LIBERO FORUM SULLA STUPIDITA'

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A PROPOSITO DELLA STUPIDITA' Di Oliviero Ponte del Pino

Come forse alcuni tra i miei amici avranno dedotto, tra le mie varie e inquietanti ossessioni c’è anche la stupidità. Negli ultimi anni ho passato molto del mio tempo a studiare l’argomento, in particolare le varie teorie e i diversi atteggiamenti che sulla stupidità sono stati assunti nel corso dei secoli.

Ne è venuto fuori un libro (Chi non legge questo libro è un imbecille, Garzanti, lire 22.000), un corso accelerato di stupidità costruito intorno a 565 citazioni. Chi vuol leggerne un capitolo, può andare a cercarlo su Golem 21.
Sono molto orgoglioso del mio libro, ma ovviamente non pretendo di aver esaurito l’argomento. Anche perché da Albert Einstein ho imparato almeno una verità: «Solo due cose sono infinite: l’universo e la stupidità umana, e sul primo non sono sicuro».
Insomma, c’è ancora molto lavoro da fare, anche se la mia parte credo di averla (quasi) esaurita. Per proseguire nella mia impresa avrei bisogno di quella che Pierre Lévy ha definito «intelligenza collettiva» della rete. Insomma, la cyberintelligenza, che ovviamente presuppone anche una cyberstupidità (ma a volte possono sembrare indistinguibili).
Dunque mi offro volontario per gestire un forum, un archivio della stupidità, raccogliendo ulteriori dati e informazioni sull’argomento e inserendole in una banca dati a disposizione di tutti.

A. Le cause della scemenza
È un errore di Dio (o dei suoi copisti, che è più o meno lo stesso).
È carenza di qualcosa. (È la teoria di Locke, che i teorici dell’intelligenza artificiale hanno fatto propria: scarsa velocità di elaborazione e scarsa memoria).
È una cicatrice, una ferita. (È la teoria di Horkheimer e Adorno, la si trova nell’ultima pagina dell’imprescindibile Dialettica dell’illuminismo.)

B. A che cosa serve la stupidità
Teoria greca (ovvero economica).Il boccalone esiste perché io possa fregarlo, così prima ci guadagno e poi rido alle sue spalle. Da qui il proverbio autodifensivo «Chi si fida di greco, non ha il cervello seco».
Teoria dello scemo del villaggio (o dello straniero). Il grullo riassume in sé tutte le caratteristiche e i comportamenti che noi disapproviamo; grazie alla sua melonaggine, ottusità e balorderia, i nostri difetti vengono identificati e messi alla berlina.
Teoria di san Paolo (ovvero cristiana). I semplici confondono la fiducia dei sapienti nella ragione umana, contrapposta agli imperscrutabili cammini della volontà divina. Perché la Fede dello sciocco è certo meglio dell’ateismo del Genio.
Teoria dell’autodifesa (o del finto tonto). Di fronte a un’autorità vessatoria e crudele (e stupida), fingere di essere ancora più tonti, se non porta grandi vantaggi, almeno consente di minimizzare le perdite.
Teoria shakespeariana. La stupidità serve ad affinare l’intelligenza, come traspare dall’ottimismo di Celia e Rosalinda in Come vi piace. Le due amiche sembrano assai sicure del fatto che la dabbenaggine di Pietra di Paragone non riuscirà a scalfire la loro intelligenza, e anzi la esalterà. Beate loro. Per gli appassionati, Wittgenstein si sarebbe probabilmente dichiarato d’accordo.
Teoria di Nietzsche. La stupidità serve a essere buoni. Ma esiste anche nel nostro profondo una «volontà di stupidità» (stretta parente della più celebre volontà di potenza) che ci permette di agire.
Teoria comica. Gli sciocchi, imitando gli imbecilli, ispirano le nostre migliori risate.

C. Le parole per dirlo

QUIZ ARTICO

Gli Inuit, che vivono tra le tempeste e i deserti di ghiaccio, hanno decine di parole diverse per indicare il bianco e la neve. Noi, che viviamo in città densamente popolate dai nostri simili, quante parole abbiamo per indicare uno stupido?

Quella che segue è una tassonomia senza pretese di completezza, ma può essere utile per differenziare le imbecillità comuni e le stoltezze eccentriche, le idiozie arcaiche e le neo-cretinerie quelle che non ricadono nelle categorie consolidate. Insomma, una specie di bussola per orientarsi nel labirinto dell’umana scemenza.

Stupidus Stupidus: quello etimologico, che conserva tutto lo stupore originario, il balordo (ovvero bis-luridus, due volte impallidito dallo stupore), il basito; forse il grullo, quello che ciondola il capo senza capire, stretto parente del gonzo, cioè il [vere]cundius, colui che si vergogna; il babbeo, colui che balbetta perché ha perso le parole per lo stupore, e i suoi parenti babbio e babbione.
Stupidus Geographicus, quello a denominazione d’origine controllata, il beota, il taìcio, il crucco, il farlocco, il gaggiàn, il fano. Rientra forse in questa categoria (di cui costituirebbe dunque una sotto-categoria) lo Stupidus Onomasticus, quello identificato con un nome di battesimo (forse tipico dei contadini): il bartolomeo, il ciro, il gino, il toni, il vincenzo (che nel gergo della mala è il tonto da imbrogliare), l’ambroeus; unica femmina, forse a riprova della diabolica astuzia del sesso debole, la carlotta. Il marco dovrebbe in apparenza rientrare nella categoria, ma quello, più che un nome proprio, pare fosse l’appellativo con cui gli zingari chiamavano il loro asino, e dunque dovrebbe ricadere nella quinta categoria.
Stupidus Misticus, ovvero Cretinus (nel senso etimologico di cristiano), che si interseca per certi aspetti con la categoria precedente; ne sono esempi sant’Alipio e sant’Antonio (che però sono anche parenti dello Stupidus Stupidus: «el me par un sant Alipio a la colonna» si dice a Venezia pensando a una statua collocata sopra una colonna nella basilica di San Marco; mentre in Ticino lo stesso concetto ha trovato quest’espressione: «u sumea un sant’Antoni de gess»); e ancora il san Marcone o il povero Giobbe. In una più ampia derivazione biblica, la categoria abbraccia anche l’angelo, l’apostolo, il mardocheo, il maccabeo, il taddeo, il caldeo, lo zebedeo (vedi però anche qui sotto lo Stupidus Sexualis), il babbacucco, il quacchero, il badanai e il barabba.
Stupidus Vegetalis, comprendente il bietolone, il banano, il broccolo, il pinolo, la zucca (naturalmente vuota, oppure nella forma accrescitiva di zuccone); nel milanese coltivano il balòss (che nel dialetto romagnolo sarebbe la castagna lessata, cibo di cui s’ingozzava il povero balòss; balòss è anche la vulva) e il badée (dallo spagnolo badea, melone d’acqua). A metà strada con la prossima categoria, troviamo il castrone.
Stupidus Bestialis, la bestia, il bestione, quello che tradisce la propria stretta parentela con alcuni qualificati rappresentanti del regno animale; soprattutto i pesci, o meglio i boccaloni, apprezzati per la loro tendenza ad abboccare a tutte le esche; a Genova e dintorni pare si tengano seminari sulle sottili differenze tra le stupidità del cefalo, del nasello, della seppia, del tonno, della tinca (nel gergo dei comici la tinca è la «spalla» di quello che fa ridere). Sono ben rappresentati grazie alla loro proverbiale testardaggine anche l’asino e i suoi parenti mulo, somaro e ciuco; poi il bue e tra i volatili il pollo, la gallina, il piccione, l’oca e il tordo.
Stupidis Sexualis, quello che con ogni evidenza concentra le proprie facoltà intellettuali nell’organo genitale maschile, che si tratti di baggiano, belinone, bischero, cazzone, ciula, coglione (o rincoglionito), minchione, zebedeo, piciu, pirla (con l’affettuosa variante pistola). Va notato che l’organo sessuale femminile (così come il deretano in tutte le sue varianti) viene raramente associato alla stupidità (tra l’altro quando indica lo scemo «la mona» diventa «un mona»): un dato cui varrebbe la pena di dedicare una riflessione più approfondita.
Stupidus Deficiens, quello cui manca qualcosa, o che ha subito una sorta di rottura, di danno: il deficiente, per l’appunto, ma anche il demente, lo scervellato, l’insipiente (cioè privo di sapienza), lo scemo, lo scempio, lo sciocco che, come l’insulso, è quello etimologicamente insipido, senza sale in zucca. In omaggio alle teorie della complessità attualmente in voga, va citato il semplice. Senza dimenticare lo zero e il nullo, dove la deficienza è totale. In questa grande famiglia potrebbero forse essere inserite le prossime due sottocategorie.
Stupidus Technologicus, in cui il danno è dovuto a un qualche accidente elettrodomestico; vedi il tarato, il fuso, il fulminato, il surgelato, l’impagliato, l’imbranato (dove si fa riferimento alle cinghie che imbrigliavano i muli). La categoria merita un’attenzione particolare, perché la sua mera esistenza conferma che gli stupidi possono evolversi, progredire, restare al passo con i tempi e le nuove tecnologie. L’avvento dei computer offre notevoli prospettive di espansione dei cretini: le più fortunate collane di manuali e guide all’uso dei personal sono state lanciate perché adatte ai tonti (i manuali «for dummies», che nella versione italiana stati tradotto in maniera sintomatica «senza fatica», e in quella francese «pour le nuls») e agli idioti (la collana «for idiots»). Milioni di dummies e idiots del mondo intero si sono sentiti in dovere di acquistarli.
Stupidus Musicalis, che comprende lo stonato, lo stordito, il suonato.
Stupidus Geometricus, ovvero l’ottuso, il piatto, ma anche l’ebete, che viene dal latino hebes, cioè smussato, ottuso.
Stupidus Metereologicus, come lo sventato; ma anche il fool, dal latino follis, ovvero «borsa gonfia d’aria, mantice», e il buffone, dal verbo buffare cioè soffiare del vento.
Stupidus Culinarius, un ibrido tra lo Stupidus Vegetalis e lo Stupidus Technologicus, che comprende tra gli altri il salame, il bollito, il maccarone e lo gnocco.
Stupidus Ironicus, un vero Genio, un Cervellone.

D. Integrazioni alla Bibliografia

La bibliografia in fondo al libro non ha alcuna pretesa di completezza (anche se sono 12 pagine fitte fitte; se proprio volete sapere da dove cominciare, i classici sull’argomento sono Bouvard e Pécuchet di Gustave Flaubert, Elogio della stupidità di Jean Paul, Discorso sulla stupidità di Robert Musil e Le leggi fondamentali della stupidità umana in Allegro ma non troppo di Carlo Maria Cipolla).
Ai libri, ai film e ai cd-rom che ho preso in esame per compilare ne possono certamente essere aggiunti molti altri. Per cominciare, di recente sono usciti alcuni volumi degni di nota (siccome uso quest’appendice alla bibliografia anche per eventuali aggiornamenti del mio saggetto, a volte le voci bibliografiche e le citazioni contengono rimandi al medesimo).

Fausti Silvano, L’idiozia. Con postilla sul Giubileo, Ancora, Milano, 1999, p. 14: «Il paradosso del cristianesimo è non solo proporre un Dio stupido e debole, ma doppio paradosso pretendere che la stupidità convinca d’insipienza i sapienti e che la sua debolezza distrugga i potenti. Il pensiero stupido e debole è da sempre la sua sapienza e forza!» (cfr. p. 72).

Grasso Aldo, Linea allo studio. Miti e riti della televisione italiana, Bompiani, Milano, 1989, in particolare il capitolo L'invincibile attiranza, pp. 20-21.

Lec Stanislaw, Altri pensieri spettinati. Aforismi in margine a tovaglioli di carta, a cura di Pietro Marchesani, Bompiani, Milano, 1999.

Von Trier Lars, Gli idioti. Dogma 95. La sceneggiatura. Il diario di lavorazione, tr. it Annuska Palme Sanavio, Ubulibri, Milano, 1999, p. 35: «Che senso ha vivere in una società che diventa sempre più ricca quando gli esseri umani non sono per questo più felici? All’età della pietra, tutti gli idioti morivano, non è più così, ora abbiamo i mezzi per tenerli in mezzo a noi. La gente lotta per la libertà, ma quando la ottiene non sa che farsene, diventare idiota è un lusso ma anche un progresso, gli idioti sono gli uomini del futuro, cazzo!» (cfr. p 217).

E. Avvertenza finale

Con la stupidità non è possibile barare. Quando si fanno davvero i conti con l’imbecillità umana, prima o poi si incontra la propria. Ogni nostra riflessione sull’idiozia è, in fondo, autobiografia.

Tratto dal libro Chi non legge questo libro è un imbecille. I misteri della stupidità attraverso 565 citazioni, Garzanti, Milano, 1999. Indice Pagina    Indice Forum


VIVERE E PENSARE COME PORCI Contro la stupidità di Nicolas Truong

Il matematico Gilles Chëtelet si è imbarcato in un'opera davvero impegnativa (1) imbracciando l'arma del pamphlet, della critica sociologica e dell'argomentazione filosofica, qui messa al servizio di un'analisi distruttrice della "contro riforma liberale" seguita "alla generosa agitazione" degli anni 60. Nel momento delle celebrazioni, convenzionali e tristanzuole, del maggio 68, l'autore abbozza il passaggio all'era del consenso, che ha forse come destinatario una generazione ribattezzata "Mitterrand" da esperti in opportunismo pubblicitario, ai quali gli avvenimenti di maggio, scanditi dall'eterna presenza mediatica, sembrano molto lontani.
Questo saggio virulento, autentica accusa contro il nuovo mondo del "nomadismo high tech" al quale ci invita gioiosamente Jacques Attali nel suo Dictionnaire du XXI siècle (Fayard 1998), non se la prende, è evidente, con la razza suina. Bensì con la "ingordigia zuccherosa", la "stupidaggine umanitaria", il "dio nascosto" della statistica economica e con la classe dominante che, computer e telefonini alla mano, naviga sotto cieli digitali e fa il surf sulla massa dei popoli giudicati arcaici e relegati al rango di bestiame. Nessuno degli attori, nessuna delle figure teoriche dell'ordine stabilito viene risparmiata.
Non il nuovo filosofo esperto in voltagabbane, né il postmodernista che accompagna il sociale nella sua caduta né l'impostura delle tesi pseudoscientifiche sul Caos, moderna giustificazione della "mano invisibile" dei primi teorici del liberalismo, né il miraggio dell'opinione pubblica o delle statistiche che trasformano l'uomo comune in "uomo medio".
Attraverso un viaggio nel paese della "merdonità", per usare un termine di Michel Leiris, Gilles Chëtelet ritrae abilmente un mondo passato dalla "carne da cannone alla carne da consenso" con la complicità di una sinistra che ha confuso la modernità con la mondanità. Una sola la figura salvatrice. Per l'autore, solo l' "eroe qualunque", che resiste agli egoismi, può proiettare nel "collettivo le nuove individualità" e scuotere il muro della democrazia-mercato. Un personaggio che certo non va ancora di moda. Ma non dubitiamo che possa, domani, avere successo.

note:

(1) Gilles Chëtelet, Vivre et penser comme des porcs. De l'incitation à l'envie et à l'ennui dans les démochraties-marchés, Editions Exils, Parigi, 144 pp., 90 ff.    Indice Pagina    Indice Forum


SULLA STUPIDITA' UMANA   di Giorgio Boratto

Sulla stupidità umana ci sono molte teorie; ma soprattutto si sa che essa è fonte di quasi tutti i nostri problemi e spiegazione del perché le cose non funzionano. Poi quando la causa non è la stupidità le conseguenze sono molto peggiori perché sono stupide le nostre reazioni e i tentativi di soluzione.

Tutti interagiamo con la stupidità. Come sosteneva Wittgenstein noi facciamo cose intelligenti perché facciamo anche cose stupide. Nel raffronto scopriamo quali sono le une e le altre. La stupidità poi la trasferiamo nella relazione con il nostro prossimo così, secondo degli interlocutori, si spande, accresce, si ridimensiona o guarisce. Il guaio maggiore avviene quando la stupidità non è solo più nostra, che sarebbe sempre un male che si può almeno controllare, ma quando essa agisce nelle persone che hanno potere sul destino di molti. Nasce così il "potere stupido": la stupidità più pericolosa e devastante che ci chiama alla guerra e alle peggiori nefandezze collettive. In questo caso può intervenire la democrazia a mitigare o controllare la stupidità dei potenti; ma può succedere che questa venga invece condivisa, spalmata o motivata, spesso delegata. Si sa che è più comodo essere seguaci che seguire la libertà. Per la legge dei numeri allora anche in democrazia avviene che la stupidità di chi detiene il potere, seppur sottoposto a controllo, si moltiplichi; ovvero aumenti. Può capitare che qualcuno acquisisca il potere senza che lo voglia; lo ottenga perché dà fiducia, sa essere autorevole, competente in determinati campi e situazioni. Se queste sono persone capaci e responsabili, il potere diventa "intelligente"; almeno in questo caso sono alte le probabilità. Ma il "potere intelligente" è di persone che invariabilmente non perseguono il potere in quanto tale. Chi cerca il potere si concentra nella lotta per conquistarlo e allora usa elementi manipolatori e aggressivi rivelando così la stupidità. Queste persone pur partendo dalle migliori intenzioni spendono le energie per mantenere o accrescere il potere per loro, fino a perdere gli obiettivi iniziali. La persona che una volta ha raggiunto il potere spesso si ritiene la migliore, la più capace, intelligente e saggia; di solito si circonda di cortigiani, seguaci e profittatori che rinforzano quest'illusione.

Le persone che inseguono il potere non sono poi in verità più stupide delle altre ma più furbe e abili; succede però che inevitabilmente più accresce il potere più cade l'intelligenza a favore della stupidità e di questa riesce a fare sintesi.

Il "potente" ha poca energia da dedicare alla sua vita privata, non ha solitamente emozioni da condividere e non riesce a gestire in modo sano i sentimenti e gli affetti. Certo deve dimostrare un buon grado d'abnegazione per la causa che lo rende vittima e carnefice di se stesso. Lo rende uno stupido modello.

La stupidità dei potenti, tipo Bush e Berlusconi, come di altri e forse dell'intero occidente si potrebbe vedere così. Tutti insieme nella crociata contro il male, con la stupidità come arma micidiale, per vincere una "bambolina di plastica", perdendo insieme la credibilità e l'autorevolezza dovuti alla saggezza dei comportamenti.    Indice Pagina    Indice Forum


IL GOVERNO AGISCE CON STUPIDITA'  contro il MST Folha On Line, 7 Maggio 2000 Intervista a Joao Pedro Stedile

Il principale leader nazionale del MST, João Pedro Stedile, ha classificato come "stupidità completa" la minaccia del governo di utilizzare l'Esercito contro i senza terra che hanno invaso gli edifici pubblici la scorsa settimana. "Non era un bluff", ha affermato.
In una intervista via e-mail, Stedile ha detto che non c'è alcuna intenzione di invadere la fazenda del presidente Fernando Henrique Cardoso: "Suonerebbe come una provocazione".
Secondo lui, altri movimenti come la CPT (Commissione pastorale della terra, legata alla Chiesa), sono stati più radicali dei senza terra nelle azioni della settimana scorsa. E ha reagito con ironia all'accusa che il MST non è democratico.
A proposito di democrazia, è democratico il salario minimo attuale? E' democratico censurare la mia intervista nei canali della TV Educativa? E' democratico ciò che ha fatto il governatore del Paranà, Jaime Lerner, impedendo che i contadini entrassero nella città?

Seguono i principali brani dell'intervista, concessa in due tappe, tra sabato e domenica:
Folha - Questo arretramento tattico del MST adesso quanto durerà? Quando e come dovrà avvenire la nuova azione?
Joao Pedro Stedile - Il governo sta introducendo un modello agricolo che ha reso impraticabile l'agricoltura brasiliana nel senso più generale, e in particolare l'agricoltura famigliare. Questo, però, rende impraticabile la riforma agraria nel suo senso più ampio di generare lavoro e futuro per le nuove famiglie insediate. Il mentore intellettuale di questo progetto, che è stato segretario esecutivo del Ministero dell'Agricoltura, il professor Guilherme Dias, riconosce adesso il fallimento di questo modello. Tra i 700 mila stabilimenti padronali, solamente 88 hanno un reddito positivo, le grandi proprietà imprenditoriali che si dedicano all'esportazione.
E tra i 4 milioni di stabilimenti agricoli di piccoli agricoltori, tra i quali quelli insediati, solamente 700 mila sono resi praticabili. Questo è il dibattito che vorremmo fare con il governo. E' inutile discutere sui numeri; che aumenterà il numero di famiglie insediate, che darà R$ 2.000 anziché R$ 1.500 di credito a ogni famiglia.
La novità è che l'attuale processo di impoverimento dell'agricoltura ha raggiunto ampi settori, compresi i medi agricoltori. E questo ha fatto sì che ci fosse una mobilitazione sempre più grande di altri settori e movimenti nella campagna. Questa è la grande novità: il modello ha impoverito tutti, ma adesso non solo i senza terra, tutti hanno deciso di mobilitarsi. La stampa non se n'è accorta perché il governo ha voluto mettere tutta la stampa contro di noi. Ma in queste manifestazioni, le azioni più radicali sono venute da altri movimenti.
La Federazione dei Lavoratori Rurali dello stato del Parà ha bloccato la strada Transamazzonica e ha occupato il Basa a Belem. I piccoli agricoltori dei sindacati della regione Centro-ovest hanno bloccato la strada a Rondonopolis per una settimana. Gli insediati della CPT hanno occupato la sede dell'Incra nello stato di Paraiba e hanno rovesciato tre vetture dell'Incra. Il Movimento dei Piccoli Agricoltori (MPA) ha occupato la Banca Centrale a Porto Alegre, il Movimento delle Vittime delle Dighe ha occupato le installazioni della Gerasul (la centrale elettrica) a Florianopolis.
Quindi, se il governo non riconoscerà la gravità della situazione reale di impraticabilità della piccola agricoltura e degli insediamenti, il risultato sarà la crescita della tensione sociale con la conseguenza che i movimenti andranno ad articolarsi sempre di più, oltre ad organizzare mobilitazioni ancora più estese. La scadenza per questo processo dipende dal governo, se vuole davvero cambiare la sua politica o se vuole soltanto continuare a fare minacce e propaganda.

Folha - Quale è il bilancio di perdite e guadagni? E' valsa la pena invadere edifici pubblici? Il movimento acquista maggiore visibilità? E quanto perde dal punto di vista della ragione?
Stedile - Il MST ha come linea politica il fatto che la nostra forza sta nel numero di lavoratori che riusciamo ad organizzare e mobilitare intorno ad un obiettivo comune. Il nostro obiettivo nel circondare gli edifici della Finanza era quello di attirare l'attenzione della pubblica opinione sul fatto che la causa dell'impoverimento e dell'impraticabilità dell'agricoltura è la politica economica generale del governo.
Tanto è vero che il governo ha reagito grossolanamente, e cioè, abbiamo colto nel segno. Se così non fosse, non avrebbe reagito in questo modo.
Non abbiamo mai cercato la visibilità in quanto movimento. Il nostro scopo non è la propaganda. Il nostro scopo è denunciare che il modello economico sta generando sempre più povertà nella campagna e nella città. E il governo lo sa.
Il governo ha cercato di isolarci dalla società e ha dettato solo misure di repressione, che non rappresentano nessun cambiamento reale nella soluzione dei problemi. Tutte le misure annunciate servono solo a dare una risposta alla destra e all'oligarchia rurale, nelle vesti della quale il governo ha agito. Ma ha agito male di nuovo.
Noi pensiamo che la società brasiliana abbia capito la gravità del problema. Negli stati riceviamo la solidarietà di tutti. E, ad eccezione del governo del Paranà, che ha nella polizia alcuni trogloditi, e il cui governo Lerner è coinvolto in molte denunce di corruzione e frodi di ogni genere, in tutti gli altri stati gli stessi governi locali hanno avuto una posizione di sostegno o comprensione, perché conoscono la vera realtà dell'agricoltura.

Folha - Cosa pensa della minaccia dell'introduzione dell'Esercito in questa situazione?
Stedile - E' una completa stupidaggine. Non era un bluff, il governo ha già impiegato l'Esercito altre volte - contro il movimento dei camionisti, dei lavoratori del petrolio E l'ha impiegato anche per proteggere la sua propria "fazenda", il che è incostituzionale, perché non si tratta di un edificio pubblico. Sarebbe meglio se il governo impiegasse l'Esercito per proteggere gli aerei della FAB (Forza Aerea Brasiliana) e non per permettere che i ministri li usino per andare al mare o proteggere le casseforti della Banca Centrale, per evitare che Arminio Fraga continui a spendere R$ 9,7 miliardi di danni con il PROER.
Credo che questo faccia vergognare anche la categoria degli Ufficiali dell'Esercito brasiliano, che si vedono spogliati delle loro funzioni. E dimostra quanto il governo sia arrogante.
Tutti sanno che la povertà nella campagna, che l'esistenza dei senza terra è un problema sociale. E che nessun problema sociale nella storia dell'umanità è stato mai risolto con l'Esercito o la polizia. Peggio ancora è sostenere che le nostre mobilitazioni incidevano sullo stato di diritto.
E peggio ancora è creare una divisione speciale all'interno della Polizia Federale. Probabilmente c'è tempo e personale in avanzo nella Polizia Federale, dopo le denunce fatte alle CPI delle Banche e del Narcotraffico.

Folha - E' prevista qualche azione per il periodo delle elezioni?
Stedile - Le elezioni sono sempre un spazio importante di dibattito democratico. Ma nel periodo elettorale, in genere, c'è stato uno smorzamento delle mobilitazioni di massa. Perciò non credo che i movimenti sociali nella campagna decidano le loro mobilitazioni in funzione delle elezioni.
Personalmente credo che il governo subirà molte sconfitte in queste elezioni, anche all'interno del paese, dove le oligarchie che lo sostengono hanno più controllo sui poveri. Perché la situazione della povertà è molto estesa e la rivolta e lo scoraggiamento verso il governo sono sempre più evidenti.

Folha - In sintesi, che effetto (a favore o contro chi?) possono avere nelle elezioni le azioni del MST?
Stedile - In sintesi, credo che le mobilitazioni, non solo quelle del MST, ma anche della Chiesa, della Contag, dei sindacati, contribuiranno a denunciare il fallimento del modello economico, la impraticabilità dei piccoli municipi - che dipendono dall'agricoltura - e che questo modello ha reso impraticabile l'agricoltura nazionale. Tutto ciò può portare la popolazione in generale ad una maggior consapevolezza sociale e politica, e se non porterà voti all'opposizione, certamente susciterà altre mobilitazioni in tutto il paese, prima e dopo le elezioni.
Perché la gravità del problema sociale all'interno del Brasile non ha un calendario: o si prendono misure concrete che aiutino a risolverlo oppure - prima o poi - si ritorna alle mobilitazioni.

Folha - Nel governo c'è chi dice che il MST ha legami con movimenti rivoluzionari latino-americani (come l'Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale, del Messico, e il Sendero Luminoso). Il MST è rivoluzionario? Cosa vuole?
Stedile - Il MST si considera un movimento sociale che lotta contro la povertà e contro la disuguaglianza sociale. Consideriamo che, per raggiungere tali cambiamenti nell'ambiente rurale, è necessario sconfiggere il latifondo. E, da un po' di tempo a questa parte, abbiamo capito che il modello economico introdotto dalle élites rendeva impraticabile l'agricoltura, la riforma agraria e la distribuzione del reddito, perciò abbiamo ampliato il nostro ventaglio di lotte. E' evidente che la nostra lotta è una lotta radicale nel senso pieno della parola e che, per eliminare la povertà e la disuguaglianza sociale, sarà necessario compiere cambiamenti radicali della struttura economica del nostro paese.
Secondo quanto sostenuto da Caio Prado Junior, saremmo un movimento rivoluzionario. Secondo la propaganda ideologica della destra, sinceramente noi non ci consideriamo un movimento rivoluzionario. Non siamo un partito politico e il nostro obiettivo non è prendere il potere politico, questo è compito dei partiti politici e di ampi movimenti di tutta la società.
Detto fra noi, se quelli che detengono il potere hanno paura di un piccolo settore della nostra società, che sono i senza terra, quale pericolo per la loro stabilità politica, è perché in effetti sono una minoranza talmente piccola che chiunque protesti gli causa spavento.
Il generale Alberto Cardoso (capo del gabinetto della Sicurezza Istituzionale) sa, e i servizi di intelligenza dello Stato sanno, che i nostri contatti in America Latina sono con movimenti contadini come i nostri. E siamo fieri di questo rapporto.
Abbiamo contribuito a costruire una rete che riunisce tutti i movimenti contadini dell'America Latina, chiamata Coordinamento Latino americano delle Organizzazioni della Campagna e con altre organizzazioni di altri continenti abbiamo creato la "Viacampesina". Le menti turbate vedono sempre fantasmi, quando non riescono a spiegare la realtà o le proprie colpe.

Folha - Un'altra affermazione del governo e di alcuni settori della società è che l'invasione di edifici pubblici è illegale e il mancato rispetto alle leggi è una minaccia alla democrazia. La democrazia non è un valore fondamentale?
Stedile - Quando noi occupiamo un edificio pubblico, lo facciamo per attirare l'attenzione della pubblica opinione, della società, sulla responsabilità dei problemi sociali esistenti, in questo caso la politica economica del governo. Insomma, noi non occupiamo edifici pubblici qualsiasi, non abbiamo mai occupato sedi pubbliche nell'area della sanità, dell'educazione.
E in nessun edificio abbiamo mai tenuto ostaggi, come ci hanno accusato. L'associazione dei dipendenti statali ha contestato pubblicamente il ministro, ma questo non viene riportato sulla stampa, e non abbiamo nemmeno mai depredato. Al contrario, è nostra abitudine ripulire gli edifici. C'è stato soltanto un vetro rotto a Sao Paulo, dagli stessi dipendenti, e basta.
Con le macchine prese all'Incra dello stato di Paraiba il movimento non centra, è stata la CPT; e la macchina della polizia di Minas Gerais incendiata é stata opera del MLST. La democrazia per noi è molto importante. Del resto, avremo una vera società democratica soltanto quando i lavoratori avranno diritto alla terra, al lavoro, alla scuola, al cibo, alla salute.
Ma le élites e il governo non rispettano la democrazia, ossia, il diritto di tutti, tutti i giorni, e nessuno dice niente. I giuristi sono stanchi di dire che il presidente FHC ha strappato la Costituzione, che amministra con provvedimenti provvisori. Questo è democratico?
E, parlando di democrazia, è democratico il salario minimo attuale? E' forse compatibile con ciò che determina la principale legge della Costituzione? E' democratico censurare la mia intervista alla TV Educativa? E' democratico ciò che ha fatto il governatore Lerner, impedendo ai contadini di entrare nella città? O è la ripetizione di pratiche medievali quando i signori della terra permettevano ai contadini di entrare nei castelli soltanto in alcuni giorni dell'anno? L'élite brasiliana usa il valore della democrazia solo come un eufemismo, da 500 anni.
E' stata democratica la repressione che abbiamo subito a Porto Seguro. quando il nostro unico obiettivo era dire che i 500 anni appartenevano a noi, e non a loro?

Folha - C'è l'intenzione d'invadere la fazenda del presidente Fernando Henrique Cardoso? Con quale obiettivo?
Stedile - Non abbiamo mai deciso una cosa del genere. Gli organi di intelligenza, che tanto vigilano sui nostri telefoni, documenti, lo sanno bene. Anche perché sappiamo che l'area è produttiva, che non verrebbe mai espropriata, e quindi, suonerebbe come una provocazione. Abbiamo montato un accampamento davanti alla "fazenda", il che mi sembra un giusto diritto della democrazia. Insomma, i poveri non possono dire la loro?

Folha On Line Intervista a Eliane Cantanhede Direttrice succursale di Brasilia 07/05/2000 ore 20:17  Indice Pagina    Indice Forum


EVOLUZIONE E STUPIDITA' di Federico Petrozzi

Caro Nicoletti, sento spesso la trasmissione e pur non classificandomi né come golemaniaco, né come seguace di tutankamon, né come utente sfrenato di TV vorrei dare un mio piccolo contributo.
Le mie considerazioni non nascono dalla TV ma da un libro (mentre si può considerare la Tv come un libro da sfogliare col telecomando,non sono riuscito ancora a trovare un telecomando che giri automaticamente le pagine di un buon libro).
Leggo e rileggo alternativamente "L'elogio dell'imbecille" di Pino Aprile, e "Allegro ma non troppo" di Carlo M. Cipolla.
Entrambi trattano un argomento che mi piacerebbe potesse essere da lei affrontato in quanto ritengo che incomba su tutti noi: il problema della stupidità umana.
Dalla bomba di capaci ( o a scelta via d'amelio) al tranquillo masturbatore impazzito che ha inondato di sperma infetto un numero considerevole di signore desiderose di una maternità, credo che ci troviamo di fronte a un'escalation di reale stupidità.
Già perché nell'accezione che ne dà il Prof. Cipolla, nella matrice dei possibili comportamenti dell'uomo, la stupidità si contrappone sì all'intelligenza, ma si confronta anche con il banditismo e con la sprovvedutezza.
Allora.
Analizziamo prima quello che ci fa meno male: in sostanza, l'individuo intelligente possiede un'etica che gli permette di generare valore aggiunto per sé e per gli altri. Niente volontariato sociale, solo questo. E' il vecchio vinco io vinci tu, eppure questo tipo di etica è l'unica a generare una forte carica neg-entropica, ovvero a ridurre, anche se solo temporaneamente, l'inevitabile degrado dell'universo.
Parallelamente anche il bandito possiede un'etica che si fonda sul bilanciamento delle forze. La sua etica gli impone di vincere a discapito di un qualcun altro che perde. Di conseguenza i suoi comportamenti sono prevedibili e le modalità per fronteggiarli sono assolutamente prevedibili e scontati. Dalla porta blindata al porto d'armi.
Tutto sommato anche lo sprovveduto ha una sua etica. Egli preferisce perdere affinché altri vincano e questo evidentemente deve permettergli di apprezzare un determinato vantaggio secondario. Il negretto che ci vende la cassetta mal duplicata a 5.000 lire non copre neanche i suoi costi di gestione. Ma lui ce la vende lo stesso sperando in questo modo di ottenere un vantaggio secondario. Per correttezza coloro che vendono le cassette ai negretti appartenfgono alla categoria dei banditi.
Come dire; esistono fra l'altro delle gradazioni tra questi quattro comportamenti.
Il ladro che si intrufola nel mio appartamento e dopo avermi rubato l'argenteria, mi caca sul divano buono, appartiene a una categoria che si colloca tra il bandito e lo stupido con un maggior accento su quest'ultimo. Lo sprovveduto che a furia di perdere giustamente si incazza e commette un sopruso, si posiziona più vicino al bandito, mentre lo sprovveduto che imbocca l'autostrada contromano, si colloca più verso lo stupido.
Insomma si può giocare per lunghe ore con punti effettivi e punti degradanti.
Ma il problema più grosso lo mette in campo lo stupido perché sembra non possedere un'etica alcuna.
Per non fare nomi, il vecchio Bisignani che ha mandato a rotoli l'Alitalia e che per questo è stato premiato dandogli la dirigenzia della Tirrenia (navi...) è sicuramente un bandito perché ha generato grossi profitti per sé a discapito di un'azienda che sta fallendo. Probabilmente lo stupido è colui che lo manda in un'altra azienda senza invece pensionarlo come meriterebbe a stipendio zero.
Ma non ne voglio fare una questione personale.
Sicuramente ci troviamo in un sistema dove il banditismo (vinco io perdi tu) viene largamente premiato.
Ma la mia perplessità è che parallelamente si è trovato un modo per premiare anche la stupidità sicché, come splendidamente registra il sagace giornalista P. Aprile, si arriva alla conclusione che l'evoluzione, non solo in senso darwiniano, ma anche marxiano, premiando lo stupido, ne alimenta lo sviluppo incontrollato. E siccome la funzione sembra sviluppi l'organo, ecco che quotidianamente nascono orde di stupidi che con il loro agire non solo generano un danno agli altri (i banditi...) ma paradossalmente ne generano uno ancor più ampio a se stessi. Proprio in termini di riduzione del loro potenziale evolutivo.
Vi è poi un problema ancor più ampio che riguarda coloro i quali autorizzano implicitamente la stupidità. Con la nostra enorme tolleranza, noi accettiamo supinamente non più solo il banditismo delle pubbliche amministrazioni, ma anche i livelli più eclatanti di stupidità.
Per portare un esempio e continuando a non voler fare nomi, credo che lo stipendio di Emilio Fede non sia una vincita direttamente proporzionale al danno che lui genera. (anche perché sembra che ami talmente giocare a poker che lo stipendio, per quanto elevato viene rapidamente consumato). Fino a poco tempo fa, tanto per entrare in un dibattito televisivo che lei probabilmente ama di più di quello letterario, io confidavo nella capacità degli individui di maturare un certo livello di consapevolezza per poter cambiare canale.
Oggi mi sento più incline a credere che la tolleranza e la pigrizia portino un numero sempr emaggiore di persone a preferire quel canale perché il sig. Fede così come il povero Sgarbi o il Liguori, rispecchiano più fedelmente di altri il livello di stupidità che progressivamente va diffondendosi. In altre parole: la mia tolleranza alla stupidità mi porta a selezionare opinion leaders (?) che soddisfano il livello della mia stessa stupidità. Io per esempio non ho dubbi a collocarmi nel quadrante degli sprovveduti in quanto pur lavorando un congruo numero di ore, accetto passivamente che il fisco e lo Stato in genere, prelevino molto più di quanto si meritino e molto più di quanto in realtà mi offrano.
Quindi la domanda continua a essere la medesima. E' più stupido lo Stato nel non rendersi conto che così facendo innesca quotidianamente bombe di cui non conosce le reali potenzialità deflagratorie e di cui non conosce la posizione del timer o sono più stupido io ad accettarne la vessazione continua ritenendo eticamente scorretto frodare e mentire per non pagare un prezzo eccessivamente elevato?
Esiste dunque un'etica dell'intelligenza? Riuscirà mai essa a pervadere i nostri animi?
Non so quanto questa mia prolissa mail possa animare un dibattito che non c'è, ma apprezzando particolarmente la sua raffinata intelligenza e la sensibilità dell'osservazione e della riflessione mi auguro che possa contribuire a dirimere una serie di perplessità che al momento, pur permetendomi di riposare serenamente, animano i momenti destinati alla riflessione delle mie giornate già di per sé piene. Confidando in una sua risposta via mail (non sempre riesco a sentirla per radio) la saluto cordialmente. Suo Federico Petrozzi

P.S. Non ho la pretesa di aver esaurito l'argomento. Ho semplicemente buttato giù alcune idee che mi fermentano quotidianamente nella testa, ma che richiedono un confronto per poter diventare oggetto di una riflessione più accurata.
P.P.S. Ma, secondo lei, la televisione a quale delle quattro categorie suesposte appartiene?
P.P.P.S. Il sito rai.it è di una lentezza esasperante. Caricare la home page di Golem richiede più tempo di quanto ne abbia normalmente a disposizione. Fate qualcosa.   


ENERGIA E BLACKOUT DEL PENSIERO di Adriano Autino

Solo dopo che Roma raggiunse (prima città al mondo) il milione d’abitanti, vi presero piede le religioni dei misteri orientali, con le rinunce e le auto-mutilazioni relative. Ti accodavi a una processione in onore di Cibele, afferravi il coltello di un sacredote, ti tagliavi le palle e correvi per le strade agitandole finchè non trovavi una casa con la porta aperta e allora le gettavi oltre la soglia. Là ti davano vesti femminili, ed entravi nel sacerdozio. Pensa un po’ che razza di pressione occorreva, per far sembrare che quella fosse la via d’uscita più facile!

Da Tutti a Zanzibar - John Brunner (citazione da "Sei un idiota ignorante" di Chad C. Mulligan)


"Governo! Per tre quarti parassitismo e per il resto uno stupido armeggiare. Oh, Harshaw ammise, un animale sociale non può fare a meno di un governo, non più di quanto un individuo possa evitare i movimenti intestinali. Ma, il fatto che un male sia necessario, non è una ragione per definirlo un bene."

Da Straniero in Terra Straniera Robert A. Heinlein


A causa di un guasto, a quanto dicono le fonti di informazione, su una linea di alta tensione in Svizzera, l’Italia è rimasta completamente priva di energia elettrica per parecchie ore, alcune regioni per quasi un giorno intero.

Mi interessa poco la disputa politica, tendente a chiarire se abbiano maggior responsabilità i governi precedenti, colpevoli di aver trascurato e depresso la ricerca e cancellato il nucleare senza dare vita ad alternative, oppure il governo attuale, che ha dato priorità a tutt’altro, ed sta portando l’università e la ricerca italiane vicine al punto di non ritorno, sulla strada della sparizione totale.

Se Jack ha ucciso 30 persone, e John solo 28, non per questo John diventa un santo!

Una serie di dibattiti, tutti benintenzionati, si susseguono, intorno, mi pare, ad un unico tema: quanto siamo sciuponi ed inefficienti, e quanto siamo riottosi, nonostante molti "buoni maestri" si stiano adoperando da anni, per "educarci", ad adottare uno stile di vita di risparmio, austerità e rigore.

Ma, quanto è accaduto, dimostra forse che consumiamo più energia di quanta ne produciamo/acquistiamo? Non sembra, visto che l’evento è accaduto nel mezzo di una notte tra sabato e domenica.

Quanto è accaduto, per me, che cerco di analizzare agli eventi con occhiali filosofici e metafisici, dimostra soltanto alcune cose che dovrebbero essere di per sè evidenti, ma per la maggior parte della gente purtroppo non lo sono: senza energia elettrica (=senza tecnologia) la nostra civiltà regredirebbe in pochi mesi all’era pre-industriale. Ed i black-out elettrici, che colpiscono senza pregiudizi gli Stati Uniti e l’Europa, mentre del resto del mondo non sappiamo, probabilmente perché la mancanza di energia lì non fa notizia, ne sono un piccolo ma significativo assaggio. 6.320.599.761 terrestri (secondo http://www.census.gov/cgi-bin/ipc/popclockw il 29 settembre 2003) non possono vivere senza tecnologia, o meglio - contro - la loro tecnologia. Non si può pretendere, dopo aver "educato", ormai da trent’anni a questa parte i giovani, a disprezzare e demonizzare la tecnologia, che magicamente sopravvivano nella società quella cura, quell’amore, quell’entusiasmo creativo che i nostri nonni nutrivano nel dare al mondo il treno, il transatlantico, il motore a scoppio, l’aereo, l’elettricità. I nostri mali dipendono unicamente dal non riconoscere che noi terrestri siamo ormai tanti su questo pianeta, abbiamo avuto un successo fantastico, e la soluzione non è certo gettare alle ortiche la nostra ricchezza, ridurci di numero e di pretese, e ricominciare da quando la nostra specie non aveva ancora raggiunto la maggiore età.

Inoltre, i nostri "esperti" cadono sempre nello stesso errore: si focalizzano sul problema del momento, e non mettono mai diversi problemi in relazione, in modo da ampliare il quadro analitico. Il mondo post-industriale, è ormai chiaro, soffre di una pesante crisi di stagnazione economica (le cui cause possono essere ricondotte alla distorsione filosofica cui accennavo poco sopra). Le tecnologie mature stanno passando ai paesi emergenti, che le producono a costi minori, e l’occidente post-industriale ha scelto assi di sviluppo "sostenibili" (telecomunicazioni, entertainment), rinunciando ad assi industriali forti, paragonabili a quello che è stato l’auto nel XX secolo. Se l’occidente non si indirizzerà a tecnologie più avanzate, capaci di riaprire un vero orizzonte di sviluppo, la nostra civiltà conoscerà una fase di involuzione senza precedenti. La nostra società decadente tenterà di compensare con il predominio militare e la dittatura la propria rinuncia ad una vera leadership culturale, e questo potrebbe anche risultare fatale all’intera civiltà (come pensiamo di poter rispondere, senza uno schema di valori veri, alla violenta sfida etico-religiosa dell'Islam?).

L’esortazione intimidatoria a risparmiare energia è falsa e retrograda, e deve essere rigettata, insieme a tutto il ciarpame ideologico che indica la scienza e la tecnologia come responsabili di tutti i nostri mali. La maggior efficienza, ovviamente, è un obiettivo serio ed accettabile, ma non dobbiamo farci intrappolare in una logica dei due tempi, del tipo "prima impariamo l’efficienza e poi si vedrà". La dottrina del risparmio blocca gli investimenti e deprime la ricerca!

Si resta intrappolati nella logica del risparmio solo continuando a guardare i nostri piedi, ostinandoci a guardare sempre in basso, a destra, a sinistra, al centro, e mai in alto! Perché continuiamo a considerare unicamente le risorse energetiche del nostro pianeta, quando appena fuori scorrono da miliardi di anni terawatt e terawatt di energia solare, completamente inutilizzata? Quell’energia continuerà a scorrere per altri miliardi d’anni, e noi (la specie animale più stupida dell’universo conosciuto) saremo morti di sete a pochi metri dal fiume!

Sempre nei dibattiti di questi giorni sentiamo dire che, anche riaprendo il nucleare, non potremmo vederne i primi frutti se non fra dieci o quindici anni. E allora, perché non puntare decisamente all’unica tecnologia che potrebbe, oltre a risolvere il problema energetico, anche aprire una fase di sviluppo economico di cui è difficile persino intravedere l’ampiezza? L’energia solare, raccolta nello spazio, mediante centrali satellitari, aprirebbe la strada allo sfruttamento di risorse extraterrestri, spostando finalmente il carico, il consumo e l’ingombro fuori da questo pianeta! Si tratta di energia pulita, che non presenta i rischi del nucleare, ed assicurerebbe la crescita economica per almeno il millennio a venire.

Guardate in alto!

Adriano Autino Technologies of the Frontier web: www.tdf.it   - e-mail: adriano.autino@tdf.it     Indice Pagina    Indice Forum


LA STORIA DEGLI IMBECILLI Autori Vari  Introduzione di Marco Giunco

La storia qui riportata è, con molta ironia, una storia vera ed i personaggi che vi sono descritti sono persone in carne ed ossa. Si tratta di un gruppo di amici che ha spostato il suo essere compagnia dal bar a internet ed ha creato anche un sito ad hoc, vale a dire www.imbecilli.it Questa è la necessaria premessa di Marco Giunco.

Narra la leggenda che un giorno un bambino incontrò nel bosco un altro bambino un po' più vecchio di lui e ingenuamente gli chiese: "Vieni a giocare con me, che mi sento tanto solo e triste?". Il bambino un po' più vecchio lo guardò con l'aria di chi ha conosce la vita per averla vissuta intensamente e senza sconti, si aggiustò gli occhiali sul naso, emise il più potente dei rutti che la storia abbia mai conosciuto e disse: "Vabbè, ma le regole le faccio io se no non vengo.".
Il bambino più piccolo, illuminato (nel vero senso della parola. Chernobyl era ancora di la da venire, ma lì era venuta subito) da cotanta saggezza tornò a casa e non si fece più vedere, mentre piano piano dal bosco vennero fuori tanti altri bambini e tutti insieme cominciarono a: vociare, ruttare, giocare, litigare, mangiare, bere, fumare, smettere di fumare, andare a donne (pochi), smettere di andare a donne (tanti), ricominciare a bere, bestemmiare, pregare, fregare, attizzare, dimenticare, fantasticare, azzuffarsi (come litigare ma con sputi e calci), mangiare la cicca, smettere di mangiare la cicca, scontrarsi (come litigare ed azzuffarsi ma con in più un arbitro), seminare zizzania, sparlare dietro, sparlare davanti, buttar via soldi, raccogliere i soldi di quello che li ha buttati e ributtarli di nuovo, sposarsi e sparire, non sposarsi e sparire lo stesso, riapparire saltuariamente, non riapparire affatto, esimersi da fare qualcosa, farlo ma sarebbe stato molto meglio esimersi, riappacificarsi (che è come litigare, azzufarsi e scontrarsi, ma regalandosi qualcosa dopo), illuminarsi, sbiancarsi in testa ed anche in mezzo ai pantaloni (che è un modo poetico per dire invecchiare), esaminarsi, promuoversi, bocciarsi, mangiarsi, portarsi sfortuna, portare sfortuna, annegare in una mare di ovvietà, enunciare importantissime verità e dimenticarsele inevitabilmente poco dopo, votare, non votare, socializzare, non socializzare, fare la parte incivile della società civile, chiamarsi per nome, chiamarsi Imbecilli.
Strano che tutti gli altri (chi saranno poi sti tutti non è dato sapere), ci chiamino imbecilli con astio. Mentre noi, che ci siamo affezionati a questo insulto, ci chiamiamo imbecilli con affetto. Lo stesso affetto, pieno di tenerezza, che proviamo quando vediamo Ciccio che rutta, Mannis che si lamenta, Ezio che s'innamora, Giunco che si porta bene, Gianni e le sue campagne acquisti, Paolo e il suo pavoneggiarsi, Stefano ed il suo paternalismo, Ambros e la sua saggezza... e tutti gli altri che altrano (fare altro) qualcosa in questo mondo insulso che verrebbe voglia di chiamare "COACERVO DI IMBECILLI"

La storia degli imbecilli   Capitolo 1: Essere Imbecilli e andarne fieri.

La prima domanda che ci viene fatta è: come si fa a diventare imbecilli?
La risposta è semplicissima basta guardarsi intorno, osservare con cura il comportamento di quelli che ci circondano, accendere la televisione, spegnere la televisione, leggere un libro, rileggerlo, posarlo ed infine ritagliare da tutte le pagine dello stesso le parole che cominciano per 'C'. Fare il tutto in un'oziosa giornata di dicembre e solo perchè Mannis vi ha chiesto di prestargli quel Libro e voi gli avete risposto, 'Piuttosto me lo mangio'. Andate a dormire con aria soddisfatta tanto da sentirsi... Imbecilli.

Il primo requisito deve essere l'edonismo infantile più sfacciato. Ci si deve piacere qualsiasi cosa si faccia e se qualcuno per caso vi dice: "Ma cosa diavolo state facendo", voi gli dovete rispondere, "Perchè tu non lo fai?", e se l'altro vi guarda stupiti mentre state litigando con Mannis perchè vi ha rubato una figurina che avete quintupla dovete semplicemente rispondergli, "Cicca cicca bum bum", e poi strappare tutte e cinque le copie di quella figurina e anche quelle che avete attaccato sui due album che custodite gelosamente e poi non parlare più con Mannis per almeno 9 giornate lavorative , mentre Giunco , che nel frattempo ha raccolto la figu' che voi avete strappato e sta cercando di ricostruirla perchè a lui manca, vi dice "Crescere mai!", o qualcosa di simile.
In fin dei conti il comandamento principale di una delle religioni più diffuse del globo recita più o meno così: "...ama il prossimo tuo come te stesso". Di conseguenza voi siete a posto per metà, vi amate in maniera sfacciata. Condizione strettamente necessaria per amare il prossimo. Che poi voi il prossimo lo amiate solo ed esclusivamente quando ciò vi porta dei grossi vantaggi è un altro paio di maniche. Chi è senza peccato scagli la prima pietra, ahia Ciccio piantala di tirare sassi!

Il secondo requisito è l'agonismo assoluto. Chi vi scrive quando gioca a rubamazzetto con il nipote di 5 anni bara spudoratamente perchè odia perdere. E se per caso perde è chiaro che lo ha fatto apposta per non turbare la crescita del nipote "...che ha già perso tante volte mica mi diventerà un perdente.".
E' ovvio che qualsiasi incontro tra due Imbecilli D.O.C. diventa uno scontro epocale. Si comincia a piangere e a campare scuse due mesi prima, e si smette solo un lustro dopo. Durante il confronto è lecito qualsiasi mezzuccio pur di vincere e se si perde è comunque colpa di chiunque altro tranne che voi. Se si vince si è bravi, se si perde la colpa è della squadra che manca di talento, chi l'allenava prima di voi non capiva niente, avete dovuto cominciare da zero, "...e poi il talento mica si inventa o c'è o non c'è, ma al ritorno, se gli arbitri arbitrano come dio comanda gliene do trenta, oppure perdo apposta solo per umiliarlo di più".
Se siete Mannis le scuse non servono, lo fate e basta "...e poi Romanato non c'era".
Se siete Ciccio avevate digerito male e comunque gli altri avrebbero fatto peggio.
Se siete Paolo "...oddio l'arbitro, a senso unico....però sono il più bello"
Se siete Giunco "...se cade un meteorite mi colpisce, ma quando allenerò una squadra di orfani, comunque le mie sono molto più carine"
Se siete Stefano "...le ho provate tutte, ma proprio tutte ma ho il consiglio di zona e devo andar via subito"
Se siete Mattia non vi capita perchè voi siete il Basket e comunque è colpa dell'allenatore e se allenate voi di quello avversario.
Se siete Barbieri "...sti dirigenti pezzi di m..., bastardi, rott..., cornuti, deficienti..."
Se siete Luisari è colpa di Giunco che porta sfiga
Se siete Gianluca Piccolo è colpa di Sanfilippo
Se siete Sanfilippo non è colpa di nessuno perchè lui è umile e mi trova squadra ogni anno.
Se siete De Tisi "...dove si va a mangiare"
Se siete Marco Mazza "Saluti da..."
Se siete Claudio Vignati prendete per il culo Paolo Fassina
Se siete Luigi Porta vi prendono per il culo gli altri
Se siete Ezio Parisato non allenate e vedete solo partite di Trash per cui perdete sempre
Se siete Paolo Zandalini non importa tanto voi non giocate per vincere ma per insegnare e poi siete il vice, ma quando andate a case e picchiate il primo bimbo che vi passa vicino.
Se siete Gianni non gioca mai nessuno e poi non allenate squadre di Basket (per fortuna)
Se siete Ambros "...Giunco non ti concentri, e poi con te non ci gioco, e non gioco con nessuno di voi"
Se siete Polipino (Pino Poli) "...due deficenti, due veri deficienti..."
Se siete il Kurta "...eppure l'avevo preparata così bene, Zanda è colpa tua"
Se siete Paolo Gavazzi non vi ricordate l'ultima volta che siete stati in panchina
Se siete Antonio De Bellis lo sapete da soli
Se siete il Paraguay "...dove diavolo siete"

Il terzo requisito è apparentemente il più ovvio, ma come tutte le cose ovvie è anche il più complesso da analizzare. Dovete essere Perversamente Imbecilli. Dovete esserlo dentro, nell'intimo, tanto da...
Esempio: Una ragazza moooolto carina vi chiede di uscire a bere qualcosa con lei e voi gli rispondete: "No stasera devo andare a vedere una partita di pallacanestro, magari un altro giorno". Giuro è successo veramente nel Gennaio del 1987, la partita era Villasanta - Usmate Juniores Femminile, all'epoca non avevo nessun interesse affettivo con nessuna giocatrice delle due squadre, e nulla dico nulla mi attirava più della ragazza in questione. Ovviamente quella ragazza non l'ho mai più rivista. Come definireste un comportamento del genere: IMBECILLE!
Altro esempio: conoscete una ragazza polacca in treno al ritorno da una gita all'estero. Passate uno stupendo viaggio, vi giurate di rivedervi successivamente, vi dimenticate di scambiarvi gli indirizzi e/o i numeri di telefono, passate mezza giornata in stazione centrale il giorno dopo perchè lei vi ha detto che forse all'indomani sarebbe partita per Bologna. IMBECILLE tenero ma sempre IMBECILLE!
Nei prossimi capitoli troverete altre decine di imbecillità del genere, ma non dovete farvi trarre in inganno. Non siete di fronte ad un gruppo di scemi. La loro è una scelta di vita, il privilegiare il futile all'utile, l'uovo oggi alla gallina domani, l'insensato al sensato. Siamo oltre 'La sindrome di Peter Pan', qui siamo alla Sindrome di Cicciobombo Cannoniere con tre buchi nel sedere e due buchi nella panza, Cicciobombo Sancho Panza.
Un noto neuropsichiatra infantile, di cui non posso fare il nome perchè non me lo ricordo, dopo avere vissuto una nostra partita di Malefix, ed ho scritto vissuto perchè ad una nostra partita di Malefix non si partecipava ma si viveva, mentre Barbieri mangiava Mannis ed era a sua volta mangiato da Ciccio che gli tirava addosso il birillo scatenando una rissa verbale di proporzioni bibliche, ammise che i dodici bambini con gravissime turbe che stava seguendo gli parevano assolutamente nella norma rispetto a noi, e subito dopo, parlando con Winner(Giorgio), confidava che avrebbe volentieri sposato una gemella siamese perchè così avrebbe potuto vivere la sua schizzofrenia senza conflitti tra le sue due personalità antagoniste.
La perversione della nostra imbecillità sta nel fatto che saremmo assolutamente normali se avessino 5 anni, forse un po' capricciosi ma come qualsiasi figlio unico, ma avendo, i più, superato i 40 anni. sembriamo, ovviamente, degli imbecilli.
E la cosa ilare, a noi e un po' meno per gli altri, è che ne siamo assolutamente fieri.

La storia degli imbecilli  Capitolo 2: I personaggi - Gli imbecilli D.O.C. (1^ Parte)

Nel capitolo precedente abbiamo descritto le caratteristiche dell'imbecille e di quanto sia complesso far parte degli imbecilli. In questo cominceremo a passare in rassegna la storia dei singoli imbecilli D.O.C. (Dovunque Onan Consenta).

L'involontario Fondatore.(I.F.) (non è un Imbecille D.O.C. ma a lui dobbiamo tutto, anche il mal di testa)
Nel messaggio di augurio per l'inaugurazione della Gazzetta degli Imbecilli si è chiamato fuori. Ed effettivamente lui non è un Imbecille D.O.C., ne ha le caratteristiche salienti ma è troppo serio per essere considerato dei nostri. Tanto e vero che ora occupa una posizione di responsabilità in una nota ditta di articoli sportivi che novera tra i suoi dipendenti i migliori atleti ed i più piccoli operai del mondo (non querelatemi sono incapace di intendere e volere e poi mi scappa da ridere).
Non a caso è sempre stato definito il bambino più cinico del mondo, con la sua faccia di eterno marmocchio era in grado, e forse lo è ancora, di comportamenti di agghiacciante brutalità, tipo soprannominare Alfredino il fratello affranto dopo essere stato lasciato dalla fidanzata, o dare fuoco al modellino della Lotus per simulare in casa l'incidente in cui perse la vita, a Monza nel 1978, il compianto Ronnie Peterson (In 1978, in Formula One the music had stopped, more than a man died that day for Formula 1 had lost its innocence).
A dire il vero quest'ultima cosa forse l'ho fatta io, però mi sembrava tanto bello accusare L'I.F. da non riuscirmi a trattenere e in più mi serviva per introdurre una sua caratteristica saliente, il capro espiatorio. Una sorta di Malaussène della brianza o meglio ancora l'invenzione di Benjamin Franklin (per le bestie ignoranti B.F. ha inventato il parafulmini) rapportata alle coscienze, "E' colpa mia perché e giusto che sia così, perché io sono il catalizzatore di ogni imbecillità succeda in questo fottuto mondo". Forse essere il terzo di tre fratelli, il più anziano chiamato dagli amici con riverenza Lui, con la elle maiuscola, l'altro che si ritiene un genio e come tale assolutamente incomprensibile dai contemporanei, ha accentuato questa sua caratteristica genetica, la sua famiglia è un po' tutta così sia da parte di madre che da parte di padre, ma in lui si è raggiunto l'apice dell'evoluzione darwiniana della specie dei capri espiatori.
E qui si spiega una delle sue più grandi e meritorie opere involontarie, la fondazione degli Imbecilli, di cui ha tutti gli oneri (essere considerato un imbecille) e nessun onore (divertirsi come un matto insieme a noi).
Ovvero "Il Nobel dell'imbecillità..."
Altro non posso dire perché non ho ancora quarant'anni e sinceramente li vorrei doppiare, se non triplicare.

Antonio "Ciccio" Ceruso.
L'unico, il vero, l'inimitabile. Se siete per strada e sentite urlare "imbecille", siatene certi è lui e nessun altro.
Tutti gli imbecilli dispersi nel mondo lo hanno come unico Guru, Rabbi, Maestro, Papa, Pope, Rettore maggiore, Presidente, Mastro (decisamente non lindo), Fante Cavallo e Re, se sei incerto o titubante gioca il cinque o gioca il fante, Come Quando Fuori Piove, Due di Picche e Sette Bello.
Se osservarlo è soave, ascoltarlo e lieve come una nevicata la notte di Natale quando tutti si scambiano i doni e voi siete in coda in tangenziale e dovete ancora comprarli tutti. Un suo sospiro è sufficiente ad aprirvi ad ogni verità sia trascendente che trascendentale, qualsiasi cosa voglia dire. Lui è la verità che si incarna, come un unghia, nei meandri più sopiti del vostro spirito, soprattutto quando siete ubriachi fradici e vi siete dimenticati di pagare la bolletta della luce e avete speso tutti i soldi che avevate per comprare il primo, e grazie a Dio unico, lp auto prodotto dei 'Mi si sono sfranti i coglioni', e non potete sentirlo per il motivo di cui sopra.
Insomma è l'insuperabile Imbecille che incarna l'insostenibile pesantezza della pasta e fagioli con le cotiche per primo e trippa per secondo (e magari un assaggio di stufato d'asino). L'imbellatore (Allenatore Imbecille) principe, e tutto sommato anche il più vincente, più bravo, più capace (quello che contiene lui non lo contiene nessuno), più sensibile (basta sfiorarlo e vi urla addosso come un ossesso), più tutto, più niente, più...
Ed è lui che insieme all'I.F. a dato inizio a tutto in una fredda ed uggiosa notte di un autunno infame, in un posto ancora più infame.

Marino Mannis.
Parlare di Mannis e come parlare di un treno lanciato a folle velocità il cui macchinista si è addormentato e sta per affrontare il mitico curvone di Piacenza, un disastro in arrivo.
Il simpatico ed irrascibile folletto ha sempre qualcos'altro di più importante da fare, e lo fa, qualsiasi cosa stia facendo. Una ne fa, 110 ne pensa, 99 gli stanno deragliando addosso. Inventore del Basket problematico e del pasticcio di idee, si comporta a volte come un perfetto stratega e molto più spesso come un perfetto imbecille, gruppo di cui è il mitico eroe (gli eroi sono sempre i primi a morire).
Vittima preferita delle angherie del Ciccio si difende dallo stesso minacciando improbabili ritorsioni corporali e metafisiche iatture (tipo canticchiare le canzoni di Lui che notoriamente portano sfiga a Mastro Ciccio).
Geniali sono le sue campagne acquisti in cui è in grado di sfinire qualsiasi avversario a colpi di : "Non me lo avevate detto", "Rivera lo compro io", "Perchè non posso avere 9 portieri anche di campionati stranieri", "Dove sta scritto che non posso giocare il 2-7-1" ed altre amenità del genere. E' il classico tipo che giocando a Monopoli si incazza con il banchiere perchè deve andare in prigione senza passare dal via o perchè un albergo in Vicolo Corto costa meno di uno in Viale dei Giardini.
Insomma uno sfrantonio di palle di prima categoria ma imbecille fino in fondo (e questo vuole essere un compilmento) di cui il clan si fregia e che presto spera di sfregiare.
Ultimamente si è un po' defilato, in quanto fresco compagno, ma basta una telefonata per sentire di nuovo ogni suo intimo lamento per questo mondo crudele che gli sta addosso e da cui lui non riesce mai a togliersi.

Paolo Fassina.
Pavone: potrebbe essere il suo soprannome, la sua ruota è sempre aperta per far capire ad ogni vicino che non ce n'è, lui è bello, ed è più bello di te. Non c'è discussione. Lui è l'imbecillità fatta bellezza, la bellezza fatta imbecille.
Solo, a volte, chiude la ruota e ne tira fuori una dimessa, ma sempre presente che dice, lasciami perdere, sono sfigato, sono il più sfigato e lo sono sicuramente più di te. Ed è quando venere, una tempo abbagliata dalla sua sfolgorante personalità, si ritrae da lui verso più normali sensazioni e lo lascia solo. Allora si scatena l'auto distruzione, la malinconia esteriore del superuomo, mai sconfitto, ma solo. Nietzsche ha scritto di lui, la Marvel Corno ha scritto di lui, Batman era lui, Robin era sempre lui da giovane e Batgirl lui in un'altra vita, eroe giovane e bello (gli eroi sono sempre i primi a morire [come per Mannis]).
Poi Venere si riaffaccia e subito riesce fuori la ruota sensazionale, quella della fortuna (Gira la ruota...) con Mike Bongiorno che strepita "Allegria", "Fiato alle trombe Turchetti", con baci e abbracci di vallette ovunque, con il super uomo che elargisce agli altri, resta solo ma l'altrui felicità lo inebria e non lo deprime più. Le sue squadre cominciano a giocare come i Lakers e lui ad allenare come Pat Riley, mentre prima sembrava di vedere l'Usmannis in preda a Vaffanculo di portata intergalattica.
E' un piacere riconoscere in quei momenti la sua spocchia felice da superiore, come era, invece, irritante quella della triste solitudine dell'Uomo Ragno e di sua Nonna.
Solleviamo il calice della vittoria e abbassiamo quello della sconfitta imbellieri (cavalieri imbecilli) della tavola rotonda. Messer Paolo Fassina è tra noi.

La storia degli imbecilli  Capitolo 2: I personaggi - Gli imbecilli D.O.C. (2^ Parte)

Stefano Fassina.
Da cosa si riconosce un'imbecille, da quello che dice o da quello che fa oppure, in ultima analisi, da entrambe le cose?
Stefano è il gemello che preferiamo quando non c'è Paolo che viene preferito quando non c'è Stefano e se ci sono entrambi preferiamo parlare di altro. Partendo da questo presupposto diventa difficile evitare di parlare di uno non pensando all'altro e viceversa (...mi sto incartando ma adesso ne esco brillantemente). Se è vero che la mamma degli imbecilli è sempre incinta Stefano dovrebbe già aver partorito una ventina di Imbergoli (Pargoli imbecilli) perché lui è la nostra Mamma, perché lui è una Mamma. Non lasciatevi trarre in inganno dalla sua sicura mascolinità, lui è la nostra madre, ci ama incondizionatamente, ci educa con amore e severità, è sempre pronta a difenderci dalle grinfie di chicchessia e a redarguirci se sbagliamo e subito dopo a consolarci offrendoci la soluzione alle nostre disgrazie e le sue metaforiche carezze. La chioccia (più che la madre) di tutte le battaglie. Le sue risposte al questionario degli imbecilli rivelano questo suo smisurato amore per il prossimo, soprattutto se si chiama Moiza, e per noi imbecilli, che, ingrati, lo prendiamo in giro perché... "Dite a Moiza che l'amo".

Marco Giunco
Parlare di se stessi è facile, soprattutto quando si è dei geni. Il genio è qualcosa di non palpabile, a differenza di tutto sto ben di dio che mi gira attorno, non classificabile, difficilmente comprensibile. E allora qualsiasi cosa il Giunco faccia è giusto perché lui è un genio e se voi non capite, nessun problema lui è e resta un genio. Trovare i difetti di un genio è difficile, forse c'è una certa trascuratezza nel vestire, ma siamo sicuri che non sia semplicemente una decina di anni avanti; idee di basket che ai più sembrano astruse e contorte se non addirittura idiote, ma cosa distingue un genio da un'idiota; un suo continuo richiamo a valori di contorno, che sono di contorno ora ma fra mille anni?
Insomma tutto il pensiero e le azioni Giunchiane vanno prese per quello che sono e come insegnano i nostri nonni non va buttato mai via nulla perché, chissà, magari, forse, un giorno, potrebbero tornare utili e voi potrete dire "Chi il Giunco?... Un genio, si un genio ed era amico mio."

P.S. IL finale mi ha quasi fatto piangere però è di effetto. E poi chi è il miglior amico dell'uomo? E della donna? E di Cicciobombocannoniere?

Ezio Parisato
Il segretario facente funzioni di tutto quello che gira attorno a noi. Un po' defilato quando si parla dei massimi concetti della vita e della storia si esalta quando c'è da organizzare una qualsiasi delle manifestazioni del mondo imbecille; le leghe di fantacalcio, le riffe, la coppa spengler sono parto dell'ingegno di altri ma vivono solo grazie al suo instancabile lavoro. L'Ugo Intini degli imbecilli (e non vuole essere un insulto anche se sembrerebbe), senza di lui non potremmo esistere perché moriremmo sotto il peso delle nostre stesse iniziative.
Solo lui è in grado di tenere le fila di tutto il nostro muoverci, e solo lui è l'unico vero nostro tifoso. Sempre presente alla stragrande maggioranza di tresh avvenimenti sportivi e non dell'universo imbecille. Lo potete trovare ad una partita della ProSesto, una del Monza, una dell'Usmannis, una del San Pio, tutte nella stessa giornata e tutte che hanno dello sport che rappresentano solo gli oneri senza gli onori, cioè annoiano, sono brutte e si segna pochissimo. Ma lui c'è, non lo sentirete mai farvi un complimento, ma è presente, e questo, dato lo spettacolo che a volte proponiamo, è sempre un complimento.
E' lui che di fronte ad una ragazza carina che gli chiede come si chiama risponde "V...V...V...Virgilio"; e non per timidezza, ma perché il suo deve essere un amore che trascende la corresponsione perché è l'amore stesso che lo soddisfa e non il mero contatto fisico con l'altro sesso. Tra lui e l'altro sesso esiste una connessione mono direzionale perché la bidirezionalità lo costringerebbe a fare i conti con la parte materiale del rapporto, insomma per alcuni il prototipo del perfetto imbecille (nel nostro senso), per altri un semplice farfallone un po' sfigato. Ma noi sappiamo che se si sposasse o avesse un rapporto stabile chi farebbe tutta il lavoro sporco del nostro Clan?

Essere imbecilli: un motivo di orgoglio e vanto.

La definizione Clan degli Imbecilli nacque, quasi per caso, quando un gruppo di essi non ancora sedicenti tali si iscrisse a una specie di torneo amatoriale di pallacanestro e vi era la necessità di trovare il nome alla squadra. Da allora, era 1993, il nome venne codificato per definire un determinato gruppo di persone di intelligenza chiaramente superiore alla media, ma di difficile inquadramento socio-esistenziale. Non stiamo parlando di disadattati, termine che meglio si addice a un impiegato di banca piuttosto che a un topo di biblioteca, ma di gente che fatica a ritrovare sé stessa negli schemi imposti da una società ormai diventata schiava delle TV di Berlusconi o delle merendine del Mulino Bianco. La sede sociale di questi ultimi sopravvissuti, o meglio inguaribili idealisti, vissuti nel solco tracciato da Peter Pan, era già da tempo un bar, paninoteca, varie ed eventuali, situato in uno sperduto paesino della bassa Brianza, guarda caso a pochi passi dalla villa del "Signore delle Televisioni", con il quale comunque il gruppo dei fini intellettuali non ha mai avuto il dispiacere di aver nulla a che fare. Purtroppo la "società" non ha mai capito fino in fondo la pregnanza della filosofia "imbecille" e la sua profondità, il suo essere a contatto con la realtà molto più di tante altre dottrine sbandierate ai quattro venti e fatte proprie da demagoghi prezzolati al soldo dello slogan "appaio dunque sono". L’imbecille DOC vive un tormento interiore difficilmente descrivibile, e questo sarebbe il meno, il problema più grosso rimane quello di far capire agli altri che la ragione sta completamente dalla sua parte, che la filosofia di vita che è alla base del suo essere è la sola unica via di fuga dalla massificazione e la sola possibilità di non ritrovarsi vecchi a quarant’anni se non prima. "I’m not a number, I’m a man" citava Patrick Mc Goohan nel "Prigioniero", uno dei telefilm "cult" del mondo "imbecille", creato e programmato prima che la televisione diventasse lo strumento della "nuova Inquisizione" che ha portato alla "Controriforma", all’elettroschock delle menti, ormai obnubilate slogan ed emozioni prefabbricate. Io sono orgoglioso di "essere" imbecille e ancor più di essere definito tale dagli altri, questo mi dà la certezza di non essere uguale a loro, di essere, come spesso mi accade di affermare, "oltre", che significa anche non mettermi a confronto con "gente", ma si potrà poi definirla tale?, che disprezzando il nostro stile di vita, il nostro modo di pensare , non fa altro che ratificare la legittimità della nostra esistenza e la nostra ragion d’essere. Noi non cerchiamo nessuna battaglia, ci limitiamo a seguire i dettami della filosofia cinese, una della poche capace di offrire spunti di riflessione ed esempi da fare propri, per cui aspetteremo sulla riva del fiume i cadaveri, sì perché prima o poi gli altri morranno, dei nostri nemici, e chi vorrà condividere con noi questi momenti, sarà sempre ben accetto.

Can’t lose what you never had (Gregory Allman)

Abelardo Norchis

DONNE E IMBECILLITA'   La donna "imbecille"

Questa vuole essere la prima parte della trattazione del tema "donna" all’interno del "mondo imbecille, ci limiteremo per il momento alla definizione della "donna imbecille", mentre in seguito ci occuperemo della trattazione riguardante "le donne degli imbecilli", in modo da far risaltare le notevoli differenze in materia. Sgombriamo subito il campo dagli equivoci: la "donna imbecille" non esiste. Il motivo è semplice: se esistesse, gli imbecilli non avrebbero ragion d’essere, in quanto la loro essenza è dovuta a quel senso di frustrazione, per non dire di angoscia derivante dall’assoluta impossibilità di stabilire legami duraturi e sensati con esponenti dell’altro sesso. Senza voler scimmiottare l’illustre re della psicanalisi, il grande Sigmund Freud, per il quale ogni comportamento umano è dettato da un impulso sessuale inconscio, tutti i comportamenti tipicamente "imbecilli" derivano da questa difficoltà di comunicazione con il sesso debole, definizione quanto mai inopportuna in questo caso. L’imbecille DOC trova nella sua filosofia di vita, nei suoi comportamenti più o meno stravaganti, quella compensazione al vuoto che deriva dalla mancanza di relazioni sentimentali cronica, che maschera un profondo senso di disadattamento, se non di invidia nei confronti degli altri , e lo porta spesso a mostrare il lato più cinico e meno socievole della sua personalità. La donna non ha per definizione questo problema di disadattamento, è lei quella che regge le fila al tavolo del gioco erotico-amoroso. La sua abilità nel ball handling umano è tale da far invidia agli Harlem Globetrotters, la saggezza popolare da sempre ha tramandato esempi proverbiali a proposito della forza trainante di filamenti organici femminili, e purtroppo l’imbecille vive con sofferenza questa sua sudditanza psicologica, e molte volte pur di apparire uguale alle persone cosiddette normali, scende a compromessi e rinnega la propria filosofia esistenziale, col risultato di snaturare completamente la propria personalità, di apparire diverso dal suo reale essere, finendo così per rinnegare sé stesso. E la cosa peggiore che una persona può fare è guardarsi allo specchio e fingere di essere un altro, e convincersi di ciò anche a dispetto dell’evidenza, calpestando cadaveri, i propri amici, in nome di presunti cambiamenti, di una maturità finalmente raggiunta, a parole, in nome di un illusoria condizione di possesso. Sì perché la donna non verrà mai posseduta, nel senso di acquistata (capio latino), sarà sempre lei a possedere, fino a che il giochino non l’avrà annoiata. La donna è pertanto la causa principale della mutevolezza del mondo e degli umori "imbecilli", il motore immobile di esso e dunque impossibilitata a essere interna a esso. La donna vede il "nostro" consesso intellettuale con ironico distacco, un buffo supermercato, per la verità di quart’ordine, dove andare ogni tanto a fare acquisti per togliersi da momentanei periodi di noia in maniera cinica e spietata, un pittoresco luna park che consente al gentil, ma dove, sesso di rilassarsi e ricaricare le batterie per palcoscenici edonisticamente più meritori.

"Alle donne non chieder niente, perché niente ti posson dare" (Rosalino Cellammare scimmiottando Danny O’Keefe che dice tutta un'altra cosa)

Abelardo Norchis

Le donna degli imbecilli

Questo è indubbiamente uno degli argomenti più delicati e allo stesso tempo importanti per capire la filosofia di vita "imbecille", il punto focale per definire chi veramente può fregiarsi di tale titolo, la spartiacque tra imbecilli convinti e millantatori di poco conto, avventurieri in cerca di qualche periodo di svago e notorietà all’interno del mondo "imbecille" pronti a rientrare nei ranghi alla prima occasione. Diffidare di questi soggetti, in quanto pericolosi per la sopravvivenza stessa dell’imbecillità e soprattutto poco affidabili dal punto di vista umano, le cosiddette banderuole che un movimento filosofico quale è il nostro deve combattere strenuamente.
E il miglior modo di smascherare questi individui subdoli è quando nella loro vita entrano in contatto con una presenza femminile. Intendiamoci il frequentare il gentil sesso non è cosa da disprezzare, l’importante è non restarne succubi fino rinnegare le proprie idee e, quel che è peggio le proprie amicizie. Va bene che un pelo... tira più di un carro di buoi, come già espresso in altro momento, ma a tutto c’è un limite. La donna in questione generalmente racchiude in sé tutte le qualità peggiori che si possono chiedere al sesso femminile: possessiva, gelosa, soprattutto degli amici del malcapitato, generalmente misantropa, di non eccelsa cultura, non serve per i suoi scopi, in cerca di sistemazione definitiva, salvo poi lasciare in braghe di tela il "nostro" caduto nella sua rete non appena si ritrova un’occasione migliore tra le mani, per non dire, scusate la durezza dell’espressione, tra le cosce. Il vero "imbecille , o per meglio dire convinto, non si lascerà distrarre o abbindolare da simili personaggi, vivrà le sue storie affettive serenamente, gestendo con saggezza i suoi spazi a disposizione, trovando un equilibrio tra intimità e vita sociale probabilmente irripetibile per qualunque altro essere umano non baciato da questa condizione. Purtroppo però non sono rari i casi che imbecilli sé dicenti si siano prostituiti alla causa femminile, rinnegando il proprio mondo fino a scomparire dalla scena pubblica adducendo di aver trovato quell’equilibrio esistenziale, e raggiunto quella maturità che andavano ricercando. Poveri illusi, ne riparleremo fra dieci anni o più quando vedremo la fine che tali soggetti avranno fatto, circondato da pargoletti urlanti o più probabilmente attaccati a una bottiglia per cercare di dimenticare la propria misera condizione, sedotti e abbandonati da avventuriere da quattro soldi. Dal canto nostro ,noi imbecilli convinti, tiriamo avanti imperterriti con le nostre idee, con i nostri fidanzamenti unilaterali di cui andiamo fieri, salvo cadere in periodiche depressioni, convinti che prima o poi la storia, il mondo ci renderà giustizia, e ci permetterà di materializzare quei sogni, o meglio costruzioni mentali, che hanno affollato la nostra mente sin dall’infanzia, e che sin da allora ci hanno dato una ragione di speranza e di fiducia nella giungla del vivere quotidiano.

Non mostrarti agli altri quando sei ferito o sarai colpito a morte (Francesco Di Giacomo)

Abelardo Norchis

Le origini del pensiero "imbecille"

Dove trae spunto la filosofia "imbecille"? Quali sono i sacri testi ispiratori? E soprattutto quando nasce?
Sono probabilmente i quesiti che più incuriosiscono coloro che si avvicinano a questa particolare dottrina, un po’ per il semplice gusto di sapere, per lo più per cercare di capire come certa gente possa ragionare in maniera così eccentrica. Il pensiero "imbecille" affonda la sue radici tra gli anni 60 e 70 sull’onda dei movimenti innovatori di quei tempi, senza averne nulla a che fare, ma traendo da quelle correnti di libero pensiero stimoli a sviluppare la propria creatività immaginativa e materiale in contrasto con l’assoluta piattezza intellettuale che avrebbe caratterizzato i decenni successivi. In quegli anni l’"imbecille" passava inosservato dal momento che era prassi comune possedere delle idee e cercare di applicarle, la discussione delle stesse rivestiva un momento importante della vita culturale del tempo, e qualunque ideologia era supportata da sostrati culturali e solide convinzioni che ne giustificavano di per sé stessi l’esistenza. In seguito la scomparsa, o peggio la mercantizzazione delle ideologie medesime ha fatto in modo che i pochi irriducibili propugnatori di idee non fini a sé stesse ma con una ricercata giustificazione intrinseca, si trovassero isolati, addirittura additati come degli eretici davanti al tribunale dell’inquisizione, degli untori da normalizzare al più presto o comunque da emarginare dai "posti che contano". Ritornando alla fonte del pensiero "imbecille", possiamo dunque stabilire che esso si sviluppa di pari passo con la crescita anagrafica dei suoi mentori, traendo linfa vitale da alcuni testi sicuramente fondamentali per il consolidamento dell’ideologia e per l’arricchimento culturale della stessa.
Schematizzando possiamo individuare tre pietre miliari per lo sviluppo della rivoluzionaria corrente di pensiero: Topolino, da cui è tratta la componente più romantica dell’ideologia, unitamente ai primi rudimenti pratici sulla vita, fondamentale per dare linfa alla fantasia individuale che permea la mente di ogni "imbecille"; Tex, ovvero l’avventura, il gusto di cacciarsi in situazioni impossibili uscirne nella maniera più inverosimile, l’assoluta mancanza della figura femminile che sarà una costante nel mondo imbecille degli anni a venire, quella ricerca del gruppo, attenzione, non della compagnia, termine prediletto da shampiste e bulletti della periferia brianzola, bensì come circolo para intellettuale dove confrontarsi sui problemi e sulle situazioni più svariate alla ricerca di un’utopistica soluzione, sostanzialmente alla ricerca dell’inutile ma gratificante; Alan Ford, un misto di cinismo ironia e satira della prima ora senza fini destrutturati o politicizzati, ma esclusivamente per ricercare un momento d’ilarità nel grigiore dell’esistenza quotidiana in cui gli"imbecilli sono costretti a vivere.
Questa è una sintesi volutamente ristretta, e una visione decisamente parziale di quelle che sono le muse ispiratrici dell’imbecillità, come tralasciare infatti la didatticità di alcune gloriose pubblicazioni quali l’album dei Calciatori, se non quello dei Campioni dello Sport, piuttosto che trasmissioni televisive gloriose come Chissà chi lo sa? o Scacciapensieri. E proprio sull’importanza della televisione nella formazione del pensiero "imbecille" ritorneremo più avanti, dal momento che l’argomento è talmente vasto e importante da meritare un’accurata analisi.

Vedi i bambini crescono bene, rubano sempre, ma non tradiscono mai. (Antonello Venditti)

Abelardo Norchis

Interludio (Riflessione semiseria della Notte di Natale)

La vis poetica ultimamente si è un po’ affievolita, complici alcune situazioni personali e di tempo che da un lato hanno distratto la mente di che scrive, dall’altro hanno sottratto tempo e voglia di mettersi davanti al computer anche la notte per riversare il proprio pensiero, peraltro in questo momento un po’ confuso. Anche quest’anno la festa più tradizionale del calendario è passata, tranquilla e piacevole in un’atmosfera resa ancor più suggestiva dall’insolita nevicata, domani è tempo di Subbuteo, secondo tradizione, poi piano piano, con l’intermezzo dell’ultimo dell’anno, che invece a parer mio contende al carnevale il titolo di festa più insulsa, si ritornerà al tran tran normale, alla vita di tutti i giorni, senza per la verità dare una connotazione negativa a questo termine. Un mese fa mi sarei seduto di fronte alla tastiera per scrivere il capitolo successivo, in una sequenza logica, del pensiero filosofico "imbecille", ora invece ho bisogno di un attimo per riflettere, quello che mi sembrava come ovvio ora lo trovo quasi inopportuno, futile, è come se in questo mese tante mie convinzioni, idee e modi di essere siano state messe non tanto in discussione, quanto ripensate criticamente. Facile dare la colpa di tutto ciò a un drastico mutamento delle mie abitudini di vita sopravvenuto negli ultimi mesi, ma forse questo cambiamento ha solo accelerato un processo di trasformazione, di ripensamento, che non vuol dire rinnegamento, del proprio modo di essere. Intendiamoci, io ritengo di essere imbecille ancor più di prima, solo sono cambiati i termini, lo scontro con la cosiddetta normalità si sta alzando di livello, non basta più, o comunque non è più adatta alla bisogna, la resistenza passiva, è necessaria una reazione, un uscire da quell’immobilismo che forse è stato il limite negativo che ha portato il mondo "imbecille" a un certo qual decadimento, peraltro proprio di tutte le epoche di transizione della storia. L’imbecille, l’ho provato sulla mia pelle, è pigro per natura, ma questa sua pigrizia congenita se poteva andare bene in tempi di quiete relativa, si ritorce inevitabilmente contro in questo momento di rapide trasformazioni che caratterizza tutti i campi della quotidianità. Mi ritrovo così a dover combattere per difendere l’acquisito, e questo tipo di combattimento aumenta la mia "imbecillità", perché chiunque dall’altra parte della barricata non esiterebbe a domandarsi: "Cui prodest", e io sono orgoglioso di rispondere "Mihi". Come avrete intuito, la componente egoistica del mio pensiero si è fortemente accentuata, ma è inevitabile che il mondo vada in questa direzione, anche se in apparente contrasto con questo è aumentata la disponibilità ad ascoltare gli altri, sempre che questi abbiano qualcosa da dire. Concludo questa digressione natalizia con la speranza che la narcosi i cui si è rifugiato momentaneamente il mio pensiero, sia preludio a un risveglio positivo e ricco di stimoli propositivi, e con un monito, che non vuol essere un anatema, a tutti coloro che sono contenti così, o che pensano che io stia delirando, affinché stiano attenti alle brusche sterzate, alla scarsa visibilità, che vuol dire mal interpretare le situazioni, qualcuno ha scritto e sostenuto "panta rei".

All Things Must Pass (George Harrison) La storia sopra riportata è tratta dal sito www.imbecilli.it Indice Pagina    Indice Forum

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