Se sono qui Lo hai voluto
te E non chiedere ne come, ne perché Quando avrai quello Di cui hai bisogno Tornerò ad
essere pensiero.
L'angelo
UNO ZIO FIGO
Non so se negli altri paesi è così, ma in Croazia tra tanti miti, esiste anche il mito
dello zio d'America. Tutti hanno almeno uno zio in America. Certo, per un paese di grandi
esodi storici, non dovrebbe essere niente di così eccezionale. Infatti, non lo è.
Eccezionale invece, è l'uso dello stesso parente.
Difficile, che una persona croata(compreso quelli che frequentano il bar di via Garibaldi
a Pola) finisca una conversazione senza aver nominato il proprio zio d'America. Accade
veramente in molte occasioni, ma soprattutto quando vanno a chiedere un prestito da un
amico che non gli può dire di no.
Uno dei miei amici che ha lo zio in America: "Non ti preoccupare! Anche se andasse
tutto per storto, tu sai che ho sempre mio zio in America! Me li manderà lui i soldi per
restituirteli! "
Non capivo, perché allora non glieli mandava subito i soldi, lo zio, invece di venire a
chiederli a me. Mah, sarà qualcosa tra di loro, pensavo. Comunque, meglio così. Con
questo zio, sembravo più tranquillo anch'io(non li ho visti mai, i dollari).
Un altro amico, per fare vedere a tutti che lui ha le prove per quello che sta dicendo,
spesso urla: " Ma che ne sapete voi!? Il mio zio d'America dice che bisogna fare ;
così, così e così! - Bèh, non si può certo mettere in dubbio quello che stava
dicendo.
Però i più seguiti sono quelli che almeno per pochi giorni hanno visitato il loro zio in
America. La gente offre loro da bere, chiede dei consigli per qualsiasi cosa e li sta ad
ascoltare per ore a bocca aperta.
Uno che era stato da suo zio in America: "Eh, cari miei, voi poveretti (pausa 30 sec)
non potete immaginare neanche metà di quello che ho visto io(pausa 2 min). Lì! (pausa 30
sec). Lì ci sono ..."- di solito me ne vado quando arrivano a questo punto, però
quando tornavo dopo qualche ora, appena entrato sentivo: "E questo e niente! (pausa 5
min)- N.I.E.N.T.E. al confronto di quello, (pausa 1 min) che vi racconterò adesso"-
(pausa, troppo lunga per me) - Il mio caro amico Baldo(un tipo superincazzato, seduto
sempre nel angolino, profondamente in ombra. Mi viene in mente che dopo tanti anni
che abbiamo passato insieme in quel bar, non ho mai visto bene la sua faccia. Baldo era
uno che, anche quando non c'era sole, camminava nell'ombra.), per esempio,
difficilmente chiudeva la serata, senza la sua dichiarazione preferita: "Non
rompetemi le palle! Perché, se faccio una telefonata a mio zio in A.M.E.R.I.C.A., Pola
sarà tropo piccola per nascondervi! " - Baldo aveva il vizio di cercarsi
nemici dopo due bicchieri di rosso. Dopo che ne aveva bevuti quattro, li attaccava, dopo
sei; chiedeva loro perdono. Ricominciava da capo dopo otto bicchieri. Certe sere, quando
era in forma, riusciva a chiudere anche tre turni prima che lo portassero a casa. E alla
fine, le donne. Tanto piacciono alle donne tutti coloro che hanno questa
caratteristica famigliare così esotica. Lo zietto. Lo ziuccio.
Appena entrava una donna, questa era subito costretta a sopportare uno dei miei amici che
si buttava, dicendo: "Senti carina, ma tu lo sapevi che io ho uno zio in America che
potrebbe ..." - dopo di che diceva un sacco di cazzate. Mi dispiace ammetterlo,
soprattutto per voi donne, ma questa tattica funziona di brutto. Tutti hanno uno zio
d'America. Tutti, tranne me. L'unico zio che non abitava in paese l'ho avevo in Italia, in
Toscana, in una città super importante (almeno lo credevo all'epoca) di nome Tondo Bosco,
frazione di S.Giorgiano di fronte a Montecarulli. Non lo avevo mai visto ma quelli che lo
conoscono dicono che gli assomiglio molto. Beh, sicuramente ero molto frustrato da questa
gente con i suoi zii supereroi, perchè avevo deciso di fare una piccola indagine sul mio
zio mitico. Avevo paura di non trovarlo facilmente perché chissà dove lo avevano portato
i suoi affari importanti. Volevo conoscerlo, ma soprattutto, volevo usarlo. "Porca
puttana! Ve lo faccio vedere io, il mio zio d'America, che si trova nel cuore della
Toscana! È il più forte di tutti i vostri zii insieme!"- erano le ultime parole che
ho detto al bar prima di partire. Sono riuscito pure a strappare un
acconto per le spese, dalle tasche del mio editore, perché, come gli ho spiegato, sarà
una gran bella storia, questa.
Purtroppo nella vita non si può avere sempre fortuna. L'avevo trovato subito. Da allora
ho avuto molte occasioni per usare la mia nuova arma, ma non l'ho mai fatto, perché, ...
perché, ... va bèh lasciamo stare. La verità è che ho cercato in tutti i modi di
allungare i tempi della pubblicazione della mia indagine, (sperando che se lo
dimentichino) ma quelli, quando ti danno i soldi, non se lo dimenticano più. Così, per
giustificare le spese, adesso anche voi scoprirete com'è il MIO zio d'America. (speriamo
che non abbia esaurito il mio sacco di bugie, per che adesso ne ho veramente bisogno).
Saverio Salvo, piccolo uomo di Tondo Bosco,
frazione di S.Giorgiano di fronte a Montecarulli, da quand'era ragazzino (cos'è rimasto
per sempre) faceva sempre lo stesso sogno. (Lo ha realizzato qualche anno fa, anche se in
un luogo ben diverso, però molto sicuro, almeno per altri. Dietro le sbarre. Anche se
nessuno di noi può sostenere di essere fuori, più di lui.
Ormai il mondo è diventato una grande prigione, solo che le sbarre sono talmente distanti
che noi non riusciamo a vederle. Beeello ! Troppo forte, questo pensiero. Mi è venuto in
mente adesso mentre stavo per inserire qualcosa in suo favore dopo aver ammesso che mio
zio supereroe si trova in un manicomio. Comunque, se vi chiedete come può realizzarsi un
sogno in un posto così, ve lo spiego subito.
Una mattina, egli non si è svegliato più. Anche se ha aperto gli occhi, il suo sogno di
sempre era diventato realtà. Era li, sulla sua nuvola che si dondola, ed era felice.
Da quel poco che sono riuscito a capire, ho ricostruito la sua storia. Sinceramente,
all'inizio cercavo di cogliere ogni opportunità per farlo apparire più importante, più
forte.
Non si sa mai. Supponiamo che questo libro abbia un successo strepitoso, che il mio
editore decide di pubblicarlo anche in Croazia, (pure) e supponiamo che venga in mano a
qualche mio amico del bar di via Garibaldi a Pola, il quale sicuramente ha
uno zio in America, io, ripeto, io Maxim Cristan, non potrò mai più, dico mai più,
alzare la voce, neanche se si parlasse della vita sessuale dei pinguini. Così ho provato
a ragionare, ma era ancora peggio. Lo sbattimento era insopportabile dopo le grandi
speranze. Alla fine ho deciso di raccontarlo così com'è, il mio zio. Veloce e senza
pensarci troppo, sperando che vada bene ... voglio dire, male ... insomma, sperando di
superare il limite che mi permetta di avere un contratto per il prossimo libro, e nel
futuro sarò più attento, prima di andare a proporre delle idee.
Aspettate un po'! Una, straordinaria, mi è venuta già adesso. Potrebbe essere una buona
idea di salvataggio. Mi presenterò con la edizione italiana sotto mano, entrerò nel bar,
mi metterò in mezzo, e comincerò a urlare: "Eh! Eh!"mostrando il libro a tutti
da lontano - "Hanno pubblicato un libro su mio zio! Gli ITALIANI! Mica i nostri
balcanici! Su MIO zio! E! Dove sono i vostri zii adesso?! Se non hanno fatto qualche furto
non sono apparsi neanche su qualche giornale locale di Queens ! Mio zio invece, si trova
in ogni libreria, anzi solo nelle migliori librerie in tutta Italia, e come mi hanno
appena comunicato, tra un po' anche d'America!"- Mio zio d'America!"
Silenzio assoluto. Questo si che è il mio sogno. Silenzio assoluto mentre parlo ad alta
voce al bar di via Garibaldi (Colgo l'opportunità per salutare il signor Gianni e la sua
signora). Quando scopriranno la verità probabilmente si ripeteranno le scene del telefilm
(i più vecchi se lo ricorderanno) " Corri e scappa Badi."- Speriamo che allora
sarò già famoso e che mi risparmieranno per quello.
Saverio Salvo, da quand'era ragazzino, faceva un sogno molto particolare. Sentiva voci
umili e dolci che lo chiamavano. Andava verso la finestra. Il cielo era pieno di stelle,
che una dopo l'altra prendevano forme di donne, tutte nude e ancora più belle di quelle
dei giornalini che nascondeva sotto il materasso. ( Se il nonno veniva a sapere che glie
li ha rubato lui, gli spaccava una gamba con l'accetta. Si sentiva molto in colpa di aver
peccato rubando, anche se il prezzo per il perdono gli sembrava un po' esagerato. Il padre
Paolopierino, prete con cui si confessò, voleva due giornalini ( mai restituiti ) per
verificare la gravità del peccato, più le cento preghiere di Padre nostro. ) Erano le
donne, che lo chiamavano dal cielo: " Savè, vieni da me! " " No! Vieni da
me! " " Da me! Da me!- e così tutte quante, facendo segni con le mani. Egli non
capiva, perché le stelle parlavano romanesco, ma dopo tutto, Roma è la capitale e
gli sembrava giusto così. Saltava dalla finestra senza pensarci due volte, facendo
una capriola in aria e cadeva giusto al volante di una monoposto spaziale. Un UFO tipo
Goldrake, che era parcheggiato nel cortile, sotto la finestra, di fronte alla casetta del
cane. Un bastardo tanto cattivo quanto brutto, di nome Umberto. Andava su come un fulmine,
Saverio. Era ancora più veloce del postino Corradino, che una volta al mese, quando
arrivava con la sua "babbetta", faceva paura a tutto il villaggio. (Frenava,
consegnava la pensione al nonno, si beveva un quartino, e prima che riuscivi dire: "
Come mai hai sempre cosi fretta?"- era già lontano, lasciando dietro di é una
nuvola di polvere e qualche gatto, rimasto secco lungo a strada che portava a ..., che
portava a ..., purtroppo, Saverio non sapeva dove portasse quella strada. Non andava ai da
nessuna parte. A Tondo Bosco stava bene. Nonno
diceva che il mondo è cattivo e sporco, appena metti il piede fuori. "Nelle grandi
città, l'aria è talmente inquinata" spiegava il nonno - " che tra un po' la
gente dovrà respirare a turno!"- Sapeva quasi tutto suo nonno. Era un uomo molto
ntelligente. Certe volte anche troppo, e Saverio non riusciva capirlo, come quando, questo
non gli permetteva di sedersi sul divano nuovo perché, come diceva, così ci durerà di
più. )
Dopo aver raggiunto il cielo si buttava al volo su una nuvola, bianca e dolce come la
panna, lasciando il suo UFO che se ne va. Le donne-stelle lo raggiungevano ridendo e
sussurrando tra di loro. Si leccavano le labbra e avevano gli occhi luminosi, tipo quelli
del nonno quando si faceva i sigari di quelle verdure dell orto. ( Beh, certe volte il
nonno si comportava veramente in modo strano, pensava Saverio. Mangiarle nella zuppa o,
niente male, anche in insalata poteva capirlo, ma fumarle gli sembrava un po' esagerato
anche per il Re dei tirchi, come chiamava suo nonno la gente del villaggio. Una volta ha
sentito dire che suo nonno porta un serpente in tasca. Saverio non lo aveva mai visto, ma
dopo averlo sentito si teneva alla larga da quella giacca. Nonno risparmiava su tutto.
Risparmiava pure sulle medicine prescritte dal medico. Ne prendeva solo metà. Tutti
sapevano che il nonno aveva molti soldi. Li metteva da parte per tutta la vita senza
spendere mai. Li nascondeva nel boschetto, dietro casa. Saverio lo aveva visto parecchie
volte, di nascosto. Purtroppo, dopo la sua morte, non è mai riuscito a trovarli, quei
soldi. Nonno era un vecchio molto furbo e spostava il suo rifugio almeno due volte al
giorno, coprendo le tracce con l'erba e terra.
Saverio gli aveva chiesto diverse volte di comprargli un UFO come quello del sogno, ma
nonno gli raccontava sempre la stessa storia: " Un giorno lontano, quando io non ci
sarò più, arriverà un angelo bello e vestito tutto di bianco. Ti porterà in un posto
pieno di tesori e tutte le ricchezze possibili. E tu, potrai prenderti tutto quello che
vorrai. Così ti comprerai il tuo UFO, se ti interesserà ancora. "-" Di cui
dubito, sinceramente."- Aggiungeva a bassa voce il nonno. Saverio era abbastanza
soddisfatto dalla storia. Aveva solamente paura che l'angelo non trovasse la casa. Era un
po' nascosta, rispetto alle altre case del villaggio, dietro ad un bosco di castagni.
Sulla casa c'era un numero, ma Saverio non era sicuro se si trattasse di un sei oppure di
duecentoventitre. Quel poco che nonno gli aveva insegnato non comprendeva i numeri. )
Stava da Dio, sulla nuvola. La facevano pure dondolare, le donne. Stava da Dio e non gli
mancavano nemmeno i fagioli con cipolla fresca, il suo piatto preferito.
Gli faceva un bel effetto guardare il mondo da lassù. L'Italia, per esempio, gli sembrava
fatta come un pallone preso a calci. Il pallone era la Sicilia.
Il sogno finiva qui. Si svegliava sempre tutto sudato alla mattina. Ma forse perché
dormiva col cappotto (anche d'estate), Voleva essere pronto in qualsiasi momento. L'angelo
non porta mica l'orologio. Per lui il tempo non esiste e può capitare in qualsiasi ora.
Saverio non voleva farlo aspettare. Appena alzato, si metteva sopra una giacca nera. Era
la sua uniforme quando giocava all'astronauta. Era una giacca che aveva trovato tempo fa,
nella stalla, abbandonata insieme ad un binocolo. Probabilmente apparteneva a un
brigadiere della seconda guerra mondiale. Era molto orgoglioso di quella giacca, perché
il brigadiere aveva le sue stesse iniziali. Sopra la tasca sinistra, sul petto, c'era
scritto; " SS BRIGADEN ".
Dopo la colazione Saverio saliva subito in soffitta, dove il nonno aveva puntato il
binocolo, togliendo due tegole dal tetto. Così egli poteva osservare il cielo. Verso
sera, quando le stelle cominciavano ad uscire, cercava sempre di scoprirne una nuova.
Appena l'aveva trovata, la segnava sull'obbiettivo del binocolo facendo un graffio con un
chiodo. Subito dopo le dava un nome. Erano troppe per quei nomi che conosceva, così
cominciò a chiamarle con i nomi di qualsiasi cosa che lo circondasse; Padella, Forbicina,
Sega, Calzina, Tiramolla, e così in avanti.
GRAFFFCRR, GRAFFFCRR, (onomatopea del suono che fa i1 chiodo sul cristallo)- "E te,
mia cara, che sei così rossa e
gonfia, ti chiameremo; Brufolina."- Ne aveva appena scoperto una nuova.
Ormai è lassù, il mio zio d'America, con gli occhi luminosi e con il sorriso del tipo
fuorissimo, ma supertranquillo.
È lassù con le sue stelle Padelle e le altre, sulla nuvola che si dondola. Vorrei tanto
che non fossi così, ma, dico tra me e me, se è felice lui forse potrà far felice anche
me. Salvami un posto in prima fila Savè, magari ti raggiungo tra un po' .
Un angelo
Mascherato in un corpo di donna
Sta ballando davanti a me.
Usa la musica che solo lui può sentire.
Ballando canta,
Parole sconosciute, ma divertenti.
Un angelo
Sta giocando davanti a me.
Segue le regole che solo lui può capire.
Salta, si gira,
Gioco sconosciuto, ma buffo.
Un angelo Bello come un angelo
Si esibisce solo per me.
In mezzo a tanta gente
Sono l'unico che lo vede.
Il presente racconto e la relativa poesia
sono tratti dal libricino L'Angelo di Maxim Cristan. Milano 2001
BELLA LA PIAZZA
Non saprei proprio che cosa anticipare alla
poesia successiva. Ricordo d'averla scritta al Duomo di Milano, una mattina d'estate 2001.
Era presto, molto presto. Impiegai delle ore, seduto sulle scale davanti alla cattedrale.
Scrissi diverse pagine, una poesia lunghissima, sostanziosa, condita con i sogni,
desideri, obiettivi, ideali. A tratti banale, poi patetica, poi ancora, ridicola. Adesso,
vista cosi, ridotta a mezza pagina sembra quasi una poesia seria. Ridotta a mezza pagina,
perché la parte più grande, quella che manca, è misteriosamente sparita. Era dentro il
mio blocco ed a un certo punto non c'era più. Nessuno degli interrogati sapeva dirmi
niente a proposito e così, come speso avviene, quando il colpevole non si trova conviene
inventarlo.
Incolpai il vento. Un paio di giorni fa lasciai i miei blocchi su una panchina al parco
Sempione. Non saprei che cosa mi era saltato in testa. Forse fui indebolito da un attacco
schizofrenico del tipo: Vorrei essere un altro. Questo mondo non ha bisogno delle mie
cavolate, quantomeno scritte. Voglio trovarmi un lavoro normale e mangiare
regolarmente...- Tornai quasi immediatamente e i blocchi erano per terra con i fogli
sparsi ovunque. Credevo di aver recuperato tutto. In effetti, manca solo una gran parte
della poesia successiva e pensandoci bene, il vento, quel giorno era decisamente
maleducato.
In ogni caso, se un giorno di primavera tardata, in qualche vicolo affollato in centro di
Tokyo, o in periferia di Sydney, o in Cina;
o sulla strada che porta verso i campi di cacao in America latina, vi sarà qualcuno
destinato a trovare i miei fogli con l'altra parte della mia poesia, spero ne faccia un
buon uso.
Bella la piazza, questa mattina. I monumenti grandiosi,
la cattedrale completamente rinnovata,
la gente,
imbalsamata con cura,
seduta, tranquilla,
con lo sguardo annebbiato
in attesa di un caffè.
Una cartolina tridimensionale,
la piazza, questa mattina.
La vita riprodotta in cera
Con i minimi dettagli,
esposta,
per ricordarci ogni mattina
che il mostro dentro di noi
avrebbe vinto sin dal principio.
Splende la piazza questa mattina.
Sul cielo, costruito apposta
gli spazzini scelti lucidano
la scritta fatta tutta d'oro:
NIENTE PAURA
ANDREMO TUTTI IN PARADISO
Forse è giunta l'ora
che io smetta di inseguire le illusioni
e non ricordo nessuno
a cui potrei tornare.
La luce che credevo magica
è un fuoco
senza calore, senza fumo,
che sembra vero
solo perché brucia.
Credo proprio che sia il caso,
di smetterla ad inseguire le illusioni
anche se non credo proprio
d'aver impensierito
i topografi urbani
della mia piccola città
in provincia.
GELIDO BASTARDO
A Milano, d'inverno, se ti ritrovi in mezzo a una strada, hai l'opportunità di scoprire
che il freddo avvolte assume una vera e propria personalità. Milano certo non è la
Siberia, o L'Alaska. La temperatura non scende mai sotto i 3-4 gradi sotto zero, ma la
sola consapevolezza di passare la notte intera al aperto e anche la notte successiva e del
restc tutte le notti fino alla fine di questo inverno, che non è che iniziato, aumenta la
sensazion a tale punto che cominci a parlargli, al freddo, a considerarlo una cosa viva.
Ti metl a trattare, con il freddo, a offrirgli dei sacrifici per ottenere... per
sopravvivere, ecco, per sopravvivere.
Ho visto la gente della strada ad avere le allucinazioni per colpa del freddo e, grazie a
Dio non troppo a lungo, potevo sentire da vicino l'odore gelido della grotta nella qualg
il freddo ti conduce, sia come il suo prigioniero per una partita di scacci, sia quando ti
costringe di recitare le poesie per addormentarsi.
Me, personalmente, mi salvarono proprio le poesie, le quali erano talmente noiose di farlo
addormentare quasi subito.
Così scappai, correndo, camminando, e poi ancora correndo per le strade di Milano,
producendo il calore da se.
Toh! Gelido bastardo! In questo momento sto scrivendo con il sole in faccia! E' primavera
del 2003 e l'inverno prossimo mi organizzerò meglio. Ti mostrerò le corna da dietro una
finestra vera, seduto su una stufa.
Città di Milano.
Probabilmente inverno.
Il freddo gela i pensieri al principio.
Le parole escono a caso.
Siamo rimasti soli
In questo posto
Dove gli esseri non rimangono.
Acqua.
Esce dalla terra
E vola verso il cielo.
Un uomo sul giornale sorride
Dice; che domani forse non esiste più.
Conviene fare tutto adesso, subito.
L'immagine è ferma
su quello che vorrei.
Non so se ci sei ancora.
L'odore marcio nasconde
Il tuo profumo.
Sono pazzo di te,
ma ormai sono pazzo comunque.
Bella la piazza e Gelido Bastardo sono
tratti dal libricino Un Libro Inutile di Maxim Cristan. Milano, 2003.
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