IL
POTERE DEL LINGUAGGIO
L'arte di William Shakespeare è
infinita, la potenza della figuralità del suo discorso è immensa, la grandiosità del
suo linguaggio metaforico è sorprendente. Il sommo poeta, considerato a giusta ragione il
più grande di tutti i tempi e di tutti i luoghi, si è guadagnato una fama eterna e il
suo splendore vivrà in eterno grazie alle sue opere, che ormai da vari secoli sono
rappresentate ogni giorno e in diversi teatri del mondo. I libri che i critici, i
letterati e i filosofi gli hanno dedicato superano quelli di qualsiasi altro autore, e
così noi non possiamo che rendergli un ulteriore omaggio riportando di seguito alcuni
brani, in genere poco conosciuti dal grande pubblico, che rivelano il suo terribile
grido nei confronti del potere, tematica fondamentale di molti tra i suoi capolavori più
riusciti. La letteratura dunque, come critica della somma autorità della stupidità, non
poteva non imparare da chi ha analizzato a fondo il potere, i comportamenti dei personaggi
pubblici, l'onestà e la disonestà della specie, e i drammatici esiti della corruzione e
dell'ambizione! Questa letteratura inoltre non poteva nemmeno non sottolineare ancora una
volta il suo grido di protesta. Eccolo dunque!
"Ch'io mi volga indietro a
guardarti. O tu, muraglia che ricingi quei lupi, sprofonda nella terra e non proteggere
più Atene! Diventate incontinenti, matrone! L'obbedienza sparisca nei fanciulli! Schiavi
e pazzi, strappate i grinzosi senatori dai loro seggi e amministrate le leggi in loro
vece! In pubbliche bagasce mutatevi all'istante, fresche virginità! Fatelo sotto gli
occhi dei vostri genitori! Voi, falliti, tenete duro, e invece di pagare, fuori i coltelli
e tagliate la gola dei vostri creditori! Servi giurati, rubate! I vostri austeri padroni
sono ladri a man bassa e saccheggiano in nome della legge.
E tu serva, va' nel letto del
padrone, poiché la tua signora è di bordello. Figlio sedicenne, strappa la gruccia
imbottita del tuo vecchio padre zoppicante e con essa spaccagli il cervello! Pietà,
timore, devozione agli dei, pace giustizia, verità, domestica reverenza, riposo notturno,
buon vicinato, cultura, costumi, arti e mestieri, gerarchie, riti, consuetudini e leggi,
decadete nei vostri deleteri opposti, e solo viva il caos! Pestilenze che colpite gli
uomini, ammassate le vostre potenti e infette febbri su Atene, matura alla rovina!
E tu, fredda sciatica, storpia i
nostri senatori, così che lussuria e libidine, nel cuore e nel midollo della nostra
gioventù, in dissolutezza! Rogne e pustole, disseminatevi sul petto degli Ateniesi e la
loro mèsse sia una lebbra universale! L'alito infetti l'alito, sì che la loro società,
come la loro amicizia, sia solo veleno! Da te voglio portar via nient'altro che nudità, o
città detestabile! Prendi anche questa con innumerevoli maledizioni! Timone se n'andrà
nelle foreste dove troverà bestie selvagge molto più miti dell'uman genere. Confondano
gli dei (uditemi voi tutti. buoni dèi!) gli ateniesi, dentro e fuori queste mura! E
concedano che con la vita di Timone cresca anche il suo odio per tutta la razza degli
uomini, grandi e umili! Amen.
William Shakespeare dal Timone
d'Atene (e se Atene non fosse altro che un mondo in miniatura?)
Cari lettori, questo non è che un semplice assaggio dell'estremo valore del
grande William e questa selezione, che verrà tra breve ampliata, non è che
un'esortazione ed un invito a tutti affinché prima di morire si leggano almeno qualcosa
del sommo autore.
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