Le pagine della mostra a lui dedicata nel
lontano 2005 in questo mio vecchio sito sono state rimosse e con loro tutte
le varie immagini. Andros ora non c'è più, prima sia lui stesso, sia il suo
editore Çlirim Muça di Albalibri mi avevano consentito la loro
pubblicazione, ma poiché non ho alcuna liberatoria scritta, ora che i
diritti delle sue opere passeranno di mano, considerando anche che la sopra
citata casa editrice è stata chiusa alcuni anni or sono, e le varie
fotografie ora sono pubblicate con un altro editore, onde evitare spiacevoli
rivendicazioni dovute al copyright, per sicurezza, è certamente più
conveniente eliminarle. Per chi volesse avere un'idea delle sue opere
consiglio di visitare i suoi profili Instagram, le sue pagine Facebook o il
suo blog Androsophy, perlomeno fino a quando rimarranno attivi, in ogni caso
nel mio articolo
"In memoria di Andros" nel blog Fortattack , di cui quello che segue è
un semplice estratto, trovate tutti i links e le informazioni più
dettagliate.
Il nostro caro Andros ora non
c'è più. Per chi l'ha conosciuto e gli voleva anche bene è stato un brutto
colpo, un'amara sorpresa, anche se ampiamente annunciata. Un artista che
amava la vita, ma sapendo che si trattava di un'entità troppo infedele un
bel giorno ha deciso di rendergli pan per focaccia e di farla finire,
suicidandosi. Anche l'amore, che per Oscar Wilde era più forte della vita e
della morte, non è bastato a farlo desistere, anzi gli ha fornito l'ultimo
pretesto per scrivere un romanzo, che dal titolo richiama la famosa lotta
freudiana tra eros e thanatos, appunto. Già, amore e morte che come diceva
il grande Sigmund governano il mondo, peccato però che questo non sia che
una povera discarica di rifiuti, il famoso cesso dell'universo di volteriana
memoria.
Ci ha lasciato un grande genio, un personaggio abile a fare qualsiasi cosa
nel campo artistico, e soprattutto nell'arte della riflessione e della
scrittura. Hélas, troppo sensibile per continuare a vivere, troppo fragile
per resistere alle numerose tempeste dell'esistenza. Mi dispiace molto
perché avevamo collaborato in varie occasioni, e diciamo che io lo
consideravo un'amico, ma ovviamente uno su cui purtroppo non ci si può
contare molto. A più riprese gli avevo proposto altre collaborazioni, e se
avesse accettato le mie idee, forse ci avrebbe anche guadagnato sotto vari
punti di vista, invece aveva sempre voluto fare di testa sua, e le nostre
potenzialità non si erano mai alleate.
Ogni tanto gli telefonavo, e ci scambiavamo le nostre opinioni, le nostre
amarezze, le nostre battute, ma poi la cosa finiva lì. Ogni volta che
pubblicavo un libro, glielo inviavo in forma elettronica, e fu sempre lui il
primo a sapere che li avrei anche ritirati dal commercio e da tutti gli
e-stores, per renderli liberamente scaricabili dai miei siti. Anche qui non
eravamo d'accordo, lui preferiva cercare di venderli, anche se non erano
proprio del tutto molto commerciabili. Devo anche aggiungere che non mi hai
mai fatto avere copie dei suoi lavori, alcuni li ho acquistati, ma non
molti, penso cinque, fino alla Storia dell'Artista, poi gli altri devo
ancora recuperarli.
Mi ha sempre consentito di pubblicare nei miei siti alcuni suoi pezzi e
varie sue foto, e dal lontano 2004 l'avevo inserito nella mia associazione
culturale online, il Daimon Club, assieme ad altri conoscenti comuni,
anch'essi di spiccata e grandissima genialità. Cosa dire, la sua morte e i
suoi lavori ci potrebbero offrire gli spunti e gli argomenti per
innumerevoli e profonde analisi, sia sull'arte, sia sulla vita, sia sulla
comunicazione, ma alla fine tutto questo non servirebbe a nulla, come non
serve a niente l'arte, proprio perché completamente inutile per dirla sempre
con Wilde, come la vita del resto, se non per alcuni per cui rimane uno
sterile ma efficace stratagemma per fare un po' di soldi e riuscire a
sopravvivere più o meno dignitosamente o lussuosamente a seconda ovviamente
dei casi e del successo che si riesce ad ottenere.
La sua vita ha sempre coinciso con la sua opera, con la sua filosofia e con
il suo dolore, ed il suo isolamento, anche se aveva parecchi amici o forse è
meglio dire conoscenti. Tuttavia il suo decesso dovrebbe far sentire un po'
tutti in colpa, non ultimo proprio lui stesso, anche se ormai non è altro
che uno spirito, un fantasma dei nostri ricordi, che continuerà a inquietare
i nostri pensieri, come del resto aveva sempre fatto attraverso le sue
creazioni e i suoi scritti. Dicevo un po' in colpa perché la sua vicenda
mette in risalto come alla fine nessuno di tutti quelli che ha conosciuto,
compreso gli artefici delle varie amministrazioni, del mondo dell'arte,
dell'editoria, della medicina e del sociale, siano riusciti a penetrare la
sua forma di autismo, di isolamento, di genialità troppo fusa con la sua
essenza, alla fine nessuno è riuscito a prendersi cura di sé stesso e del
prossimo, e in questo, ripeto, lui per primo. E' mancata quella forma di
solidarietà, tanto auspicata dal Leopardi, forse macinata da una realtà
troppo commerciale, che anche adesso che Andros non c'è più, ci
obbligherebbe ad acquistare i suoi libri, se solo volessimo leggerli, e che
di umano e di artistico, nel senso in cui io intendo la missione della
comunicazione estetica e letteraria, non riesce più ad avere nulla di
caloroso, ma conserva solo la freddezza e la sofferenza di un'arte morta,
del suo funerale, come il caro amico, già da molti anni sosteneva e
rappresentava in tutte le sue manifestazioni. Un triste saluto, genio, mi
mancherai, come mi è sempre mancata la tua volontà di collaborare con i miei
progetti, se non consentendomi di farti un po' di promozione attraverso i
miei articoli, le mie pagine in internet e le mie provocazioni, come lo
scritto in cui auspicavo che alcune delle sue opere fossero esposte nei
musei vaticani e per tale ragione avevo proposto persino una sottoscrizione,
che ovviamente non ha avuto alcuna adesione.
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