Come abbiamo già sostenuto
nella sezione poetica del Daimon Art e come continueremo a sostenere qui e anche nelle
grande Daimon Library per noi vale sempre e comunque la dichiarazione di Rimbaud, il quale
ripetendo una concezione piuttosto consolidata della poesia affermava: "Il poeta si fa veggente attraverso un
lungo, immenso e ragionato disordine di tutti i sensi. Tutte le forme d'amore, di
sofferenza, di follia; cerca se stesso, esaurisce in sé tutti i veleni,
per
conservarne soltanto la quintessenza. Ineffabile tortura nella quale ha bisogno di tutta
la fede, di tutta la forza sovrumana, nella quale diventa il grande infermo, il grande
criminale, il grande maledetto - e il sommo sapiente ! "
Il poeta è pertanto assimilabile al grande sciamano, al
supremo interprete dell'universo, tanto che per M. Arnold la letteratura e la poesia non
sono altro che la vera forma di epsressione della religione. Dunque il poeta viene
talvolta paragonato al folle, proprio perché il suo modo di esprimersi non viene inteso
dalla gente comune e perché d'altro canto in genere non è molto rispettoso nei confronti
del potere. Il poeta trasforma la nostra essenza, i nostri desideri, le nostre ansie, le
nostre paure, le nostre rimostranze in un grande sogno onirico, soltanto che nel fare
questo egli rimane perfettamente sveglio e desto! Quello che per la gente ordinaria è
infatti possibile soltanto durante il sonno, per il poeta è possibile in ogni momento
della giornata. Dunque anche il nonsense ed il caos dell'assurdo talvolta sono celebrati
nelle poesie, tanto da risultare dei veri e propri divertimenti linguistici, come ci
ricordano per esempio le limericks inglesi di Edward Lear, che offrono di sicuro un serio
effetto umoristico.
La poesia del resto anche per Platone non è
pratica della ragione, ma è quasi una forma di delirio, di religione, di illusione. Il
tardo Platone delle leggi giungerà persino a proporre una serie di norme restrittive e
censorie dell'attività dei poeti, applicazioni che non servono ai nostri giorni dove è
il mercato a occuparsi di fare in modo che la poesia rimanga ai margini della società. In
effetti la poesia suscita una certa tristezza ed una certa inquietudine che mal si
adattano alle moderne e tecnologiche paure di fine millennio. Forse perché come diceva
Leopardi la poesia per essere tale deve suscitare qualcosa di lontano, quindi deve essere
necessariamente melanconica e nostalgica, proprio perché la felicità è sempre o passata
o futura, ma mai presente. Ecco forse perché l'uomo contemporaneo che invece vorrebbe
essere felice ora e subito non la gradisce molto.
Certo la poesia a volte diventa triste e scomoda
proprio perché non fa altro che rivelarci la tremenda solitudine dell'uomo, e la
fugacità di quelle cose che solamente gli possono arrecare un po' di sollievo in questo
difficile cammino che è la vita umana. La poesia insomma non riesce a scalfire quello che
anche per Kant è il male più grande dell'uomo, l'egoismo intrinseco della specie e
spesso non fa altro che rivelare a chi la frequenta la terribile solitudine dell'artista,
il tragico dolore dell'uomo e le enormi difficoltà di comunicazione tra gli esseri
viventi. E' in definitiva quasi sempre un disperato tentativo di condivisione che si perde
negli sterminati e gelidi silenzi dell'universo, ma, per riprendere e parafrasare ancora
Lamb, in ogni caso il suo tentativo è uno di quelli più altamente umani e significati.
La poesia in ogni caso, come riteneva Coleridge, è del
tutto simile alla filosofia e quindi deve anch'essa insegnarci a morire attraverso le
grandi invenzioni dell'intelletto e del linguaggio, solo così infatti potremo meglio
gustare il fatto di essere ancora vivi, anche se moribondi. La poesia inoltre essendo in
genere una forma di espressione breve se riesce a trattare nel giusto modo certi argomenti
si avvicina enormemente allo stile aforistico e sfruttando al meglio tutte le
potenzialità retoriche della parola riesce spesso anche a farci divertire. Per questo
dunque in questa sezione cercheremo di raccogliere una serie di poesie che per un motivo o
per l'altro possano aiutarci ad affrontare la vita in una forma più gioiosa, serena e
scanzonata, ma nache più critica!
In pratica, unendo lo spirito di amore e morte presente
in tutta la poesia romantica e non solo alla grande melanconia elegiaca della tradizione
classica, mescolando poi il tutto con una sana indignazione satirica e burlesca e ad uno
spietato e logico buon senso riuscieremo così ad ottenere delle vere e proprie poesie
velate di genialità e di un certo umorismo nero. Di sicuro il compito non sarà facile,
ma ad assisterci avremo un grande spirito dell'oltretomba che ci verrà in soccorso, di
tanto in tanto uscirà dalla fatidica grotta degli indovini per confortarci e
consigliarci, pertanto è con una grandissima stima e simpatia che non indugiamo oltre ed
accogliamo salutando e ringraziando colui che è ben più di un giullare, vale a dire il
maestoso erede del becchino, scortato dal suo inevitabile spirito immortale!
Se poi per esempio alcuni poeti come l'Aretino fanno del sesso un oggetto di
riso, secondo la grande tradizione romana e greca, Carl William Brown fa della metafora
del "fottetevi" (vedi il sito
..\fottetevi\index.htm
) un grido di allarme e di protesta destinato a coinvolgere la stupida autorità
dell'umana vanità. Infine, sempre prendendo spunto dagli scritti poetici dell'Aretino che
talvolta risultano essere poco chiari, non devono però mai farci dimenticare la lampante
evidenza della nostra poco limpida coscienza.
Dàmmi una buona digestione, Signore,
e anche qualcosa da digerire.
Dàmmi la salute del corpo, Signore,
con il buon senso che occorre per conservarla.
Dàmmi un'anima sana, Signore,
che conservi ciò che è buono e puro davanti agli occhi,
così che, vedendo il peccato, non si spaventi,
ma trovi il modo di raddrizzare la situazione.
Donami un'anima che non conosce la noia,
che ignori le mormorazioni, le lamentele ed i sospiri,
e non permettere che io mi dia troppe preoccupazioni
per quella cosa ingombrante che io chiamo "Io".
Donami il senso dell'umorismo, Signore,
donami la grazia di saper capire una barzelletta,
affinché io tragga qualche gioia dalla vita
e ne faccia partecipi gli altri.
Thomas More
L'INNO DEL CORPO SCIOLTO
E questo è l'inno
del corpo sciolto
lo può cantare solo chi caca di molto
se vi stupite la reazione è strana
perchè cacare soprattutto è cosa umana.
Noi ci svegliamo e dalla mattina
il corpo sogna la latrina
le membra posano in mezzo all'orto
e questo è l'inno, l'inno sì, del corpo sciolto.
Ci hanno detto vili, brutti e schifosi
ma son soltanto degli stitici invidiosi
ma il corpo è lieto, lo sguardo è puro
noi siamo quelli che hanno cacato di sicuro.
Pulirsi il culo dà gioie infinite
con fogli di zucca di bietola o di vite
quindi cacate perchè è dimostrato
ci si pulisce il culo dopo aver cacato.
Evviva i cessi, sian benedetti
evviva i bagni le toilettes e i gabinetti,
evviva i campi da concimare
viva la merda e chi ha voglia di cacare.
Il bello nostro è che ci si incazza parecchio,
ci si calma solo dopo averne fatta un secchio.
La vogliam reggere per una stagione
e con la merda poi fare la rivoluzione.
Pieni di merda andremo a lavorare
poi tutto a un tratto si fa quello che ci pare
e chi dice te fai questo o quello,
gli cachiamo addosso e lo copriam fino al cervello.
Cacone merdone stronzone puzzone
la merda che mi scappa si spappa su di te!!!
Roberto Benigni
NEBBIA E MISTERI
Scendi fitta nebbia fedele,
avvolgi i nostri dolori
e nascondi i nostri amori;
posati dolcemente
su campi e città,
inonda le strade e
fa si che l'uomo
non veda più i suoi simili,
trasforma i desideri
da falsi in sinceri e magari
fa si che si riempiano
un po' anche i cimiteri.
L'erede del Becchino
SONETTO DEL BUCO DEL CULO
Bruno ed increspato come un garofano viola
respira, umilmente rannicchiato tra il muschio,
umido ancora d'amore, che segue il dolce pendio
delle natiche bianche fino all'estremo dell'orlo.
Filamenti simili a lacrime di latte
hanno pianto al vento crudele che le respinge
attraverso piccoli ciottoli di fanghiglia fulva
per andarsene là dove il pendio le chiamava.
La mia bocca si accoppia alla sua ventosa.
La mia anima, gelosa del coito materiale,
ne fa il suo fulvo lacrimatoio e il suo nido singhiozzante.
E' l'ulivo stordito e il flauto carezzevole,
è il tubo in cui discende la celeste pralina
chanaan femminile nel dischiuso umore.
Paul Verlaine
FOTTIAMOCI
Fottiamoci, anima mia, fottiamoci presto,
poiché tutti per fotter nati siamo;
e se tu 'l cazzo adori, io la potta amo,
e saria 'l mondo un cazzo senza questo.
E se post mortem fotter fosse onesto,
direi: tanto fottiam, che ci muoiamo;
e di là fotterem Eva e Adamo,
che trovarno il morir sì disonesto.
Veramente egli è ver, che se i furfanti
non mangiavan quel frutto traditore,
io so che si sfoiavano gli amanti.
Ma lasciam'ir le ciancie, e sino al core
ficcami il cazzo, e fà che mi si schianti
l'anima, ch'in sul cazzo hor nasce hor more;
e se possibil fore,
non mi tener della potta anche i coglioni,
d'ogni piacer fortuni testimoni.
Pietro Aretino
DUBBIO XXVII
Suor Maria la lussuria avea nel sesso
e volendo la carne lacerare,
prese un cazzo di vetro d'un commesso
e con la potta cominciò a scherzare;
ma spinta dal furore a un colp'istesso
volendo tutto dentro farlo entrare,
le si ruppe la potta e 'l cul che è peggio.
Utrum se per far bene fe' sacrilegio
Pietro Aretino
RISOLUZIONE XXVII
Di medicina il principe Galeno
dice che nell'interne infiammazioni
si deve col trar sangue ridur meno
nel paziente le molestazioni;
onde se per smorzar la rabbia appieno,
che sturbar la potea dall'orazioni,
suor Marta si sbregò 'l cul e la potta,
sacrilega non fu, ma divotta.
Pietro Aretino
ALL'UNIVERSITA', MA VA A CAGA'
Color che hanno cagato esultino festanti
procedendo nella vita con il cazzo sempre avanti!
Di questo sacro loco giammai nulla si perda,
ciò che ci diede la scienza restituiamo in merda;
in questo luogo che di merda è asilo
feci uno stronzo che pesava un chilo.
Il mio culo per la gioia, di cagare non la smette:
quest'oggi, finalmente, ho preso ventisette;
chi prende all'esame ventisette si metta un
tappo tra le chiappe e poi le tenga strette;
per prendere ventotto occorre perlomeno
avere il culo rotto; chi prende ventinove,
dal culo rotto scagazza come un bove;
chi invece prende trenta nel cul piglia
pannocchie e qui caga polenta;
e chi la lode ha pure meritato,
il culo al professore avrà di certo dato!
Anonimo
ODE ALLE V.U. (Vagine Utili)
E' ben noto che la speme
a morir non e' mai prima
e' anche noto che a noi membri,
piace molto la Vagina ;
da codeste due espressioni
dell' umano cogitare
scaturisce un sol pensiero
"Abbiam voglia di trombare"