sensibilizzazione nei confronti di certi allergeni.
Secondo gli esperti uno dei principali responsabili è il pulviscolo,
chiamato un tempo “particelle fastidiose”. A Roma, Milano, Torino ma anche a
Siviglia e Tel Aviv, la media annua del “particolato” supera i 50
microgrammi/m3. Queste particelle respirabili (PM 10) e inalabili (PM 2.5),
si ritengono derivate dall’asfalto, copertoni, marmitte catalitiche, benzine
verdi, dal deserto e da tutti i processi della combustione.
Gli stessi inquinanti non risparmiano il cuore e vasi sanguigni. Lo stress
cui è sottoposta la pompa cardiaca in carenza d’ossigeno costringe il
muscolo cardiaco ad un continuo superlavoro. E' noto, poi, che persino il
deposito di grassi nelle arterie è facilitato in queste condizioni. Tra i
guai che si manifestano dopo anni d’esposizione i più gravi sono
rappresentati dalle leucemie.
La Commissione tossicologica nazionale ha stimato di recente che ogni mille
leucemie da 3 a 50 possono essere attribuite al benzene. Mentre scendono i
livelli dell'anidride solforosa e del benzene cancerogeno (che invece sono
in crescita nei paesi dell'Est) ciò che preoccupa è il trend delle polveri
respirabili e inalabili e dell'ozono nocivo. Servirebbe in realtà un
cambiamento dello stile di vita: andare a piedi, usare la bici. Altro
suggerimento, se proprio si deve utilizzare l'auto, è mettersi d'accordo con
due, tre persone che fanno il vostro stesso percorso. Altra raccomandazione,
utilizzare auto a carburante meno inquinante ed evitare di mandare “su di
giri” il motore quando si è fermi.
Parliamo del riscaldamento. I medici consigliano di vivere e dormire dentro
stanze nelle quali la temperatura non superi i 18 gradi. Un riscaldamento a
20-25 gradi oltre che ad un consumo eccessivo espone all'aria secca, alle
infezioni respiratorie e all'influenza quando si esce da casa. La stessa
precauzione andrebbe presa in ufficio. Agli adulti è opportuno suggerire di
smetterla di fare marce e corsette nelle vie ad intenso traffico; chi
abitualmente usa la bicicletta dovrebbe indossare una mascherina. Da non
sottovalutare l'inquinamento domestico che assieme a quello atmosferico crea
una miscela esplosiva. Anche se fa freddo o piove le stanze vanno arieggiate
tutti i giorni più volte al giorno per almeno cinque minuti; è utile usare
dei contenitori con poca acqua per umidificare tutto l'ambiente. Infine
l'alimentazione ricca di frutta, verdura e soprattutto antiossidanti.
Attenzione, poi, ai bambini. Sono bassi di statura, respirano con la bocca,
girano sui passeggini allo stesso livello degli scappamenti delle auto. In
più hanno una maggiore frequenza respiratoria e un metabolismo rapido.
E' incredibile, ma dalla metà degli anni Settanta alla metà degli anni
Novanta la prevalenza dei sintomi asmatici nei bambini ha subito a livello
nazionale un aumento dei 200%! Ecco alcuni suggerimenti ai genitori:
insegnate a vostro figlio a respirare con il naso. Quest'organo, infatti, è
un importante filtro fisiologico; se l'aria è troppo pesante non ostinatevi
a portarlo ai giardinetti; attenti al fumo di sigaretta fonte principale del
monossido di carbonio; per i bambini con allergie o asma le accortezze vanno
raddoppiate. Anche gli animali domestici o selvatici non sfuggono agli
effetti dell’inquinamento atmosferico.
L’azione nociva di certi agenti inquinanti si è manifestata nei bovini, nei
cavalli, nelle pecore ed anche nelle api e nei bachi da seta. Gli effetti
dell’inquinamento sui vegetali sono abbastanza conosciuti. Alcune piante
sono state utilizzate come indicatori permanenti del grado di inquinamento
per gli effetti di questo sulle loro funzioni vitali. I licheni sopravvivono
solo in nuclei urbani non inquinati. L’anidride solforosa attacca il pino ed
altre conifere causando anche la distruzione nei boschi. L’inquinamento ha
un grave effetto distruttivo anche sul patrimonio artistico di un paese,
intaccando costruzioni storiche, annerendo pareti (Duomo di Milano ecc.). A
Parigi la pulizia ed il mantenimento degli edifici costano annualmente circa
300 € per abitante.
L’INVERSIONE TERMICA
In condizioni normali, la temperatura dell'aria, diminuisce all'aumentare
della quota altimetrica. In pratica, la temperatura dell'aria, è
strettamente legata a quella del suolo: a contatto con quest'ultimo l'aria
si riscalda e, alleggerendosi, tende a salire di quota. Durante questa fase
ascensionale la stessa massa d'aria si espande, in quanto ad aumentare della
quota diminuisce la pressione atmosferica, ed espandendosi la temperatura
tende a diminuire. Inizialmente la temperatura diminuisce di circa 6 gradi
ogni 1000 metri di quota (il che, in teoria, significa che se a quota mare
ci fossero 20°, a 4000 m saremmo a -4°). Tale situazione avviene sino a
quando l'aria raggiunge la temperatura di condensazione, generando gocce
d'acqua e quindi le nubi. Nella fase di condensazione, si manifesta
un'ulteriore calo della temperatura dell'aria che, a questo punto, perderà
circa 10 gradi ogni 1000 m di quota. In realtà può capitare che la
temperatura dell'aria aumenti con l'aumentare della quota: è il caso delle
inversioni termiche.
Si possono verificare delle inversioni termiche al suolo ma anche in quota.
Le inversioni termiche al suolo si hanno, ad esempio, durante l'inverno: il
terreno può essere coperto da uno strato di neve che impedisce al sole di
scaldare il terreno stesso, o comunque le lunghe notti fredde permettono un
ridotto riscaldamento del suolo durante le ore diurne. In questi casi l'aria
a contatto con il terreno si raffredda molto rapidamente, raggiungendo
temperature inferiori rispetto agli strati sovrastanti: si ha così la
formazione delle nebbie. Nelle inversioni termiche in quota si verifica
invece lo scorrimento di aria calda al di sopra di uno strato di più freddo.
In pratica l'aria più fredda ha la possibilità di salire sino a quando non
incontra lo strato di aria caldo: non avendo più possibilità di espandersi
verticalmente, si assiste ad un'espansione laterale. Questo fenomeno è ben
riconoscibile per la formazione di nubi a forma di "incudine" che danno poi
origine ai temporali. Ovviamente, al di sopra dello strato più caldo, l'aria
si comporta come in condizioni normali dove la temperatura cala
all'aumentare della quota.
LE PIOGGE ACIDE
Quando l'anidride solforosa e altri gas prodotti dalla combustione del
carbone e del petrolio si disperdono nel cielo e ricadono a terra sotto
forma di acidi con la pioggia, gli effetti sull'ambiente, sui monumenti e
sulla salute umana sono devastanti. Anche se sembra una contraddizione,
bisogna dire che molti dei problemi legati alle piogge acide sono in parte
il risultato di precedenti interventi dell'uomo per ridurre l'inquinamento.
Ad esempio, dopo che nel 1952 a causa dello smog a Londra morirono oltre
4.000 persone, il governo britannico varò nuove leggi per il controllo delle
emissioni inquinanti. In particolare le centrali termoelettriche furono
obbligate a costruire delle ciminiere molto più alte per disperdere fumi e
gas prodotti dalla combustione del petrolio e del carbone. In seguito a
questo intervento, molte città inglesi ebbero finalmente un'aria più pulita.
Peccato che a pagarne le spese furono gli abitanti delle circostanti regioni
su cui l'inquinamento inglese, trasportato dai venti, ricadeva sotto forma
di pioggia , nebbia o neve. Altri responsabili delle piogge acide sono i
veicoli a motore che affollano le strade delle nostre città. Infatti ad essi
deve attribuirsi più del 50% delle emissioni di biossido di azoto. Nel corso
degli ultimi decenni, in seguito al forte incremento nel consumo dei
combustibili fossili, si è registrato un notevole aumento nel tenore di
acidità delle precipitazioni.
Solo negli ultimi secoli, ovvero a partire dalla rivoluzione industriale, le
attività dell’uomo hanno provocato notevoli modificazioni per l’intero
ecosistema, tanto che si sono rivelate dannose anche per l’uomo. Le sostanze
presenti nell’atmosfera si disciolgono nelle gocce di acqua che si trovano
in sospensione nell’aria, quindi possono subire processi di acidificazione o
di alcalinizzazione, a seconda della loro natura chimica. La pioggia, ad
esempio, diventa leggermente acida (pH @ 5,6) quando sostanze come
l’anidride solforica (SO3), formatasi per ossidazione di quella solforosa
(SO2), gli ossidi di azoto (NO, NO2) e l’anidride carbonica (CO2) reagiscono
con l’acqua sviluppando rispettivamente acido solforico, nitrico, e
carbonico.
Le piogge acide hanno danneggiato seriamente circa la metà del patrimonio
boschivo della Germania *, mentre in Svezia e Norvegia hanno portato il pH a
valori estremamente bassi, circa 4-5, favorendo così la scomparsa di
numerose specie animali e vegetali. Del resto, anche in Italia si cominciano
a sentire gli effetti di questo problema; in particolare Milano che, dopo
Atene, è al secondo posto nella graduatoria delle città europee più
inquinate, e la pianura Padana è una delle aree dove la produzione di
anidride solforosa supera le 200.000 tonnellate annue. ( L'Italia da sola,
libera ogni anno circa due milioni di tonnellate di anidride solforosa e più
di un milione e mezzo di tonnellate di ossidi di azoto, provenienti per
circa la metà dalle centrali termoelettriche).
Gas inquinanti come l’anidride solforosa o gli ossidi di azoto possono avere
effetti particolarmente nocivi non solo su di noi, ma anche sulla
vegetazione, ad esempio tra le venature di una latifoglia contaminata
compaiono aree irregolari di colore rosso e marrone, oppure negli aghi delle
conifere si riscontrano alterazioni rosso brune nella zona apicale. Il 10%
dei boschi italiani è già danneggiato dalle piogge acide, responsabili anche
del degrado dei monumenti. L'anidride solforosa infatti a contatto con la
pietra calcarea trasforma il carbonato di calcio in gesso, facilmente
dilavato dall'acqua piovana.
* [In un terzo delle regioni boschive della Germania, tre alberi su quattro
sono malati a causa delle piogge acide: l'albero più colpito è l'abete. Gli
scienziati tedeschi hanno definito questo repentino declino dei boschi "Waldsterben",
cioè "morte delle foreste". E' la parte meridionale della Germania ad essere
più colpita, in particolare è la Foresta Nera che ha subito maggiori danni.]
INQUINAMENTO DELLE ACQUE DOLCI CONTINENTALI
L’acqua è un elemento essenziale alla vita. Rappresenta i 2/3 del peso
dell’uomo e persino i 9/10 del peso dei vegetali. Per la necessità
dell’acqua nell’allevamento e nell’agricoltura, in alcuni paesi vi è un
consumo che arriva a 500 litri quotidiani per abitante. Il grado di
inquinamento delle acque si stabilisce misurando la domanda biochimica di
ossigeno (D.B.O.). La D.B.O. serve per misurare il peso dell’ossigeno
disciolto nel processo biologico di degradazione delle materie organiche. Se
la concentrazione di sostanze inquinanti aumenta considerevolmente, la sua
degradazione esaurisce l’ossigeno disciolto nell’acqua, e può produrre
l’asfissia di un gran numero di animali acquatici; comincia così un fenomeno
di putrefazione dell’acqua.
ORIGINE E NATURA DEI PRODOTTI INQUINANTI
L’inquinamento dell’acqua è dovuto in maggior parte da scarichi
incontrollati:
acque residuali urbane
acque di origine industriale. E’ la principale causa dell’inquinamento
(settori di attività: petrolio, carbone, industrie chimiche);
inquinamento di origine agricola Fra i prodotti inquinanti possiamo citare
fra le materie organiche: amminoacidi, acidi grassi, detergenti ecc. fra
quelli inorganici numerosi sali disciolti come: sodio, potassio, calcio,
magnesio, nitrati, solfati ecc. Tutti questi possono favorire
l’eutrofizzazione dell’acqua.
Se la concentrazione delle sostanze inquinanti è troppo alta, la vita
scompare e i fiumi ed i laghi si trasformano in cloache aperte. L’aumento di
temperatura delle acque, che porta ad una diminuzione dell’ossigeno, può
minacciare seriamente la vita acquatica. Il continuo aumento di acqua usata
nell’industria fa aumentare questo pericolo.
Fra gli agenti inquinanti dell’acqua che esercitano effetti tossici
sull’organismo citiamo: a) Nitrati; b) Fluoruri; c) Metalli tossici:
arsenico, mercurio, selenio, piombo; d) Insetticidi; e) Idrocarburi; d)
Detergenti anionici (schiuma); g) Radioattività.
INQUINAMENTO DI MARI E DEGLI OCEANI
Il mare è sempre stato considerato uno scarico naturale, e la parte dei
rifiuti biologici fu riassorbita e l’acqua purificata grazie ai cicli
biologici. Oggi i danni provocati da fattori fisici, chimici e biologici
creano grave squilibrio nel mare. Gli scarichi industriali e delle acque
residuali favoriscono la vita per i batteri patogeni. Es.: Salmonellosi ed
altre malattie provocate da ostriche, cozze (nel 1973 epidemia di colera).
Numerosi detergenti e pesticidi trasportati dalle acque fluviali hanno
effetti gravissimi su animali ed uccelli costieri. Prodotti di origine
industriale possono provocare danni notevolissimi. Il caso più drammatico si
verificò nella BAIA di MINAMATA in Giappone: fu causato dai derivati del
mercurio contenuto nelle acque residuali di una fabbrica di antaltide che le
scaricava in mare senza depurarle.
PRODOTTI PETROLIFERI
Incidenti capitati a navi-cisterna (Torrey Canyon, Prestige e tante altre)
provocarono lo scarico in mare di notevoli quantità di idrocarburi
provocando una forma di inquinamento. Gli idrocarburi versati nei mari e
negli oceani derivano soprattutto dalle petroliere che per pulire i loro
serbatoi si pensa versino in mare l’1% del loro carico di petrolio. Il
nostro Mediterraneo è fra i mari più inquinati, poi seguono il Mar del Nord,
La Manica, il Mar di Giappone. Il petrolio depositato consuma ossigeno ed
impedisce la fotosintesi necessaria al fito plancton. Molti animali
risultano danneggiati, ed in particolar modo gli uccelli, pesci, molluschi,
ecc…Per combattere l’inquinamento del mare le nazioni si sono riunite nel
Convegno di Londra del 1962 ed in quello di Oslo nel 1972, nei quali si
proibì lo scarico in mare di prodotti inquinanti quali: composti organici,
composti organici di silicio, sostanze che possono produrre effetti
cancerogeni, mercurio, materie plastiche o altre sostanze sintetiche
persistenti.
PRODOTTI DOMESTICI DI RIFIUTO
L’accumulo dei residui domestici solidi costituisce oggi un problema grave e
urgente nei paesi industrializzati. Le principali caratteristiche dei
rifiuti solidi sono: densità, grado di umidità, contenuto di materie
combustibili, valore termico. I rifiuti domestici in massima parte
contengano carte, cartoni, materie plastiche, avanzi di cibo. Discorso a
parte è per il cimitero delle automobili: questi cimiteri costituiscono una
testimonianza probante di tutto un sistema di un’epoca. Questi rifiuti
rimanendo a volte per un periodo di tempo a lungo nello stesso posto
favoriscono l’insorgere di insetti, roditori, ed essere focolai di
inquinamento, di cattivi odori ecc. Molto spesso questi rifiuti vengono
accumulati in vere e proprie collinette, alle periferie delle città,
all’aria aperta, e questi rifiuti così accumulati, quando piove,
contribuiscono ad inquinare le acque superficiali e sotterranee.
PESTICIDI
L’uomo introducendo l’agricoltura in certe zone ne modificò l’equilibrio
ecologico. Le comunità animali, cambiando ambiente, sono suscettibili di
aumentare considerevolmente di numero; quindi per ristabilire l'equilibrio
bisogna combattere gli animali e le piante che lo compromettono. Una delle
prime sostanze usate il solfato di rame impiegato per combattere l’oidio
della vite. Ultimamente si usava il DDT (dicloro-diphenil-tricloroetano).
Gli insetticidi hanno avuto in alcuni casi un effetto benefico per
l’umanità, sia per l’impiego nell’agricoltura, sia come combattenti di
alcune malattie, però l’uso incontrollato di questi insetticidi ha avuto
anche gravi conseguenze: scomparsa di alcune specie utili, e di riflesso
nuovi danni. Questi insetticidi usati, vengono trasportati dalle acque ai
fiumi contaminando l’ambiente acquatico e di conseguenza l’alimentazione
umana. Il 25% del DDT oggi finisce in mare e resistente com’è può essere
fatale per la vita degli organismi marini. Sull’uomo avrebbe effetti
cancerogeni e mutageni.
GUERRA CHIMICA
A questo proposito basta ricordare gli effetti prodotti dai bombardamenti
americani nel Vietnam, Laos, Cambogia, che hanno trasformato boschi, zone
verdi, pianure ridenti in aride zone desertiche a causa dei prodotti chimici
usati (defolianti ed erbicidi). Oltre al manto vegetale, questi prodotti
chimici hanno avuto un effetto grave anche sulla fauna, facendo scomparire
intere famiglie di uccelli, ed uccidendo definitivamente alcune specie (in
Italia SEVESO).
CONTAMINAZIONE RADIOATTIVA
Due sono le fonti principali della contaminazione da sostanze radioattive:
Esperimenti nucleari I più pericolosi sono quelli che avvengono
nell’atmosfera, a causa dell’aumento della temperatura e della forza
dell’esplosione si creano delle particelle solide che possono rimanere
nell’atmosfera per un lungo periodo.
Manipolazione di sostanze radioattive Per ottenere il combustibile nucleare
e durante il funzionamento dei reattori nucleari. Per il raffreddamento dei
reattori si usano enormi quantità di acqua che poi vengono riversate al mare
contaminate. Come è noto, è molto grave il problema dell’eliminazione delle
scorie radioattive. Un pericolo molto grave è l’alto grado di concentrazione
biologica delle sostanze radioattive lungo le catene alimentari, producendo
un inquinamento radioattivo indiretto che inizia con il deposito sul suolo e
sull’acqua degli agenti inquinanti radioattivi caduti nell’atmosfera. Le
particelle si concentrano negli animali e nei vegetali che prendono il loro
nutrimento nel suolo e dell’acqua e le trasmettono ai loro predatori in
proporzioni pericolosi. Questo fenomeno è poi notevolmente accentrato
nell’ambiente marino. Un effetto delle radiazioni sull’uomo può essere il
favorire dell’insorgere della leucemia e un danno notevole agli organi più
sensibili quali: pelle – occhi – certi tessuti e le ghiandole genitali.
Anche effetti genetici (mutazioni) si possono attribuire alla radioattività.
INQUINAMENTO DEGLI ALIMENTI
Nell’industria alimentari si fa oggi uso, spesso addirittura abuso di certi
procedimenti chimici atti a soddisfare il gusto del consumatore: la
presentazione, il colore, il sapore, l’aspetto esteriore di molti prodotti
prevalgono sul contenuto nutritivo degli stessi, esiste cioè una
contaminazione chimica degli alimenti. Gli alimenti poi possono essere anche
contaminati da animali infetti o da microrganismi che vivono nell’ambiente,
e quindi essere un veicolo di trasmissione di organismi patogeni per l’uomo.
Fra gli alimenti più interessati possiamo citare:
Carne: può essere contaminata durante le fasi di trattamento o di vendita.
Latte: i periodi di contaminazione sono numerosi.
Uova: il guscio può essere facilmente contaminato.
Pesci – Molluschi: gli organismi marini possono essere portatori di batteri
ed altri agenti patogeni provenienti dall’ambiente, ad esempio i casi di
epidemia di colera, tifo, epatite, dovute ai molluschi che vivono in acque
inquinate.
Cereali –Frutti –Legumi: possono essere contaminati dal contatto con acque
inquinate.
Ultimamente vi è un pericoloso inquinamento chimico degli alimenti, dovuto
alla frequente contaminazione da alcuni metalli (piombo, mercurio, cobalto
usato per stabilizzare schiuma della birra, Stagno per le scatole di
contenimento) e all’uso sempre crescente di additivi e coloranti.
ADDITIVI
Vengono usati per migliorare l’apparenza, la consistenza e le proprietà di
conservazione. Con gli additivi nel mercato sono comparsi 10.000 nuovi tipi
di prodotti (si può ottenere succo di frutta senza frutto!). Il pericolo
presentato da queste sostanze è gravissimo, infatti basta pensare che il
pane, alcuni tipi di biscotti sono preparati con farina contenente veleni
quali l’idrogeno, perossido di benzile, biossido di cloro ecc. Gli additivi
causano danni al cuore, fegato, reni, milza. I pericoli degli additivi
furono clamorosamente messi in luce dai ciclammati (edulcolorante che
sostituiva lo zucchero nella alimentazione e nella preparazione delle
bibite; tumori alle ovaie, alla pelle, ai reni … Nel 1969 si bloccò la
produzione dei ciclammati). Certi modi di trattare gli alimenti possono
portare ad una contaminazione tossica. L’affumicatura di determinati
prodotti può dare origine a concentrazioni di benzopirene che si è
dimostrato cancerogeno. Anche l’uso di antibiotici come additivi alimentari
presenta un grave pericolo per la salute umana.
RUMORE
Il rumore può essere definito come un suono privo di carattere musicale.
Oggi per lo sviluppo industriale il rumore è divenuto un elemento importante
dell’ambiente dove l’uomo vive. E’ un elemento nocivo, e come tale può
contaminare l’ambiente stesso. Le conseguenze del rumore sono di ordine
psicologico e psico-fisiologico e disturbano un numero sempre maggiore di
persone, in particolare gli operai dell’industria. L’intensità del (rumore)
suono si esprime in decibel. In un’abitazione tranquilla il rumore può
variare da 30 a 40 dB. Il martello pneumatico arriva a 130 dB. E’ la
contaminazione forse più pericolosa per l’uomo. Di tutti i tipi di
contaminazione è quello che provoca più disturbi al sistema nervoso: aumento
dell’aggressività. Il rumore provoca inoltre malattie fisiche, chimiche,
digestive, cardiache ed anche gravi alterazioni psichiche. Le più evidenti
conseguenze fisiologiche e patologiche del rumore sono: la fatica uditiva,
l’intontimento, la sordità professionale e i traumi acustici. L’intontimento
suppone la diminuzione della percezione uditiva, dovuta a un rumore diverso
che si sovrappone a quello normale. Molte volte il fenomeno è
l’irreversibile perdita della sensibilità uditiva. Il rumore può provocare
poi alterazioni del ritmo cardiaco, della pressione arteriosa, alterazione
del sistema respiratorio. Le conseguenze psico-fisiologiche si manifestano
con insonnia, mal di testa, perdita di appetito. Il rumore influisce anche
sul lavoro. Il rumore è causa di circa il 50% degli errori meccanografici,
di circa il 20% degli infortuni, e del 20% delle giornate perdute del
lavoro.
COSTI ECONOMICI E SOCIALI A CAUSA DELL’INQUINAMENTO
Quando le conseguenze dell’inquinamento sono totali (raccolti inutilizzati,
intossicazione dei pesci in una zona di pesca) è facile valutare la quantità
del danno. E’ stato calcolato poi che l’inquinamento dell’aria, oltre alle
numerose spese che i cittadini devono affrontare per combattere le malattie
dell’apparato respiratorio, produce anche un calo della produzione del 15%.
Altri costi dovuti all’inquinamento sono per:
l’agricoltura e l’allevamento di bestiame,
le perdite dovute alla corrosione,
le spese per il restauro del patrimonio artistico danneggiato (corrosione
delle statue, edifici storici, chiese ecc.)
spese per la manutenzione delle case, auto ecc…,
aumento del costo dell’energia elettrica, consumata per eliminare la polvere
e per trattamenti antinquinanti, per anticipare l’accensione delle lampade a
causa della bassa visibilità, ecc…
Per quanto riguarda i costi ecologici sappiamo che l’azione comune
dell’inquinamento e della distruzione d’ambiente pone oggi in pericolo la
sopravvivenza di 280 specie di mammiferi, di 350 specie di uccelli, e di
circa 20.000 specie di vegetali. Molti ecosistemi sono assai minacciati e
corrono il rischio, in tempi assai brevi, di essere totalmente distrutti in
maniera irreversibile. Se le tendenze attuali continuano, l’aumento in
proporzione geometrica dei consumi, dell’inquinamento e dell’esaurimento
delle materie prime nel mondo ci porteranno ad una situazione insostenibile,
caratterizzata dalla saturazione umana del pianeta, dall’impoverimento
dell’ambiente, da alti indici di tossicità dell’atmosfera e delle acque ecc…
GLOSSARIO
I composti organici volatili (COV)
Sono un insieme di classi di specie di natura organica caratterizzate da
basse pressioni di vapore a temperatura ambiente che si trovano quindi in
atmosfera principalmente in fase gassosa. Il numero dei composti organici
volatili osservati in atmosfera, sia in aree urbane sia remote, è
estremamente alto e comprende oltre agli idrocarburi (composti contenenti
soltanto carbonio e ossigeno) anche specie ossigenate quali chetoni,
aldeidi, alcoli, acidi ed esteri. Le emissioni naturali dei COV comprendono
l'emissione diretta dalla vegetazione e la degradazione del materiale
organico; le emissioni antropogeniche sono principalmente dovute alla
combustione incompleta degli idrocarburi, all'evaporazione di solventi e
carburanti, e alle industrie di trasformazione. Su scala globale, le
emissioni naturali ed antropogeniche dei COV sono dello stesso ordine di
grandezza. Il principale ruolo atmosferico dei composti organici volatili è
connesso alla formazione di inquinanti secondari naturalmente dalle piante.
Il Benzene è un idrocarburo volatile aromatico di odore caratteristico che
viene immesso nell'aria principalmente a causa di processi combustivi per la
produzione di energia (inclusi i veicoli a motore) ,e per il riscaldamento
domestico. Il benzene, prodotto commercialmente da petrolio, gas naturale e
carbone, viene utilizzato come solvente e come intermedio nella produzione
di composti chimici. Per gli effetti diretti sulla salute umana, il benzene
ha dimostrato proprietà cancerogene.
Monossido di carbonio (CO)
E' un gas incolore ed inodore, si forma durante qualsiasi combustione ad
elevata temperatura. La sua presenza nell'atmosfera dipende sia da fonti
naturali quali l'ossidazione atmosferica di metano ed altri idrocarburi
normalmente emessi nell'atmosfera, dagli incendi boschivi, dalle tempeste
elettriche e da emissioni di paludi e oceani, che da fonti antropiche,
rappresentate principalmente dagli autoveicoli e dall'industria (impianti
siderurgici e raffinerie di petrolio). Nettamente minore è l'emissione di CO
dalle centrali termoelettriche e degli impianti di riscaldamento, perché la
combustione è meglio controllata. Tra i motori degli autoveicoli, quelli a
ciclo Diesel ne emettono in minima quantità, perché la combustione del
gasolio avviene in eccesso di aria. Il monossido di carbonio va considerato
inquinante primario a causa della sua lunga permanenza in atmosfera, che può
raggiungere i sei mesi. Gli effetti sull'ambiente sono da considerarsi
trascurabili mentre quelli sull'uomo sono estremamente pericolosi: esplica
la sua azione sull'uomo formando con l'emoglobina un complesso irreversibile
che inibisce il trasporto di ossigeno nel sangue, causando problemi al
sistema respiratorio e, ad elevate concentrazioni, la morte per asfissia.
L'affinità del CO per l'emoglobina è di oltre 200 volte superiore a quella
dell'ossigeno: la carbossiemoglobina che si forma impedisce l'ossigenazione
dei tessuti: i primi sintomi dell'avvelenamento sono cefalea e vertigine. La
quantità di CO emessa dagli scarichi degli autoveicoli è negli ultimi anni
diminuita a causa della migliorata efficienza dei motori, del controllo
delle emissioni autoveicolari e dell'utilizzo di marmitte catalitiche.
Attualmente, la concentrazione atmosferica localizzata di questo inquinante
risulta in genere in diminuzione.
Ossidi di azoto
Considerati principalmente l'insieme di ossido di azoto (NO) e biossido di
azoto (NO2) comprendono in realtà una miscela più complessa. Il monossido di
azoto si forma per reazione dell'ossigeno con l'azoto durante qualsiasi
combustione ad elevata temperatura ; le maggiori quantità di ossidi di azoto
provengono dalle combustioni civili e industriali e dai trasporti veicolari.
Ossidi di azoto sono anche di origine naturale: eruzioni vulcaniche,
incendi, fulmini e per azione di alcuni batteri presenti nel suolo (Nitrosomonas
e Nitrobacyter). Il biossido di azoto è un inquinate secondario non
direttamente presente nelle emissioni industriali o negli scarichi veicolari
, si forma per ossidazione in atmosfera del monossido di azoto. Il biossido
di azoto è quattro volte più tossico del monossido di azoto, a
concentrazioni di circa 4,5 mg/ m3, procura irritazione alle mucose degli
occhi e del naso. Gli ossidi di azoto producono effetti dannosi anche sulle
piante riducendone la crescita e sui beni materiali corrodendo metalli e
scolorendo i tessuti. Contribuiscono alla acidificazione delle
precipitazioni con conseguente deterioramento di edifici e monumenti (piogge
acide) Polveri (PM 10 e PM 2,5).
Con il termine polveri atmosferico, in inglese PM (Particolar Matter) si
intende, in generale, l'insieme di particelle solide e liquide che si
trovano sospese nell'aria. Parte di queste sono emesse come tali da diverse
sorgenti naturali e antropiche, parte derivano invece da una serie di
reazioni chimiche e fisiche che avvengono nell'atmosfera. Sono di diametro
vario e si originano da industrie, apparecchiature e mezzi in movimento. Si
distinguono le polveri grossolane, con un diametro compreso tra 2,5 e 30 m e
quelle fini con diametro inferiore a 2,5 m. Le polveri PM10 e PM2,5
provengono sia da sorgenti naturali che antropiche: quelle più grossolane da
combustioni incontrollate , da processi meccanici di erosione e
disgregazione del suolo, comprendono anche spore e pollini. Quelle fini
derivano dalle emissioni del traffico veicolare, da attività industriali, da
impianti di produzione di energia elettrica. Le più importanti sorgenti
naturali sono:
aerosol marino (sali, …)
suolo risollevato e trasportato dal vento
aerosol biogenico (spore, pollini, frammenti vegetali, …)
emissioni vulcaniche
incendi boschivi
Le più rilevanti sorgenti antropiche sono:
emissioni da traffico veicolare
emissioni da macchinari e veicoli( veicoli/macchinari in uso in agricoltura,
aeroplani, treni,navi…)
combustione di carbone ed oli (centrali termoelettriche, riscaldamento
civile, combustione di legno, di rifiuti;
processi industriali (cementifici, fonderie, miniere, …)
combustione di residui agricoli
A causa delle ridotte dimensioni, una volta emesse le polveri restano
sospese nell'atmosfera; le Polveri PM10 fino a circa 12 ore, le polveri di
diametro inferiore anche fino ad un mese. Per tale motivo le polveri per la
loro composizione e per ciò che trasportano sono pericolose per la salute
dell'uomo. Gli elevati livelli di PM10 possono incrementare il numero e la
gravità degli attacchi di asma, causare od aggravare bronchiti ed altre
malattie dei polmoni e ridurre la capacità dell'organismo di combattere le
infezioni. L'esposizione alle particelle più grandi è associata
principalmente all'aggravamento di patologie esistenti, come ad esempio
l'asma. Le particelle fini sono più strettamente correlate con l'aumento
delle ospedalizzazioni, dei ricoveri e delle emergenze da pronto soccorso
per affezioni del cuore e diminuzione delle funzionalità polmonari. Le
persone maggiormente vulnerabili sono i bambini, gli anziani e chiunque
svolga intensa attività fisica all'aperto, nonché le persone sofferenti di
asma e bronchiti. La pericolosità delle polveri è dovuta al fatto che
possono penetrare in profondità nell'apparato respiratorio e che sono
veicolanti di sostanze che possono essere molto tossiche.
Le fonti urbane di emissione delle polveri PM 10 sono principalmente:
I trasporti su gomma – tutti i mezzi di trasporto emettono polveri fini. In
ogni caso i veicoli diesel, sia leggeri sia pesanti, emettono un
quantitativo di polveri, per km percorso, maggiore rispetto ai veicoli a
benzina, riconosciuti comunque responsabili della produzione di piccole
quantità di questo inquinante. Le emissioni sono in parte attribuibili anche
all'usura di freni e pneumatici e al risollevamento di polvere presente
sulla carreggiata.
Gli impianti di riscaldamento civili - Possono emettere polveri in
particolare gli impianti alimentati a gasolio, olio combustibile, carbone o
legname. Sembrano invece trascurabili le emissioni di polveri dagli impianti
alimentati a metano. Sono invece sempre meno presenti, all'interno delle
aree urbane, fonti di inquinamento industriali. Gli inquinanti emessi da
camini di altezza elevata possono tuttavia essere trasportati dagli agenti
meteorologici anche su grandi distanze.
Le polveri PM 10 sono costituite da una miscela di sostanze che includono:
elementi quali il carbonio, il piombo, il nichel;
composti come i nitrati, i solfati o composti organici;
miscele complesse come particelle di suolo o gli scarichi dei veicoli
diesel.
Si possono così sintetizzare gli effetti delle polveri:
Un'esposizione di breve periodo può irritare i polmoni e causare
bronco-costrizione, tosse e mancanza di respiro.
Le sostanze che si dissolvono dal materiale particellare possono causare
danni alle cellule.
Un'esposizione di lungo periodo a basse concentrazioni può indurre il
cancro.
Smog fotochimico e smog classico
Lo smog fotochimico viene anche definito "smog tipo Los Angeles" poiché
rilevato e studiato per primo in questa città. E' dovuto alle emissioni di
inquinanti primari (NOx) provenienti soprattutto dal traffico veicolare, che
attraverso reazioni fotochimiche in presenza delle radiazioni ultraviolette,
producono inquinanti secondari, principalmente ozono e perossiacetilnitrati
(PAN) oltre ad anidride solforosa, acido solforico e aldeidi, tutti composti
dotati di forte potere irritante per gli occhi. Lo smog fotochimico si
verifica in estate nelle ore centrali della giornata in presenza di alta
insolazione, bassa velocità del vento, temperatura superiore a 18°C. Questo
tipo di inquinamento rappresenta un problema per la salute dell'uomo, degli
animali e delle piante; queste infatti avendo un apparato fogliare con un
elevato rapporto superficie/volume, assorbono, attraverso le aperture
stomatiche, una ingente quantità di inquinanti gassosi. Lo smog classico si
forma in presenza di biossido di zolfo e particolato nelle ore prossime
all'alba in condizioni di bassa insolazione, bassa velocità del vento,
temperatura prossima a 0°C (stagione autunnale ed invernale). E' dovuto al
ristagno nell'atmosfera delle particelle solide e dell'anidride solforosa
prodotti dalla combustione, a seguito di condizioni meteorologiche
favorevoli all'instaurarsi dei fenomeni di inversione termica.
SO2 (Anidride solforosa)
La fonte naturale di anidride solforosa è costituita soprattutto dalle
emissioni dei vulcani, mentre quelle antropiche sono: la combustione da
impianti fissi (mentre trascurabile il contributo dei mezzi di trasporto dei
motori alimentati a gasolio), gli impianti per la produzione di energia, ed
in generale la combustione di carbone, gasolio ed oli combustibili
contenenti piccole percentuali di zolfo, la produzione dell'acido solforico,
la lavorazione di molte materie plastiche. Le emissioni naturali ed
antropogeniche di questa specie sono all'incirca dello stesso ordine di
grandezza. L'anidride solforosa è un gas con effetto fortemente irritante
sulle mucose delle vie aeree e può causare costrizione dei bronchi in
soggetti predisposti. Mentre l’esposizione cronica causa danni a carico
dell'apparato respiratorio come polmoniti, bronchiti, tracheiti… Gli ossidi
di zolfo svolgono un'azione indiretta nei confronti della fascia di ozono
stratosferico, in quanto il biossido di zolfo, combinandosi con il vapor
acqueo, forma acido solforico quindi interviene nei processi di
acidificazione dell'atmosfera (piogge acide), che hanno effetti negativi sia
sull'ecosistema che sui monumenti e manufatti umani. Negli ultimi anni, in
seguito ai miglioramenti sulla qualità dei combustibili, l'emissione di
biossido di zolfo nelle aree urbane è stata drasticamente ridotta, e quindi
la sua importanza come inquinante è notevolmente diminuita.
L’eutrofizzazione
L’eutrofizzazione consiste in un enorme sviluppo di microscopiche alghe,
piante acquatiche che vivono nei fiumi nei laghi e nelle acque marine
costiere. E' una forma di inquinamento provocata dall’immissione nei corsi
d’acqua di sali, in particolare di nitrati e di fosfati, provenienti da
scarichi urbani, industriali, e agricoli, compresi quelli degli allevamenti
animali. I nitrati e i fosfati agiscono come veri e propri fertilizzanti,
che stimolano la crescita delle alghe; il termine eutrofizzazione deriva dal
greco e significa letteralmente “buona nutrizione”. Infatti, le alghe sono
nutrite dai fosfati e dai nitrati presenti nelle acque e possono accrescersi
e riprodursi in grande quantità; ma, concluso il loro ciclo vitale, muoiono
e si depositano sul fondo, dove vengono decomposte da batteri aerobi. Questo
processo però consuma l’ossigeno disciolto nell’acqua, sottraendolo agli
animali che ne hanno bisogno per respirare. Si crea dunque una situazione di
carenza di ossigeno, che provoca la morte di pesci, crostacei e molluschi. I
mari più colpiti dall’eutrofizzazione sono quelli dove sfociano fiumi
provenienti da zone densamente popolate, e da aree agricole dove si fa largo
uso di fertilizzanti azotati e fosfatici. In Italia queste condizioni si
verificano nel mare Adriatico, in cui il Po riversa ogni anno migliaia di
tonnellate di nitrati e fosfati.
COMITATO PER L'AMBIENTE E IL RISPARMIO ENERGETICO DI BRESCIA
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