JACK  MORIN

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Brevissima premessa. Lo so che non dovrei dare dei buoni consigli, in ogni caso i testi che seguono sono dedicati a tutti quelli che non hanno capito a fondo le valenze del mio operato artistico e culturale e la bontà delle mie filantropiche intenzioni letterarie e sociali, come a dire, fuor di metafora, ma andate un po' a prenderlo nel culo ! Ma, non perseverate nella pratica, perché i personaggi viziosi, lussuriosi e goduriosi vanno all'inferno!
Carl William Brown

IL PIACERE NEGATO Fisiologia del rapporto anale

I. Introduzione

Questo è un libro fuori del comune perché tratta di una parte del corpo di cui pochissimi parlano apertamente: l'ano. Infatti molti per non dire moltissimi uomini e donne hanno ben poca familiarità con questa parte del loro corpo. Per loro l'ano è una zona poco visibile, sporca, che provoca imbarazzo o che semplicemente non esiste; funziona ad un livello inconscio, eccetto, ovviamente, finché non si prova dolore. La zona anale è dunque origine di sensibilità eccessiva (dolore) o totalmente inesistente (insensibilità).
Nell'infanzia e nella fanciullezza la cosa è diversa. Ogni parte del corpo è fonte di piacere. Ma quando cresciamo accade qualcosa: disimpariamo a godere del nostro corpo. Giungiamo a disprezzarlo o ignorarlo, magari consideriamo la mente e lo spirito piú importanti e distinti dal corpo. Ci insegnano a considerare immaturi e indecenti il gioco e l'autoesplorazione sensuale, se non sono controllati.
Questo progressivo estraniarsi dal proprio corpo è marcato specie per quanto riguarda la zona anale, che spesso rappresenta il simbolo di tutto ciò che per noi è sporco e disgustoso. Suscita una comprensibile confusione il fatto che una parte del corpo ritenuta cosí imbarazzante sia anche estremamente sensibile e fra le zone potenzialmente erogene. L'idea che l'ano sia una cosa brutta e repellente deve causare particolare confusione nei bambini, perché contrasta direttamente con la loro esperienza. Diversi sono i modi che ognuno attua per convivere con queste contraddizioni. Alcuni fanno solo le concessioni necessarie per adeguarsi alle norme di convenienza sociale e continuano a godere delle sensazioni anali il piú possibile. Costoro troveranno le informazioni e i consigli qui contenuti utili per rafforzare e accrescere il piacere anale. Altri hanno accettato le convenzioni sociali e sono alienati emotivamente e eroticamente dall'ano. Alcuni uomini e donne preferiscono non approfondire l'intimità con questa zona del corpo. Probabilmente non saranno interessati alla lettura di questo libro.
Altri uomini e donne stanno tentando di mettere fine a una lunga storia di disinformazione e di atteggiamenti negativi. Stanno constatando, o almeno cominciano a capire solo ora, di aver perso qualcosa compresa fra i due estremi del dolore e dell'insensibilità: il piacere. E a loro che questo libro si rivolge. E' una guida pratica basata sull'esperienza di decine di uomini e donne che hanno cercato attivamente di riconsiderare la zona anale una parte positiva di sé, una parte da conoscere intimamente e possibile fonte di piacere.
Ma anche un altro gruppo di persone ha tutto da guadagnare dalla lettura del libro, pur non essendo particolarmente interessati al piacere anale. Sono i milioni di persone che convivono con problemi medici anali fastidiosi e talvolta estremamente dolorosi. Patologie come le emorroidi, le ragadi (tagli o fessure) e la stitichezza sono tra i problemi medici piú diffusi nella nostra società.
E chi ne soffre potrà trovare qui materiale informativo e strumenti pratici utili, tra cui consigli per 1'autoesplorazione, che possono portare alla soluzione dei disagi. Una volta eliminati i problemi, molti sono entusiasti di scoprire che quelle stesse terminazioni nervose che prima trasmettevano solo dolore possono ora veicolare piacere.
Per ognuno di noi, il piacere anale ha un significato diverso. È di solito un'esperienza privata. La maggior parte degli uomini e delle donne hanno provato del piacere anale almeno durante l'evacuazione. Altri possono aver provato delle sensazioni piacevoli spontanee nella zona anale mentre camminano, ballano, stanno seduti o mentre sono impegnati in altre attività. Queste sensazioni hanno origine essenzialmente dalle terminazioni nervose, dette propriocettori, che veicolano gli stimoli generati dai muscoli e dagli organi interni del corpo.
Tutti possiamo provare piacere con la stimolazione anale esterna, per esempio quando ci si pulisce dopo un'evacuazione, durante il bagno o semplicemente toccandosi per il puro piacere di farlo. La stimolazione anale esterna può essere eccitante, ed avere un certo ruolo nell'autoerotismo (masturbazione). Una stimolazione del genere può anche essere interna, nel caso in cui si inserisca nel canale anale o nel retto un dito o un oggetto tipo un vibratore.
Si può condividere il piacere anale con un partner come parte del gioco erotico e sessuale. Comporta talvolta la sola stimolazione orale o tattile dell'apertura anale. La stimolazione oro-anale è detta analingus e viene chiamata popolarmente «rimming» (cfr. cap. XII). In altri casi, a seconda dei gusti e dello stato d'animo personale, si potrebbe desiderare la stimolazione interna con un oggetto morbido, con le dita o il pene di un partner.
La stimolazione rettale è stata chiamata con i nomi piú diversi, da coito anale, sodomia, perversione ad espressioni piú colorite tipo «mettere in culo» o «inculare». Si userà qui il termine descrittivo di rapporto anale. Il termine sesso anale si ritiene riferito ad ogni attività erotica anale, non necessariamente al solo rapporto.
Questo libro sicuramente interesserà molto tutti quelli che vogliono esplorare le potenzialità sensuali del rapporto anale. Altri, per la loro scelta sessuale o i gusti personali, possono essere o meno interessati al rapporto anale. Per loro il libro ha un valore potenziale, perché il piacere anale, rapporto anale compreso o meno, può entrare a far parte di una piacevole esperienza sensuale e sessuale per ogni uomo o donna che lo desideri, indipendentemente dalle scelte fatte in campo sessuale.
Nonostante l'atmosfera di apertura mentale che complessivamente si respira oggi nel campo della terapia sessuale, anche qui gli specialisti subiscono l'influenza negativa del tabú anale e perciò raramente sono cosí aperti verso la sessualità anale come lo sono verso altre pratiche sessuali. Alcuni terapeuti accettano assai di buon grado di discutere con i propri pazienti di piacere anale. Pochi tuttavia sanno come affrontare i problemi di quei pazienti che vorrebbero praticare la stimolazione anale ma i cui sforzi non hanno portato altro che a dolore e disagio, piú che al piacere. La grande maggioranza dei terapeuti non ha avuto alcuna possibilità di venire a conoscenza o discutere con i colleghi, o chicchessia, del piacere anale.
Alcuni terapeuti considerano un vero e proprio talento innato la capacità di godere del piacere anale, e soprattutto del rapporto anale, che per loro è praticabile per cause psicologiche e anatomiche solo da un numero relativamente ristretto di persone. Il loro comune convincimento per cui il comportamento sessuale è appreso e quindi soggetto a mutamenti, dà adito ad un irrigidimento del loro atteggiamento, rispetto a quello piú flessibile che avrebbero verso altri comportamenti sessuali. Talvolta quei terapeuti, che sono in disaccordo con le teorie sessuali di Freud si mettono a parlare di «personalità anale» e «fissazione anale» senza il minimo pudore. Ed è comprensibile, visto l'atmosfera di mistero e disinformazione che circonda il tabú anale. Se gli specialisti nel campo della terapia sessuale non hanno compiuto gli sforzi necessari per applicare le loro conoscenze ed esperienze al problema dell'inibizione del piacere anale, ciò è dovuto almeno in parte al fatto che tali problemi non sono stati definiti tradizionalmente come problematiche specifiche che necessitassero un intervento terapeutico. La mia esperienza clinica e le ricerche da me compiute sembrano evidenziare che le difficoltà che si incontrano nella pratica della stimolazione ano-erotica, incluso (ma non esclusivamente) il rapporto anale, possono e devono essere descritte come «disfunzioni» sessuali specifiche. (1)

Per chi desiderasse sperimentare il piacere anale, il non riuscire a rilassare i muscoli anali rappresenta un problema tanto quanto lo sono i problemi di erezione o eiaculazione per un uomo, o i problemi di eccitazione o orgasmo per una donna. Quando il piacere anale è precluso, gli effetti negativi sul comportamento e la stima personale possono essere gli stessi causati da un qualsiasi altro problema della sfera sessuale.
In base alle mie osservazioni personali e alle descrizioni dei miei pazienti ho dato a questo problema il nome di spasmo anale: lo spasmo (contrazione involontaria) degli sfinteri anali (e in qualche modo anche dei muscoli rettali) è il principale meccanismo fisiologico che impedisce il raggiungimento del piacere anale, specie di quello che potrebbe venire dalla stimolazione dell'ano e del retto. Da un punto di vista fisiologico, lo spasmo anale è simile al vaginismo, e cioè lo spasmo involontario dei muscoli circostanti la parte esterna della vagina, che rende dolorosa, difficile o addirittura impossibile la penetrazione, o per un ginecologo l'inserzione dello speculum o talvolta anche solo di un dito (Ellison, 1972). Il vaginismo, come lo spasmo anale, non solo impedisce la penetrazione, ma con il passar del tempo, tende addirittura ad ottundere ogni sensazione piacevole, o perlomeno la possibilità di sperimentarla, nell'area circostante.
Al fine di dare una definizione piú precisa e di esaminare le modalità di riduzione della tensione anale, incrementando cosí la sensibilità al piacere, nel 1975 ho dato vita ad uno studio pilota. Ventinove uomini suddivisi in tre gruppi di terapia hanno lavorato con me in incontri settimanali per un periodo di due mesi. Questi uomini si erano rivolti a me per problemi di tensione anale, dopo che avevano assistito ad una mia conferenza incentrata sulla consapevolezza, il rilassamento e la sessualità anale. A questi gruppi pilota non ha partecipato nessuna donna, per quanto molte di loro abbiano partecipato alle mie successive ricerche.
I partecipanti allo studio pilota hanno imparato a osservare attentamente la loro tensione anale nelle piú svariate situazioni, legate o meno al sesso, rilassati o sotto stress. Hanno fatto anche molta esperienza pratica a casa, comunicando nei gruppi di lavoro le loro sensazioni e impressioni. Le loro osservazioni mi hanno rivelato molte cose sulla tensione e il piacere anale. Le risposte e i loro suggerimenti sono stati preziosissimi nel perfezionamento del procedimento terapeutico su cui è basato questo libro.
Lo studio pilota ha rivelato chiaramente che è possibile ridurre la tensione anale e che anche quelle persone con un passato di spasmo muscolare anale cronico possono apprendere a trarre piacere dalla stimolazione anale. Per avere dei risultati piú attendibili, ho iniziato uno studio formale a cui hanno preso parte 143 persone (114 uomini e 29 donne) per un periodo di 8 settimane di una terapia messa a punto e perfezionata durante lo studio pilota. I partecipanti avevano un'età compresa fra i 21 e i 62 anni. Vi erano rappresentate tutte le scelte sessuali di uomini e donne provenienti dai piú diversi ambienti e con i piú diversi stili di vita. Tutti desideravano sperimentare una stimolazione anale erotica meno dolorosa e piú piacevole. L'80% desiderava in particolare riuscire a praticare il rapporto anale. Nell'Appendice B sono descritti in dettaglio i partecipanti, la metodologia applicata e i risultati; sarà particolarmente utile ai ricercatori professionisti e ai terapeuti.
Per il profano che desideri incrementare la propria sensibilità al piacere anale, l'unica cosa importante è rendersi conto che questa non è una meta irraggiungibile o ardua. Dei 143 partecipanti alla ricerca, il 71% ha imparato a trarre piacere dalla stimolazione anale secondo i propri desideri nell'arco delle otto settimane di terapia. Un altro 12% è riuscito nel proprio intento nel giro di quattro mesi dopo la terapia. Molti sono stati i fattori che hanno permesso a questo 83% di raggiungere i propri scopi con successo. Determinante è stata la disponibilità a dedicare regolarmente tempo e attenzione all'esplorazione anale e di praticarla con pazienza e tenacia.
Tutti possono raggiugere una maggiore consapevolezza della zona anale, imparare a rilassare i muscoli anali/rettali e incrementare la capacità di praticare qualsivoglia tipo di stimolazione anale, indipendentemente dal sesso e dalle scelte sessuali. È necessaria tuttavia una sufficiente motivazione, un po' di pazienza e idee chiare su come andare avanti. Di solito è necessario anche essere consapevoli degli effetti del tabú anale e combatterli. Quasi tutti quelli con cui ho lavorato hanno scoperto che lo scopo del piacere e della salute dell'ano val bene gli sforzi per raggiungerlo.

1) Sono abbastanza restio a dare un nome e una definizione ad una «nuova» disfunzione sessuale. In fin dei conti, l'ultima cosa di cui abbiamo bisogno è proprio di un altro ideale sessuale secondo cui vivere, una ulteriore condizione per cui sentirci a disagio. In effetti ogni volta che diamo una definizione esplicita a un problema, specie se di natura sessuale, provochiamo la nascita di problemi nella gente. Non solo questa nuova etichetta potrebbe essere usata per autocommiserarsi e autocriticarsi, ma potrebbe essere anche utilizzata nei conflitti di potere interpersonali. Alcuni, ad esempio, senza dubbio useranno il concetto di disfunzione sessuale anale per costringere il proprio partner a subire il rapporto anale, senza alcun rispetto dei desideri del partner. Ma dal momento che dare una definizione ai problemi di natura sessuale ha i suoi benefici, il meglio che possiamo fare è essere consapevoli delle potenziali conseguenze negative e tentare di evitarle accuratamente.

II. Il tabú anale

Non conosciamo praticamente per nulla o quasi quale sia l'opinione della gente sul piacere anale. Non sappiamo quanti desiderino praticare il rapporto anale ma sia per loro doloroso o difficoltoso. Né sappiamo quanti abbiano idea di sperimentarlo ma siano spaventati o imbarazzati. Neppure sappiamo quanti esplorino il proprio ano durante la masturbazione o quanti desiderino farsi toccare l'ano ma non osano chiederlo. Senza dubbio sono in molti che non desiderano affatto «andare fino in fondo» fino al rapporto anale e magari pensano che chiedere un massaggio anale venga scambiato per un invito indiretto al rapporto sessuale. Per quanto riguarda le coppie che sperimentano la stimolazione anale, non sappiamo se in realtà discutano delle loro fantasie, dei loro desideri, delle paure, o se agiscano solo nella foga della passione, per poi non parlarne affatto. Infine non sappiamo quanti provino o meno delle sensazioni provenienti dalla zona anale.
L'ostacolo di gran lunga piú grande che si frappone alla raccolta di informazioni dettagliate sul piacere anale è l'opinione ormai inveterata che non è educazione o non sta bene parlare di certe cose. Una cosa è completare un questionario anonimo sul sesso anale, un'altra parlarne apertamente con un amico o un partner. Molti si lamentano che se solo si tenta di parlare di sesso anale, i commenti e richieste sono considerate degli scherzi, indipendentemente dalle intenzioni. Lo stesso accade fra quelle persone appena si nomina il piacere anale: tutti si mettono a ridere nervosamente. Questo non significa che l'ano non possa essere materia d'umorismo. Ma quando un argomento mantiene quell'aura di proibito (come sembra sia il caso dell'ano, nonostante la rivoluzione sessuale), si fa difficoltà a considerarlo un vero e proprio argomento da ridere, senza che allo stesso tempo non si provi un certo senso di disagio strisciante. Operando tutti questi fattori contro la discussione franca del piacere anale, quell'uomo o quella donna che vorrebbero sentirsi piú rilassati verso questa parte del loro corpo dovranno confrontarsi con forti pressioni interne ed esterne che parafrasate suonano cosí: «Quella parte del corpo ti deve creare dei problemi!».
Complesse sono le forze che agiscono contro il piacere anale. Un'occhiata al codice penale può dare un'idea seppur parziale. La legislazione degli Stati Uniti contempla solo una forma di piacere anale, il rapporto anale. Contro il rapporto anale vengono imposte delle severe sanzioni fin dai tempi delle colonie, periodo in cui venivano comminate pene severissime (fino alla pena capitale ), specie nel caso di rapporto anale fra due uomini. (1) In molti Stati americani vigono ancora «leggi contro la sodomia» che condannano recisamente il rapporto anale, come pure un certo numero di diverse pratiche sessuali comuni considerate spesso «crimini contro natura». Il ricorso a queste leggi tuttavia è stato sporadico e oggigiorno raro, anche se forti sono le pressioni perché non si smantellino leggi ritenute un deterrente o una manifestazione di principi morali, anche se l'influenza che hanno sul comportamento individuale è pressoché nulla. È oramai chiaro a tutti che gli atteggiamenti negativi verso la zona anale e il piacere anale, e soprattutto la riluttanza a parlarne, non siano piú perpetuati dalla legge.
I valori e i principi morali informano ancora potentemente il comportamento e nonostante gli atteggiamenti di massima apertura verso la sperimentazione in campo sessuale sostenuti dagli attuali alfieri della liberazione sessuale, si fa riferimento ancora ad un codice morale o a un sistema etico per il comportamento da adottare. La tendenza attuale, continui o meno, è di lasciare sempre piú spazio all'interpretazione e alle scelte personali. L'assolutamente legittimo che un individuo decida di non praticare certi comportamenti sessuali basandosi sul senso di ciò che è giusto o sbagliato, provenga dall'intimo o dall'esterno. Di solito, tuttavia, i sistemi di valori etici o morali non favoriscono la discussione aperta. Né tantomeno suscitano imbarazzo o risolini nervosi. Queste sono tutte reazioni che riflettono la forza del tabú.
In questa epoca di esplorazione sessuale, gli atteggiamenti verso l'ano e il piacere anale sono ancora in larga misura determinati dalle dinamiche del tabú. Il tabú è una forma di controllo psicosociale con un potere ancora piú grande del piú rigido codice morale. Si è abituati a credere che le società moderne abbiano estirpato i tabú grazie al metodo scientifico e che solo i popoli «primitivi» ne siano ancora soggetti.
Non è affatto cosí. Se la scienza ha svolto un ruolo fondamentale per liberarci da molte idee e paure irrazionali, la nostra cultura come tutte le altre alimenta i propri tabú. Un tabú è un divieto, condiviso da tutta la società, con una forza tale da non essere nemmeno posto in discussione, se non raramente. Esiste e basta. Ogni società ha le proprie regole, le proprie leggi o principi intesi a guidare o controllare il comportamento. Queste si sviluppano nell'ambito di un sistema generale di valori condiviso dalla maggioranza di individui nella nostra cultura. Per i tabú è diverso. Sigmund Freud ha cosí distinto:
"Le limitazioni imposte dai tabú differiscono molto dai divieti religiosi o morali. [...] Rispetto ai secondi, esse non si lasciano inquadrare in un sistema che consideri certe astinenze come necessarie, offrendone i motivi. I divieti dei tabú non sono retti da alcuna motivazione: la loro origine è ignota. [...] Sembrano del tutto naturali a coloro che ad essi sono sottoposti (Freud, 1913)."

I tabú dunque ci circondano e sono presenti come l'aria che respiriamo, impermeabili alla logica, alla ricerca scientifica o all'esperienza stessa. I tabú, è ovvio, hanno origine in un contesto culturale, ma è come se fossero stati imposti dall'esterno. Nella tradizione giudaico-cristiana, ad esempio, il tabú del rapporto anale sembra essere stato imposto dalla volontà divina. Nell'Antico Testamento si racconta che Dio distrusse completamente la città di Sodoma per punirla cosí della sodomia diffusa fra i suoi abitanti. Molti studiosi sono oggi propensi a credere che la punizione avvenne perché Sodoma aveva violato le sacre leggi dell'ospitalità, e il sesso c'entrava poco o niente. L'interpretazione che vuole la sodomia come causa è ancora quella piú accettata. Per i credenti la condanna del sesso anale non si basa su nessun ragionevole principio se non quello di evitare l'ira divina.
Alcuni tabú sono praticamente dati per scontati nell'ambito di una determinata cultura, con pochissima ambiguità e carico emotivo. Un tabú di questo genere è quello contro il consumo di carne di cane o di gatto. Veniamo educati a crederlo una cosa disgustosa e il problema non si presenta piú. Se tuttavia ci trovassimo in una situazione dove non vi è altra disponibilità di cibo se non cani o gatti, saremmo preda di dubbi laceranti. Alcuni probabilmente preferirebbero arrivare a un passo dalla morte prima di violare il tabú.
Altri tabú tendono ad essere accompagnati da una forte ambiguità e da un elevato carico emotivo. Il tabú dell'incesto ne è il migliore esempio. Dal momento che tutti ad un certo punto proviamo dei sentimenti di attrazione verso i genitori, e viceversa, il tabú che ci impedisce di agire spinti da questi desideri o anche solo di provarli ha un significato psicologico ancora piú importante. L'attrazione sessuale che si prova precocemente verso il padre, la madre, le sorelle, i fratelli è quasi certamente fonte di piacere. Il contrasto fra il piacere che si prova e il tabú fa insorgere nell'individuo un senso di lacerazione, finché questo stesso senso viene represso piú o meno con successo.
Questi due tipi di tabú inibiscono il comportamento e il pensiero individuale. Il secondo tipo di tabú tuttavia non elimina mai del tutto i comportamenti e i sentimenti che vieta. Al contrario, questi sentimenti restano nel profondo collettivo e individuale, assumendo un'importanza gigantesca, quasi universale. In tal modo il tabú carica di un eccesso di importanza i sentimenti e i comportamenti proibiti. L'incertezza e il senso di colpa che si provano ne sono a loro volta alimentati (2). Freud rilevò che in polinesiano l'etimologia di tabú è sia sacro che proibito o impuro. Il contrario di tabú è comune, ordinario, accessibile.
Tutto ciò vale per quel che pensa praticamente tutta la nostra società riguardo la zona anale e il piacere anale. Non esiste altra spiegazione al modo in cui spesso reagiscono uomini e donne razionali, anche scienziati, a domande rivolte loro sull'ano e il piacere anale, specie sul sesso anale. Piú spesso di quanto non si immagini, non sono affatto inclini a discutere dell'argomento in dettaglio o addirittura la sola idea gli fa orrore. Spesso gli effetti del tabú anale si mascherano dietro alcuni semplici ragionamenti apparentemente solidi (p. es., il rapporto anale è pericoloso dal punto di vista medico), che non hanno neppure minimamente a che fare con la logica o la ricerca scientifica. Se il piacere e l'erotismo anale fossero solo un'idea sbagliata, le obiezioni sollevate, siano queste morali, legali o fisiologiche, potrebbero essere discusse senza alcun disagio. Ma come dimostrano i fatti, sembra che si possa discutere più tranquillamente di assassini e stupri che di piacere anale.
Il tabú anale tende ad essere fortemente connotato, anche se di solito non come il tabú dell'incesto. Questo perché la zona anale è cosí sensibile che già fin dai primi anni di vita praticamente tutti provano delle sensazioni piacevoli provenienti dall'ano. I messaggi negativi, dunque, nei confronti dell'ano in un certo senso contraddiranno l'effettiva esperienza. A causa della forza delle sensazioni piacevoli e della forza dei messaggi negativi, è inevitabile provare un certo senso di ambivalenza. Per alcuni il disagio causato dai sentimenti contrastanti può essere evitato reprimendo ogni pensiero e sentimento associato al piacere anale. Questa è la reazione più comune. Altri si sentono chiaramente attratti e allo stesso tempo respinti, affascinati e in colpa soprattutto verso l'erotismo anale.
Spinti dall'eccitazione scatenata dal proibito, alcuni diventano dei fanatici del sesso anale, poiché lo caricano di un'importanza eccessiva. Può invece costituire un problema per chi ritiene che quanto piú un comportamento o fantasie sessuali sono proibite o «cattive», tanto piú diventa una questione di principio praticarle. In questo modo uomini e donne praticano il sesso anale come segno di apertura mentale, indipendentemente dal fatto che piaccia o meno. Ciò spiega come un tabú, e le inevitabili reazioni che scatena, tenda ad esagerare o distorcere l'importanza dei comportamenti e dei sentimenti proibiti. I comportamenti e i sentimenti dettati dal tabú, quali che siano, assumono dunque un'importanza minacciosa che riflette e perpetua il tabú stesso.
Nel contesto del tabú, reso impenetrabile dal fumo dello scontro di due opposti estremi, è praticamente impossibile distinguere se un determinato oggetto o comportamento sia piú o meno proibito, tantomeno essere in grado di comprendere l'eventuale valore che possano avere. Le emozioni generate dalla violazione del tabú catturano tutta l'attenzione. I comportamenti soggiacenti il tabú probabilmente verranno ignorati del tutto nel corso del conflitto.

Le funzioni sociali del tabú anale

I tabú non sono soltanto dei fenomeni psicologici. Hanno anche un'importanza sociale. Il tabú dell'incesto, ad esempio, opera per ridurre il grave conflitto fra i membri di una famiglia e fra le generazioni. Il tabù che vieta il consumo della carne di cane o di gatto opera per conservare l'affetto che la gente prova verso gli animali domestici. Le funzioni del tabú spesso non sono chiaramente distinguibili e diventano meno evidenti passando da una generazione a un'altra. Via via che il tabú diventa sempre piú parte della psiche collettiva, la sua importanza originaria potrebbe perdersi del tutto. Il tabú anale non è mai stato studiato sistematicamente dai sociologi. È possibile tuttavia fare delle ipotesi sulle funzioni sociali che riveste. I dati culturali incrociati sulle abitudini e i comportamenti sessuali rivelano con forza quattro probabili funzioni.
Prima funzione: gli atteggiamenti negativi verso la zona anale sembrano essere universalmente collegati alla pulizia. Tutte le società incoraggiano la pulizia, per quanto le idee in cosa consista siano molto diverse. Relativamente poche culture come quella americana tendono ad essere così rigide. L'idea tuttavia della pulizia come indispensabile alla purezza spirituale (cioè la pulizia è quasi «santità») non è rara. Spesso i simboli di purezza, o di impurità, servono da potenti centri focali. Sostanze particolari, come pure certi cibi, il fango, l'urina, il muco, le feci, scatenano delle forti reazioni di repulsione, il che sta a significare una piú vasta preoccupazione per la pulizia. Cosí opera il tabú anale: diventando il simbolo di tutto ciò che è sporco, e alimentando il senso di disgusto, l'ano e le feci servono per focalizzare e intensificare il valore che ha la pulizia.
Seconda funzione: prevale l'idea, particolarmente forte nelle società giudaico-cristiane, che esista un intrinseco conflitto fra lo spirito e il corpo. Intensificando le impressioni negative verso una certa parte del corpo, il tabú anale esprime e perpetua una piú generale diffidenza verso il corpo, concretizza il conflitto fra spirito e corpo, aumenta il senso di colpa e rafforza in tal modo le dottrine religiose.
Terza funzione: quasi tutte le culture associano la penetrazione anale alla femminilità, probabilmente per la sua somiglianza con il coito vaginale. A parte alcune eccezioni, un uomo che riceve il rapporto anale viene considerato meno virile. Un'altra possibile funzione perciò del tabú anale è il mantenimento della rigida differenziazione dei ruoli sessuali. La ricettività sessuale, e tutto ciò che essa simboleggia, si attende dalle donne e viene fortemente scoraggiata negli uomini. Se il piacere anale è vietato, il numero degli uomini che ricevono il rapporto anale diminuisce sensibilmente.
Quarta ed ultima funzione: l'accettazione del comportamento sessuale anale è praticamente sempre associata all'accettazione di qualche forma di omosessualità. Sembra dunque ragionevole concludere che un'altra funzione del tabú anale è di avallare la condanna dell'omosessualità, soprattutto fra gli uomini.
Da questo punto di vista, l'attuale momento storico è maturo per lanciare la sfida al tabú anale. Il progresso scientifico nel campo delle patologie permette che le decisioni da prendere sulla pulizia siano frutto della razionalità piuttosto che dell'emotività, per quanto le emozioni abbiano e avranno sempre un ruolo importante. La separazione fra mente e corpo viene messa in discussione dalla filosofia, dalla psicologia e anche dalla medicina. Allo stesso modo, il valore della rigida differenziazione dei ruoli sessuali è messo in dubbio da uomini e da donne. Contemporaneamente, stanno lentamente mutando gli atteggiamenti negativi verso l'omosessualità. Per tutti queste ragioni, le funzioni che svolgeva il tabú anale probabilmente non rivestono piú questa importanza.
Chi volesse reagire ai complessi e perduranti effetti del tabú anale deve porsi due domande fondamentali: quale potrebbe essere il ruolo della zona anale nel contesto di un'attività sessuale e sensuale responsabile e sana, una volta liberi dal laccio del tabú? E come si può riuscire a liberarsi del tabú? Questo libro vi aiuterà a esaminare e trovare una risposta a queste domande.

Il tabú anale in medicina

I professionisti che godono di maggior prestigio nel campo dell'assistenza sono i medici. La comunità medica è sempre stata profondamente influenzata dal tabú anale. La proctologia, la branca cioè della medicina che si occupa specificamente dell'ano e del retto, è sempre stata molto riluttante a riconoscere che
all'ano e al retto siano associate accezioni sensuali e sessuali. Nel 1954 fu pubblicato il primo studio proctologico sull'aspetto medico del rapporto anale con il titolo di «Proctologic Disorders of Sex Deviates» (Disordini proctologici nei deviati sessuali) (Feisen, 1954). Il titolo pregiudizievole era necessario perché allora venisse pubblicato. Ma anche cosí l'articolo fu respinto da parecchie riviste mediche rispettabili. Se da una parte rappresentò un caso bomba per quel periodo, l'articolo confermava in buona sostanza l'opinione prevalente per cui il rapporto anale era fisicamente pericoloso. Descriveva i problemi medici all'ano e al retto di uomini che avevano regolari rapporti anali. Il campione non era affatto rappresentativo: era composto completamente di uomini che si rivolgevano ai medici per problemi, o da reclusi in penitenziari dove la violenza carnale è espressione rituale di una gerarchia aggressiva e talvolta violenta.
La situazione da allora non è molto cambiata. Oggi molti sono i proctologi che accettano di considerare l'attività sessuale anale come un argomento di cui dovrebbero sapere di piú , ma queste pratiche e soprattutto il rapporto anale sono viste sostanzialmente in modo problematico.
Che cosí pochi siano i proctologi che siano riusciti a trascendere il tabú anale si comprende alla luce del fatto che quando si trovano di fronte a problemi causati da una sperimentazione anale dolorosa, spesso avventata e frutto di disinformazione, neppure ne discutono con i loro pazienti. Non sorprende dunque che i proctologi, soprattutto quelli che non hanno personalmente pratica di sesso anale, tendano a considerarlo pericoloso. Inoltre, è poco probabile che i proctologi siano a conoscenza dell'esperienza di chi pratica senza problemi e in tutta sicurezza la stimolazione anale. Anche dopo una vita di pratica clinica, è possibilissimo che un dottore non abbia mai incontrato (o sappia di avere incontrato) persone del genere. È ovvio che acquisire una visione distorta dell'esperienza umana è un pericolo insito in ogni attività che si occupa di assistenza e non esclusivamente conseguenza dell'influenza negativa del tabú. Dopo tutto, la gente consulta raramente gli specialisti se sta bene o se si sta divertendo.
Per tutti questi motivi la comunità medica, che potrebbe rappresentare una notevole fonte di informazione, esperienza pratica e consulenza riguardo l'ano, ha avuto ben poco da dire oltre a «Non toccatelo!». Non è raro che chi pratica il rapporto anale quando si rivolge per aiuto ai medici per problemi anali si senta dire che deve smettere di procurarsi piacere in tal modo per avere un ano a posto. Se riuscissero a liberarsi del tabú anale, i medici si dimostrerebbero piú disponibili ad ascoltare i problemi dei propri pazienti e a dare dei consigli costruttivi su come raggiungere il piacere anale con il minimo rischio.
Allo stesso tempo, potrebbero aiutare in modo piú efficace i propri pazienti a superare i problemi medici correlati all'ano. Tutti i piú comuni problemi anali, soprattutto quelli cronici, vengono esacerbati, perpetuati e spesso causati da un atteggiamento negativo nei confronti della zona anale, dalla mancanza di coscienza anale e dalla tensione anale cronica, da quegli stessi fattori, cioè, che inibiscono il piacere anale. Nulla può aiutare un individuo a raggiungere e mantenere la salute anale piú di un atteggiamento responsabile, sensibile e rilassato verso l'area anale, compresa la disponibilità all'esplorazione della stessa. Non vi è alcun dubbio: il tabú anale fa male alla salute!

Il tabú anale in psicologia e nella consulenza

Proprio come il tabú anale ha impedito alla comunità medica di offrire informazioni e aiuto a coloro che desiderassero sperimentare il piacere anale, pressioni simili hanno bloccato ogni sostanziale contributo positivo dal campo della psicologia. Freud ha almeno parlato delle qualità erogene dell'ano, considerandolo anzi l'area di piacere piú forte durante tutto un certo periodo della vita. Chiamò questo periodo «fase anale» e vi attribuí il potere di formare la personalità. Per quanto queste complesse teorie abbiano portato nella parlata comune parole come «fase anale», «ritentivo anale» e «fissazione anale», l'impatto complessivo delle sue teorie è stato tale da legittimare il piacere anale come necessario nello sviluppo dei bambini, ma infantile negli adulti.
Freud considerò «matura» una attività sessuale che avesse come scopo la procreazione, concentrando di conseguenza la propria indagine teoretica sul rapporto sessuale pene/vagina e sull'orgasmo maschile. Tendeva a considerare perversa ogni «attenzione» sensuale verso altre zone non genitali del corpo, se tali attenzioni non rientravano poi nello scopo piú generale della procreazione. In tal modo, riteneva «immatura» la maggior parte dell'attività erotica, come la masturbazione, la stimolazione del clitoride, del corpo in generale e quella orale, se non portavano poi al rapporto vaginale. Cosí se da una parte Freud introduceva l'erotismo anale in psicologia (ed è stato considerato scandaloso per questo), dall'altra le sue teorie possono ora esercitare un'influenza maggiore delle dottrine morali per convincere gli adulti che possono godere del proprio ano solo a rischio di essere etichettati negativamente (p. es. come nevrotici o fissati). Le teorie freudiane sono cosí divenute ironicamente le maggiori propagatrici del tabú anale.
Dai tempi di Freud sono state formulate centinaia di diverse teorie. Molte hanno ridimensionato l'importanza della sessualità come impulso principale della personalità. Inoltre molti psicoterapeuti hanno una visione molto meno dogmatica del comportamento sessuale e accettano come sane e mature una gamma piú ampia di attività sessuali. La tendenza verso una sempre piú grande accettazione della diversità nelle scelte sessuali si può riconoscere piú chiaramente fra le schiere sempre piú numerose dei sessuologi, di coloro cioè che si occupano di educazione, assistenza e terapia sessuale, come pure fra coloro che studiano la sessualità da un punto di vista sociologico e antropologico.
Dagli specialisti in queste discipline proviene gran parte delle attuali pubblicazioni in materia di sessualità umana. Praticamente in ogni testo universitario sulla sessualità, ad esempio, si nomina brevemente e senza pregiudizi la stimolazione anale come possibile scelta di uomini e donne per il proprio piacere individuale o condivisibile con un partner. Un testo piuttosto diffuso, dopo aver citato le statistiche di Hunt sul rapporto anale, offre questa dichiarazione esemplare:

Per la maggior parte delle persone, il rapporto anale rappresenta una variante sperimentale od occasionale piuttosto che un'abitudine nel contesto della loro vita sessuale. Da alcuni viene propugnato entusiasticamente e da altri ritenuto assolutamente volgare e offensivo. Indipendentemente da considerazioni di natura personale e legale (le pene per i reati di «sodomia» sono terribili), il rapporto anale implica alcune nozioni di natura sanitaria. Prima di tutto, arreca qualche disagio anche quando si impiega un lubrificante adeguato. Secondariamente, esiste un grave rischio di infezione se si ha un rapporto vaginale subito dopo, senza previa pulizia. Ed infine l'esperienza ripetuta può dar luogo a un certo numero di patologie croniche (Katchadourian & Lynde, 1980).

A esser franchi, un commento siffatto è moralmente neutro, ma ben poco utile per chi volesse saperne di piú sul proprio ano e sul modo di trarne piacere. Inoltre, tende a confermare timori diffusi per cui sono inevitabili disagi e problemi di natura sanitaria.
Scritto in uno stile molto meno tecnico e accademico, La gioia del sesso, libro di enorme successo di Alex Comfort, ha aiutato senza alcun dubbio a formare l'attuale atteggiamento verso il piacere anale:

[Il rapporto anale] è un'esperienza che quasi ogni coppia tenta almeno una volta. Alcuni lo preferiscono perché di solito la donna scopre che può dare delle sensazioni piú intense del rapporto normale, mentre per l'uomo è piacevolmente stretto... L'ano è sensibile nella maggior parte delle persone e questa sensibilità può essere coltivata. A meno ch e sia molto soddisfacente e non lo si senta come antiestetico, dubitiamo tuttavia che valga la pena di dedicarvi piú del tempo necessario per soddisfare una curiosità e un desiderio occasionale (Comfort, 1972).

Senza dubbio molti lettori del Comfort si sono sentiti incoraggiati a sperimentare il piacere anale. L difficile tuttavia immaginare di trovare in questo libro l'aiuto per integrare in modo regolare la stimolazione anale nell'ambito del comportamento sensuale o erotico.
Le sole pubblicazioni che esprimono un giudizio chiaramente positivo verso l'erotismo anale sono quelle dirette specificamente verso gli omosessuali maschi (Freedman & Mayes, 1976; Silverstein & White, 1977; Walker, 1977). Questi libri hanno contribuito a soddisfare le esigenze di chi desiderava piú informazioni sull'ano; a questo scopo, questi libri sono stati ricercati sia da eterosessuali che da bisessuali. La cosa piú importante è che questi autori sono le uniche voci rassicuranti, affermando che il desiderio del piacere anale è naturale e dà benessere.
Sfortunatamente, quale che fosse la scelta sessuale degli autori, questi hanno dovuto lavorare nel piú ampio contesto del tabú anale. Di conseguenza, hanno dovuto supplire alla mancanza di informazioni dettagliate e di ricerche con del materiale aneddotico o personale troppo vago.
La letteratura attuale offre per lo più dei messaggi impliciti che, se esplicitati, suonano piú o meno cosí: «Molti tentano varie forme di stimolazione anale e talvolta sembrano trarne godimento. Probabilmente rientra nella normalità tentarla con una certa cautela». Le pubblicazioni gay si spingono piú in là e suggeriscono, anche qui piú o meno parafrasando, che: «La stimolazione anale può dare molto piacere. Rilassatevi. Andate con calma e tutto filerà liscio».
Chiunque abbia avuto la possibilità di discutere con le persone piú diverse di quello che provano o come si comportano in materia sessuale, sa probabilmente che molti uomini e donne, in numero imprecisato, sono riusciti ad apprendere o ri-apprendere la capacità innata di praticare la stimolazione anale nelle piú diverse situazioni. Alcuni hanno scoperto agevolmente le possibilità della sensualità anale. Altri hanno avuto bisogno di una lunga sperimentazione e di pratica individuale o con un partner. Altri ancora hanno sicuramente tratto beneficio dalle informazioni e dall'incoraggiamento offerti dall'attuale letteratura. Altri hanno provato un rifiuto totale o parziale verso il piacere anale. Nonostante i loro sforzi, reazioni emotive negative e disagio fisico continuano a rendere spiacevole la stimolazione anale. Alcuni in queste condizioni, se la stimolazione anale non dà i risultati sperati con facilità, gettano la spugna. Altri, spinti da un forte
desiderio personale, o forse dalle pressioni del partner, si intestardiscono a tentare nonostante i disagi. Sempre piú persone non sono piú disposte ad accettare una o l'altra alternativa; non intendono mollare, ma neppure continuare a sopportare i disagi. Alcuni stanno consultando degli psicoterapeuti e specialisti in campo sessuale, con la speranza di avere lo stesso tipo di aiuto che è ora disponibile per altri problemi legati alla sessualità.

La terapia sessuale e i problemi anali

Inaugurato dalla pubblicazione dei lavori di Masters e Johnson sulla sessualità, si è rapidamente affermato un nuovo campo di ricerca e terapia. Con l'affermarsi della terapia sessuale, è cresciuta la consapevolezza che le difficoltà in campo sessuale, tutt'altro che rare, affliggono in realtà un gran numero di persone. Ci si rivolge generalmente al medico per problemi che impediscono di praticare un comportamento sessuale desiderato (Kanfer & Saslow, 1969). Gli uomini che si rivolgono alla terapia sessuale sono afflitti generalmente dal problema di mantenere o avere un'erezione in diverse situazioni, di eiaculare troppo presto (eiaculazione precoce) o di impiegare troppo tempo (eiaculazione inibita). Alcuni non riescono neanche ad eiaculare in alcune situazioni (p. es., durante il rapporto sessuale). Le donne che si rivolgono alla terapia sessuale soffrono di problemi di mancanza di eccitazione o di anorgasmia. Sempre piú uomini e donne sembrano orientati a considerare un problema il fatto di avere poco o nessun interesse nel sesso (Kaplan, 1979).
Benché ampia sia la divergenza fra le teorie e le tecniche di trattamento di questi problemi, tutti gli specialisti che si occupano di terapia sessuale considerano il comportamento sessuale, problematico o meno, come un fenomeno appreso. Ciò significa che i valori, le scelte e le difficoltà in campo sessuale sono informati da processi psicosociali, piú che dalla biochimica o altri impulsi innati (chiamati tradizionalmente «istinti»). Considerare appreso il comportamento sessuale significa riconoscere una certa capacità di dis-imparare e ri-apprendere. Ma quanto possa mutare il comportamento sessuale e come si possa attuare un tale mutamento è, e probabilmente sarà sempre, oggetto di intenso dibattito.
Quasi sicuramente quegli aspetti della sessualità personale appresi precocemente e capaci di far raggiungere l'eccitazione sono abbastanza impermeabili al cambiamento. Ed elementi basilari della propria immagine sessuale, come la profonda identità di genere (l'intima consapevolezza di essere maschio o femmina) e l'orientamento sessuale (omo, etero o bisessuale) fanno cosí strettamente parte della psiche individuale che un cambiamento sostanziale è spesso impossibile. In altre parole, apprendere i fondamenti della sessualità non è come imparare a pattinare. È infinitamente piú difficile e complicato.
Generalmente i terapeuti in campo sessuale raggiungono i migliori risultati quando aiutano i loro pazienti ad apprendere dei nuovi comportamenti sessuali e ad allargare in qualche modo (ma non drasticamente) le loro preferenze. Se questi nuovi comportamenti si rivelano migliori (piú piacevoli e soddisfacenti, meno problematici o disagevoli), allora affiancheranno e gradatamente soppianteranno i vecchi modelli comportamentali (a meno che questi diano soddisfazioni ben piú forti, cosa che accade anche con comportamenti problematici). Questi specialisti conseguono il minimo di risultati quando vogliono che i pazienti si sbarazzino di comportamenti o mutino scelte già fatte che procuravano loro emozioni o piacere, indipendentemente dal fatto che desiderino o meno attuare un cambiamento.
Gli attuali specialisti nel campo delle terapie sessuali tentano di aiutare i loro pazienti a sviluppare un comportamento sessuale piú soddisfacente intervenendo direttamente nel momento attuale. Una terapia del genere rivolta essenzialmente al mutamento dei comportamenti è detta di solito «terapia comportamentale» per distinguerla dalla «psicoterapia evocativa» (3). Nella psicoterapia evocativa, l'attenzione si concentra sulle psicodinamiche che influenzano il comportamento (p. es., i conflitti inconsci infantili), e il risultato a cui si tende è il cambiamento nel comportamento che avvenga di pari passo ad un mutamento delle psicodinamiche. Questo procedimento può richiedere molto tempo e si è visto che attuato assolutamente non ha grande efficacia.
Oggigiorno molti terapeuti ritengono che la terapia comportamentale e quella evocativa non dovrebbero essere contrapposte (Sloane, 1969). Non esistono motivi validi, a parte lo sciovinismo teorico, per non attuare un intervento comportamentale congiuntamente anche ad altri approcci psicoterapeutici evocativi (p. es., l'analisi transazionale, la terapia della Gestalt, la terapia paziento-centrica, la terapia razional-emotiva o la psicanalisi stessa).
Utilizzando congiuntamente l'approccio comportamentale e quello evocativo per affrontare i problemi sessuali, il terapeuta deve 1) fornire al paziente informazioni dettagliate in materia sessuale, 2) suggerire degli esercizi pratici (chiamati talvolta «compiti») che il paziente eseguirà senza alcun obbligo, 3) insegnare tecniche pratiche per affrontare e ridurre l'ansia e la tensione e 4) aiutare i propri pazienti a migliorare o accrescere le capacità interpersonali, quali soprattutto riuscire a discutere apertamente di sesso e chiedere senza imbarazzo come procurarsi piacere. L'accettazione o meno di un nuovo comportamento farà scattare delle reazioni emotive, talvolta fornendo delle spiegazioni su come passate esperienze abbiano contribuito a far insorgere problemi in materia di sesso. Rafforzandosi questa certezza, i problemi vengono analizzati e si offrono ulteriori suggerimenti comportamentali per dare altre possibilità di apprendimento e autocoscienza (Annon, 1974; Barbach, 1975; Belliveau & Richter, 1970; Kaplan, 1974; Masters & Johnson, 1970).
Nel complesso, i terapeuti sessuali fondano il loro lavoro sulla convinzione che il piacere sensuale e sessuale sia una esperienza umana positiva fintantoché è accompagnato dal rispetto della libertà altrui. Inoltre pochi sono gli specialisti, se mai esistono ancora, che considerano l'attività sessuale sostanzialmente in subordine alla procreazione. Il piacere sessuale viene invece considerato in grado di accrescere e migliorare la stima personale e i rapporti interpersonali. È ovvio che l'enfasi posta sul problema varia a seconda del terapeuta. Masters e Johnson, per esempio, sono interessati in particolare all'aspetto interpersonale del sesso. Altri, come Lonnie Barbach ad esempio, concentrano la loro attenzione sull'aspetto del piacere personale. Infine, quei terapeuti che partono da un punto di vista umanistico tendono a dare per scontato che, in condizioni adatte e con le informazioni dettagliate, ognuno è capace di formarsi in campo sessuale uno stile di vita corrispondente alle proprie esigenze. Consapevoli dell'enorme varietà, qualitativa e quantitativa, del comportamento sessuale umano, questo genere di terapeuti si sentono meno costretti degli psicoterapeuti alla formulazione di ideali universali secondo cui «doversi» comportare. Si deve fondamentalmente a queste premesse il progresso della moderna terapia in campo sessuale, probabilmente piú che alle stesse tecniche specifiche che sono state cosí tanto pubblicizzate.

1) Per una visione complessiva della storia dell'atteggiamento verso gli omosessuali e il loro comportamento sessuale, nonché delle pene in America, si veda Katz (1976).
2) Questo rappresentò il pomo della discordia nello scontro fra Sigmund Freud e Carl Jung. Freud riteneva che i desideri incestuosi fossero un fatto psichico inevitabile. Jung al contrario, riteneva che lo stesso tabú dell'incesto, combinato al senso di col¬pa per i desideri sessuali, intensificasse i sentimenti incestuosi.
3) Terminologia proposta da Ullman e Krasner (1969).

Testi tratti dal libro Il Piacere Negato (Fisiologia del rapporto anale) di Jack Morin Editori Riuniti Roma, 1994

Si consiglia anche di visitare il seguente sito www.sexuality.org

 

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