IL TESTAMENTO DI

CARL WILLIAM BROWN



E I LASCITI DEL

 DAIMON CLUB


Omaggi inaugurali


Ci gît et dort en ce solier qu'amour occit de son raillon, un pauvre petit écolier qui fut nommé Francois Villon oncques de terre n'eut sillon. Il donna tout, chacun le sait : tables, trétaux, pain, corbillon. Galants, dites en ce verset….Freres humains qui après nous vivez, N'ayez les cœurs contre nous endurcis, Car, se pitié de nous pauvres avez, Dieu en aura plus tôt de vous mercis.
François Villon

D'ora in poi voglio immaginarmi la morte come una tenera e affettuosa mamma che con estremo amore, stringendomi sorridente al suo seno per tutta l'eternità, invece di darmi la vita me la toglierà.
Carl William Brown

Forse l'uomo mostra nel modo più evidente quale sia il suo senso dell'umorismo quando l'ultima, più dolorosa realtà, ovvero la morte, si insinua nella sua coscienza.
G. Kranz

La morte non è male; perché libera l'uomo da tutti i mali, e insieme coi beni gli toglie i desideri. La vecchiezza è male sommo: perché priva l'uomo di tutti i piaceri, lasciandogliene gli appetiti; e porta seco tutti i dolori. Nondimeno gli uomini temono la morte, e desiderano la vecchiezza.
Giacomo Leopardi

Volendo fare uno scherzo di cattivo gusto al concetto stesso di esistenza, burlandosi della morte, si tolse la vita.
Carl William Brown

Compagni minatori io ve lo dico qui, questo mio canto è vano se voi non avete ragione. Se l'uomo ha da morire prima di avere il suo bene, bisogna che i poeti siano i primi a morire.
Paul Éluard

Non perdo mai occasione d'imparare a morire.
V. Alfieri

Insomma, lasciare nel mio testamento un vadecum che duri nel tempo e che si rivolga contro la banalità di tutte le divinità e lasci in eredità a tutti il mio anelito e i miei progetti di libertà.
Carl William Brown

Introduzione e Premesse


Certo, fino a qualche anno fa non avrei mai pensato di mettermi a redigere un testamento ancora in giovane età, anche se da sempre ho saputo che il saggio non solo deve essere sempre pronto a partire, ma anzi dovrebbe essere desideroso di andarsene al più presto! Infatti come dicevano già Seneca, Sofocle e forse anche Leopardi "Per l'uomo è meglio non nascere e se nasce è meglio che muoia al più presto".
Quindi penso che sia meglio così, fosse andata diversamente magari non sarei mai neanche riuscito a lasciare ai posteri questa mia eredità; per cui non posso che essere grato al destino che, ignorando il fatto che io fossi già morto, ha progettato la brillante e stupida idea di vedermi sotto terra nell'arco di qualche anno. Evidentemente ha sbagliato persona, ma nel contempo mi ha fatto anche un grande piacere!
Visto dunque che questa mia specie di congedo vuole in qualche modo rispettare lo stile tipico della letteratura testamentaria, ribadirò quindi sin da adesso che verso la fine del secondo millennio, o se preferite inizio del terzo, dopo Cristo, il sottoscritto Carl William Brown, (oppure se volete optare per la trinità, i giovani Carl, William e Brown) nel pieno possesso delle sue facoltà mentali e cosciente del proprio declino fisico così come dei propri peccati, o meglio dei propri vizi, a causa del suo "Fatal Flaw", consapevole che potrebbe venire meno da un momento all'altro si appresta a lasciare ai presenti e ai posteri questa sorta di lascito ereditario.

Ricordandomi a questo punto del Testamento di François Villon, un opera di circa 2000 versi scritta nel 1461 e stampata nel 1489, ed entrata a pieno titolo nella grande storia della letteratura francese, voglio a tal proposito sottolineare che il mio non è un lascito parodistico, ma è comunque un testamento assolutamente letterario che richiama ovviamente il contenuto satirico, poetico e filosofico dell'intera opera di C.W. Brown e non vuole dunque essere né una meditazione sulla morte, né una danza macabra, né un pentimento, né un tentativo di salvezza della propria anima, ma uno scritto assolutamente sereno che come nella migliore tradizione umoristica è consapevole di prestare fede al motto sempre vivo di Giordano Bruno "In Tristitia Hilaris, In Hilaritate Tristis".

Venendo poi al contenuto del mio testamento vorrei anche ricordare il duca, lo scrittore francese François de La Rochefoucauld noto al pubblico letterario per aver scritto circa 400 famose massime che gli hanno reso gloria e popolarità e lo hanno consacrato tra i grandi della storia letteraria del proprio paese e non solo. Certo anch'io come il duca avrei rifiutato la candidatura alla prestigiosa Académie Francaise e spingendomi ancora più in là, come Sartre, avrei persino rifiutato il premio Nobel, ma questi sono dettagli e non hanno una stretta attinenza con il contenuto del presente lascito, anche perché essendo diponibili in rete siti e programmi che contengono decine di migliaia di citazioni, un autore deve essere consapevole di avere l'obbligo di offrire alla posterità qualcosa di veramente organico ed originale se vuole prendersi la briga di redigere un testamento e di organizzare un lascito.

Prima di passare dunque al nocciolo della questione voglio chiamare in causa persino Dante che nella sua Divina Commedia ha scritto più o meno circa 14.160 versi, equivalenti sempre più o meno ad una media di 4.720 frasi di tre righe ognuna, e non tutti di estremo significato concettuale, e non vi sto a ribadire la sua posizione all'interno della letteratura mondiale, di gran lunga maggiore a quella di gente che pur scrivendo o raccogliendo poche centinaia di massime o di citazioni ha comunque fatto una brillante carriera all'ombra di famosi ed avidi editori. Questo per dire che il sottoscritto avendo scritto circa 8.000 aforismi originali, tutti dotati di significato, per un equivalente di circa 25.000 righe e avendone selezionati ancora alcune migliaia tra le diverse decine di migliaia che popolano l'universo letterario mondiale, oltre ad aver scritto numerosi saggi, e ad avere svolto una seria attività di divulgazione culturale, si arroga appunto tutto il diritto di redigere e di diffondere anche questo umile testamento.

Naturalmente parlando di eredità e di testamento non posso di certo nemmeno dimenticare il grande Montaigne, che pure amava le citazioni, il quale mi ha insegnato che la meditazione sulla morte è meditazione sulla libertà, donandomi per sempre l'idea che chi ha appreso a morire ha disimparato a servire. Il saper morire ci libera infatti da ogni sudditanza e costrizione, dando un colpo mortale al nostro egoismo e alla nostra vanità. Ed io da buon cultore della filosofia so con Cicerone che il filosofare non è che prepararsi alla morte. Tutta la saggezza del mondo, continua ancora Montaigne, si riduce alla fine a questo, insegnarci a non temere la morte e chi dunque insegnasse agli uomini a morire insegnerebbe loro anche a vivere. Ecco, devo certamente tener presente anche questo nel mio lascito, cercando inoltre di sottolineare che ognuno dei miei aforismi avrebbe potuto diventare un saggio, e poi un racconto o un romanzo, e poi ancora avrebbe potuto dar luogo con gli altri ad infiniti intrecci testuali, se solo avessi avuto il tempo! Ma il tempo non c'è e allora quest'idea continuerà il suo cammino consapevole con Chomsky che da un numero finito di fonemi si possono creare infinite frasi, così come da una vita limitata negli anni si possono incoraggiare migliaia di vite nel futuro del tempo, affinché non io, non il mio nome, non i miei libri, ma lo spirito della letteratura, della vita, della morte, delle idee e della lotta venga tramandato.

Diciamo pure che il mio intento non è né un desiderio di immortalità, in cui affogare l'angoscia della morte, né una nostalgica sfida al tempo alla ricerca delle occasioni perdute, ma più semplicemente un desiderio di lasciare in eredità la passione e l'entusiasmo per un'idea, che si concretizza nel desiderio di comunicare e di condividere l'essenza più profonda di questa strana umanità. Un'idea che non mi ha portato come Dante ad esplorare i misteriosi palazzi dell'aldilà, ma che mi ha spinto ad osservare e a raccontare in forma di brevi pensieri tutta la storia della terrena vanità e della sua magnifica conduttrice, la divina stupidità. Questo è stato il mio viaggio nell'ade del potere e dell'autorità e lo spirito di lotta e di rivolta che lo ha guidato costituisce proprio il nucleo fondamentale del mio umile lascito. Io non avevo bisogno di andare da vivo ad interrogare i morti, io ero già uno di loro, e come tale al limite ho cercato di farmi sentire dai vivi, e poiché non penso di esserci riuscito al meglio, sto cercando di lasciare loro questo testamento, o perlomeno il simbolo della sua gestazione letteraria, comune e millenaria!


Contenuto del Testamento


La caratteristica principale di questo testamento è che in primo luogo non si affida ad un notaio, categoria che del resto per me non esiste, ricordate per me infatti esiste solo la stupidità; la seconda originale peculiarità è che non è nemmeno rivolto ad una singola persona o ad un ristretto nucleo di parenti, né tanto meno ad una fantomatica associazione, ma è pubblico e libero, vale a dire rivolto a tutti, indirizzato cioè a quegli uomini di buona volontà che lo leggeranno! E il suo contenuto non potrà nemmeno essere rifiutato, proprio perché costituito solo da idee che rimandano tutte ad un'idea originaria e complessiva, la quale anche se verrà snobbata, avrà raggiunto comunque il proprio obiettivo, e se ne andrà tranquillamente da un'altra parte! Il testamento non è tanto meno rivolto agli editori, o ad alcun scrittore in particolare, è tuttavia indirizzato ai loro spiriti e ai loro successori, così come è rivolto a tutti le persone di intelletto e di buon sentimento. Il lascito, così come il contenuto a cui si riferisce non ha assolutamente secondi fini, e non ha ovviamente bisogno del successo o della fama, poveri interessi che solo affliggono la stupida ed istintiva sete di vanità della maggior parte dei miseri viventi, le idee infatti non sanno cosa farsene né delle umane terraglie, né di beni di lusso che le coltivano! Le idee lottano solamente e per far questo basta la loro essenza!

Veniamo dunque all'oggetto del testamento: io, Carl William Brown, entità fittizia, che da sempre si è mossa nel grande universo della stupidità, intendo lasciare a tutti quanto segue: l'idea della mia opera. Non stupitevi, forse l'eredità non vi sembrerà gran che, ma vi assicuro che non è poca cosa. Le migliaia di aforismi che ho scritto e che ho selezionato potranno in futuro dar vita a nuove idee, la cui forma sempre diversa rimanderà tuttavia ad un unico concetto il quale costituirà a sua volta un'artistica lotta contro l'autorità del potere e della stupidità. Ma se vi sembra ancora poco, posso aggiungere alla mia eredità il testamento del Daimon Club che colmerà tutte le eventuali mancanze di questo mio scritto e a tal proposito aggiungo in questa sede quelle che sono le sue principali linee guida che completano con l'intera mia opera quella che da sempre è stata la mia idea e la mia occupazione principale, vale a dire comunicare, condividere, insegnare, tramandare, provocare, studiare, amare, soffrire e lottare. Tutto il mio lavoro e lo spreco delle mie forze non mi hanno di certo arricchito, né tanto meno mi hanno reso un grande sollievo e alla fine non sono nemmeno riuscito a capire la nostra umanità, non sono riuscito né ad odiarla, né ad amarla, ho però sempre cercato di conoscerla e di migliorarla, ma forse non usando i giusti mezzi, ed è allora proprio per questo che voglio lasciare questa mia ricerca, affinché i posteri la possano proseguire, criticare ed integrare, mitigando magari al tempo stesso un po' anche il proprio egoismo.

Dovrete scusarmi ma in questo momento avrei preferito sentirmi come il peccatore pentito di Adler, ossia colui che ha potuto sperimentare tutte le soluzioni devianti della vita psichica o che, almeno, le ha sfiorate ed è riuscito, diventando saggio, a salvarsi, solo che io purtroppo non mi sono salvato. E mi conforta poco l'idea che nemmeno la nostra umanità riuscirà a salvarsi, anche perché il termine è assolutamente privo di alcun significato e quindi la metafora serve solo a veicolare il concetto che io non mi aspetto niente né voglio regalare niente, ricordate, voglio solo tramandare un'idea, starà poi a voi darle voce, o seppellirla, magari al più presto, quando cioè vi ritirerete nella vostra umile residenza finale, un regno piccolo, piccolo, buio e silenzioso. E non lamentatevi del mio stile, infatti un testamento non può di certo essere troppo allegro, infatti la morte anche se può venire considerata alla stregua di una poesia satirica e burlesca, raramente fa ridere, forse anche perché ormai da troppo tempo ci consola il fatto che forse è meglio mascherarla con il pianto; l'altra faccia della misteriosa medaglia!


Il Lascito del Daimon Club  www.daimon.org


Il Daimon Club, nato come uno stratagemma per divulgare il pensiero di C.W. Brown, nel ricco panorama delle offerte culturali di fine millennio, si è presto trasformato in una sorta di testamento finale, di lascito del suo artefice fondatore, sin troppo consapevole che in un marasma di informazioni l'unica via per riuscire a sopravvivere era quella di offrire in eredità ai possibili lettori, presenti e futuri, un'unica idea, coronata di vari testi e di varie iniziative, che attraverso vari mezzi cercasse di diffondere il suo spirito di lotta e di contrasto al potere e alla stupidità per il resto della pur labile eternità. Un'idea dunque, contenuta in un sepolcro, in un mausoleo dell'universale nullità, supportata da migliaia di concetti e di creazioni linguistiche che hanno lo stesso scopo, la stessa finalità, lottare contro la povertà in favore di un'universale e creativa genialità.
L'intento del testamento è quello di trovare degli eredi che possano mettere a frutto lo spirito del suo contenuto e nel caso questo non fosse possibile nel breve periodo il suo fine diventerà quello di cercarli a lunga scadenza! Un'idea complessa quindi che vaga alla ricerca di sostenitori e che ramifica il suo contenuto all'interno dei Principi della Daimonologia Applicata, del Manifesto del Nuovo Surrealismo Nichilista ed Umorista e più vastamente all'interno dell'opera di Carl William Brown. Il tutto verrà messo in linea nel sito del Daimon Club, e verrà anche inserito in un Cd Rom disponibile gratuitamente a chi lo richiederà! E' ovvio che trattandosi di un lascito, nel caso che al momento fatale non ci sia chi curerà l'intero progetto, il materiale del Daimon Club e l'opera omnia di Carl William Brown, saranno resi completamenti liberi da qualsiasi forma di diritto d'autore e verranno ceduti a chiunque ne faccia richiesta.

Per il momento il contenuto del Daimon Club non è completo e chiaramente uno dei suoi scopi attuali è quello di trovare sempre nuova gente che si unisca al progetto e che sia intenzionata in un modo o nell'altro a lasciare anch'essa in eredità qualcosa al pubblico dei lettori. Per questo il club si rivolge a chiunque senza alcuna distinzione di sorta e sempre per questo motivo garantisce anche a coloro che dovessero aderire all'iniziativa senza sapere bene quello che stanno facendo una perenne e dignitosa sepoltura nei meandri sconfinati della rete! La metafora del cimitero infatti si rende necessaria proprio perché uno dei nostri fini principali è quello di divulgare la nostra memoria e le nostre idee, insegnando al tempo stesso a non temere la morte, proprio allo scopo di vivere più dignitosamente e di poter contrastare meglio il potere della stupida vanità. Discorso ben difficile in un mondo dove la gente sembra pensare solo al prolungamento della propria vita e all'accumulo di banali proprietà terrene!

Ma noi amiamo le cose complicate e dato che siamo un po' strani, viceversa non ci collocheremmo nemmeno nel filone dei grandi surrealisti, nutriamo l'illusione che il nostro progetto possa gettare un po' di luce in mezzo a tutta quell'oscurità generata da sempre dalla vacua ottusità; perciò vi invitiamo ad intraprendere la nostra conoscenza e per eventuali chiarimenti ed approfondimenti vi esortiamo a leggere il nostro statuto, la carta dei nostri servizi, il testamento di Carl William Brown e a visitare le pagine dei nostri siti. Ricordate poi che tra qualche anno nessuno più saprà che siamo esistiti, è dunque forse un pensiero dolce sapere che parte delle nostre creazioni continueranno a vivere nel ricordo dei nostri ideali! E si sa, le idee non hanno bisogno né di cattedrali, né di monumenti, né di fondazioni, basta solo un po' di vento e come la polvere si spargono nell'universo da cui provengono, da cui proveniamo!

In definitiva e per concludere questa breve introduzione testamentaria noi vorremmo contribuire a sperimentare l'idea di un vaccino contro l'umana stupidità e per fare questo comunicheremo il nostro progetto a giornali, editori, associazioni, scuole, docenti, ricercatori, studenti, lettori, webmasters e via dicendo, sempre con l'intento di lasciare in eredità a tutti una semplice idea, un'ideale anticonformista e libertario che ponga al primo posto, in una visione olistica della realtà, la ricerca, lo studio, la comunicazione e la collaborazione tra gli uomini e tralasci al tempo stesso le stupide bramosie di potere e di autorità che da sempre hanno caratterizzato la nostra vuota e stanca umanità.
Un'idea che potrà essere tramandata e che renderà felici tutti quelli che come noi e prima di noi l'hanno coltivata. Un'idea di fratellanza, di equità, di giustizia e di solidarietà, l'unica che possa dare un minimo di senso alla nostra bizzarra, misteriosa ed assurda realtà!

P.S. Per chi si ostinasse ancora a pensare che la letteratura e magari i miei scritti non servissero a niente e preferisse invece la concretezza di altri beni terreni voglio solo ricordare che tra qualche anno né le loro cianfrusaglie, né la loro vanità, né loro stessi esisteranno ancora, mentre le idee che io sto cercando di tramandare lasciandole in eredità esistono da quando esiste l'uomo e forse non moriranno nemmeno quando la specie umana scomparirà definitivamente dalla faccia di questo pianeta. Per cui se devo scegliere la cosa che vale di meno non ho dubbi e preferisco dunque il lieve ricordo degli ideali nel futuro piuttosto che un banale ammasso di terraglie nel presente. Vorrei inoltre spendere anche due parole per tutti quelli che magari pensassero che visto che ho già scritto il testamento ora non dovrei fare altro che morire, bene, voglio rassicurarli subito, infatti prima me ne sarò andato e prima mi leverò di torno il dispiacere di dover sopportare tutte le teste di cazzo che ci sono in giro, quindi se fossi in loro non mi preoccuperei più di tanto, il lieto evento non tarderà a verificarsi!

In fede, senza tempo e senza luogo, Carl William Brown and The Daimon Club

Per eventuali informazioni, chiarimenti o comunicazioni visitate pure la nostra tomba
www.daimon.org o contattateci su Facebook.


Omaggi Conclusivi


Per poter vivere con intensità la mia lunga agonia ho dovuto ricorrere a vari stratagemmi, all'amore, alla morte, all'arte, all'umorismo, al vizio, allo studio, alla malattia...
Carl William Brown

Sono nato per conoscerti. Per darti il tuo nome. Libertà.
Paul Éluard

La vita è solo errore,
E la morte è conoscenza.
Johann Christoph Friedrich von Schiller

La morte non ha alcun potere sugli scrittori, uno dopo l'altro se ne vanno, ma c'è sempre da qualche parte qualche ignoto individuo seduto in una poltrona che li fa rivivere.
C.W. Brown

Se il fine di ogni uomo è la morte, perché mai dovremmo considerare malato chi decide di anticipare i tempi, in fondo è solo un precursore, un catalizzatore di un processo inevitabile, un enzima.
Carl William Brown

L'inchiostro più sbiadito è migliore della memoria migliore.
Proverbio cinese

Perché dolore è più dolor, se tace.
Giovanni Pascoli

Anche la miseria è un'eredità.
Riccardo Bacchelli

La lotta contro il potere è la lotta della memoria contro la dimenticanza.
Milan Kundera

Ma chi ha detto che il tempo fugge inesorabilmente, io non porto l'orologio e ho tolto quello a muro, non faccio distinzione tra il giorno e la notte, lavoro sempre, e sin da giovane mi sono spesso sentito vecchio e stanco, per cui la morte non mi troverà impreparato. Per me il tempo non fugge, è l'uomo a scappare!
Carl William Brown

Nessun uomo è un'isola...; ogni uomo è un pezzo del Continente....; la morte di qualsiasi uomo mi diminuisce perchè faccio parte dell'umanità; e perciò non chiedere mai per chi suona la campana; essa suona per te.
J. Donne

L'immagine della vita non è che la fotografia di quel negativo che verrà sviluppato soltanto dalla morte.
Carl William Brown

Quando facciamo piani per la posterità, dovremo ricordarci che la virtù non è ereditabile.
Thomas Paine

La morte dell'individuo, in linea di principio, non è meno assurda che la morte di tutto il genere umano.
H.M. Enzensberger

L'evoluzione umana. Un crescere della potenza della morte.
F. Kafka

L'assenza di potere significa paralisi, annientamento e morte; la sua presenza invece significa stupidità, autorità e ovviamente vanità.
Carl William Brown

Tutti devono morire ma non tutte le morti hanno eguale valore...La morte di chi si sacrifica per gli interessi del popolo ha più peso del Monte Tai, ma la morte di chi serve il potere, di chi serve gli sfruttatori e gli oppressori, è più leggera di una piuma.
Mao-Ze-Dong

Combattere e morire è morte che annienta la morte.
W. Shakespeare

Sul punto di ritornare all'inferno per l'ennesima e definitiva missione, tra i dolori più atroci e l'angoscia dei suoi cari Carl William Brown con la sua sbalorditiva lucidità esclamò: "Non preoccupatevi per me, l'importante è la salute. Mi riguarderò, mi rifarò vivo! Addio"
Carl William Brown

Per quanto mi riguarda, chiedo di essere portato al cimitero in un furgone da sgombero.
A. Breton

La morte è il genio ispiratore della filosofia....tutte le religioni e tutte le filosofie sono un contravveleno alla certezza della morte.
A. Shopenhauer

Chi non ha paura della morte è perché ha imparato a disprezzare la vita e chi disprezza la vita non può far altro che amare disperatamente la libertà.
Carl William Brown

Imparando a conoscere i mali della natura, si disprezza la morte; imparando a conoscere quelli della società, si disprezza la vita.
Nicolas de Chamfort

Se gli uomini si conducessero sempre al fianco la morte, non servirebbero si vilmente.
U. Foscolo

In punto di morte: Dio mi perdonerà: è il suo mestiere.
H. Heine

Ahimè! quanto dev'essere felice la morte dell'uccello, nei boschi!
G. de Nerval

Certo la morte non è uno spettacolo molto divertente, ma quando penso alla vita, non posso far altro che ammettere che non è poi neanche così triste.
Carl William Brown

Darò...il mio vasto regno per una piccola tomba, una tomba piccola, piccola, una tomba oscura.
W. Shakespeare

Proprio perché la vera arte aspira a contrastare la morte deve anche essere funzionale a migliorare la vita e non solo quella dei collezionisti.
Carl William Brown

Le tre grandi divinità madri dei popoli orientali sembra fossero generatrici e annientatrici insieme; dee della vita e della fecondità nello stesso tempo che dee della morte.
S. Freud

Eros e Thanatos, due tematiche inseparabili, profondamente romantiche ed affascinanti. Amore per il buon senso e odio per la vanità; pulsione di vita verso l'equità e pulsione di morte verso la stupidità.
Carl William Brown

Essere, o non essere - questa è la domanda: se sia più nobile per la mente soffrire i colpi e le frecce dell'oltraggiosa fortuna o prendere le armi contro un mare di affanni e, contrastandoli, finirli. Morire, dormire - nient'altro, e con un sonno dire fine alla stretta del cuore e ai mille tumulti naturali che eredita la carne. E' una consumazione da desiderare devotamente. Morire, dormire. Dormire, forse sognare; e qui è lo scoglio.
W. Shakespeare

E' irragionevole temere di essere presi per matti in un mondo di matti.
Orazio

La morte? Una mia antenata.
Carl William Brown

La vita fugge e non s'arresta un'ora e la morte vien dietro a gran giornate e le cose presenti e le passate mi danno guerra, e le future ancora.
F. Petrarca

La fede è un mistero, l'amore è un mistero, la morte è un mistero! Comunque a me i misteri non sono mai piaciuti.
Carl William Brown

Libero è solo chi è saggio, perché solo il saggio è padrone di se stesso, non teme né la povertà né la morte, né le catene, sa tener testa alle passioni e disprezza gli onori: privo di bisogni che lo fanno dipendere dalla volontà altrui, ha tutto in se, perfetto e compatto come una sfera sulla cui levigata superficie nulla di estraneo può fermarsi e contro cui il destino sempre si scaglia furiosamente senza mai riuscire a intaccarla.
Orazio

Qui si conclude dunque la mia laica e sfiduciata preghiera, Amen !


Ars Longa, Vita Brevis

 

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