NANDO  GORLANI

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IL TEMPO E' FINITO

Come presagio sento, giorno dopo giorno, annunciarsi il tempo dove ora mi sento come un intruso, una molla è scattata, il buio che era dentro di me si è fatto luce, come airone che vuol alzarsi al vento. La mia anima si innalza su nel cielo, Tempo passato non ha più sensazione... il nuovo mi abbaglia la mente a poco a poco... si adagia sulla fantasia dentro di me, mille colori di mie emozioni si moltiplicano...Il tempo ora è veramente vicino... questo lo sento e lo voglio gridare al mondo. L'uomo non ha valore, finché è prigioniero di se stesso: egoismi e falsità... Ognuno dovrà abbandonare... aria nuova bisogna respirare... Il nuovo si avvicina, basta promesse vane... Politiche di grandi uomini, sono finite... Ognuno prenda il proprio fardello, con grande coraggio ognuno riconosca i propri sbagli...In un sol coro innalziamoci con le nostre emozioni umane, verso chi ce le ha date, che un giorno dobbiamo restituirle... lasciando questo mondo di materia per giungere alla fine a lui...liberi......


DAVANTI AL FOCOLARE
(In ricordo di Mamma)

  Tornando ai momenti della mia fanciullezza un ricordo un po' svanito per gli anni, ma pur sempre un grande avvenimento... Davanti al focolare era la sera di S.Lucia, eravamo io, la mamma e mia sorella...Davanti al fuoco scoppiettante, dove la mamma con cura, prima che noi figli avessimo a sapere o a vedere, aveva nascosto sotto la cenere le desiderate caldarroste, che a quei tempi erano un manna per noi gente di campagna. Tra una storia e l'altra il tempo scorreva e quasi sonnecchiando più di là che di qua, nella mente risuonavano le sane parole della mamma che stava per finire una delle tante storie. Ora a distanza di anni le ricordo come se un registratore mi avesse scandito fino a quest'età maturata le ultime frasi della storia, che dicevano così:"... e pioveva e fioccheggiava..." Pareva quasi che la neve ci cadesse addosso, mentre il fuoco pian piano si stava spegnendo lasciando le bracie per le caldarroste, io e mia sorella stretti e vicini aspettavamo che la mamma finisse la storia di "...pioveva e fioccheggiava..."A questo punto la mamma con veemenza ci richiamava alla realtà. "...su Nando su Angelina le castagne son cotte...", allora noi con la moia frugavamo nella cenere, era come scoprire un grande tesoro anche se le castagne erano un po' bruciacchiate....Fu lì che vidi un bagliore negli occhi di mia madre che ci guardava e mi rimase nel cuore...E non fu come pensar a quell'età, che fosse stata l'ultima fiamma del fuoco, a far risplendere il suo volto......Ma fu la fiamma dell'amore di mamma che nessuna fiamma di fuoco può eguagliare.


RISPOSTA A UN GIOVANE

  E' davvero importante vivere? Questa risposta ha bisogno di una profonda riflessione. Si... ti risponderò. E' importante vivere per almeno quattro ragioni. Innanzitutto perchè voi giovani siete la primavera che sboccia con l'impeto caldo di uno scirocco che passa e che ha il tormento di voler capire ogni segreto di questa vita di passaggio...La seconda ragione: non c'è primavera che non richiami la spensieratezza dei giorni dello svago d'estate, che è la giusta ricompensa dello studio appena passato o, per chi lavora, le ferie agognate. La terza ragione è l'autunno con i suoi colori, che esorta ad amare le natura e ci invita a fare spensierate passeggiate in campagna. Infine l'inverno come ultima tappa per riscoprire davanti a un bel fuoco i ricordi e le spensieratezze delle stagioni passate. Ma se voi fuggite, cosa ne sarà del ragazzino quando crescerà e si domanderà le vostre stesse incertezze? Dunque, ragazzi, vivete, poichè per pur grama che sia, la vita va vissuta dal primo all'ultimo dì...Perchè il nulla è niente... e la vita è tutto.


DA  - IL DIARIO DI UN BIDELLO -

  ORZINUOVI- Di solito, come tutti i suoi colleghi dell'Italia scolastica, viene definito al negativo: un non docente. Ed in effeti, colui che familiarmente continua a chiamarsi bidello, nelle aule non porta docenza direttamente; il suo è il mestiere di sempre, alleggerito ora da un'impresa di pulizie, ma pur sempre addetto a funzioni non strettamente didattiche. Ma Nando Gorlani, il bidello in oggetto, non crede di poter rinunciare a guardare i suoi giovani del Liceo Scientifico, a parlare con loro, a sentire che cosa si agita nella loro mente ed a pensare per loro. Da qualche tempo il frutto di queste riflessioni ha preso la forma di un diario e, giorno dopo giorno, Nando raccoglie le pagine di un'esperienza interiore originale nella trama e capace un giorno, forse, anche di farsi iniziativa editoriale. Dalla 'guardiola' del suo ufficio, osserva, scruta, ascolta il via vai monotono delle mattinate scolastiche: quello che è il solito formicaio di ragazzi che va e viene, a lui giunge come un mondo in fermento, un mondo felice, ma fragile, segnato da drammatici eventi: la droga, gli incidenti, il dolore, le delusioni o talvolta persino il suicidio. Ogni pomeriggio o quasi riporta sul foglio il tassello di un mosaico cui sta lavorando da tempo ormai, in gelosa solitudine. A chi gli chiede dove voglia arrivare risponde ragionando alla larga, con semplicità come è nel suo stile: "Chi parla ai giovani da pulpiti tanto ascoltati, a volte anche in mondovisione, perde grandi occasioni per dire bene della vita, per invitare i ragazzi ai sentimenti positivi, per dire loro del valore della fantasia. I miei pensieri sono qui, scritti come si formano nella mia incerta grammatica, a disposizione di chi voglia dare alla musica un contenuto meno vuoto e inutile. Non ho particolari ambizioni. Certamente mi piacerebbe che un giorno potessero leggere o sentire una voce che tifa apertamente per loro, che soffre quando la primavera della vita è vissuta come inverno..."


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