AUSCHWITZ  REPORTAGE

 

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Nazionalsocialismo (Se volete cercare altri testi sull'argomento usate pure il nostro spider)

Dottrina politica del XX secolo, nota anche come nazismo, elaborata dal Partito nazionalsocialista tedesco; per alcuni aspetti ideologicamente affine al fascismo italiano, il nazionalsocialismo si radica nella tradizione militarista ed espansionista della Prussia, ha stretti legami con l'irrazionalismo di matrice romantica, e, a differenza di altre forme di totalitarismo, si ispira alle dottrine sulla superiorità biologica e culturale della razza ariana formulate da Houston Stewart Chamberlain e da Alfred Rosenberg.

Il primo dopoguerra

L'ascesa del movimento nazionalsocialista trasse forte impulso dallo scontento che si diffuse fra i tedeschi alla fine della prima guerra mondiale; ritenuta la principale responsabile del conflitto, la Germania dovette infatti accettare le vessatorie condizioni del trattato di Versailles, ed entrò in un cupo periodo di depressione economica, segnato da un'inarrestabile inflazione e da una vasta disoccupazione. Finanziata dagli ambienti militari, la formazione politica guidata da Adolf Hitler assunse nel 1920 la denominazione di Partito nazionalsocialista tedesco dei lavoratori (NSDAP), si dotò di un braccio armato, le SA, organizzato da Ernst Röhm allo scopo di interrompere con la violenza le riunioni degli altri partiti e dei sindacati, e di perseguitare le famiglie di origine ebraica. Hitler formulò un programma d'azione antidemocratica, imperniato sul nazionalismo e sull'antisemitismo, e nel 1923 dotò il partito di un'efficace strumento di propaganda, il quotidiano " Völkischer Beobachter" (L'osservatore nazionale), e di un simbolo ufficiale, una croce uncinata nera, inscritta in un cerchio bianco su campo rosso: la svastica. Nello stesso anno concentrò l'azione politica contro il Partito comunista tedesco, e tentò un colpo di stato (il putsch di Monaco), per rovesciare il governo bavarese. Il tentativo fallì e Hitler fu condannato a cinque anni di carcere; durante la detenzione, che in realtà durò meno di un anno, scrisse la prima parte di Mein Kampf (La mia battaglia), l'opera in cui riassunse i capisaldi dell'ideologia nazista ed espose il proprio progetto di conquista dell'Europa. Una volta rilasciato, riorganizzò il partito, creò il corpo armato delle SS (Schutz-Staffeln, squadre di difesa), diretto da Heinrich Himmler, e l'ufficio di propaganda, che fu affidato a Joseph Göbbels. Nel 1929, l'anno della grande crisi seguita al crollo di Wall Street, Hitler iniziò a riscuotere i favori di parte dei grandi capitalisti tedeschi, e ingenti somme di denaro cominciarono a confluire nelle casse del partito nazista.

Il NSDAP al parlamento

Appoggiato anche dalle classi medie, dai piccoli proprietari in crisi e dai disoccupati colpiti dalla grande depressione economica, il partito nazista conquistò la maggioranza relativa nelle elezioni del 1932; un anno dopo Hitler ottenne il cancellierato e, da quel momento, la Germania s'avviò verso la dittatura. I poteri del parlamento furono assorbiti dal governo, fu eliminata con violenza l'opposizione interna ed esterna, e il partito nazionalsocialista divenne l'unica organizzazione politica legale. Nel 1933, allo scopo di eliminare i dissenzienti, venne istituita la Geheime Staatpolizei (Polizia segreta di stato), nota come Gestapo, svincolata da ogni controllo legale e soggetta solo al proprio comandante, Himmler.

Il nuovo ordine


Soppressi gli avversari politici e i diritti costituzionali e civili, il regime affrontò la crisi occupazionale, pianificando una ristrutturazione industriale e agricola dell'intero paese, eludendo le restrizioni del trattato di Versailles, abolendo le cooperative e cooptando le organizzazioni sindacali sotto il controllo dello stato.
Il nazismo e il suo tempo
Grazie al "nuovo ordine" la Germania hitleriana uscì dalla crisi, venne creata un'efficiente macchina da guerra, le sorti dell'alta finanza e della grande industria nazionale furono risollevate e fu inaugurata una nefasta stagione di poltica estera, condotta all'insegna dell'aggressività. Fu rimilitarizzata la Renania, si formò l'Asse Roma-Berlino (1936) (Vedi potenze dell'Asse) e l'Austria venne annessa con un colpo di mano (1938). Infine, l'invasione della Polonia (1° settembre 1939) fece scoppiare la seconda guerra mondiale.
Nella prima fase del conflitto la Germania sembrò avere la meglio; Hitler e i suoi uomini diedero allora il via alla cosiddetta "soluzione finale", organizzando la deportazione e l'eliminazione di quasi sei milioni di ebrei (Vedi Olocausto), che furono prima rinchiusi e poi sterminati nei campi di concentramento.
Al termine della guerra, la più sanguinaria e distruttrice della storia, la Germania si ritrovò sconfitta, semidistrutta, impoverita, e divisa in due parti. Un tribunale militare internazionale processò a Norimberga i capi nazisti sopravvissuti (Vedi Processi ai crimini di guerra; Crimini contro l'umanità), mentre gli Alleati organizzarono il cosiddetto "processo di denazificazione" del paese.
Ancora oggi, nella Germania riunificata esistono tuttavia, sia pure illegalmente, alcune piccole formazioni neonaziste che predicano l'odio razziale e l'antisemitismo, talvolta commettendo atti di violenza ai danni soprattutto degli immigrati.

Neonazisti (Se volete cercare altri testi sull'argomento usate pure il nostro spider)

Neonazisti, al seguito della bandiera imperiale, eseguono il saluto a Hitler durante una marcia svoltasi nel 1991 in Germania in commemorazione del 53° anniversario del pogrom del Terzo Reich contro gli ebrei. Questi manifestanti rappresentano la piccola percentuale della popolazione tedesca che tuttora abbraccia il nazionalsocialismo, comunemente noto come nazismo, il sistema politico con il quale Adolf Hitler governò la Germania dal 1933 al 1945.

Antisemitismo
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Avversione nei confronti degli ebrei che si traduce in forme di discriminazione e di persecuzione, spesso cruenta e culminata nel corso della seconda guerra mondiale nello sterminio di milioni di persone. Il termine fu coniato intorno al 1879 per designare l'ideologia e l'atteggiamento persecutorio nei confronti degli ebrei.
L'antisemitismo ideologico si basa su una teoria razzista, inizialmente formulata in Francia e in Germania alla metà del XIX secolo, secondo la quale le persone della cosiddetta razza ariana sarebbero per fisico e temperamento superiori agli ebrei. Questa teoria fu duramente criticata da tutti gli etnologi, ma si diffuse ugualmente in particolare attraverso le opere del diplomatico francese Joseph Arthur de Gobineau e quelle del filosofo tedesco Karl Dühring e fu utilizzata per giustificare la persecuzione civile e religiosa che gli ebrei avevano subìto attraverso i secoli.

Radici storiche delle persecuzioni antisemite nell'Europa occidentale

Pur essendo attestato già nel mondo greco e romano, l'antisemitismo si diffuse con il cristianesimo. Dal IV secolo la discriminazione nei confronti degli ebrei, considerati dai cristiani responsabili della morte di Cristo, divenne universale e sistematica. Ai tempi delle Crociate (1096-1270) gli ebrei furono massacrati a migliaia, segregati in ghetti, obbligati a portare segni di riconoscimento e furono loro vietate numerose attività commerciali. Nel XVIII e XIX secolo, in seguito alla Rivoluzione francese e all'Illuminismo, con la progressiva separazione fra Chiesa e stato e con la nascita dei moderni stati nazionali, la persecuzione religiosa ed economica diminuì sensibilmente: gli ebrei infatti vennero gradualmente integrati nel sistema politico ed economico.
In Europa verso la fine dell'Ottocento si verificò un ritorno dei pregiudizi antisemiti, in conseguenza del profondo disagio sociale indotto dalle crisi economiche e politiche: l'uso strumentale dell'antisemitismo fornì un capro espiatorio sul quale indirizzare i risentimenti e le frustrazioni collettive. In Germania le teorie razziste fornirono la legittimazione ai nuovi partiti antisemiti che si formarono allo scoppio della guerra franco-prussiana e dopo la crisi economica del 1873. Da allora sulla scena politica tedesca vi fu sempre almeno un partito apertamente antisemita fino al 1933, anno in cui l'antisemitismo divenne addirittura politica ufficiale del governo nazionalsocialista (nazista). Ideologie antisemite ebbero seguito anche in altre nazioni dell'Europa occidentale e centrale. In Austria il partito socialista cristiano difese a lungo i programmi antisemiti. In Francia l'antisemitismo presente nei settori cattolici e moderati che non accettavano la politica della Terza Repubblica ebbe la sua manifestazione culminante con l'affare Dreyfus fra il 1894 e il 1906, quando un ufficiale ebreo dell'esercito francese venne imprigionato ingiustamente con l'accusa di tradimento. Molti intellettuali francesi ed europei si mobilitarono in sua difesa e infine ottennero la sua liberazione, che segnò in Francia la fine, dopo anni di drammatica tensione fra i democratici e la destra nazionalista, dell'antisemitismo come argomento di propaganda politica.

La persecuzione nell'Europa orientale: i pogrom

A differenza di quanto avvenne nell'Europa occidentale, in quella orientale il processo di emancipazione degli ebrei non ebbe mai luogo. In Russia, ad esempio, ancora nel XIX secolo furono adottate misure restrittive volte a impedire loro l'acquisizione di proprietà terriere e a limitare il loro accesso all'istruzione superiore. La persecuzione culminò in una serie di massacri collettivi, noti come pogrom, che iniziarono nel 1881 e che coinvolsero circa 600 villaggi e città. Il più feroce di tali massacri si verificò nel 1906 in seguito al fallimento della prima Rivoluzione russa (1905). Gli storici convengono sul fatto che i pogrom furono il risultato di una deliberata politica del governo, che preferì volgere al fanatismo religioso il malcontento degli operai e dei contadini russi. A tal fine si ricorse persino a un nuovo tipo di propaganda di massa, che consisteva nella pubblicazione di documenti falsi: i Protocolli degli Anziani di Sion, ad esempio, avevano la pretesa di rivelare i particolari di una presunta cospirazione internazionale degli ebrei per dominare il mondo. Queste pubblicazioni, che risalgono al 1905 e che contenevano informazioni del tutto false e fantasiose, furono usate anche durante il pogrom successivo alla rivoluzione del 1917, in cui vi furono centinaia di migliaia di vittime.

L'antisemitismo organizzato come strumento di azione politica

L'antisemitismo, che nel periodo fra la prima e la seconda guerra mondiale aveva continuato a essere in Europa un sentimento diffuso, ancorché non organizzato, esplose nella Germania degli anni Trenta sotto il regime nazista guidato da Adolf Hitler. L'antisemitismo nazista culminò nello sterminio degli ebrei che vivevano nei territori occupati dai tedeschi tra il 1939 e il 1944 (la "soluzione finale" che gli ebrei chiamarono Shoa, sterminio, e per la quale è invalso anche il termine Olocausto). Alla fine della guerra circa sei milioni di ebrei (i due terzi dell'intera popolazione ebraica residente in Europa) erano stati uccisi nei campi di concentramento e nei campi di sterminio.
L'orrore della comunità internazionale contro i crimini nazisti fu unanime: i campi della morte furono infatti menzionati nella Dichiarazione universale dei diritti umani, adottata nel 1948 dall'Assemblea generale dell'Organizzazione delle Nazioni Unite. Nel 1945 al primo processo internazionale per i crimini di guerra che si tenne a Norimberga contro alti dirigenti del regime nazista, le persecuzioni compiute contro gli ebrei vennero giudicate come crimini contro l'umanità. I beni e le proprietà sottratti agli ebrei dai nazisti furono restituiti soltanto in parte. Nonostante l'universale sdegno suscitato nell'opinione pubblica dai crimini nazisti, dal dopoguerra a oggi si sono verificati ancora in diversi paesi europei sporadici atti di violenza e ostilità nei confronti degli ebrei, fra cui tristemente comune è la profanazione dei cimiteri.

L'antisemitismo nel dopoguerra (Se volete cercare altri testi sull'argomento usate pure il nostro spider)

La Chiesa cattolica ha condannato l'antisemitismo e ha cercato di rimuoverne le basi religiose: nel Concilio Vaticano II (1962-65) infatti fu ufficialmente negata la responsabilità degli ebrei nella morte di Cristo e fu duramente condannato il regime nazista. Dalla fine degli anni Sessanta in poi, piccoli gruppi neonazisti hanno continuato a fare propaganda antisemita in Europa e negli Stati Uniti d'America. Anche in America latina, rifugio di molti nazisti fuggiti alla fine della guerra, si sono verificati episodi antisemiti, come, ad esempio, dopo la cattura del criminale nazista Adolf Eichmann, avvenuta in Argentina nel 1960 da parte dei servizi segreti israeliani. Trasportato a Gerusalemme, Eichmann fu comunque processato per crimini contro gli ebrei, imprigionato e successivamente impiccato nel 1962.
In Medio Oriente una nuova forma di antisemitismo si sviluppò come reazione al sionismo, dopo la costituzione nel 1948 dello stato di Israele che innescò laceranti tensioni con i vicini paesi arabi.

Campo di concentramento

Durante la seconda guerra mondiale i nazisti imprigionarono circa otto milioni di persone, quasi tutti ebrei europei, in una ventina di campi di concentramento. Alla fine della guerra, i morti per fucilazione, fame, in conseguenza di esperimenti medico-scientifici e per asfissia nelle camere a gas furono stimati in sei milioni. I sopravvissuti, trovati dagli alleati nei campi abbandonati dai tedeschi, erano denutriti e stremati, quando non gravemente ammalati.

Gli articoli soprariportati sono tratti dall' Enciclopedia Microsoft(R) Encarta(R) 98. (c) 1993-1997 Microsoft Corporation. Tutti i diritti riservati.


In English

Holocaust (Greek holo, “whole”; caustos, “burned”), originally, a religious rite in which an offering was entirely consumed by fire. In current usage, holocaust refers to any widespread human disaster, but when written Holocaust, its special meaning is the almost complete destruction of the Jews in Europe by Nazi Germany.
During the 19th century, European Jewry was being emancipated, and, in most European countries, Jews achieved some equality of status with non-Jews. Nonetheless, at times Jews were vilified and harassed by anti-Semitic groups. Indeed, some anti-Semites believed that Jewry was an alien “race” not assimilable into a European culture, but they did not formulate any coherent anti-Semitic campaign. See also POGROM;

ANTI-SEMITISM.

Pre-World War II Persecution of German Jews
When the Nazi regime came to power in Germany in January 1933, it immediately began to take systematic measures against the Jews. One early decree was a definition of the term Jew. Crucial in that determination was the religion of one's grandparents. Anyone with three or four Jewish grandparents was automatically a Jew, regardless of whether that individual was a member of the Jewish community. Half-Jews were considered Jewish only if they themselves belonged to the Jewish religion or were married to a Jewish person. All other half-Jews, and persons who had one Jewish grandparent, were styled Mischlinge (half-breeds). Jews and Mischlinge were “non-Aryans.” In Nazi doctrine, such emphasis on descent was regarded as an affirmation of “race,” but the principal purpose of these categorizations was the clear delimitation of a target for discriminatory laws and directives. See also NATIONAL SOCIALISM.

The “Aryanization” of Businesses
From 1933 to 1939, concerted efforts were made by the Nazi party, agencies of the government, banks, and business enterprises to eliminate Jews from economic life. Non-Aryans were dismissed from civil service positions, and Jewish lawyers and doctors lost their Aryan clients. Jewish firms were either liquidated and their inventory disposed of, or they were purchased for much less than their full value by companies that were not owned or operated by Jews. The contractual transfer of Jewish enterprises to new German owners was called “Aryanization.” The proceeds of any sales, as well as Jewish savings, were subjected to special property taxes. The Jewish employees of liquidated or Aryanized firms lost their jobs.

“The Night of Broken Glass”

The proclaimed objective of the Nazi regime was Jewish emigration. In November 1938, following the assassination of a German diplomat in Paris by a young Jew, all synagogues in Germany were set on fire, windows of Jewish shops were smashed, and thousands of Jews were arrested. This “Night of Broken Glass” (Kristallnacht) was a signal to Jews in Germany and Austria to leave as soon as possible. Several hundred thousand people were able to find refuge in other countries, but a similar number, including many who were old or poor, stayed to face an uncertain fate.

The Occupation of Poland

When World War II began in September 1939, the German army occupied the western half of Poland and thereby added almost 2 million Jews to the German power sphere. Restrictions placed on Polish Jewry were much harsher than those in Germany. The Polish Jews were forced to move into ghettos surrounded by walls and barbed wire. The ghettos were like captive city-states. Each ghetto had a Jewish council that was responsible for housing, sanitation, and production. Food and coal were to be shipped in and manufactured products sent out. The food supply allowed by the Germans, however, consisted mainly of grains and such vegetables as turnips, carrots, and beets. In the Warsaw ghetto, the official ration provided barely 1200 calories to each inhabitant. Some black-market food, smuggled into the ghettos, was sold at high prices, but unemployment and poverty were widespread. Housing was overcrowded, with six to seven people to a room, and typhus was common.

Invasion of the USSR

At the time of ghettoization in Poland, a drastic undertaking was launched farther to the east. In June 1941, German armies invaded the Union of Soviet Socialist Republics (USSR), and at the same time the Reich Security Main Office—an agency of the police and the Nazi party guard, known as the SS—dispatched 3000 men in special units to newly occupied Soviet territories to kill all Jews on the spot. These mobile detachments, known as Einsatzgruppen (action squads), were soon engaged in incessant shootings. The massacres usually took place in ditches or ravines near cities and towns. Occasionally, they were witnessed by soldiers or local residents. Before long, rumors of the killings were heard in several capitals of the world.

The “Final Solution”

A month after the beginning of mobile operations in the occupied USSR, the second in command of Nazi Germany, Hermann Goring, sent a directive to the chief of the Reich Security Main Office, Reinhard Heydrich, charging him with the task of organizing a “final solution to the Jewish question” in all of German-dominated Europe. By September 1941, the Jews of Germany were forced to wear badges or armbands marked wth a yellow star. In the following months, tens of thousands were deported to ghettos in Poland and to cities wrested from the USSR. Even as that movement was under way, the stage was set for another innovation: the death camp.

CONCENTRATION CAMP.

Camps equipped with facilities for gassing people were erected on the soil of occupied Poland. Most prospective victims were to be deported to these killing centers from ghettos nearby. From the Warsaw ghetto alone, more than 300,000 were removed. The first transports were usually filled with women, children, or older men, who could not work; Jews capable of labor were retained in shops or plants, but they too were eventually killed. The heaviest deportations occurred in the summer and fall of 1942. The destinations of the transports were not disclosed to the Jewish communities, but reports of mass deaths eventually reached the surviving Jews, as well as the governments of the United States and Great Britain. In April 1943, the 65,000 remaining Jews of Warsaw offered resistance to German police who entered the ghetto in a final roundup. The battle was fought for three weeks.

Deportations

Throughout Europe, the deportations generated a host of political and administrative problems. In Germany itself, extensive discussions were held about the Mischlinge, and eventually they were exempted. In countries allied with Germany, such as the satellite states of Slovakia and Croatia, diplomatic negotiations were conducted to bring about deportations. The government of Vichy France, which had already extended its anti-Semitic laws, began imprisoning Jews before Germany's request to do so. The Italian Fascist government refused to cooperate with Nazi Germany until after Italy was occupied by German forces in September 1943, and the Hungarian government was similarly reluctant to give up its Jews until after German troops entered Hungary in March 1944. Although the Romanian government had been responsible for several large-scale massacres of Jews in the occupied USSR, Romania also declined to deliver its Jews to the Germans. In occupied Denmark, Danes from all walks of life resolved to save that country's Jews from certain death, ferrying thousands of them in small boats to neutral Sweden.
Wherever possible, the Germans collected the belongings of the deportees. In Germany, bank accounts and the contents of apartments were confiscated, and from occupied France, Belgium, and Holland (see NETHERLANDS) furniture was shipped to Germany for distribution to bombed-out persons.
Transportation of victims to the death camps was generally by rail, and the police had to pay the German state railways a one-way third-class passenger fare for each deportee. When as many as 1000 persons were loaded on a train, a group rate that was half the normal tariff was allowed. The trains, consisting of freight cars, moved slowly on special schedules to their destinations. Often, the sick and the elderly died en route.

The Death Camps

The arrival points in Poland were Kulmhof (Chelmno), Belzec, Sobibor, Treblinka, Lublin (Maydanek), and Auschwitz (Oßwiécim). Kulmhof, northwest of the Lódz ghetto, was supplied with gas vans, and its death toll was 150,000. Belzec had carbon monoxide gas chambers in which 600,000 Jews, mostly from the populous Galician area, were killed. Sobibor's gas chambers accounted for 250,000 dead and Treblinka's for 700,000 to 800,000. At Lublin, some 50,000 were gassed or shot; in Auschwitz, the Jewish dead totaled more than 1 million.
Auschwitz, near Kraków, was the largest death camp. Unlike the others, it used quick-working hydrogen cyanide for the gassings. The victims of Auschwitz came from all over Europe: Norway, France, the Low Countries, Italy, Germany, Czechoslovakia, Hungary, Poland, Yugoslavia, and Greece. A large inmate population, Jewish and non-Jewish, was employed by industry; some prisoners were subjected to medical experiments, particularly sterilizations. Although only Jews and Gypsies were gassed routinely, several hundred thousand other Auschwitz inmates died from starvation, disease, or shooting. To erase the traces of destruction, large crematories were constructed so that the bodies of the gassed could be incinerated. In 1944 the camp was photographed by Allied reconnaissance aircraft in search of industrial targets; its factories, but not its gas chambers, were bombed.

Results of the Holocaust

When the war ended, millions of Jews, Slavs, Gypsies, homosexuals, Jehovah's Witnesses, Communists, and others targeted by the Nazis, had died in the Holocaust. The Jewish dead numbered more than 5 million: about 3 million in killing centers and other camps, 1.4 million in shooting operations, and more than 600,000 in ghettos. (Traditional estimates are closer to 6 million.) Heavy pressure was placed on the victorious powers to establish a permanent haven in Palestine for Jewish survivors. The establishment of Israel three years after Germany's defeat was thus an aftereffect of the Holocaust.
Contributed by: Raul Hilberg

Concentration Camp, a prisonlike place created to confine selected groups of people, usually for political reasons. It differs from a regular prison in three ways: (1) men, women, and children are confined without normal judicial trials; (2) the period of confinement is indeterminate; and (3) camp authorities exercise unlimited, arbitrary power. Although many kinds of facilities have served as concentration camps, they usually consist of barracks, huts, or tents, surrounded by watchtowers and barbed wire. Concentration camps are also known by various other names such as corrective labor camps, relocation centers, and reception centers.

Western Camps

Modern concentration camps appeared at the end of the 19th century. The Spaniards used them in Cuba during the Spanish-American War (1898), and the British established them for thousands of women and children during the Boer War (1899-1902) in South Africa. In the West camps have been created several times during periods of war and national emergency. In France the government committed Spanish Republican refugees to reception centers in 1938 and added Jewish and other anti-Nazi refugees the following year. In Great Britain the government used Defense Regulation 18B in 1939 to send potentially disloyal citizens and refugees from enemy countries to internment camps. In the U.S., Executive Orders 9066 and 9102, later upheld by the Supreme Court, empowered the military to transport 70,000 U.S. citizens of Japanese descent and 42,000 Japanese resident aliens from the West Coast to relocation centers in the interior.

Soviet Camps

In Russia the Bolsheviks established concentration camps for suspected counterrevolutionaries in 1918. During the 1920s, “class enemies” and criminals were confined in the Northern Special Purpose Camps on the Solovetskiye Islands in the White Sea and near Arkhangelsk on the mainland. In the 1930s and '40s, a system of corrective labor camps covered most of the Soviet Union and received millions of prisoners in successive waves of mass arrests: independent farmers (kulaks); victims of the great purges; populations deported from the Polish and Baltic territories annexed in 1939; groups such as the Volga Germans considered potentially disloyal during World War II; Axis prisoners of war; and Russians returning from German captivity. After the death of Joseph Stalin (1953), when many inmates received amnesty and were released, the camps continued on a smaller scale.
In 1919 the Russian secret police, then known as the Cheka and later under successive other names (see KGB), was empowered to arrest “class enemies.” Commitment to a camp usually followed a hearing by the Judicial Collegium of the secret police, using elastic paragraphs of the criminal code to sentence defendants who had neither the right to be present nor to defend themselves. During the 1920s the camps were administered by various agencies, including the People's Commissariat of Justice. In 1930 control over all camps was assumed by the Chief Administration of Camps (Glavnoye uptavlenie lagetov, or GULAG) in the People's Commissariat of the Interior (Natodny kommissariat vnutrennikh dyel, or NKVD).
Millions of camp inmates worked as forced laborers on numerous projects essential to the Soviet economy. Some of these, such as the White Sea-Baltic Canal and the Moscow-Volga Canal, claimed innumerable lives. Other projects—such as the coal mines and oil wells near Vorkuta and the gold mines on the Kolyma River—exploited the mineral wealth in the Soviet Arctic. Eventually, five major camp systems existed: (1) the Yagry near Arkhangelsk; (2) the Pechora, including Kotlas and Vorkuta; (3) the Karaganda in Kazakhstan; (4) the Tayshet-Komsomolsk in the Lake Baykal-Amur River region; and (5) the Dalstroy in the Magadan-Kolyma region.

Nazi Camps

In Germany, the Nazis established concentration camps almost immediately after assuming power on January 30, 1933. A decree in February removed the constitutional protection against arbitrary arrest. The security police had the authority to arrest anyone and to commit that person to a camp for an indefinite period. The political police, known as the Gestapo, imposed “protective custody” on a wide variety of political opponents: Communists, socialists, religious dissenters, Jehovah's Witnesses, and Jews. The criminal police, known as the Kripo, imposed “preventive arrest” on professional criminals and numerous groups of so-called asocials: Gypsies, homosexuals, prostitutes, and shirkers. The SS (Schutzstaffel, or protective units) operated the camps with brutal military discipline. During the 1930s six major camps were established: Dachau, Sachsenhausen, Buchenwald, Flossenbürg, Mauthausen, and, for women, Ravensbrück. In 1939 these camps held about 25,000 prisoners. During World War II the camps increased in size and number. Important new ones included Auschwitz-Birkenau, Natzweiler, Neuengamme, Gross Rosen, Stutthof, Lublin-Maidanek, Hinzert, Vught, Dora, and Bergen-Belsen. Millions of prisoners entered these camps from every occupied country of Europe: Jews, partisans, Soviet prisoners of war, and impressed foreign laborers. Early in 1942 the SS Central Office for Economy and Administration (Wirtschafts-Verwaltungehauptamt, or WVHA) assumed operational control of the concentration camps, and inmates were exploited as forced laborers in industrial production. In addition to the central camps, the WVHA operated hundreds of subsidiary camps, and local offices of the security police in the occupied territories maintained large numbers of forced labor camps. Inmates were worked to death in industries such as the I. G. Farben chemical works and the V-2 rocket factories. Those no longer able to work were killed by gassing, shooting, or fatal injections. Inmates were also used for “medical experiments.” Early in 1945 the camp population exceeded 700,000.
During World War II the Nazis also established extermination centers to kill entire populations. There the SS systematically gassed millions of Jews and thousands of Gypsies and Soviet prisoners of war. Two extermination centers operated in concentration camps under the authority of the WVHA: Auschwitz-Birkenau and Lublin-Maidanek. Five operated in camps established by regional SS and police leaders: Belzec, Sobibor, and Treblinka in eastern Poland; Kulmhof (Chelmno) in western Poland; and Semlin outside Belgrade, in Serbia. More than 4 million persons, the majority of whom were Jews, perished in the Nazi camps. (Millions of Jews were also exterminated outside the camps.)

Other Camps

Since World War II numerous repressive regimes have established concentration camps. Thus, Communist regimes in Asia have used reeducation camps to detain vast numbers of men, women, and children. In the 1950s the British established emergency detention camps in Kenya; in the 1960s the government of Indonesia placed opponents in island camps; and in the 1970s the military regime in Argentina operated secret detention camps.

Contributed by: Henry Friedlander

Further Reading
"Concentration Camp," Microsoft (R) Encarta. Copyright (c) 1994 Microsoft Corporation. Copyright (c) 1994 Funk & Wagnall's Corporation.

Further Reading

"Holocaust," Microsoft (R) Encarta. Copyright (c) 1994 Microsoft Corporation. Copyright (c) 1994 Funk & Wagnall's Corporation.

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