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Cancella il debito di Jovanotti

Un miliardo di persone nel pianeta vivono
con meno di un dollaro al giorno.
Non stanno tentando di battere nessun record
e non hanno fatto voto di povertà,
la loro realtà non è una scelta
ma la loro unica possibilità.
Un dollaro al giorno toglie il medico di torno
nel senso che le persone non hanno la possibilità
di curarsi e nemmeno di informarsi,
non possono studiare e nemmeno contribuire
in nessun modo a cambiare la loro situazione.
L'economia dei paesi nei quali vivono è schiacciata
da un debito estero talmente grande
che non rimane neanche un soldo
da spendere per lo sviluppo delle cose basilari:
la salute, l'educazione.
L'unica risorsa che resta alla popolazione
è l'emigrazione verso i paesi più ricchi
e poi la storia la conosciamo e sappiamo
spesso come va a finire...

Io adesso mi rivolgo all'onorevole D'Alema,
approfitto del microfono per parlarle di questo problema.
Chissà quanti già le avranno sottoposto la questione,
ma io vorrei usare il microfono e la televisione
per chiederle da qui di dare un segno profondo
alla questione del debito estero
di molti paesi del Sud del mondo
che sono soffocati dal divario accumulato
verso i governi ricchi del mondo
cosiddetto industrializzato,
paesi che per secoli sono stati colonizzati
e poi fatti annegare nel mare di un progresso
difficile da sostenere
per carenza di infrastrutture e zero potere decisionale
al tavolo per niente rotondo della Banca Mondiale
e del Fondo Monetario Internazionale:

cancella il debito!

cancella il debito!

cancella il debito!

Anche Giovanni Paolo II, Papa Wojtyla,
ha espresso il suo appoggio per Jubilee 2000
che è un'organizzazione nata per fare pressione
in quei paesi che possono risolvere la questione.
Tra questi c'è l'Italia e io mi rivolgo a lei,
Presidente del Consiglio,
si consigli con i suoi e faccia un gesto grande,
di quelli che cambiano la storia.
Se lei cancella il debito, a lei andrà la gloria
e a un sacco di famiglie la speranza,
per molti è una questione di sopravvivenza.
Dimostri che la politica non è solo far quadrare
i conti di una legislatura...
D'Alema, unisciti a noi non avere paura:

cancella il debito! (3x)

Approfittiamo del Giubileo per ripartire da zero!
Se lei cancella il debito, aiuta il mondo intero!
Lo faccia lei per primo e gli altri le verranno appresso:
se il Sud non si risolleva non ci sarà nessun progresso,
ma solo nuove guerre di disperazione,
tragedie umanitarie e sovrappopolazione...
Lo faccia lei per primo e gli altri seguiranno in fila,
appoggi il progetto di Jubilee 2000:

cancella il debito! (3x)

Presidente del Consiglio, io mi rivolgo a lei:
promuova un incontro del G7, lo dica agli altri sei,
mettete la parola fine all'era coloniale,
non c'è neanche più la minaccia del socialismo reale
che aveva in un certo modo giustificato l'esigenza
di sostenere regimi corrotti senza nessuna trasparenza:

cancella il debito! (3x)

Regali questo orgoglio alla nostra generazione!
Inizi lei per primo quest'epoca di trasformazione!
Se si muovono i politici, poi seguiranno i banchieri,
se lei cancella il debito, noi ne saremo fieri!
Dimostri a tutti che le cose si possono cambiare!
Io la saluto e la ringrazio e torno a ballare:

cancella il debito! (3x)

Ecco alcuni links utili per chi vuole approfondire ulteriormente l'argomento ed eventualmente sostenere chi opera in questo settore. www.missionidonbosco.it,   www.saveriani.bs.it, Archivio Dati, www.missioni.org, www.misna.org,. www.italiasolidale.org, http://effata.org

Le nostre colpe davanti ai morti di Aids by Bill Clinton e C.W. Brown.  L'ex presidente degli Stati Uniti da tempo è impegnato nella sesibilizzazione del vasto pubblico sui temi più scottanti che riguardano la salute della sua nazione e dell'umanità in generale. Sentiamo dunque cosa dice a proposito di questo tragico argomento: "In futuro gli storici, guardando all'epoca attuale, noteranno che la nostra civiltà spende molti milioni di dollari per educare gli individui ai rischi dell'Hiv e dell'Aids, un flagello che ha già fatto 25 milioni di vittime e nei prossimi otto anni potrebbe contagiare 100 milioni di persone. Però non reputeranno degno di una società civile il fatto che non riusciamo a curare il 95% degli individui affetti dalla malattia. Dato che la medicina è in grado di trasformare l'Aids da condanna a morte a patologia cronica e di ridurre la trasmissione madre-figlio, le cure negate appariranno agli storici del futuro un atto di stampo medioevale, paragonabile ad un massacro.......Le cure funzionano? E' stato così in Brasile, dove in pratica a tutti i malati di Aids è garantito l'accesso a farmaci generici salva vita prodotti in loco. Secondo un rapporto della Fondazione Ford, grazie all'integrazione dei programmi di cura e prevenzione, il Brasile ha risparmiato 422 milioni di dollari l'anno proprio perché il numero dei pazienti affetti da Hiv o da Aids ospedalizzati è diminuito del 75%. Il tasso di mortalità da Aids e da patologie correlate è sceso del 50% e il tasso di contagio è basso e in via di ulteriore riduzione. E' un successo che si può replicare in tutto il pianeta."
Ora tutti sappiamo bene come dice anche Colin Powell, segretario di stato americano, che nessuna guerra al mondo è disastrosa quanto l'epidemia globale di Aids e allora cerchiamo in tutti i modi di evitare questi contagi e le sofferenze umane che ne derivano. E' inoltre chiaro che contrastare l'epidemia in Africa non è così semplice anche per i vari problemi causati dalla povertà generale, dalla malnutrizione, dall'ignoranza di buona parte della popolazione, da un certo tipo di cultura arcaica e soprattutto dall'inadeguatezza delle strutture sanitarie, ma è proprio per questi motivi che l'occidente si deve impegnare maggiormente.

Alcuni dati: Totale sieropositivi nel mondo 40 milioni di cui 37,5 milioni adulti e 18,5 milioni donne. Nell'Africa Subsahariana sono 28,5 milioni, in Nord Africa e medio oriente 500.000, in America del Sud 1,5 milioni, in America Centrale 420.000, in America del Nord 950.000, nell'Europa Occidentale 550.000, in Europa Centrale e Asia Centrale 1 milione, nell'Estremo oriente 1 milione, in Asia Meridionale 5-6 milioni, in Australia e Nuova Zelanda 15.000

Il rapporto del Fondo per la popolazione dice che attraverso una pianificazione delle nascite e una maggior istruzione femminile si possono aiutare i paesi in via di sviluppo. Dobbiamo infatti tener conto che la popolazione dei paesi meno sviluppati nei prossimi 5 anni triplicherà, passando da 600 milioni di persone a 1,8 miliardi di persone. Ma l'occidente continua a snobbare le sue promesse e solo il 45% dei fondi per la salute riproduttiva promessi nel 1994 sono arrivati a destinazione. Forse perché teme che il calo della fertilità e l'aumento dell'istruzione femminile possa portare ad una crescita economica, come è di fatto accaduto in Brasile, mentre è sicuro che negli anni '90 l'Aids ha provocato nell'Africa Subsahariana una discesa del pil dello 0,8 %. Ovviamente dobbiamo invertire la tendenza e operare in modo diverso, in primo luogo per maggior rispetto della nostra coscienza e soprattutto per la vita del nostro prossimo. Ma la cosa non sembra così agevole visto che anche il Papa ha ultimanete detto che persino Dio non ci aiuta più perché è troppo disgustato dai nostri comportamenti.

Global War on AIDS Runs Short of Key Weapon By Donald G. McNeil Jr.

donations of condoms from rich nations to poor ones, already deeply inadequate, have declined over the past decade, just as a few countries have successfully used them to fight the ever-worsening AIDS epidemic.

The world's poorest countries need between 8 billion and 10 billion condoms a year to help stem the spread of the AIDS virus, which newly infects 14,000 people each day, public health officials say. But they receive less than 1 billion, and donations have slipped to 950 million from 970 million in the last decade, according to the United Nations Population Fund.

"We need a lot more condoms," said Dr. Nkandu Luo, a former health minister of Zambia. "We don't have enough."

The biggest decline in donations was from the United States, which gave the third world 800 million condoms in 1990 and only 360 million in 2000. The United Nations and European aid agencies, notably Britain's, stepped in to try to make up the difference.

Efforts to get affordable AIDS drugs to Africa have recently had more news coverage than condoms, but officials of Population Action International, a family planning group, emphasized that condoms can save more lives for pennies.

Many factors create the condom shortfall: little public discussion of the situation, shifting foreign aid priorities, laws that drive up prices, distribution problems in poor countries and religious opposition.

Mark Rilling, chief of the population commodities division of the United States Agency for International Development, America's foreign aid provider, said no one knows exactly how many condoms the third world needs, "but we know it's a lot more than is being provided at the moment as a worldwide donor community, we're not close."

American donations dropped for several reasons, he said. In the 1990's, some major condom recipients, including Pakistan, Bangladesh, Nigeria and Zaire, now Congo, became ineligible for foreign aid because of coups, wars, or shifts to other donors.

Also, "buy American" laws meant that the Federal government had to pay about 6 cents per condom, while the price from factories in India, China, Thailand and Malaysia, even with quality testing, is about 3 cents.

However, Mr. Rilling said, the newest contracts negotiated by the agency for international development push the price down close to 4 cents, and the agency has set aside $25 million for countries with the worst AIDS epidemics. If that were all spent on condoms, it would purchase 625 million.

Even with other nations stepping in, the need is growing. The United Nations Population Fund estimates that poor countries now need 10 billion condoms a year and will need nearly double that many by 2015. Donor countries used to buy about 41 percent of what was needed; now they buy only about 27 percent.

For every $1 million not spent on condoms, the United Nations estimates, there are 360,000 unwanted pregnancies, 150,000 abortions, 800 maternal deaths and 25,000 deaths of children under age 5.

While lobbying by the religious right has cut Federal budgets for related programs, Mr. Rilling contends that political pressure was "not a factor" in the decline of his agency's condom exports or new efforts to increase them.

Along with billions more condoms, Population Action said, poor countries need another $1.2 billion to help distribute them and teach their use. Illiteracy and unfamiliarity are major barriers to condom use, and even now, two decades into the epidemic, it is difficult in many societies to talk about condoms.

"In my country, it's taboo for a person like me to discuss sex with someone younger," Dr. Luo said.

A recent United Nations study of fears about condoms include widely accepted rumors that most condoms have holes, that the virus is inside them, or that the wrong size can cause the penis to break off.

The chief barrier to open discussion of condom use "is not just its association with sex, but with `dirty sex,' " said Michael Fox, an AIDS prevention worker for international health agencies. He said he had heard of women in India, Africa and South America charged with prostitution for simply possessing a condom.

The few poor countries that have succeeded in getting new infection rates to level off or even drop including Brazil, Uganda, Senegal and Thailand "all broke the condom barrier," he said.

Often, that includes a public effort to make condoms sound sexy or funny instead of merely clinical. In Thailand, an advocacy group opened a restaurant called Cabbages and Condoms in which all the table flowers and wall decor were made of condoms.

"In Brazil, the sexiest male and female soap stars came on TV holding condoms," Mr. Fox said. "They'd look at the camera and say `Yes, you probably would like to go to bed with me. But you don't have a chance if you don't use this.' "

In Senegal and Uganda, health workers persuaded both imams and ministers to endorse condoms from their pulpits.

"Social marketers" have had some success by repackaging free condoms to sell at low prices. Surveys find that men often value items they pay for more than those they get for free. They are also more likely to seek out condoms if they have names like King or Safari and are in envelopes featuring entwined lovers rather than plain white packs with public health messages. Famous soccer players have been recruited for endorsements.

But such advertising campaigns can inflame other passions. Religious leaders in Indonesia and Russia recently shut down two "social marketing" efforts, Mr. Fox said.

Public health officials favor condoms because they are cheap, generally reliable and prevent both AIDS and pregnancies as well as the venereal diseases that create sores that open the path for the AIDS virus. A study by the University of California at Berkeley estimated that counseling prostitutes in poor countries and giving them condoms costs about $3.50 per life saved. Even the cheapest generic antiretroviral regimens in Africa cost 100 times as much.

Estimating how many condoms an ideal world would have is an inexact science based on a mix of census figures and surveys of people's bedroom activities. The United Nations' estimate of 10 billion and Population Action's 8 billion are both based on a 2000 study by The Johns Hopkins University's School of Public Health, which used population figures for men ages 15 to 59 and "coital frequency surveys" from many sources, including anthropologists, aid agencies and a condom company.

The goal is to have condoms as widely distributed as other goods found in the smallest village shop in Africa or Asia, like Coca-Cola, soap and matches. Because condoms deteriorate in hot storerooms and expire after long storage, there are distribution problems, but they hardly rival those for other perishables like beer and sugar.

"Cigarettes can get to the most remote corners of the world," said Terri Bartlett, Population Action International's vice president. "So should condoms."

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UN Secretary General focuses US Congress on AIDS By Todd Zwillich

WASHINGTON, Feb 13 (Reuters Health) - United Nations Secretary General Kofi Annan pressed US lawmakers Wednesday to make sure that the United States leads the world in supporting the UN-led Global Fund to Fight AIDS, Tuberculosis and Malaria.

Annan held meetings with members of the Senate Foreign Relations Committee, urging them to increase money available to the fund in order to provide financing for disease treatment programs for AIDS patients and help pay for HIV prevention programs in developing nations, according to Senate aides who were present at the meetings.

Annan is trying to expand the coffers of the Global Fund, which so far has secured $1.9 billion in pledges from governments and private donors around the world. Annan has urged world leaders to provide $7 billion to $10 billion total in order to make the fund effective.

The fund is due to release money for the first time at the end of April. Some $700 million is available for international AIDS programs, 80% of which will be spent in Africa, officials said.

The US has so far provided $300 million for the fund, including $100 million in Fiscal 2001 and $200 million in Fiscal 2002. President Bush requested an additional $200 million in his budget plan for 2003, which, if approved by Congress, would bring the total US contribution to $500 million.

Some lawmakers also want to boost funding for the UN-led effort. Sen. Richard Durbin (D-IL) unveiled legislation yesterday that would donate $1.2 billion in federal funds next year. The US House recently passed a measure authorizing $750 million for the fund, though Congress has yet to pass any matching spending for the coming year.

"It seems to me in this scenario that the United States must lead," said Foreign Relations Committee Chair Sen. Joseph. Biden (D-DE). Biden is among a group of lawmakers who want to increase the US commitment to the fund.

"I don't know that we are fully aware of the proportion of this problem," he told reporters following the meeting with Annan.

AIDS activists continued their ongoing criticism of the Bush Administration's response to the global AIDS crisis. Paul Davis, a legislative activist with the HealthGAP coalition, said Bush's requests "sabotage" the Global Fund by failing to provide an increase this year over last year's spending levels.

"There's not even an upward trajectory" in funding from the US, he said. "It will be difficult for the fund to produce results inspirational enough to bring more money in from investors."

Planners on the fund's board will be unable to pay for programs designed to provide drug treatment to AIDS victims in poor countries, "not because they don't believe in them, but because they don't have the money to spend," said Davis.

The Bush Administration defended its policy toward the fund. President Bush has requested more for the fund than has come from any other country, according to Scott McClellan, the deputy White House press secretary.

President Bush also wants non-state entities to donate significant funds to the effort, according to McClellan. "That means private corporations, foundations, faith-based groups and non-governmental organizations," he said.

Earlier Wednesday, Health and Human Services Secretary Tommy G. Thompson told members of the Senate Foreign Relations Committee that President Bush has requested $222 million for international AIDS research at the National Institutes of Health.

I Farmaci salvavita e il WTO

Oggi i Farmaci sono protetti dal WTO in base agli accordi TRIPS (Trade-Related Aspects of Intellectual Property Rights) approvati nel 1994. Secondo le regole del WTO le case farmaceutiche hanno il monopolio sui farmaci brevettati per 20 anni, nel caso dunque delle terapie contro l'Aids il monopolio durerà fino al 2016.
Le organizzazioni umanitarie e i paesi poveri chiedono che ci sia la possibilità di fabbricare farmaci "generici" che abbiano gli stessi principi attivi a prezzo libero. In alcuni paesi infatti, come India, Brasile e Sudafrica si producono già questi tipi di farmaci, perché queste nazioni non hanno ratificato gli accordi TRIPS. Oggi in effetti i malati che si curano in occidente sono circa 500.000, mentre quelli che si curano in Africa sono circa 6000. Tuttavia visto che oggi sono circa 40 milioni le persone che convivono con la malattia, sarebbe di certo una cosa utile per tutti rendere questi farmaci alla portata di tutti contrastando al tempo stesso le lobby farmaceutiche che detengono il monopolio sui prezzi e che incassano quantità sproporzionate di denaro.

Non sparate sul vaccino di Federico Ferrazza Espresso 3 aprile 2003

AidsVax, il primo vaccino preventivo di Hiv giunto alla terza fase della sperimentazione clinica, ultima tappa prima della commercializzazione, ha deluso. Ma, come spesso accade in medicina, dalle ceneri di una speranza può nascere qualcosa, anche se nessuno oggi sa interpretare bene cosa. La sperimentazione ha parlato chiaro: nei 5.400 volontari coinvolti nei trial il vaccino messo a punto dall'azienda californiana di biotecnologie VaxGen ha abbassato la percentuale di infezione solo del 3,8 per cento: "Un dato che non può offrire alcuna garanzia, dato che un vaccino preventivo per poter essere accettato deve ridurre il rischio di contrarre l'infezione almeno del 30 per cento", spiega l'immunologo Giuseppe Pantaleo, membro di Eurovac, il network europeo per lo sviluppo di un vaccino antiaids.

Eppure secondo Peter Piot, direttore di Unaids, l'agenzia Onu che si occupa della lotta all'Aids, aver ridotto la percentuale del 3,8 per cento è un incoraggiante punto di partenza, poiché fino a oggi nessuno era mai riuscito a verificare sull'uomo come una sostanza potesse prevenire l'infezione da Hiv. Non solo: Vaxgen fa notare come, nei 314 afroamericani coinvolti nei test, la probabilità di contrarre il virus si è ridotta dei 78 per cento. Un dato che però la stessa azienda statunitense non sa spiegare e che quindi richiede ulteriori accertamenti. Insomma, la sperimentazione ha mostrato che bianchi e afroamericani rispondono in maniera diversa. Perché? Pantaleo è scettico: "La prima cosa da capire è se il dato ha un valore statistico o no. La maggior parte della comunità scientifica si aspettava i risultati negativi della sperimentazione.
Per come era stato pensato, il vaccino non avrebbe potuto funzionare". AidsVax, infatti, agisce sulla gp120, una proteina superficiale dell'Hiv, responsabile dell'aggancio del virus alle cellule sane. Secondo la Vaxgen, se iniettata da sola nell'organismo umano la proteina sarebbe in grado di generare una risposta immunitaria tale da impedire all'Hiv di colpire. Molti obiettano però che la struttura proteica che ricopre il materiale genetico del virus cambia in continuazione. "Inoltre, AidsVax non induce la stimolazione delle cellule citotossiche, le uniche in grado di inibire il virus", precisa Pantaleo. Per questo il fondatore della Vaxgen, Donald Francis, si era dichiarato disponibile a far partire nel 2004 in Thailandia la sperimentazione di un duplice trattamento che comprenda l'Aids Vax e un altro vaccino, l'Alvac, prodotto dalla francese Aventis Pasteur, che stimoli la produzione di cellule citotossiche.

Aids Epidemia senza fine di Roberto Satolli Espresso 3 aprile 2003

Chi si illudeva che il peggio fosse passato, apprende, invece, che tornano ad aumentare
i casi di infezione e di Aids conclamato negli Stati Uniti e in Europa. È la prima volta dal 1996, l'anno della svolta nella cura che aveva trasformato la sindrome in una condizione cronica, almeno nei paesi ricchi. Non c'è da stupirsi: se non si ferma l'epidemia globale, il serbatoio di persone infette, che ha già raggiunto la quota di 42 milioni nel mondo, non può che tornare a riversarsi anche su di noi, travolgendo ogni argine. E' questa la maledizione di un virus che si propaga con la più irrinunciabile attività umana: il sesso.
La promessa di Bush di spendere 15 milioni di dollari in Africa nei prossimi cinque anni non è una "compassion agenda", ma una improrogabile autodifesa; peccato che si sia già incagliata al Congresso in dispute moraliste sull'aborto (se i soldi possano andare anche ai centri che fanno pianificazione familiare nel Terzo mondo).
Chi sperava nel vaccino può metterci una croce sopra. L'Aidsvax ha deluso. Un vaccino non c'è, e forse non ci sarà mai, se hanno ragione gli scienziati che fanno osservare come il diabolico Hiv attacchi proprio le cellule che dovrebbero difenderci. Le quali non riescono a sopraffare definitivamente l'infezione naturale, per definizione uno stimolo più potente di qualsiasi vaccino.
Non restano che i farmaci, ma si deve fare i conti con un nemico capace di mutare un miliardo di volte in 24 ore in ogni singolo malato. La corsa a trovarne di nuovi, per superare la resistenza ai vecchi, da risultati sempre più lenti e costosi. A marzo entra nel mercato europeo il nuovo Fuzeon che combatte il virus bloccandolo sulla porta d'ingresso alle cellule; la cattiva notizia è il prezzo, che si aggirerà sui 20 mila euro l'anno per paziente. Anche i paesi opulenti faranno fatica a reggere questi costi. Si torna così al punto di partenza: le soluzioni sarebbero talmente onerose da essere inutilizzabili dove ce n'è più bisogno.
"Le leggi della domanda e dell'offerta non possono risolvere I'Aids": scrive "The Economist". E auspica qualche idea creativa di finanza pubblica. Urge, con 480 milioni di morti previsti dall'Onu da qui al 2050.

A Brescia durante l’assemblea dell’«ong» illustrato il progetto di collaborazione tra Istituto malattie infettive dell’Università, Spedali Civili di Brescia e realtà africane. Medicus mundi contro l’Aids in Burkina

Nel mondo ci sono 42 milioni di persone con l’Aids. Sono in gran parte uomini, anche se sta crescendo il numero dei ragazzini con meno di 15 anni. Di questi ultimi, già tre milioni e 200 mila sono infetti dalla sindrome da immunodeficienza acquisita. Un’emergenza che richiede risposte globali, tenuto conto che il 95% delle persone infette vive nei Paesi in via di sviluppo. E, quel che è più triste, è che in quei Paesi non sono disponibili i farmaci antiretrovirali utilizzati per la cura dei pazienti. Il segretario generale delle Nazioni unite ha lanciato un appello per la costituzione del Fondo globale per la lotta all’Aids, alla tubercolosi e alla malaria. Appello al quale molte realtà hanno risposto, tra queste quella italiana. Non basta, tuttavia, inviare farmaci. La possibilità futura disponibilità degli antiretrovirali nei Paesi a risorse limitate pone il problema della formazione della classe medica locale e del supporto delle strutture che erogheranno tali terapie. Da questa considerazione è nato il progetto «Esther» nel quale sono coinvolti Medicus mundi, gli Spedali Civili della nostra città, l’Università di Brescia, il Centro medico San Camillo e l’annessa struttura di accoglienza e di solidarietà di Ouagadougou, destinata ad accogliere i malati di Aids della capitale del Burkina Faso. Un rapporto di collaborazione facilitato dal recente gemellaggio tra l’Università degli Studi di Brescia con l’Università di Ouagadougou e grazie al rapporto di lavoro e di studio già esistente tra l’Istituto malattie infettive e tropicali della nostra Università e il Centro san Camillo in Burkina. Del progetto Esther e della situazione dell’epidemia di Aids nel mondo si è parlato ieri alla tavola rotonda che si è tenuta al termine dell’assemblea annuale di Medicus mundi Italia, l’organismo non governativo fondato nel 1968 e che opera nel campo dell’assistenza sanitaria con i Paesi in via di sviluppo. All’incontro, moderato dal preside della facoltà di Medicina dell’Università di Brescia, prof. Luigi Caimi, sono intervenuti il prof. Giampiero Carosi, direttore dell’istituto malattie infettive e tropicali e della Scuola di specializzazione in malattie infettive dell’Università e il prof. Francesco Castelli, direttore della scuola di specializzazione in medicina tropicale. L’Aids è un’emergenza globale che impone risposte globali, per parafrasare il titolo dell’intervento del prof. Carosi. Basti pensare che nel 2002 si sono infettate altri cinque milioni di persone e tre milioni e 100 mila sono morte. Ogni giorno - il dato è sempre dello scorso anno - si ammalano 14mila persone e, di queste, oltre il 95% vivono nei Paesi in via di sviluppo. L’Africa si riserva tristemente la fetta più grossa, con il 70% dei nuovi infetti di Hiv al giorno. Tra le principali cause di morte i n Africa nel 200, l’Aids ha fatto la parte del leone, superando altri gravi patologie come le infezioni respiratorie, malaria e dissenteria. Dati che da soli bastano a sottolineare l’importanza del progetto di scambio e di collaborazione tra le nostre e la realtà africana. Il progetto di partenariato con il Burkina Faso, ormai al via, prevede il trasferimento di competenza delle tecniche di gestione ottimale della terapia antiretrovirale tra l’Istituto di malattie infettive e tropicali dell’Università e l’ospedale camilliano di Ouagadougou; una adeguata attività di formazione per il personale del Centro San Camillo nell’ambito della prevenzione, diagnosi e cura dell’ infezione da Hiv e delle patologie ad esse correlate; una facilitazione nell’acquisto e nel reperimento degli strumenti medico-diagnostici necessari e una facilitazione nell’accesso ai farmaci antiretrovirali. Il progetto permetterà ai medici specializzandi delle Scuole di Medicina tropicale di acquisire una specifica esperienza svolgendo la loro attività di studio e di formazione direttamente nei Centri dei Camilliani di Ouagadougou. I primi specializzandi si recheranno in Africa la prossima estate e vi rimarranno per periodi che vanno dai tre ai sei mesi mentre studenti e medici africani vivono esperienze analoghe qui a Brescia, per poter poi tornare nel loro Paesi con un ulteriore bagaglio di esperienza e di specializzazione. «La partecipazione di Medicus mundi Italia nell’ambito di un progetto collaborativo così complesso e qualificato è per noi motivo di soddisfazione e di impegno crescente nella consapevolezza dell’urgenza di aumentare l’attività di lotta all’Aids nei Paesi del sud del mondo», ha detto il prof. Castelli durante l’assemblea che si è svolta al Seminario vescovile. Durante l’incontro, prima della tavola rotonda, è stato eletto il nuovo Consiglio direttivo della Medicus mundi. Presidente è Francesco Castelli, professore associato di malattie infettive e direttore della Scuola di specializzazione in Medicina tropicale dell’Università degli Studi di Brescia; vicepresidente la dott. Maria Rosa Inzoli e segretario il dott. Giuseppe Andreis. Anna della Moretta dal Giornale di Brescia del 6/4/2003

APPELLO DELL'ASSOCIAZIONE CULTURALE "DAIMON CLUB" www.daimonclub.it

Con l'età e con la malattia o si rinuncia o si diventa molto impazienti. E noi non intendiamo rinunciare.

Carl William Brown and the Daimon Club

Prima di leggere sappiate che questo è un appello etico, culturale, sociale, e costituisce anche l'idea per la realizzazione di nuovi progetti nel campo della ricerca e della solidarietà, tuttavia sappiate anche che vi sarà sempre qualche meschino ed inconsapevole personaggio, magari impegnato a cercare di fare soldi con le suonerie, con i dialers o con altre miserevoli attività, che lo considererà spamming.

OGGETTO: proposta per la creazione di un numero unico a cui poter donare delle risorse economiche, attraverso dei semplici sms e non solo, da destinare alla ricerca contro il virus che genera l'Aids e ad altri progetti di aiuto per le persone colpite dalla malattia e di sensibilizzazione di tutta la popolazione nei confronti del grave problema.


Questo appello viene inviato in primo luogo all' Associazione Lila www.lila.it lila@lila.it e all'Associazione Anlaids www.anlaids.it anlaids@anlaids.it e per conoscenza a tutti (nei limiti delle nostre possibilità) gli esponenti del mondo dei media, dell'editoria, dell'imprenditoria, della ricerca, della cultura, delle libere professioni, della politica, della sanità, dell'educazione, del commercio, del volontariato, dello spettacolo e pubblicato al tempo stesso nella sezione non-profit del nostro sito. Questo è un appello che può interessare il futuro di tantissime persone, vi prego perciò di non sottovalutarlo e, se ne avete la possibilità, magari anche di diffonderlo!

La nostra associazione il Daimon Club www.daimon.org ed il suo fondatore Carl William Brown da sempre si occupano di cultura, di questioni sociali, di creatività letteraria ed artistica, di critica e di sensibilizzazione umanitaria, così nel corso degli anni hanno elaborato vari progetti e lanciato diverse iniziative in più di un settore, ma questo appello dovrebbe essere considerato con particolare attenzione, proprio perché riguarda la salute ed il futuro di tantissime persone, che oltre al danno della malattia hanno subito anche la beffa del destino, infatti hanno trovato sul loro cammino uno spietato e subdolo virus che li attendeva, un perfido ed agguerrito nemico che si trova nelle condizioni di creare un sacco di problemi a tutti. Sempre in un'ottica di sensibilizzazione e di divulgazione della cultura e della ricerca in generale il Daimon Club è anche disponibile ad offrire varie opere di ingegno in ambito letterario di propria produzione devolvendo i relativi diritti d'autore alla causa della ricerca e della solidarietà proprio in questi settori. Si spera così di far capire a tutti che la ricerca in qualsiasi campo è in primo luogo gratificante di per se stessa, anche se ovviamente deve essere pubblicamente riconosciuta. per fortuna in alcuni casi ciò avviene, malauguratamente invece in molti altri casi questo non accade.

La salute è una questione sociale, economica e politica, ma soprattutto è un diritto umano fondamentale. Ineguaglianza, povertà, sfruttamento, violenza ed ingiustizia sono la vera causa delle malattie delle persone povere e socialmente emarginate. Negli ultimi decenni, i cambiamenti economici intervenuti a livello mondiale hanno condizionato profondamente la salute delle popolazioni, il loro accesso all'assistenza e ai servizi socio-sanitari.
Dal 1987, anno di fondazione della Lila - Lega Italiana per la lotta contro l'AIDS - in Italia si sono compiuti molti progressi nel campo della ricerca, della prevenzione e dell'informazione rispetto all'HIV, ed è proprio a questa associazione, in collaborazione magari con altri gruppi o enti, pensiamo ad esempio all'Istituto Superiore di Sanità, e a diversi ottimi ospedali, che il Daimon Club si rivolge affinché si possa creare un numero unico telefonico a cui donare delle risorse attraverso dei semplici sms o delle semplici telefonate. Tale numero dovrebbe essere poi pubblicizzato sia sui media tradizionali, sia nel vasto universo della rete in modo del tutto gratuito. Noi saremo tra i primi a farlo e a cercare di convincere anche gli altri operatori ad agire nello stesso modo. Di pari passo si potrebbe creare anche un fondo legato sempre a queste donazioni e a questi scopi, gestito sempre dalla Lila, dall'Anlaids e magari da medici legati a gruppi di ricerca, si pensi per esempio al San Raffaele di Milano o ad altri ospedali impegnati in questo settore, dal quale si potrebbero poi attingere somme necessarie per pagare medici, ricercatori, progetti di ricerca, borse di studio, aiuti per i paesi più poveri, macchinari e via dicendo. Contemporaneamente non si dovrebbero dimenticare quei malati colpiti dal virus che magari versano in condizioni economiche disagiate.

A questo riguardo dobbiamo ricordare alcuni dati di questa pericolosa realtà. Secondo l'Onu il contagio da Hiv nel mondo supera ogni previsione e l'epidemia sarebbe solo all'inizio. Nei prossimi vent'anni ci saranno infatti più di 70 milioni di vittime. I farmaci in grado di tenere sotto controllo il virus sono usati principalmente in occidente e in ogni caso le resistenze che si creano durante le terapie non fanno altro che creare dei ceppi di virus sempre più temibili. Per questo vi è la necessità di scoprire finalmente un vaccino preventivo e curativo che possa mettere in grado l'umanità di debellare questo flagello. Noi che ci occupiamo, tra le altre cose, anche di filosofia sappiamo fin troppo bene che nel lungo periodo saremo tutti morti e sappiamo inoltre che talvolta è più facile per uno scrittore o per un'artista rimanere nel ricordo collettivo della specie che non per un ricercatore qualsiasi o per un manager o un magnate dell'industria, ma sappiamo anche che la vita è arte e l'arte è vita e per questo vogliamo che tutti si impegnino affinché le conoscenze della nostra realtà si allarghino sempre di più in modo tale che i problemi che assillano la nostra esistenza vengano via via ridimensionati o persino eliminati. Sappiamo anche fin troppo bene che la ricerca nel nostro paese non può competere con le forze delle grandi multinazionali o con le possibilità economiche delle università americane, ma sappiamo pure che vi sono tante menti brillanti anche nella nostra nazione e per questo motivo non siamo poi così pessimisti sulle nostre attuali potenzialità.

E' vero che ora di Aids si muore di meno (almeno nel mondo occidentale), infatti grazie alle terapie antiretrovirali la sindrome da immunodeficienza acquisita si sta trasformando in una malattia cronica, tuttavia non certamente priva di gravi effetti collaterali, ed è allo stesso tempo vero che il livello di allerta nei confronti del contagio è sceso in maniera preoccupante. Il risultato è quindi che il numero di nuove infezioni che si registrano ogni anno sta cominciando a risalire, facendo contemporaneamente crescere anche i costi da sostenere per le relative terapie da somministrare. Negli Stati Uniti si stima per esempio che siano circa 950.000 le persone che vivono con l'Hiv, in pratica il numero più alto mai raggiunto dall'inizio dell'epidemia. Anche in Italia i dati non sono del tutto rassicuranti e se a cavallo degli anni '90 si era registrata una netta diminuzione delle nuove infezioni, ora il calo ha subito un forte rallentamento: nel 2002 le nuove diagnosi attese sono solo 0,02% meno di quelle del 2001. Il messaggio è dunque chiaro, come ha rimarcato anche il Ministro della Salute Italiano: "Il serbatoio di infezione è in lento, ma continuo aumento".

Sempre parlando di virus e di malattie dobbiamo ancora ricordare che il padre del Sudafrica Nelson Mandela lancia un appello a combattere la malattia che costituirebbe una seria minaccia contro tutta l'umanità. Questa è l'ultima battaglia di Mandela che afferma: "L'aids è il nuovo apartheid". Mandela continua sostenendo la tesi che il mondo deve aiutare i paesi più colpiti dall'epidemia e paragona la battaglia contro il male a quella per i diritti umani. Tuttavia queste emergenze non sono solo un incubo per il terzo mondo, infatti in Italia i malati di Aids sono 18.500 e i sieropositivi sono stimati in circa 120.000. Ma poiché non è così semplice convivere con delle terapie che hanno pesanti effetti collaterali e lavorare quindi normalmente, come se nulla fosse, il dato finale oggettivo, lo spiega appunto Bruno Vegro, presidente della Lila (Lega Italiana di lotta contro l'aids) è che ci sono migliaia di persone costrette a vivere con la pensione di invalidità, ovvero con poco più di 200 euro al mese. Ora, a queste persone dobbiamo pensare quando vi sono delle giornate di beneficenza in cui gli ospiti vip che intervengono o che presentano guadagnano anche più di 30.000 euro, ed è sempre per motivi di ricerca e di solidarietà che si devono escogitare delle forme di donazione permanenti, semplici, che non pesino eccessivamente sulle finanze dei cittadini, ma che possano concretamente aiutare chi è in difficoltà. E' ovvio che questo impulso alla ricerca e alla solidarietà dovrebbe coinvolgere tutti, dai politici agli industriali, dai vips agli editori, dal semplice professionsita al più famoso studioso.

Tornando ora all'oggetto del nostro appello, ovvero l'istituzione di un numero unico a cui inviare dei messaggi solidali che comporterebbero una reale e semplice donazione di denaro da parte dei cittadini, da impiegare nella ricerca e nell'aiuto dei casi più bisognosi, dobbiamo anche aggiungere che questi messaggi solidali dovrebbero inoltre essere resi fiscalmente esenti da Iva, al momento infatti, non lo sono e dunque costano agli utenti il 20% in più di quanto viene effettivamente versato in beneficenza.
In occasione di altre campagne di solidarietà l'amministratore delegato di Vodafon Omnitel Colao ha sottolineato che "come ogni servizio telefonico" anche gli sms di beneficenza "sono sottoposti al 20% di Iva". L'amministratore delegato di Omnitel, rivolgendosi al ministro del Welfare Maroni, ha auspicato che "la situazione cambi al più presto". In seguito il ministro Maroni ha sottolineato che "la proposta già rientra tra i progetti di defiscalizzazione previsti dal Governo". Sempre in un'ottica di solidarietà e di impulso alla ricerca, vogliamo sottolineare che alla speranza che gli utenti non debbano pagare l'Iva sulla beneficenza, si aggiunge la nostra speranza che i gestori non lucrino sull'azione solidale degli utenti facendo pagare il messaggio secondo quanto previsto dal profilo tariffario. E' quanto accaduto in passato agli utenti Wind, che oltre alla somma versata in beneficenza e all'Iva, hanno dovuto pagare il costo del messaggio al gestore.

Per terminare l'appello voglio aggiungere che la nostra associazione non ha né i mezzi né la forza persuasoria per allestire e gestire questa forma di solidarietà e realizzare appunto il numero unico o il fondo delle donazioni, per questo si rivolge ad altre associazioni che operano specificatamente nel settore e che hanno di certo maggiori contatti con il mondo della ricerca e del volontariato. Il nostro vuole solo essere un imput, noi vogliamo solo mettere sul tappeto delle idee, che potrebbero per esempio contribuire ad utilizzare certamente meglio dei mezzi dalle grandi potenzialità, come Internet per intenderci, tuttavia visto che siamo anche perfettamente consapevoli che non è assolutamente facile coinvolgere il prossimo, soprattutto se privo di alcun problema, possiamo comunque garantire che in ogni caso la nostra azione culturale proseguirà e visto che ci occupiamo di molteplici tematiche cogliamo l'occasione per invitare tutti quelli che non fossero interessati al presente appello a visitare i nostri forum sulla creatività, sulla teoria della letteratura, sulla visione olistica della realtà, sulla collaborazione tra le due culture, quella scientifica e quella umanistica, sulla lotta alla stupidità e via dicendo, al seguente indirizzo www.daimon.org/lib/forum.htm

Grazie di cuore per la vostra gentile attenzione e buon lavoro a tutti.

Carl William Brown and the Daimon Club www.daimonclub.it

P.S. L'America chiama a raccolta i privati. Appello ai laboratori privati per accelerare la messa a punto di un vaccino antiAids. Responsabili della sanità statunitense hanno proposto alle grandi aziende farmaceutiche di collaborare con le strutture pubbliche e condividere i risultati ottenuti. Obiettivo arrivare più rapidamente a un prodotto in grado di immunizzare dal virus. Gruppi farmaceutici e organizzazioni non governative sono stati invitati a lavorare insieme per dare il più "grande contributo mondiale alla ricerca contro la malattia", ha detto Anthony Fauci, direttore detl'Istituto nazionale contro le allergie e le malattie infettive (Niaid). L'invito ai privati è di sfruttare la vasta rete di sanita pubblica americana per portare avanti test di efficacia sui vaccini in sviluppo (una ventina). Si ridurrebbero cosi i costi per le aziende, in cambio solo di "scambi e condivisioni di informazioni". Da ricordare inoltre che in questo periodo gli Stati Uniti stanno costruendo una rete di connessioni tra tutte le università e i laboratori del paese, questa Internet Speciale chiamata e-science sarà in grado di collegare tutti i ricercatori mediante fibre ottiche alla velocità di 10 mega bits al secondo. Purtroppo invece dobbiamo allo stesso tempo constatare che nel nostro paese tanti centri specialistici degli ospedali ancora oggi non usano nemmeno la posta elettronica.

Vent'anni dopo la scoperta del Virus

Porta la data del 20 maggio 1983 il numero della rivista Science sulla quale un'equipe dell'istituto Pasteur di Parigi pubblica la prima descrizione del virus che provoca la malattia, con il titolo "Isolation of a T-Lymphotrophic Retrovirus from a patient at risk for Acquired Immune Deficiency Syndrome". II "paziente zero", Gaetan Dugas, era un giovane assistente di volo nato a Quebec City (Canada). Nell'81, quando manifestò i primi sintomi, aveva al suo attivo tremila rapporti omosessuali. Mori per un blocco renale il 30 marzo '84. Vent'anni dopo la diagnosi della malattia, si calcola che le vittime dell'Aids nel mondo siano state 28 milioni e 100 mila persone, più di tre milioni nel corso del 2002. Altri 42 milioni convivono con il virus. Ogni mille persone in un'età compresa fra i 15 e i 49 anni, 12 sono infette. Le donne sono circa il 50% degli adulti che convivono con il virus. Si calcola infine che nel 2002 le nuove infezioni da Hiv siano state 5 milioni: circa 14 mila al giorno. Piu del 95% di quei casi, si sono verificati in Paesi in via di sviluppo, dove il virus va ad aggravare una situazione sanitaria resa gia difficile da malaria, tubercolosi e malnutrizione.

LA SITUAZIONE MONDIALE


In Africa

In quattro Paesi africani, Zimbabwe, Lesotho, Botswana e Swaziland, le persone infette da Hiv fra i 15 e i 49 anni sono più del 30%. In generale, sempre nell'area dell'Africa sub
sahariana, sono 29.400.000 gli adulti e i bambini che hanno contratto l'Hiv o l'Aids. Nel 2002 i nuovi infettati erano, sempre sommando adulti e bambini, 3.500.000. L'8,8 per cento del totale degli adulti è infetto e il 58 per cento degli adulti infetti è composto da donne.
Nell'area che include Nord Africa e Medio Oriente, sono sieropositivi o malati di Aids 550.000 persone tra adulti e bambini. Nel 2002 le persone che hanno contratto l'infezione sono state 83.000. Lo 0,3 per cento degli adulti è infetto e oltre la metà di loro, il 55 per cento è donna.

In Asia

Nell'area dell'Asia meridionale e sudorientale, fra adulti e bambini sono sei milioni di persone infette da Hiv o malate di Aids. Nel solo 2002 hanno contratto l'infezione 700.000 persone. Lo 0,6 per cento del totale degli adulti è infetto e il 36 per cento di loro è composto da donne.
Nell'area che include Asia Orientale e Pacifico, sono 1.200.000 le persone infette da Hiv o con Aids, fra adulti e bambini. Nel 2002, si sono registrate 270.000 nuove infezioni. Lo 0,1 per cento del totale degli adulti è infetto, il 24 per cento di loro è donna.
In Australia e Nuova Zelanda insieme, ci sono 15.000 fra adulti e bambini infetti. Nel 2002 si sono infettati in 500. Sul totale degli adulti, la percentuale di infetti è dello 0,1 per cento, fra i quali le donne sono il 7 per cento.


Nelle Americhe

In America Latina sono 1.500.000 gli adulti e i bambini infetti da Hiv o con Aids conclamato. Nel 2002 i nuovi infettati sono stati 150.000. Lo 0,6 per cento degli adulti è infetto. Il 30 per cento di questi è donna.
Nell'America Settentrionale sono 980.000 le persone con Hiv o Aids. In 45.000 si sono infettati nel 2002. Lo 0,6 per cento del totale degli adulti è infetto e il 20 per cento di loro è donna. Negli Stati Uniti, dall'inizio della diffusione della malattia sono stati circa 470.000 i morti per Aids. Quasi un milione di persone convive con la malattia e in circa 40.000 sono stati infettati quest'anno.
Nei Caraibi sono 440.000, fra adulti e bambini, le persone infette. In 60.000 hanno contratto l'infezione nel 2002. Il 2,5 per cento del totale degli adulti è infetto. Il 50 per cento di loro è donna.

In Europa

Nell'area che include Europa Orientale e Asia Centrale sono 1.200.000, fra adulti e bambini, le persone che hanno contratto l'infezione da Hiv o che sono malate di Aids. Nel 2002, gli infettati dal virus sono stati 250.000, sempre fra adulti e bambini. Lo 0,6 per cento del totale degli adulti è infetto e il 27 per cento di questi è composto da donne.
Nell'area dell'Europa Occidentale sono 570.000, fra adulti e bambini, le persone infettate dal virus. In 30.000 si sono infettati nel 2002. Lo 0,3 per cento del totale degli adulti è infetto e il 25 per cento di loro è donna.
In Italia i malati di Aids sono 18.500, mentre i sieropositivi sono circa 120.000

Questi dati sono ricavati dall'Agenzia UnAids delle Nazioni Unite e da dati dell'Istituto Superiore di Sanità Italiano. Ovviamente si parla di casi accertati, ma evidentemente il virus è molto più diffuso e sono in molti probabilmente ad essere infettati senza sapere di esserlo.

Sono passati piu di vent'anni dalla diagnosi del primo caso di sindrome da immunodeficienza acquisita (Aids) e la consapevolezza dell'immane gravità di questa catastrofe sanitaria e ormai radicata nelle nostre coscienze. La portata devastante di questa epidemia globale, la piu terribile della nostra era, e tale che perfino un breve riepilogo basta a lasciarci senza fiato.
II virus dell'immunodeficienza umana (Hiv) che causa l'Aids ha portato alla morte di più di tre milioni di persone solo nel 2002. Altri 42 milioni di persone in tutto il mondo convivono con il virus. Gran parte delle infezioni e delle morti da Hiv si sono verificate in Paesi dove c'è carenza di risorse e il virus spesso va ad aggravare una situazione sanitaria gia difficile a causa di malaria, tubercolosi e malnutrizione. Negli Stati Uniti circa 470 mila morti sono state attribuite all'Hiv/Aids dall'inizio dell'epidemia. In questo Paese quasi un milione di persone convive con la malattia e circa 40 mila sono state infettate solo quest'anno. A livello mondiale, 12 adulti su 1000 di età tra i 15 e i 49 anni sono infetti da Hiv, mentre nell'Africa sub-sahariana il tasso di infezione tra gli adulti in questa fascia d'età e pari a circa il 9 per cento, mentre in altri paesi della zona subsahariana raggiunge il 30 per cento. E purtroppo, forse, non abbiamo ancora visto il peggio. L'India e altri Paesi dell'Asia meridionale e sud-orientale saranno i prossimi epicentri della malattia. Le condizioni culturali e socio-economiche di questi Paesi sfortunatamente possono agevolare la diffusione esplosiva dell'infezione. Si calcola in effetti che circa quattro milioni di persone in India siano già infette da Hiv e le potenzialità catastrofiche di diffusione in un Paese con piu di un miliardo di abitanti sono enormi. Lo stesso vale per la Cina, la nazione piu popolosa del mondo. Per contenere I'epidemia in questi Paesi asiatici sono necessari programmi di prevenzione dell'Aids drastici e continuativi.

La corsa deiia scienza contro il virus

Negli ultimi anni è cresciuta la speranza che le risorse e l'impegno per bloccare la malattia stiano avendo effetto. Organizzazioni internazionali, Stati, enti benefici, ricercatori, gruppi di attivisti e ditte farmaceutiche hanno infatti stanziato risorse significative, dimostrando che i servizi per la cura e la prevenzione dell'Hiv sono possibili anche dove le risorse sono meno abbondanti. La speranza è anche alimentata dai considerevoli risultati scientifici raggiunti rispetto agli inizi dell'epidemia globale, grazie anche ai progressi significativi a livello di trattamento e prevenzione. Ovviamente c'è ancora parecchio da fare, dato che I'Hiv si sta diffondendo sempre più velocemente in molte parti del mondo: persino in Paesi che sono riusciti a rallentare la diffusione del virus, i tassi di nuove infezioni da Hiv sono ancora a un livello intollerabilmente elevato.
La velocità dei progressi nella ricerca a partire dalla primavera del 1981 - quando la malattia fu diagnosticata per la prima volta - e stata impressionante. Nel 1983 si stabili che I'Hiv era la causa dell'Aids. Questa scoperta fu seguita dallo sviluppo di un test diagnostico semplice e accurato per controllare i donatori di sangue e la popolazione in generale. Sono stati poi descritti con precisione i modi attraverso cui I'Hiv provoca la malattia. Lo sviluppo delle terapie è ormai arrivato al punto che ci sono a disposizione 23 formulazioni di agenti retrovirali per il trattamento dell'Hiv, gran parte delle quali è stata approvata, qui negli Stati Uniti, dalla Food and Drug Administration (L'organismo statunitense per il controllo della sicurezza di farmaci e alimenti) con una rapidità mai vista. Questi farmaci, usati in combinazione, possono aiutare molte persone colpite da Hiv a vivere piu a lungo e in condizioni di salute migliori. Un successo conseguito grazie ai contributi fondamentali dati dalla ricerca di base e dalla collaborazione tra il mondo accademico e industriale.
Nonostante i buoni risultati, però, la strada, lo ripetiamo, è ancora lunga. L'Hiv muta e sviluppa resistenza ai farmaci attualmente disponibili, rappresentando quindi una minaccia costante, senza dimenticare che molti pazienti non traggono vantaggio dai protocolli combinati complessi o non Ii tollerano. Ricercatori di tutto il mondo stanno studiando terapie piu efficaci, meno tossiche e piu facili da somministrare. E' fondamentale anche avere trattamenti poco costosi, dato che nel mondo ci sono più di trenta milioni di persone affette da Hiv. Bisogna tenere presente, comunque, che il trattamento con farmaci anti-retrovirali è solo una componente dell'approccio globale al trattamento e alla prevenzione dell'Hiv. Servirà infatti un approccio combinato per proteggere la salute individuale e pubblica dall'Hiv e controllare I'epidemia globale di Aids. Oltre alla terapia anti-retrovirale per assistere coloro che sono già colpiti e far si che il virus diventi meno infettivo, la strategia di prevenzione si fonda su altre componenti essenziali tra cui: microbicidi anti-Hiv per uomini e donne, prevenzione della trasmissione dell'Hiv da madre a figlio, un vaccino sicuro ed efficace contro I'Hiv.
Oggi gran parte dei nuovi casi in tutto il mondo deriva da rapporti eterosessuali: nel 2002, per la prima volta, le donne costituivano piu della metà dei 4.200.000 casi di nuove infezioni da Hiv tra gli adulti a livello mondiale. Per svariate ragioni le donne sono piu portate degli uomini a contrarre I'Hiv e altre malattie causate da microbi trasmessi sessualmente. II rapporto eterosessuale può infatti provocare danni microscopici allo strato che riveste la vagina e da questi minuscoli strappi possono passare organismi infettivi. In più, l'apparato riproduttivo femminile fornisce una superficie maggiore soggetta all'attacco di virus e batteri rispetto a quello maschile. Se una donna è già stata colpita da agenti sessualmente trasmissibili, come I'herpes genitale, il suo rischio di contrarre I'Hiv attraverso rapporti sessuali aumenta notevolmente.

Prevenire per salvare donne e bambini

In questo contesto, microbicidi, creme, gel, o schiume da applicare in loco per eliminare o rendere inattivi organismi causa di malattie virali o batteriche aprono una strada promettente per proteggersi dall'Hiv e da altre malattie trasmesse sessualmente nel prossimo futuro. Anche un microbicida parzialmente efficace può prevenire molte infezioni da Hiv. Oltre a proteggere le donne dagli inizi di infezione dovuta a organismi portatori di malattie, i microbicidi potrebbero svolgere un ruolo essenziale nel ridurre la trasmissione di Std (malattie trasmesse sessualmente, ndr) da madre a figlio durante il parto. II microbicida ideale dovrebbe essere incolore e inodore così nessuno dei partner lo noterebbe, utilizzabile più di una volta al giorno e per periodi prolungati, efficace contro varie Std tra cui I'Hiv/Aids, ad azione rapida, di lunga durata e non irritante.
Identificare gli agenti chimici in grado di uccidere gli organismi che causano la malattia e miscelarli con un gel o una schiuma inerte per ottenere un microbicida topico sembra un compito facile. L'esperienza ha invece dimostrato che non è così. Ne è un esempio I'insuccesso del diffuso contraccettivo nonoxinolo-9 (N-9) nella prevenzione dell'Hiv. Test sulle donne hanno dimostrato che invece di prevenire le infezioni, I'uso frequente dell'N-9 provoca danni alle cellule cervicali. Per questo ora la ricerca si concentra su possibili  nuovi microbicidi piu delicati a livello cellulare.
La trasmissione dell'Hiv da una madre infetta al neonato durante la gravidanza, il parto o I'allattamento costituisce una notevole fonte di infezioni in tutto il mondo. Negli Stati Uniti la diffusione dei test per I'Hiv in gravidanza, I'uso di una terapia antiretrovirale molto efficace tra le donne sieropositive e il consiglio di non allattare al seno hanno ridotto di molto la trasmissione del virus. Nei Paesi in via di sviluppo, invece, il costo della terapia la rende inaccessibile a gran parte delle donne affette da Hiv. Di conseguenza quasi il 90% di tutti i bambini infetti nasce in Africa e secondo le stime UnAids (agenzia delle Nazioni Unite contro l'Aids, ndr) 1.400.000 bambini sotto i 15 anni alla fine del 2000 convivevano con I'Hiv/Aids. L'uso della formula per lattanti, inoltre, non è praticabile in molti Paesi in via di sviluppo per motivi di costo, mancanza di acqua pulita, vantaggio derivante dal trasferimento passivo di anticorpi attraverso il latte materno che proteggono contro una serie di infezioni, oltre a fattori culturali che rendono accettabile solo I'allattamento al seno. La ricerca di modi efficaci ed economici per prevenire I'infezione da Hiv nei neonati rimane quindi una priorità in qualsiasi lavoro di ricerca. Riguardo a ciò, un gruppo di scienziati di Stati Uniti e Uganda ha dimostrato che la Nevirapina, un farmaco anti-Aids a basso costo, somministrata a donna e bambino al momento del parto riduce molto la trasmissione di Hiv da madre a neonato, con un effetto benefico che dura fino a 18 mesi.

Oblettivo finale: il vaccino

Sviluppare un vaccino per prevenire I'infezione è la nostra grande speranza per controllare I'Aids e ovviamente il compito piu urgente che spetta a chi fa ricerca. In effetti e incoraggiante notare che a livello internazionale sono in corso molti studi di questo tipo. In concreto, nel mondo sono state condotte piu di 60 sperimentazioni cliniche su 30 potenziali vaccini. Sebbene la somministrazione di un vaccino prima delI'esposizione all'Hiv non serva a evitare I'infezione, può pero ritardare o bloccare I'Aids oppure avere valore terapeutico in individui infetti prima dell'immunizzazione. Eccò perché se ne stanno valutando gli effetti terapeutici, oltre che preventivi. II vaccino ideale contro questo virus deve essere poco costoso e facile da conservare e somministrare, oltre a stimolare una protezione forte, adatta e di lunga durata contro I'infezione da Hiv, dovuta a esposizione a sangue infetto e a rapporti sessuali. Infine il vaccino dovrebbe proteggere dall'esposizione a molti ceppi diversi del virus Hiv.
L'epidemia globale di Hiv/Aids è ormai a una svolta: abbiamo raggiunto importanti traguardi scientifici per cui sappiamo che prevenzione e trattamento del virus, usati correttamente, possono avere un'efficacia enorme. Le prossime sfide da superare sono ancora di tipo scientifico ma anche finanziario e logistico - oltre a quelle derivanti dal pregiudizio e dalla discriminazione - se vogliamo che il trattamento e la prevenzione dell'Hiv diventino la regola e non I'eccezione per i cittadini ricchi e poveri di tutto il mondo.

In parte i testi dell'articolo sono stati presi dal settimanale Donna di Repubblica del 29 novembre 2003. L'autore è Anthony S. Fauci direttore del National Institute of Allergy and Infectious Diseases, uno degli Istituti dell'U.S. National Institute of Health.

Evoluzione della Terapia Anti Aids

Metà anni '80

L'azt è il primo farmaco usato contro l'Aids. Un vecchio farmaco già usato contro i tumori inibisce l'enzima trascrittasi, fondamentale nella replicazione del virus Hiv. Gli effetti collaterali sono devastanti, il successo terapeutico è scarso.

Inizio anni '90

Compaiono altri farmaci della stessa classe dell'azt, che vengono di solito usati in associazione con l'Azt stesso. I risultati migliorano.

Anno 1996

Svolta nella terapia Anti Aids, con la scoperta di nuovi farmaci inibitori dell'Enzima proteasi. Questi farmaci sono usati in associazione con i farmaci inibitori della trascrittasi. La terapia migliora sensibilmente.

Anno 2003

Arriva il T20 prodotto dalla Roche e Trimeris. Il T20 ha ridotto del 24 % la concentrazione dell'Hiv contro il 16 % dei normali farmaci. La terapia è molto costosa e si aggira tra i 10 e i 20 mila euro l'anno. Il farmaco si assume tramite iniezioni.
Questo inibitore della fusione dunque inibisce la fusione tra la cellula ed il virus. La distribuzione di Fuzeon inizierà entro la fine di Marzo. Saranno al più presto resi noti i programmi di distribuzione: Roche e Trimeris renderanno disponibile Fuzeon per più persone possibili. Roche , in particolare, dichiara di privilegiare la fornitura a persone che hanno già iniziato la terapia per garantirne continuità. Nelle prossime due settimane ci sarà l'annuncio ufficiale di nuova generazione. Fuzeon è un inibitore di ingresso, ossia si impedisce al virus di entrare nelle del prezzo. Nelle indicazioni si raccomanda ai clinici di monitorare i pazienti per possibile polmonite batterica. Il Fuzeon, a differenza degli altri farmaci, blocca la diffusione del virus prima che questo penetri nelle cellule. Anche per questo, ha detto il commissario dell'Fda Mark McClellan, "è un medicinale che aggiunge una dimensione importante nel trattamento antiHiv".  Quanto alla somministrazione, i pazienti dovranno iniettarsi il Fuzeon due volte al giorno, anche se l'effetto andrà combinato con altri farmaci per trattare infezioni in stato avanzato su adulti e bambini sopra i sei anni.
Erano sette anni che l'Fda non approvava una nuova classe di trattamenti contro l'Aids. Il Fuzeon sarà disponibile entro la fine del mese, ma non sarà alla portata di tutti: il prezzo fissato dal produttore, la Roche Pharmaceuticals, è di 20.000 dollari per il trattamento annuale.
Il farmaco infatti viene iniettato per via sottocutanea, ed è molto comune che nel punto di iniezione si crei una reazione di indurimento della cute e del sottocute, a tipo piccolo nodulo. Questo può in certa misura essere evitato informando il paziente sulle corrette modalità con cui eseguire l'iniezione ed una volta appresa la tecnica corretta in genere i disturbi si attenuano. Quanto agli effetti di carattere generale, il farmaco per ora sembra ben tollerato. Il T20 è in fase avanzata di sperimentazione clinica in diversi centri (anche in Italia) e per quanto riguarda la sua entrata in commercio penso si debba attendere ancora circa un anno.

Tempi odierni

Inibitori dell'integrasi

Agli inibitori della trascrittasi e della proteasi stanno per aggiungersi nuovi inibitori. Si chiamano inibitori dell'integrasi, un altro enzima del virus HIV fondamentale per la sua replicazione. L'integrasi è usata dal virus per integrare i sui geni con quelli della cellula ospite. Attualmente si sta sperimentando un inibitore dell'integrasi che si chiama Zintevir , è in fase I/II in un protocollo di sperimentazione negli Stati Uniti e speriamo di vederlo presto approvato e soprattutto efficace.

Viracept (nelfinavir) disponibile gratis per chi ne avesse bisogno

Il nuovo inibitore della proteasi è gia disponibile per uso compassionevole. Sarà inserito a breve nel prontuario e quindi disponibile per tutti, ma attualmente è comunque disponibile nei casi in cui sono gia stati provati gli altri inibitori e non fanno effetto, oppure non sono tollerati.

Grazie a questi nuovi farmaci il periodo di passaggio dalla sieropositività alla forma di aids conclamato si è allungato fino a 15-20 anni. La media precedente era di 7 anni.

L'Italia sperimenta il Vaccino

I Test sull'uomo partono in tre centri clinici a Roma e a Milano. Più che a impedire al virus Hiv di entrare nelle cellule, il pool italiano guidato da Barbara Ensoli, già allieva di Robert Gallo, lo scopritore del virus, ha puntato a controllarne la capacità di replicarsi. Il vaccino sarà testato a scopo preventivo su 32 volontari sani, e terapeutico su 56 volontari infetti, ma non in cura con terapia antiretrovirale. La prima fase della sperimentazione durerà un anno; 6 mesi di trattamento e 6 mesi per l'osservazione dei risultati. Dalla fine di novembre del 2003 dovrebbe essere attivo il numero verde 800-861-061 messo a disposizione dell'Istituto Superiore di Sanità per chi volesse arruolarsi.

Presso l'ISS è attivo il Numero Verde AIDS: 800 861 061. Anonimo e gratuito, una equipe di esperti risponde dal lunedì al venerdì dalle ore 13:00 alle ore 18:00.

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