GINO GHIONI BARBAROSSA

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GINO GHIONI "Barbarossa" è nato a Treviso nel 1934, ma risiede e lavora a Brescia. E' un autore eclettico che non divide mai la sua esperienza artistica dalla solidarietà umana e dall'impegno umanitario, per questi motivi è da tempo socio onorario del Daimon Club e con Carl William Brown ha condiviso varie avventure e diversi momenti artistici, si vedano ad esempio le foto della Mostra di autori collettivi bresciani a Bagnolo Mella in favore dell'Associazione Tanzania Onlus per il Villaggio della Speranza per i bambini sieropositivi del posto o più vastamente si osservino le foto delle sue numerose ed imponenti opere scultoree.
Studi fatti all'A.A.B. (Ass. Artisti Bresciani) - Brescia; Gruppo Artisti - Via Margutta - Roma.
Ha partecipato attivamente alla vita artistica nazionale ed internazionale nelle più importanti città italiane ed estere.
Pittore -scultore - maestro del surrealismo formale - Promotore e fondatore dell'A.I.D.A. (Ass. Int. degli Artisti), associazione per uno scambio internazionale e culturale per il quale si è prodigato per ben quattro anni nei vari centri artistici dell'Africa - Asia - India - Europa, per ben 22 nazioni. Riconosciuto «Membro onorario in tutti i centri culturali, da autorità artistiche e culturali delle stesse nazioni da lui visitate.
Attività artistica svolta nei seguenti paesi: Africa - Asia - Medio Oriente - Europa - Marocco - Senegal - Zambia - Cameroun - Costa d'Avorio - Sud Africa - Angola - Rodesia - Mozambico - Kenia - Pakistan - Afghanistan - Iran - Iraq - Siria - Giordania - Libano - Turchia - Grecia - Jugoslavia - Svezia - Danimarca - Portogallo e nelle seguenti città italiane: Brescia - Milano - Busto Arsizio Genova - Treviso V. - Vicenza - Verona - Cremona - Mantova - Roma (Città del Vaticano - Anno Santo IX-197S).
Ha eseguito numerosi affreschi in cattedrali all'estero, fra le quali: «Cattedrale di religione metodista» a Freetown (Sierra Leone), commissionatogli dalla maggiore autorità ecclesiastica.
Ha illustrato su commissione, in Sud Africa, varie epoche della «Storia dei Boeri». Ha donato un bozzetto a Beppe Frau, per la «Casa Albergo» di Nikolajewka - Mompiano. Un quadro è stato acquistato dal prof. Ctistian Barnard a Città del Capo.
Ha eseguito numerosi ritratti, di cui ricordiamo: il Giudice Samuel Foster (Freetown); il Re dell'Afghanistan Zaheir Shah; il gen. Ali Nasseir a Kaboul.
Ha eseguito monumenti per i mutilati e invalidi del lavoro e per 1'Ass. Naz. Bersaglieri d'Italia a: Lonato, Artogne, Bagnolo Mella, Calcinato, Bedizzole, Nuvolera, ed al Minatore a Courcelles in Belgio (1982) ed un monumento all'Aeroporto di Ghedi, dedicato al VI* Stormo ai Diavoli Rossi (1987); altre sculture si trovano ai giardini privati di Milano - Villa Fabbri - Mantova - Cremona - Brescia ed in Abruzzo. Nel 2003 ha realizzato un monumento in onore al Fante a Mazzano (Bs) e un monumento al Bersagliere a Ghedi (Bs) unico in Italia, in quanto si tratta di una proiezione dinamica di una testa di bersagliere lunga ben 5 metri.
Di lui hanno scritto: lo scrittore C. Celidoni (Console e critico d'arte a Dakar Senegal); il M. Scultore Prof. Ferruccio Quaia (Belle Atti di Padova); il Prof. Migliarina (Critico d'Arte int., Dir. Giornale «La Prealpina»); E. Armiraglio (Critico d'Arte milanese); Co, G. Panciera di Zoppola (BS); A. Morucci (Critico d'Arte bresciano); Elio Barucco «La Notte; Dr. G.F. Majorana - Dir. gall. S. Michele - Brescia; Nerina Valeri - Brescia; Prof. Luciano Spiazzi - Brescia - Elio Domeniconi «Guerrin Sportivo» Milano; Etta Palmieri - Critico d'arte - Modena Flex.
Referenze: Gall. S. Michele - Brescia - Dr. G.F. Majorana - Saletta d'arte «La Torre» Canneto S/O. (MN) Dir. D. Vescovi.
Riconoscimenti: 1 ° Premio Casina Greco - Roma 1965 - Mario d'Amico - Min. Spettacolo e Turismo;
1 ° Premio Moretto - Brescia - 1974
Trofeo Beni Culturali On. M. Pedini - Mondo 3 - Desenzano del Garda - 1976.
Settimana Morettiana - P.zza Duomo - Brescia - 1979.
Pubblicazioni: Bolaffi catalogo nazionale della scultura 1-2-3-4 Ediz. (autori); Inserto Bolaffi Arte Vol. n. 65 (intervista a Scultori Lombardi).


"..... Il sottosviluppo dei nostri giorni non è soltanto economico, ma anche culturale, politico e semplicemente umano, come già rilevava vent'anni fa l'Enciclica Popolarum Progressio. Sicché a questo punto occorre domandarsi se la realtà così triste di oggi non sia almeno in parte il risultato di una concezione troppo limitata, ossia prevalentemente economica, dello sviluppo .
. . . Ci sono quelli - i pochi che possiedono molto che non riescono veramente ad "essere ", perchè, per un capovolgimento della gerarchia dei valori, ne sono impediti dal culto dell' "avere "; e ci sono quelli i molti che possiedono poco o nulla - i quali non riescono a realizzare la loro vocazione umana fondamentale, essendo privi dei beni indispensabili.

   (Giovanni Paolo II - Lettera Enciclica Sollicitudo rei socialis)


Sono considerato un testardo e in realtà lo sono ma ciò è dovuto in buona parte alle sofferenze che ho incontrato durante la mia vita, vissuta intensamente: ho conosciuto la fame, le umiliazioni, le privazioni. Da ragazzino per aiutare in qualche maniera anche modesta i miei genitori andavo per torrenti e fossi gelati a pescare pesci e rane e poi per i campi avari già setacciati profondamente dai contadini e dalle mandrie per vedere se eran rimaste patate, rape, cicorie; poi, più avanti, ho fatto lavori dove corpo e muscoli sono impegnati sino allo spasimo e a volte mi pareva di non riuscire più a sopportare la  fatica; ma io testardo tiravo aventi e sognavo. Sì sognavo; a me piace guardare le cose del mondo e non posso rimanere insensibile davanti a un bambino mentre ruzza, a un tramonto dorato e di fiamma, ai fiori che palpitano di colori, alle stelle che vibrano alte e perdute nel cielo infinito.....

A Roma poi ho fatto il cavatore di pietra, lo scalpellino, ho usato la dinamite facendomi assordare dalle esplosioni e infine usufruendo del mio corpo collaudato il generico acrobata cinematografico e naturalmente anche il pittore, l'artista bohémien...

Forse è in quel periodo che ho iniziato a sognare un qualcosa di diverso dalla solita routine.

Lavorando in vari film sono venuto a contatto con quel falso, gretto mondo dello spettacolo, materialista ed edonista, amorale e politicamente estremista ma in genere solo per interesse, posa, soluzione pseudo intelletualistica di maniera; ma nel contempo frequentavo, nei giorni liberi e la sera, gli artisti della capitale: italiani e stranieri, dotati di talento o insignificanti.. pittori, scultori, poeti, sognatori, utopisti tutti accomunati dalla grande passione che li bruciava interiormente e naturalmente tutti avevano in comune la quasi assoluta mancanza di mezzi economici e molte volte il pasto consisteva in una fetta di pane raffermo reso più odoroso con una strofinatina di aglio; nei giorni di benessere maggiore faceva la comparsa pane, mortadella, pancetta e magari qualche sorsata di vino; ma naturalmente le discussioni su ciò che un vero artista deve saper esprimere eran vive, polemiche, pregne di contenuto filosofico ed estetico e i riferimenti all'impressionismo, espressionismo, privitismo, dadaismo, surrealismo, futurismo, cubismo, astrattismo e naïf erano d'obbligo.

Tra gli artisti faceva spicco un tipo singolare, poeta, suonatore molto bravo di tromba, utopista e sognatore; americano si dichiarava però cittadino del mondo, anzi dell'universo, e non poneva limiti al potere della mente umana e sosteneva che l'arte diventa tale solamente quando l'uomo che la rappresenta ha sofferto molto e profondamente. "Sogna amico Barbarossa - mi diceva in vena di confidenze - ma ricorda di far sognare la gente con te, se vuoi essere un artista. E abbi coraggio, come un eroe di guerra, abbi fede come un santo che cammini nella via di Dio; soffri, soffri per le condizioni quotidiane della vita e per le tue concezioni artistiche e così potrai spirituallizarti e vincere sicuramente ogni ostacolo..."  Questo strano personaggio viveva di elemosina suonando per le osterie e quando riceveva il suo solito assegno dall'America si recava al Tevere e lo stracciava gettandolo nelle acque senza rimpianto.

Ed è in quelle condizioni di estremo disagio che ho poco alla volta maturato il mio intimo modo di sentire artistico affinando la mia sensibilità di pittore cercando di cogliere l'essenza della vita, dei momenti umani, di stringere qualcosa che urgeva dentro di me e mi pressava. Ho avuto in quei giorni di fame e di miseria l'intuizione di costruire una pittura veloce, svelta, essenziale, un pò naïf con colori base, staccata dalla consuetudine accademica.

Tratto dal libro Tam Tam Ghioni
 www.ginoghioni.com

 

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