ALTEA

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Mi chiamo Altea ed ho 23 anni. Sono di Catania, e amo moltissimo la mia terra, fonte ispiratrice e tremenda prigione. Sono allegra, vivace, anche se a volte mi chiudo come un guscio per entrare in contatto stretto con me ed il cosmo.

La mia idea, forse aspiro a quello che tutti definirebbero un narcisistico tentativo di cambiare l'incambiabile, è quella di riuscire a creare una nuova corrente letteraria basata sull'abolizione di schemi, quartine, endecasillabe, e tutto ciò che io trovo "assassinio di sentimenti", per creare una poesia libera, scorrevole, accessibile e soprattutto piena di anima.
Per quanto mi riguarda la poesia è arte libera, e per fare buona poesia non ci vuole la retorica della "metricuccia" studiata a tavolino ma il vigore di un pensiero in estemporanea dove il cuore fa dettato al corpo, grazie al quale la nostra creazione, unica, sentita, possa essere assorbita dalle anime leggenti.

Il mio scopo è riuscire a sovrastare la materia per rendere padrone lo spirito e la sensazionalità che esso una volta libero può racchiudere e sprigionare. Tutto quello che scrivo, ripeto tutto, fa parte di un pensiero mai premeditato ma strettamente sentito dentro l'anima, è sensazione, rabbia, angoscia, gioia, tenerezza, amore, tutti quei sentimenti che vorremmo gridare al mondo intero....stracolmo di gente che non c'è la fa ad uscire dai canoni e dagli stereotipi oramai presenti nella vita...... c'è chi dice che se ne frega del mondo, della gente, della cattiveria perseguitante.....io no....io mi arrabbio....la dove mi accorgo che ho ancora tanta strada da fare per impiccare la materia. Beh....questa sono io.....che vi piaccia o no! Se volete scambiare opinioni scrivete a M.Altea@dns.omnia.it


PUDICIZIA

Non guardare i miei occhi
essi hanno timore d'esser visti
aperti a malapena dal gelido vento
essi hanno timore d'esser visti

Non guardare i miei occhi
mentre sfiori le mie gambe aperte
coperte solo da sudore vanigliato
essi hanno timore d'esser visti.

Non guardare i miei occhi
quando l'amore si fa scevro
ed il dolore vaga su scrimolo ardente

Sento nella gola
cristalli frantumati conficcarsi avidamente
e il tuo sorriso iracondo,
si burla dei miei occhi.


SILENZIO, VI PARLO D'ALFREDO
 
Alfredo, Alfredo,
Il pallore del tuo viso,
lo vedo nelle tue carni scure.
Nei tanti ricci nivei
ricordo grovigli d'innocenza sguarnita,
Illuminato da un sole eccelso
correvi su lepida moto fragorosa.
Con labbra aperte al mondo,
ingoiavi la vita quasi a perdre l'ansa
tant'era la paura di rimanerne sobrio a lungo,
prodigandone il sapore.
 
shhhh.....silenzio
 
Alfredo i tuoi vent'anni,
dov'è il tuo amore?
Non importa se va via
prima o poi ritornerà
non può non ritornare,
ma il tempo corre in ali d'aquilone,
non basta mai.
 
Shhhh.....silenzio
 
Lontano dalla tua terra
dove prima cantavi al tramonto
in solitudine accogliente,
adesso è il tramonto che canta a te,
ti consegna a nuova alba,
eterna, sublime, perenne,
Qui' il sole non va mai a dormire,
e fa della sua luna la tua culla
che il tuo sorriso trastullerà
che le tue membra nel suo alone coccolerà
come piace a te Alfredo.
 
Shhhh.....silenzio
 
Oggi non c'è il giorno ed il freddo,
sembra più freddo.
Con la vita stretta in mano sinistra
e capo in alto a guardare il soffitto,
cerchi un altro istante che ti possa salvare
ma il tempo corre in ali d'aquilone
non basta mai.
 
Nel tuo gesto gelido,
gli occhi riflessi in caminiera opaca,
annegano in un orgasmo di dolore.
L'arma che stringi, farà tanto rumore
Alfredo,
Un solo colpo e
Bum.
 
shhhh.....Silenzio
 
E adesso?
Alfredo, grano maturo in campi d'estate,
Corri in un ciglio, ma non eri mai caduto
prima d'ora.
Nelle spine di quel fiore
che non ha voluto sbocciare dentro te,
hai lasciato squarci di pelle in ferite fracassate
Dove sei adesso?
Alfredo, che rinasci in tea pulita da rugiada fresca
nessuno mai avrà il coraggio di reciderti,
giovane bocciolo.
 
Alfredo, Alfredo
Il pallore del tuo viso,
lo vedo nelle tue carni scure.
Il dolore mio lo strappo dalle carte funebri
per vederti correre con i ricci al sole
quel sole che t'ha fatto figlio dell'eterno,
Alfredo, Alfredo.
 
(dedicata ad un amico scomparso, suicida per amore)


GEMELLE IDENTICHE
 
Diletta,
a te scrivo con l&rsquoanima avariata,
che sembra evaporare nell&rsquoaria
rimanendone assopita.
Lacerante è vivere nell&rsquoossessione della gioia,
felicità gaudente e forse impervia.
Struggente è la pace,
poiché essa non si tocca in verità,
nella sua lama rivolta, ci si punge
con i copiosi brindisi interrotti,
gridando pace in una valle,
dove l&rsquoeco non troverà dimora.
Odio la falsità e di essa non abuso
per ferire mio fratello.
Diletta,
lenisci il mio travaglio, ed il cuore in mestizia,
come un contadino miete il suo frutto
sotto freschi soli di gratifiche,
la mia bocca semina parole
per trarne grano e sbriciolarne chicchi,
saturando l&rsquoarida terra.
Pensierini, pensierini,
Tu diletta,
come puoi presentarti e decidere per noi,
per poi sparire in pasto d&rsquoanaconda,
Lungo a digerire ma ottimo a saziare,
Tu diletta,
forse poco lo sei rimasta.
Ci vesti di alloggi provvisori,
tenendoci bloccati in scomode misure
spesso sbagliate.
E&rsquo bello guardare il mondo come un fanciullo,
ed osservarlo con le carni di un adulto,
per rimanere fresco e vigile
nella consapevolezza di poterlo cambiare.
Ma tu diletta,
dovrai autorizzarmi,
mi dovrai sposare al tempo
spezzando la tua minuta clessidra,
piena di sudore.
Vita, vita, diletta vita,
stringi forte le mani alla tua gemella
e consegnami ad essa
se non sarò capace d&rsquoapprezzarti fino in fondo.


U CANTU DI LA PREDA (in dialetto siciliano giarrese)

Vurria ca fussi n'teneru cunigghieddu
amuri miu nuccenti e visu beddu,
Cussì sautassi all'aria e tu vidissi
isarisi i mo zampi fossi fossi.

E tu pinzassi, duci e tinireddu,
stu cunigghittu iancu 'u viru a moddu.
E m'afferrasti e iu era cuntentu,
senza sapiri chi era lu to intentu.

Chiù ti taliavu e chiù iu m'intrippavu,
e dd'occhi accussi beddi mi mangiavu.
Ma i muzzicuni mia eran paroli,
n'do giru di menzura n'visti u suli.

N'tra na pignatedda e n'caudu tianu,
du ossa e du aricchieddi m'arristanu,
Ma pocu m'innimporta n'mi n'teressa,
la vita mia accussi n'si dici pessa.

Intra ni tia iù ci n'trasi allu stissu,
Chi voi ch'importa n'cori o n'stumacheddu
n'da n'modo o nautru lu scopu miu era chissu.

 
traduzione
 

Il CANTO DELLA PREDA

Vorrei essere un tenero coniglietto
amore mio innocente e volto bello
Cosi' salterei in aria e tu vedresti
alzarsi le mie zampe di fossa in fossa.

E tu penseresti, dolce e tenerissimo
Questo coniglietto bianco lo vedo a mollo
E mi prendesti ed io ero contento
senza saper quale era il tuo intento.

E più ti guardavo e più io mi innamoravo
E i tuoi occhi cosi' belli, li mangiavo
Ma i morsi miei eran solo parole
Nel giro di mezz'ora non ho più visto il sole.

Tra una pentola ed un tegame,
due ossa e due orecchiette mi son rimaste.
Ma poco a me importa, non m'interessa
La vita mia cosi' non si puo' dire persa.

Dentro di te ci sono entrato lo stesso
Che vuoi che conti, un cuore, uno stomaco
In un modo o nell'altro lo scopo mio era questo.


FELICITA'
 
Felicità che dorme,
dorme sulle membra aperte e pulsanti,
di pensieri poco ospitanti, sorridendo incravattata
per spogliarsi in nudo quasi mai.
 
Felicità che dorme,
dorme e si risveglia brevi istanti
concedendomi brevi canti in rovi silenti,
che pungono felicità tornando ad essermi sovrani.
 
Felicità che dorme,
dorme sulle mie scelte,
frivola sui desideri incerti.
 
Ella assapora fette già morse,
ne divora l'ultimo pezzo e
pittima ed instancabile ci riconsegna al sonno.
 
Felicità ingannevole,
Felicità che dorme,
Se esisti fatti avanti,
ma non sparire così in fretta.
 
Felicità che vieni d'alti trampolini,
tu che balzi nel nero dell'anima
a ripulirne i traumi,
padrona unica di sollazzi e pianti.
 
Felicità ti dico:
adesso io ti voglio e se dormi,
io ti sveglio.
 
Felicità che quando arrivi non mi basti mai,
alla fine sparisci e ti frantumi,
per volontà del mio glaciale soffio.


SONAGLI

Serpi in ginepraio d'effimero dorato
e lingue avvelenate dal sapore caustico,
cingono braccia ad asservir meato.
Solo grida dolenti per lenir la schianza.

Presi i miei occhi scherani tra le sudate mani
e ne celai il piglio trepidante e infermo.
Sguardi nati da diamanti spenti,
niente caratura per quelle vite impure.

Affondano problemi, asseriscono traumi,
ma il mio dir vita, osteggia gli artifici,
non strisciano sonagli sul mio cranio aperto.

baratto' la sua vita con due o forse tre minuti.
chiuse il braccio e la pelle bucata
spalanco' i suoi occhi.


BACCANTI SILENTI

Danzate sotto la luna baccanti silenti,
Danzate sotto la luna baccanti.
Leggiadri piedi nudi feriti dai carboni ardenti,
Dioniso vi sorride gentil piedi roventi.

Coron d'uva s'ubriaca d'erba fresca
voci allegre e sorridenti
Voi di sangue sacrificale,
gesta vuote e dolenti.

Danzate in cerchi di pira spenti
corpi in curve di serpenti
menti in manti assai avvolgenti.

Danzate sotto la luna baccanti.
Vorrebbero divorarti, vorrebbero.
Dioniso, l'erba fresca è il tuo spirito.


PREGHIERA ALLA NATURA
 
Un canto casto rompe la mia belva,
suicida, immolo l'anima ormai sazia
imprimo le mie pene in madreselva
Non c'e' alcun Dio che possa farmi grazia.
 
Gomitoli di testa in fior di malva
Natura calva infligimi disgrazia
Tuttuno con la madre che mi salva
E il gesto mio sghimbescio si' s'aggrazia
 
Che male c'e' ad amare chi non t'ama
ad osservare quella, in preda a spasmi
e uccidermi sapendo per chi brama
 
oh vento tu che spazzi i suoi orgasmi,
intreccia le mie membra alla sua trama
oppure abbranca l'odio e i suoi sarcasmi.


IL RUSCELLO
 
Fragore e delizia nella mente
Suoni aggraziati, dai toni pungenti,
sciabordano nell'acqua continuamente
tribolano i miei sensi attenti.
 
il mio sguardo s'alza valente
a sfiorare l'acque divenute ardenti,
scrollando le mie mani velocemente,
fermate d'altre due violenti.
 
Nettare divino sorbito piano
gustato come fiore nuovo
fiore colto nell'attimo profano.
 
Ne resta un ricordo lontano
caduta nella scheta di quel rovo
s'allontanano quelle mani che anserò invano.


PENTAGRAMMA
 
Da abissi di tempo ti chiama
musica nitida d'oggi e di pria.
Tremendo il viver sordo,
in attesa d'ultrasuoni percepiti a malapena.

Nel dolore, per piangere
cerchi la tua musica,
nella gioia per ridere,
cerchi la tua musica.

Soffia in foglie di probi rami
nell'imperituro vibrare accompagna l'anima,
penuria d'angosce, abbondanza nirvana.

Nello schiccherar del gallo in calore
puoi udire musica nuovo vespro,
Per bere di essa ogni goccia sprecata.


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