L'ANIMALE DONNA
Introduzione
Questo libro accompagna il lettore
in un tour guidato del corpo femminile, illustrandone i molti tratti
insoliti. Non è un testo di medicina, o lo studio in laboratorio di uno
psicologo, ma il ritratto di uno zoologo, che vuole celebrare le donne, come
esse sono nel mondo reale, nel loro ambiente naturale.
La femmina umana ha subito mutamenti radicali nel corso dell'evoluzione,
assai più del maschio. Si è lasciata alle spalle molte delle qualità
femminili degli altri primati e, nelle sue vesti di donna moderna, è
diventata un unicum di un genere straordinario.
Ogni donna ha un bel corpo, bello perché è il brillante risultato di milioni
di anni d'evoluzione. E ricco di stupefacenti adattamenti e impercettibili
perfezionamenti che lo rendono il più rimarcabile tra gli organismi del
pianeta. Nonostante ciò, in momenti e in luoghi diversi, le società umane
hanno cercato di imporsi sulla natura, modificando e adornando il corpo
femminile in migliaia di modi diversi. Alcune di queste elaborazioni
culturali erano gradevoli, altre dolorose, ma tutte tendevano a rendere la
femmina umana ancora più bella.
Le concezioni locali della bellezza possono variare enormemente, e ogni
singola società umana ha elaborato delle idee precise su che cosa sia più
attraente. Alcune culture amano figure snelle, altre le preferiscono più
rotonde; alcune amano i seni piccoli, altre quelli grandi; alcune
preferiscono i denti bianchi, altre addirittura li limano; alcune rasano le
teste, altre adorano le chiome lunghe e folte. Persino all'interno della
cultura occidentale vi sono contrasti stridenti, a mano a mano che il
volubile mondo della moda muta le sue priorità.
Di conseguenza, ogni capitolo (il libro scorre dalla testa ai piedi) non
soltanto spiega gli interessanti tratti biologici che tutte le femmine umane
condividono, ma affronta anche i vari modi in cui questi tratti sono stati
esagerati o soppressi, sottolineati o sfumati nelle diverse epoche e
culture, cercando così di dare un ritratto a tutto tondo del soggetto più
seducente al mondo: l'animale donna.
Una nota personale. Questo libro riflette la fascinazione di una vita per
l'evoluzione e lo status della femmina umana. Alcuni anni fa, la mia
ossessione mi ha portato a realizzare una serie per una televisione
americana intitolata The Human Sexes, dove esaminavo alcuni dettagli della
natura delle relazioni tra maschi e femmine umani, in tutto il globo. Più
viaggiavo, più ero offeso e arrabbiato dal modo in cui le donne sono
trattate in molti paesi. Nonostante le conquiste della ribellione femminista
in Occidente, vi sono ancora milioni di donne in altre parti del mondo
considerate «proprietà» dei maschi e membri inferiori della società. Per
loro, il movimento femminista non è mai esistito.
Per me, in quanto zoologo e studioso dell'evoluzione umana, questa tendenza
verso la dominazione maschile significa semplicemente deviare dalla strada
lungo la quale l'Homo sapiens si è evoluto nel corso di milioni di anni. Il
nostro successo in quanto specie fu dovuto alla divisione dei compiti tra
maschi e femmine, dove i maschi si sono specializzati nella caccia. Quando
si vive in piccole tribù, questo significa che, mentre i maschi sono via a
cacciare, le femmine rimangono al centro della vita sociale, a raccogliere e
preparare il cibo, allevare i piccoli, a occuparsi dell'organizzazione
generale del villaggio. Mentre gli uomini diventavano sempre più bravi in
quell'unico, loro compito, le donne diventavano sempre più brave
nell'affrontare diversi problemi allo stesso tempo. E questa differenza
della personalità è ancora con noi, oggi. Nell'evoluzione non si è mai posto
il problema se un sesso dominasse sull'altro. Contavano l'uno sull'altro per
la sopravvivenza comune. C'era un equilibrio primigenio tra i sessi umani,
erano diversi, ma uguali.
Questo equilibrio è andato perduto quando la popolazione è cresciuta, quando
sono apparse città sempre più grandi, quando i membri delle tribù sono
diventati cittadini. La religione, in quanto centro delle società umane, ha
svolto un ruolo importante. Nei tempi antichi, la divinità principale è
sempre stata femminile, ma poi, con il diffondersi dell'urbanizzazione, la
Grande Dea ha subito un disastroso mutamento di sesso e, per dirla in
termini semplici, la benigna Dea Madre si è trasformata in un autoritario
Dio Padre. Con un Dio maschio e vendicativo a supportarli, nel corso dei
secoli spietati sacerdoti di sesso maschile hanno assicurato il potere e uno
status sociale più alto a se stessi e agli uomini in generale, a spese delle
donne, cadute nella scala sociale assai più in basso del loro diritto di
nascita e di evoluzione. È questo diritto di nascita che le suffragette e
poi le femministe hanno cercato di riottenere. Si può pensare che queste
donne abbiano chiesto un nuovo rispetto sociale, nuovi diritti. Ma in realtà
hanno semplicemente cercato di farsi restituire il loro antico, primitivo
ruolo. In Occidente vi sono ampiamente riuscite, ma altrove la
subordinazione femminile continua a prosperare.
Dopo aver completato The Human Sexes, ho continuato a pensare sempre di più
a questo argomento, e quando l'editore mi propose di preparare una nuova
edizione di un mio libro del 1985, Bodywatching (Il nostro corpo, Milano,
1986), decisi che, invece di seguire il testo originale e affrontare
entrambi i sessi, avrei dedicato il nuovo libro soltanto al corpo femminile.
In Bodywatching avevo esaminato il corpo umano dalla testa ai piedi,
affrontando un sesso alla volta. Ho mantenuto lo stesso schema in questo
libro, accompagnando il lettore in un tour anatomico, dalla testa ai piedi,
o per essere più preciso, dai capelli agli alluci. Alcuni passi
dell'originale Bodywatching sono stati incorporati, ma molto poco:
cominciata come la revisione di un vecchio libro, L'animale donna si è
rivelato un lavoro quasi del tutto nuovo.
In ogni capitolo presento gli aspetti biologici di una parte specifica del
corpo femminile, quegli aspetti che tutte le donne condividono, e poi
continuo esaminando i diversi modi in cui diverse società hanno modificato
quelle qualità biologiche. È stato un viaggio di scoperta coinvolgente. Mi
sarebbe davvero piaciuto sapere quando avevo diciotto anni tutto quello che
so adesso, dopo aver scritto questo libro, sulla complessità della forma
femminile.
L'EVOLUZIONE
Per uno zoologo, gli esseri umani sono scimmie senza coda con dei cervelli
molto grossi, ma il tratto più sconcertante è la portata del loro
incredibile successo. Mentre le altre scimmie tremano nei loro ultimi
rifugi, in attesa dell'arrivo delle motoseghe, sei miliardi di umani
infestano quasi l'intero globo, diffondendosi con una velocità e capillarità
tali da aver trasformato la natura in modo drammatico, come un'invasione di
locuste giganti.
Il segreto del loro successo è la capacità di vivere in popola¬zioni sempre
più numerose in luoghi dove, persino alla massima densità, riescono ad
adattarsi agli stress della vita e a continuare a riprodursi in condizioni
intollerabili per qualsiasi altra scimmia. Unita a questa abilità, c'è
un'insaziabile curiosità che li spinge a cercare sempre nuove sfide.
Questa magica combinazione di socialità e curiosità è stata resa possibile
da un fenomeno evolutivo chiamato neotenia, grazie al quale gli esseri umani
mantengono anche nella vita adulta caratteristiche giovanili. Gli altri
animali amano giocare quando sono piccoli, ma perdono questa proprietà
quando crescono. Gli esseri umani giocano per tutta la loro vita, sono la
specie di Peter Pan, che non cresce mai. Naturalmente, una volta diventati
adulti, chiamano il giocare in modi diversi: ne parlano come di arte o
ricerca, sport o filosofia, musica o poesia, viaggi o intrattenimenti. Come
i giochi dell'infanzia, tutte queste attività coinvolgono innovazione,
rischi, esplorazione e creatività. E sono queste attività che ci hanno resi
davvero umani.
Gli uomini e le donne non hanno seguito il cammino evolutivo nello stesso
modo. Entrambi hanno percorso un bel tratto lungo il sentiero degli
«adulti-bambini», ma sono avanzati a velocità lievemente diverse in alcuni
tratti: gli uomini sono un po' più infantili nel loro comportamento, le
donne nella loro anatomia. Facciamo qualche esempio.
All'età di trent'anni, gli uomini sono quindici volte più soggetti agli
incidenti delle donne. Questo perché l'elemento di rischio ha una presenza
ben diversa nel gioco degli uomini che in quello delle donne. Anche se
questa caratteristica fa facilmente, finire gli uomini nei guai, era
preziosa nei tempi passati quando, per poter aver successo nella caccia, gli
uomini dovevano essere pronti ad affrontare situazioni rischiose. Le donne
primitive, invece, erano troppo preziose perché potessero correre dei rischi
cacciando, mentre i maschi della tribù erano spendibili, e quindi hanno
fatto del pericolo la loro professione. Se qualcuno di loro fosse morto, non
ci sarebbero state conseguenze sul tasso di natalità di una piccola tribù,
ma se fossero morte delle donne, allora quel tasso sarebbe calato
drasticamente. Va ricordato che, in epoca primitiva, c'erano così pochi
esseri umani vivi sul pianeta che un alto tasso di nascite era fondamentale.
Questo è anche uno dei motivi per cui ci sono più inventori che inventrici.
Il correre rischi non è qualcosa di solo fisico, è anche mentale.
L'innovazione comporta sempre dei rischi, significa provare qualcosa di
sconosciuto, piuttosto che affidarsi a delle tradizioni solide e sicure. Le
donne dovevano essere caute. Nel loro ruolo primitivo di centro della
società tribale, responsabili di quasi tutto a parte la caccia, non potevano
permettersi di compiere errori costosi. Nel corso dell'evoluzione, hanno
imparato a fare diverse cose nello stesso tempo; sono diventate più fluenti
nella comunicazione verbale; il loro senso dell'olfatto, l'udito, il tatto e
la visione a colori erano più raffinati di quelli dei maschi; divennero
migliori nutrici, geni¬tori più sensibili. Infine, acquisirono una maggiore
resistenza alle malattie: la salute di una madre è di vitale importanza.
Tutto questo ha portato a una differenza tra il cervello del maschio e
quello della femmina: gli uomini mantengono di più le caratteristiche da
"ragazzino" di quanto facciano le donne con le qualità da "ragazzina". Gli
uomini diventarono più ricchi di immaginazione, e a volte perversi. Le donne
più sensibili e generose. Queste differenze si adattavano ai loro ruoli
nella società. Si completavano l'un l'altra, e quel completamento si rivelò
un successo.
Fisicamente, le cose sono andate piuttosto diversamente. A causa della nuova
divisione dei compiti che si stava evolvendo, gli uomini dovevano essere più
forti e più atletici per poter cacciare. In media, il corpo di un maschio
comprende 28 chili di muscoli, quello di una femmina soltanto 15. Di
conseguenza, sempre in media, un maschio è del 30 per cento più forte, del
10 per cento più pesante, del 7 per cento più alto di una femmina media. Il
corpo femminile, centrale per la riproduzione, deve essere meglio protetto
contro la fame. Di conseguenza, il corpo ricco di curve di una donna
contiene il 25 per cento di grasso contro il 12,5 per cento di un maschio
nerboruto.
Questa consistente presenza di grasso nella femmina rappresenta una
caratteristica fortemente infantile, accompagnata da un'intera schiera di
altri tratti giovanili, assai utili. I maschi adulti sono stati programmati
dall'evoluzione a essere molto protettivi verso i propri figli. Per crescere
bene, i piccoli degli umani, con il loro lento accrescimento, richiedono
l'assistenza di entrambi i genitori. Le risposte paterne ai corpicini grassi
e rotondi dei piccoli umani erano così forti da poter essere sfruttate anche
dalle femmine adulte. Più tratti infantili mostrano le donne, più risposte
protettive possono stimolare nei loro compagni.
Il risultato fu che la voce femminile restò più alta di quella maschile. Le
voci maschili profonde raggiungono i 130-140 Herz al secondo; quelle acute
femminili i 230-255 Herz al secondo; in altre parole, le donne conservano
delle voci infantili. Le donne, inoltre, hanno tratti del viso più
bambîneschi e, soprattutto, mantengono la capigliatura dell'infanzia. Mentre
i lineamenti dei maschi adulti si induriscono e appesantiscono tra baffi,
barbe e petti villosi, le donne mantengono le loro facce infantili, lisce e
con i lineamenti delicati.
Quindi, per riassumere, a mano a mano che i sessi umani progredivano sul
cammino dell'evoluzione verso una neotenia sempre maggiore, i maschi si
comportavano sempre più come bambini, mostrando invece minori mutamenti
fisici, mentre le femmine sviluppavano sempre più caratteristiche fisiche
infantili, mostrando invece minori qualità mentali infantili.
In questo capitolo ho elencato le differenze tra i sessi umani, ma è
cruciale ricordare che entrambi sono cento volte più «infantili» in ogni
aspetto degli individui di entrambi i sessi delle altre specie. Le
differenze tra uomini e donne, è importante sottolinearlo, sono molto reali
e molto interessanti, ma ciò nonostante sono lievi. Mi sono soffermato qui
su di esse soltanto perché è importante stabilire, fin dall'inizio, che il
corpo di una femmina umana è più avanzato (cioè più «neotenico») di quello
del maschio. Comprenderlo aiuterà a chiarire molti elementi dell'anatomia
femminile che incontreremo nel nostro viaggio dalla testa ai piedi. Non
spiega tutto, certo,
perché vi sono stati molti altri mutamenti evolutivi altamente specializzati
nel corpo femminile, soprattutto in ciò che riguarda la sessualità e la
riproduzione. Tutto questo rende il corpo della donna un organismo altamente
evoluto e íncredibilmente raffinato. Come vedremo...
I GENITALI
Eccoci arrivati alla parte davvero tabù del corpo femminile. Come sorgente
di grande piacere sessuale, i genitali dovrebbero essere celebrati, eppure
tra persone educate si evita persino di accennarvi (la commedia I monologhi
della vagina è un'unica eccezione a questa regola). Ma perché è così? Perché
siamo così riluttanti a parlare di questa importante zona dell'anatomia
femminile? Per trovare la risposta è necessario far scorrere a ritroso
l'orologio, fino a tornare nelle epoche primitive.
Quando i nostri antichi antenati assunsero la posizione eretta, scoprirono
di offrire, loro malgrado, una visione frontale di se stessi ogni volta che
si avvicinavano a dei compagni. Prima, quando avanzavano su quattro zampe, i
genitali erano completamente nascosti e ben protetti. Per mostrarli,
dovevano assumere una postura particolare. Adesso erano in mostra ogni volta
che un animale umano si volgeva verso un altro. Era impossibile per un
adulto avvicinarsi a un altro adulto
senza che ciò avesse un carattere sessuale. Per celare questi segnali, sia i
maschi sia le femmine presero a indossare un qualche tipo di copertura sopra
le regioni genitali: nacque così il perizoma.
Il perizoma ha tre vantaggi. Non solo riduce la forza dell'esibizione
sessuale quando ci si trova in contesti pubblici non sessuali, ma, secondo,
intensifica la sessualità dei momenti intimi in cui viene tolto. Terzo,
aiuta a proteggere le delicate regioni genitali dalle superfici dure
dell'ambiente naturale.
Oggi, ogni volta che ci si spoglia per il caldo, l'ultimo capo di
abbigliamento a resistere è sempre un equivalente del perizoma. A meno di
non essere dei nudisti convinti, noi riserviamo l'esibizione dei nostri
genitali quasi esclusivamente ai nostri partner sessuali. Soltanto con i
bambini molto piccoli, in una
fase chiaramente presessuale, passiamo sopra a questa regola.
Nella maggior parte delle culture, non ci si affida soltanto alle
consuetudini, ma si impone anche un controllo formale del pudore: è contro
la legge esibire i propri genitali in pubblico. Generazioni di pii
frequentatori di chiese hanno risposto alla chiamata dal pulpito: «II
nudismo è... privo di vergogna come
il diavolo stesso... lo zenit della ribellione umana contro Dio».
Ma che cos'è, esattamente, che dobbiamo assolutamente nascondere? Nel caso
della femmina adulta, c'è assai poco da vedere. Sotto il pelo pubico, e in
parte oscurata da esso, c'è una piccola fessura verticale creata da una
coppia di grandi labbra, pieghe di carne che proteggono le più delicate
labbra interne,
le quali circondano l'apertura vaginale. Sul vertice della fessura c'è un
piccolo cappuccio di pelle che copre parzialmente la clitoride, un minuscolo
bottone di carne altamente sensibile, proprio sopra l'apertura urinaria,
l'uretra. E questo è tutto. A confronto con l'equipaggiamento sessuale
maschile può essere soltanto descritto come visivamente modesto. Eppure,
l'attenzione che attrae è enorme, e gli sforzi fatti per nascondere questa
zona sono stati davvero stravaganti, per non dire altro.
La causa dell'eccitazione che questa zona del corpo genera non si trova
tanto nelle sue qualità visive quanto in quelle tattili. Nessun'altra parte
del corpo femminile è così sensibile al tatto durante i rapporti sessuali,
sia che si tratti di dita, labbra, lingua o pene. La struttura del pene
maschile, per parte sua, ha alcuni aspetti significativi. Se paragonata al
pene delle altre scimmie, l'organo umano é alquanto inusuale. Gli manca 1'os
penis, il piccolo osso che scatta in posizione per fornire ai primati
inferiori e superiori una rapida erezione. Al contrario, il membro umano la
raggiunge grazie alla vasodilatazione.
Quando il suo proprietario è sessualmente eccitato, il sangue entra nel pene
più rapidamente di quanto possa uscirne. Questo non soltanto irrigidisce il
pene, ma ne aumenta anche notevolmente la lunghezza e, soprattutto, la
larghezza. Il risultato è che, quando viene inserito nella vagina, preme
sulle pareti interne e sulle labbra, suscitando una forte risposta erotica
nella femmina che le permette di condividere il crescente eccitamento
sessuale del maschio a mano a mano che la copula procede.
Questo può sembrare un ovvio e inevitabile meccanismo dell'accoppiamento, ma
differisce notevolmente da ciò che accade tra gli altri primati. La scimmia
femmina riceve alcune rapide spinte dal sottile e ossuto membro del suo
maschio, e nel giro di un attimo l'accoppiamento è terminato. Tra i
babbuini, per esempio, l'accoppiamento normalmente richiede soltanto otto
secondi, e 1'eiaculazione si verifica dopo solo sei spinte pelviche. Persino
un accoppiamento insolitamente lungo non richiede più di 15-20 secondi. Di
conseguenza, una scimmia femmina non conosce la lenta, crescente eccitazione
sessuale e l'esplosivo orgasmo sperimentato dalla femmina umana. Infatti, il
pene umano ha uno spessore tale da scatenare sensazioni intense quando si
muove sulla superficie dei genitali femminili, durante le protratte spinte
pelviche della nostra specie. L'orifizio sessuale femminile, circondato da
pieghe di pelle altamente sensibili, riceve un massaggio ritmico e ripetuto
dal pene, a sua volta stretto dalle pareti interne. A mano a mano che
l'eccitazione femminile cresce, sia le piccole sia le grandi labbra
divengono ipersensibili al tatto e si gonfiano di sangue, fino a raddoppiare
le loro dimensioni normali. Dopo una stimolazione prolungata, la femmina
raggiunge un climax che, unico caso tra i mammiferi, è fisiologicamente
molto simile a quello del maschio. Questo significa che entrambi i partner
ricevono una congrua ricompensa per le loro fatiche sessuali e l'incontro, a
differenza di quello delle scimmie, può portare a un forte legame emotivo
tra i due partner. Il fatto che la femmina umana (a differenza della femmina
delle scimmie) non dia alcun segnale chiaro al maschio quando è in
ovulazione, significa anche che la maggioranza degli accoppiamenti non hanno
uno scopo procreativo, ma servono invece a stringere ulteriormente il legame
affettivo. Quando gli esseri umani fanno l'amore, fanno letteralmente
l'amore.
I genitali esterni femminili, nel loro insieme, sono chiamati vulva. Vale la
pena guardarli più da vicino, uno per uno:
Il monte di Venere. Chiamato anche pube, è formato da un cuscinetto di
tessuti grassi, ricoperto di peli. È situato proprio sopra le labbra, dove
protegge l'osso pubico dall'impatto del corpo maschile durante i momenti più
vigorosi del rapporto sessuale. Svolge anche un ruolo importante
nell'eccitazione sessuale perché è ben fornito di terminazioni nervose. Ogni
massaggio accidentale o deliberato di questa regione provoca intense
sensazioni erotiche, e alcune donne affermano di poter raggiungere l'orgasmo
semplicemente così. Il pube diventa più sensibile se si rimuove la sua
copertura di pelo pubico, il che può in parte spiegare la popolarità delle
cerette all'inguine.
Il monte di Venere non appare fino alla pubertà, quando l'improvviso aumento
del livello degli estrogeni dà il via alla sua formazione. A ogni modo, le
donne eccessivamente magre, fanatiche delle mode, talvolta non sviluppano
questi tessuti grassi e, di conseguenza, la vulva sembra essere posizionata
più in avanti del solito.
Le grandi labbra. Conosciute anche come labia majora, le carnose labbra
esterne di solito coprono le labbra interne, a meno che le gambe non siano
tenute spalancate. Quando sono chiuse, creano una fessura verticale che è
chiamata velo genitale o «pudendo». La loro pelle, dalla quale spunta
qualche rado ciuffetto di peli, è simile a quella del resto del corpo,
oppure può essere di una sfumatura più scura. Le grandi labbra, ricche di
ghiandole odorose, si possono considerare l'equivalente femminile dello
scroto del maschio.
Durante un'intensa eccitazione sessuale, le grandi labbra spesso si
arrossano e si scuriscono. Hanno dimensioni variabili, a seconda della
quantità di grasso presente che, in alcuni individui, può rendere queste
labbra più arrotondate e prominenti.
Le piccole labbra. Le labia minora, conosciute anche come nymphae.
Posizionate all'interno delle carnose grandi labbra, queste labbra più
piccole, più piatte (prive di tessuti grassi) hanno la forma di un paio di
ali delicate, ricoperte da una membrana mucosa completamente priva di peli e
altamente sensibile, mantenuta umida da un fluido secreto dai vasi sanguigni
appena sotto la superficie. Durante l'accoppiamento, queste piccole labbra
ricevono una stimolazione tattile così prolungata dal pene eretto che si
gonfiano e si riempiono di sangue fino ad assumere una colorazione rosso
intenso. L'assenza di questo rossore in una donna che sembrerebbe provare un
orgasmo è di solito un segno di inganno.
C'è una discreta varietà nella forma di queste piccole labbra, che possono
essere minuscole e lisce, oppure increspate, rugose, ad ala o pendenti. Tra
i Boscimani dell'Africa del sud le piccole labbra possono essere così lunghe
da sporgere dalla vulva simili a due dita di carne. Secondo alcuni studi,
nelle donne di questo popolo possono arrivare a misurare anche 15 centimetri
e possono essere ripiegate nella vagina. Uno studioso afferma che
raggiungono persino i 20 centimetri, e c'è un poco credibile resoconto del
1860 secondo il quale una madre boscimana: «Poteva ripiegare indietro le sue
nymphae fino a farle incontrare sui glutei». Per questo, sono state chiamate
anche «il grembiule degli Ottentotti», o il «Tablier Egyptien». A lungo si è
dibattuto se le loro dimensioni siano una caratteristica genetica o il
risultato di una pratica culturale di allungamento artificiale.
Le tecniche per allungare le piccole labbra sono ricomparse in Occidente in
anni recenti, insegnate come modo per aumentare il piacere sessuale.
Comunque, le opinioni sull'argomento non sono univoche, alcuni critici
affermano che delle piccole labbra lunghe possono creare problemi negli
abiti stretti. Inoltre, delle piccole labbra sporgenti sono considerate
brutte da alcuni scrittori, i quali sostengono che: «Una donna perfetta avrà
sempre le piccole labbra simmetriche, e che non sporgono dalle grandi
labbra; inoltre saranno lisce e senza eccessive pieghe, fessure o rughe».
I chirurghi plastici si direbbero d'accordo con quest'ultimo parere, dato
che una delle operazioni più richieste sulla zona genitale è volta a ridurre
le dimensioni delle piccole labbra o a renderle uguali, se una delle due è
più grande dell'altra. La labioplastica, come è stata chiamata, è diventata
la forma più comunemente richiesta di questa «chirurgia intima».
La vagina. Il canale vaginale è un tubo di carne di circa 8-10 centimetri di
lunghezza, quando la donna non è eccitata sessualmente, perché allora
raggiunge i 10-15 centimetri. A riposo, le sue due pareti si toccano
reciprocamente. Durante la fase adulta, tra la pubertà e la menopausa, il
rivestimento mucoso
della vagina è lievemente rugoso. Prima e dopo è liscio. Nelle vergini,
all'esterno della vagina, una sottile membrana di pelle, simile a un
colletto, chiude parzialmente l'ingresso. La presenza dell'imene ha avuto
una grande importanza in passato, quando gli uomini pretendevano delle spose
illibate. Quando questa membrana è lacerata dalla prima inserzione del pene
maschile (la prima notte di nozze, secondo la tradizione), si ha una certa
perdita di sangue. In alcune culture esporre le lenzuola macchiate di sangue
è un rituale importante, la prova visibile della verginità della sposa nel
letto matrimoniale. Le donne esperte, per fingere la loro castità, in
passato usavano inserire delle piccole spugne imbevute di sangue di piccione
nella vagina, oppure nascondevano una fiala di sangue animale sotto il
cuscino per rovesciarla sulle lenzuola al momento adatto.
In epoca moderna, quando le ragazze amano praticare ogni tipo di sport,
anche vigoroso, per non parlare dell'uso dei tamponi interni e della
masturbazione, spesso l'imene si lacera prima della penetrazione sessuale.
Come risultato, soltanto il 50 per cento delle donne moderne presenta il
tradizionale sanguinamento quando ha rapporti completi per la prima volta. E
stato di conseguenza sottolineato che, nella nostra società: «La verginità è
un attributo spirituale e non fisico».
In termini evolutivi, l'esistenza dell'imene è bizzarra. Il suo effetto è di
rendere il primo atto sessuale sia doloroso sia difficile. Quale valore può
avere in termini di sopravvivenza? L'unica spiegazione possibile è che
l'imene serva a porre un ostacolo agli incontri sessuali precoci. Grazie a
questo passo evolutivo, deflorare una ragazza è una soglia importante da
varcare per un ragazzo, il primo incontro sessuale tra due giovani amanti è
diventato significativo dal punto di vista emozionale. E per una specie
sociale come l'uomo, questo ha un senso.
All'interno della vagina vi sono due zone di inusuale sensibilità, dei
«punti caldi sessuali» che discuteremo più avanti. Il terzo inferiore della
vagina, la parte più vicina all'apertura, è circondata da tessuto muscolare.
Questi muscoli controllano le dimensioni dell'apertura vaginale, rendendola
più stretta nelle donne giovani. Nelle donne più grandi, che hanno già
partorito, questi muscoli diventano più deboli, e parte dell'aderenza
vaginale va perduta. Poiché una vagina stretta è particolarmente gradita ai
maschi, esiste oggi una nuova operazione di chirurgia plastica che riporta
il canale vaginale alle sue dimensioni originali, creando l'equivalente
genitale di un lifting facciale. I due terzi superiori della vagina, la sua
sezione interna, è meno muscolare e può espandersi facilmente per accogliere
il pene maschile. All'estremità più interna c'è la cervice, il collo
dell'utero.
Durante l'atto sessuale, l'eccitazione intensa fa aumentare le dimensioni
della vagina, ma anche al suo massimo è sempre abbastanza corta da
permettere al pene di raggiungere la sommità, dove lo sperma può essere
eiaculato sull'apertura cervicale. È attraverso questa che gli spermatozoi
nuotano, compiendo il loro grande viaggio attraverso l'utero fino alle tube
di Falloppio. Qui, se i tempi coincidono, incontreranno un minuscolo uovo in
discesa, e uno degli spermatozoi si unirà a esso per dare inizio a una nuova
vita.
Anche se le ovaie femminili contengono letteralmente migliaia di uova, ne
matureranno non più di 400 durante la vita riproduttiva. Maturano al tasso
di una al mese, e sono fertili soltanto quando scendono lungo le tube di
Falloppio, un viaggio di 10 centimetri che richiede diversi giorni.
Oltre al passaggio vaginale e alle labbra che lo circondano, i genitali
femminili vantano anche quattro «punti caldi» sessuali. Queste sono piccole
zone di accresciuta sensibilità erotica, la stimolazione delle quali durante
l'accoppiamento aiuta a portare la femmina all'orgasmo. Questi sono: la
clitoride, il punto U, il punto G e il punto A. I primi due si trovano
all'esterno della vagina, e gli ultimi due all'interno.
La clitoride. Questa è il più conosciuto dei quattro punti erogeni dei
genitali femminili.
È situata alla sommità della vulva, dove le piccole labbra si uniscono. La
parte visibile è piccola, grande come un capezzolo, l'equivalente femminile
della punta del pene maschile, ed è parzialmente coperta da un cappuccio
protettivo. Essenzialmente, è un fascio di 8000 fibre nervose, che la
rendono il punto più sensibile dell'intero corpo umano. Ha una funzione
puramente sessuale e aumenta di sensibilità e dimensioni (diventa più lunga,
più gonfia, più eretta) durante l'accoppiamento. Nel corso dei preliminari è
spesso stimolata direttamente dalle carezze, e molte donne che non
raggiungono facilmente l'orgasmo vaginale, trovano più facile ottenerlo
attraverso la stimolazione tattile, orale o meccanica della clitoride.
Un chirurgo australiano ha recentemente riferito che la clitoride è più
grande di quanto si pensasse, perché la maggior parte di essa è nascosta
sotto la superficie. La parte visibile è semplicemente la punta, il resto
della sua lunghezza, il membro, giace al di sotto della superficie e si
estende fino a circondare l'apertura vaginale. Questo significa che, durante
le spinte pelviche, la sua parte nascosta viene massaggiata con vigore dai
movimenti del pene inserito. La clitoride, quindi, è sempre stimolata
durante il rapporto sessuale, anche quando la sua punta non è toccata
direttamente. Il corpo della clitoride, comunque, è meno sensibile della
punta esposta, di conseguenza il diretto contatto con questa ha sempre un
forte impatto sull'eccitazione femminile. Alcune donne affermano che, con un
ritmico rullio verso il basso del bacino, possono creare una frizione
diretta sulla clitoride durante le spinte pelviche del maschio, e che in
questo modo amplificano la loro eccitazione, ma questo richiede un ruolo
predominante della femmina, cosa che non è sempre accettata dal maschio.
Il punto U. È una piccola zona di sensibile tessuto erettile localizzato
sopra e ai lati dell'apertura uretrale. È assente al disotto dell'uretra,
tra questa e la vagina. Meno conosciuta della clitoride, il suo potenziale
erotico è stato soltanto recentemente studiato da alcuni ricercatori
americani. Hanno scoperto che se questa regione viene accarezzata
gentilmente, con le dita, la lingua, o la punta del pene, si ha una risposta
erotica di inaspettata intensità.
A proposito dell'uretra, è importante accennare alla così detta
«eiaculazione femminile». Nel maschio, il canale uretrale trasporta sia
l'urina, sia il liquido seminale che contiene lo sperma. Nella femmina di
solito si crede che trasporti soltanto l'urina, ma non è così. Alcune donne,
quando provano un orgasmo insolitamente potente, emettono un liquido
dall'uretra che non è urina. L'uretra è circondata da alcune ghiandole
specializzate, dette ghiandole di Skene, o ghiandole para-uretrali, simili
alla prostata maschile, le quali sotto uno stimolo estremo producono un
liquido alcalino chimicamente simile al fluido seminale maschile. Le donne
che sperimentano questa eiaculazione (la quale può andare, in quantità, da
alcune gocce ad alcuni cucchiai) a volte pensano che l'estrema fatica
muscolare dell'orgasmo le porti a urinare involontariamente, ma lo pensano
soltanto perché non comprendono la loro stessa fisiologia. E neppure,
incidentalmente, la comprendono alcune autorità mediche, secondo le quali
queste donne soffrirebbero di una forma di incontinenza urinaria sotto
stress, e suggeriscono delle cure chirurgiche. Un uomo, di recente, ha
chiesto la separazione, accusando la moglie di urinare su di lui, tale è
l'ignoranza sui genitali femminili.
Non è chiaro quale sia il valore di questa eiaculazione femminile, dato che
avviene chiaramente un po' tardi per servire come lubrificante. La
lubrificazione vaginale, infatti, è svolta dalle pareti della vagina stessa,
le quali si coprono rapidamente di un film liquido, fin dai primi istanti
dell'eccitazione sessuale.
Il punto G o punto di Grafenberg. È una piccola zona altamente sensibile
situata 5-8 centimetri all'interno della vagina, sulla parete frontale o
superiore. Battezzata secondo il suo scopritore, un ginecologo tedesco di
nome Ernst Grafenberg, è talvolta romanticamente chiamata come «il punto
della dea». Grazie
ad alcune ricerche sulla natura dell'orgasmo femminile svolte negli anni
Quaranta, si scoprì che l'uretra femminile è circondata, lungo il suo corso,
da tessuti erettili simili a quelli che si trovano nel pene maschile. Quando
la femmina è sessualmente eccitata, questi tessuti si gonfiano. Nella zona
del punto G
questa tumescenza fa si che una piccola zona della parete vaginale si
protenda nel canale vaginale. E proprio questo tratto di parete, secondo
Grafenberg, sarebbe: «Una primaria zona erogena, forse più importante della
clitoride.» Spiegò anche che il suo significato era andato perduto quando la
posizione del missionario era diventata dominante nel comportamento sessuale
umano. Altre posizioni sessuali sono assai più efficienti nello stimolarla e
quindi nel favorire il raggiungimento dell'orgasmo vaginale.
Bisogna sottolineare che il termine punto G non fu mai usato da Grafenberg.
Come menzionato sopra, lo chiamò una zona erogena, il che è una descrizione
assai migliore di esso. Sfortunatamente, il moderno uso del termine «punto
G» ha portato ad alcuni fraintendimenti. Alcune donne sono state spinte a
credere, con grande ottimismo, che esista un bottone del sesso che si può
premere come un pulsante, in qualsiasi momento, per scatenare un'esplosione
di piacere. Deluse, ne hanno concluso che l'intera idea di un punto G sia
falsa, e che non esista nulla di simile. La verità, come già spiegato, è che
il punto G è una zona sessualmente sensibile di parete vaginale che sporge
lievemente nel canale vaginale quando i tessuti erettili che circondano
l'uretra si gonfiano. Le prime volte che se ne parlò ai convegni medici,
diversi importanti ginecologi ne negarono l'esistenza, scatenando un'aspra
controversia, ma più tardi, grazie a una serie di esaurienti dimostrazioni,
anche costoro cambiarono opinione. Nel dibattito entrò anche la politica
sessuale, quando alcune attiviste rifiutarono per partito preso l'idea
stessa di orgasmo vaginale. Per loro, l'orgasmo clitorideo era l'unico
politicamente corretto. Come avrebbero reagito alla recente messa in vendita
di vibratori dotati di accessori specifici per stimolare il punto G non è
registrato.
Cosa stupefacente, si è saputo di recente che alcune donne si sarebbero
sottoposte a delle operazioni plastiche sul punto G. Si sarebbero, cioè,
fatte iniettare del collagene in questa zona per aumentarne le dimensioni.
Secondo una fonte: «Una delle ultime procedure più alla moda sono le
iniezioni nel punto G. Sostanze simili a quelle utilizzate per aumentare le
dimensioni delle labbra possono adesso essere iniettate anche nel vostro
punto G per accrescerne la sensibilità. Proverete maggior piacere!». Suona
più come una leggenda urbana che una realtà chirurgica, ma per quanto
riguarda il miglioramento della sessualità femminile, quasi tutto è
possibile.
Il punto A, Zona AFE, o Zona Esogena del fornice anteriore. Chiamata anche
Epicentro, è una zona di tessuto sensibile che si trova all'estremità
interna della vagina, tra la cervice e la vescica, descritta tecnicamente
come la prostata degenerata della femmina. In altre parole, sarebbe
l'equivalente femminile della prostata maschile, proprio come la clitoride è
l'equivalente femminile del pene maschile. La stimolazione diretta di
questo punto può indurre violente contrazione orgasmiche. A differenza della
clitoride, si pensa che questa zona non soffra di ipersensibilità
post-orgasmo.
La sua esistenza fu scoperta da un medico malese di Kuala Lumpur soltanto
negli anni Novanta. Vi sono stati alcuni fraintendimenti sull'argomento,
soprattutto riguardo all'esatta posizione del punto A, che spesso è stata
descritta erroneamente. Si trova proprio sopra la cervice, nel punto più
interno della vagina. La cervice dell'utero è la parte sottile che sporge
lievemente nella vagina, formando attorno a sé una nicchia circolare. La
parte vaginale di questa nicchia è chiamata fornice anteriore. Una pressione
su di essa produce una rapida lubrificazione della vagina anche nelle donne
che non sono normalmente sessualmente sensibili. Adesso, per stimolare
questa zona, è possibile acquistare vibratori speciali, lunghi, sottili e
ricurvi verso l'alto.
Gli studiosi della fisìologia sessuale femminile affermano, forse con un po'
troppo entusiasmo, che se questi quattro centri erotici vengono stimolati di
seguito, uno dopo l'altro, una donna può sperimentare molti orgasmi in una
stessa notte. Si sottolinea, comunque, che ciò richiede un amante
estremamente esperto e sensibile.
Due donne su tre non riescono a raggiungere l'orgasmo con la semplice
penetrazione sessuale. Come ho detto più su, per la maggior parte di loro
soltanto la stimolazione digitale o orale della clitoride garantisce il
raggiungimento del climax. Questo significa che, per loro, i due «punti
caldi» all'interno della vagina non tengono fede al loro nome. Il motivo
sembra nascondersi nella monotonia delle posizioni sessuali. A un gruppo di
ventisette coppie fu chiesto di variare, a scopo
scientifico, le posizioni del coito, assumendo quelle che consentono una
maggior stimolazione dei due punti erotici vaginali: in questo modo tre
quarti delle donne coinvolte nel test riuscirono a raggiungere regolarmente
l'orgasmo vaginale.
In ultimo, i mutamenti dei genitali femminili durante l'eccitazione
sessuale possono essere così riassunti:
Fase 1: l'inizio dell'eccitamento
Entro il primo minuto comincia la lubrificazione vaginale.
I due terzi più interni del canale vaginale cominciano a espandersi.
La cervice e l'utero sono spinti più in alto. Le grandi labbra cominciano ad
aprirsi. Le piccole labbra cominciano a gonfiarsi. La punta della clitoride
aumenta di dimensioni.
Fase 2: eccitazione piena
Continua la lubrificazione vaginale.
I due terzi più interni della vagina sono adesso completamente espansi.
Il tratto più esterno delle pareti vaginali si gonfia per la vasocongestione.
L'apertura vaginale diminuisce di circa il 30 per cento, a causa del
gonfiarsi delle pareti vaginali.
Le grandi labbra sono così aperte che l'orifizio vaginale diviene molto più
evidente.
Le piccole labbra hanno adesso raddoppiato il loro spessore. Le piccole
labbra mutano colore, dal rosa al rosso.
La clitoride è completamente eretta.
Fase 3: l'orgasmo
La fascia muscolare che avvolge il terzo più esterno della vagina comincia a
contrarsi ritmicamente.
Le prime, più potenti contrazioni, avvengono al ritmo di una ogni otto
decimi di secondo.
Il numero di contrazioni per orgasmo varia dalle tre alle quindici.
Le contrazioni muscolari si propagano attraverso la regione pelvica (e
altrove).
Può verificarsi anche perdita dall'uretra di un liquido che non è urina, la
così detta eiaculazione femminile.
Il tempo necessario a una donna per raggiungere l'orgasmo può essere anche
di soli cinque minuti, ma il tempo medio, basato sullo studio di 20.000
orgasmi femminili, si è rivelato
di circa venti minuti. Dopo l'orgasmo, la clitoride, le grandi e le piccole
labbra, la vagina e l'utero tornano nella loro condizione normale e
rilassata. Alcune donne riescono a provare anche orgasmi multipli, uno dopo
l'altro in una rapida successione, mentre altre raggiungono un primo climax
così intenso da non sentire il bisogno di ripeterlo per un certo tempo.
Secondo un'indagine svolta in Gran Bretagna nel 2003, una donna su quattro
raggiunge sempre l'orgasmo quando fa l'amore; una su due spesso, una su otto
raramente, e una su venti mai. Numeri come questi sono stati usati in
passato per sostenere che le donne hanno una natura biologicamente meno
sessuale degli uomini. È assai più probabile, invece, che gli uomini e le
donne possiedano lo stesso potenziale sessuale, ma che a causa di pressioni
culturali e sociali, gli uomini non siano più capaci di eccitare appieno le
loro compagne. Il fatto che, nella stessa indagine, il 60 per cento delle
donne abbia detto di raggiungere l'orgasmo con la masturbazione, suggerisce
che l'inadeguatezza si trova non nei loro istinti sessuali, ma nelle
tecniche sessuali dei loro compagni.
Vista la grande delicatezza, complessità e sensibilità dei genitali
femminili, si immaginerebbe che una specie intelligente come la nostra li
tratti con cura. Tristemente, non è sempre stato così. Per migliaia di anni,
in molte culture diverse, i genitali femminili sono stati vittime di una
sconcertante varietà di mutilazioni e restrizioni. Questi organi capaci di
dare così tanto piacere, hanno sofferto una sciagurata quantità di dolore.
La forma più comune di aggressione che hanno subito è la circoncisione.
Questa mutilazione si trova raramente in Occidente, sebbene ancora nel 1937
un dottore del Texas sostenesse la rimozione della clitoride come cura per
la frigidità. Questa fu una stranezza isolata, ma in molte parti
dell'Africa, del Medio Oriente e dell'Asia, la circoncisione femminile è
stata una pratica comune e diffusa per molti secoli. E, ben lontana
dall'essere ormai un ricordo, questa tradizione che prevede l'asportazione
totale dei genitali esterni nelle fanciulle è ancora presente in più di
venti paesi.
Diverse sono le motivazioni date per giustificare quest'operazione. Per
esempio, si crede che se il pene di un uomo tocca la clitoride di una donna,
l'uomo possa ammalarsi, diventare impotente o morire. E può morire anche il
neonato se, al momento della nascita, entra in contatto con la clitoride
della madre. La clitoride può rendere velenoso il sangue di una donna che
allatta. I genitali esterni femminili emanano un cattivo odore e rendono
insaziabili i desideri sessuali delle donne, spingendo i loro uomini a
prendere droghe illegali per soddisfarle. La rimozione dei genitali esterni
preverrebbe molti problemi femminili, come la pelle gialla, il nervoso, la
bruttezza, problemi neurologici e il cancro vaginale. La ragione vera è,
naturalmente, che ridurre il piacere sessuale di una donna aiuta a
sottometterla alla tirannide del suo compagno.
Come si svolge quest'operazione? Nei casi peggiori, si asportano le grandi e
le piccole labbra e la clitoride alle ragazzine tagliandole alla bell'e
meglio e chiudendo poi l'orifizio vaginale con della seta, del filo animale
o delle spine, lasciando soltanto una minuscola apertura per l'urina e il
sangue mestruale. Dopo l'operazione, le gambe della ragazzina vengono legate
strette per assicurarsi che si formi del tessuto cicatriziale permanente.
Più tardi, quando si sposeranno, queste donne dovranno sopportare ulteriori
sofferenze, quando i loro orifizi artificialmente ridotti saranno lacerati
dal pene dei loro mariti. E come se questo non fosse già abbastanza, se i
loro uomini si devono allontanare per un lungo viaggio, possono pretendere
che la moglie sia di nuovo ricucita.
Questa forma estrema di mutilazione genitale femminile, 1'infibulazione, è
chiamata talvolta Circoncisione Faraonica. Una forma appena meno mostruosa
prevede soltanto la rimozione della clitoride e delle grandi e piccole
labbra. Infine, una forma più moderata, a volte chiamata Circoncisione
Sunnita (perché si dice sia stata raccomandata dal profeta Maometto),
prevede la sola rimozione della punta della clitoride e/o del suo cappuccio.
La natura antisessuale di quest'operazione è stata chiaramente espressa da
uno di coloro che la praticano: «Per prima cosa le esamino intimamente. Se
la clitoride delle ragazze sporge in fuori e le eccita sessualmente
sfregandosi contro la biancheria, allora è il momento di tagliarla».
Ogni anno non meno di due milioni di ragazzine sono tenute ferme con la
forza, mentre urlano e si divincolano, e sono sottoposte a questa brutale
operazione senza alcun tipo di anestesia. Gli strumenti utilizzati sono
barbarici, lame di rasoio, coltelli o forbici, le condizioni igieniche
pessime, le morti frequenti, ma sempre insabbiate. E una pratica difesa da
tutti coloro che la sostengono con queste parole: «La circoncisione
femminile è sacra, e la vita senza di essa sarebbe priva di significato».
I numeri di questo oltraggio contro le donne sono alti. Si stima che oggi
vivano più di 100 milioni di donne in qualche modo circoncise. Alcune cifre,
paese per paese: Nigeria, 33 milioni; Etiopia, 24 milioni; Egitto, 24
milioni; Sudan, 10 milioni; Kenya, 7 milioni; Somalia, 4,5 milioni. In più,
il 90 per cento delle ragazzine che vivono a Gibuti, in Eritrea, e in Sierra
Leone, e il 50 per cento di quelle che vivono nel Benin, Burkina Faso,
Repubblica Centroafricana, Ciad, Costa d'Avorio, Gambia, Guinea-Bissau,
Liberia, Mali e Togo hanno subito mutilazioni ai genitali. E la lista
continua. Anche se l'Africa sembra essere la sorgente originale di quest'operazione,
da lungo tempo si è diffusa anche in Medio Oriente, dove è praticata in
Bahrein, Oman, Yemen e negli Emirati Arabi Uniti, e nel resto dell'Asia,
dove è comune tra le popolazioni musulmane della Malesia e dell'Indonesia.
Persino in quei paesi dove le mutilazioni ufficialmente sono state messe
fuori legge, tutto continua quasi come prima. In Egitto, dove fu proibita
senza alcun risultato, la messa al bando fu cancellata nel 1997 da un
fondamentalista musulmano che portò in tribunale il suo caso contro il
governo e vinse.
Di fronte a questa situazione, i diplomatici e i politici maschi delle
Nazioni Unite e di altre importanti organizzazioni si nascondono dietro
frasi di convenienza come: «Mostrare rispetto per le tradizioni e i costumi
locali». C'è poco da meravigliarsi della loro scarsa autorevolezza.
Poiché di recente l'opinione pubblica si è posta qualche dubbio su questo
rituale, i mutilatori (che guadagnano discretamente da queste operazioni) si
sono messi assieme e hanno costituito una associazione per proteggersi.
Insistono che la circoncisione è, per una ragazzina: «... un modo semplice
per limitare quella naturale promiscuità sessuale che genera sempre tensioni
tra mariti e mogli». E hanno domandato ai loro governi di imporre una multa
di mezzo milione di dollari a chiunque osi criticare 1'infibulazione sui
inedia locali. Le autorità mediche, va da sé, sono assolutamente contrarie.
In Egitto, dove ogni giorno sono circoncise tremila ragazzine, uno dei
principali teologi musulmani ha emesso una fatwa contro chiunque si opponga
all'infibulazione, descrivendo questa operazione come: «Una pratica lodevole
che fa onore alle donne». Poiché soltanto il 15 per cento della popolazione
mondiale segue l'Islam, e tutti al di fuori dell'Islam (per tacere
dei molti al suo interno) condannano questa pratica, significa che quest'uomo,
lo sceicco di Al Azhar, ha ordinato l'esecuzione di almeno 1'85 per cento
dell'intera razza umana. Tra l'altro, questo sant'uomo non ha alcuna
autorità per emettere una condanna, dato che non vi è alcuna menzione della
circoncisione femminile nel Corano, e che la presunta affermazione di
Maometto: «È permesso tagliare, ma se tagli, non eccedere», è stata
dichiarata non autentica da altri studiosi musulmani.
1 seguaci dello sceicco sostengono i suoi atteggiamenti violenti. Quando
una giornalista egiziana pose una domanda imbarazzante, le fu risposto di
tacere, altrimenti: «Ti taglierò la lingua, e le lingue di quelli che ti
hanno fatto nascere», e in un altro bizzarro sfogo, le fu anche detto che se
si fosse fatta rimuovere la clitoride, avrebbe avuto una pelle migliore, in
omaggio alla falsa credenza secondo cui la circoncisione femminile
migliorerebbe la carnagione di una donna.
Per finire, vale la pena menzionare brevemente una recente pratica alla
moda, il piercing ai genitali. Questa pratica si differenzia per due
importanti motivi dalla mutilazione genitale che di solito si chiama
infibulazione. Anzitutto, è volontaria ed è praticata soltanto su adulti
consenzienti. Secondo, il suo scopo è decorare, sottolineare, stimolare e
aumentare l'interesse sessuale nei genitali femminili, e non distruggerli.
Perché poi qualcuno possa desiderare di avere un orecchino o un anellino di
metallo inserito in minuscoli fori praticati nelle parti più sensibili della
vulva è difficile da comprendere per la maggior parte delle persone, ma per
una piccola minoranza è diventata una eccitante nuova moda nella lunga
storia dell'estetica umana.
Le principali forme di piercing ai genitali sono: Piercing verticale del
cappuccio della clitoride. È il più popolare. Una sottile barretta di
metallo chiusa alle estremità da del¬le piccole sfere attraversa
verticalmente il cappuccio di pelle situato proprio sopra la clitoride. La
sfera inferiore è in contatto con la clitoride e può stimolarla durante
alcuni movimenti del corpo. Oppure, può trattarsi semplicemente di un
anellino di metallo prezioso inserito verticalmente attraverso il cappuccio.
Piercing orizzontale del cappuccio della clitoride. In questo caso, il foro
passa da un lato all'altro del cappuccio della clitoride. Di nuovo, si
possono inserire o delle barrette di metallo con delle sfere alle estremità
o degli anellini. Si dice che l'effetto sia più decorativo ma meno
stimolante.
Piercing della clitoride. È estremamente raro, per ovvi motivi. La clitoride
è troppo sensibile e, nella maggior parte dei casi, troppo piccola come
efficace supporto per un orecchino.
Piercing del triangolo. L un piercing orizzontale alla base del cappuccio
della clitoride. Se il piercing verticale al cappuccio della clitoride
stimola la parte anteriore della clitoride, il piercing al triangolo ne
stimola quella inferiore.
Piercing delle grandi o piccole labbra. Si inseriscono degli orecchini nelle
grandi o nelle piccole labbra, su entrambi i lati della clitoride o
dell'apertura vaginale.
Anche se questa nuova mania per la mutilazione decorativa di genitali
femminili è probabilmente destinata a passare rapidamente, è un evento
sfortunato in un momento in cui si stanno facendo così tanti sforzi per
cercare di scoraggiare ogni mutilazione antisessuale imposta con la forza su
milioni di ragazzine.
Se alcune donne moderne sono disposte a farsi perforare dolorosamente i
genitali per seguire una moda triviale e passeggera, allora diventa più
difficile protestare contro altre, più serie forme di manipolazione dei
genitali, come 1'infibulazione. Ma, anche se entrambe le attività sono
un'aggressione chirurgica contro la sensibile vulva, bisogna ricordare che,
in un caso, si desidera accrescere il piacere sessuale, mentre nell'altro si
vuole distruggerlo.
LE NATICHE
Le natiche, seppur ingiustamente, sono il soggetto preferito della maggior
parte delle battute sul corpo femminile. Fanno ridere; sono l'argomento di
molte battute sporche. Il culo (XI secolo), il sedere e la coda (XIV
secolo), il posteriore (XV secolo), il fondo schiena (XVI secolo), la seduta
(XVII secolo), il didietro e il derrière (XVIII secolo), dove ci si siede (XIX
secolo) fino ai più fantasiosi nomi del XX secolo, comunque siano chiamate,
le natiche sono sempre viste come ridicole o oscene. Anche quando sono
considerate una zona erotica, data la loro prossimità ai genitali, è assai
più probabile che ricevano un pizzicotto o uno schiaffo, piuttosto che una
carezza.
Bisogna cercare diligentemente attraverso l'intera letteratu¬ra per trovare
parole di lode per questa regione dell'anatomia femminile. Nell'Amante di
Lady Chatterley D.H. Lawrence spende qualche parola lirica sulla «procace,
rotonda fermezza delle natiche», e Rimbaud le ammirò come «due archi che si
protendono nel vuoto», mentre Byron ammise che una donna vista da dietro «è
una cosa strana e bella d'ammirare».
Di recente, alcuni autori hanno dichiarato, in modo piuttosto oscuro, che:
«Il culo è la faccia dell'anima del sesso», e che offre «un buffet di
delizie». Il regista italiano Federico Fellini commentò, in modo altrettanto
oscuro, che: «La donna con un sedere procace è un'epica molecolare della
femminilità», una frase il cui significato ci sfugge. L'artista spagnolo
Salvador Dalí andò anche oltre, insistendo che: «È attraverso il culo che i
più grandi misteri della vita possono essere conosciuti». Questi sono
comunque esempi isolati, ed è più facile trovare le natiche trattate in
termini comici o volgari, un'attitudine negativa persistente, nonostante
siano un tratto particolare e unico dell'essere umano. Infatti, i glutei
nacquero quando i nostri antenati compirono quel passo gigantesco
nell'evoluzione che li portò ad alzarsi eretti sulle zampe posteriori. l
potenti, massicci muscoli del gluteo aumentarono drammaticamente le loro
dimensioni, permettendo ai nostri corpi di restare sempre e davvero eretti.
Sono questi muscoli che formano la coppia di rotonde emisfere alla base
della schiena che oggi noi, ingrati, troviamo così ridicole.
E facile vedere come sia accaduto. Le natiche non sono sole. Tra di loro fa
capolino l'ano, attraverso il quale passano, giorno dopo giorno, tutti i
nostri rifiuti solidi e, ancor più infamante, occasionali emissioni di gas.
E non è tutto: se ci pieghiamo in due, appaiono in piena vista i genitali,
incorniciati dalle curve gemelle delle natiche. Quindi, per le natiche non
c'è modo di sfuggire ad associazioni escretorie o sessuali.
Di conseguenza, l'esibizione delle natiche è vista sia come un insulto
volgare, un simbolico defecare su un nemico, sia come una rozza oscenità, il
mettere in mostra senza vergogna i propri organi sessuali. Nella società
moderna, mostrare il sedere in pubblico può produrre reazioni che variano da
risate imbarazzate a seria deprecazione, oltraggio e persino denuncia. Di
recente, in Svizzera, la Corte suprema federale si è trovata ad affrontare
la difficile questione se l'esposizione di un particolare sedere fosse
offensiva o indecente. Ed era su questa sottile distinzione che poggiava la
possibilità o meno di una condanna. Una donna svizzera, durante una lite
furibonda con un vicino, aveva all'improvviso denudato il suo posteriore.
Dato che c'erano dei bambini presenti, la donna era stata arrestata con
l'accusa di atti osceni in luogo pubblico e condannata in un grado minore di
giudizio. Dopo lungo dibattito, la Corte suprema liberò la donna e le
concesse persino il rimborso delle spese legali. I giudici giunsero alla
conclusione che: «II gesto rappresentava certamente un comportamento
insultante e in quanto tale punibile, ma non lo si poteva considerare
indecente perché nessuno organo della procreazione era stato coinvolto in
quell'atto». Probabilmente, se si fosse piegata un po' di più quando aveva
compiuto quel gesto di sfida la sua condanna sarebbe stata confermata.
Risposte così estreme a un sedere sono rare oggi, in Occidente. Chi si
denuda durante degli eventi sportivi di solito scatena soltanto delle
risate, come i goliardi delle università americane che espongono i loro
fondoschiena dalle finestre dei dormitori. Come strumento di protesta, la
nudità non è più quello che era una volta.
Lo sfoggio delle natiche è a volte reso più offensivo dalla frase: «baciami
il culo». Presa alla lettera, questa frase è insultante perché chiede un
umiliante atto di subordinazione. Ma c'è di più. Anche se probabilmente né
colui che insulta né colui che è insultato lo sanno, si ritrovano presi in
una versione moderna di una pratica occulta antica come il tempo. Per
comprenderla, dobbiamo prima tornare alla Grecia antica.
La nostra visione delle natiche come di qualcosa di ridicolo non era affatto
condivisa dagli antichi Greci. Per loro era un elemento insolitamento bello
dell'anatomia umana, in parte per la loro elegante curvatura, ma anche per
il potente contrasto con il posteriore dei primati. Gli emisferi umani erano
così diversi dalle zone di pelle indurita (le callosità ischiali) sui magri
sederi delle scimmie, che i Greci le videro, assai giustamente, come
supremamente umane, affatto animali. Si diceva che la formosa dea
dell'amore, Aphrodite Kallipygos, letteralmente la dea dalle belle natiche,
avesse un sedere più esteticamente piacevole di qualsiasi altra parte della
sua anatomia. Era oggetto di una tale adorazione che fu costruito un tempio
soltanto in suo onore, rendendo i glutei l'unica parte del corpo umano ad
aver mai ricevuto un tale onore.
Da questa antica considerazione delle natiche come squisitamente umane,
nacque un'interessante leggenda. Se i glutei arrotondati erano il segno che
distingueva gli umani dalle bestie, allora i mostri dell'oscurità dovevano
mancare di questo particolare elemento anatomico. Fu così che il diavolo si
guadagnò la reputazione di essere senza natiche. Gli antichi europei erano
convinti che il diavolo, benché potesse assumere forma umana, non riuscisse
mai completamente nella trasformazione, perché, per quanto tentasse, le sue
natiche restavano sempre imperfette. La parte più gloriosa, più
esclusivamente umana del corpo, era al di là persino del suo enorme potere.
Si pensava che questa debolezza provocasse grande angoscia al diavolo,
offrendo così una opportunità per tormentarlo. Per infiammare la sua
invidia, tutto ciò che bisognava fare era mostrargli il sedere nudo. Quell'improvvisa
apparizione, ricordandogli la sua inadeguatezza, l'avrebbe costretto a
distogliere il suo sguardo malvagio. Così, mostrare il sedere nudo divenne
un modo per difendersi dal tanto temuto malocchio, un gesto prezioso ed
efficace per scacciare le forze del male.
Usato a questo scopo, il sedere non fu mai visto come volgare o dissoluto.
Fortificazioni e chiese antiche spesso sfoggiavano incisioni di femmine
umane che puntavano le loro natiche arrotondate verso l'ingresso principale
per scacciare gli spiriti maligni. Nella Germania di quei tempi, quando di
notte si scatenava un temporale particolarmente pauroso, le donne sporgevano
i loro sederi nudi dalla porta nella speranza di allontanare il potere del
male ed evitare una tempesta catastrofica.
È assai probabile che questa sia l'origine del gesto moderno, e che oggi i
buontemponi portino avanti un'antica tradizione cristiana senza saperlo. Con
il diavolo fuori moda come grande nemico, sfoggiare il sedere è diventato
semplicemente un gesto volgare. Da un atto di sfida religiosa è scivolato
tra le esibizioni oscene di zone tabù del corpo.
Ma come si spiega la frase «baciami il culo»? Per comprenderlo è necessario
esaminare antiche incisioni che ritraggono il diavolo. Se non ha le natiche,
allora che cosa ha sopra le zampe posteriori? Risposta: là dove dovrebbero
esserci le natiche, c'è un'altra faccia. Questa seconda faccia è quella che
si credeva baciassero le streghe durante i sabba. Secondo i documenti
dell'epoca, queste donne si difesero dalla disgustosa imputazione di aver
baciato il posteriore del diavolo, sostenendo di averne soltanto baciato la
bocca sulla sua seconda faccia.
Si tratta, naturalmente, di invenzioni della fertile immaginazione
medievale, ma non è questo il punto. Le leggende e le credenze giunte a noi
attraverso generazioni e generazioni superstiziose spiegavano che «baciare
il culo» era un atto ripugnante compiuto dai seguaci di Satana e che, come
tale, era un abominio. Quando la superstizione cominciò a svanire e infine a
morire, si perse il ricordo delle sue origini ma, come spesso accade, quella
frase popolare sopravvisse per essere incorporata in un insulto moderno.
Finora, abbiamo esaminato l'esposizione delle natiche soltanto come atto
ostile, un antico gesto di sfida o un moderno insulto. Ma c'è un altro
aspetto. In contesti completamente differenti, le natiche trasmettono anche
un potente segnale di attrattiva sessuale. Le femmine di molti primati non
solo hanno il posteriore vivacemente colorato, ma questo diventa sempre più
vistoso e gonfio a mano a mano che l'ovulazione si avvicina, per poi tornare
alla normalità. Questo significa che a un maschio basta uno sguardo per dire
se una femmina della sua specie è sessualmente ricettiva. I primati infatti
si accoppiano soltanto quando la femmina mostra questi esagerati gonfiori
sessuali.
Le femmine umane sono diverse. Il loro posteriore non si gonfia e sgonfia
seguendo il ciclo mestruale. Le loro natiche restano sempre sporgenti e la
loro ricettività sessuale è sempre alta. Tra le strategie per creare un
legame di coppia, la femmina umana ha esteso la sua disponibilità sessuale
verso il maschio. Si unirà persino quando non può concepire, perché la
funzione dell'accoppiamento umano non è più soltanto procreativa. Come
sistema di ricompensa, aiuta a cementare l'attaccamento tra il maschio e la
femmina, tenendo assieme quella unità vitale che è la famiglia umana. Come
già sottolineato, per gli esseri umani accoppiarsi significa davvero fare
l'amore, ed è importante che il corpo della femmina sia capace di
trasmettere sempre segnali erotici.
Si potrebbe ribattere che se la funzione principale dei glutei nell'essere
umano è quella di mantenerci eretti, le femmine non possono evitare di
esibire sempre delle natiche sporgenti. Tuttavia, nella loro sessualità, le
natiche femminili vanno oltre le richieste di un semplice meccanismo
muscolare. Relativamente alle dimensioni del corpo, sono più grandi di
quelle dei maschi, e non perché siano più forti, ma perché incorporano molto
più tessuto grasso. Questo grasso addizionale è stato descritto come una
scorta per i periodi di emergenza, più o meno come la gobba di un cammello,
ma che questo sia vero oppure no, il fatto è che la sua natura così legata
al genere sessuale lo rende un potente segnale femminile.
Questo segnale è accentuato da due altre caratteristiche femminili. La
rotazione all'indietro della pelvi e l'ondeggiamento dei fianchi durante la
camminata. Come menzionato in precedenza, la femmina tipica (che non deve
essere confusa con l'atleta di sesso femminile, il cui corpo è stato
profondamente mascolinizzato da un allenamento specifico) ha una schiena più
arcuata di quella del maschio. In posizione di riposo le natiche sporgono di
più all'indietro nella donna che nell'uomo, qualunque siano le loro
dimensioni. Quando una donna cammina, la diversa struttura della gamba e
dell'anca produce una maggiore ondulazione della regione delle natiche. Per
dirla brutalmente, le femmine ancheggiano.
Quando queste tre qualità, più grasso, maggior sporgenza, e maggior
ondulazione, si uniscono, il risultato è un potente segnale erotico per il
maschio. Questo non avviene perché la femmina spinga deliberatamente in
fuori il sedere e ancheggi consapevolmente davanti a dei maschi in
ammirazione, ma semplicemente perché il suo corpo è stato disegnato così.
Può, naturalmente, esagerare questo segnale naturale, se accetta di correre
il rischio di apparire una caricatura, e agitare oltraggiosamente il sedere.
Di recente, uno zelante osservatore ha calcolato che, durante uno
spettacolo, la cantante Kylie Minogue ha agitato il sedere per 251 volte. Ma
anche se una femmina non fa assolutamente nulla, la sua stessa anatomia
trasmetterà costantemente dei segnali di genere.
Segnali che oggi, forse, sono meno vistosi che in passato; è infatti
probabile che le femmine dei nostri antenati fossero assai più dotate di
sedere delle loro controparti moderne. Le prove, naturalmente, non ci
giungono dagli scheletri preistorici, ma dai dipinti e dalle statuine
dell'Età della pietra, dove le donne sono rappresentate con fianchi enormi.
Questa caratteristica ha resistito dall'Età della pietra all'arte
preistorica di molte culture, ma poi è gradualmente scomparsa, attestandosi
su proporzioni più moderne che, anche se sempre più ampie di quelle del
maschio, sono meno estreme. Su queste primitive supernatiche sono nate
numerose ipotesi.
Una sostiene che i nostri primitivi antenati si accoppiassero da tergo, come
gli altri primati, quindi i segnali sessuali della femmina umana erano
concentrati nel posteriore, come nelle altre specie. Quando guadagnammo la
stazione eretta e i nostri muscoli posteriori si trasformarono in natiche,
questa forma rigonfia divenne un nuovo segnale sessuale umano. Le femmine
con i posteriori più grandi inviavano segnali sessuali più forti, di
conseguenza le natiche continuarono a crescere
fino a diventare enormi. Grazie a queste nuove supernatiche, alcune femmine
potevano inviare dei segnali sessuali superiori alla norma, ma alla fine
queste divennero così grandi da interferire proprio con l'atto sessuale che
invitavano. Il maschio risolse il problema passando alla copula frontale.
Allora furono i seni a diventare permanentemente gonfi, mimando gli ampi
emisferi delle natiche. Adesso erano le donne con dei superseni a inviare
potenti segnali sessuali, dividendo il peso, per così dire, con le natiche,
che potevano ora diminuire le loro dimensioni. Questa versione più tarda
della femmina umana, meglio equilibrata e più agile, aveva un considerevole
vantaggio sul più antico modello rivestito di abbondante grasso, e a poco a
poco lo sostituì.
Se questa ipotesi è corretta, dovremmo aspettarci di trovare qualche
sopravvivenza che la supporti. E qualcosa in effetti sopravvive ancora nei
deserti sud-occidentali dell'Africa, dove le femmine dei Boscimani sfoggiano
le supernatiche ritratte nelle figure dell'Età della pietra. Alcune donne
dei Boscimani hanno dei sederi di dimensioni davvero sorprendenti,
mostrandoci bene oggi quale dovesse essere l'aspetto di tutte le femmine
umane migliaia di anni fa.
È stato sostenuto che paragonare gli europei della preistoria, che
presumibilmente furono i modelli dei ritratti dell'Età della pietra, con i
Boscimani di oggi, che vivono nel sud dell'Africa, è un controsenso, ma
questa obiezione trascura la vera storia dei Boscimani. Le tribù di oggi non
vivono in quei remoti deserti perché sono il loro ambiente naturale
preferito. Vivono lì perché quello è l'ultimo angolo della Terra dove hanno
potuto rifugiarsi, come ramo in estinzione della famiglia umana. I loro
antenati possedevano la maggior parte dell'Africa, e hanno lasciato delle
bellissime pitture sulla roccia a provarlo. Ma essi rappresentano l'antica
Età della pietra, il periodo caratterizzato dalla caccia e dalla raccolta
come forme di sussistenza. Con l'arrivo dei popoli della nuova Età della
pietra dediti all'agricoltura, i primi contadini, i Boscimani furono
scacciati dai loro territori, e oggi ne sopravvivono soltanto 50.000, un
numero appena sufficiente per popolare una piccola città. In passato,
invece, erano una delle forme dominanti della nostra specie, e non vi è
alcuna ragione per pensare che quelle natiche molto ampie, una
caratteristica chiamata steatopigia, fossero un'oscura bizzaria del deserto.
È assai più probabile che nella primitiva fase della caccia della preistoria
umana, le donne avessero di norma delle natiche enormi, e che gli artisti
dell'Età della pietra scolpissero le loro figurine basandosi sulla realtà,
piuttosto che su delle fantasie erotiche.
Quando le femmine più sottili e più agili arrivarono a dominare sulla scena,
l'antica immagine con le grandi natiche non svanì completamente dalla mente
umana inconscia. Ricompare di tanto in tanto in modi piuttosto inaspettati.
Molti costumi popolari e movimenti della danza esaltano una regione delle
natiche. Persino nella timida epoca vittoriana, con l'introduzione delle
crinoline, allo sguardo maschile fu offerta una nuova, artificiale versione
di steatopigia. Sellini, imbottiture, reti di filo metallico e molle di
acciaio, tutto fu utilizzato per ricreare una regione posteriore dalle
proporzioni da lungo tempo perdute. Le dame eleganti che portavano i sellini
di crinolina nell'elegante società vittoriana sarebbero senza alcun dubbio
rimaste scandalizzate da una simile opinione sul loro abbigliamento, ma oggi
questo parallelo ci appare incontestabile. Nel XX secolo lo strumento più
diffuso per far risaltare le natiche femminile sono le scarpe con il tacco
alto. Questo genere di calzatura distorce la camminata delle donne in modo
tale che i glutei sono spinti in alto e in fuori più del normale, e più del
normale oscillano quando la loro proprietaria è in movimento.
Anche senza esagerazioni non necessarie, le natiche continuano a
rappresentare ancora oggi uno dei principali punti erotici del corpo
femminile. Abiti lunghi che nascondono le gambe sono spesso tagliati in modo
da mostrare i contorni del sedere, seguendone con morbidezza i movimenti.
Gli abiti corti, come la minigonna degli anni Sessanta, mostrano le natiche
più direttamente, e i pantaloni stretti, anche se nascondono la carne, non
lasciano alcun dubbio sulla precisa forma degli emisferi.
All'inizio degli anni Ottanta, vennero di moda dei jeans accuratamente
disegnati, molto stretti e molto costosi, appositamente studiati per
mostrare al meglio le natiche, come orgoglioso segnale sessuale della
femmina appena liberata. L'autore di un libro intitolato Rear View (Vista
sul retro), pubblicato all'epoca e dedicato esclusivamente all'impatto
erotico delle natiche femminili, etichettò questa nuova moda in termini
memorabili: «L'era delle natiche cominciò nel 1979, quando una portavoce
sfoggiò il suo deretano vibrante e accuratamente disegnato sulla faccia
sconcertata della televisione... Fu l'inizio di un nuovo fenomeno conosciuto
come il jeans firmato».
Nel giro di pochi anni, i jeans si ritrovarono in competizione con pantaloni
più larghi e informi, che riprendevano la loro linea dalle tute degli
astronauti. Tuttavia, entrambi gli stili sono riusciti a sopravvivere l'uno
a fianco dell'altro. Poiché i pantaloni femminili di un tipo o di un altro
ormai dominano il mondo della moda, e le gonne perdono sempre più terreno
tra le giovani, anche i vecchi jeans da lavoro, rozzamente tagliati, sono
diventati un ricordo lontano. Oggi si fanno molti sforzi per rivestire le
gambe femminili con qualcosa che sottolinei ed enfatizzi la regione delle
natiche.
Una forma estrema di questa moda apparve nel 1992, quando un giovane
stilista inglese introdusse quelli che lui chiamò «Bumster». Sono pantaloni
con la vita così bassa da esporre la fessura tra le natiche. Così è
cominciata una fase di enfasi sul sedere che ha dato origine a termini come
«bassa couture», «guancia chic», e «derrière décolletage». Comunque, non
tutti nel mondo della moda si sono divertiti quando un critico ha rimarcato
che l'alta moda era caduta a livelli piuttosto bassi.
Nonostante queste riserve, le natiche femminili erano sul punto di godersi
una nuova fase di apprezzamento erotico, invece dei soliti sberleffi e
villanie e, quando il XX secolo finì, era questa la regione del corpo ad
attirare più di ogni altra l'attenzione dei giovani. Un commentatore giunse
a dire che: «Il sedere è diventato il nuovo seno».
Negli Stati Uniti è nato un nuovo stile musicale, chiamato Booty Rap, in
origine un ramo del Southern Rap nero, che si è allontanato dalle sue radici
a Miami con accattivanti canzoni dal titolo: «Libera la tua mente e il tuo
culo seguirà», tanto per fare un esempio.
La parola «booty», bottino, è un altro eufemismo per le natiche. Nata nel XX
secolo, allora rimase dapprima limitata allo slang dei neri americani. È
diventata un termine comune soltanto all'inizio del XXI secolo, quando, nel
2002, apparve per la prima volta in un dizionario assieme all'aggettivo «bootylicious»,
definito come «sessualmente attraente, soprattutto per le natiche generose».
Nel 1999, la cantante attrice Jennifer Lopez divenne il centro di questa
nuova attenzione per i glutei, quando i giornali sia in Europa sia in
America annunciarono che aveva assicurato il suo molto ammirato didietro per
un miliardo di dollari. Sebbene l'attrice abbia formalmente smentito, il
fatto stesso che sia stato possibile inventare una storia simile e metterla
in prima pagina sui giornali è un indizio del grado di interesse conquistato
da questa parte dell'anatomia femminile, mentre il XX secolo arrivava alla
sua conclusione e cominciava il XXI.
In Brasile hanno persino inventato una nuova parola per descrivere una donna
con grandi e belle natiche, popuzuda, e sulla scena musicale brasiliana si
assiste a un crescente culto del Popuzuda Rock'n'Roll. Le modelle ossute,
con il loro così detto «heroin chic» e natiche indicibilmente più piccole di
quelle di una donna comune, all'improvviso non sono più di moda.
In Gran Bretagna, sta diventando sempre più popolare un concorso annuale per
la premiazione del "Didietro dell'Anno", naturalmente femminile. Cominciato
in sordina negli anni Ottanta, a mano a mano che si avvicinava l'alba del
XXI secolo ha ricevuto sempre maggiore pubblicità. Su entrambi i lati
dell'Atlantico, la domanda di prodotti cosmetici destinati a migliorare i
glutei è in costante crescita. Esistono già alcuni indumenti femminili
tagliati in modo da sollevare ed evidenziare il sedere. Infine, anche i
chirurghi plastici riferiscono di un improvviso aumento delle richieste di
sederi più voluttuosi, ottenibili sia attraverso iniezioni di grasso sia
impianti di silicone. Sono interventi che possono costare anche 10.000
dollari, ma la cosa non sembra aver fatto da deterrente.
Le donne non desiderano soltanto glutei più grossi, li vogliono anche più
fermi e compatti, per apparire più giovani oltre che più voluttuose.
Vogliono un didietro doppiamente migliorato. Uno dei centri mondiali per
questo tipo di chirurgia è il Brasile, dove si stima che oggi lavorino non
meno di 1600 chirurghi plastici. Pare che sia un intervento così diffuso
laggiù che, se si soggiorna in un albergo a Rio, è facile ritrovarsi dei
dépliant pubblicitari di chirurghi plastici rivali assieme alla inevitabile
Bibbia Gideon.
Quanto a lungo durerà questa moda per natiche generose, ma ferme e ben
proporzionate, è difficile dirlo, ma è chiaro che il mondo della moda e la
cultura popolare continuano a tornare sulla primitiva regione delle natiche
come focus erotico. Certo, abbiamo abbandonato da molto tempo la locomozione
a quattro zampe, ma il posteriore delle femmine, con il suo richiamo
sessuale, rifiuta di svanire dalla mente inconscia del maschio. È stato
persino suggerito che l'universale simbolo dell'amore, quel cuoricino
stilizzato, sia in realtà basato sulle natiche. Di certo, assomiglia assai
poco al vero cuore, ma con la sua fenditura nella parte superiore ha una
rassomiglianza birichina con le natiche femminili viste da dietro. Forse
anche qui troviamo di nuovo al lavoro una immagine primitiva della mente
umana.
Fino a ora abbiamo analizzato le natiche come strumenti di insulto e come
oggetti sessuali, ma c'è un terzo modo in cui questa parte del corpo è stata
messa in mostra, e cioè la sottomissione. La presentazione delle natiche in
una posizione umilmente china ha rappresentato per molto tempo un gesto di
pacificazione. Sotto questo aspetto non vi è alcuna differenza tra il
comportamento di un individuo umano che si sottomette e un primate nella
stessa condizione. In tutti i casi, chi presenta il posteriore dice: «Offro
me stesso nel passivo ruolo femminile. Per favore, mostra la tua dominanza
montandomi, invece che attaccandomi». Le scimmie subordinate di entrambi i
sessi presentano il posteriore alle scimmie dominanti, di nuovo di entrambi
i sessi. L'individuo dominante raramente attacca un subordinato, o lo
ignora, o altrimenti lo monta brevemente accompagnando l'atto con alcuni
stilizzati movimenti delle pelvi. Come esibizione di sottomissione, mostrare
il posteriore è un'azione preziosa perché consente a un debole subordinato
di restare vicino a un potente dominante senza essere attaccato.
In alcune società tribali è stato osservato che l'inchino, come cerimonia di
saluto, è fatto dando le spalle alla persona che si saluta. Questo
assomiglia così tanto a una presentazione del posteriore che è difficile non
vederne la correlazione con la tipica azione di sottomissione dei primati.
Una forma molto più comune di presentazione del posteriore si vede quando un
bambino viene punito con una sculacciata. La vittima deve prima chinarsi
nella stessa posizione di sottomissione dei primati e poi, una volta
adottata proprio la posizione che, se fosse una scimmia, lo salverebbe
dall'attacco, è ingiustamente assaltato con una mano o una frusta. Per
alcuni esseri umani dominanti si direbbe che l'umiliazione di questa
posizione non sia sufficiente.
A causa delle loro implicazioni sessuali, i contatti interpersonali sulle
natiche sono sottoposti a rigide restrizioni. Al di fuori della sfera della
coppia, una pacca o urto schiaffetto sul retro possono essere usati in tutta
sicurezza come segnale di amicizia soltanto quando non vi sia alcun pericolo
di implicazione sessuale. Utilizzato tra amici a una normale riunione
sociale può facilmente essere frainteso, e si preferisce allora dare una
pacca sulla schiena, invece che sul sedere, a meno che non si voglia
deliberamente inserire una sfumatura sessuale. La pacca sul sedere è di
conseguenza limitata a contesti specifici, per esempio genitore e figlio
piccolo; oppure tra sportivi durante violenti giochi di squadra. In entrambi
i casi, si tratta di relazioni così lontane da ogni coinvolgimento sessuale
che nessun fraintendimento è possibile. Per contrasto, parenti e anziani o
amici di famiglia che sfruttano la differenza di età per palpare il sedere
delle ragazzine adolescenti, godendosi un contatto sessuale mascherato da
innocuo contatto pseudoparentale, possono essere la fonte di notevoli
fastidi.
Tra amanti, afferrare le natiche è un gesto comune, sia nel corteggiamento
sia nella copula. Accompagna di frequente gli stadi più avanzati del
baciarsi e dell'abbracciarsi, quando l'abbraccio scende dalla schiena alle
natiche, a mano a mano che l'eccitazione cresce. Nelle sale da ballo
all'antica, dove gli estranei possono abbracciarsi mentre danzano, un
partner maschile può approfittare della situazione lasciando cadere la mano
giù per la schiena della sua compagna fin sulle natiche. Nella classica
caricatura di questa strategia che si vede nei film, ben presto si ritrova
la mano malandrina rimessa nella sua posizione originale.
Durante gli avanzati stadi della copula, la stretta alle natiche si fa
sempre più serrata, a mano a mano che le spinte pelviche si fanno più
vigorose. È durante questa fase di contatto fisico che la forma semisferica
dei glutei si lega intimamente nella testa degli amanti con intense
sensazioni sessuali.
Ed è ancora questa connessione con la sessualità a causare violente reazioni
verso l'antico e una volta famoso passatempo italiano della manomorta.
Qualsiasi ragazza giovane e carina che si avventurava per le strade di una
città italiana aveva alte probabilità di ritrovarsi le natiche pizzicate da
qualche sconosciuto ammiratore. A seconda del suo retroterra culturale,
avrebbe potuto rispondere con orgoglio, divertimento, irritazione od
oltraggio. L'autore di un lavoro satirico intitolato How to be an Italian (George
Mikes N.d.R) elencò i seguenti tre fondamentali tipi di pizzicotto: Il
Pizzicato: un rapido pizzicotto eseguito con pollice e medio. Raccomandato
ai principianti. Il Vivace: un pizzicotto più vigoroso, fatto con più dita,
ed eseguito diverse volte in rapida successione. Il Sostenuto, un pizzicotto
prolungato, fatto ruotando la mano e da usarsi su «crinoline viventi».
Le moderne femministe non trovano affatto divertente questo argomento, e
sono arrivate persino a scendere in strada a caccia di natiche maschili da
pizzicare in gruppo come forma di vendetta.
Come area potenziale per la decorazione del corpo, le natiche non offrono
grandi possibilità. Sono troppo intime per mostrare l'abilità dei tatuatori
e, dato che ci si siede sopra, sono inadatte per attaccarvi degli ornamenti.
Le natiche tatuate non sono comuni, tranne che tra i veri fanatici. L'unico
esempio di natiche ingioiellate viene da uno studio del XVII secolo, Man
Transformed, di John Bulwer, nel quale l'autore descrive un indigeno
dall'aria particolarmente infelice con dei gioielli che gli pendono dalla
natica sinistra. Bulwer commenta: «Tra le altre sconcertanti tradizioni di
alcune nazioni, ricordo... un certo popolo, che in un assurdo sfoggio di
coraggio, si trafiggeva le natiche per appendervi delle pietre preziose».
Cosa che deve essere assai sconveniente e fastidiosa, oltre che
pregiudizievole a una vita sedentaria. In ultimo, c'è la questione dell'ano
femminile usato come orifizio sessuale. E stato stimato che circa il 50 per
cento delle donne occidentali ha sperimentato un rapporto anale almeno una
volta nella vita. Soltanto una su dieci lo ha trovato sufficientemente
gradevole da farlo diventare un elemento regolare della propria attività
sessuale. In altre parti del mondo questi numeri sono molto più alti. Una
indagine svolta presso 5000 famiglie in Brasile ha rivelato che più del 40
per cento delle coppie rurali e del 50 per cento delle coppie urbane:
«Considerano i rapporti anali un elemento normale della sessualità».
Anatomicamente, l'ano è ricco di terminazione nervose, e quindi ha un
discreto potenziale come sorgente di piacere fisico. Comunque, dato che
fisiologicamente è un'uscita e non un ingresso, l'evoluzione non l'ha
disegnato per accogliere una penetrazione. Biologicamente parlando, il sesso
anale non è una attività naturale, e non è aiutata da una lubrificazione
prodotta da ghiandole specializzate o da altri adattamenti, come quelli che
giungono in aiuto della penetrazione vaginale. Ciò nonostante, nel corso
della storia, l'ano è stato spesso costretto a giocare il ruolo di vagina
simbolica. E ciò per quattro ragioni principali.
In passato, prima che fossero disponibili i profilattici, il sesso anale era
usato come forma primitiva ma efficiente di controllo delle nascite. Questo
è esplicitamente mostrato nelle figurine precolombiane di terracotta
provenienti dall'antico Perú. Ogni volta che l'artista scolpisce una coppia
unita in un rapporto sessuale, la penetrazione è vaginale, a meno che non vi
sia un neonato che dorme di fianco a loro. Quando c'è un neonato presente,
il modo dell'artista per mostrare che i due hanno già una famiglia, la
penetrazione maschile è chiaramente anale.
Questa forma di contraccezione è sopravvissuta fino a oggi in molte parti
del mondo, soprattutto in America Latina, in parte dell'Africa e in Oriente.
Dove, per qualsiasi motivo, i profilattici non sono disponibili (povertà,
ignoranza o dogmi religiosi) è assai probabile che, nonostante i rischi per
la salute, si usi la penetrazione anale come semplice forma di controllo
delle nascite.
Un secondo motivo è che questo tipo di penetrazione permette alle giovani
coppie di indulgere in incontri sessuali prima del matrimonio senza che la
partner femminile perda la verginità. Ciò accade soprattutto in certe
culture del Mediterraneo, dove l'esposizione delle lenzuola macchiate di
sangue la mattina dopo il matrimonio è una prova ancora richiesta
dell'illibatezza della sposa.
Un terzo motivo riguarda la diffusa repulsione maschile per il sangue
mestruale. Dato che la femmina umana è sessualmente ricettiva anche durante
il ciclo, e poiché spesso il maschio desidera godere del sesso anche in quei
giorni, ma è inibito dal sangue, il sesso anale fornisce una possibile
alternativa.
Infine, oltre a evitare gravidanze indesiderate, lacerazioni all'imene prima
del matrimonio, o contatti con il sangue mestruale, il sesso anale è
impiegato anche come variante erotica tra le coppie in cerca di novità.
Tutte assieme, queste ragioni spiegano l'ampia frequenza di un'attività
spesso soggetta a violenti tabù.
Testi tratti dal libro L'animale
donna di Desmond Morris Mondadori Editore, Milano, 2005
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