AFORISMI DI CARL WILLIAM BROWN
(Breve estratto da una raccolta di saggi sul
potere, l'autorità e la stupidità.)
Forse senza il
potere della stupidità, o se preferite senza l'autorità della follia l'uomo non sarebbe
neanche venuto al mondo, ed è perciò che come ben sottolinea Erasmo da Rotterdam nel suo
Elogio della follia (10), il panorama occupato da questa divinità è universale. Seguendo
lo scritto di Erasmo ci convinciamo che l'uomo, da sempre alla ricerca della felicità e
del benessere, non può far altro che agire sotto il controllo della follia, perchè solo
così può riuscire nel suo intento, ma tale postulato è certamente sarcastico e
l'intento è ovviamente morale e satirico. Tuttavia però ne risulta una verità quasi
incontrovertibile, e cioè che tutta l'umanità agisce in preda alla stupidità , e
naturalmente chi può agire di più, vale a dire chi può comandare e far agire, è di
conseguenza necessariamente più stupido e quindi più pericoloso per il bene comune della
specie.
Il mondo è dunque in mano agli stolti, come si legge
nel Talmud, l'antico testo ebraico ed è anche normale che sia così, perchè è la legge
della natura, vale a dire, il più grande mangia il più piccolo, il più stupido governa
sul meno stupido, il più forte comanda sul più debole e questo delirio di onnipotenza,
di continua ricerca del dominio conduce l'essere umano ad instupidirsi, come sosteneva
appunto il nostro Nietzsche.
Tutto ciò porta gli uomini a commettere bestialità
atroci e sin dalle origini della nostra storia ne abbiamo prove innumerevoli. Con
l'ausilio dell'inganno e della menzogna, nonchè della forza, alcuni individui hanno
sottomesso alla loro schiavitù milioni di altre persone, tanto che, per citare un dato,
tra il II° secolo a.C. ed il II° secolo d.C. su 60-70 milioni di abitanti dell'intero
mondo mediterraneo, non più di due milioni, vale a dire il 3% della popolazione potevano
considerarsi effettivamente liberi. Lo sfruttamento dell'uomo sull'uomo e le folli manie
di grandezza dei governanti hanno lastricato il cammino umano di innumerevoli guerre.
"Dal 1496 a.C. al 1861 d.C. per esempio, leggiamo in Davien, si sono avuti 227 anni
di pace e 3357 anni di guerra....nei tre ultimi secoli sono state combattute in Europa ben
286 guerre. Dall'anno 1560 a.C. all'anno 1860 d.C. furono conclusi più di 8000 trattati
di pace destinati a durare per sempre; la loro durata media di validità fu di due
anni." Carty ed Ebling scrivono ancora : "dal 1820 al 1945 ben 59 milioni di
uomini sono stati uccisi in guerre o altri conflitti mortali". (11) e si potrebbe
continuare all'infinito, citando i due conflitti mondiali del novecento, lo sterminio nei
lager nazisti dove furono atrocemente eliminati più di cinque milioni di ebrei, le
deportazioni nei Gulag siberiani dei dissidenti russi del periodo comunista, le guerre
etniche e via dicendo, ma non è tutto. La guerra non è altro che il culmine della
sofferenza umana, la quale è in ogni caso sempre ben alimentata anche nei periodi di pace
dai sopprusi, dagli abusi che i potenti infliggono ai più deboli ed ai più saggi e qui
basta pensare a tutte le persecuzioni religiose, alla crocefissione di Cristo, o alla
condanna di Socrate, all'imprigionamento di spiriti liberi come Campanella, alle
persecuzioni degli eretici e ai roghi sui quali persero la vita filosofi come Giordano
Bruno, o ai processi durante i quali scienziati come Galielo Galilei furono costretti ad
abiurare le proprie teorie o allo sfruttamento economico di milioni di individui in ogni
parte della terra e si potrebbe non finire mai.
L'evidenza dei fatti sembra innegabile, l'umanità è schiava
della stupidità e la follia è la sovrana dei nostri peggiori nemici, ma a proposito di
nemici, ancora una volta troviamo una tragica affermazione nelle parole di un grande
illuminista come D. Diderot: "I nemici hanno abitato da sempre i templi, i palazzi e
i tribunali, tre ricoveri donde sono uscite le miserie della società." Addirittura i
sovrani del passato, con tutti i loro guerrieri e cavalieri, con i loro oratori e poeti
adulatori capaci di diffondere soltanto una marea di menzogne, si definivano tali niente
meno che per autorità divina, e grazie a questa favola hanno continuato a perpetrare per
secoli e secoli le più orrende malvagità.
Nonostante tutto ciò, sin dall'antichità si è anche
cercato di giustificare questo miserevole stato di cose e così vari pensatori si sono
prodigati per spiegare il reale stato della nostra condizione: Eraclito per esempio
arrivò a dire che la guerra è comune a tutto e la lotta è giustizia, tutte le cose
nascono e muoiono attraverso la lotta. La guerra è madre di tutte le cose, di tutti re; e
gli uni disvela come dei e gli altri come uomini, gli uni fa schiavi e gli altri liberi
(12). Col passar del tempo Eraclito ha trovato dei sotenitori e si è giunti a Shakespeare
che affermava: "La guerra uccide più cornuti di quanto non la pace generi
uomini." (13) o Marinetti che nel suo manifesto futurista (14) esaltava la guerra
come sola igiene del mondo o l'ideologo nazista Von Bernardi che dichiarava:" la
guerra è una necessità biologica....decide in modo biologicamente giusto, poichè le sue
decisioni poggiano sulla vera natura delle cose", oppure Lord Elton che nel 1942 in
pieno conflitto mondiale asseriva tranquillamente: "La guerra, per quanto la possiamo
odiare, è ancora il fattore supremo del progresso evolutivo." e anche l'antropologo
Keith sosteneva: "La natura fa prosperare il suo frutteto sfrondando e potando, la
guerra è il suo falcetto potatore; non possiamo fare a meno dei suoi servizi." (15).
Dunque sembra proprio che avessero ragione i futuristi
a considerare la guerra come sola igiene del mondo, peccato però che non sia ancora
riuscita ad eliminare il vero parassita della terra; l'uomo consciamente o inconsciamente
continua a servirsene, dimostrando così la sua natura duale, sadica e masochistica e
dando come sempre alla stupidità lo scettro assoluto del potere incontrastato.
Come vedremo anche in seguito la guerra è comunque in
ogni caso una sanguinosa lotta per il potere, per il dominio, è l'egoistica ricerca
dell'autorità e della ricchezza, è la sete di territori e di controllo sull'operato
umano dei nostri simili, è praticamente una malattia del corpo e della mente, è una
patologia dello spirito che non sembra destinata a guarire, a questo proposito non si
dovrebbe infatti fare troppa fatica a ricordare per esempio i conflitti medio-orientali,
la guerra del Vietnam o quella della ex-Iugoslavia per non parlare dei conflitti in
Ruanda, Somalia, Afghanistan, Curdistan e via dicendo.
In ogni occasione vi sono dunque dei comandanti che decidono della sorte di altri uomini ,
delle milizie o masse informi che non esitano ad obbedire. Obbedire all'autorità è
infatti la condizione necessaria affinchè il potere possa venire esercitato ed è anche
la condizione indispensabile perchè la stupidità possa esercitare il suo governo o
meglio ancora la sua tirannide. Mi sembra dunque impossibile non sostenere che le società
di ogni tempo si sono basate sul conflitto, ed è per questo che alcuni studiosi, tra cui
Marx e più tardi Dahrendorf, hanno elaborato proprio una "teoria del conflitto"
che tra le altre cose ci spiega anche che la struttura sociale è basata sul dominio di
alcuni gruppi da parte di altri; come vedete nulla di nuovo sotto il sole.
Forse dev'essere proprio così, qualcuno deve comandare, deve
condurci, il rischio però è che ci conduca allo sfacelo, alla catastrofe, e ci faccia
giungere all'apocalisse tra i dolori più laceranti ed atroci. Arrivati a questo punto
c'è un'osservazione di un certo rilievo che può aiutarci a capire molte cose; Federico
II° di Prussia (anche i governanti talvolta sanno riconoscere la stupidità), un potente
sovrano, non c'è dubbio, una volta esclamò: "Se i miei soldati cominciassero a
pensare, nessuno più rimarrebbe nelle mie file." e questa breve e sarcastica
frasetta ci spiega dunque che i potenti hanno bisogno, per portare a termine i loro
nefasti progetti, di gente fedele e ossequiosa che, per paura o per denaro li segua
ciecamente nelle loro folli imprese di conquista e di sterminio; ma allora non sono solo i
potenti che non hanno cervello, come ipotizza Hugh Freeman nel suo libro Le malattie del
potere (16), ma a quanto pare sono anche i loro seguaci ad avere qualche problema.
Certamente il mondo ha bisogno di azione, per
progredire deve essere dinamico e a questo proposito Freeman cita John Maynard Keynes, il
famoso economista, il quale dopo lunghe frequentazioni dei leader politici si era convinto
che :"Il mondo non potrebbe mai essere guidato dagli scettici.....inclini a
sospendere il giudizio.... l'origine dell'azione va ricercata nell'ignoranza profonda e
nella follia." Tutto sembra collimare con le mie tesi iniziali ed è perciò che oggi
più che mai mi appare rivelatoria la storiella dei pesciolini.
In un suo celebre esperimento, Erich von Holst tolse
ad un pesciolino della specie dei Cabacelli la parte anteriore del cervello, dove sono
situate tutte le funzioni di gruppo. Konrad Lorenz ci racconta l'accaduto. "Il
cabacello senza cervello anteriore, vede, mangia e nuota come uno normale, l'unico
particolare aberrante nel comportamento è che non gliene importa niente se esce dal
branco e nessuno dei compagni lo segue. Gli manca quindi l'esitante riguardo del pesce
normale che, anche se desidera nuotare con tutta l'intensità in una determinata
direzione, già dopo i primi movimenti si volta verso i compagni e si lascia influenzare
dal fatto che alcuni lo seguano e quanti. Di tutto questo al compagno senza il cervello
anteriore non gliene importa assolutamente niente; quando vedeva qualcosa da mangiare o se
per qualsiasi altra ragione voleva andare da qualche parte, nuotava via con decisione, ed
ecco, l'intero branco lo seguiva. L'animale senza testa era diventato appunto, per via del
suo difetto, il capo indiscutibile." (17).
Se leggiamo l'esperimento come una metafora letteraria
ne deduciamo che come già più volte abbiamo sostenuto la stupidità e la follia sono in
massima parte presenti nei potenti, e dunque ne risulta che chi comanda praticamente
risulta essere senza una parte di cervello, il guaio però è che nelle comunità umane
anche chi obbedisce e segue l'autorità non sembra averne molto di più.
La sicurezza del potere, come ci ricorda Leonardo
Sciascia, si fonda sull'insicurezza dei cittadini, e così la loro ignoranza frammista
alla loro codardaggine fa si che gli individui che hanno meno scrupoli, più malvagità e
meno senso morale, praticamente i più egoisti e intraprendenti conducano i loro simili
verso il baratro dell'infelicità.
L'istinto di morte che pervade la nostra specie, come
aveva rilevato giustamente Freud (18) , è anch'esso associabile al dilagare della
sofferenza, del masochismo e dell'imbecillità, infatti chi più ha paura di morire più
cerca di soppravvivere e tale spinta all'autoconservazione non fa altro che riaffermare
sempre di più la valenza mortale della specie umana. Eros contro thanatos dunque. Questa
tesi è condivisa tra gli altri da Norman Brown (19), e da un altro grande antagonista del
potere, vale a dire Elias Canetti che nella sua opera Massa e Potere (20) sostiene che il
potere significando appunto autoconservazione sia necessariamente stupido e violento,
poichè non esiste istinto di conservazione che non abbia una tendenza aggressiva.
D'accordo con Canetti sembra essere anche Arno Gruen che in un suo saggio afferma:
"Chi si è votato al potere non avvicinerà mai i suoi simili su un piede di parità
quantunque a voce dichiari il contrario: per costui, i rapporti con gli altri sono
definiti soltanto in termini di potere o di debolezza, ed egli stesso deve accumulare
potere il più possibile per diventare invulnerabile e dimostrarsi tale." (21).
Dunque il potere significa contemporaneamente
autorità e violenza, vale a dire ancora una volta follia e stupidità. Questa tesi viene
ulteriormente ribadita da Barbara Tuchman che nel suo libro sulla guerra intitolato La
marcia della follia scrive: " La follia è figlia del potere (vi ricordo che per
Erasmo la follia era figlia del denaro). Noi tutti sappiamo che il potere corrompe. Siamo
meno coscienti del fatto che esso genera follia; che il potere di decidere spesso provoca
la latitanza della riflessione (22).
Leggi
tutto il saggio originale con le relative note .........
Carl William Brown
AFORISMI DI CARL WILLIAM BROWN
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